Students for Liberty, le vostre bugie hanno gambe più corte della Libertà (1° parte)http://www.lindipendenza.com/students-f ... 2%B0-partedi LUCA FUSARI
Nei giorni scorsi è stato pubblicato su questo giornale l’articolo Non siamo “guerrafondai americani”. Lavoriamo insieme per la libertà firmato ed inviato alla redazione da Luca Bertoletti, Alice Speranza, Riccardo Farina, Ennio Emanuele Piano, Giacinto Ferrero a nome degli Students for Liberty (SFL).
L’articolo è successivo alla pubblicazione, sempre su questo sito, di due articoli da me tradotti redatti rispettivamente da Justin Raimondo (non Ricardo!) direttore editoriale di Antiwar.com, senior fellow presso il Randolph Bourne Institute, e da Daniel McAdams, direttore esecutivo del Ron Paul Institute For Peace and Prosperity, organizzazione fondata dall’ex congressista Ron Paul per promuovere una politica estera americana anti-interventista.
I due articoli (reperibili qui e qui) facevano riferimento alle dichiarazioni ben poco libertarie, per ciò che concerne la politica estera, pubblicamente rilasciate da Alexander McCobin (Presidente degli Students for Liberty) e da Eglė Markevičiūtė (membro lituana nell’International Executive Board degli Students for Liberty) rispettivamente sia su Panam Post che sul Daily Caller quali risposte critiche alle precedenti dichiarazioni pronunciate a titolo personale dall’ex congressista Repubblicano Ron Paul in favore del riconoscimento dell’autodeterminazione della Crimea dall’Ucraina.
In particolare i due membri internazionali degli SFL nei loro articoli invitavano la comunità occidentale ad attuare sanzioni economiche e misure militari contro la Russia atte ad aiutare il nuovo governo di Kiev, incrementando la presenza di truppe Usa/Nato nei Paesi baltici e in Ucraina (a proposito quali zone dell’Ucraina?) e sul Mar Nero (leggasi Crimea) al fine di sfidare e “contenere” Putin.
Innanzitutto è da notare come i rappresentanti italiani degli Students for Liberty abbiano sentito la necessità di dover scrivere un loro articolo presso questa testata libera ed indipendente quale risposta a quanto io ho testualmente tradotto da fonti e siti americani libertari autorevoli. Sicché i contenuti sollevati nella loro missiva appaiono tesi nell’unico tentativo di voler confutare e mettere in discussione quanto apparso in precedenza su questo sito (nel pieno esercizio del diritto di cronaca e della linea editoriale di questo giornale) in merito alla questione della Crimea, dell’Ucraina e al comportamento tenuto in tale scenario dagli stessi SFL, non mostrando altrettanta attenzione e sensibilità per l’oggetto specifico della questione denunciata dagli articoli tradotti.
Piuttosto, sarebbe stato più indicato e di maggior rilievo l’invio alla redazione de L’Indipendenza di una loro lettera aperta nei confronti dei loro referenti McCobin e Markevičiūtė per prenderne criticamente le distanze e/o, al contempo, per chiedere alcuni doverosi chiarimenti circa le loro recenti assai discutibili affermazioni, alla luce dei valori che dovrebbero invece caratterizzare tale associazione di studenti della libertà.
Infatti dagli studenti italiani ed europei amanti della libertà, ci si aspetterebbe una loro indipendente libera valutazione dei fatti inerenti la querelle innescata da McCobin e Markevičiūtė, la quale non colpisce solo un personaggio che nel corso dei decenni ha sempre contribuito alla promozione del libertarismo, ma anche quelle stesse idee di libertà le quali dovrebbero costituire le fondamenta sulle quali promuovere liberi scambi commerciali e un rapporto pacifico di cooperazione volontaria tra i popoli e gli individui abitanti questo pianeta.
Ovviamente questo avrebbe comportato da parte degli SFL italiani una loro maggior sensibilità ai principi del libertarismo e a quei contenuti che affermano di apprezzare, dunque una presa di posizione culturale, in primo luogo, rispetto al giudizio e alle opinioni espresse dai due esponenti del board internazionale dell’organizzazione a cui fanno capo, difformità di giudizio che però, è bene ribadirlo, non risulta presente.
Infatti dal loro articolo/comunicato emerge come i rappresentanti italiani degli Students for Liberty acriticamente cerchino solamente di auto-assolvere la loro organizzazione e i loro vertici attraverso una serie di “grossolane” argomentazioni poco obiettive e poco veritiere circa la natura e le posizioni palesate dalla loro associazione.
Posso comprendere come con tale articolo inviatoci si voglia speculare sulla verità, interpretando il ruolo delle improbabili vittime di un qualche “complotto moscovita” ordito anche dal sottoscritto, allo scopo di dar risalto ed ottenere una benigna pubblicità alla propria organizzazione (e magari qualche medaglia all’onore dalla Beltway) ma francamente per poter recitare tale parte, è necessario avere quantomeno una solida linea difensiva e veritiere argomentazioni in mano.
Requisiti che l’articolo redatto a più mani, (devo supporre quale nota ufficiale anche a nome dell’organizzazione italiana referente degli SFL, ovvero l’Italian Students for Individual Liberty o ISFIL, oltreché gli European Students for Liberty o ESFL?) dubito siano presenti o rilevabili. Emergono infatti, abbastanza chiaramente una serie di inesattezze e di mistificazioni, le quali mi hanno spinto alla stesura di questa doverosa lunga ed articolata replica, tesa a far inequivocabile e definitiva chiarezza su tali questioni non propriamente marginali.
Infatti gli autori dell’articolo inviatoci mentono anche sulla natura dell’organizzazione per la quale così orgogliosamente militano. Students for Liberty, fondata nell’estate del 2008, è infatti una organizzazione finanziata, o come loro stessi amano scrivere «al soldo», delle Koch Industries. La prova di tale palese connessione, negata invece dagli SFL euro-tricolori nelle prime loro righe («Cominceremmo innanzitutto con il chiarire, vista la necessità, che cosa NON è Students For Liberty. Students For Liberty non è al soldo delle Koch Industries»), è facilmente riscontrabile e dimostrabile navigando in rete in siti investigativi evidenzianti i contributi e i finanziamenti versati dalle corporations e dai gruppi industriali statunitensi alla politica, alle associazioni, ai think tank, ed altri enti benefici o senza scopo di lucro.
Nella fattispecie se si naviga sul sito sourcewatch.org nella pagina dedicata all’analisi dei versamenti stanziati dalle Koch Family Foundations (ovvero dalla David H. Koch Foundation, dalla Charles G. Koch Charitable Foundation, dalla Claude R. Lambe Charitable Foundation, e dalla Knowledge and Progress Fund) si può riscontrare come l’organizzazione degli Students for Liberty abbia ripetutamente ricevuto donazioni nel corso degli ultimi anni da parte dei due fratelli.
Fin dal 2009, Students for Liberty ha ottenuto 3500 dollari dalle fondazioni dei Koch con la casuale del finanziamento di “programmi educativi”. Nel 2010, Students for Liberty ha ottenuto 20 mila dollari dalle fondazioni dei Koch con la casuale del finanziamento di “programmi educativi”. Nel 2011, Students for Liberty ha ottenuto 25 mila dollari dalle fondazioni dei Koch con la casuale del finanziamento di “un sostegno generale operativo”.
Nel 2012, per poter organizzare le conferenze internazionali SFL in giro per il mondo, tale associazione studentesca internazionale, presente ormai in tutti i continenti, ha ricevuto 10 mila dollari di sponsorizzazione dal Cato Institute, 5 mila dollari rispettivamente sia dall’Atlas Economic Research Foundation che dall’Institute for Humane Studies, e 2500 dollari dal Charles Koch Institute.
Il Cato Institute, l’Atlas Foundation, e l’Institute for Humane Studies sono tra i più importanti think tank ed associazioni finanziate e gestite a nome dei fratelli Koch, sicché si potrebbe sostenere che tali versamenti indirizzati verso gli Students for Liberty altro non siano che una partita di giro di soldi sempre scuciti dai due facoltosi industriali al fine di bypassare i limiti di contribuzione ammessi dalla legge statunitense.
Tant’è che ufficialmente, secondo la compilazione fatta dall’American Bridge 21st Century Foundation, da Conservative Transparency con dati dell’Irs, la Charles G. Koch Charitable Foundation è stata la quarta più grande donatrice degli Students for Liberty tra il 2009 e il 2012, contribuendo direttamente complessivamente con oltre 105 mila e 328 dollari in 5 versamenti.
Ovviamente a fronte di tale cifra non sono mancati anche altri contributi economici, ufficialmente sempre da loro erogati, mediante l’Atlas Economic Research Foundation, la seconda più grande donatrice degli Students for Liberty, con un versamento di altri 165 mila e 158 dollari. Tra il 2009 e il 2012, complessivamente la somma sicuramente versate direttamente da fondazioni controllate o facenti a capo ai Koch è stata di 270 mila e 486 dollari su 1 milione 12 mila e 430 dollari di bilancio dichiarato dagli SFL.
Apparentemente la cifra può sembrare poca cosa, ma già questa risulta determinante per renderli tra i maggiori contributori fisici di tale organizzazione superando per donazioni anche il Donors Capital Fund (DCF). E’ bene però chiarire cosa sia il DCF, il maggior singolo contributore dopo i Koch degli SFL, e il maggiore se si scorporano e si analizzano distintamente sul piano dei versamenti l’Atlas e la Charles G. Koch Foundation.
Il DCF è un fondo che assieme al DonorsTrust (DT) è gestito dalla Philanthropy Roundtable la quale fa riferimento a Whitney L. Ball. Il DCF e il DT raccolgono donazioni provenienti da vari privati finanziatori in favore di associazioni e think tank dell’area conservatrice americana. Nella fattispecie, il DCF e il DT sono degli altri canali/contenitori adottati dai Koch per foraggiare le loro associazioni predilette coprendo però le loro effettive cifre versate con quelle di altri soci partecipanti nei fondi, il tutto al fine di bypassare l’anti-trust e i limiti di finanziamento previsti dalla legge.
Il DCF è infatti a sua volta co-finanziato con donazioni provenienti anche dal Knowledge and Progress Fund controllato da Charles G. Koch. Sicché si potrebbe sostenere che il DCF e il DT costituiscano canali ufficiosi ed indiretti di contribuzione da parte dei due fratelli. Nel 2010 sia il Donors Trust che il Donors Capital Fund hanno contribuito a finanziare molti dei gruppi ed associazioni facenti riferimento ai fratelli Koch: l’Americans For Prosperity Foundation (AFP, presieduta direttamente da David H. Koch), il Committee For A Constructive Tomorrow (CFACT), Cornwall Alliance, Heartland Institute, e lo State Policy Network (SPN). Tant’è che nel 2011 la Philanthropy Roundtable ha premiato Charles G. Koch col Premio dedicato a William E. Simon per la Leadership filantropica.
Analizzando il DCF e il DT in relazione agli Students for Liberty risulta che tra il 2009 e il 2012 tali due fondi hanno rispettivamente versato 225 mila e 412 dollari e 138 mila e 500 dollari, ovvero come già scritto la prima e la terza più grande fonte di donazione degli SFL. Complessivamente sia il DCF e il DT hanno versato in quel triennio agli SFL 363 mila e 915 dollari, ed è assai probabile come in tali somme di denaro versate, vari biglietti verdi provengano anch’essi dalle tasche dei fratelli Koch (come riporta il Center for Public Integrity il ruolo filantropico di partecipazione dei Koch nel DT è quantomeno di 100 mila dollari versati dal 2010).
Se nel periodo 2009-2012 i Koch hanno ufficialmente direttamente versato 270 mila e 486 dollari agli Students for Liberty, indirettamente ma ufficiosamente potrebbero averne versati potenzialmente altri 363 mila e 915 dollari (o quantomeno una buona parte di essi), per una somma complessiva di 634 mila e 401 dollari su un totale di 1 milione 12 mila e 430 dollari, ovvero più della metà dei fondi raccolti dagli SFL, nel periodo considerato, erano riconducibili in qualche modo ai due industriali!.
Questo ovviamente fa lievitare il loro impegno economico e la loro influenza sul board interno degli SFL, quale peso decisionale giocato nelle politiche e priorità di tale organizzazione, con ciò che ne può conseguire circa le politiche perseguite ed ottemperate da tale associazione e dalla sua leadership interna sul piano esterno e della comunicazione.
Dunque benché i Koch non siano i soli finanziatori di tale associazione studentesca, sono certamente i suoi maggiori finanziatori per somme versate e sono quindi coloro i quali oltre ad aver maggior voce in capitolo nel fundraising dell’organizzazione e dunque nella composizione del board degli SFL.
Se teniamo presente il bilancio dichiarato dagli stessi Students for Liberty sul loro sito per il 2009-2010, e i dati riportati da Conservative Transparency emerge come 23 mila e 500 dollari siano stati erogati direttamente dalla Charles G. Koch Charitable Foundation. Nello stesso periodo gli indiretti contributi erogati dall’Atlas Economic Research Foundation sono stati di 30 mila e 880 dollari.
Complessivamente la somma versata ufficialmente direttamente dai soli Koch nel 2009-2010 è stata di 54 mila 380 dollari. Tale finanziamento era corrispondente a poco meno della metà del budget degli SFL nel periodo 2009-2010, ma ad esso bisogna però aggiungere anche i finanziamenti ottenuti tramite il DT e il DFC, rispettivamente 5 mila e 65 mila dollari, quindi complessivamente altri 70 mila dollari.
Complessivamente la somma versata ufficialmente ed ufficiosamente dai Koch nel 2009-2010 è potenzialmente di 124 mila e 380 dollari, cifra costituente ben oltre la metà del totale delle entrate degli SFL. La cifra effettiva è inoltre superiore di 4 mila 780 dollari a quella realmente dichiarata dagli SFL sul loro sito (119 mila e 600 dollari). Tenendo presente che le somme del DT non necessariamente sono tutte versate dai Koch, in ogni caso stiamo parlando di cifre ragguardevoli per una organizzazione i cui membri asseriscono di non essere al soldo delle Koch Industries!….
Se poi guardiamo ai dati dichiarati dagli stessi SFL nel bilancio 2012-2013, tale associazione ha dichiarato di aver ottenuto entrate e spese notevolmente superiori agli anni precedenti, tant’è che i dati da loro forniti risultano numericamente alquanto opinabili e anch’essi poco attendibili. Conservative Transparency reputa lo stanziamento della Charles G. Koch Charitable Foundation di 56 mila e 828 dollari, mentre l’Atlas Economic Research Foundation di 85 mila e 278 dollari. Dunque complessivamente i Koch avrebbero ufficialmente erogato direttamente ed indirettamente 142 mila e 106 dollari.
Ovviamente bisogna però contemplare anche il Donors Trust e il Donors Capital Fund, i quali hanno donato parecchio agli SFL, rispettivamente 247 mila dollari e 100 mila dollari, dunque i due fondi hanno stanziato assieme 347 mila dollari. Complessivamente la somma versata ufficialmente ed ufficiosamente, direttamente ed indirettamente, dai Koch nel bilancio 2012-2013 è potenzialmente di 489 mila e 106 dollari.
Dando per scontato che il sito Conservative Transparency abbia registrato tutte le transazioni avvenute tra il 2012-2013, se sommiamo ai 142 mila e 106 dollari direttamente erogati dalla Charles G. Koch Charitable Foundation e dalla loro controllata Atlas, con le altre private donazioni stanziate (comprese quelle facenti riferimento al Donors Capital Fund e al Donors Trust) fanno in totale 597 mila e 106 dollari, cifra senz’altro superiore ai 21 mila e 518 dollari dichiarati dalle corporations, ma cifra al contempo inferiore ai 844 mila e 366 dollari dichiarati quali stanziamenti provenienti dalle fondazioni.
Sicché all’appello mancano 247 mila e 260 dollari di donazioni ottenute dalle fondazioni. E’ dunque immaginabile che tale cifra sia stata versata attraverso qualche altro canale, ed è assai probabile come questo sia un ulteriore contributo proveniente dall’impero e dalle fondazioni dei fratelli Koch, molto probabilmente dallo SPN. Infatti gli stessi SFL, benché non siano finanziati esclusivamente dai Koch, fanno parte dello State Policy Network (SPN) organizzazione anch’essa finanziata dai Koch fin dal 2002.
Fin dal 2002, lo SPN ha ottenuto 6500 dollari dalle fondazioni dei Koch con la casuale del finanziamento di “un sostegno generale operativo”. Nel 2004, lo SPN ha ottenuto 2500 dollari dalle fondazioni dei Koch con la casuale del finanziamento di “un sostegno generale operativo”. Nel 2005, lo SPN ha ottenuto 15 mila dollari dalle fondazioni dei Koch con la casuale del finanziamento di “un sostegno generale operativo”. Nel 2006, lo SPN ha ottenuto 15 mila dollari dalle fondazioni dei Koch con la casuale del finanziamento di “un sostegno generale operativo”. Nel 2010, lo SPN ha ottenuto 10 mila dollari dalle fondazioni dei Koch con la casuale del finanziamento di “un sostegno generale operativo”.
Lo State Policy Network fa parte di una rete di think thank e associazioni (tra le quali figurano l’Americans for Prosperity, l’American Encore, Freedom Partners e la Heritage Foundation, quest’ultima avente una visione neoconservatrice in politica estera) che assieme all’American Legislative Exchange Council (ALEC) vengono tutte foraggiate finanziariamente dalle Koch Industries per la loro azione di lobbismo.
Sicché è possibile e probabile che i finanziamenti “mancanti” giunti agli SFL provengano da tali altri enti della rete dei Koch. Dunque che i finanziamenti da tali personaggi siano in realtà superiori a quelli stanziati dall’Atlas e dalla Charles G. Koch Charitable Foundation e persino da quelli stanziati anche tramite il Donors Trust e il Donors Capital Fund.
I Koch investono forti somme di denaro nei college e nelle università americane al fine di educare le nuove generazioni al capitalismo con corsi ad hoc monotematici; i gruppi dei campus universitari degli Students for Liberty hanno accesso, possibilità di assunzione e di impiego di risorse rese disponibili grazie ai programmi educativi sviluppati e finanziati presso l’Institute for Humane Studies, e presso il Charles Koch Foundation (come evidenzia lo stesso sito della fondazione perlomeno con un briciolo di obiettività rispetto ai pinocchi italici), oltreché nella rete tentacolare dei numerosi think tank ed enti finanziati o gestiti direttamente e/o indirettamente dai fratelli Koch (inclusa la Reason Foundation che edita Reason magazine, il Competitive Enterprise Institute, ovviamente il Cato Institute, ma anche la neoconservatrice American Enterprise Institute, e molti altri).
Avendo tradotto consapevolmente per questa testata vari articoli tratti anche da organizzazioni aventi a che fare direttamente o indirettamente con i portafogli dei Koch mi rendo perfettamente conto di come sia sbagliato voler generalizzare l’influenza di tali finanziatori in ogni articolo o in ogni opinione espressa in tali siti o nelle attività svolte da tali think tank e associazioni.
Essendo inoltre un libertario e scrivendo per una testata indipendente che non prende soldi pubblici statali, capisco e sostengo l’importanza della filantropia da parte dei privati nella promozione delle idee e della cultura. Dunque non sarò certo io a fare del facile moralismo circa il finanziamento e le donazioni privatamente versate dai Koch presso tali enti senza scopo di lucro.
Tuttavia, come risulta dai dati qua forniti gli Students for Liberty risultano certamente sussidiati dai fratelli Koch con ingenti somme, influenzandone in ragione di ciò le strutture operative e i vertici dell’associazione con loro nomine discrezionali calate dall’alto nel board. Inoltre come si evince dalle informazioni tratte dai siti Open Secret e Public Campaign Action Fund, le Koch Industries non possono certo essere considerate un fulgido esempio di ‘capitalismo di libero mercato’.
Semmai esse sono un inequivocabile esempio di quel che viene definito ‘capitalismo clientelare’, tutelante gli interessi economici dei loro proprietari non attraverso la competizione e l’innovazione di mercato, ma mediante l’amichevole sostegno di alcuni legislatori al fine di proporre una legislazione statale atta a favorirli con aiuti federali e sussidi economici.
Tale concezione del “capitalismo”, riflettendosi sia nell’ambito della politica che nella promozione delle idee, comporta una difformità finalistica di fondo la quale è divergente rispetto all’autentico ed originario messaggio di laissez faire e di libero mercato alla base della filosofia e dell’etica libertaria. Appare quindi evidente come a differenza di talune dichiarazioni pronunciate recentemente da Charles Koch sul Wall Street Journal, vi sia una grossa ipocrisia nella loro concezione, alquanto retorica, di difesa del “libero mercato” e della “libertà”.
Tale visione, in determinate e specifiche tematiche/circostanze, ha delle inevitabili implicazioni su quanto sostenuto dalle loro organizzazioni sussidiate o controllate, per bocca dei loro funzionari e dirigenti nominati e stipendiati, rispetto ai più coerenti ed indipendenti esponenti del libertarismo americano. Non stupisce quindi che i vertici degli Students for Liberty dimostrino da sempre un profondo forte disprezzo nei confronti di un personaggio popolare presso i giovani come Ron Paul.
I motivi non si limitano a ciò che concerne le sue, legittime e assai valide, vedute personali sull’autodeterminazione della Crimea dall’Ucraina; Ron Paul non figurando sul libro paga dei due fratelli risulta essere un temibile avversario, una scomoda voce indipendente risvegliante le coscienze delle nuove generazioni sui veri valori fondamentali caratterizzanti la libertà sul piano domestico ed estero: il libero mercato, la difesa del diritto naturale, e il non-interventismo e la pace sul piano internazionale.
Principi non negoziabili alla base della Repubblica forgiata dai Padri Fondatori americani, considerati solo come un irritante ostacolo da distorcere sul piano semantico e concettuale, e certamente da non condividere (arrivando anche a ridicolizzarne chiunque se ne faccia portavoce), da parte di quei membri collegati a quelle élite industriali e bancario-finanziarie traenti beneficio dall’attuale ‘sistema americano’ del Big Government a stelle e strisce e dalla sua estensione/presenza interventista in giro per il mondo.
Continua…