Siria

Re: Siria

Messaggioda Berto » lun apr 18, 2016 8:43 pm

Elezioni in Siria, Assad si riconferma leader indiscusso
(di Pietro Ciapponi)
18 aprile 2016

http://www.azioneculturale.eu/2016/04/e ... indiscusso

Il 13 Aprile si sono svolte le elezioni legislative siriane indette anticipatamente dal presidente Assad. Come da auspicio ne esce vincitore il partito Ba’ath, partito al governo dal lontano 1966.

Il risultato ha però dell’incredibile; la coalizione guidata dal partito Ba’ath, infatti, ha ottenuto 200 seggi sui 250 disponibili. Vista la situazione di guerra, che stringe il paese da ormai cinque anni, l’affluenza è stata solo del 57,56%; dato però non molto distante dalla percentuali dei votanti alle ultime elezioni europee in Italia, ovvero 58,69%. Tale voto è tuttavia ritenuto illegittimo dalla comunità internazionale (Russia esclusa) e dalle opposizione radicali legate al Free Syrian Army.

Questi risultati però non possono che gratificare il governo siriano che vede comunque i suoi seggi aumentare da 168 a 200. Dopo queste elezioni, che hanno confermato Assad come leader indiscusso, il presidente sarà quindi sempre meno propenso ad accettare le mediazioni occidentali che lo vorrebbero politicamente, e non solo, fuori dai giochi.
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Re: Siria

Messaggioda Berto » lun mag 02, 2016 6:54 am

SIRIA-TURCHIA
In memoria del genocidio, bombardati i quartieri armeni di Aleppo. I cristiani scuotono Assad
26/04/2016

http://www.asianews.it/notizie-it/In-me ... 37323.html

Esplosioni anche a Yerevan e nel Karabach. Gli armeni di Aleppo accusano i “terroristi islamici” sostenuti dalla Turchia, che “commemorano” in tal modo l’anniversario del genocidio. Incendi nei quartieri di Suleymaniye ed Ashrafieh. Uccisi 17 armeni, fra cui tre bambini e una donna. Per la prima volta, a Yerevan, scoppia un autobus imbottito di esplosivo.

Aleppo (AsiaNews) – Terroristi islamici delle zone non controllate dal governo siriano hanno bombardato in modo pesante i quartieri armeni di Aleppo, in chiara violazione del cessate il fuoco. Le bombe hanno provocato la morte di 17 armeni fra cui 3 bambini ed una donna, e fatto divampare incendi non facilmente domabili per la mancanza di acqua, causando ingenti distruzioni e danni materiali.

Per gli abitanti di Suleymaniye ed Ashrafieh, i quartieri armeni di Aleppo bombardati ieri, non vi sono dubbi: essi vedono dietro questi attacchi “la diretta risposta della Turchia alla commemorazione del 101mo anniversario del Genocidio”, celebrato il giorno prima, il 24 aprile, nelle chiese di Aleppo, già martoriate da oltre quattro anni di guerra.

Sevag Tashdjian, armeno di Aleppo, raggiunto per telefono da AsiaNews, la responsabilità è dei “gruppi terroristici islamici appoggiati dalla Turchia”, i quali “entrano ed escono dal confine turco-siriano con armi, munizioni e refurtiva”.

“Ci siamo svegliati sotto le bombe, è il regalo turco” ha aggiunto, “interi quartieri hanno preso fuoco e siamo usciti sotto le bombe per prestare soccorso ad anziani e malati intrappolati nelle loro case e trarre loro in salvo, in rifugi sotterranei più sicuri”.

I pochi negozianti aperti hanno chiuso i battenti, e per la prima volta da cinque anni di conflitto “l’ira ha sopraffatto la paura”. Va detto che gli armeni di Aleppo sono il gruppo che ha pagato finora il prezzo più alto nella guerra, con la distruzione delle chiese antiche (fra cui la chiesa dei 40 martiri, un gioiello del XVII secolo). Le chiese sono saltate grazie a esplosivi posizionati in tunnel sotterranei scavati a partire da zone controllate da terroristi islamici filo turchi). Ma questa volta, per la prima volta, gli armeni imprecano contro il presidente Bashar Assad.

“Dove sei Bashar? Pretendi di proteggere i cristiani, perché hai abbandonato i nostri quartieri alla mercé dei terroristi islamici da 4 anni a questa parte?”; “Le truppe siriane vanno a liberare zone controllate dall’ Isis ovunque nel Paese, li inseguono perfino nel deserto e perché qui no?” si è chiesto Tashdjian.

Una giornalista dell’emittente televisiva siriana inviata del Tg, è stata bruscamente interrotta da abitanti armeni presi dall’ira che in diretta televisiva, rivolgendosi in prima persona a Bashar Assad hanno gridato “ Basta! Faccia qualcosa che vada oltre le parole di sostegno e promessa di difendere i cristiani! Siamo armeni, la Turchia sta continuando il Genocidio del nostro popolo qui ad Aleppo! Perché non spazzi via questi terroristi dalle nostre vicinanze? Sono passati 4 anni, Non se ne può più! Se l’esercito siriano non è in grado, o non vuole salvarci, ci dia le armi e lo faremo noi”. Le voci e le forti grida hanno impedito alla giornalista di poter continuare il servizio giornalistico.

A conferma dei sospetti espressi dagli armeni di Aleppo circa le tracce turche di questi crimini, sono avvenute altre due esplosioni: una in Armenia, in pieno centro nella capitale Yerevan, sulla via dedicata ad Aleppo; l’altra in Nagorno Karabakh, sempre all’indomani della celebrazione del 101mo anniversario del Genocidio armeno, ad opera del governo turco nel 1915. Ieri infatti a Yerevan è esploso un bus imbottito di esplosivi causando morti e feriti. Per la capitale armena è una prima in assoluto: essa non era mai stata teatro di attentati all’autobomba, che ricordano da vicino gli attentati in Siria, Libano ed Iraq. Un’altra esplosione è avvenuta in Karabakh. Lo ha riferito l’emittente russa Russia Today, senza dare ulteriori informazioni sui danni subiti a persone e cose. (PB)
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Re: Siria

Messaggioda Berto » lun mag 02, 2016 7:06 am

Nella notte di ieri ad Aleppo è stato bombardato un ospedale di Médicins sans frontière.
L’opposizione, gli Stati Uniti e l’Onu accusano il governo di Damasco. Una trentina le vittime della strage, l’ennesima di questo mattatoio a ciclo continuo.
Davide Malacaria
2016/05/01

http://www.imolaoggi.it/2016/05/01/siri ... amo-sicuri

La vicenda è stata comunicata dai media con l’enfasi “dovuta”, un’altra occasione per rilanciare la narrazione ufficiale che vede gli intrepidi patrioti siriani lottare per la libertà contro un dittatore sanguinario, il quale ha lanciato i suoi aerei all’attacco nonostante sia in vigore il cessate il fuoco. L’obiettivo colpito ha poi dato alla notizia i contorni di un crimine di guerra.

Poco importa che tali “patrioti”, armati e supportati da una vasta colazione internazionale, siano in realtà alleati con al Nusra, affiliata ad al Qaeda, e che tra quelle e questa, come ha ricordato l’accademico americano Juan Cole in uno scritto che abbiamo riportato, vi sia un flusso costante di armi (armi americane fornite ai “moderati” tramite sauditi e turchi). Cosa che tra l’altro avviene anche con l’Isis.

E che al Nusra, come l’Isis, non ha aderito alla cessazione delle ostilità, continuando a incrudelire sulla popolazione civile siriana e di Aleppo in particolare. Un’opera alla quale hanno partecipato, in coordinato disposto, anche fazioni “moderate” che alla tregua avevano aderito.

A tali crimini accenna Mouna Alno-Nakhal, una siriana che vive in Francia, la cui una missiva, datata 26 aprile, è stata rilanciata dallo scrittore siriano, anch’esso esule in Francia, Jean Claude Antakli.

Riportiamo: «Bisogna sapere che tra il 27 febbraio, data dell’inizio della tregua, e il 22 aprile, i servizi statistici di Aleppo hanno registrato 440 morti o feriti gravemente a causa dei colpi di mortaio dei terroristi moderati […] nelle ultime 24 ore, Aleppo ha pianto 15 morti, 120 feriti, 300 colpi sono caduti su tutti i quartieri della città senza eccezione alcuna, di cui 7 sulle moschee proprio al momento della preghiera di mezzogiorno; 60 negozi e 80 case sono state totalmente distrutte (e anche due scuole proprio prima degli esami di fine anno)».

Negli ultimi giorni, infatti, i cosiddetti “ribelli” – in realtà una legione straniera finanziata dall’estero -, hanno intensificato i loro attacchi, martellando le zone sotto il controllo governativo.

Il 25 aprile, tra l’altro, hanno festeggiato a loro modo il genocidio armeno, ricordato il giorno precedente nei quartieri armeni della città; tali quartieri sono stati bombardati: 17 i morti, tra cui 3 bambini.

Secondo gli abitanti del luogo a far strage sono state le milizie legate alla Turchia, Paese nel quale tale oscura pagina della storia è tema sensibile. L’eccidio ha suscitato le proteste degli armeni, che hanno chiesto a gran voce ad Assad di difenderli.

E non sono gli unici abitanti della città a chiedere al Presidente di intervenire risolutamente per porre fine allo stillicidio quotidiano, totalmente ignorato dai media occidentali, pronti invece a contabilizzare, anche in eccesso, tutte le vittime delle operazioni di Damasco contro le milizie jihadiste.

Vi risparmiamo le foto dei corpi di bambini straziati dai colpi dei ribelli “moderati” che pure ci è stato dato di vedere in questi giorni grazie ad alcune fonti siriane.

Ma al di là dello sconcerto per l’oblio dei crimini compiuti dai protégé dell’Occidente e dell’enfatizzazione dei crimini altrui (peraltro quando sono i ribelli a colpire gli ospedali non fa “notizia”), resta da capire chi davvero ha compiuto la strage.

Se la propaganda occidentale e Msf accusano Damasco, Fares Shebabi. esponente di un partito non di governo al Parlamento di Damasco, ha invece affermato che l’ospedale «è stato bombardato da missili lanciati dai terroristi che cercavano di colpire la Cittadella […] a un volo di uccello dal luogo in cui si trova l’armata siriana». Anche il governo siriano ha negato ogni responsabilità sull’accaduto.

Propaganda per propaganda, val la pena di riportare ambedue le versioni. Sulle quali, purtroppo, non avremo mai certezze.

Resta da capire invece un altro punto dolente della questione e riguarda il ruolo di Msf, tra i cui fondatori figura Bernard Kouchner, deciso assertore dell’ingerenza umanitaria (pare sia stato l’ideatore di questa nuova teoria, usata come ideologia di copertura per interventi bellici non proprio umanitari).

Tanti sono gli ospedali e le strutture mediche di Msf in Siria, ma solo nei territori sotto il controllo dei jihadisti e dei ribelli “moderati”. Non sappiamo se ne hanno anche in territori controllati dall’Isis, ma non è una possibilità remota, dato che il responsabile italiano Loris De Filippi, in una recente intervista, pur specificando che l’organizzazione non ha contatti diretti con tale organizzazione terroristica, dopo aver spiegato che Msf ha «canali aperti con i jihadisti», ha affermato che «bisogna trattare anche con l’Isis».

Msf fa il suo lavoro, che è quello di prestare soccorso alle popolazioni strette nei conflitti. ma è alquanto ovvio che, in cambio della loro presenza in loco, prestano i loro servigi anche a jihadisti di ogni genere, come ammesso anche dai medici che vi prestano servizio.

Ovviamente il fatto di prestare un’efficace assistenza sanitaria anche a dei terroristi, cosa che può apparire più o meno meritoria agli occhi delle vittime dei terroristi stessi, non autorizza il governo di Damasco a bombardare.

Il punto della questione è però un altro e l’ha spiegato Isabelle Defourny, direttore delle operazioni di Msf in Francia, in una dichiarazione ripresa dalla Reuters nel febbraio scorso: «In problema affrontato in Siria dal personale medico è che se si dà il GPS (coordinate), si indica dove sei». Temono, infatti, questo almeno il motivo ufficiale, che in questo modo si offra a Damasco un obiettivo sensibile da colpire. Così hanno deciso di non dare tali coordinate.

Particolare che spiega, e dettaglia meglio, anche Giordano Stabile sulla Stampa del 29 aprile, che scrive: «La ong mimetizza le sue strutture in modo che non possano essere individuate».

Una politica adottata solo in Siria: altrove Msf ha scelto diversamente, tanto che quando gli americani bombardarono l’ospedale di Kunduz, in Afghanistan, protestarono vivacemente anche perché era stato segnalato.

E però resta che portare strutture in zone di guerra, e in una guerra asimmetrica e caotica come quella siriana, e «mimetizzarle» le espone a rischi altissimi, come è accaduto ieri.

Forse sarebbe il caso di provare a trattare la questione, oltre che con l’Isis, anche con il governo siriano. Magari si uscirà da questa spirale di pericolosi equivoci.

Certo, non aiuta il fatto che il governo di Damasco ritenga che Msf sia una ong di supporto all’intelligence francese, con la quale d’altronde è presumibile abbia rapporti, fosse solo per ragioni di sicurezza; né il fatto che Parigi sia sempre stata in prima linea nel sostenere il regime-change siriano, sia a livello politico che attraverso la fornitura di armi e logistica alle diverse fazioni jihaduste. Ma tentar non nuoce, magari tale problema potrebbe essere messo a tema nei negoziati di Ginevra.

Detto questo, val la pena sottolineare che l’enfatizzazione, più o meno in buona fede, della strage di ieri, renderà ancora più ardua la ricerca di vie di pace. Che poi è l’unica cosa che conta per porre fine alla mattanza scatenata da potenze locali e globali decise a porre fine al governo di Assad in Siria, come già avvenuto per Saddam in Iraq e Gheddafi in Libia (un copione che ripete con tragica monotonia).
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Re: Siria

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2016 4:37 pm

???

Scellerato accordo tra Assad e ISIS per spartirsi la Siria. E l’Iran sapeva
Mag 3, 2016

http://www.rightsreporter.org/scellerat ... ran-sapeva

Un accordo per la spartizione della Siria tra Assad e ISIS. È questo quello che emerge dai documenti dello Stato Islamico venuti in possesso di Sky News. Silenzio pressoché totale di una imbarazzata Comunità Internazionale, compreso il complice silenzio dell’Iran.

L’indagine di Sky News parte dalla gran mole di file e documenti consegnati il mese scorso alla redazione dell’emittente rivelatesi, secondo i servizi segreti inglesi, una vera miniera d’oro. Ma quanto emerso adesso va ben oltre quegli stessi importanti documenti perché svela un accordo tra Assad e ISIS per spartirsi la Siria, per attaccare e distruggere le forse ribelli non jihadiste, per commerciare il petrolio e per tanto altro.

Per esempio si viene a sapere che Palmira non è stata affatto riconquistata ma che i terroristi dello Stato Islamico si sarebbero ritirati proprio per l’accordo con Assad sulla spartizione della Siria. Si viene a sapere che Assad e Abu Bakr al-Baghdadi hanno stretto un accordo per la vendita del petrolio e che addirittura ci sarebbe un accordo per evacuare i combattenti del ISIS dalle zone sotto attacco dell’esercito siriano prima che l’attacco stesso avesse inizio. Scopriamo insomma che Assad – e di conseguenza l’Iran e probabilmente anche la Russia – hanno preso in giro tutto il mondo e si conferma una volta per tutte che i russi e gli iraniani non hanno affatto attaccato lo Stato Islamico ma solo gli oppositori di Assad.

Va detto che Sky News ammette che controllare l’autenticità di tutti i documenti venuti in loro possesso è praticamente impossibile, ma che considerando che le precedenti rivelazioni si sono rivelate tutte esatte e che seguendo l’evolversi degli avvenimenti, quanto rivelato dai recenti file sembra trovare conferma sul terreno.

Ci sono molti documenti che provano come Assad e Abu Bakr al-Baghdadi si fossero accordati per spartirsi la Siria ma uno dei più interessanti è lo scambio di messaggi poco prima che l’esercito di Assad “attaccasse” Palmira. In quel documento si chiede ai terroristi del ISIS di «ritirare tutte le mitragliatrici pesanti e le armi antiaeree da dentro Palmira e di spostarle all’interno della provincia di Raqqa». Quando Sky News chiede a uno dei loro informatori se quello fosse il frutto dell’accordo tra Assad e Abu Bakr al-Baghdadi questi risponde affermativamente.

Una guerra tutta da rivedere

A questo punto la guerra in Siria è tutta da rivedere. Come gli esperti interrogati da Sky News ammettono, è una guerra strana le cui vere implicazioni saranno visibili solo tra qualche anno. Di certo c’è che i sospetti in merito al fatto che dietro all’intervento russo non ci fosse la volontà reale di distruggere lo Stato Islamico sembrano trovare conferma in questi documenti. Ma a questo punto le domande che ci dobbiamo porre sono anche altre, cioè:

E’ plausibile che l’Iran, maggior alleato di Assad, fosse a conoscenza dell’accordo tra Assad e Abu Bakr al-Baghdadi, non corrisponde quindi a verità che Teheran combatte l’ISIS. Qual’è allora il vero obiettivo degli iraniani? Secondo noi è mettere piede in Siria e soprattutto nel Golan per poter minacciare Israele sui suoi confini nord.
Se i documenti venuti in possesso di Sky News venissero confermati è palese che fino ad oggi la Russia, l’Iran e Assad hanno preso in giro la comunità internazionale sulla loro presunta volontà di combattere lo Stato Islamico. Qual’è allora il vero obiettivo di Mosca oltre a quello di mantenere le sue basi in Siria? Possibile che ci sia un accordo tra Mosca e Teheran volto proprio a permettere ai pasdaran iraniani di posizionarsi sulle Alture del Golan visto anche le ultime polemiche proprio sul Golan?
Ma la domanda più importante è: Obama e l’Unione Europea, in particolare la Mogherini, sono vittime di questa truffa o ne erano al corrente? A giudicare dalle ultime dichiarazioni della Mogherini sul Golan sembrerebbe che ne fossero perfettamente coscienti. Se così non fosse ci si aspetterebbe da loro una forte presa di posizione contro Assad, l’Iran e Putin.

Ciò detto, nei prossimi giorni seguiremo molto da vicino questa intricata vicenda che sembra non interessare i media occidentali visto lo scarso risalto dato alle sconvolgenti scoperte fatte da Sky News. Sembra quasi che i media occidentali vogliano seppellire nel silenzio questo scellerato patto tra Assad e al-Baghdadi, due criminali internazionali di livello mondiale. Il link all’indagine di Sky News è questo.

Scritto da Maurizia De Groot Vos




Londra finanzia la "propaganda" dell'opposizione 'moderata' siriana
04/05/2016

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 1&pg=15510

Il Regno Unito spende milioni di sterline per finanziare le operazioni mediatiche della cossiddetta "opposizione moderata siriana" nel contesto di quello che David Cameron definisce "propaganda di guerra" contro lo Stato islamico, riporta il Guardian.

Il servizio stampa è controllato dal Ministero della Difesa del Regno Unito e ha lo scopo di produrre video, foto, rapporti militari, programmi radiofonici, e post sui social network con il logo dei gruppi di opposizione al fine di migliorare l'immagine delle fazioni ribelli che il governo britannico considera "opposizione armata moderata".

I materiali vengono fatti circolare sui media radiotelevisivi arabi e pubblicati on-line senza alcuna indicazione del coinvolgimento del governo britannico.

Attraverso il Conflict and Stability Fund, Londra ha speso 2,4 milioni di sterline a "supporto alle operazioni mediatiche e alla comunicazione strategica dell'opposizione siriana moderata", scrive il Guardian che ha potuto consultare i documenti relativi al progetto.

L'operazione del Regno Unito a servizio di questi gruppi è iniziata dopo che il governo britannico non è riuscito a convincere il Parlamento a sostenere l'azione militare contro il presidente siriano Bashar Assad. Così, nell' autunno del 2013, il Regno Unito ha deciso di agire dietro le quinte per influenzare il corso della guerra in Siria, in particolare plasmando la percezione dei gruppi di opposizione.

Questa operazione di comunicazione è fornita ai gruppi Harakat Hazm e Jaysh al-Islam, sospettati di ricevere sostegno militare e finanziario dagli Stati Uniti e l'Arabia Saudita. Tuttavia, la Russia, che ha sempre chiesto un chiarimento del termine "opposizione moderata" , ha elencato questi gruppi nella sua lista delle organizzazioni terroristiche. Il ministero degli Esteri russo ha più volte detto di non riuscire a classificare i terroristi in "buoni" e "cattivi". Human Rights Watch ha identificato Jaysh al-Islam come i probabili rapitori di quattro attivisti per i diritti umani nel dicembre 2013.

L'operazione è parte di un più ampio sforzo di propaganda incentrato sulla Siria, con altri elementi destinati a promuovere "i valori moderati della rivoluzione" e contribuire a plasmare un senso di identità nazionale siriano che respingere sia il governo di Assad che l'ISIS, spiega il Guardian.

Il contratto per sostenere l'opposizione armata moderata è stato brevemente detenuto dalla Regester Larkin, una società di consulenza di comunicazione internazionale guidata da un ex tenente colonnello dell'esercito britannico che aveva anche lavorato come specialista di comunicazione strategica presso il Ministero della Difesa. L'ex ufficiale ha poi creato la Innovative Communications & Strategies, o InCoStrat, che ha rilevato il contratto a partire da novembre 2014.
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Re: Siria

Messaggioda Berto » gio mag 05, 2016 6:17 pm

L’ex premier del Qatar: “Abbiamo pianificato noi la guerra in Siria”
(di Roberto Vivaldelli)
05/05/2016

http://www.azioneculturale.eu/2016/05/l ... a-in-siria

Un’ammissione di colpa senza precedenti. Come illustrato anche da Marcello Foa sulle colonne de «Il Giornale», in una recente intervista al «Financial Times», l’ex Primo Ministro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, ha ammesso le gravi responsabilità del suo Paese nella guerra siriana. Quella del 2011, infatti, non fu affatto una rivoluzione spontanea come molti media generalisti hanno raccontato in tutti questi anni.

«Lo scoppio della crisi in Siria nel 2011 – ha affermato lo sceicco – non fu una rivoluzione ma una disputa politica internazionale». Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani ha poi aggiunto: «Non l’ho mai detto prima d’ora ma quando abbiamo iniziato a interferire nella scena politica siriana eravamo sicuri che il Qatar avrebbe assunto la leadership delle operazioni. Inizialmente l’Arabia Saudita era riluttante a intervenire ma poi ha cambiato idea e ci ha chiesto di limitarci ad essere dei comprimari. Questo ha portato a una competizione tra noi e loro». Cade quindi come un castello di carta quella narrazione che dipingeva Bashar al-Assad come un feroce dittatore che uccide e bombarda deliberatamente il suo popolo. L’unico obiettivo delle petro-monarchie del Golfo coinvolte era quello di destabilizzare un Paese sovrano.

Questa confessione porta infatti alla luce una prospettiva totalmente diversa rispetto a quella raccontata dai media occidentali con l’avvallo dei think tank atlantisti. Qatar e Arabia Saudita, con il benestare degli Stati Uniti, hanno innescato una guerra che ad oggi ha prodotto circa 400 mila morti e ridotto gran parte della Siria a un cumulo di macerie.
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Re: Siria

Messaggioda Berto » mar mag 24, 2016 11:02 pm

???

Dalla Siria, mons. Jacques Behnan Hindo: "Le ONG e l’Onu invece di aiutarci, ci affamano"
Notizia del: 24/05/2016
"Guerra per procura, quella contro Assad, che ha scatenato in Siria miliziani stranieri provenienti da ogni parte del mondo. Legioni che sono arrivate nel Paese sotto gli occhi complici dei servizi segreti di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia".
Da Piccole Note

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 6&pg=15810


Sono cinque anni che una guerra feroce tormenta la Siria. Una tragedia senza fine si è abbattuta sulla popolazione siriana, che le sanzioni imposte dalla comunità internazionale strangolano ancora di più. «E le organizzazioni non governative e l’Onu invece di aiutarci, ci affamano», afferma monsignor Jacques Behnan Hindo, arcivescovo dell’eparchia siro-cattolica di Hassaké Nisibi, che la guerra in Siria la vede da vicino.

Lo incontriamo in una visita romana, ed è proprio su questo tema che inizia il suo dire: «L’Onu dovrebbe avere un ruolo istituzionale. Dice di volere il bene del popolo siriano e invece… basti pensare agli aiuti destinati ai siriani: le Nazioni Unite comprano merce fuori dal Paese per poi distribuirla sotto forma di aiuti umanitari. Un terzo dei finanziamenti destinati a questo scopo finiscono nelle mani del personale Onu, altro si spende nel trasporto, molto costoso date le difficoltà della guerra. Se invece si comprasse merce siriana, che tra l’altro costa anche molto meno, si eviterebbero tante di queste spese, ma soprattutto si aiuterebbe il commercio locale, alleviando le sofferenza di un popolo su cui grava un’estrema povertà. Eppure si sceglie la strada più tortuosa, più costosa e meno efficace. Ci domandiamo perché…».

In fondo, anche questa discrasia è in linea con l’evanescenza dell’Onu riguardo la tragedia siriana, aggiunge monsignore, che ricorda con ironia le esternazioni «angosciate» di Ban ki-Mon a seguito delle stragi più efferate: «Parole, solo parole… è il nostro popolo a essere davvero “angosciato”, ma nessuno fa niente. Perché all’Occidente non interessa far finire questa guerra, dal momento che persegue i propri interessi, che poi sono in linea con quelli dell’Arabia Saudita, del Qatar e della Turchia».

Guerra per procura, quella contro Assad, che ha scatenato in Siria miliziani stranieri provenienti da ogni parte del mondo. Legioni che sono arrivate nel Paese sotto gli occhi complici dei servizi segreti di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia, aggiunge monsignore. Ci sono anche dei siriani tra le fila dei miliziani, certo. Reclutati con un sistema di arruolamento antico ma sempre efficace: il libero esercito siriano paga 10.000 lire siriane al mese: al Nusra, la più terribile milizia jihadista (le cui stragi non hanno eco in Occidente) paga 25.000 lire, mentre Daesh, ovvero l’Isis, 50.000 lire.

Cifre astronomiche per i normali stipendi siriani, che hanno sedotto i cuori di tanta povera gente che così ha trovato l’America. Non solo i soldi: quando iniziò la cosiddetta primavera araba siriana, in un mese il Paese si riempì di armi, come racconta il presule, che accenna anche alle decine di migliaia di pik-up Honda bianchi, con tanto di mitragliatrice posizionata nel retro, arrivate nel Paese: veicoli nuovi fiammanti che qualcuno ha comprato e girato ai miliziani e che oggi fanno bella mostra di sé in tutto il Paese.

Quanto ai cosiddetti “ribelli moderati”, come sono chiamati in Occidente alcuni battaglioni di miliziani, monsignor Hindo è netto: semplicemente non esistono. I miliziani passano da un gruppo all’altro con estrema facilità, come anche le armi che l’Occidente fornisce ai loro protetti.

Guerra sporca, quella siriana, dove tutto è ribaltato e dove tutto è usato per uno scopo diverso da quello dichiarato. Anche il recente cessate il fuoco, spiega monsignore, è stato usato a scopo bellico: per rifornire di armi i jihadisti e per farne entrare di nuovi dai confini turchi: circa diecimila.

La sua regione, tra l’altro, vede anche l’attivismo curdo, che certo è diretto contro le bande terroriste, ma che ha le sue ambiguità. Monsignor Hindo spiega che i curdi sono arrivati negli ultimi decenni, da Iraq e Turchia, a seguito delle repressioni subite in quei Paesi. Oggi tale minoranza combatte una battaglia che non coincide con quella dei siriani, tanto che esiste una conflittualità latente tra curdi ed esercito siriano e una diffidenza di fondo tra questi e le popolazioni locali. Storie di un Paese frammentato, a tutto vantaggio dei costruttori di caos.

E dei costruttori di caos è la formula magica «scontro di civiltà», una formula usata da tempo per spiegare la nuova conflittualità globale, che vede il mondo dilaniato dal conflitto tra islamici e cristiani. Una narrativa che vede l’Occidente ergersi a difensore dei cristiani. «Non abbiamo bisogno di protettori – spiega monsignore -. Abbiamo solo bisogno di essere lasciati in pace… Piuttosto la smettano di alimentare questa guerra. Dalle crociate in poi, quando l’Occidente ha usato la difesa dei cristiani come copertura per i propri interessi, i cristiani del mondo arabo hanno sempre pagato un prezzo altissimo. È ora di finirla».

Gli chiediamo del dramma dei profughi, e della nuova propensione all’accoglienza (pur oggetto di controversia) dell’Europa. Anche su questo tema monsignore Hindo ha idee molto chiare: non gli piacciono le distinzioni con le quali si accompagnano tali proclami, ovvero un’accoglienza mirata ai soli cristiani. «Non si tratta di salvare i soli cristiani, ma tutti i siriani. Dio ha donato la sua creazione all’uomo, e si è abbassato a servirlo. Anche a noi è stato dato il compito di servire l’uomo, tutti gli uomini, non solo i cristiani».
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Re: Siria

Messaggioda Berto » mer giu 01, 2016 1:20 pm

Hezbollah a Roma e la Siria brucia
01 giugno 2016

http://www.opinione.it/esteri/2016/06/0 ... 01-06.aspx

Il 3 giugno a Roma si terrà la “Festa della Liberazione del Sud Libano” organizzata da alcune associazioni vicine alla resistenza palestinese, alla “lotta allo Stato di Israele” e alla Siria di Assad. Sembrerebbe certa la presenza anche di Ibrahim Farhat, direttore della tivù di Hezbollah, al-Manar. L’arrivo di Farhat è uno scandalo per l’Italia: Hezbollah è infatti un gruppo terrorista che occupa il Libano e attualmente è in prima fila nel sostegno alle repressioni del dittatore Bashar al-Assad in Siria. Al- Manar, come organo ufficiale di Hezbollah, è quindi la voce della propaganda del Partito di Dio. Una voce odiosa che, quotidianamente, giustifica i peggiori massacri contro la popolazione siriana. L’Italia, com’è noto, ha interrotto da anni le relazioni diplomatiche con Assad. Non solo: Hezbollah è ufficialmente classificato come organizzazione terrorista, non solo in Occidente, ma ormai anche in quasi tutti i Paesi arabi. Enrico Vandini, presidente della Onlus “We Are” è stato tra i primi a denunciare la presenza Ibrahim Farhat durante l’evento previsto per il 3 giugno. Con lui, tentiamo di capire meglio il rapporto tra Libano, Siria, Iran e terrorismo.

Può spiegarci con precisione il rapporto di Farhat e di Hezbollah nel conflitto siriano?

Hezbollah è intervenuta da subito insieme all’Iran nel conflitto siriano dando man forte al regime di Assad a mettere in atto quella che Onu ha definito “la più grande catastrofe umanitaria dopo la Seconda guerra mondiale”. Esistono in Siria cittadine controllate da Hezbollah dove ai residenti è impedito di uscire liberamente. Hezbollah ha combattuto al fianco delle milizie di Assad in massacri perpetrati spesso nei confronti di civili indifesi, mercati cittadini e, ancora peggio, strutture sanitarie e la loro televisione ha sempre giustificato questi massacri sui quali invece sarebbe ora di fare luce e di condannare i responsabili a livello internazionale.

La televisione di Hezbollah, al-Manar, giustifica i peggiori massacri contro la popolazione siriana. Cosa possiamo e dobbiamo chiedere alle istituzioni italiane in attesa del 3 giugno?

Hezbollah è considerata, più che giustamente, un’organizzazione terroristica e il fatto stesso che il direttore della loro televisione arrivi in Italia mi pare più che preoccupante. Le istituzioni italiane dovrebbero perlomeno chiedere conto del loro intervento in Siria per rispetto a chi ha perso tutto in quei massacri indiscriminati; a tutto il popolo siriano sarebbe dovuto un intervento netto e deciso nei confronti di questa organizzazione e di tutti i Paesi che si considerano democratici e ai quali i diritti umani stanno a cuore.

Come possiamo permettere che Hezbollah arrivi a Roma indisturbato? Quale dovrebbe essere la reazione delle istituzioni di uno Stato democratico come l’Italia?

Fosse per me il suo arrivo non sarebbe neppure possibile, ma le istituzioni hanno dimostrato anche in un passato recente di avere più a cuore gli accordi economici che i diritti umani. Nelle visite di Stato degli ultimi tempi tra Iran e Italia mai, dico mai, ho sentito chiedere conto ai rappresentanti iraniani del loro coinvolgimento in Siria e tantomeno della drammatica situazione dei diritti umani nel loro Paese. Evidentemente in tanti hanno deciso di dare priorità agli affari economici mettendo i diritti umani in secondo piano; personalmente credo che questo atteggiamento sia terribilmente sbagliato. In Italia vivono tanti siriani che si sono trasferiti a causa della situazione del loro Paese da 30/40 anni e oggi sono cittadini italiani a tutti gli effetti. Credo che qualcuno dovrebbe chiedere loro scusa per questo atteggiamento a dir poco vergognoso.

Tra qualche settimana si terrà ad Oslo il “Sesto Congresso mondiale contro la pena di morte”, evento organizzato per favorire il coordinamento di numerose Organizzazioni non governative e ottenere in alcuni Stati l’abolizione della pena capitale o progressi significativi (quali moratoria o riduzione dei reati punibili con la morte). Si prevede la partecipazione di circa 1.500 persone da oltre ottanta Paesi, fra le quali attivisti di 138 Ong o istituzioni aderenti alla Coalizione mondiale contro la pena di morte (inclusi, dall’Italia, Nessuno tocchi Caino e Comunità di Sant’Egidio), ministri, avvocati, Premi Nobel, ex condannati a morte riconosciuti innocenti, artisti. L’evento è coordinato da Antonio Stango, segretario del Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani. Durante il congresso si terrà una tavola rotonda su pena di morte e terrorismo e inoltre è prevista la presenza del ministro della Giustizia del Libano.

Cosa vorrebbe chiedere agli organizzatori del Congresso e che passi si potrebbero compiere per la stabilizzazione della Siria e del Libano?

Vorrei chiedere a nome mio, e dei tanti amici siriani che la si smettesse con la vergognosa consuetudine di continuare a considerare Assad come il male minore. Se qualcuno non lo ha ancora chiaro dico che non si possono giustificare in nessuna maniera dittature sanguinarie per motivazioni che non ho nessuno scrupolo a definire risibili e offensive. Assad è un dittatore sanguinario, ha distrutto una terra e un popolo e questo deve essere il punto di partenza indiscutibile di ogni discussione sulla Siria. Contrastare la pena di morte e ignorare quello che sta succedendo in Siria da 5 anni nel silenzio correo di tutto il mondo occidentale e delle sue massime istituzioni mi pare a dir poco paradossale.

L’informazione occidentale sembra tesa a fare di Hezbollah e Assad come i campioni nella lotta allo Stato islamico. Cosa sta avvenendo realmente in Siria e in questi territori?

Sullo stato dell’informazione occidentale e in particolare di quella italiana sulla questione avrei da dire le peggio cose, ma mi rendo conto che non sia questa la sede. Quello che lei afferma è senz’altro vero e credo che di fronte a questo teorema assurdo chi in questi anni lavorando nell’informazione ha fatto crescere questo teorema dovrebbe a dir poco vergognarsi. Se poi questo è quello che emerge dall’informazione delle televisioni di Stato si capisce quanto sia drammatica la situazione. Detto questo, quello che sta accadendo in Siria è tragicamente chiaro a tutti coloro che si informano e che lavorano sul campo. Il regime di Assad con la complicità di Iran, Russia ed Hezbollah sta sterminando il suo popolo e costringendo milioni di siriani a fuggire dal proprio Paese. I continui bombardamenti su civili e strutture ospedaliere non possono certo essere considerati guerra ad Isis come non può essere considerata guerra all’Isis la pagliacciata di Palmira che è stata prima conquistata e poi abbandonata dallo Stato islamico senza che nessuno, ripeto nessuno, abbia fatto nulla. Alla faccia dei satelliti e delle cosiddette bombe intelligenti, Isis ha raggiunto Palmira con le proprie truppe attraversando chilometri di deserto senza che nessuno li abbia fermati. Lo stesso ha fatto quando ha deciso di abbandonarla: se questa la si vuole definire guerra all’Isis lo si faccia rivolgendosi a chi non sa neppure dove si trovi la Siria.

Sono in molti a denunciare il rapporto tra Iran, Assad e Libano nel conflitto siriano. Può illustrarci meglio cosa pensa di tale rapporto?

Come già detto, questo rapporto è criminale e assassino: tra Stati e organizzazioni alle quali dei diritti umani o meglio ancora delle vite umane e della libertà individuale nulla importa. La cosa inaccettabile è che con costoro c’è chi continua a stringere accordi economici, sorvolando beatamente su quanto sta accadendo.

L’ex ministro della Giustizia del Libano, Ashraf Rifi, dimessosi qualche settimana fa, ha accusato la forza politica Hezbollah di stabilizzare il governo e di ricevere finanziamenti dall’Iran. Tale stato dei fatti rende l’affermazione dello Stato di Diritto, come progettato dal Partito Radicale, estremamente difficile finché i rapporti tra Iran e Libano non saranno realmente trasparenti e non in violazione delle Convenzioni Internazionali. Come possono muoversi le Onlus e le Ong in tale contesto?

L’Iran finanzia Hezbollah per combattere al fianco delle truppe del regime di Assad. Quello che manca a tutti i Paesi è la trasparenza e l’amore per la verità. Ogni Paese occidentale ha i propri Servizi segreti e mi viene da sorridere a pensare che qualcuno possa affermare che questi rapporti non siano trasparenti. Non lo sono solo per chi, in maniera ipocrita, preferisce fare finta di non vedere quello che invece è sotto gli occhi di tutti. Devo dire io ai Paesi europei che Hezbollah controlla tante cittadine in Siria? Non bastano le migliaia e migliaia di interviste che ogni nazione fa ai cittadini siriani per concedere loro lo status di profugo? Basterebbe che venissero rese note quelle dichiarazioni per capire esattamente cosa sta accadendo in Siria da cinque anni a questa parte. Dicevo che mi viene da sorridere ma non è così: vengo assalito da rabbia e vergogna per quanto sta accadendo e purtroppo credo che le Onlus e le Ong poco possano fare per contrastare questa ipocrisia. Riempire una sala per parlare di Siria è già estremamente difficile. Evidentemente l’utente medio crede solo a quello che sente in televisione e visto che di Siria nessuno parla il problema non sembra esistere.
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Re: Siria

Messaggioda Berto » lun ago 08, 2016 12:53 pm

???

“Noi musulmani delle periferie d’Europa, vi spieghiamo la nostra voglia di Isis”
Christian Elia
14 novembre 2015

http://www.glistatigenerali.com/uncateg ... ia-di-isis

“Piove. Come sempre. Malmo è così: a volte sembra che ti piova anche dentro. Non riesco proprio ad abituarmi. Però va bene, perché non si nasce tagliati per l’esilio. Un senso di disagio permanente, in fondo, ti ricorda la tua storia”. Hafez vuole essere chiamato così. “Il mio nome non lo scrivere, la mia storia è complicata. Metti il nome del padre di Assad, una piccola provocazione. Magari a qualcuno viene voglia di capire cosa è stata capace di fare questa famiglia a un popolo intero”.

Hafez è siriano, rifugiato politico in Svezia, dopo il viaggio che milioni di siriani hanno iniziato nel 2011, verso l’Europa, quando possono permetterselo, o verso un altrove qualsiasi. Lui, però, ha una storia differente. Studente di medicina, parte volontario nel 2003 per l’Iraq. “Vuoi ancora sentire questa storia? Davvero pensi che interessi ancora a qualcuno? Per noi l’invasione dell’Iraq era quello che era: una brutale aggressione a un popolo intero. Lo stesso regime che per anni è stato un solido alleato di Europa e Stati Uniti diventa un nemico. È stato indecente credere alle motivazioni umanitarie. Un massacro è un massacro e basta. Partimmo in tanti, pieni di rabbia. Ma in realtà quell’entusiasmo non durò a lungo. La realtà dell’opposizione alla coalizione emarginò molto presto chi, come me, veniva da un percorso politico laico, progressista. Tornai a Damasco, deluso e ferito, nella gabbia di tutti i giorni”.

Una gabbia che nessuno ha saputo spiegare meglio di Samir Kassir. Giornalista e scrittore libanese, ucciso da un’autobomba a Beirut nel 2005. Il suo libro L’infelicità araba, edito in Italia da Einaudi, è il manifesto di una generazione a cui manca l’aria. “Non è bello essere arabo di questi tempi. Nel mondo arabo il mal di esistere è la cosa meglio ripartita. È la zona del mondo dove, a eccezione dell’Africa sub-sahariana, l’uomo ha minori opportunità. A maggior ragione la donna”. scrive Kassir. “L’infelicità araba ha questo di particolare: la provano quelli che altrove parrebbero risparmiati, e ha a che fare, più che con i dati, con le percezioni e con i sentimenti. A iniziare dalla sensazione, molto diffusa e profondamente radicata, che il futuro è una strada costruita da qualcun altro”.

Un senso di claustrofobia, un’eredità storica, un’autorappresentazione che parte dall’accordo Sykes-Picot (con il quale le potenze occidentali disegnarono il futuro Medio Oriente dopo la Prima Guerra mondiale) e arriva a G.W.Bush, sempre nel ruolo della vittima. Un documentario di Michelangelo Severgnini e Alessandro Di Rienzo, del 2006, prodotto da PeaceReporter, lo spiega in modo magistrale questo sentimento. Dal titolo, Isti’mariyah, colonialismo, che racconta il sentire di una generazione. Storia di chi non riusciva più ad avere fiducia in un Occidente che troppe volte ha saputo solo mostrare il suo volto predatorio e pieno di contraddizioni, pretendendo democrazia e portando guerra. Parla di Shadi, ma potrebbe essere Hafez.


Perché un uomo come Hafez, che oggi ha 40 anni, è nato, vissuto e cresciuto con una certezza: l’assenza di alternative. “In Siria, nel 2011, ci abbiamo creduto. Non lo nego, anche se oggi mi sento un ingenuo. Ho immaginato che una grande onda si fosse sollevata, che milioni di giovani arabi avessero preso in mano il loro futuro. Lo ricordate il discorso di Obama all’università del Cairo nel 2009? In fondo era quello che ci diceva: non faremo più gli errori del passato, non useremo la forza per la nostra agenda, ma vi sosterremo se ci proverete da soli. E lo abbiamo fatto, facendoci massacrare. Le parole d’ordine sono semplici, forse troppo per voi che siete abituati alla filosofia. Per noi era solo immaginare una vita senza corruzione, dove un lavoro lo trovi se sai fare qualcosa e non se tuo padre è nelle grazie del clan al potere. Dove, in un caffé, puoi dir la tua senza sparire nella notte. Dove le risorse dei paesi arabi non siano il conto privato all’estero di famiglie di satrapi, ritenuti grandi statisti, ma vengano distribuite a tutta la popolazione. Ho fallito ancora: nessuno ha appoggiato la rivoluzione siriana dell’inizio, lasciandola sprofondare in un incubo sanguinoso. Ho deciso che non posso più buttare la mia vita, ho colto l’unica opportunità che mi restava: farmi profugo, farmi esule. Perché altre opportunità non me ne hanno date”.

Molti ex compagni di Hafez, però, non sono andati via. Tanti di loro sono entrati nelle brigate, Is compreso. “A voi manca un elemento chiave per capire la situazione: il discorso sociale. La matrice religiosa è forte, di sicuro orienta la leadership. Ma state sicuri che è la questione sociale quella che riesce, più di tutto, ad affascinare una generazione intera. Perché di redistribuir ricchezze, nazionalizzare i proventi della vendita delle risorse, dare servizi di base alla popolazione civile parlano solo loro. I discorsi che io, da giovane di sinistra, facevo all’università sono adesso diventata un’agenda in mano ad altri, per il nostro fallimento e per la vostra incapacità di sostenere le forze progressiste, in Siria come altrove. Guardo il mio Paese morire, attraverso una finestra di Malmoe, mi piove dentro. Sento che si prepara la ‘normalizzazione’ di Assad, ponendo l’eterna trappola a quelli come me: o accetti di vivere in una dittatura o sarai in balia del caos, del fondamentalismo e della violenza. Non doveva andare così, non è possibile che sia stata questa l’unica vita possibile”.

La periferia di Malmoe e la periferia delle grandi città britanniche. Il grigio, forse, come cifra comune. Almeno questo pensava Reyaad Khan, 20 anni, di Cardiff. Morto in battaglia in Siria. “Non capirete mai quel che succede se non riuscite a immaginare, se non vi immedesimate in questa War on terror generation. Bisogna comprendere il trauma profondo generato in chi ha vissuto la sua formazione negli ultimi tredici anni. Immaginate: un quotidiano vilipendio, una costante demonizzazione dei musulmani, che scorre su un nastro di storie che raccontano di morti, distruzioni, violenza pornografica, assenza di speranza. Immaginate che questa sia la vostra adolescenza”. Lo scriveva qualche giorno fa Alyas Karmani, impegnato da anni nel tessuto sociale lacerato delle periferie delle città britanniche, in un bell’articolo pubblicato dal The Independent.

Karmani parla di Reyaad e di tutti gli altri. Sono tanti. Sono quei ragazzi della periferia grigia dell’Europa e del mondo ricco, periferie che nessuno è mai riuscito a colorare di speranza. Perché Reyaad, prima di morire in battaglia, era stato intervistato da un programma televisivo britannico, raccontando i sogni infranti di un ragazzino. I sogni di chi è nato in Gran Bretagna, ma scopre che anche se suo padre si è spezzato la schiena per anni, dicendo sempre sì, non alzando mai la testa per protestare, non è riuscito a rendere suo figlio uguale agli altri.

Perché si cresce e si capisce che non è un documento (quando c’è, perché in Italia non c’è) che rende tutti uguali di fronte al futuro. Non sei davvero francese, inglese o americano. Sei sempre Reyyad, non potrai mai immaginare di diventare altro, di avere le stesse opportunità dei tuoi coetanei bianchi e di buona famiglia. Perché essere musulmano diventa uno stigma e allora la scelta si fa piccola, claustrofobia: rimuovere tua identità o pagarne il prezzo, portarne il peso. Ed ecco che Reyaad, davanti al giornalista, parla dell’orrore delle guerre per la libertà, di società ingiuste, di frustrazioni. E magari la soluzione la immagini nelle colonne dei pick-up di Is. Perché ti fai convincere che non ci sarà riscatto senza violenza. Ti lasci affascinare da chi ti promette una società più giusta, laddove quella che si pensa giusta ti ha tradito a Guantanamo e ad Abu Ghraib, ti tradisce ogni giorno abbandonandoti in quelle periferie.

I Rayeed sono tanti, come racconta ancora il Guardian, in una dolorosa Spoon River della generazione perduta, di quei ragazzi che non hanno più trovato una speranza. Abdullah, Amer, Jaffar e tanti altri. Facce da bambini, a volte. Che sono nati altrove, portandosi appresso l’infelicità araba, nelle valigie di cartone dei loro genitori. Un fardello condiviso con Hafez e tutti gli altri che sono rimasti, in Siria, in Egitto o altrove. Tanti, troppi che sognano un futuro non grigio, scambiandolo per il nero di Is o di altri, credendo a chi promette giustizia sociale, lotta alla corruzione, protezione, libertà. Non è così, è ovvio, ma se non si coglie la fascinazione che questo mondo sta esercitando, se non ci sarà un orizzonte altro da offrire ai Reyaad e agli Hafez del mondo, se non si ascolta la loro domanda di giustizia, il grigio diventerà nero. In un attimo.

(Foto di Alessandro Ingaria)


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Alberto Pento
Non trovo alcuna giustificazione alla cattiveria e alla violenza contro le persone innocenti negli areoporti, nei mercati, nei teatri, nelle chiese, per le strade, nelle case, nei negozi ... assolutamente in questa storia non trovo alcun valido motivo che giustifichi l'orrore e il terrore contro le persone in quanto europee, cristiane, diversamente religiose come gli ebrei, gli yazidi, gli eretici mussulmani, gli altri mussulmani, li apostati, i gay, le donne, ... no no, questo terrorista assassino islamico non ha portato alcuna valdi motivo e alcuna giustificazione a suo favore.
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Re: Siria

Messaggioda Berto » lun ago 08, 2016 1:58 pm

CAOS SIRIA/ Le scomode verità nascoste nell'assedio di Aleppo
lunedì 8 agosto 2016
Patrizio Ricci

http://www.ilsussidiario.net/News/Ester ... ppo/717982

Ad Aleppo il grosso delle forze ribelli sono caratterizzate dal loro radicalismo islamico: in un conflitto che dura da cinque anni, molti di tali gruppi si sono fusi con altri ancora più estremisti.
Per liberare Aleppo e interrompere i continui bombardamenti sui quartieri residenziali, il 28 luglio l'esercito siriano ha iniziato l'accerchiamento di Aleppo est, la zona presidiata dalle milizie jihadiste. Il governo siriano aveva decretato un'amnistia ed i russi avevano garantito quattro corridoi per il passaggio di chiunque volesse lasciare la città. Ma i miliziani hanno impedito alla popolazione di uscire dalla zona ed hanno sferrato due controffensive, e sabato hanno lanciata la terza. L'obiettivo principale di quest'ultima iniziativa era quello di espugnare l'Accademia di Artiglieria del distretto di Ramouseh, principale caposaldo di difesa governativa.
L'operazione lanciata dai fondamentalisti antigovernativi è la più grande mobilitazione militare mai effettuata da cinque anni a questa parte.
Il contrattacco era stato preannunciato venerdì con un video in arabo. Nel filmato, il portavoce della coalizione al Fath Halab dice: "Adesso comincia la terza fase dell'invasione per liberare l'assedio e questa volta entreremo nell'accademia militare. L'operazione che effettueremo si chiama 'Ibrahim Yusuf', questo è il nome del grande eroe protagonista degli eventi che contrassegnarono gli anni 80".
Ibrahim Yusuf, a cui i ribelli filo-occidentali dedicano il tentativo di conquista della roccaforte governativa, è il capo della milizia wahabita che nel 1979, durante la rivolta armata dei Fratelli musulmani, effettuò l'omicidio di massa di 80 giovani cadetti alawiti. Così prosegue il comunicato: "Era uno dei compagni di Adanan Okla, l'uomo che ha separato i sunniti nella scuola di artiglieria dividendoli dagli alawiti ed ha ucciso tutti gli alawiti, quasi 80 (e ne ha feriti altri 80) e dopo ne è uscito indenne". E così prosegue: "Noi siamo i suoi discendenti e continueremo quello che lui ha cominciato, uccideremo questi alawiti come quella volta. (...) Noi legheremo i corpi dei loro cadaveri e li trascineremo per le strade e dopo li tortureremo anche da morti".
Il barbaro episodio che il miliziano esalta è effettivamente accaduto. Gli stessi gruppi che l'occidente si ostina ancora a considerare "moderati" si sono già resi responsabili di molti crimini, come il massacro di 190 civili alawiti avvenuto nel 2013 in provincia di Latakia e la decapitazione, pochi giorni fa, di un bambino malato.
La "fase 3" preannunciata è iniziata nella notte tra venerdì e sabato: le milizie jihadiste hanno attaccato le unità dell'esercito siriano da cinque direzioni diverse, utilizzando numerosi blindati e camion kamikaze pieni di esplosivo. Dopo cruenti combattimenti, la base di Ramouseh è stata presa quasi completamente. Tuttavia, dopo cinque ore di di battaglia durissima, le forze governative coadiuvate dall'aviazione sono riuscite a riprendere la base e le posizioni. Determinante è stato il ruolo giocato dall'aviazione russa i cui aerei si sono spinti ad effettuare attacchi a bassissima quota, fino a soli 200 metri di altezza.
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Re: Siria

Messaggioda Berto » dom ago 21, 2016 7:03 pm

Forse, non tutti sanno che:

La famiglia Assad appartiene agli alawiti. La parte più tollerante dell'Islam.

Le donne siriane hanno gli stessi diritti degli uomini nella sanità e nell'istruzione.
In Siria le donne non sono obbligate a indossare il burqa. La Sharia (la legge islamica) è incostituzionale.
La Siria è l'unico paese arabo con una costituzione laica e non tollera movimenti estremisti islamici.

Circa il 10% della popolazione siriana appartiene ad una delle molte denominazioni cristiane presenti sia nella vita politica che sociale. Questa tolleranza religiosa è unica nella zona.
In altri paesi arabi la popolazione cristiana è inferiore all'1% a causa dell'ostilità sostenuta.

La Siria è l'unico paese del Mediterraneo che resta il proprietario della sua compagnia petrolifera, che ha chiesto di non privatizzare.
Lo sapevate che la Siria ha una riserva di petrolio di 2.500 milioni di barili, il cui funzionamento è riservata per le imprese di proprietà statale?

La Siria ha una apertura alla società e alla cultura occidentale come nessun altro paese arabo.
Nel corso della storia ci sono stati cinque papi di origine siriana.
Prima della guerra civile era l'unica zona tranquilla senza guerre o conflitti interni.
La Siria è l'unico paese arabo senza debiti con il Fondo monetario internazionale.
La Siria è l'unico paese che ha ammesso i rifugiati iracheni senza alcuna discriminazione sociale, politica o religiosa.
Bashar Al-Assad ha un altissimo consenso popolare.


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