Ucraina, la Nato invia navi e aerei in Europa dell’est. Il Pentagono mette in ‘stato di allerta’ 8.500 soldati. Via il personale Usa e inglese24 gennaio 2022
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... e/6466192/Più passa il tempo senza che una delle parti ammorbidisca le proprie posizioni, più il rischio di un’escalation militare aumenta. La Russia continua a chiedere il ritiro delle truppe Nato da Romania e Bulgaria, intimando il blocco Atlantico di frenare la propria ‘avanzata’ versoEst con il possibile inglobamento dell’Ucraina.
Gli Stati Uniti cercano la strada giusta per arrivare a una soluzione diplomatica, ma intanto inviano armi a Kiev, preoccupati da un passo in avanti improvviso di Mosca, e preparano le risposte scritte alle richieste avanzate dal Cremlino dopo l’incontro di pochi giorni fa tra il segretario di Stato, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov.
E anche la Nato non sembra voler compiere passi indietro e sta “inviando navi e caccia in Europa dell’est per rinforzare la nostra capacità di deterrenza e difesa, mentre la Russia continua ad aumentare la propria presenza militare dentro e fuori dall’Ucraina”, si legge in una nota del Patto Atlantico.
Anche gli Stati Uniti stanno valutando l’invio di navi e aerei nei paesi Baltici e dell’est Europa membri della Nato, secondo quanto scrive il New York Times. Non solo: in serata il Pentagono ha annunciato di aver messo 8.500 soldati in stato di allerta. “È molto chiaro che i russi non hanno alcuna intenzione ora di ridurre le tensioni”, ha detto il portavoce John Kirby. Mentre l’Irlanda denuncia l’intenzione della Russia di “effettuare esercitazioni militari a circa 240 chilometri dalla nostra costa sudoccidentale. Sono acque internazionali, ma anche parte della zona economica esclusiva dell’Irlanda”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Simon Coveney. Mosse, quelle dei Paesi dell’Alleanza, alle quali il Cremlino risponde accusando la Nato di “esacerbare” le tensioni.
A confermare i timori per il degenerare della situazione sicurezza in Ucraina arriva anche la decisione, anticipata nei giorni scorsi, di evacuare le famiglie dei diplomatici americani dal territorio ucraino e di ridurre all’essenziale la presenza di personale nella sede della capitale, con Washington che ha emesso anche uno sconsiglio di viaggio a tutti i suoi cittadini in Russia. Stessa mossa, quest’ultima, compiuta dalla Francia ma relativa all’Ucraina. Anche la Gran Bretagna sta evacuando metà del suo personale nelle sedi diplomatiche della capitale. Una mossa, quella di Washington e Londra, che da Kiev considerano “prematura” ed “eccessiva: “Con tutto il rispetto del diritto degli Stati stranieri di garantire la sicurezza delle loro missioni diplomatiche, noi consideriamo questa misura come prematura ed eccessiva”, ha dichiarato in una nota il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko.
In mezzo ai due fuochi, attore interessato dall’evolversi della crisi è senza dubbio l’Europa che teme l’aggravarsi della situazione sicurezza nei suoi confini ad est e le ripercussioni economiche che ne possono derivare, una su tutti un nuovo aumento dei prezzi del gas, già alle stelle, visto che dipende per il 40% dalle forniture russe. Non a caso, oggi è in programma un vertice tra Blinken e i ministri degli Esteri dell’Unione europea per discutere delle eventuali sanzioni da emettere nei confronti di Mosca. Ma l’impressione è che da Washington non arriverà alcun passo in avanti di questo tipo senza una rottura degli equilibri da parte dell’avversario. Anche l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, ha fatto sapere che “sulle sanzioni vogliamo agire in forte coordinamento con i nostri partner: gli Usa, il Canada e il Regno Unito. Al momento stiamo continuando a costruire un forte pacchetto di sanzioni, ma nulla di concreto verrà approvato oggi“, ha spiegato aggiungendo che “il processo è in corso, sarà tutto pronto quando necessario, ma oggi non annunceremo nulla”. E a differenza degli Usa ritiene che “a meno che Blinken non abbia qualcosa da dirci di importante, il personale dell’Unione europea non ha in programma nessuna evacuazione dall’Ucraina”.
Dal canto suo, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’Ue ha varato un nuovo pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina “da 1,2 miliardi di euro“: “L’Ucraina è uno Stato libero e sovrano e l’Ue è al suo fianco ed è fermamente impegnata” alla soluzione della crisi, ha affermato. Il pacchetto di aiuti sarà composto da prestiti e sussidi e, nella sua prima tanche, sarà di 600 milioni di euro, ha spiegato von der Leyen ricordando che “l’Ue ha già fornito un’assistenza significativa (dal 2014 circa 17 miliardi di euro) all’Ucraina, sia a sostegno della resilienza del Paese che della sua modernizzazione, ma anche specificamente per combattere il Covid-19″. La Commissione, inoltre, quest’anno “procederà al quasi raddoppiamento della sua assistenza bilaterale in sussidi e saranno stanziati altri 120 milioni di euro”, ha concluso.
La situazione è per il momento cristallizzata: Washington si prepara a reagire di fronte a un’offensiva russa e fornirà risposte che siano più generiche possibili alle richieste di Lavrov, così da non prendere impegni troppo stringenti con Vladimir Putin, mentre Mosca rimane in attesa di rassicurazioni dalla Casa Bianca sulla presenza di truppe Nato a est. Una situazione che, nel bene e nel male, potrebbe sbloccarsi dopo l’incontro di domani, a Parigi, dei consiglieri politici di Francia, Germania, Ucraina e Russia, durante il quale si cercherà di riportare la discussione nel campo della diplomazia.
Obiettivo non semplice da raggiungere per diversi motivi: il primo, perché in Europa diversi Paesi godono di rapporti economici privilegiati con Mosca, la Germania in primis, ed hanno quindi molto di più da perdere rispetto a Washington da un’ipotetica escalation militare. Una posizione ben nota anche in Ucraina, tanto che il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, accusa Berlino di “tradimento” e “omissione di soccorso”, in un duro intervento pubblicato in esclusiva dalla Bild. “In Ucraina c’è un’enorme delusione per il fatto che la Germania tenga fede a Nord Stream 2 (il nuovo gasdotto che dalla Russia porta il gas di Mosca in Germania, ndr). E per il fatto che non ci consegni le armi e che in questo modo distolga anche Paesi come l’Estonia dal consegnarcene”. Da parte sua, Borrell assicura che “tutti i membri Ue sono partner affidabili, tutti i membri stanno dimostrando un’unità senza precedenti sulla situazione in Ucraina, con una forte coordinazione con gli Stati Uniti”.
Ucraina, il presidente Zelensky convoca una riunione urgente del Consiglio di sicurezza e difesaRaiNews
24 gennaio 2022
https://www.rainews.it/articoli/2022/01 ... 50310.htmlSale la tensione sulla questione Ucraina: il presidente, Volodimir Zelensky, ha convocato una riunione urgente del Consiglio della Sicurezza e Difesa, "di fronte a minacce interne ed esterne". Dopo una giornata in un crescendo di tensione con dichiarazioni dei vertici della Nato, le amministrazioni europee ed americane, con la Russia. Mentre in borsa i mercati vanno profondo rosso nella prima seduta settimanale, per i timori di una escalation tra Russia ed Usa. Stasera il presidente Biden ha convocato un vertice in video conferenza dalla Casa bianca con i leader dei paesi europei, la presidente della Ue, Von Der Leyen, ed il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Mentre Mercoledì a Parigi, si terrà un incontro tra Francia, Germania, Russia e Ucraina a livello di consiglieri diplomatici, ed il presidente Macron, proporrà all'omologo russo Vladimir Putin un "percorso di de-escalation" sulla crisi ucraina in un colloquio "nei prossimi giorni".
Cnn: "Usa stanno scegliendo unità militari da inviare in Europa dell'est"
Secondo la all news statunitense, l'amministrazione Biden sarebbe "nella fase finale dell'identificazione delle unità militari da inviare in Europa orientale in funzione deterrente dell'escalation militare avviata dalla Russia, che sta ammassando truppe sul confine con l'Ucraina". La Cnn precisa che la decisione finale non è stata comunque presa dal presidente Biden, che ha discusso le opzioni dell'aumento della presenza militare americana nella regione, con i vertici militari durante il weekend a Camp David. Notizie confermate dal portavoce del Pentagono, John Kirby che ha annunciato che "gli Usa hanno messo 8.500 soldati in stato di allerta per la crisi", anche se "gli Stati Uniti non hanno ancora preso una decisione finale sul dispiegamento di truppe alla luce della minaccia russa all'Ucraina.
Nato: stiamo inviando navi e caccia in Europa dell'Est
Gli alleati della Nato stanno mettendo le forze in allerta e stanno inviando navi e caccia in Europa dell'Est, "per rinforzare la nostra capacità di deterrenza e difesa, mentre la Russia continua ad aumentare la propria presenza militare dentro e fuori dall'Ucraina". Lo ha sottolineato la Nato in una nota.
Nato, Stoltenberg: tutto il necessario per difendere gli Alleati
"Accolgo con favore gli alleati che contribuiscono con ulteriori forze alla Nato. La Nato continuerà ad adottare tutte le misure necessarie per proteggere e difendere tutti gli Alleati, anche rafforzando la parte orientale dell'Alleanza. Risponderemo sempre a qualsiasi deterioramento del nostro ambiente di sicurezza, anche rafforzando la nostra difesa collettiva", ha commentato il segretario generale Jens Stoltenberg.
In risposta "all'annessione illegale della Crimea da parte della Russia nel 2014", la Nato ha aumentato la sua presenza nella parte orientale dell'alleanza, anche con quattro gruppi tattici multinazionali in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, si legge sul sito dell'Alleanza. "Queste unità, guidate rispettivamente da Regno Unito, Canada, Germania e Stati Uniti, sono multinazionali e pronte al combattimento. La loro presenza chiarisce che un attacco a un alleato sarà considerato un attacco all'intera Alleanza".
Ma "lo spiegamento di più truppe Nato non deve essere considerato come una minaccia alla Russia, ma come una risposta proporzionata a quanto accade in Ucraina", ha aggiunto.
La risposta del Cremlino
Il Cremlino accusa la Nato di "esacerbare" le tensioni con il dispiegamento annunciato di nuove forze dell'Alleanza in Europa dell'est nel pieno della crisi sull'Ucraina. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che Washington e la Nato stanno aumentando le tensioni attraverso "annunci isterici" e "azioni concrete", aggiungendo che il rischio di un'offensiva delle truppe ucraine contro i separatisti filo-russi nell'est del Paese è "molto alto".
Biden chiama i leader europei, anche Draghi
Il presidente americano, Joe Biden, ha indetto una video conferenza con i leader europei, nell'ambito delle consultazioni con gli alleati e i partner transatlantici sulla crisi ucraina. Tra loro la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier italiano Mario Draghi, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il presidente polacco Andrzej Duda ed il premier britannico Boris Johnson. Lo rende noto la Casa Bianca. Biden terrà le consultazioni dalla Situation Room, la sala operativa nei sotterranei da dove la Casa Bianca dirige tutte le operazioni militari e di sicurezza più delicate. I colloqui cominceranno alle 15 locali, le 21 in Italia.
Gentiloni: fermare l'escalation
Preoccupazione per l'escalation di tensione crescente è stata espressa dal commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni: "Le sfere di influenza lasciamole agli archivi del Novecento", così Gentiloni in un post su twitter: "fermare l'escalation avviata dalla Russia in Ucraina. Diplomazia, per la sicurezza in Europa"
Perché l’invasione della Russia in Ucraina sarebbe il suicidio di Putin (e infatti non accadrà)Fulvio Scaglione
24 gennaio 2022
https://www.fanpage.it/esteri/perche-li ... n-accadra/Sono mesi, ormai, che non si parla d’altro: la prossima invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. Non c’è giornale anglosassone che non abbia pubblicato una cartina con le freccette a indicare le strade che saranno percorse dai reparti del Cremlino. Non c’è giornale latino che non abbia scritto un reportage strappalacrime sugli ucraini che si struggono aspettando l’invasore. Non passa giorno senza che il New York Times, che cita sempre e solo fonti anonime (comodo, eh?), non annunci che i servizi segreti Usa lo sanno per certo, la Russia attaccherà. C’è anche chi si è spinto a prevedere la data d’inizio della guerra, calcolando che con i terreni ghiacciati i carri armati si muovono meglio, e forse dimenticando che dopo i fanghi di primavera arriva l’asciutto dell’estate. Fino alle uscite davvero esilaranti, tipo quella dell’agenzia Bloomberg che, citando fonti diplomatiche cinesi (anche queste anonime, mica male) ha scritto che Xi Jinping avrebbe chiesto a Putin di fargli il favore di non invadere durante le Olimpiadi invernali di Pechino.
Vogliamo dirci, per una volta, ciò che sanno tutti ma proprio tutti? E cioè che questa storia dell’invasione russa è una grande grande bufala? Una bufala non priva di senso, ovvio. È dal 2014 che Russia e Ucraina, in un modo o nell’altro, sono in guerra. Agli americani, poi, conviene promuovere la storia dell’invasione. Intanto, raccontando al mondo che i russi voglio attaccare, demonizzano l’avversario, cosa che non va mai male. E quando sarà chiaro che l’invasione non c’è, potranno sempre dire di averla sventata con la loro ferma opposizione. Comunque vada, vincono la battaglia della propaganda. Ma sempre bufala è. E qui di seguito provo a mettere in fila tutte le assai evidenti ragioni per giudicarla tale.
Le forze
Si parla tanto delle truppe che i russi avrebbero accumulato presso il confine con l’Ucraina. Intanto, quel “presso” vuol dire circa 300 chilometri, ovvero 6-7 ore di marcia per la velocità media dei carri armati russi, non proprio una guerra lampo sotto l’occhio dei satelliti Usa. Ma non importa. I più pessimisti parlano di 100-130 mila soldati. Ma due settimane fa, Oleksy Danilov, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e di difesa dell’Ucraina, ha detto di non essere troppo preoccupato perché per un’invasione ci vorrebbero “quattro o cinque volte più truppe”. È chiaro che le forze armate della Russia sono molto superiori a quelle dell’Ucraina. Per restare ai soldati, più di un milione di uomini per la Russia contro 260 mila per l’Ucraina (comunque uno degli eserciti più grandi d’Europa). Ma gli ucraini combatterebbero in casa, per la patria, per difendere case e famiglie, i russi no. Inoltre, le forze armate ucraine negli ultimi anni sono state rifornite di armi da quasi tutti i molti Paesi che diffidano della Russia (gli Usa per primi, ovviamente), hanno fruito delle “lezioni” di istruttori militari inglesi e americani, e sono affiancate da una milizia territoriale forte di 130 mila uomini.
Le dimensioni
Chi parla di invasione forse non ha idea di quanto sia grande l’Ucraina. Due volte l’Italia, con 45 milioni di abitanti. Occupare un Paese di quelle dimensioni, contro forze ostili come quelle descritte sopra, è di fatto impossibile. Le lezioni subite dagli anglo-americani in Iraq e da mezzo mondo in Afghanistan sono state già dimenticate? Altro argomento: già nel 2015, un anno dopo la riannessione, il costo della Crimea per la Russia era valutato in circa 8 miliardi di dollari. Spese che sono ovviamente cresciute, da allora. Quel che pochi sanno, però, è che il Governo russo, proprio per affrontare le “spese da Crimea”, ha dovuto attingere alla quota di contributi pensionistici (6% sul 16% totale) che i datori di lavoro versano a fondi privati. Nell’onda di entusiasmo nazionalistico di allora nessuno ci fece troppo caso ma in seguito quel “prelievo”, accoppiato alla riforma delle pensioni del 2018 (si va in pensione 5 anni più tardi), ha generato un’insoddisfazione che ha mandato segnali precisi verso il Cremlino. In conclusione, la Russia, che ha un Pil più o meno pari a quello dell’Italia, non avrebbe i quattrini per permettersi di invadere e occupare (altrimenti perché invadere?) l’Ucraina. Il tutto senza nemmeno contare le spese militari e, soprattutto, i, prezzo che la Russia dovrebbe pagare per la reazione internazionale: sanzioni, difficoltà sui mercati, fuga dei capitali dal Paese che già nel 2021 ha fatto segnare la cifra record di 72 miliardi di dollari.
I russi
È assai curioso che si parli così spesso dell’invasione prossima ventura senza mai considerare il parere dei russi. Tutti i sondaggi più credibili confermano che i russi, pur convinti che la colpa sia in gran parte degli americani, la guerra non la vogliono, men che meno in quell’Ucraina che, quando va bene, considerano un Paese fratello e quando va male una dependance della Russia. Il tutto in una situazione sociale che, come dicevo sopra, è di generale insoddisfazione. Il 2021 è stato segnato da un netto aumento del costo della vita (automobili più 20%, affitti intorno a un più 30%, generi alimentari più 10%) e, se guardiamo più in prospettiva, notiamo che la popolarità di Putin è calata, il gradimento di Russia Unita, il partito “presidenziale”, è precipitato e alle ultime elezioni politiche sono state fatte acrobazie incredibili per conservargli la maggioranza assoluta. È facile immaginare che cosa succederebbe nel momento in cui cominciassero a tornare in Russia le bare dei soldati morti per invadere l’Ucraina. Sarebbe la fine politica di Vladimir Putin e dell’intero sistema di potere che intorno a lui si è consolidato.
Putin, appunto. Del leader russo si è detto e si dice di tutto. Nessuno, però, ha mai detto che sia scemo. Perché, quindi, dovrebbe lanciarsi in un’impresa di cui non si vedono i vantaggi e da cui, in sostanza, avrebbe solo da perdere? Molti rispondono: troppo razionale, le guerre scoppiano anche per una decisione sbagliata, una scelta improvvisa, addirittura un caso. Sì, nei secoli scorsi. Ma non siamo più ai tempi di Francesco Ferdinando e dell’attentato di Sarajevo che fece partire la prima guerra mondiale. Quante guerre, negli ultimi decenni, sono scoppiate per caso? E quella tra Russia e Ucraina (ovvero, Russia contro Occidente), nel cuore dell’Europa, non sarebbe una guerricciola da poco.
Tutto questo non vuol dire che non possa succedere qualcosa, o molto, di brutto. I russi hanno fatto agli americani precise richieste, per prima quella che l’Ucraina non entri mai nella Nato. Se gli Usa rifiutassero, come tutto fa pensare, la Russia potrebbe installare i suoi missili in Venezuela o a Cuba, minacciando direttamente il territorio americano. Oppure, potrebbero decidere di ripetere ciò che fece nel 2008 con la Georgia: dare una lezione senza invadere, magari bombardando qualche installazione o infrastruttura importante dell’Ucraina, contando su una blanda reazione americana. Ma intanto i colloqui proseguono, già si parla di un nuovo incontro tra Biden e Putin. Annunciare il peggio a prescindere forse fa vendere i giornali e alzare l’audience, ma non è detto che aiuti a capire la realtà.