Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:36 am

Antisemitismo e antisraelismo nella Russia nazi fascista di Putin

viewtopic.php?f=143&t=3026
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100


Non tutti i russi sono complici del criminale del Cremlino e della sua Russia nazifascista, suprematista, imperialista, incivile e disumana.
C'è anche chi dissente, si oppone, si rifiuta e che per ciò viene ucciso, imprigionato o costretto a fuggire.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:52 am

Indice:

1)
Fugge il Rabbino Capo da Mosca, non voleva sostenere la guerra

2)
Ucraina e Israele, la stessa posta in gioco

3)
La Russia contro Israele

4)
TENSIONE ISRAELE-RUSSIA: "GRAVE CHIUDERE L'AGENZIA EBRAICA"

5)
Herbert Pagani , Arringa per la mia terra

6)
La guerra, una catastrofe per la Russia La cortina di ferro si sta richiudendo

7)
Antisemitismo geopolitico | La rappresaglia di Putin contro gli ebrei russi che vorrebbero andare in Israele - Linkiesta.it

8)
La Russia “ammonisce” Israele: «se perdiamo esploderà l’antisemitismo»

9)
Il giorno della memoria e la liberazione dei lagher nazisti

10)
Israele e Natanyahu non stanno certo con Putin e la sua demenziale Russia terrorista, imperialista, alleata con l'Iran e con tutte le dittature malefiche e gli stati canaglia della terra, come sostengono taluni antisemiti e gli ebrei sinistrati di Israele anti Netanyahu


...

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:53 am

1)
Fugge il Rabbino Capo da Mosca, non voleva sostenere la guerra

7 giugno 2022

https://www.rainews.it/articoli/2022/06 ... 56298.html

Il rabbino capo di Mosca, Pinchas Goldschmidt, è fuggito dalla Russia. Lo ha reso noto la nuora, la giornalista newyorkese Avital Chizhik-Goldschmidt, moglie di uno dei figli del rabbino. L'esponente religioso sarebbe stato “messo sotto pressione dalle autorità” per sostenere l'invasione russa dell'Ucraina.

Il rabbino e sua moglie Dara "si sono rifiutati" di sostenere la guerra. "Sono volati in Ungheria due settimane dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Ora - scrive la giornalista su Twitter - sono in esilio dalla comunità che hanno amato e costruito e in cui hanno cresciuto i loro figli per oltre 33 anni. Il dolore e la paura nella nostra famiglia in questi ultimi mesi è al di là delle parole". Il rabbino Goldschmidt è anche presidente della Conferenza dei rabbini europei.



Vanda Semionova aveva 10 anni quando rifugiatasi in una cantina sfuggì al rastrellamento degli ebrei.
Nella stessa cantina ha trovato la morte a 91 anni per fame, freddo e stenti per nascondersi dall'invasore russo .
Che la Terra le sia lieve.
26 luglio 2022

https://www.facebook.com/paolo.ligozzi/ ... a2PdoUMzyl



ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE QUESTO ARTICOLO DI PINCHAS GOLSCHMIDT (PRESIDENTE DELLA CONFERENZA DEI RABBINI EUROPEI, GIA' RABBINO CAPO DI MOSCA DAL 1993 AL 2022) SE SI VUOLE CAPIRE COME IN RUSSIA LA LIBERTA' RELIGIOSA E' GRAVEMENTE COMPROMESSA. SI STA TORNANDO AI TEMPI DELL'UNIONE SOVIETICA, CON L'INFILTRAZIONE DEI SERVIZI SEGRETI TRA I SACERDOTI DELLE VARIE RELIGIONI.
O SOSTIENI LA GUERRA O VIENI CACCIATO.

1 marzo 2022

https://www.facebook.com/davide.romano. ... 4UUjTbujHl

Sono arrivato nella Russia sovietica nel 1989, quando la perestroika e la glasnost erano in pieno svolgimento, per aiutare a ricostruire la comunità ebraica distrutta da 70 anni di regime comunista.
Un giorno d'inverno del 2003, il funzionario del Servizio di Sicurezza Federale (FSB) che all'epoca era assegnato alla Sinagoga Corale di Mosca - un uomo che chiamerò Oleg (il suo nome è stato volutamente cambiato) - mi invitò a recarmi in una stazione di polizia al numero 40 di via Sadovnichevskaya. Oleg e il suo collega cominciarono a dire che io, cittadino svizzero, avevo usato un visto d'ingresso multiplo per affari per soggiornare in Russia, il che era illegale dal momento che ero un lavoratore religioso; tuttavia, erano pronti a sorvolare su questo problema se avessi cominciato a fare rapporto a loro. Mi hanno chiesto di firmare qualcosa, ma ho rifiutato categoricamente, dicendo che è contro la legge ebraica informare gli altri.
Dopo avermi tormentato per oltre un'ora, alla fine mi hanno lasciato andare. Ero scosso nel profondo del mio essere. Oleg tornò due volte per cercare di convincermi. Una volta ha persino fermato la mia auto in strada: da quel momento ho capito che anche l'autista poteva lavorare per l'FSB. Due anni dopo, nel 2005, sono stato espulso dalla Russia, forse a causa del mio rifiuto di collaborare con i servizi segreti. Alla fine sono riuscito a tornare solo dopo l'intervento dell'allora primo ministro italiano Silvio Berlusconi.
Negli anni successivi, so di molteplici tentativi di reclutare i miei colleghi della comunità ebraica. Inoltre, gli agenti dell'FSB controllavano, visitavano e intimidivano regolarmente i capi delle organizzazioni religiose, assicurandosi che tutti fossero consapevoli della loro presenza. Alcuni leader studenteschi ebrei sono stati invitati negli uffici dell'FSB in piazza Lubyanka.
In particolare, nel 2000 il Cremlino si è alleato con la Federazione delle comunità ebraiche della Russia (FEOR), una partnership che ha avuto diversi scopi. In primo luogo, era un alibi per Putin che non era un antisemita mentre distruggeva gli oligarchi - molti dei quali di origine ebraica (Mikhail Fridman, Vladimir Gusinsky, Mikhail Khodorkovsky, Boris Berezovsky) - come classe.
Il secondo compito di FEOR era per il mondo occidentale: Quando Putin è diventato più autoritario e le potenze occidentali sono diventate apprensive, i capi della FEOR sono stati inviati in Occidente per trasmettere un messaggio: Per quanto Putin sia cattivo, qualsiasi alternativa sarebbe peggiore e gli ebrei verrebbero perseguitati. Quando le proteste sono cresciute a Mosca dopo che Putin ha annunciato il suo ritorno al potere nel 2012, i rabbini della FEOR hanno subito chiesto ai loro fedeli moscoviti di desistere e di non prendere parte alle proteste, sostenendo lo sforzo generale del governo di depoliticizzare la società civile.
In seguito, quando la Russia ha conquistato la Crimea, i leader della FEOR sono stati in prima linea nell'imporre la linea sui social media, mentre scoppiavano le proteste degli ebrei russi: Ebrei, non fatevi coinvolgere; questa non è la nostra battaglia.
Nel contesto della narrazione propagandistica russa della lotta ai neonazisti in Ucraina, il Museo della Tolleranza, costruito dalla FEOR e incentrato sulla narrazione della Seconda Guerra Mondiale, è stato usato più volte per sostenere che la guerra contro l'Ucraina era una guerra contro la rinascita del nazismo. Questa è stata la linea utilizzata dal rabbino Alexander Boroda, presidente della FEOR, nel suo sostegno alla guerra. Le organizzazioni sorelle della FEOR al di fuori della Russia, come Chabad, non hanno detto quasi nulla.
Anche se il Cremlino è riuscito in parte a controllare e strumentalizzare la comunità ebraica russa, l'FSB ha continuato la sua guerra di logoramento contro i rabbini, principalmente di origine straniera, esiliando più di 11 rabbini comunali nell'ultimo decennio, ovvero coloro che non seguivano la linea di partito stabilita dall'FSB e modellata dalla Chiesa ortodossa russa.
In effetti, la Chiesa ortodossa russa ha svolto un ruolo essenziale nella guerra del Cremlino contro l'Ucraina e, mentre il mondo segna l'anniversario di un anno dell'invasione russa, dobbiamo esaminare il modo in cui la religione è stata usata come arma - e pervertita - per giustificare i crimini contro l'umanità.
"Ma quante divisioni ha il Papa?".
Questa fu la domanda che il leader sovietico Joseph Stalin pose al Primo Ministro britannico Winston Churchill alla Conferenza di Mosca del 1944, quando il leader britannico propose di coinvolgere il Papa in alcune decisioni.
I conflitti politici e le guerre sono spesso legati a disaccordi politici, economici e territoriali, ma il fattore religione in questi conflitti non dovrebbe essere ignorato.
La Chiesa ortodossa russa, decimata e quasi distrutta dopo settant'anni di regime comunista, ha finalmente ritrovato la sua voce con la creazione della Federazione Russa nel 1991, ma ha vissuto una vera e propria rinascita solo con l'ascesa al potere di Vladimir Putin nel 2000. Nel 2020, la Chiesa aveva costruito in Russia un numero di chiese e monasteri (circa 10.000) pari a quello precedente la rivoluzione del 1917.
James Billington, bibliotecario della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti ed esperto della Chiesa ortodossa russa, scrisse all'inizio degli anni '90 che la Chiesa aveva due opzioni. Poteva scegliere di diventare un veicolo di democratizzazione, come lo erano le chiese cattoliche e protestanti in Europa occidentale, sostenendo i loro elettori nella lotta per una vita migliore; oppure poteva schierarsi con le tendenze autoritarie del governo e raccogliere i benefici che ne derivavano, come la costruzione di magnifiche chiese in tutto il Paese.
Il Patriarca Kirill, capo della Chiesa nella Russia di Putin, ha scelto la seconda opzione. In un Paese privo di ideologia, la Chiesa si è associata allo Stato per fornire una nuova ideologia alla propaganda anti-occidentale del regime e, in qualche misura, ha sostituito il partito comunista nella creazione di cultura e valori. Il mandato della Chiesa si è evoluto fino a fornire un sostegno ideologico alla mancanza di supporto del regime ai diritti umani, alla democrazia e alle libere elezioni, indirizzandolo ad attaccare il sostegno dell'Occidente ai diritti degli omosessuali e alla permissività sessuale.
L'allineamento della Chiesa con lo Stato non è passato inosservato all'opinione pubblica russa. Nel 2012, il gruppo musicale Pussy Riot ha organizzato un concerto punk nella cattedrale principale di Mosca, per poi essere arrestato pochi minuti dopo dalla polizia. In base alla legge contro la blasfemia, i membri del gruppo sono stati arrestati e dalla Chiesa è iniziato un grande esodo di giovani. Per molti russi liberi pensatori si trattò di un momento decisivo in cui la Chiesa si identificò completamente con lo Stato, come aveva fatto durante l'epoca zarista.
Tuttavia, il compito principale della Chiesa è diventato più chiaro quando Putin ha cambiato rotta e ha definito la dissoluzione dell'Unione Sovietica la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo. In una serie di guerre e conquiste, Putin si è proposto di ricreare l'Unione Sovietica, anche se senza il marxismo.
Il Patriarca ha dato la sua benedizione a partire dal 2012 e il clero si è mobilitato per utilizzare le sue strutture religiose per influenzare il suo gregge a sostenere il ritorno dei territori perduti alla Madre Russia. (Con l'aumento delle interferenze del Cremlino, l'ingerenza del Patriarcato di Mosca nella politica ucraina è diventata insopportabile per il governo ucraino, portando alla definitiva autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina, concessa nel gennaio 2019 dal Patriarca Ecunemico Bartolomeo II di Costantinopoli).
Per Kirill, il ritorno delle chiese e dei fedeli perduti è diventato una questione personale - e quindi è diventato il più forte sostenitore dell'invasione dell'Ucraina, conferendo di fatto all'invasione (o "operazione speciale") lo status di guerra santa e promettendo l'assoluzione e un posto in paradiso per tutti i soldati caduti. Le voci della Chiesa che non sostenevano l'invasione sono state immediatamente messe a tacere: il metropolita Hilarion, responsabile delle relazioni esterne e sostanzialmente il numero due del Patriarcato di Mosca, è stato esiliato nell'arretrata città ortodossa di Budapest, in Ungheria, per il suo rifiuto di sostenere la guerra.
Due settimane dopo l'invasione dell'Ucraina, anch'io decisi di lasciare la Russia - dove avevo servito la mia comunità come rabbino per tre decenni - per l'Europa e poi per Israele. Mi sono reso conto che avrei subito pressioni per sostenere la guerra e che esprimere un qualsiasi dissenso sarebbe stato pericoloso. Da quando sono partito, mi viene spesso chiesto, ovunque vada nel mondo: Perché non ci sono state più voci di dissenso e di protesta da parte della Chiesa ortodossa russa e di altri gruppi religiosi?
La risposta è semplice e spesso sconvolge gli occidentali, ma è una realtà ben nota a chi ha vissuto nel blocco orientale.
In epoca sovietica, il KGB controllava la vita religiosa e reclutava un gran numero di religiosi per lavorare per la sicurezza dello Stato. Era quasi impossibile raggiungere un posto di rilievo in una gerarchia religiosa senza essere un agente attivo del KGB.
Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, la Russia non ha mai affrontato un processo di pentimento, come le commissioni per la verità e la riconciliazione del Sudafrica post-apartheid e della Germania del dopoguerra. In Russia, i vecchi funzionari sono rimasti al loro posto, cambiando solo leggermente il loro linguaggio, ma mantenendo intatto gran parte del comportamento e della cultura politica di stampo comunista.
E mentre la pratica del reclutamento del clero da parte del KGB si è un po' attenuata negli anni di Eltsin, con il nuovo servizio segreto FSB - con l'ascesa di Putin - le vecchie tattiche sono tornate in pieno vigore e l'FSB ha nuovamente iniziato ad assumere rappresentanti del clero di ogni religione, usando minacce, ricatti e manipolazioni per controllare tutti i gruppi religiosi.
L'FSB non si è limitato ad assicurarsi la sottomissione della Chiesa ortodossa russa e l'infiltrazione della comunità ebraica. L'FSB si è anche assicurato di piazzare i suoi rappresentanti all'interno della leadership religiosa musulmana. (Oltre il 10% dei cittadini russi si identifica come musulmano).
Il governatore della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov - considerato per certi versi un leader religioso - è un sostenitore accanito del Cremlino, che chiede misure più estreme contro l'Ucraina. Diversi importanti leader religiosi musulmani, tra cui il Gran Muftì di Russia, Talgat Tadzhuddin, hanno sostenuto la guerra, inviando un gran numero di coscritti al fronte.
Negli ultimi anni mi sono chiesto perché i leader della Chiesa ortodossa russa abbiano scelto di dimenticare il pesante prezzo pagato dalla loro chiesa per essere stata completamente asservita allo Stato al momento della rivoluzione del 1917: I bolscevichi vittoriosi arrestarono migliaia di sacerdoti e li mandarono nei gulag. Non mi aspetto che lo stesso accada se un giorno in Russia salirà al potere un nuovo regime democratico, ma l'esodo di milioni di persone dal collegio elettorale della Chiesa ortodossa russa verso altre strutture religiose non macchiate dalla loro sudditanza a un governo laico potrebbe essere inevitabile.
Tutti i leader religiosi dovrebbero ricordare un principio fondamentale: la loro risorsa principale è il popolo, non le cattedrali. E c'è un prezzo pesante da pagare per una fusione totale con lo Stato. Una volta che lo Stato e la Chiesa diventano una cosa sola, uno dei due emerge come pericolosamente, minacciosamente, superfluo.
L'autore dell'articolo è Pinchas Goldschmidt: presidente della Conferenza dei rabbini europei ed è stato rabbino capo di Mosca dal 1993 al 2022. Ha lasciato la Russia nel marzo 2022.
Fonte: Foreign Policy
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:54 am

2)
Ucraina e Israele, la stessa posta in gioco

Niram Ferretti
9 Aprile 2022

http://www.linformale.eu/ucraina-e-isra ... -in-gioco/

La frase spesso citata, al limite dell’usura, di Ugo La Malfa, “La libertà dell’Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme”, formulata in relazione alla necessità di riconoscere in Israele il baluardo in Medio Oriente al tracimare dell’estremismo islamico, si può traslare oggi con riferimento all’Ucraina e alla guerra di aggressione scatenata dalla Russia.

Non vi è alcun dubbio sul fatto che al di là dei pretesti addotti e variabili, dell’invasione voluta da Putin (espansione della NATO, minaccia alla sicurezza russa, “denazificazione” del paese), ciò che muove ideologicamente questa guerra è ben radicato nella volontà russa di ridisegnare l’ordine geopolitico emerso con la fine della Seconda guerra mondiale e successivamente quello scaturito dal crollo dell’Unione Sovietica, per formarne uno alternativo, in cui, all’interno di una costellazione euroasiatica, la Russia sia potenza di prima grandezza appoggiata dalla Cina. Il collante dell’alleanza è l’avversione esplicita per l’architettura liberale, di cui gli Stati Uniti hanno tutelato e governato negli ultimi 76 anni, come potenza egemone del globo, l’esistenza.

Se, al di là della prosa turgida, dell’enfasi messianica, si traduce in sintesi ciò che dichiara Alexander Dugin, si troverà una notevole consonanza con le affermazioni meno esagitate di Sergey Karaganov, ex Consigliere di Putin, e a capo oggi del Centre for Foreign and Defense Policy di Mosca, il quale non si fa alcuno scrupolo nel dichiarare, come ha fatto in due recenti interviste apparse questo mese, la prima su The Newstatesman e la seconda su Il Corriere della Sera, che la guerra contro l’Ucraina è in realtà un tassello di una guerra più ampia contro l’Occidente.

Quando Karaganov afferma, “Ci sentiamo tutti parte di un grande evento nella storia, e non si tratta solo della guerra in Ucraina; si tratta del crollo finale del sistema internazionale che si è creato dopo la Seconda guerra mondiale e poi, in modo diverso, è stato ricostruito dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quindi, stiamo assistendo al crollo di un sistema economico – del sistema economico mondiale – la globalizzazione in questa forma è finita” come si fa a non sentire, in forma diversa, l’eco delle stesse parole di Dugin, “L’operazione speciale in Ucraina è diretta soprattutto contro il liberalismo e il globalismo”?

L’unico paese in Medioriente che ha fatto della difesa del liberalismo e della democrazia la propria ragione d’essere è, ovviamente, Israele. Non a caso, lo stesso Dugin, qualche anno fa attaccò Israele per questa sua specificità, affermando, “Lo stato di Israele è stato sin dall’inizio una base strategica per l’Atlantismo militante (prima l’Inghilterra, ora gli Stati Uniti) nel Medio Oriente. Questo stato è sia ideologicamente che politicamente orientato al capitalismo ed occidentalizzato per quanto riguarda il sistema di valori. Questi valori sono in completa contraddizione con la visione nazionale russa del mondo, così come l’intera idea di Geopolitica Eurasiatica”. http://www.linformale.eu/aleksander-dug ... necessita/

La “visione nazionale russa del mondo” non prevede infatti una Ucraina libera, autonoma, in grado di potere determinare il proprio futuro spostandosi maggiormente verso Occidente per sottrarsi all’influenza russa. E questo perchè all’Ucraina non è riconosciuta una sua specificità nazionale, come ha scritto Putin stesso nel saggio, Sull’unità storica di russi e ucraini pubblicato il 12 luglio del 2021. Ma non è forse la stessa specificità ed esistenza autonoma di Israele negata fin dal principio dal mondo islamico che con tre guerre ha cercato di distruggerla, per poi passare con la Seconda intifada al terrorismo su larga scala? E non è forse l’Iran che da anni si riferisce ad Israele come un “cancro”, una anomalia patologica da estirpare dal corpo considerato imperituramente musulmano del Medio Oriente?

Come non vedere nell’aggressione a freddo dell’Ucraina da parte della Russia, aggressione che è sfida aperta all’Occidente, la medesima volontà di chi, sul fronte islamico, condivide lo stesso odio per la democrazia e l’assetto liberale che essa garantisce e di cui, in Medio Oriente, Israele è simbolo?

Il nazionalismo esasperato che motiva, da parte russa, la guerra in corso, portatore di una volontà imperialista che si declina nel modo più brutale, è esattamente speculare al suprematismo musulmano per il quale Israele sarebbe un elemento estraneo e patogeno (un “cancro”, appunto) collocato su un territorio che viene ritenuto interamente waqf islamico.

Le differenze sono, inevitabilmente, di natura culturale, ma la sostanza soggiacente è la stessa, così come vi sono strette analogie con la propaganda messa in campo atta alla demonizzazione dell’avversario. Nei confronti dell’Ucraina, la Russia ha utilizzato un rodato strumento del proprio armamentario, non a caso fornito proprio dal’Unione Sovietica agli arabi a partire dagli anni ’60 per demonizzare Israele, quello della nazificazione.

Nel suo discorso del 24 febbraio, Putin ha esplicitamente utilizzato l’espressione “denazificare”, riferita alla decisione di invadere l’Ucraina, come una delle ragioni dell’invasione, in linea di continuità con la rappresentazione propagandistica degli ucraini come nazisti utilizzata in rapporto al conflitto nel Donbass.

La nazificazione degli israeliani da parte della propaganda araba e islamica in generale, è in corso almeno da trent’anni, c’è solo l’imbarazzo della scelta nella florida pubblicistica antisionista che originata dal Cremlino, ha progressivamente innondato il mondo musulmano trovando numerose adesioni anche in Occidente. E se Israele non ha l’equivalente del Battaglione Azov, la milizia nazionalista, perfetta per la reductio ad hitlerum dell’intera Ucraina, ciò non ha impedito e non impedisce la raffigurazione di primi ministri israeliani e semplici soldati con la svastica sul braccio o in uniforme delle SS.

L’Ucraina si trova oggi, sotto assedio russo, nella posizione in cui Israele si trova dal 1948. Entrambi i paesi, in aree geografiche assai distanti, sono luoghi in cui la rappresentazione politica e culturale dell’Occidente, non solo è a rischio di essere travolta da regimi che le sono ontologicamente avversi, come è il caso di Israele, ma, nel caso dell’Ucraina, è aggressivamente ed esplicitamente messa in mora.

Non è dunque possibile per chi ha cuore l’ordine democratico occidentale e l’insieme di valori che esso custodisce e mette in circolazione, soprattutto per chi è da sempre dalla parte di Israele e delle sue ragioni, non trovarsi naturalitater dalla parte dell’Ucraina, ovvero dalla parte occidentale, lasciando a chi le è avverso, e spera nella sua disarticolazione, di sposare le ragioni di Putin e il suo regime.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:55 am

3)
La Russia contro Israele

Deborah Fait
21 aprile 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4786604731

Putin telefona al leader palestinese per esprimere disapprovazione per le azioni di Israele sul Monte del Tempio mentre crescono le ricadute della dichiarazione di Lapid sui "crimini di guerra" russi.
Di Lauren Marcus, World Israel News
Sulla scia di una lettera con parole forti al primo ministro Naftali Bennett chiedendo che Israele trasferisse la proprietà di una chiesa a Gerusalemme alla Russia, il presidente Vladimir Putin ha telefonato al presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas per criticare le recenti azioni delle forze di sicurezza israeliane sul Monte del Tempio.
Secondo un rapporto dell'agenzia di stampa statale russa RIA, Putin ha discusso una serie di argomenti con Abbas.
Mentre i prezzi alimentari globali aumentano a causa dell'inflazione, con la crisi della catena di approvvigionamento innescata dalla pandemia di COVID e dalla guerra in Ucraina, Putin avrebbe detto ad Abbas che i palestinesi godranno dell'accesso illimitato a "grano, materiali e raccolti russi".
L'agenzia di stampa statale Wafa di proprietà dell'Autorità Palestinese ha affermato che "Putin ha sottolineato la ferma posizione della Russia a sostegno dei diritti del popolo palestinese e che la Russia continuerà a ... sostenere ... la causa palestinese in tutti i forum internazionali".
Wafa ha riferito che Putin ha espresso la sua disapprovazione per gli arresti su larga scala di rivoltosi violenti da parte di Israele sul Monte del Tempio, dicendo di non essere d'accordo con "le pratiche israeliane che impediscono ai fedeli di accedere liberamente alla moschea di Al-Aqsa".
Si dice anche che Putin abbia criticato Israele per non aver "rispettato lo status quo storico esistente alla moschea di Al-Aqsa e a Gerusalemme".
Mosca ha mantenuto a lungo cordiali legami con l'AP. Decine di palestinesi a Betlemme hanno organizzato una modesta manifestazione pro Putin nella piazza centrale di Betlemme all'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina.
Dopo che il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid ha criticato Putin per aver commesso "crimini di guerra" in Ucraina, in un importante allontanamento dalla politica del governo israeliano di rimanere neutrale durante il conflitto, la Russia ha risposto al fuoco con una dura dichiarazione.
"Le dichiarazioni del ministro degli Esteri israeliano suscitano rammarico e rifiuto", ha affermato sabato il ministero degli Esteri russo.
"C'è stato un tentativo mal camuffato di sfruttare la situazione in Ucraina per distrarre l'attenzione della comunità internazionale da uno dei più antichi conflitti irrisolti, quello palestinese-israeliano", ha affermato il ministero.
Da Rodolfo Chur
(italiani in Israele)


Le Russia attiva i missili contro Israele: è alta tensione in Siria
Alessandro Scipione
24 Maggio 2022

https://it.insideover.com/guerra/le-rus ... siria.html

La Russia ha azionato per la prima volta i sistemi di difesa anti-aerei S-300 dislocati in Siria contro i caccia di Israele. L’episodio è avvenuto la notte del 13 maggio nei pressi della città di Masyaf, nel nord-ovest del Paese arabo, a circa 45 chilometri dalla base navale di Tartus, gestita da Mosca. Il raid israeliano ha provocato cinque morti e sette feriti, come riferito dall’agenzia di stampa siriana ufficiale Sana. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra ma presente sul territorio siriano con una rete di fonti, segnala che quattro delle vittime erano combattenti di nazionalità non precisata.

“Aerei da guerra israeliani hanno lanciato almeno otto missili contro depositi di armi e siti iraniani nell’area di Masyaf”, aggiunge l’Ong. Secondo l’emittente televisiva israeliana Channel 13, il missile anti-aereo russo è stato sparato mentre i jet israeliani stavano tornando alla base e non ha agganciato alcun obiettivo. L’episodio, finora non smentito, segna un deciso cambio di passo nell’atteggiamento di Mosca nei confronti dello Stato ebraico. Secondo la rivista statunitense Forbes, la risposta russa ai raid israeliani in Siria “potrebbe essere un grosso problema”.

Chi ha sparato?

Finora, tra Russia e Israele era in vigore un tacito accordo che permetteva allo Stato ebraico di colpire obiettivi dell’Iran e degli Hezbollah libanesi in Siria, senza finire nella rete anti-aerea avanzati dislocata da Mosca nel territorio del regime di Damasco. A tentare di colpire gli aerei israeliani sono in genere le obsolete e poco efficaci batterie Pantsir S-2. Secondo Channel 13, i sistemi S-300 in Siria sono azionati delle Forze armate russe e non possono attivarsi senza l’approvazione di Mosca. “Se, tuttavia, la Russia avesse trasferito il pieno comando e controllo degli S-300 all’esercito siriano, e avesse permesso a Damasco di usarli per cercare di impedire a Israele di attaccare obiettivi collegati all’Iran nel Paese, sarebbe tutta un’altra storia”, sottolinea Forbes.

Linea rossa

Il quotidiano The Times of Israel afferma che, a prescindere da chi abbia azionato i missili, l’episodio è preoccupante per Israele. Lo Stato ebraico ha compiuto centinaia di attacchi aerei all’interno della Siria a partire dal 2011, in relativa tranquillità. Gli S-300 permetterebbero a Damasco di colpire bersagli ad alta quota a oltre 160 chilometri di distanza. L’intelligence israeliana ha fatto filtrare alla stampa le immagini satellitari scattate prima e dopo il raid che mostrerebbero una struttura sotterranea completamente distrutta. L’area del bombardamento dista appena qualche decina di chilometri dalla strategica base di Tartus. “Molto probabilmente il personale russo ha lanciato il missile per segnalare a Israele si è spinto troppo oltre secondo il punto di vista di Mosca. In altre parole, è il classico colpo di avvertimento”, afferma Forbes. Secondo un’analisi di Stratfor, “la vicina provincia siriana di Latakia ospita le basi aeree e navali russe ed è normalmente off-limits agli attacchi israeliani, portando così il redente raid israeliano molto vicino alle linee rosse indicate da Mosca”.

Rapporti incrinati?

Il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, senza mai menzionare apertamente l’episodio, ha dichiarato che lo Stato ebraico “continuerà ad agire contro qualsiasi nemico che lo minacci e impedirà il trasferimento di capacità avanzate dall’Iran”. Secondo Forbes, “mentre Israele indubbiamente non vuole uno scontro militare con la Russia in Siria, Mosca certamente non può permetterselo, soprattutto in un momento in cui la sua capacità di rifornire le sue forze in Siria è stata gravemente limitata dopo che la Turchia ha chiuso lo stretto del Bosforo”. L’escalation avviene mentre i rapporti tra Israele e Russia sono tesi dopo le dichiarazioni a Mediaset del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, giudicate antisemite, e le successive “scuse” di Vladimir Putin, queste ultime riferite però solo dalla parte israeliana e non dal Cremlino. In Israele vive una vasta comunità russofona ed è nell’interesse di tutti mantenere rapporti cordiali, ma è altrettanto vero molto israeliani hanno origini ucraine: a Odessa, ad esempio, vive una folta e nota comunità ebraica.

Il fattore ucraina

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio, lo Stato ebraico ha cercato di preservare i suoi legami con Mosca e fino a poco tempo fa ha rifiutato di inviare equipaggiamento difensivo in Ucraina, trasferendo invece oltre 100 tonnellate di aiuti umanitari e allestendo un ospedale da campo nell’Ucraina occidentale. Adesso Israele sembra aver mutato cambiato posizione e lo dimostra l’annuncio dell’invio, pochi giorni fa, di elmetti e giubbotti antiproiettile all’Ucraina. In una dichiarazione, il ministero della Difesa ha affermato che avrebbe spedito 2.000 elmetti e 500 giubbotti antiproiettile, i primi inviati dallo stato ebraico dall’inizio dell’invasione russa. I canali Telegram russi riferiscono anche dell’invio di consiglieri militari e droni israeliani. Eventualità che Insideover non può verificare e che poterebbe rientrare nel novero della propaganda di Mosca.



Israele e Medio Oriente

Il gioco sporco della Russia con Israele
Davide Cavaliere
27 Giugno 2022

http://www.linformale.eu/il-gioco-sporc ... n-israele/

Circa due settimane fa, Israele ha bombardato l’aeroporto di Damasco, in Siria, causando gravi danni a una pista d’atterraggio, a una sala d’attesa, a dei magazzini e alla superstrada che conduce allo scalo aereo. Per Gerusalemme è da qui che partono le armi iraniane per l’esercito di Assad e per Hezbollah in Libano.

Gli armamenti e i sistemi militari vengono contrabbandati su aerei civili. Quella di occultare armi e munizioni all’interno o in prossimità di strutture civili è una consolidata strategia dei nemici dello Stato ebraico. Hamas, a Gaza, posiziona le sue batterie di missili sui tetti delle scuole o degli ospedali, così da poter poi accusare l’aviazione militare israeliana di colpire, deliberatamente, edifici di pubblica utilità.

Israele ha molte prove riguardo all’uso improprio che il regime di Assad, Hezbollah e Teheran fanno dell’aeroporto di Damasco. Inoltre, Israele può presentare le prove dei depositi di armi che sono collocati ai margini dell’infrastruttura, dove le armi vengono immagazzinate, dopo essere state scaricate dagli aerei civili, fino al giorno della consegna agli agenti del gruppo terroristico libanese.

Quest’ultimo bombardamento ha scatenato le ire della Russia, che ora sta preparando una risoluzione anti-israeliana al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. «Siamo costretti a ribadire – ha dichiarato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri – che i continui attacchi israeliani sul territorio della Repubblica araba siriana, in violazione delle norme di base del diritto internazionale, sono assolutamente inaccettabili. Condanniamo con forza il provocatorio attacco israeliano a uno dei più importanti elementi delle infrastrutture civili siriane».

La scorsa settimana, Mosca ha anche convocato l’ambasciatore israeliano, Alex Ben-Zvi, per chiedere chiarimenti sull’attacco. Tuttavia, i funzionari israeliani hanno espresso dubbi sul fatto che la risoluzione proposta sarà sostenuta dagli altri membri del Consiglio. Molto probabilmente andrà incontro al veto di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, sebbene sia necessario solo il voto di uno di loro per impedirne l’adozione.

La Russia, sotto i riflettori del mondo per via della guerra in Ucraina, sembra stia cercando di spostare l’attenzione internazionale su un altro attore dello scacchiere mondiale, qualcuno capace di suscitare forti passioni e contrasti, come Israele. La risoluzione russa non ha alcuna possibilità di essere adottata, ma la sua semplice presentazione metterà la Russia in ridicolo. Mosca, infatti, sta conducendo una guerra sporca in Ucraina, un vero e proprio «urbicidio», accompagnato da rapimenti di massa di bambini ed esecuzioni sommarie, ma si dice «indignata» per gli attacchi israeliani contro fasulli obiettivi «civili».

Questa volontà d’infangare Israele procede in parallelo con un consolidamento delle relazioni russo-iraniane. Il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, in visita a Teheran, ha chiesto che vengano eliminate tutte le sanzioni economiche contro l’Iran e che venga ripristinato il JCPOA, il disastroso accordo sul nucleare del 2015 promosso da Obama e affossato dal presidente Trump.

La Russia, definitivamente isolata dall’Occidente a causa dell’invasione dell’Ucraina, è destinata ad assumere posizioni sempre più antiamericane, dunque anche avverse a Israele. Non bisognerà stupirsi se, a breve, il Cremlino non fornirà più il suo tacito consenso alle operazioni militari israeliane in Siria. Uno scenario che dovrebbe indurre Gerusalemme a sostenere in modo più risoluto l’Ucraina, allontanandosi in modo definitivo dalla Moscovia filoaraba.


Israele e Medio Oriente
Il gioco sporco di Putin con Israele
Davide Cavaliere
5 Agosto 2022

http://www.linformale.eu/il-gioco-sporc ... n-israele/

Il 28 dicembre 2021, la Corte Suprema della Federazione Russa ha decretato la chiusura di Memorial Internazionale, l’associazione che da tre decenni custodisce coraggiosamente i diritti civili e lavora per preservare la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche.

Adesso, attraverso l’inasprimento della «legge sugli agenti stranieri» del 2012, una nuova organizzazione si appresta a essere bandita dalla Russia di Putin, si tratta della filiale dell’Agenzia Ebraica per Israele, che da sempre si occupa di far emigrare in sicurezza gli ebrei russi verso lo Stato ebraico.

Negli ultimi mesi, circa tredicimila ebrei russi hanno lasciato il loro Paese d’origine per Israele. Un numero superiore a quello degli ebrei che hanno lasciato l’Ucraina (8.500). Una fuga dettata principalmente dal rifiuto della guerra in atto, che il Cremlino non ha apprezzato.

Fermare le attività dell’Agenzia in quello che, ormai, è il regno personale di Vladimir Putin, avrebbe pesanti conseguenze per gli ebrei russi, per i quali diventerà più difficile trasferirsi nello Stato ebraico, poiché le reti di supporto per facilitare il processo di espatrio spariranno e, insieme a esse, tutto il lavoro che l’Agenzia stava portando avanti per gestire le comunità ebraiche in territorio russo.

La celebrazione organizzazione ebraica, fondata nel 1929 da Chaim Weizmann, futuro primo presidente dello Stato d’Israele, venne bandita dall’Unione Sovietica e solo alla fine degli anni Ottanta ha ripreso le sue attività in Russia.

Putin sta utilizzando gli ebrei del suo Paese come pedine per compiacere l’Iran, uno dei pochi alleati rimastogli. Non a caso il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Khamenei, ha scritto su Twitter: «Le recenti posizioni assunte dal presidente della Russia contro i sionisti sono lodevoli». Non poteva andare diversamente.

Le azioni della Russia nei confronti d’Israele e degli ebrei, dalla condanna delle operazioni militari in Siria fino al recente incontro con la Turchia per discutere del grano ucraino avvenuto proprio in Iran, dovrebbero mettere in allarme coloro che si dicono «filoisraeliani e simpatizzanti della Russia». Insomma: continua il gioco sporco di Putin con Israele.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:55 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:56 am

4)
TENSIONE ISRAELE-RUSSIA: "GRAVE CHIUDERE L'AGENZIA EBRAICA"

Progetto Dreyfus
25 luglio 2022

https://www.facebook.com/progettodreyfu ... 3329762319

Israele considera «grave» la possibile chiusura degli uffici dell'Agenzia ebraica a Mosca, anticipata la settimana scorsa dal ministero della Giustizia russo, che sarà discussa a fine mese in una Corte distrettuale locale. Al termine di una consultazione di emergenza tenuta oggi a Gerusalemme, il premier Yair Lapid ha avvertito che la vicenda potrebbe avere «ripercussioni sui rapporti bilaterali».
«Le relazioni con la Russia sono importanti per Israele - ha affermato Lapid - ma la comunità ebraica in Russia è grande, ed è importante per noi». L'Agenzia ebraica, un'emanazione del Movimento sionista con sede a Gerusalemme, è preposta all'organizzazione dell'immigrazione in Israele degli ebrei sparsi nel mondo. In Russia, secondo la ministra per l'Immigrazione Pnina Tamano Shata, ci sono 600mila ebrei che avrebbero il diritto di trasferirsi in Israele. Per il momento Israele sta cercando di circoscrivere la vicenda. Lapid ha chiesto ad una delegazione di esperti di questioni legali di tenersi pronta a partire in ogni momento per Mosca. «Cerchiamo ancora - ha detto Tamano Shata - di trovare un'intesa con le autorità locali».





Putin contro Israele: chiusa l'Agenzia ebraica

Fiamma Nirenstein
27 luglio 2022

https://www.facebook.com/groups/1807630 ... 8511361160

Nella nuova avventura che il mondo, bendato, sta intraprendendo, Israele e Russia confliggono. Putin ha annunciato la chiusura dell'Agenzia Ebraica in Russia, l'Agenzia, la "Sochnut"che divenne il primo governo di Israele: nata nel 1923, divenne nel '48 il primo governo di Ben Gurion; tiene insieme nel mondo il bandolo della diaspora, laica e religiosa, del ritorno in Israele del popolo ebraico. Paese per paese, città per città, il nesso fra identità culturale e religiosa delle varie comunità e Israele è là. Il Ministero della Giustizia russo ha accusato la "Sochnut" di raccogliere informazioni sui cittadini russi, e questo è illegale. La risposta tecnica è stata lo stupefatto incarico a un gruppo di legislatori israeliani di partire per Mosca per trovare il modo di far cessare l'inquisizione, ma per ora il gruppetto aspetta presso il Ministero degli Esteri e non ottiene il permesso di presentarsi in Russia. L'Agenzia ha deciso al momento di spostare la sua attività online e a Gerusalemme, una sconfitta momentanea, accompagnata dalla protesta simile a una vera e propria minaccia di rappresaglia da parte del Primo Ministro e Ministro degli Esteri Yair Lapid. Insieme a un gruppo di Ministri in un incontro a porte chiuse ha segnalato rabbia, decisione, ma soprattutto un grande sconcerto insieme alla promessa di rivedere i rapporti con la Russia. Lapid pensa di richiamare l'Ambasciatore per consultazioni, di rimandare la consegna alla Russia del complesso di una Chiesa a Gerusalemme da tempo promesso, e soprattutto, si capisce senza dirlo, di spostarsi dalla scelta di non fornire armi agli Ucraini, né aiuto strategico. Non saranno certo le minacce a spaventare Putin: nella sua irritazione oltre alla spallata da bullo, probabilmente c'è anche un elemento personale. Lapid, al contrario di Bennett, e del rapporto molto cortese con l'accordo di non ingerenza del 2015 con Netanyahu, non ha contatti con Putin, e ha inveito parecchio contro i "crimini di guerra", le "stragi", le "aggressioni non provocate", pur mantenendosi sulla linea degli aiuti puramente umanitari e del sostegno morale a Zelensky. Israele, che sapeva bene di camminare su un'asse di equilibrio data la presenza militare massiccia della Russia in Siria, ha votato all'ONU il 7 di Aprile per espellere Putin dal Comitato per i diritti umani, ha spinto molto l'aiuto sanitario e l'immigrazione, Lapid è apparso come il miglior amico di Biden durante la visita di pochi giorni; l'incontro di Putin a Teheran e i nuovi accordi con gli ayatollah, anche se non hanno contemplato un aspetto esplicitamente anti-israeliano, pure devono non averne escluso qualcuno. L'asse formatosi fra Russia, Iran e Turchia ha un tratto antiamericano e anti-israeliano. E in Siria Israele contrattacca il disegno iraniano di creare un fronte nemico pronto alla guerra, come quello degli Hezbollah in Libano. Adesso, vedremo se la Russia seguiterà a chiudere un occhio. Difficile che voglia confrontarsi militarmente con Israele, che sul campo resta un nemico molto temibile, e Putin è già molto occupato. Ma la chiusura dell'Agenzia è un atto duro, che mette insieme un attacco agli ebrei russi e allo Stato d'Israele, così catturato nello scontro mondiale di cui ha cercato invano di restare ai margini. Israele non può ignorare l'incubo degli ebrei bloccati come ai tempi di Nathan Sharansky, che dovette trascorrere 9 anni in prigione fra gli anni '70 e '80, quando l'Unione Sovietica perseguitava gli ebrei refusenik. Per ora, siamo agli inizi di quello che si può trasformare in una prigione per circa un milione di ebrei russi. Un milione giunsero negli anni novanta dopo la fine dell'URSS. Ma quando c'è una crisi mondiale, è raro che non risuoni un ritornello anti-ebraico. Funziona.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:57 am

5)
Herbert Pagani , Arringa per la mia terra

https://www.youtube.com/watch?v=r3AGNVWEJ4A
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:58 am

6)
"La guerra, una catastrofe per la Russia La cortina di ferro si sta richiudendo"

Moked
25 luglio 2022

https://moked.it/blog/2022/07/25/la-gue ... chiudendo/

In parte in esilio, in parte a casa. La nuova vita a Gerusalemme per l’ex rabbino capo di Mosca rav Pinchas Goldschmidt è carica di contraddizioni. Aver lasciato quella che per oltre trent’anni è stata casa sua, dove ha contribuito a ricostruire un tessuto ebraico, è stata una scelta difficile. Ma, come ha raccontato alla tedesca Süddeutsche Zeitung di recente, la pressione da parte delle autorità russe perché assecondasse pubblicamente l’invasione dell’Ucraina lo ha spinto a trasferirsi in Israele. Qui ha studiato da giovane e qui vive parte della sua famiglia. “Conosciamo molto bene il Paese, i miei genitori vivono qui, abbiamo figli e nipoti qui. Quindi da un lato è anche casa mia, ma naturalmente mi sento davvero in esilio”, ha spiegato il rav al giornalista Peter Münch, in quella che è stata la sua prima intervista pubblica dall’abbandono forzato di Mosca.
Tra le prime domande, una sulla pressione subita dal Cremlino per dare appoggio all’aggressione avviata il 24 febbraio scorso. “Chiunque parli della guerra corre il rischio di essere punito e imprigionato. Eravamo sotto pressione perché la comunità ebraica si esprimesse ufficialmente a favore della guerra. Poiché non avevamo la possibilità di dire qualcosa di critico, inizialmente abbiamo deciso di non dire nulla. – ha spiegato rav Goldschmidt – Per me è stato un grande problema morale: rimango in silenzio, eppure devo fare qualcosa. Per questo motivo io e mia moglie abbiamo deciso di lasciare la Russia”. Come i coniugi Goldschmidt, altre migliaia di persone nella prima metà del 2022 hanno deciso di fare l’aliyah dalla Russia. Secondo i dati del Ministero per l’Aliyah e l’Integrazione, ai primi di luglio ad emigrare sono state 16.598 persone. Il doppio rispetto al 2021 e il 40 per cento in più rispetto a chi è arrivato nello stesso periodo dall’Ucraina. Ora il Cremlino sta cercando di ostacolare questo flusso, colpendo l’Agenzia ebraica a Mosca. Passando attraverso i tribunali infatti, le autorità russe vorrebbero far chiudere l’ufficio locale dell’ong basata a Gerusalemme. Una notizia che sui social il rav Goldschmidt ha commentato con un certo sarcasmo: “in realtà la Russia ha fatto di più per promuovere l’emigrazione in Israele negli ultimi mesi di quanto abbia fatto l’Agenzia Ebraica negli ultimi dieci anni”. La guerra, come raccontano i numeri, ha spinto molti russi a chiedere, attraverso la Legge del Ritorno, la cittadinanza israeliana e a trasferirsi direttamente nel paese. Il perché lo spiega in poche parole Goldschmidt alla Süddeutsche: “Questa guerra è una catastrofe totale non solo per l’Ucraina e l’ebraismo ucraino, ma anche per la Russia, che sta facendo un grande passo indietro verso l’Unione Sovietica”. La comunità ebraica del paese continua ad andare avanti, ma i problemi da tempo si stanno aggravando. “Negli ultimi anni, ad esempio, più di dieci rabbini sono stati espulsi per vari motivi. Questo indica che la situazione è molto delicata”. Il giornalista Peter Münch poi chiede conto dei rapporti del mondo ebraico con Putin. “Ci sono conflitti all’interno dell’ebraismo russo quando si parla di Vladimir Putin?”, chiede Münch. E aggiunge: “Per esempio, il rabbino capo della Russia, Berel Lazar, è sempre stato considerato un confidente del presidente ed è rimasto nel Paese”. “Essere vicini a un governo o a un presidente può portare molti vantaggi, ma alla fine c’è un prezzo da pagare. – la replica di Goldschmidt – Ma spetta ad altri giudicare da che parte della storia si vuole stare”. Il rav poi spiega di aver deciso di rassegnare le dimissioni dall’incarico di rabbino capo di Mosca per non mettere in difficoltà la sua comunità. E nel frattempo sono sempre più i suoi membri, racconta, che lo chiamano da Israele. “Probabilmente la mia partenza ha aiutato molte famiglie a prendere questa decisione. – la sua valutazione – Secondo le ultime statistiche, dall’inizio della guerra sono immigrati in Israele più ebrei russi che ucraini”. E il dato sarebbe anche superiore a quello ufficiale (16.598). “I numeri sono molto più alti perché una gran parte degli ebrei di Mosca aveva la cittadinanza israeliana già prima della guerra. Questa è sempre stata una rassicurazione. E non vengono più registrati all’ingresso”. Quanto il flusso di immigrazione potrà durare non è chiaro, con un clima che per Goldschmidt ricorda sempre più i tempi dell’Unione Sovietica. “Un terzo della vecchia cortina di ferro è di nuovo chiuso. – afferma – Questo non solo a causa della Russia, ma anche a causa delle sanzioni occidentali. Lasciare la Russia oggi è piuttosto difficile, non solo per gli ebrei ma per tutti. E la grande paura è che questa cortina di ferro si abbassi ulteriormente”.
Infine il commento su un eventuale ritorno in Russia: “Come ebrei dobbiamo sempre essere ottimisti. E sì, spero di tornare un giorno”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Antisemitismo/antisraelismo nella Russia fascista di Putin

Messaggioda Berto » ven feb 03, 2023 8:58 am

7)
Antisemitismo geopolitico | La rappresaglia di Putin contro gli ebrei russi che vorrebbero andare in Israele

Linkiesta.it
3 agosto 2022

https://www.linkiesta.it/2022/08/russia ... i-israele/

La settimana scorsa il ministero della Giustizia russo ha chiesto la liquidazione della filiale dell’Agenzia Ebraica per Israele presente sul suo territorio. L’ente finito nel mirino del Cremlino è un’organizzazione no-profit con sede a Gerusalemme che da quasi un secolo lavora per portare gli ebrei in Israele: è la più grande organizzazione ebraica senza scopo di lucro al mondo, fondata nei primi del Novecento. La sua mission, come da statuto, è «assicurare che ogni persona ebrea senta un legame indissolubile l’una con l’altra e con Israele, indipendentemente da dove vivano nel mondo, in modo che possano continuare a svolgere il loro ruolo fondamentale nella nostra storia ebraica in corso».

Fermare le attività dell’agenzia in Russia avrebbe dirette e pesanti conseguenze: per gli ebrei russi diventerà quasi impossibile fare domanda per trasferirsi o viaggiare nello Stato ebraico. È vero che possono ancora comprare un biglietto per un aeroporto israeliano, perché al momento non sono richiesti documenti particolari, ma le reti di supporto per facilitare il processo spariranno, insieme a tutto il lavoro che l’agenzia stava facendo per gestire scuole ebraiche e rafforzare un certo senso di comunità ebraica sul territorio russo.

Il vero problema è che tutto questo sforzo extra necessario per emigrare creerà inevitabilmente dei sospetti su coloro che ci provano, restituendo l’apparenza di un atto illecito, di slealtà: l’operazione del Cremlino rischia di creare un’aria di illegalità attorno a molti ebrei in Russia.

Dall’inizio della guerra gli ebrei stavano lasciando la Russia con ritmi decisamente maggiori rispetto agli ultimi anni – conseguenza piuttosto ovvia, come d’altronde hanno già fatto moltissime persone. Circa 16mila cittadini russi si sono registrati in Israele come nuovi immigrati da febbraio, il triplo rispetto allo scorso anno. Altri 34mila si sono presentati nel Paese come turisti, forse per restare. Tra loro ci sono cittadini come Elena Bunina, che era l’amministratore delegato di Yandex, una società che la Russia considerava la sua risposta a Google.

Ma Mosca prova a difendersi: le autorità russe temono una fuga di cervelli, che sembra, almeno alla sua classe dirigente, una buona ragione per fare fondo alla repressione.

«L’azione punitiva sorprende per il carattere tempistiche e immediatezza», scrive Gal Beckerman sull’Atlantic. «Per anni, le relazioni tra Israele e Russia sono state in ripresa e Israele ha assunto una posizione particolarmente neutrale quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina».

Ma il tono è cambiato negli ultimi tempi: il ministro degli Esteri israeliano, Yair Lapid, ha parlato espressamente di crimini di guerra per descrivere il comportamento della Russia in Ucraina. Recentemente diventato primo ministro ad interim dello Stato ebraico, e non è un caso che da quel momento è iniziata una raffica di reati russi, a cominciare dall’affermazione che il governo ucraino, guidato da un presidente ebreo, è in realtà neonazista e include le riflessioni ad alta voce del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a maggio sulla questione se forse Hitler «avesse sangue ebreo».

In tutto questo, Vladimir Putin sta muovendo i fili della sua diplomazia per giocare anche contro Israele. Il recente incontro con la Turchia per discutere del grano ucraino è avvenuto in Iran, Paese nemico numero 1 di Israele. Dopo il viaggio di Putin, il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Khamenei ha twittato: «Le recenti posizioni assunte dal presidente della Russia contro i sionisti sono lodevoli».

Il riferimento è ovviamente all’Agenzia Ebraica per Israele. L’Atlantic nel suo articolo ripercorre la storia dell’istituzione nel corso del Novecento. «L’Agenzia fu bandita dall’Unione Sovietica, ma iniziò a operare nella regione alla fine degli anni ’80 e aiutò circa un milione di ebrei a raggiungere Israele negli anni ’90. Da questo esodo di massa, il ruolo dell’agenzia è stato quello di mantenere la vita comunitaria ebraica per i circa 150mila ebrei che è rimasto, oltre a sostenere chiunque voglia emigrare in Israele. La mossa di Putin deve essere vista come un atto di aggressione, inteso a rendere più difficile la partenza degli ebrei».

La settimana scorsa, commentando la notizia della decisione del Cremlino, l’ex presidente dell’Agenzia Ebraica Natan Sharansky ha detto: «È il momento di essere pragmatici, ma allo stesso tempo non è il momento di mostrare le debolezze. Hai qui una superpotenza che vuole intensificare le cose e finora non stanno cercando una soluzione: siamo in una fase storica che sembra riportarci indietro di mezzo secolo».

Forse il riferimento temporale non è casuale. Negli anni ‘70 ci fu uno dei più grandi esodi di ebrei dall’Unione Sovietica – anche se la data storica è il 1979, non proprio cinquant’anni fa. In quell’anno ci fu la più grande emigrazione dalla fine degli anni ’60: 50mila ebrei sovietici iniziarono a chiedere il diritto di andarsene. Quasi tutte le richieste furono respinte con perdite.

«Per i sovietici l’emigrazione degli ebrei era un’arma, o meglio, un rubinetto da aprire e chiudere a piacimento per compiacere o punire l’Occidente», si legge sull’Atlantic. E oggi l’idea di Putin di chiudere l’Agenzia Ebraica è la dimostrazione che la Russia consideri ancora gli ebrei delle semplici pedine, merce di scambio senza volto da usare come leva geopolitica per i suoi interessi.

«Solo un Paese preoccupato di essere diventato un posto indesiderabile in cui vivere – è la conclusione di Beckerman nel suo articolo – reagisce in questo modo. Ma se uno Stato limita e manipola il suo popolo, costringendolo perfino a supplicare per i suoi diritti fondamentali, allora la parola più accurata per descriverlo è “totalitario”».



IL “NUOVO” PUTIN INTIMORISCE ANCHE TANTI EBREI RUSSI, CHE MOLLANO TUTTO (AMICI, CASA, LAVORO) PER ANDARSENE DAL PROPRIO PAESE.
Fonte: Il Foglio
Davide Riccardo Romano
2 dicembre 2022

https://www.facebook.com/davide.romano. ... 5643329403

Roma. “Un quarto degli ebrei russi è fuggito dal paese”. L’ex rabbino capo di Mosca rivela l’entità delle partenze dall’inizio della guerra. Pinchas Goldschmidt è stato il capo della comunità ebraica della capitale russa dal 1993 al 2022. Nato a Zurigo, Goldschmidt è arrivato in Russia nel 1989 per ristabilire la vita ebraica, scuole, tribunali rabbinici, società di sepoltura, mense kosher, dopo che il comunismo sovietico aveva fatto tabula rasa dell’ebraismo e delle sue strutture sociali. C’era da ricostruire la vita ebraica dopo settant’anni di repressione. Un anno dopo fu chiamato a diventare rabbino della sinagoga della città. “Non dimenticherò mai il mio primo Yom Kippur in quel santuario” ha scritto Goldschmidt sul New York Times. “La maggior parte non conosceva l’ebraico e non poteva seguire le preghiere. Le persone entravano per meditare in silenzio”.
Goldschmidt è riuscito a ricostruire una comunità ebraica antica e gloriosa. “Per anni abbiamo sperato che le istituzioni democratiche in Russia mettessero radici. Speravamo che le comunità ebraiche potessero mantenere le distanze dal crescente autoritarismo del presidente Vladimir Putin. Il contratto sociale del suo regime, dopotutto, era che la popolazione non sarebbe stata politicamente attiva, pur consentendo alle autorità religiose di condurre i propri affari. Le nostre speranze sono state infrante. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, tutto è cambiato. Un giorno, una fonte governativa informò la sinagoga che avremmo dovuto sostenere la guerra, oppure…”.
E’ stato allora che Goldschmidt e sua moglie hanno deciso di lasciare il paese e riparare in Israele, dove c’è stato un aumento di oltre il quattrocento per cento dell’aliyah (l’emigrazione ebraica in Israele) dalla Russia rispetto al 2021. “La guerra ha creato una nuova situazione di crescente antisemitismo in Russia”, dice Goldschmidt al Foglio. Il rabbino dice che più di un quarto degli ebrei russi ha lasciato o ha intenzione di lasciare presto il paese. La comunità ebraica russa sopravviverà, ma dipende dove. “Migliaia di ebrei russi sono scappati in Armenia, Germania, Israele, Dubai. Abbiamo numeri enormi di partenze. Sono più piccoli rispetto a quelli degli anni 90, perché il totale è più basso. Ma in termini di percentuali, l’entità dell’esodo è la stessa”.
Quest’anno Goldschmidt divide il suo tempo fra alcune sinagoghe di Gerusalemme. Qui, e in altre città d’Israele, incontra nuovi emigrati ebrei dalla Russia, le decine di migliaia che sono fuggiti dall’inizio della guerra. Chi resta in Russia vive una situazione drammatica. Per questo Goldschmidt ha suggerito a chi può di lasciare il paese. “Ci sono molte sfide: paura di antisemitismo, essere isolati dal resto del mondo con la nuova cortina di ferro, la coscrizione, le condizioni economiche e la repressione politica”.
Quello che succede in Russia è diverso dal resto d’Europa. “La Russia sta tornando all’epoca sovietica. In Europa ci sono molte turbolenze politiche, ci si sta dimenticando della storia della Shoah e delle lezioni della Seconda guerra mondiale, e c’è meno tolleranza per le minoranze religiose”. Goldschmidt è rimasto in contatto con la sua ex comunità. “Quando parlo con le persone al telefono in Russia, hanno paura, parlano in modo formale. Ma quando vengono in Israele sono libere di esprimersi”. Difficile capire cosa abbia in mente Vladimir Putin, ma una cosa è certa: “Non ho parlato con lui, ma le azioni di Putin degli ultimi vent’anni mostrano la volontà di tornare al passato dell’Unione sovietica. Non in nome del comunismo o dell’ideologia, ma dell’impero”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Prossimo

Torna a Guerre

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti