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Il giorno della memoria e la liberazione dei lagher nazistiIn questi giorni si celebra Il giorno della memoria che ricoda lo sterminio degli ebrei nella seconda guerra mondiale e i filo russi fanno a gara nel sostenere che furono i russi a liberare per primi i campi di concentramento nazisti o lagher dove si sterminavano gli ebrei.
In verità non furono i russi ma le armate dell'URSS tra cui quella ucraina che fu la prima ad occupare i territori
dove si trovava Auschwitz e quindi a liberare i prigionieri ivi reclusi o detenuti che non erano solo ebrei.
La liberazione dei campi di concentramento nazistiLiberation of major Nazi camps, 1944-1945 [LCID: gge72080]
La liberazione dei principali campi di concentramento nazisti: 1944-1945
https://encyclopedia.ushmm.org/content/ ... nazi-campsMentre procedevano attraverso l'Europa, in una serie di offensive contro i Tedeschi, le truppe alleate cominciarono a incontrare e a liberare i prigionieri dei campi di concentramento; molti di loro erano sopravvissuti alle marce della morte che li avevano portati nell'interno del territorio germanico. Le forze sovietiche furono le prime a raggiungere uno tra i campi più grandi, quello di Maidanek, vicino a Lublino (Polonia), nel luglio 1944. Sorpresi dalla rapidità dell'avanzata sovietica, i Tedeschi avevano cercato di demolire il campo per eliminare le prove degli assassinii di massa. I Sovietici liberarono anche Auschwitz, Stutthof, Sachsenhausen e Ravensbrück. Forze americane liberarono invece i campi di Buchenwald, Dora-Mittelbau, Flossenburg, Dachau e Mauthausen, mentre i campi costruiti nel nord della Germania, inclusi Neuengamme e Bergen-Belsen, furono liberati dall'esercito inglese.
US Holocaust Memorial Museum
Mentre avanzvano in l’Europa, nel corso di una serie di offensive contro la Germania Nazista, gli Alleati cominciarono a incontrare sul proprio cammino decine di migliaia di prigionieri provenienti dai campi di concentramento, molti dei quali erano sopravvissuti alle marce forzate che dai campi della Polonia occupata li avevano portati all’interno della Germania. Inoltre, un gran numero di quegli ex-prigionieri era o malato o in grave stato di malnutrizione.
Le forze sovietiche furono le prime ad avvicinarsi ad alcuni tra i campi più importanti, raggiungendo quello di Majdanek, vicino a Lublino (Polonia), nel luglio del 1944. Sorpresi dalla rapida avanzata sovietica, i Tedeschi avevano cercato di nascondere le prove dello sterminio distruggendo il campo. Il personale aveva dato fuoco al grande crematorio usato per bruciare i corpi dei prigionieri uccisi, ma nella fretta dell’evacuazione le camere a gas erano rimaste intatte. Nell’estate del 1944, i Sovietici conquistarono anche le zone in cui si trovavano i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka, campi che i Tedeschi avevano smantellato nel 1943, dopo l’eliminazione della maggior parte degli Ebrei polacchi.
I Sovietici liberarono Auschwitz, il più grande campo di concentramento e di sterminio, nel gennaio del 1945. Avendo i Nazisti costretto la maggior parte dei prigionieri a marciare verso ovest (in quelle che sarebbero poi divenute famose come “marce della morte”), i soldati Sovietici trovarono, ancora vivi, solo alcune migliaia di prigionieri emaciati e sofferenti, insieme a molte prove degli assassinii di massa compiuti ad Auschwitz. I Tedeschi in ritirata avevano distrutto la maggior parte dei magazzini del campo, ma in quelli rimasti in piedi i Sovietici trovarono gli oggetti personali delle vittime: scoprirono, ad esempio, centinaia di migliaia di abiti maschili, più di 800.000 vestiti da donna e più di 6.000 chili di capelli.
Nei mesi seguenti, i Sovietici liberarono altri campi negli stati Baltici e in Polonia. Poco tempo dopo la resa della Germania, forze sovietiche liberarono i campi di concentramento di Stutthof, Sachsenhausen e Ravensbrück.
Le forze americane liberarono il campo di concentramento di Buchenwald, vicino a Weimar, in Germania, l’11 aprile 1945, pochi giorni dopo che i Tedeschi avevano cominciato ad evacuarlo. Il giorno stesso della liberazione, un’organizzazione clandestina di prigionieri riuscì a prendere il controllo del campo, con l’intento di evitare che le guardie in fuga commettessero ulteriori atrocità. Forze americane liberarono più di 20.000 prigionieri a Buchenwald, giungendo successivamente anche a Dora-Mittelbau, Flossenbürg, Dachau e Mauthausen.
Forze britanniche liberarono alcuni campi di concentramento nel nord della Germania, tra i quali Neuengamme e Bergen-Belsen, vicino a Celle, dove entrarono alla metà di aprile del 1945. Circa 60.000 prigionieri, la maggior parte in condizioni critiche a causa di un’epidemia di tifo, furono trovati ancora vivi. Più di 10.000, però, morirono nelle settimane successive a causa della malnutrizione e delle malattie.
I liberatori si trovarono ad affrontare condizioni indescrivibili nei campi Nazisti, dove mucchi di cadaveri giacevano in attesa di essere seppelliti. Solo dopo la liberazione di questi campi il mondo poté finalmente conoscere le reali dimensioni dell’orrore nazista. La piccola percentuale di prigionieri che era sopravvissuta era estremamente provata dal lavoro forzato, dalla mancanza di cibo e da mesi o anni di maltrattamenti. Molti erano così deboli che erano a malapena in grado di muoversi. Le malattie rimasero uno dei maggiori pericoli per molto tempo e diversi campi dovettero essere bruciati per evitare il diffondersi di epidemie. In breve, i sopravvissuti ai campi di concentramento dovettero affrontare un lungo e difficile cammino prima di raggiungere la completa guarigione.
Mistificazione sovietica (russa più che sovietica) Sono stati gli ucraini a liberare Auschwitz, non i russi
Linkiesta.it
Maurizio Stefanini
27 gennaio 2023
https://www.linkiesta.it/2023/01/auschw ... sia-campo/«Già si prepara la polemica per il fatto che la Russia non è stata invitata alla commemorazione di Auschwitz, e la macchina della propaganda si metterà a protestare che erano stati i soldati russi a liberare il lager. Allora, cominciamo subito a ricordare che fu un reparto dell’Armata Rossa che era composto al novanta per cento da ucraini e per il restante dieci per cento da bielorussi». Su questo appello si è chiuso giovedì il convegno “Dezinformacija e misure attive: Le narrazioni strategiche filo-Cremlino in Italia sulla guerra in Ucraina”, a cura dell’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici. Proprio perché il giorno dopo sarebbe seguita la Giornata della Memoria, che ricorda il giorno in cui l’Armata Rossa arrivò ad Auschwitz. È un elemento forte della narrazione sovietica sulla «Grande guerra patriottica» che è stato rilanciato da Putin, ed è un elemento chiave nella propaganda su questa «operazione speciale» come strumento per «denazificare l’Ucraina».
Per capire una certa suscettibilità che c’è sul tema, basta ricordare il modo in cui su Roberto Benigni rimbalzò l’accusa di “falso storico” lanciata da Mario Monicelli e dall’allora leader dei Comunisti Italiani, Oliviero Diliberto, per aver rappresentato il padre e il figlio di “La vita è bella” liberati dagli americani, invece che dai sovietici.
Un’accusa di manipolazione filo-americana e anticomunista invero curiosa, nei confronti di un regista e attore il cui primo film si era intitolato “Berlinguer ti voglio bene”, e che il leader del Pci Enrico Berlinguer aveva addirittura “preso in collo” durante una famosa Festa dell’Unità.
Indubbia ruffianeria da Oscar a parte, Benigni ebbe buon gioco a puntualizzare che «il film non parla di Auschwitz, e infatti intorno al campo ci sono i monti, che ad Auschwitz invece non ci sono». I monti della Valnerina, perché il campo di concentramento nel film è in realtà una vecchia fabbrica dismessa che fu riadattata come lager per le riprese e che si trova a Papigno, vicino a Terni. «Quello è il campo di concentramento, perché qualsiasi campo contiene l’orrore di Auschwitz, non uno o un altro», disse pure Benigni.
E si può anche ricordare che il film è ispirato a uno zio della moglie di Benigni che era morto davvero a Mauthausen: un lager dove invece i liberatori erano stati gli americani. Ovviamente, la bufala che «Benigni fa entrare gli americani a Auschwitz» è stata ritirata fuori anche per questa polemica.
Ma Auschwitz si trova in Polonia, che è in primissima linea nell’aiuto all’Ucraina. E il museo di Auschwitz ha dunque deciso di escludere la Russia dalla cerimonia per il 78esimo anniversario della liberazione da parte dell’Armata Rossa, il 27 gennaio del 1945, del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau.
Lo ha annunciato il portavoce del sito museale Piotr Sawicki: «Data l’aggressione contro l’Ucraina libera e indipendente, i rappresentanti della Federazione Russa non sono stati invitati a partecipare alla commemorazione. Era ovvio che non potessi firmare alcuna lettera all’ambasciatore russo con un tono invitante, dato il contesto attuale. Spero che cambierà in futuro, ma abbiamo ancora molta strada da fare», ha detto ipotizzando che ci vorrà del tempo affinché Mosca «faccia un autoesame molto profondo dopo questo conflitto per tornare ai raduni del mondo civilizzato».
Per il museo, infatti, l’invasione in Ucraina è un «atto barbarico». Auschwitz-Birkenau è diventato un simbolo del genocidio della Germania nazista ma, dai massacri di Bucha alle leggi sull’adozione di bambini ucraini per russificarli, la Russia putiniana in questo momento non solo sta emulando alcuni dei comportamenti peggiori delle truppe naziste, ma sta addirittura violando apertamente la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 9 dicembre 1948.
In effetti, il non invito rappresenta il punto di arrivo di una tensione che iniziò a scalare dopo l’attacco a Crimea e Donbas, quando per i settant’anni dalla liberazione di Auschwitz, nel 2015, Putin non venne per lo sgarbo di non essere stato ufficialmente invitato. Cioè, in realtà l’invito gli era stato mandato. Ma tramite l’ambasciata russa a Varsavia, invece che al Cremlino: cosa che era stata percepita come uno sgarbo, e in effetti lo era. Appunto, come reazione a quel primo attacco all’Ucraina. «Si è cercato di non invitarlo, benché lo si sia invitato», spiegò alla Bbc Konstanty Gebert, editorialista della Gazeta Wyborcza, il principale giornale polacco. La Russia, comunque, fu presente. Al posto di Putin, andò il capo dell’amministrazione presidenziale, Sergej Ivanov.
Proprio in quell’occasione, però, il ministro degli Esteri polacco Grzegorz Schetyna ricordò che a liberare Auschwitz erano stati in realtà soldati ucraini. Il governo ucraino subito confermò. Mosca protestò: non ancora screditato dall’aver spiegato che «Hitler era ebreo», il ministro degli Esteri russo Lavrov, disse che «sfruttare la storia del lager a fini nazionalistici sia molto cinico», e che «tutti sanno che a liberare Auschwitz fu l’Armata Rossa, composta da soldati di più etnie».
Schetyna ammise che il reparto dell’Armata Rossa che varcò i cancelli dell’inferno di Auschwitz era ovviamente multietnico, ma insistette sul fatto che il suo comandante era di nazionalità ucraina, ed era ucraina la maggior parte dei soldati.
In effetti, il cancello del campo di sterminio di Auschwitz fu aperto dai soldati del 100° battaglione della divisione di Lviv, comandata dal futuro Eroe dell’Ucraina, Anatolyj Shapiro, un ebreo ucraino nato a Poltava. Questo momento storico fu immortalato da un altro ebreo nato in Ucraina, a Kyjiv: Volodymyr Judin, il fotografo del giornale “Per l’onore della patria del Primo Fronte Ucraino dell’Armata Rossa”, cui apparteneva il reparto.
L'ODIO E LA MENZOGNA
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 6159015433 Per qualche strano motivo chi odia non si accontenta di odiare ma sente il bisogno di annichilire l'oggetto del proprio odio deformandone i tratti, negandone l'identità. È per questo che l'odio si accompagna sempre alla menzogna. La menzogna serve ad un duplice scopo: negare la memoria delle vittime e ripulire la coscienza dei carnefici.
E funziona, eccome se funziona. Perché le vittime sono morte e i carnefici, come i loro apologeti, hanno gioco facile nel deformare i fatti.
Oggi è il Giorno della Memoria.
La melma antisemita oggi, normalmente, avrebbe parlato del massacro dei pellerossa americani, o del "genocidio" dei poveri palestinesi. Fateci caso, oggi dei palestinesi e dei pellerossa non gliene frega niente. Oggi sono indignati perché i russi sono stati esclusi dalle celebrazioni che si svolgono ad Auschwitz.
I russi, dicono, hanno "liberato" Auschwitz. E questo sanno tutti, che i russi hanno liberato Auschwitz, e sconfitto i nazisti, e salvato il mondo. E il problema è nei libri di storia, che sono stati scritti da loro, dai carnefici, e dai loro apologeti.
I russi non hanno "liberato" Auschwitz in primo luogo perché non hanno mai liberato nulla e nessuno, ma solo invaso e assoggettato. E in secondo luogo perché i russi arrivarono ad Auschwitz a seguito dell'invasione della Polonia che avvenne non "contro" ma "d'intesa" con i nazisti. Entrarono in Polonia esattamente 16 giorni dopo i nazisti, con i quali avevano stipulato un patto segreto. Anche in quel caso entrarono per condurre una "operazione militare speciale" e senza dichiarare formalmente guerra. E si fermarono esattamente dove, con i nazisti, avevano stabilito di fermarsi, dividendo la Polonia a metà, da buoni amici.
Non solo, il fatto di avere scatenato la Seconda Guerra Mondiale sostenendo i nazisti, non gli ha impedito di finire la guerra dalla parte dei vincitori. Oggi quei territori che la Russia progettava di sottrarre alla Polonia non appartengono più alla Polonia. Ancora una volta: i carnefici hanno vinto, ora devono solo cancellare le tracce del crimine e deformare la storia. Fanno così dalla notte dei tempi, spostano i russi in Crimea e mandano i tatari in Siberia come se fossero pedine degli scacchi. E gli ebrei, i russi non hanno mai smesso di perseguitarli. Né sotto Stalin, né sotto Breznev, né ancora oggi quando gli ebrei russi, temendo che la sconfitta in Ucraina venga risolta secondo le antiche tradizioni sono molto preoccupati e, se possono, fuggono verso Israele.
Israele, rifugio dei perseguitati e dei superstiti, che, casualmente è la prima vittima dell'odio e della menzogna.
(In foto un ufficiale nazista stringe la mano di un ufficiale russo al confine della spartizione della Polonia).
Ricordare, sempre, è un dovere verso noi stessi e le future generazioni oltre che un obbligo verso le vittime dell'odio e della menzogna.
Am Yisrael Chai! - Il Popolo di Israele vive!