Demografia storica della Crimea e del Donbass

Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:03 am

Demografia storica della Crimea e del Donbass
viewtopic.php?f=143&t=3023
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7616466655


Alla fine dell'URSS il Donbass faceva parte dell'Ucraina.
Nel 1991 al Referendo per l'Indipendenza dell'Ucraina circa il 70% dei donbassiani ha votato per il Sì.
Nel 2013 circa il 58% degli abitanti del Donbass erano dichiaratamente ucraini mentre solo il 35% circa erano russi; per questa ragione il Donbass come area di confine a popolazione mista godeva di autonomia amministrativa, ma la minoranza filo russa non aveva alcun rispetto per la legittima sovranità politica ucraina e i diritti politici della maggioranza ucraina e il criminale del Cremlino Putin ha istigato, alimentato, finanziato e militarizzato il separatismo terrorista.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:04 am

Indice:

1)
Dati referendo del 1991 per l'indipendenza dell'Ucraina dalla Federazione russa

2)
Demografia e composizione etnica dell'Ucraina

3)
Demografia del Donbass

4)
Demografia e pulizia etnica in Crimea

5)
Considerazioni sull'autodeterminazione, sul diritto all'autonomia, all'indipendenza, alla secessione, all'annessione ad altri stati e sui relativi referendi


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Re: Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:05 am

1)
Dati referendo del 1991 per l'indipendenza dell'Ucraina dalla Federazione russa


Nel 1991 è già stato fatto un referendo regolare in Ucraina, libero, senza minacce e senza violenza, per dicidere se stare un meno con la Federazione russa

1991
Il primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza dalla URSS/Russia
e fu una votazione libera, democratica, senza violenze né brogli.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
Il referendum riguardo all'indipendenza dell'Ucraina si è svolto il 1º dicembre 1991. L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
I cittadini ucraini espressero un sostegno schiacciante per l'indipendenza. Al referendum votarono 31.891.742 (l'84.18% dei residenti) e tra di essi 28.804.071 (il 90.32%) votarono "Sì".
Nello stesso giorno, si tennero anche le elezioni presidenziali, nella quale gli ucraini elessero Leonid Kravčuk (all'epoca Capo del Parlamento) Presidente dell'Ucraina.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
Vinsero i SI con una percentuale del 90,32%.
I SI vinsero in TUTTE le regioni del paese.
E quindi anche nella russofona Crimea e nel russofono Donbass vinsero gli indipendentisti a grande maggioranza:
In Crimea i SI ottennero il 54,19% dei suffragi.
Nel Donbass:
Donec'k- Oblast' di Donec'k 76,85%
Luhans'k - Oblast' di Luhans'k 83,86%
Charkiv- Oblast' di Charkiv 75,83%
Nel Donbass ci vivevano ucraini filo Ucraina e ucraini russi che avevano simpatie per la Russia e nel loro insieme al referendo per l'Indipendenza dell'Ucraina dall'URSS oltre il 70% di loro votò per il Sì. Quindi la sovranità statuale era dell'Ucraina e non della Russia e inoltre vi erano anche i diritti degli ucraini da salvaguardare che i separatisti filo russi hanno violentemente calpestato.


23 anni dopo le popolazioni filorusse del Donbass e dell'Ucraina hanno perso ogni possibile e valido diritto ad effettuare un qualsiasi ulteriore referendo per l'indipendenza dall'Ucraina e l'annessione alla Federazione russa, dopo aver intrapreso una guerra civile fatta di violenza e terrorismo contro la sovranità ucraina e contro i diritti umani, civili e politici delle popolazioni ucraine di questi territori perseguendone la pulizia etnica.
Guerra terroristica in Donbass promossa dalla Russia di Putin e in Crimea con l'invasione militare e la successiva annessione

Se vi è qualcuno che avrebbe l'autorità sovrana a decidere in merito sarebbe unicamente il popolo ucraino, tutti i cittadini dell'Ucraina poiché la proprietà del territorio del Donbass e della Crimea appartiene a loro e non tanto e solo alle popolazioni filorusse di questi territori.
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Re: Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:05 am

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Re: Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:06 am

2)
Composizione etnica dell'Ucraina


https://it.wikipedia.org/wiki/Ucraina
Ucraini 77,5%,
Russi 17,2%,
Rumeni e Moldavi 0,8%,
Bielorussi 0,6%,
Tatari di Crimea 0,5%,
Bulgari 0,4%,
Ungheresi 0,3%,
Polacchi 0,3%,
Armeni 0,2%
Greci 0,2%,
Tatari 0,2%,


Crimea!
La Crimea non è russa ma ucraina

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https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100



Un sondaggio rivela che più del 90% dei cittadini ucraini si considerano di etnia ucraina
UACRISIS.ORG
22.03.2020

https://uacrisis.org/it/55302-ukraine-identity

Secondo uno studio condotto dal Centro Razumkov, il 92% dei cittadini ucraini si considerano di etnia ucraina. Sono invece il 6% coloro che si identificano come appartenenti all’etnia russa, mentre ad altri gruppi etnici l’1,5 %. Dopo l’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, questo è il tasso più alto mai registrato sull’autodeterminazione. I dati rivelano che l’annessione della Crimea e l’aggressione russa nel Donbas hanno accelerato il processo di autoidentificazione. Infatti, secondo il censimento del 2001 si definivano come ucraini il 78,8%, nel 2015, sempre secondo il Centro Razumkov, l’86%, e oggi il 92%. Secondo lo studio, la percentuale di coloro che si considerano ucraini è più alta tra i più giovani – dai 18 ai 22 anni (96,2%). Tra gli over 60, è invece inferiore al 90%.

Il Vice Direttore Generale del Centro Razumkov Yuriy Yakimenko ha detto che le ragioni per tale cambiamento vanno ricercate nel fatto che il numero dei russi etnici è ridotto a causa dell’annessione della Crimea e dell’occupazione del Donbas. Ma nonostante ciò, l’aggressione russa ha influito sul numero totale, dato che più persone si sono autoidentificate come ucraine.

La “bi-etnia” della popolazione dell’Ucraina

Inoltre, lo studio ha sottolineato l’esistenza di problemi relativi alla multipla identificazione e alla “bi-etnia” come uno degli aspetti più rilevanti della formazione dell’identità etnica.
Nel sondaggio vi era la possibilità di indicare sia la propria etnia che la propria nazionalità.
Il 74% degli intervistati totali in Ucraina sente di appartenere ad una sola etnia, il 12% ritiene di appartenere a due o più nazionalità, il 6% non si sente di appartenere a nessuna nazionalità e l’8% sono gli indecisi.

Tra gli ucraini etnici, il 77% sente di appartenere ad un’unica nazionalità, invece tra i russi etnici solo il 39%. Coloro che invece si sentono contemporaneamente appartenenti a due o più nazionalità, sono rispettivamente il 10% per gli ucraini e il 30% per i russi, mentre a nessuna nazionalità rispettivamente il 5% e il 20%.

Tra coloro che dichiarano di appartenere allo stesso tempo a due o più nazionalità, vi sono in particolare i residenti del Donbas (27%), delle regioni del Sud (24%) e dell’Est (19%) , mentre nell’Ovest e Centro sono solo il 6%.

Inoltre è stato rilevato che nelle regioni del Donbas, del Sud e dell’Est la percentuale di coloro che non si ritengono appartenenti ad alcuna nazionalità è molto più alta, con rispettivamente il 20%, 10% e 12% (contro il 2% dell’Ucraina Centrale e l’1% dell’ovest dell’Ucraina).

I sociologi hanno riportato che si può anche identificare non solo di un rifiuto ma anche un distanziamento rispetto all’autoidentificazione. Ciò sembra essere una caratteristica peculiare dei russi etnici in Ucraina, al pari della bi- o polietnicità.


Lingua madre: ucraino o russo?

Il 68% dei cittadini considera l’ucraino come lingua madre, il 17% entrambe le lingue (ucraino e russo), solo russo il 14%, e lo 0,7% un’altra lingua. Nella regione occidentale, coloro che considerano l’ucraino come lingua madre sono il 93% degli intervistati, nella regione centrale – l’84%, nel Sud il 42%, nell’Est il 36%, nel Donbas il 27%.

Coloro che dichiarano il russo come lingua madre sono localizzati per il 2% in Ucraina occidentale, per il 6% in quella centrale, il 31% nelle regioni del Sud, il 24% nell’Est e il 42% nel Donbas.
Coloro che invece dichiarano ugualmente ucraino e russo sono invece collocati rispettivamente per il 3%, il 10%, il 26%, il 38% e il 29%.

“Il fattore etnico ucraino influenza l’uso più frequente dell’ucraino” ha detto Yuri Yakimenko. Fra gli ucraini etnici, la lingua ucraina viene considerata come lingua madre dal 73% mentre il 18% sono coloro che si dichiarano madrelingua di entrambi gli idiomi.

La nostalgia dell’URSS
Secondo un sondaggio precedente del Centro Razumkov, nel mese di novembre 2016, i due terzi (65%) degli ucraini si sono dichiarati contrari ad un possibile ripristino dell’Unione Sovietica, il 13% hanno dichiarato di volerlo mentre un altro 22% ha risposto “sì, ma capisco che alle condizioni attuali è impossibile.”

Gli ucraini etnici che hanno risposto negativamente sul ripristinare l’Unione Sovietica ammontano al 69%, invece russi etnici solo il 39%.

Secondo l’ultimo sondaggio, il 27% degli intervistati in Ucraina si considerano cittadini dell’ex Unione Sovietica. Più frequentemente si considerano cittadini dell’URSS gli abitanti del Sud (48%) e dell’Est (41%), mentre nelle altre regioni si va solamente dal 17% al 21%.
Il sondaggio è stato condotto dal Centro Razumkov il 3-9 marzo 2017 Sono stati intervistate 2.016 persone in tutte le regioni d’Ucraina, tranne territori occupati.
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Re: Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:06 am

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Re: Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:08 am

3)
Demografia del Donbass



Il Donbass e la Crimea sono parte dell'Ucraina e non della Russia
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1613077124

Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non dei russi e della Russia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 143&t=3000
https://www.facebook.com/profile.php?id=100078666805876
3)
Demografia etnico linguistica nell'Ucraina, in Crimea e nel Donbass



Demografia del Donbass

Oltre ad essere territorio legittimo dell'Ucraina era ed è abitato prevalentemente da ucraini, nel censimento del 2001 si definivano come ucraini il 78,8%, nel 2015, sempre secondo il Centro Razumkov, l’86%, e oggi il 92%.
Solo una minoranza di costoro, circa il 21%, era di lingua russa e politicamente russofila.

Quindi questa minoranza di lingua russa e politicamente russofila non aveva alcun diritto civile e politico alla sovranità democratica su questa terra.

Da un punto di vista dei diritti umani, civili e politici è la maggioranza della popolazione che determina la sovranità politica e non la minoranza, la quale va solo rispettata nelle sue specificità civili e linguistiche.
La pretesa di questa minoranza alla sovranità politica sul Donbass viola i diritti umani, civili e politici della maggioranza della popolazione che è e si sente ucraina.


Non vi è quindi alcun diritto della minoranza russofono-russofila che sia stato violato dall'Ucraina e dagli ucraini del Donbass.
Caso mai è il contrario questa minoranza minimale con l'appoggio della Russia di Putin ha violato i diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass.

Chi sostiene questa minoranza criminale e terroristica viola i diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass e dello stato ucraino.


Seconda parte

Demografia del Donbass censimento 2001

Dati demografici, etnico linguistici per farsi un quadro della situazione dell'Ucraina e del Donbass e meglio comprendeene le dinamiche, le implicazioni, i risvolti e le conseguenze

Un sondaggio rivela che più del 90% dei cittadini ucraini si considerano di etnia ucraina
UACRISIS.ORG
22.03.2020

https://uacrisis.org/it/55302-ukraine-identity

Secondo uno studio condotto dal Centro Razumkov, il 92% dei cittadini ucraini si considerano di etnia ucraina. Sono invece il 6% coloro che si identificano come appartenenti all’etnia russa, mentre ad altri gruppi etnici l’1,5 %. Dopo l’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, questo è il tasso più alto mai registrato sull’autodeterminazione.
I dati rivelano che l’annessione della Crimea e l’aggressione russa nel Donbass hanno accelerato il processo di autoidentificazione. Infatti, secondo il censimento del 2001 si definivano come ucraini il 78,8%, nel 2015, sempre secondo il Centro Razumkov, l’86%, e oggi il 92%. Secondo lo studio, la percentuale di coloro che si considerano ucraini è più alta tra i più giovani – dai 18 ai 22 anni (96,2%). Tra gli over 60, è invece inferiore al 90%.

Il Vice Direttore Generale del Centro Razumkov Yuriy Yakimenko ha detto che le ragioni per tale cambiamento vanno ricercate nel fatto che il numero dei russi etnici è ridotto a causa dell’annessione della Crimea e dell’occupazione del Donbas. Ma nonostante ciò, l’aggressione russa ha influito sul numero totale, dato che più persone si sono autoidentificate come ucraine.

La “bi-etnia” della popolazione dell’Ucraina

Inoltre, lo studio ha sottolineato l’esistenza di problemi relativi alla multipla identificazione e alla “bi-etnia” come uno degli aspetti più rilevanti della formazione dell’identità etnica.
Nel sondaggio vi era la possibilità di indicare sia la propria etnia che la propria nazionalità.
Il 74% degli intervistati totali in Ucraina sente di appartenere ad una sola etnia, il 12% ritiene di appartenere a due o più nazionalità, il 6% non si sente di appartenere a nessuna nazionalità e l’8% sono gli indecisi.

Tra gli ucraini etnici, il 77% sente di appartenere ad un’unica nazionalità, invece tra i russi etnici solo il 39%. Coloro che invece si sentono contemporaneamente appartenenti a due o più nazionalità, sono rispettivamente il 10% per gli ucraini e il 30% per i russi, mentre a nessuna nazionalità rispettivamente il 5% e il 20%.

Tra coloro che dichiarano di appartenere allo stesso tempo a due o più nazionalità, vi sono in particolare i residenti del Donbas (27%), delle regioni del Sud (24%) e dell’Est (19%) , mentre nell’Ovest e Centro sono solo il 6%.

Inoltre è stato rilevato che nelle regioni del Donbas, del Sud e dell’Est la percentuale di coloro che non si ritengono appartenenti ad alcuna nazionalità è molto più alta, con rispettivamente il 20%, 10% e 12% (contro il 2% dell’Ucraina Centrale e l’1% dell’ovest dell’Ucraina).

I sociologi hanno riportato che si può anche identificare non solo di un rifiuto ma anche un distanziamento rispetto all’autoidentificazione. Ciò sembra essere una caratteristica peculiare dei russi etnici in Ucraina, al pari della bi- o polietnicità.


Terza parte

Lingua madre: ucraino o russo?

Il 68% dei cittadini considera l’ucraino come lingua madre, il 17% entrambe le lingue (ucraino e russo), solo russo il 14%, e lo 0,7% un’altra lingua. Nella regione occidentale, coloro che considerano l’ucraino come lingua madre sono il 93% degli intervistati, nella regione centrale – l’84%, nel Sud il 42%, nell’Est il 36%, nel Donbas il 27%.

Coloro che dichiarano il russo come lingua madre sono localizzati per il 2% in Ucraina occidentale, per il 6% in quella centrale, il 31% nelle regioni del Sud, il 24% nell’Est e il 42% nel Donbas.
Coloro che invece dichiarano ugualmente ucraino e russo sono invece collocati rispettivamente per il 3%, il 10%, il 26%, il 38% e il 29%.

“Il fattore etnico ucraino influenza l’uso più frequente dell’ucraino” ha detto Yuri Yakimenko. Fra gli ucraini etnici, la lingua ucraina viene considerata come lingua madre dal 73% mentre il 18% sono coloro che si dichiarano madrelingua di entrambi gli idiomi.

La nostalgia dell’URSS
Secondo un sondaggio precedente del Centro Razumkov, nel mese di novembre 2016, i due terzi (65%) degli ucraini si sono dichiarati contrari ad un possibile ripristino dell’Unione Sovietica, il 13% hanno dichiarato di volerlo mentre un altro 22% ha risposto “sì, ma capisco che alle condizioni attuali è impossibile.”

Gli ucraini etnici che hanno risposto negativamente sul ripristinare l’Unione Sovietica ammontano al 69%, invece russi etnici solo il 39%.

Secondo l’ultimo sondaggio, il 27% degli intervistati in Ucraina si considerano cittadini dell’ex Unione Sovietica. Più frequentemente si considerano cittadini dell’URSS gli abitanti del Sud (48%) e dell’Est (41%), mentre nelle altre regioni si va solamente dal 17% al 21%.
Il sondaggio è stato condotto dal Centro Razumkov il 3-9 marzo 2017 Sono stati intervistate 2.016 persone in tutte le regioni d’Ucraina, tranne territori occupati.




La popolazione della regione di Donetsk. Popolazione della regione di Donetsk
l'economia 2022

https://ita.agromassidayu.com/naselenie ... age-235284

La regione di Donetsk è una regione con un'alta concentrazione di produzione industriale, trasporti e una significativa densità di popolazione. Secondo il Comitato statale statale, dal 1 ° gennaio 2015 la popolazione della regione di Donetsk è stimata in 4, 31 milioni di persone. Densità di popolazione di 165 persone / km 2 - questa cifra è 2, 2 volte superiore alla media dell'Ucraina (75, 5 persone / km²).

Nessuno risponderà sicuramente alla domanda su quante persone si trovano nella regione di Donetsk. Va tenuto presente che la difficile situazione politica influisce in modo significativo sulla migrazione dei residenti nella regione, quindi il loro numero esatto è attualmente impossibile da calcolare. Al 1 ° gennaio 2013, c'erano 18 distretti nella regione, 52 città (28 delle quali di rilevanza regionale), 131 insediamenti urbani e 1.118 altri insediamenti, in cui vivevano in totale 4.375.000 persone. La popolazione urbana era di 3.964.200 abitanti (91%), la popolazione rurale - 411.000 (9%). Il rapporto percentuale rimane approssimativamente lo stesso, sebbene i dati assoluti siano notevolmente diminuiti.

Sul territorio, che occupa il 4, 4% dell'area dell'Ucraina, circa il 20% di tutte le capacità produttive del paese è concentrato e il 9, 6% della popolazione vive. Dal numero della regione di Donetsk occupava un primo posto incondizionato tra le altre regioni del paese.

Crisi demografica

La popolazione delle regioni di Lugansk e Donetsk a causa di conflitti armati è notevolmente diminuita. I dati provenienti da fonti diverse sono diversi, ma anche stime modeste indicano centinaia di migliaia di rifugiati che hanno lasciato la regione. Le autorità del DPR e LPR parlano di 825.000 rifugiati (450.000 da Donetsk e 375.000 dalle regioni di Lugansk), mentre il Servizio federale per le migrazioni della Federazione Russa ha riferito di 733.000 migranti. I dati delle Nazioni Unite sono molto più modesti: 200.000 sfollati in Russia e 190.000 all'interno dell'Ucraina.

Ma anche prima di questi eventi, è stata osservata una crisi demografica nel Donbass. Pertanto, nel 2013 rispetto al 2012, la popolazione della regione di Donetsk è diminuita di 27.700 persone, di cui 23.200 negli insediamenti urbani, 4.500 negli insediamenti rurali. Sulla base di 1 mila abitanti, la popolazione è diminuita di 6, 3 persone, mentre l'intensità della riduzione nelle aree rurali è 1, 9 volte superiore (11 persone per 1000 abitanti) rispetto agli insediamenti urbani (5, 8 per 1000).

Le dimensioni del declino complessivo della popolazione nel 2012 sono state del 99, 7% a causa del declino naturale (il numero di morti è 1, 6 volte il numero delle nascite) e dello 0, 3% a causa del deflusso migratorio (il numero di morti ha superato lo 0, 1% numero di arrivi).


Dinamica

Negli anni '30, la regione di Donetsk divenne la più grande regione di popolazione dell'Ucraina, davanti alla regione di Vinnitsa. Nel 1959, il 10, 2% della popolazione ucraina viveva qui, nel 1970 e 1979 - il 10, 4%. Nel 1989, la popolazione della regione di Donetsk è scesa al 10, 3%, nel 2014 - al 9, 6%. La percentuale di anziani (oltre 60) nel Donbass è del 10, 7% della popolazione, mentre tra i minori di 14 anni solo l'8, 3%.

Durante gli eventi del 2014, un'entità quasi-statale, la Repubblica popolare di Donetsk, si è formata in una parte del territorio della regione di Donetsk. A partire dal 2015, controllava circa 1/3 dell'area della regione di Donetsk, dove il 55, 8% della sua popolazione viveva prima della guerra.

Le dinamiche storiche dei cambiamenti nella popolazione della regione di Donetsk:

1926: 1.645.000 persone.
1939: 3.099.810
1959: 4.262.048
1970: 4.891.979
1979: 5160641 persone.
1989: 5332395 persone.
2001: 4841074 persone.
2014: 4.343.900

La prima metà del 2015

Sebbene la popolazione della regione di Donetsk non sia conosciuta in modo affidabile, le autorità locali mantengono statistiche su entrambi i lati. I principali indicatori demografici per gennaio-giugno 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014:

La popolazione del Donbass tra le regioni dell'Ucraina è caratterizzata dai più alti tassi di invecchiamento della popolazione. Nel 1989, la popolazione di età inferiore ai 14 anni è diminuita del 50% (in Ucraina - 40%), al di sopra dei 65 anni è aumentata del 31% (in Ucraina - 15%).

Nel periodo 1989-2014. l'età media nella regione è aumentata di 5, 7 anni (in Ucraina - di 4, 1 anni), l'età media - di 6, 5 anni (in Ucraina - di 5 anni). Qual è il più grande aumento dell'età media della popolazione tra tutte le regioni ucraine.

Nel 2014 l'età media dei cittadini era di 42, 5 anni, ovvero 1, 9 anni in più rispetto alla media ucraina. Con questo coefficiente, la regione di Donetsk occupa il penultimo posto tra le regioni dell'Ucraina, solo nella regione di Chernihiv l'età media della popolazione era maggiore. L'età media della popolazione della regione di Donetsk nel 2014 era di 42, 1 anni - 2, 3 anni in più rispetto all'Ucraina.


Urbanizzazione

Nella regione di Donetsk ha registrato il più alto livello di urbanizzazione tra le regioni dell'Ucraina, oltre il 90% della sua popolazione vive in città. Questo indicatore è rimasto stabile negli ultimi decenni, rispetto al 1979, è cresciuto solo dell'1, 5% e rispetto al 1989 - dello 0, 3%.

Allo stesso tempo, la popolazione urbana della regione di Donetsk, insieme alla vicina Lugansk, è caratterizzata dai più alti tassi di spopolamento in Ucraina. Nel periodo 1989-2014 la popolazione urbana della regione è diminuita del 18, 2%, il doppio rispetto alla media dell'Ucraina (9, 4%). Nella regione di Donetsk nel periodo 1989-2014 ha rappresentato il 27% della riduzione totale della popolazione urbana dell'Ucraina (877.400 di 3.251.000).

Popolazione urbana
...
Percentuale di urbanizzazione
Città più grandi

Elenco delle città di Donbass (2014) per popolazione:

Donetsk: 945.000 persone.
Mariupol: 458.000 persone
Makeevka: 352.000
Horlivka: 254.000 persone
Kramatorsk: 163.000
Slavyansk: 116.000 persone
Enakievo: 81.000 persone
Artyomovsk: 77.000
Konstantinovka: 76.000 persone
Krasnoarmeysk: 64.000 persone
Druzhkovka: 59000 persone.
Khartsyzsk: 58.000 persone


Struttura della lingua etnica

La composizione della popolazione della regione di Donetsk dovuta al ripristino su larga scala delle imprese industriali del dopoguerra, che ha richiesto l'attrazione del lavoro dalle regioni interne dell'URSS, è caratterizzata dalla diversità nazionale.
Sebbene i cittadini che si considerano ucraini siano la maggioranza, la maggioranza della popolazione preferisce parlare russo. Dinamica della lingua madre del Donbass secondo i censimenti:


Distribuzione etnica della popolazione della città di Donetsk
https://it.frwiki.wiki/wiki/Donetsk
Distribuzione etnica della popolazione della città di Donetsk: 48,15% russi; 46,65% ucraini; 1,15% bielorussi; 0,99% greci; 0,50% ebrei; 0,49% tartari; 0,40% armeni; 0,20% azero; 0,20% georgiani; altro 1,27%.
Mentre gli abitanti del nord e dell'ovest dell'Ucraina parlano prevalentemente ucraino , in questa regione il russo è la lingua dominante, come lo è per la maggior parte degli abitanti del Donbass, indipendentemente dalla loro posizione.



Per chi ha continuato a credere nella propaganda sulla volontà del Donbass di stare con la Russia.
Alessandra Casula
23 aprile 2022
https://www.facebook.com/alessandra.cas ... 3202852906
Ve lo dicevo che i rifugiati russofoni del Donbass in Italia non raccontavano la storiella di Putin e in cui siete cascati. Poco prima della guerra, “il favore verso l’integrazione con la Russia non era elevato: 33% a Donetsk, 24% a Lugansk e Odessa, 15% a Kharkiv, mostrando come anche nelle regioni orientali del paese sussistessero grandi differenze e non fosse affatto vero, come si è poi affermato e si continua a ripetere da più parti, che nell’est dell’Ucraina la popolazione fosse largamente favorevole all’integrazione con la Russia. Anzi, uno studio del 2018 ha rilevato come la guerra non abbia modificato nella popolazione del Donbass la propria identità ucraina che, quindi, è qualcosa di più di una semplice appartenenza linguistica.
A marzo 2014 si registrarono scontri a Kharkov, Donetsk e Lugansk, con l’occupazione dei municipi e delle istituzioni locali. Secondo gli osservatori OSCE le forze di polizia non intervennero o si mostrarono solidali con i manifestanti filorussi. In aprile vennero occupate le amministrazioni di Kramatorsk, Sloviansk e Mariupol, questa volta con il supporto di uomini armati. Si trattava perlopiù di paramilitari che arrivavano dalla Russia . La provenienza russa dei miliziani e di larga parte dei dimostranti che occuparono le varie municipalità è la prova che non si è mai trattato, fin dall’inizio, di una guerra civile ma di uno “scenario crimeano” fatto di agitatori e truppe irregolari inviate da Mosca per destabilizzare e infine occupare le regioni orientali dell’Ucraina”


https://it.public-welfare.com/3988435-t ... tsk-region




"Un piano più subdolo dello sterminio...". Cosa succede nel Sud dell'Ucraina
Mauro Indelicato
15 Marzo 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/pi ... 18029.html

Il sud dell'Ucraina rappresenta ad oggi l'unico fronte in cui i russi sono riusciti ad avanzare seriamente. Qui la resistenza c'è stata, ma le tante forze entrate dalla Crimea sono riuscite a fare la differenza. Anche perché non ci sono da queste parti metropoli. Kherson, la città più grande in mano ai russi, non va oltre i trecentomila abitanti.

È possibile quindi qui osservare come i russi si stiano comportando nella gestione del territorio. E a ben vedere c'è chi parla di una “pulizia etnica subdola”. Non realizzata cioè con violenze fisiche o deportazioni forzate, ma con uno specifico piano volto a “svuotare” i territori per togliere tutti coloro che si oppongono all'occupazione di Mosca. A spiegare questo concetto nelle scorse ore è stato, intervistato su Il Messaggero, Agostino Miozzo, operatore della Protezione Civile intervenuto dagli anni '90 in poi in tutte le aree di conflitto.


Una vendetta sui fatti del 2014?

Per comprendere meglio questo concetto, occorre prima fare un passo indietro e tornare al 2014. L'anno di Euromaidan e dell'arrivo al potere a Kiev di una coalizione filo occidentale. L'eliminazione del russo dal novero delle lingue ufficiali ha allertato le popolazioni del Donbass e dell'est dell'Ucraina. Da qui poi quel conflitto a bassa intensità mai risolto tra Kiev e le repubbliche separatiste.

Quando il 21 febbraio 2022 Vladimir Putin ha riconosciuto le due entità separatiste, a Mariupol molte persone sono scese in piazza. Sventolavano bandiere ucraine e protestavano contro la scelta del Cremlino. Eppure Mariupol, pur non essendo all'interno del territorio controllato dai separatisti, ha sempre avuto la nomina di una città filorussa. Tanto che nel 2014 le mire di Donetsk sulla città sono state fermate soltanto dagli accordi di cessate il fuoco di Minsk. Come mai quindi proprio a Mariupol è scesa in piazza gente con le bandiere ucraine?

A questa domanda una fonte diplomatica su IlGiornale.it ha risposto in modo lapidario. “Dal 2014 in poi è cambiata la geografia in queste zone”. I russofoni, dopo gli accordi di Minsk, hanno preferito lasciare le zone orientali del Paese rimaste in mano a Kiev. “Chi può è andato via o a Donetsk oppure direttamente in Russia perché si è sentito minacciato”. Peraltro proprio a Mariupol ha preso piede il battaglione Azov, il più estremista tra quello guidato dai nazionalisti ucraini.

Inoltre, come ha spiegato sempre la fonte, la presenza delle repubbliche separatiste ha polarizzato lo scontro politico. Dunque non solo tanti russofoni hanno scelto di andare via, ma chi è rimasto ha preferito “saltare il fosso”, iniziando a sostenere l'Ucraina. “Il senso di appartenenza all'Ucraina, pur da russofoni – ha sottolineato la fonte diplomatica – è prevalso davanti a quella che è sembrata un'ulteriore perdita del proprio territorio nazionale”.

In poche parole, tra russofoni andati via e russofoni rimasti ma a sostegno dell'Ucraina, l'est del Paese ha subito un processo di “ucrainizzazione”. Uno degli elementi che probabilmente ha dato più fastidio a Mosca e che ha spinto il Cremlino a intervenire militarmente. Ora che i soldati russi sono sul terreno, si starebbe provando a imporre il processo opposto. Ossia “russificare” la zona, cacciando ucrainofoni oppure russofoni che non sostengono le azioni di Mosca.


“Un subdolo piano calcolato”

Di questo, come detto, ne è convinto Agostino Miozzo osservando gli ultimo movimenti sul terreno. L'arresto del sindaco di Melitopol, rimpiazzato da un primo cittadino ucraino sì ma filorusso, ne sarebbe un esempio. Miozzo nella sua intervista fa un riferimento ai primi corridoi umanitari voluti per Mariupol e le altre zone sotto attacco.

“I negoziatori russi, all'inizio – si legge tra le sue dichiarazioni – volevano autorizzare soltanto i corridoi umanitari verso la Russia, Paese degli invasori. Cosa le fa pensare? Una forzatura che di fatto avrebbe significato la pulizia etnica obbligata del territorio”.

“È una pulizia etnica più scientifica e modulata – ha proseguito l'operatore della Protezione Civile – dal bombardamento delle città all'offerta di scappare da una zona difficile. Gli si dice: vieni a casa mia, usa la mia moneta, la mia lingua e sei salvo. Un'offerta, però, fatta con il mitra in mano. Un vero patto col diavolo, che si può accettare solo in una situazione di disperazione. Una forma nuova e originale, ben concertata. Un esercizio sofisticato. Oltretutto nei confronti di un popolo che sta invece resistendo”.

Sul campo intanto i russi stanno cercando di prendere definitivamente Mariupol, oramai ridotta allo stremo e difesa dagli uomini della battaglione Azov. Forse oggi nuovi corridoi umanitari potrebbero portare altri civili a nord, nella città di Zaporizhzhia, rimanendo perciò in territorio ucraino ma fuori dalle regioni attigue al Donbass.



Vladimir Putin, "pulizia etnica": che hanno fatto davvero i profughi ucraini in Russia
Ivan Rota
26 aprile 2022

https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... ostok.html

Si chiama "pulizia etnica". Centinaia di profughi ucraini sono stati spediti da Mariupol a Vladivostok, con un biglietto di sola andata. Dalla città martire sul mar d'Azov sono finiti nel remotissimo porto russo affacciato sul mar del Giappone, oltre 9mila chilometri e sette fusi orari più a Est. Riporta il Giornale che si tratta di una vera e propria deportazione che ha riguardato almeno trecento civili ucraini che segue una precisa strategia di Vladimir Putin, la stessa che negli anni Novanta è stata messa in campo in Jugoslavia dall'allora leader serbo Slobodan Milosevic. La pulizia etnica.

Milosevic la applicò in molte località della Bosnia-Erzegovina e raggiunse il suo tragico apice nella strage di Srebrenica del luglio 1995 in cui morirono oltre ottomila civili inermi che avevano il torto di appartenere all'etnia sbagliata. Milosevic infatti voleva sterminare o trasferire a forza i cosiddetti bosgnacchi (musulmani per lo più di origini turche) per far diventare quelle zone etnicamente omogenee, ovvero solo serbe. Una strategia molto apprezzata anche da Putin, che ha già dichiarato che gli ucraini non hanno nemmeno il diritto di considerarsi un popolo perché secondo lo zar sono solo dei "piccoli russi", niente a confronto del grande popolo russo.

Gli "ucraini nazionalisti" per Putin non dovrebbe nemmeno esistere e andranno sostituiti da russi veri che siano in grado di trasformare questi terre nella Nuova Russia di zarista memoria.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:08 am

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Re: Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:08 am

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Re: Demografia storica della Crimea e del Donbass

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 8:09 am

4)
Demografia e pulizia etnica in Crimea



Crimea!
La Crimea non è russa ma ucraina

viewtopic.php?f=143&t=3022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100

La demografia della Crimea significa tutti i dati e gli studi sulla popolazione della Crimea in ogni momento.
https://it.frwiki.wiki/wiki/D%C3%A9mogr ... rim%C3%A9e

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... .wiki_.png




Pulizia etnica in Crimea

Crimea: Klitshko "catastrofe umanitaria, rischio di pulizia etnica"
Mar 17, 2014
https://www.youtube.com/watch?v=VtUZc9NM2q4



Crimea: cinque anni dell’occupazione illegale, parla il Ministro degli Esteri di Ucraina
GD – Kyiv, 15 feb. 2019

https://www.giornalediplomatico.it/Crim ... craina.htm

Esclusiva – Sarà il quinto anniversario dell'occupazione russa della Crimea. A febbraio 2014, Mosca, per la prima volta nella storia dell'Europa del dopoguerra, ha conquistato una parte del territorio di un altro stato sovrano, destabilizzando così il sistema di sicurezza europea e globale.

A quel tempo il mondo ha condannato quasi unanimemente l'annessione della Crimea da parte della Russia e non ha cambiato la sua posizione, anche se il Cremlino era convinto che presto gli sarà perdonata la Crimea, come l’intervento militare nella Georgia nel 2008.

Tutti i politici, gli analisti e gli avvocati concordano sul fatto che Mosca abbia gravemente violato la legge internazionale, nessuno dubita che dal punto di vista giuridico, la Crimea appartenga all'Ucraina. E questo, ovviamente, molto bene.

Ma allo stesso tempo, nel mondo molti credono che l'atto di Putin possa essere compreso, perché, come hanno sentito da qualche parte, "la Crimea è sempre stata russa".

È difficile trovare una leggenda più assurda e meno ragionevole, ma stranamente, ha già le radici profonde in tutto il mondo ed è stato in grado di penetrare nella coscienza di massa internazionale.

Il motivo, ovviamente, è quello che la propaganda russa cominciò a lanciare passo a passo questa disinformazione subito dopo il crollo pacifico dell'Unione Sovietica, quando della guerra non se ne parlava proprio.

Ma quando arrivò la guerra, l'opinione internazionale "non ufficiale" era già stata elaborata.

In questo articolo vorrei presentare fatti storici che contradicono questa leggenda e la verità della quale è possibile verificare su Wikipedia o in altre fonti obiettive.

Quindi, come appaiono i fatti.

I tartari di Crimea, il popolo autoctono della penisola, avevano il loro proprio stato che si chiamava Khanato di Crimea. Era un forte e ben sviluppato stato musulmano. Per quanto riguarda i russi, nella penisola loro non c’erano, tranne i prigionieri di guerra.

All’inizio del XVIII secolo, grazie alle riforme di Pietro il Grande la Moscovia si trasforma nell'Impero Russo, aumentando la forza e conquistando i Paesi europei confinanti.

Conquistò l'Estonia e la Lettonia nel 1721, la Lituania e una parte della Polonia, tra cui Varsavia nel 1795, Finlandia nel 1809. Oggi, tutti questi Paesi sono diventati Stati sovrani, membri delle Nazioni Unite, l'Unione europea e la NATO (ad eccezione della Finlandia). Ed è poco probabile che qualcuno abbia il coraggio di dire che "erano sempre russi".

Il Khanato di Crimea fu incluso nella lista degli stati conquistati da Mosca nel 1783, cioè, da un punto di vista storico, relativamente di recente. Quindi, parlare di una sorta di appartenenza della Crimea alla Russia da tempi immemorabili è una vera assurdità.

È semplicemente uno dei Paesi, uno dei popoli, che all'epoca l'Impero Russo ha schiavizzato con la forza delle armi.

L'unica differenza tra la Crimea e gli altri stati sopra menzionati è che dopo il crollo dell'Impero Russo nel 1917, i Tartari non riuscirono a difendere la propria indipendenza. La Crimea, come l'Ucraina, fu catturata dai bolscevichi e rimase nello stesso impero russo, ma già sotto il nome dell'URSS.

Tuttavia, in Unione Sovietica la Crimea è stata meno "fortunata" dell'Ucraina. Ucraina è diventata la "Repubblica Federale" con le caratteristiche formali di sovranità statale e alla Crimea nel 1921 l’amministrazione bolscevica di Mosca ha dato solo lo status di autonomia, peraltro all'interno della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, non Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.

Una tale decisione del Cremlino contraddiceva chiaramente la realtà obiettiva, perché la penisola di Crimea geograficamente fa parte dell'Ucraina e la Russia non ha alcun collegamento territoriale.

L' appartenenza amministrativa alla Russia ha notevolmente complicato lo sviluppo economico della penisola, la cui fornitura era praticamente interamente effettuata dall'Ucraina.

La stessa Mosca ha corretto la situazione, che alla fine fu costretta a riconoscere le realtà geografiche e geo-economiche. Nel 1954, il Cremlino ha avviato il trasferimento della Crimea dalla Russia alla Repubblica Ucraina. (Il Cremlino non poteva immaginare che una volta l'Ucraina sarebbe diventata indipendente, così per i governatori dell’URSS la Crimea, come tutta l'Ucraina, rimasero comunque russi).

Vorrei sottolineare: il trasferimento della Crimea è stato effettuato in pieno rispetto delle leggi e conformità con le procedure dell'URSS. Un altro mito russo è che la Crimea fu illegalmente “regalata” dallo stupido Krusciov è una finzione che nulla ha a che fare con la realtà. Nel 1954, Krusciov non aveva ancora abbastanza potere per tale azione.

Quindi, siamo arrivati a capire cosa significa realmente l'incantesimo "La Crimea è sempre stata russa". Sembra che si tratta non di 150 anni di prigionia nell’Impero Russo (1783-1917), perché in quel caso tali affermazioni riguarderebbero anche gli altri ex colonie, che oggi sono dei Stati indipendenti.

Quindi l’argomento cruciale è l’appartenenza alla Repubblica Sovietica Russa dal 1921 al 1954, cioè solo 33 anni della storia recente!

Sembra che dal crollo dell'Unione Sovietica ai leader russi faceva arrabbiare l’idea che se non ci fosse il 1954, la Crimea sarebbe rimasta in Russia. Così come non sono imbarazzati dal fatto che, se non ci fosse il 1921, farebbe parte di Ucraina, e se non ci fosse il 1783 – la Crimea sarebbe diventata uno stato indipendente con lo 0% della popolazione russa.

E nel 2014 l' arroganza imperiale è scoppiata: il Cremlino ha deciso di occupare in modo brigantesco la Crimea, con menefreghismo verso la legge internazionale, la logica storica e la giustizia.

Come un aneddoto racconto un altro mini-mito russo sulla Crimea, che nel 2014 è stato lanciato personalmente dal presidente russo. Lui ha affermato che "per la Russia, la Crimea ha un significato sacro e che esiste una fonte spirituale della formazione della nazione russa e dello stato", in quanto proprio nella Crimea il principe Volodymyr si è cristianizzato, che poi ha battezzato tutta la Rus.

Il principe Volodymyr si fece cristiano nel 988 ° in Crimea (almeno lo dice la cronaca), e nello stesso anno battezzò il suo stato. Ma era un principe di Kyiv, non di Mosca, e battezzò la Rus di Kyiv, non la Russia. Per quanto riguarda Mosca, la Russia e il gruppo etnico russo in quel momento semplicemente non esistevano. Nelle foreste al posto di Mosca, allora dominarono le tribù ugrofinniche, che solo tra pochi secoli furono assimilati dagli slavi e divennero il nucleo della nazione moderna.

Quindi, di nuovo, assurdità! Tuttavia, un’altra falsità storica viene lanciata nello spazio dell'informazione internazionale. Il calcolo, ovviamente, come sempre, viene fatto sul fatto che nessuno controllerà i fatti nella Wikipedia.

Tuttavia, il mito della "Crimea russa" è stato costruito, sfortunatamente, non solo sulla propaganda falsa e sulle assurde distorsioni della storia. Nel maggio del 1944, Mosca eseguì un'operazione criminale su larga scala volta a svuotare completamente la Crimea dal popolo autoctono e sostituirlo con i russi etnici.

Il regime stalinista accusò della collaborazione con i nazisti che occupavano Crimea nei 1941 - 1944 anni, è esiliò l'intero popolo tartaro di Crimea, e tutti i 191.000 tatari di Crimea, compresi i neonati, in due giorni nelle regioni asiatiche lontano dall'URSS. Il fatto che il Cremlino aveva la necessità della pulizia etnica, e che le accuse di tradimento è solamente una scusa indica il fatto che furono deportati anche le famiglie di 9 mila soldati Tatari della armata rossa, che a quel tempo combattevano al fronte con i nazisti, e poi anche gli stessi soldati. Oltre ai tartari furono deportati anche gli altri gruppi etnici - greci, bulgari e armeni che vivevano nella penisola per secoli e che presumibilmente nessuno li ha accusati per tradimento. Sulla penisola c'erano solo slavi, cioè russi locali e ucraini.

Dopo di questo, iniziò una migrazione di massa di persone dalle campagne russe nella Crimea. Loro si stabilirono in 80.000 case vuote, che rimasero dagli indigeni esportati. Proprio i discendenti di questi colonizzatori russi oggi formano la base di quella parte della popolazione di Crimea, che sostiene l'annessione russa della Crimea e alla libertà della quale piace riferirsi cosi tanto al Cremlino.

Mosca fino all'ultimo ha impedito ai tatari di Crimea di tornare in patria.

Il loro rimpatrio di massa è iniziato già dopo l'indipendenza dell’Ucraina. L'Ucraina stessa ha assunto tutte le spese e le cure necessarie per equipaggiare l'intero popolo. Fino il 2013, 266 mila tatari sono tornati nella loro terra d'origine, che rappresentava il 13,7% della popolazione della penisola.

L'occupazione russa del 2014 è diventata una vera catastrofe nazionale per i tatari di Crimea. Sono sfuggiti dal Gulag, ma il Gulag è tornato da loro nella loro terra di natale. Per questo praticamente tutto il popolo tartaro di Crimea è in opposizione agli invasori russi e rimangono fedeli all’Ucraina. È proprio per questo che i tatari di Crimea sono diventati oggi le principali vittime della persecuzione e della repressione da parte degli invasori. Fino a 25mila tartari furono costretti a lasciare di nuovo la Crimea ed emigrare sulla terraferma d’Ucraina. Il Cremlino ha messo fuori legge il Mejlis, il parlamento nazionale dei tartari di Crimea, i media tartari soffrono dell’oppressione, istruzione, cultura e religione, decine di patrioti gettati in prigione. Così, a dicembre nel 2018, all’ingresso nella Crimea, gli occupanti arrestarono la figura pubblica tartara Edem Bekirov, che voleva visitare sua madre di 78 anni. Bekirov è un disabile grave, ha diabete, una gamba amputata e ha 4 bypass sul cuore dopo l'infarto dello scorso anno. Rimanere in detenzione senza i farmaci necessari e le cure mediche per lui è una condanna a morte. Tuttavia, la "giustizia" russa lo tiene arrestato. E lo accusano di dover presumibilmente consegnare una busta di 15 chili di esplosivo, anche se la sua salute non gli permette di alzare neanche due chilogrammi. Assurdità palese delle accuse, il vantarsi del arbitrarietà legale testimonia che la macchiana reppressiva russa sta cercando di impaurire e demoralizzare i tatari di Crimea.

Va detto, che le vittime della repressione non sono solo i tartari di Crimea. Tutto il mondo già sa il nome del regista illegalmente detenuto, il russo etnico e vero patriota dell’Ucraina Oleh Sentsov, il quale protestava contro l'annessione della Crimea. Volodymyr Baluch, un ucraino etnico, divenne un simbolo di coraggio, gettato dietro le sbarre per aver sollevato la bandiera ucraina sulla sua casa nella Crimea occupata. Come si può vedere, le persone oneste e coraggiose della Crimea protestano e lottano contro il brutale sequestro della loro terra da invasori russi, indipendentemente dalla nazionalità. Le violazioni dei diritti umani e nazionali sulla penisola da parte di Mosca sono state ripetutamente condannate dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali. Ma sono convinto che la comunità internazionale dovrebbe triplicare gli sforzi per l'immediata liberazione dei prigionieri politici.

Come si vede, l'attuale crimine contro il popolo tataro di Crimea è una continuazione diretta del crimine del 1944, che è entrato nella storia del mondo sotto il nome di "deportazione", questa definizione è usata oggi da tutti gli studiosi, politici e giornalisti. Tuttavia, questo, di per sé, un termine terribile è in realtà un eufemismo politico, che dà un'immagine sbagliata e ammorbidita della realtà. I fatti indicano che il 46,2% dei tatari di Crimea morì durante i primi 4 anni in esilio a causa delle condizioni di vita estremamente difficili. E questa non è solo una deportazione, è un vero genocidio. Grazie alla sostituzione dei concetti di genocidio tataro di Crimea, come una volta anche l’Holodomor ucraino, abbandonato della memoria storica dell'umanità, e dobbiamo ammettere, che questo è un'altra vittoria nero della propaganda sovietica-russa.

Dunque, il mito che “La Crimea è sempre stata russa” è necessario per Mosca anche per preservare i risultati del genocidio dei tatari di Crimea e l'insediamento, al posto loro, dei colonizzatori russi. Questo è anche uno dei principali obiettivi dell'attuale annessione della Crimea.

Così, la a de-occupazione della Crimea e il suo ritorno alla sovranità dell'Ucraina, oltre agli aspetti politici e legali, ha un potente imperativo morale. La comunità internazionale non ha il diritto di consentire che almeno un genocidio è stato “ripagato”, cosi che coloro che l’hanno commesso, avranno raggiunto il loro obbiettivo anche dopo tanti decenni.

di Pavlo Klimkin, Ministro degli Affari Esteri d’Ucraina

Fonte: Pavlo Klimkin, Ministro degli Affari Esteri d’Ucraina


Crimea: la Russia contro i tatari
Osservatorio Balcani e Caucaso
La magistratura russa ha avviato un'azione contro il Mejlis, organo rappresentativo dei tatari di Crimea. Minoranze, loro media e diritti nel post annessione
Matteo Zola
06/05/2016

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucr ... ari-170542

Natalia Poklonskaia, procuratore generale della Crimea, nominato dopo l'annessione russa, ha deciso di sospendere l'attività del Mejlis, il locale parlamento dei tatari. La decisione è solo l'ultima, in ordine di tempo, volta a limitare le libertà politiche dei tatari, minoranza musulmana e turcofona della regione che fin dall'inizio della crisi ucraina ha manifestato la propria contrarietà all'annessione della penisola da parte della Russia, avvenuta nel marzo 2014.

Il Mejlis è l'organo rappresentativo dei tatari di Crimea, include 33 membri, e dal 1991 svolgeva un ruolo di raccordo tra la comunità tatara e le autorità nazionali ucraine e locali, indirizzando richieste o segnalando problemi al parlamento di Kiev. Suo scopo principale è però la conservazione della memoria della deportazione, il Surgun, ordinata da Stalin nel 1944. L'attività del Mejlis ha cominciato a farsi difficile nel 2010, quando un gruppo di attivisti pro-russi della Crimea indirizzò - senza successo - all'allora presidente Viktor Yanukovich la richiesta di abolire ogni forma di rappresentanza politica dei tatari, accusandoli di essere un gruppo di "estremisti dedito al crimine organizzato". All'indomani dell'occupazione russa del 2014, il Mejlis si pronunciò contro l'annessione della Crimea boicottando il referendum voluto da Mosca. Una decisione pagata a caro prezzo.

Mustafa Dzhemilev, guida storica dei tatari di Crimea, è stato esiliato già nell'aprile 2014 mentre misteriose sparizioni di attivisti tatari cominciarono ad avvenire nell'autunno 2014. Amnesty International, nel suo report 2015 sulla situazione in Ucraina, ricorda che: "Non sono state condotte indagini efficaci sui sei casi di sospetta sparizione for­zata di attivisti tatari di Crimea, avvenuti nel 2014, e per un caso confermato di rapimento, tortura e uccisione. Ciò è avvenuto nonostante le molte prove a di­sposizione, incluse videoregistrazioni, suggerissero chiaramente che i paramilitari filorussi della cosiddetta Forza di autodifesa della Crimea erano responsabili di almeno alcuni di questi crimini”.

Media

Nell'aprile 2015 le autorità russe della Crimea rifiutarono di rinnovare la concessione per le trasmissioni della televisione tatara ATR, aperta nel 2006, che trasmetteva grazie a una licenza concessa dal governo ucraino. ATR fu in prima fila nell’opposizione all’annessione della Crimea alla Russia e la sua chiusura, pur rientrando nell'ambito della legalità, è un atto di ritorsione e censura. Un atto destinato a replicarsi poco dopo, con il ritiro della licenza a Meydan FM, radio indipendente tatara.

Al posto di queste emittenti sono state aperte una televisione e una radio in lingua tatara sottoposte al controllo governativo cui è stato fatto divieto di occuparsi di politica. Una limitazione alla libertà di espressione che ancora Amnesty International ha denunciato: "La comunità tatara di Crimea è stata particolarmente colpita: le sue manifestazioni pubbliche sono state regolarmente vietate, i mezzi d’informazione in lingua tatara sono stati costretti a chiudere e i loro leader sono stati sottoposti a continue perquisizioni domiciliari e hanno subito azioni penali e detenzione per motivi politici. [...] Il Mejlis ha subito ulteriori rappresaglie. Il suo attuale leader, Ahtem Čiygoz, è stato arrestato il 29 gennaio (2015, ndr.) con l’accusa di aver organizzato 'disordini di massa' il 26 febbraio 2014”.

Le rappresaglie sono diventate, con l'abolizione del Mejlis ordinata il 13 aprile scorso, vera e propria repressione. Il procuratore Poklonskaia ha così motivato la sua decisione: "Si riconosce l'associazione pubblica ‘Mejlis del popolo dei tatari della Crimea' organizzazione estremista e si vieta la sua attività sul territorio della Federazione Russa". Una decisione che ha spinto Consiglio d'Europa e Parlamento europeo a esprimere "profonda preoccupazione" per la tutela dei diritti umani della comunità tatara.

Radici storiche

L'ostilità dei tatari verso la Russia ha radici antiche che affondano nella guerra russo-turca (1768-1774) al termine della quale si sancì il passaggio della Crimea dal dominio ottomano a quello zarista. La popolazione locale, musulmana e turcofona, emigrò in gran parte verso l'Anatolia mentre il resto della popolazione subiva una forzosa russificazione.

Dopo la rivoluzione bolscevica le autorità comuniste proseguirono nella "de-tatarizzazione" della Crimea ed eventi come l'Holomodor o la lotta ai kulaki dimezzarono la popolazione tatara. La deportazione, ordinata da Stalin nel 1944, portò alla morte per fame quasi 100mila persone. Destinati in Asia centrale, la gran parte morì lungo il tragitto. Un caso di pulizia etnica che i tatari oggi considerano un genocidio. La memoria di quel genocidio è forse l'elemento su cui si incardina il senso politico del Mejlis, la sua ragion d'essere, quale strumento volto a garantire i diritti umani ai tatari.

Azioni di resistenza

Secondo i russi il Mejlis sarebbe invece una "organizzazione estremista" ricettacolo di oppositori colpevole di coprire, se non fomentare, le attività di boicottaggio che i tatari stanno, per reazione, conducendo da mesi e che con il passare del tempo sembrano profilarsi come una sorta di "resistenza" all'occupante.

Una prima eclatante azione fu il blocco dell'importazione di alimenti dall'Ucraina, organizzato il 20 settembre 2015, che lasciò vuoti gli scaffali dei supermercati costringendo le autorità russe a una rocambolesca importazione di derrate via mare. Il 20 novembre successivo militanti tatari fecero poi esplodere quattro linee di energia elettrica che forniscono più del 70% dell’elettricità alla Crimea, causando un blackout in tutta la penisola. Un’azione che ha lasciato la Crimea al buio per tutto l'inverno dimostrando la debolezza delle autorità locali e l’impotenza del Cremlino nel garantire un sufficiente livello di benessere alla popolazione della penisola.

Scopo di questi attacchi è mostrare quanto vuota sia la propaganda del Cremlino, a loro avviso incapace di garantire i più normali servizi alla popolazione locale. Elettricità e cibo erano infatti fornite dall'Ucraina. Inoltre nella loro azione i militanti tatari hanno trovato più di una sponda a Kiev. In particolare il blackout ha messo in serio imbarazzo il Cremlino che è riuscito a riportare energia alla penisola solo parzialmente e dopo aver lasciato al freddo e al buio la popolazione per un intero inverno.

Secondo il procuratore Poklonskaia gli attentati sarebbero costati alla Russia quasi 5 milioni di dollari (360 milioni di rubli) mentre altre fonti parlano persino di 14 milioni di dollari. Molto per un paese, la Russia, impegnato militarmente su più fronti e indebolita dalle sanzioni. Nel mondo delle guerre asimmetriche, anche queste iniziative di militanti tatari sono capaci di nuocere a una grande potenza come la Russia.

Ci si chiede se il giro di vite di Mosca nei confronti dei tartari basterà a stroncarne la resistenza o se, piuttosto, il mancato rispetto di questa minoranza non si rivelerà controproducente, con il rischio di trasformarla in una questione internazionale. Ankara, antagonista del Cremlino sul fronte siriano, guarda con interesse alla lotta di questi "confratelli" turcofoni mentre i due fronti, siriano e ucraino, sembrano avere destini sempre più legati.



Evento: Mostra "Il genocidio dimenticato. Gli italiani di Crimea”
a cura di Stefano Mesurati e Giulia Giacchetti Boico
Inaugurazione 15 gennaio 2014 alle ore 17.00
16/26 gennaio 2014

https://www.unive.it/data/agenda/14/9007

Chi sono gli italiani di Crimea? Qual è la loro storia? Una mostra per immagini lo racconta. Si intitola “Il genocidio dimenticato. Gli italiani di Crimea” e aprirà dal 16 al 26 gennaio a Ca’ Foscari Zattere con vernissage mercoledì 15 gennaio alle ore 17.00. La Mostra è organizzata da Ca’ Foscari Zattere Cultural Flow Zone con la collaborazione dell’Associazione Cerkio (Comunità degli italiani in Crimea), l’Associazione Uomo Libero e il patrocinio della Regione Veneto.
la vera e propria pulizia etnica che in pochi anni spazzò via la comunità italiana di Crimea, complici anche freddo, fame, malattie. La mostra attraverso una serie di pannelli racconta la storia degli Italiani di Crimea.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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