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Le popolazioni filorusse del Donbass e della Crimea non hanno diritto al alcun referendo per l'indipendenza e/o per l'annessione alla Russia.Le demenzialità della proposta di un presunto piano di pace di Elon Musk che viola i diritti umani e civili degli ucraini e politici dell'Ucraina e che sarebbe, secondo questo giornale, una variante della proposta di Kissinger diffusa da vari media ma che però Kissinger ha negato di aver mai formulato.
"Il miliardario della tecnologia Elon Musk ha scritto su Twitter una formula per la pace che prevede il riconoscimento della Crimea, controllata dalla Russia, il rifacimento dei referendum nelle quattro regioni annesse dalla Russia sotto la supervisione delle Nazioni Unite e la garanzia della neutralità dell’Ucraina."
Zelenskyy ha chiesto un attacco internazionale alla Russia? – The National Interest
Mentre il conflitto ucraino si avvia verso un’escalation catastrofica, l’amministrazione Biden si trova di fronte alla crescente sfida di bilanciare il sostegno all’Ucraina con misure volte a contenere le conseguenze della guerra
Tratto e tradotto da un articolo di Mark Episkopos per The National Interest
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -interest/Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha invocato un attacco preventivo contro la Russia in un discorso tenuto giovedì scorso. “Ma ciò che è importante è che mi appello ancora una volta alla comunità internazionale, come ho fatto prima del 24 febbraio – abbiamo bisogno di attacchi preventivi, in modo che sappiano cosa accadrà loro se usano le armi nucleari, e non il contrario”, ha detto. “Non aspettate gli attacchi nucleari della Russia e poi dite: “Oh, visto che avete fatto questo, prendetevi indietro questo!“. Riconsiderate il modo in cui fate pressione. Questo è ciò che la NATO dovrebbe fare: riconsiderare l’ordine in cui applica la pressione [sulla Russia]”.
I funzionari di Kiev hanno poi affermato che le parole di Zelenskyy sono state citate erroneamente dai media. “Il presidente ha parlato del periodo precedente al 24 febbraio. In quel periodo era necessario applicare misure preventive per evitare che la Russia iniziasse una guerra. Vi ricordo che le uniche misure discusse in quel periodo erano le sanzioni preventive”, ha scritto l’addetto stampa del presidente ucraino, Serhii Nykyforov. Tuttavia, la spiegazione non corrisponde alle parole del presidente ucraino: secondo qualsiasi interpretazione ragionevole, Zelenskyy stava esortando i membri della “comunità internazionale” a colpire la Russia ora, in modo da non ripetere quelli che lui considera “gli errori del periodo prebellico”.
Lungi dall’essere una gaffe, il sentimento alla base dell’appello di Zelenskyy è stato una parte costante della posizione politica di Kiev dall’inizio della guerra. I più alti funzionari di Kiev, fino a Zelenskyy compreso, hanno per mesi chiesto a Washington di imporre una no-fly zone sull’Ucraina, una mossa che avrebbe quasi certamente trascinato gli Stati Uniti in una guerra contro la Russia. L’amministrazione di Zelenskyy continua inoltre a chiedere l’immediata adesione dell’Ucraina alla NATO, che presumibilmente obbligherebbe l’alleanza ad intervenire sul terreno in Ucraina contro l’invasione delle forze russe.
L’appello di Zelenskyy per un attacco preventivo alla Russia giunge sulla scia di una notizia bomba del New York Times, secondo cui la morte della giornalista russa Daria Dugina in un attentato dinamitardo a Mosca sarebbe stata orchestrata da elementi del governo ucraino. Funzionari statunitensi avrebbero ammonito le loro controparti ucraine in merito all’uccisione, che a loro dire non serve ai legittimi obiettivi ucraini sul campo di battaglia e rischia di provocare attacchi russi di rappresaglia contro funzionari di Kiev.
Nel complesso, gli eventi dell’ultima settimana hanno messo sotto i riflettori le sottili ma significative divergenze di interesse tra Kiev e Washington. La leadership ucraina, impegnata in quella che considera una guerra esistenziale per la sopravvivenza della nazione ucraina, ha segnalato che tollererà qualsiasi rischio e sopporterà qualsiasi costo in nome della vittoria totale sulla Russia. La Casa Bianca, pur investendo pesantemente nel successo dell’Ucraina, ha tracciato rigidi confini militari e politici volti a prevenire un’escalation nucleare e ad impedire che il conflitto si riversi in una più ampia guerra convenzionale sul continente europeo. Anche se Zelenskyy spinge l’Occidente a commettere quello che è de jure un atto di guerra contro la Russia, gli alti funzionari statunitensi esprimono privatamente e pubblicamente la preoccupazione che la guerra russo-ucraina possa esplodere in una catastrofica spirale nucleare.
“Per la prima volta dalla crisi dei missili di Cuba, abbiamo una minaccia diretta dell’uso (di un’arma) nucleare se le cose dovessero continuare sulla strada intrapresa”, ha dichiarato giovedì Joe Biden durante un intervento ad una raccolta fondi dei Democratici. “Non credo che esista la capacità di usare facilmente un’arma nucleare tattica e non finire con l’Armageddon”, ha aggiunto, riferendosi alle notizie secondo cui Mosca potrebbe usare armi nucleari tattiche in Ucraina per riprendere il sopravvento in seguito alle continue battute d’arresto del suo sforzo bellico.
Vladimir Putin ha festeggiato venerdì il suo settantesimo compleanno sullo sfondo di quella che anche le voci pro-Cremlino nei media e nella politica russa riconoscono come una situazione difficile sul campo in Ucraina. Mosca non controlla completamente nessuna delle quattro regioni ucraine che ha annesso il mese scorso – le offensive ucraine ad est e a sud hanno avuto un parziale successo nel respingere lentamente le forze russe. A sette mesi dall’inizio della guerra, il Cremlino sembra essere lontano dal raggiungimento dei suoi principali obiettivi bellici – tra cui la capitolazione incondizionata del governo di Zelenskyy ed il drastico degrado delle capacità militari a lungo termine dell’Ucraina – come non lo è mai stato.
Tuttavia, il leader russo non ha mostrato alcun segno che indichi che stia anche solo contemplando la possibilità di ritirarsi dall’Ucraina di fronte ai crescenti costi militari ed economici. Al contrario, Putin ha dimostrato con le parole e con i fatti di essere cupamente determinato a portare a termine l’invasione. Nell’ultimo mese, Mosca ha mobilitato 300.000 riservisti qualificati, ha riorientato la sua industria della difesa in vista di un conflitto prolungato, ha insistito sul fatto che le discussioni sullo status dei suoi nuovi territori annessi sono “off-limits” ed ha segnalato la volontà di usare le armi nucleari se i suoi interessi fondamentali per la sicurezza verranno minacciati.
Gli eventi delle ultime settimane dimostrano che la guerra è entrata in una nuova pericolosa fase, scatenando nuovi appelli alla de-escalation. “È giunto il momento di fare un passo indietro”, ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, condannando i piani di annessione della Russia. “Ora più che mai, dobbiamo lavorare insieme per porre fine a questa guerra devastante e insensata e sostenere la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale”.
Il miliardario della tecnologia Elon Musk ha scritto su Twitter una formula per la pace che prevede il riconoscimento della Crimea, controllata dalla Russia, il rifacimento dei referendum nelle quattro regioni annesse dalla Russia sotto la supervisione delle Nazioni Unite e la garanzia della neutralità dell’Ucraina.
La proposta di Musk è una variante aggiornata ed un po’ più complessa del piano di pace presentato da Henry Kissinger all’inizio dell’estate. Sebbene differiscano nei dettagli dell’esecuzione, si basano sugli stessi presupposti: non esiste una soluzione militare alla tragedia umana che si sta consumando in Ucraina e i politici devono abbandonare i sogni mal concepiti di pace attraverso una vittoria totale a favore di un serio impegno diplomatico. I prossimi negoziati saranno sicuramente difficili, ma l’alternativa che si profila – uno scontro frontale tra le due maggiori potenze nucleari del mondo – è impensabile.
Mark Episkopos è giornalista esperto di sicurezza nazionale per il The National Interest.
Elon Musk "eroe" di Mosca per il suo piano di pace che regala la Crimea alla Russia. L'ira di Kiev e della UeMassimo Basile
4 ottobre 2022
https://www.repubblica.it/esteri/2022/1 ... 368537591/NEW YORK - La sua "proposta di pace" lanciata su Twitter ha fatto infuriare il governo ucraino, spinto un ambasciatore tedesco a mandarlo a quel paese, indignato l’Unione Europea e ottenuto gli applausi del Cremlino. Nel dibattito internazionale sul destino dell’Ucraina, a quasi otto mesi dall’invasione da parte della Russia, ha fatto irruzione il miliardario Elon Musk, con un intervento che è piaciuto a Mosca.
Le proposte di Musk
Tra i vari punti del suo sondaggio social, il fondatore del gigante di auto elettriche Tesla e di SpaceX sostiene che l’Ucraina dovrebbe “rimanere neutrale" e concedere alla Russia la Crimea. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito la proposta un “passo positivo” e ricordato all’agenzia Tass che Mosca è “sempre aperta a negoziati per mettere fine al conflitto”, anche se le ultime notizie indicano il movimento di soldati russi in vista di un possibile attacco nucleare. A Mosca, intanto, Musk è diventato un eroe. “Persone come lui - ha detto il deputato della Duma per la Crimea, Mikhail Sheremet - dovrebbero diventare presidente degli Stati Uniti e non come Biden, diventato vergogna del popolo americano, trasformando il Paese in un tiranno e assassino internazionale”.
Secondo Musk, il referendum tenuto a settembre nelle regioni occupate dai russi dovrebbe essere rifatto sotto la supervisione delle Nazioni Unite. Inoltre, l’Ucraina “dovrebbe rimanere neutrale” e riconoscere che la Crimea, annessa in modo illegale dai russi nel 2014, dovrebbe diventare “formalmente parte della Russia”. Il sondaggio, lanciato ai suoi più di 107 milioni di follower, ha registrato finora quasi il 60 per cento di "no" al piano. Hanno votato in più di due milioni e mezzo. Musk, come nel suo stile, non ha accettato il risultato, dando la colpa ai "bot", i software che generano azioni ripetitive, ma senza fornire prove.
La risposta di Zelensky
Tra gli account verificati del social c’è, però, quello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha rilanciato un proprio sondaggio: “Quale Elon Musk preferite? Quello che sostiene l’Ucraina o quello che sostiene la Russia?”. I "sì" alla prima opzione hanno sfiorato l’80 per cento. Il miliardario ha risposto piccato: “Sono assolutamente a favore dell’Ucraina, ma sono convinto che una drammatica escalation della guerra provocherà enormi danni all’Ucraina e al resto del mondo”. Musk ha poi ricordato di aver messo a disposizione di Kiev la rete satellitare Starlink, con una spesa di 80 milioni di dollari (“Il nostro impegno per la Russia - ha aggiunto - ammonta a zero dollari”). Ma le spiegazioni non hanno raffreddato le proteste.
Musk, ha accusato il consigliere di Zelensky, Mikhailo Podolyak, “sta cercando di legittimare i referendum farsa. Le centinaia di migliaia di persone morte a Mariupol voteranno? Quelli finiti nei campi di concentramento?”. “Elon Musk - ha aggiunto Podolyak - lei crea razzi e sogna di colonizzare Marte. La Russia crea forni crematori mobili e sogna che l’Ucraina come nazione sparisca. Non è una questione di voto”. “Coloro che propongono all’Ucraina di rinunciare alla sua gente e alla sua terra - ha commentato duramente il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba - presumibilmente per non ferire l’ego di Putin o per salvare l’Ucraina dalla sofferenza, devono smettere di usare la prola ‘pace’ come un eufemismo per lasciare che i russi uccidano e stuprino di altri ucraini innocenti e prendano altra terra”.
Il "vaffa" dell'ambasciatore
“Questa - ha comentato il commissario Ue all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius - non è scienza dei missili: la Russia ha invaso l’Ucraina. Non c’è un’Ucraina senza Crimea così come non c’è una Tesla senza batterie”. L’ambasciatore tedesco in Ucraina, Andrij Melnyk, è stato più diretto e sintetito: “Fanc… è la mia risposta diplomatica”.
Musk ha cominciato a inondare la piattaforma di post. “Vale anche notare - ha scritto - che il risultato di questo conflitto potrebbe essere una guerra nucleare”. Un’ora dopo ha lanciato un altro sondaggio: “Proviamo con questa, allora: la gente che vive nel Donbass e in Crimea dovrebbe decidere se fare parte della Russia o dell’Ucraina?”. I "sì" hanno superato il 58 per cento dei 2 milioni e 200mila voti circa e in questo caso il miliardario non ha registrato presenze di account-robot. Musk ha poi aggiunto un altro commento: “La Russia sta facendo una mobilitazione parziale. La farà in modo totale se la Crimea sarà a rischio. Le morti su entrambi i fronti sarebbero devastanti”. “La Russia - ha concluso - ha tre volte la popolazione dell’Ucraina, quindi la vittoria dell’Ucraina è improbabile in una guerra totale. Se ti sta a cuore il popolo dell’Ucraina, cerca la pace”. La sensazione è che la "diplomazia social" di Musk potrebbe essere solo all’inizio.
Ucraina, il «piano di pace» proposto da Elon Musk fa infuriare ZelenskyFranco Sarcina
4 ottobre 2022
https://www.ilsole24ore.com/art/ucraina ... y-AEpXGb5BIn un altro post sempre su Twitter, Musk ha chiesto che i falsi referendum condotti dalla Russia nelle aree occupate – che hanno portato Putin ad autorizzarne l’annessione – siano rifatti sotto la supervisione delle Nazioni Unite.
Ucraini arrabbiati, con Zelensky in testa
Immediata la reazione dell’Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky ha risposto pubblicando un suo sondaggio su Twitter chiedendo ai suoi seguaci se preferivano un Elon Musk che sostiene l’Ucraina o la Russia.
Mykhailo Podolyak, consigliere del capo di stato maggiore del presidente ucraino, ha risposto alla querelle che esisteva già «un piano di pace migliore» che includeva la liberazione completa del territorio, compresa la Crimea.
Musk ha twittato, in seguito in risposta a Zelensky, dichiarando il sui sostegno a Kiev ma mantenendo il suo appello. Sin dai primi giorni della guerra, Musk ha fornito piatti Starlink all’Ucraina, una rete che si è rivelata cruciale nel supportare le infrastrutture di comunicazione in tutta l’Ucraina in quanto contrasta la disinformazione che arriva dalla Russia. Musk ha pubblicizzato tale sforzo in un tweet successivo: «Il costo di SpaceX per abilitare e supportare Starlink in Ucraina è di circa $ 80 milioni finora. Il nostro supporto per la Russia è di $ 0. Ovviamente siamo pro Ucraina».
Il Cremlino: «Fatto positivo»
Anche dalla Russia arriva un commento sulla «proposta di pace» di Musk. «Il fatto di per sé è molto positivo», ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. D’altra parte, ha aggiunto Peskov queste iniziative «si infrangono» contro le decisioni del governo ucraino come quella più recente che ha messo nero su bianco l’«impossibilità di negoziare con il presidente russo, Vladimir Putin».
Kissinger chiarisce sull'Ucraina: no, mai chiesto a Zelensky di cedere territoriFederico Punzi
20 Giugno 2022
https://www.nicolaporro.it/atlanticoquo ... -territoriContrariamente a quanto riportato e titolato da praticamente tutti i media italiani e anche internazionali, nel suo recente intervento al Forum di Davos Henry Kissinger non ha affatto suggerito al presidente ucraino Zelensky di cedere territori alla Russia per porre fine alla guerra.
Lo ha chiarito in modo molto esplicito lo stesso Kissinger, intervistato da Eric Schmidt nell’ambito di un evento del Berggruen Institute che si è tenuto a Venezia dieci giorni fa.
L’interpretazione corretta era quella che avete potuto leggere solo su Atlantico Quotidiano. A Davos Kissinger non stava chiedendo a Zelensky di rinunciare a Crimea e Donbass più di quanto non stesse chiedendo a Putin di ritirarsi dai territori occupati dopo l’invasione del 24 febbraio, che è poi esattamente l’obiettivo di guerra dichiarato da Kiev e supportato dalla Nato e dai governi occidentali.
Cosa aveva detto a Davos
Cosa aveva detto Kissinger a Davos? Che auspicabilmente i negoziati avrebbero dovuto iniziare “entro i prossimi due mesi”, che “l’esito della guerra dovrebbe essere delineato prima che essa provochi disordini e tensioni che sarebbero difficili da superare” e che “idealmente, la linea di confine dovrebbe essere un ritorno allo status quo ante“. Oltre questo punto, la guerra non riguarderebbe più l’Ucraina, ma la Russia e questo a suo avvisto sarebbe pericoloso per i motivi che vedremo.
Kissinger non aveva usato il verbo “rinunciare”, né “cedere”. Il riferimento allo “status quo ante” però era chiaro: il ritorno alle posizioni precedenti l’invasione russa del 24 febbraio.
Cosa significherebbe in concreto? Basta guardare la mappa. Status quo ante vorrebbe dire per la Russia ritirarsi da tutti i territori occupati dopo il 24 febbraio. Dunque, niente corridoio Donbass-Crimea, niente Mariupol, niente Kherson, ritiro delle forze russe anche dal Donbass. Ma come vedremo Kissinger non suggeriva nemmeno di lasciare la Crimea alla Russia.
La smentita di Kissinger
In questa intervista per la riunione del Berggruen Institute, l’ex segretario di Stato afferma di essere stato travisato e che la sua posizione coincide in pratica con quella del presidente ucraino Zelensky. L’Ucraina deve riconquistare i territori occupati dai russi e solo allora, una volta ripristinato lo status quo ante il 24 febbraio, allora dovrà esserci un cessate-il-fuoco e un negoziato sui territori contesi, Crimea compresa.
Su un punto è molto chiaro: “non può essere permesso” che la Russia tragga un guadagno dall’aggressione, i territori che ha occupato con la forza devono essere recuperati.
Mosca ha perso la “guerra strategica”
Duro il giudizio di Kissinger sull’invasione russa. La sua valutazione è che la Russia abbia “già perso la guerra strategica” mancando gli obiettivi iniziali.
Dimostrandosi non in grado di prevalere in una guerra convenzionale contro un suo vicino più debole, le forze armate russe hanno perso la loro “aura” e ciò cambia drammaticamente l’equilibrio di forze su cui si sono basate la geopolitica e la diplomazia europee dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ora l’esercito ucraino – a maggior ragione insieme a quello polacco – è un fattore significativo in questo equilibrio. E con il riarmo tedesco il quadro muta completamente.
L’errore di Xi Jinping
Ma nell’intervista Kissinger ha parlato anche di Cina. A suo avviso, Xi Jinping ha commesso un errore nel sostenere Putin aspettandosi una rapida vittoria della Russia, cosa che non è avvenuta. E ora questo supporto è dannoso per Pechino.
E ha anche osservato che, “se la storia è una guida, l’attuale allineamento Russia-Cina ‘senza limiti’ non può durare nel lungo termine“.
A suo avviso però Stati Uniti e Cina devono evitare di andare alla deriva in uno stato di “confronto permanente“, in cui un numero qualsiasi di conflitti minori potrebbe degenerare in una guerra catastrofica.
L’unica alternativa a questo corso di eventi che stiamo già seguendo, è coinvolgere la Cina in un sistema internazionale comune. Come minimo, i leader di entrambe le nazioni devono incontrarsi regolarmente e stabilire un mezzo di comunicazione pronto per evitare giudizi errati ed errori di calcolo che potrebbero portare alla guerra.
La trascrizione
Di seguito la trascrizione integrale del ragionamento di Kissinger sulla guerra in Ucraina nell’intervista per la riunione del Berggruen Institute a Venezia:
Dovremmo almeno avere chiari in mente i nostri obiettivi in modo da poter risolvere il conflitto quando sarà arrivato il momento giusto.
Il contesto
La mia valutazione della situazione è questa: la Russia ha già perso la guerra strategica. Non è stata in grado di sconfiggere un vicino più debole ed è stato anche rivelato che le sue forze militari non sono attrezzate per prevalere in una guerra convenzionale contro i suoi vicini.
Questa è un completa divergenza dal ruolo storico che i leader russi hanno recitato nel governare il loro Paese e dal ruolo del loro esercito nell’evoluzione del loro Paese.
Per tutta l’epoca del secondo Dopoguerra, l’Europa è stata traumatizzata dalla paura di un esercito russo che marciasse con forze convenzionali attraverso i suoi confini. Gran parte della diplomazia dei Paesi europei si è basata su quella paura e la Nato è cresciuta in questo contesto.
Tuttavia, ora da questa guerra emerge che l’esercito convenzionale russo è stato privato della sua aura e si è rivelato non molto ben preparato.
Questa consapevolezza influenzerà la diplomazia per l’intera epoca d’ora in avanti. Innanzitutto, crea una nuova costellazione di forze in Europa. Dopo la guerra, l’esercito ucraino e sicuramente una combinazione di eserciti ucraino e polacco, giocheranno un ruolo significativo nell’Europa centrale, e se si aggiungono le forze tedesche dopo che la loro ricostruzione sarà completata, l’equilibrio delle forze in Europa avrà tutto questo drammaticamente.
D’ora in poi, la principale preoccupazione dell’Europa sarà ovviamente quella di proteggersi dalla Russia, ma soprattutto di contribuire alla struttura del mondo rispetto all’Asia, che sarà il grande problema della prossima epoca.
La situazione in Ucraina
Quindi è in quel contesto che ho parlato della fine della guerra in Ucraina. La situazione attuale è che la Russia occupa il 20 per cento del territorio ucraino così com’era il giorno in cui è iniziata l’invasione. Quel territorio non può rimanere nelle mani delle forze russe perché se una parte sostanziale di esso, e direi qualsiasi parte di esso, viene mantenuta, la Russia avrebbe guadagnato dall’aggressione, il che non dovrebbe essere permesso.
C’è un’altra fetta di territorio ucraino che è stata occupata dalla Russia dieci anni fa e su cui il mondo non si è opposto, sebbene io non abbia approvato. E quel territorio include la Crimea. Cercare di riconquistare questo dopo che lo status quo ante è stato raggiunto, che di per sé sarà un grande sforzo, estenderebbe la guerra, da una guerra contro l’Ucraina a una guerra contro la Russia.
E questo ha due aspetti contraddittori: uno l’escalation da parte della Russia, e questo è particolarmente vero per quanto riguarda la Crimea, ma l’altro potrebbe essere che l’esercito russo si disintegri, nel qual caso potrebbe derivarne una situazione caotica in Asia centrale.
La proposta di Kissinger
Quindi, la mia proposta era che quando la Nato avesse raggiunto il punto in cui è iniziata la guerra, quella sarebbe stata l’occasione per un cessate-il-fuoco, e che l’altro territorio conteso diventasse parte di un negoziato di pace, con un esito da definire attraverso i negoziati. Potrebbe benissimo finire come territorio sostanzialmente mantenuto dall’Ucraina, ma ciò dipenderà da come si evolverà la situazione politica.
La mia raccomandazione è che ci siano due negoziati: per un cessate-il-fuoco lungo lo status quo ante, e ciò richiede la riconquista del 20 per cento di territori ucraini ancora in mano russa, e poi un negoziato di pace in cui ogni questione viene sollevata, comprese le sanzioni, e che offre all’Ucraina e all’Occidente l’opportunità di raggiungere qualsiasi obiettivo si prefigge.
La posizione di Zelensky
Questa era l’essenza della mia proposta, ma i giornalisti l’hanno tagliata e semplificata e nel frattempo il presidente ucraino, che in un primo momento ha espresso disaccordo, ha rilasciato una dichiarazione che vorrei leggervi:
“Per me la vittoria è la restaurazione dell’integrità territoriale, assolutamente di tutti i territori, ma non credo che possiamo riconquistare l’intero territorio con mezzi militari … Bisogna tornare almeno alla linea del 24 febbraio, quella è la linea dove è scoppiata la guerra … Dopo di che possiamo parlare di difendere il territorio che resta attraverso la diplomazia”.
Quindi, il presidente Zelensky in pratica stava dicendo quasi esattamente la stessa cosa che avevo detto io.
Nel 1991 è già stato fatto un referendo regolare in Ucraina, libero, senza minacce e senza violenza, per dicidere se stare un meno con la Federazione russa1991
Il primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza dalla URSS/Russia
e fu una votazione libera, democratica, senza violenze né brogli.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991 Il referendum riguardo all'indipendenza dell'Ucraina si è svolto il 1º dicembre 1991. L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
I cittadini ucraini espressero un sostegno schiacciante per l'indipendenza. Al referendum votarono 31.891.742 (l'84.18% dei residenti) e tra di essi 28.804.071 (il 90.32%) votarono "Sì".
Nello stesso giorno, si tennero anche le elezioni presidenziali, nella quale gli ucraini elessero Leonid Kravčuk (all'epoca Capo del Parlamento) Presidente dell'Ucraina.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991 L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
Vinsero i SI con una percentuale del 90,32%.
I SI vinsero in TUTTE le regioni del paese.
E quindi anche nella russofona Crimea e nel russofono Donbass vinsero gli indipendentisti a grande maggioranza:
In Crimea i SI ottennero il 54,19% dei suffragi.
Nel Donbass:
Donec'k- Oblast' di Donec'k 76,85%
Luhans'k - Oblast' di Luhans'k 83,86%
Charkiv- Oblast' di Charkiv 75,83%
Nel Donbass ci vivevano ucraini filo Ucraina e ucraini russi che avevano simpatie per la Russia e nel loro insieme al referendo per l'Indipendenza dell'Ucraina dall'URSS oltre il 70% di loro votò per il Sì. Quindi la sovranità statuale era dell'Ucraina e non della Russia e inoltre vi erano anche i diritti degli ucraini da salvaguardare che i separatisti filo russi hanno violentemente calpestato.
23 anni dopo le popolazioni filorusse del Donbass e dell'Ucraina hanno perso ogni possibile e valido diritto ad effettuare un qualsiasi ulteriore referendo per l'indipendenza dall'Ucraina e l'annessione alla Federazione russa, dopo aver intrapreso una guerra civile fatta di violenza e terrorismo contro la sovranità ucraina e contro i diritti umani, civili e politici delle popolazioni ucraine di questi territori perseguendone la pulizia etnica.
Guerra terroristica in Donbass promossa dalla Russia di Putin e in Crimea con l'invasione militare e la successiva annessione
Se vi è qualcuno che avrebbe l'autorità sovrana a decidere in merito sarebbe unicamente il popolo ucraino, tutti i cittadini dell'Ucraina poiché la proprietà del territorio del Donbass e della Crimea appartiene a loro e non tanto e solo alle popolazioni filorusse di questi territori.
Il Donbass e la Crimea sono parte dell'Ucraina e non della Russia https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1613077124 Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non dei russi e della Russia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 143&t=3000 https://www.facebook.com/profile.php?id=1000786668058763)
Demografia etnico linguistica nell'Ucraina, in Crimea e nel Donbass
Demografia del Donbass
Oltre ad essere territorio legittimo dell'Ucraina era ed è abitato prevalentemente da ucraini, nel censimento del 2001 si definivano come ucraini il 78,8%, nel 2015, sempre secondo il Centro Razumkov, l’86%, e oggi il 92%.
Solo una minoranza di costoro, circa il 21%, era di lingua russa e politicamente russofila.
Quindi questa minoranza di lingua russa e politicamente russofila non aveva alcun diritto civile e politico alla sovranità democratica su questa terra.
Da un punto di vista dei diritti umani, civili e politici è la maggioranza della popolazione che determina la sovranità politica e non la minoranza, la quale va solo rispettata nelle sue specificità civili e linguistiche.
La pretesa di questa minoranza alla sovranità politica sul Donbass viola i diritti umani, civili e politici della maggioranza della popolazione che è e si sente ucraina.
Non vi è quindi alcun diritto della minoranza russofono-russofila che sia stato violato dall'Ucraina e dagli ucraini del Donbass.
Caso mai è il contrario questa minoranza minimale con l'appoggio della Russia di Putin ha violato i diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass.
Chi sostiene questa minoranza criminale e terroristica viola i diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass e dello stato ucraino.
Seconda parte
Demografia del Donbass censimento 2001
Dati demografici, etnico linguistici per farsi un quadro della situazione dell'Ucraina e del Donbass e meglio comprendeene le dinamiche, le implicazioni, i risvolti e le conseguenze
Un sondaggio rivela che più del 90% dei cittadini ucraini si considerano di etnia ucraina
UACRISIS.ORG
22.03.2020
https://uacrisis.org/it/55302-ukraine-identity Secondo uno studio condotto dal Centro Razumkov, il 92% dei cittadini ucraini si considerano di etnia ucraina. Sono invece il 6% coloro che si identificano come appartenenti all’etnia russa, mentre ad altri gruppi etnici l’1,5 %. Dopo l’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, questo è il tasso più alto mai registrato sull’autodeterminazione.
I dati rivelano che l’annessione della Crimea e l’aggressione russa nel Donbass hanno accelerato il processo di autoidentificazione. Infatti, secondo il censimento del 2001 si definivano come ucraini il 78,8%, nel 2015, sempre secondo il Centro Razumkov, l’86%, e oggi il 92%. Secondo lo studio, la percentuale di coloro che si considerano ucraini è più alta tra i più giovani – dai 18 ai 22 anni (96,2%). Tra gli over 60, è invece inferiore al 90%.
Il Vice Direttore Generale del Centro Razumkov Yuriy Yakimenko ha detto che le ragioni per tale cambiamento vanno ricercate nel fatto che il numero dei russi etnici è ridotto a causa dell’annessione della Crimea e dell’occupazione del Donbas. Ma nonostante ciò, l’aggressione russa ha influito sul numero totale, dato che più persone si sono autoidentificate come ucraine.
La “bi-etnia” della popolazione dell’Ucraina
Inoltre, lo studio ha sottolineato l’esistenza di problemi relativi alla multipla identificazione e alla “bi-etnia” come uno degli aspetti più rilevanti della formazione dell’identità etnica.
Nel sondaggio vi era la possibilità di indicare sia la propria etnia che la propria nazionalità.
Il 74% degli intervistati totali in Ucraina sente di appartenere ad una sola etnia, il 12% ritiene di appartenere a due o più nazionalità, il 6% non si sente di appartenere a nessuna nazionalità e l’8% sono gli indecisi.
Tra gli ucraini etnici, il 77% sente di appartenere ad un’unica nazionalità, invece tra i russi etnici solo il 39%. Coloro che invece si sentono contemporaneamente appartenenti a due o più nazionalità, sono rispettivamente il 10% per gli ucraini e il 30% per i russi, mentre a nessuna nazionalità rispettivamente il 5% e il 20%.
Tra coloro che dichiarano di appartenere allo stesso tempo a due o più nazionalità, vi sono in particolare i residenti del Donbas (27%), delle regioni del Sud (24%) e dell’Est (19%) , mentre nell’Ovest e Centro sono solo il 6%.
Inoltre è stato rilevato che nelle regioni del Donbas, del Sud e dell’Est la percentuale di coloro che non si ritengono appartenenti ad alcuna nazionalità è molto più alta, con rispettivamente il 20%, 10% e 12% (contro il 2% dell’Ucraina Centrale e l’1% dell’ovest dell’Ucraina).
I sociologi hanno riportato che si può anche identificare non solo di un rifiuto ma anche un distanziamento rispetto all’autoidentificazione. Ciò sembra essere una caratteristica peculiare dei russi etnici in Ucraina, al pari della bi- o polietnicità.
Terza parte
Lingua madre: ucraino o russo?
Il 68% dei cittadini considera l’ucraino come lingua madre, il 17% entrambe le lingue (ucraino e russo), solo russo il 14%, e lo 0,7% un’altra lingua. Nella regione occidentale, coloro che considerano l’ucraino come lingua madre sono il 93% degli intervistati, nella regione centrale – l’84%, nel Sud il 42%, nell’Est il 36%, nel Donbas il 27%.
Coloro che dichiarano il russo come lingua madre sono localizzati per il 2% in Ucraina occidentale, per il 6% in quella centrale, il 31% nelle regioni del Sud, il 24% nell’Est e il 42% nel Donbas.
Coloro che invece dichiarano ugualmente ucraino e russo sono invece collocati rispettivamente per il 3%, il 10%, il 26%, il 38% e il 29%.
“Il fattore etnico ucraino influenza l’uso più frequente dell’ucraino” ha detto Yuri Yakimenko. Fra gli ucraini etnici, la lingua ucraina viene considerata come lingua madre dal 73% mentre il 18% sono coloro che si dichiarano madrelingua di entrambi gli idiomi.
La nostalgia dell’URSS
Secondo un sondaggio precedente del Centro Razumkov, nel mese di novembre 2016, i due terzi (65%) degli ucraini si sono dichiarati contrari ad un possibile ripristino dell’Unione Sovietica, il 13% hanno dichiarato di volerlo mentre un altro 22% ha risposto “sì, ma capisco che alle condizioni attuali è impossibile.”
Gli ucraini etnici che hanno risposto negativamente sul ripristinare l’Unione Sovietica ammontano al 69%, invece russi etnici solo il 39%.
Secondo l’ultimo sondaggio, il 27% degli intervistati in Ucraina si considerano cittadini dell’ex Unione Sovietica. Più frequentemente si considerano cittadini dell’URSS gli abitanti del Sud (48%) e dell’Est (41%), mentre nelle altre regioni si va solamente dal 17% al 21%.
Il sondaggio è stato condotto dal Centro Razumkov il 3-9 marzo 2017 Sono stati intervistate 2.016 persone in tutte le regioni d’Ucraina, tranne territori occupati.
La popolazione della regione di Donetsk. Popolazione della regione di Donetsk l'economia 2022
https://ita.agromassidayu.com/naselenie ... age-235284La regione di Donetsk è una regione con un'alta concentrazione di produzione industriale, trasporti e una significativa densità di popolazione. Secondo il Comitato statale statale, dal 1 ° gennaio 2015 la popolazione della regione di Donetsk è stimata in 4, 31 milioni di persone. Densità di popolazione di 165 persone / km 2 - questa cifra è 2, 2 volte superiore alla media dell'Ucraina (75, 5 persone / km²).
Nessuno risponderà sicuramente alla domanda su quante persone si trovano nella regione di Donetsk. Va tenuto presente che la difficile situazione politica influisce in modo significativo sulla migrazione dei residenti nella regione, quindi il loro numero esatto è attualmente impossibile da calcolare. Al 1 ° gennaio 2013, c'erano 18 distretti nella regione, 52 città (28 delle quali di rilevanza regionale), 131 insediamenti urbani e 1.118 altri insediamenti, in cui vivevano in totale 4.375.000 persone. La popolazione urbana era di 3.964.200 abitanti (91%), la popolazione rurale - 411.000 (9%). Il rapporto percentuale rimane approssimativamente lo stesso, sebbene i dati assoluti siano notevolmente diminuiti.
Sul territorio, che occupa il 4, 4% dell'area dell'Ucraina, circa il 20% di tutte le capacità produttive del paese è concentrato e il 9, 6% della popolazione vive. Dal numero della regione di Donetsk occupava un primo posto incondizionato tra le altre regioni del paese.
Crisi demografica
La popolazione delle regioni di Lugansk e Donetsk a causa di conflitti armati è notevolmente diminuita. I dati provenienti da fonti diverse sono diversi, ma anche stime modeste indicano centinaia di migliaia di rifugiati che hanno lasciato la regione. Le autorità del DPR e LPR parlano di 825.000 rifugiati (450.000 da Donetsk e 375.000 dalle regioni di Lugansk), mentre il Servizio federale per le migrazioni della Federazione Russa ha riferito di 733.000 migranti. I dati delle Nazioni Unite sono molto più modesti: 200.000 sfollati in Russia e 190.000 all'interno dell'Ucraina.
Ma anche prima di questi eventi, è stata osservata una crisi demografica nel Donbass. Pertanto, nel 2013 rispetto al 2012, la popolazione della regione di Donetsk è diminuita di 27.700 persone, di cui 23.200 negli insediamenti urbani, 4.500 negli insediamenti rurali. Sulla base di 1 mila abitanti, la popolazione è diminuita di 6, 3 persone, mentre l'intensità della riduzione nelle aree rurali è 1, 9 volte superiore (11 persone per 1000 abitanti) rispetto agli insediamenti urbani (5, 8 per 1000).
Le dimensioni del declino complessivo della popolazione nel 2012 sono state del 99, 7% a causa del declino naturale (il numero di morti è 1, 6 volte il numero delle nascite) e dello 0, 3% a causa del deflusso migratorio (il numero di morti ha superato lo 0, 1% numero di arrivi).
Dinamica
Negli anni '30, la regione di Donetsk divenne la più grande regione di popolazione dell'Ucraina, davanti alla regione di Vinnitsa. Nel 1959, il 10, 2% della popolazione ucraina viveva qui, nel 1970 e 1979 - il 10, 4%. Nel 1989, la popolazione della regione di Donetsk è scesa al 10, 3%, nel 2014 - al 9, 6%. La percentuale di anziani (oltre 60) nel Donbass è del 10, 7% della popolazione, mentre tra i minori di 14 anni solo l'8, 3%.
Durante gli eventi del 2014, un'entità quasi-statale, la Repubblica popolare di Donetsk, si è formata in una parte del territorio della regione di Donetsk. A partire dal 2015, controllava circa 1/3 dell'area della regione di Donetsk, dove il 55, 8% della sua popolazione viveva prima della guerra.
Le dinamiche storiche dei cambiamenti nella popolazione della regione di Donetsk:
1926: 1.645.000 persone.
1939: 3.099.810
1959: 4.262.048
1970: 4.891.979
1979: 5160641 persone.
1989: 5332395 persone.
2001: 4841074 persone.
2014: 4.343.900
La prima metà del 2015
Sebbene la popolazione della regione di Donetsk non sia conosciuta in modo affidabile, le autorità locali mantengono statistiche su entrambi i lati. I principali indicatori demografici per gennaio-giugno 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014:
La popolazione del Donbass tra le regioni dell'Ucraina è caratterizzata dai più alti tassi di invecchiamento della popolazione. Nel 1989, la popolazione di età inferiore ai 14 anni è diminuita del 50% (in Ucraina - 40%), al di sopra dei 65 anni è aumentata del 31% (in Ucraina - 15%).
Nel periodo 1989-2014. l'età media nella regione è aumentata di 5, 7 anni (in Ucraina - di 4, 1 anni), l'età media - di 6, 5 anni (in Ucraina - di 5 anni). Qual è il più grande aumento dell'età media della popolazione tra tutte le regioni ucraine.
Nel 2014 l'età media dei cittadini era di 42, 5 anni, ovvero 1, 9 anni in più rispetto alla media ucraina. Con questo coefficiente, la regione di Donetsk occupa il penultimo posto tra le regioni dell'Ucraina, solo nella regione di Chernihiv l'età media della popolazione era maggiore. L'età media della popolazione della regione di Donetsk nel 2014 era di 42, 1 anni - 2, 3 anni in più rispetto all'Ucraina.
Urbanizzazione
Nella regione di Donetsk ha registrato il più alto livello di urbanizzazione tra le regioni dell'Ucraina, oltre il 90% della sua popolazione vive in città. Questo indicatore è rimasto stabile negli ultimi decenni, rispetto al 1979, è cresciuto solo dell'1, 5% e rispetto al 1989 - dello 0, 3%.
Allo stesso tempo, la popolazione urbana della regione di Donetsk, insieme alla vicina Lugansk, è caratterizzata dai più alti tassi di spopolamento in Ucraina. Nel periodo 1989-2014 la popolazione urbana della regione è diminuita del 18, 2%, il doppio rispetto alla media dell'Ucraina (9, 4%). Nella regione di Donetsk nel periodo 1989-2014 ha rappresentato il 27% della riduzione totale della popolazione urbana dell'Ucraina (877.400 di 3.251.000).
Popolazione urbana
...
Percentuale di urbanizzazione
Città più grandi
Elenco delle città di Donbass (2014) per popolazione:
Donetsk: 945.000 persone.
Mariupol: 458.000 persone
Makeevka: 352.000
Horlivka: 254.000 persone
Kramatorsk: 163.000
Slavyansk: 116.000 persone
Enakievo: 81.000 persone
Artyomovsk: 77.000
Konstantinovka: 76.000 persone
Krasnoarmeysk: 64.000 persone
Druzhkovka: 59000 persone.
Khartsyzsk: 58.000 persone
Struttura della lingua etnica
La composizione della popolazione della regione di Donetsk dovuta al ripristino su larga scala delle imprese industriali del dopoguerra, che ha richiesto l'attrazione del lavoro dalle regioni interne dell'URSS, è caratterizzata dalla diversità nazionale.
Sebbene i cittadini che si considerano ucraini siano la maggioranza, la maggioranza della popolazione preferisce parlare russo. Dinamica della lingua madre del Donbass secondo i censimenti:
Composizione etnica dell'Ucrainahttps://it.wikipedia.org/wiki/Ucraina Ucraini 77,5%,
Russi 17,2%,
Rumeni e Moldavi 0,8%,
Bielorussi 0,6%,
Tatari di Crimea 0,5%,
Bulgari 0,4%,
Ungheresi 0,3%,
Polacchi 0,3%,
Armeni 0,2%
Greci 0,2%,
Tatari 0,2%,
https://it.public-welfare.com/3988435-t ... tsk-region Distribuzione etnica della popolazione della città di Donetsk
https://it.frwiki.wiki/wiki/DonetskDistribuzione etnica della popolazione della città di Donetsk: 48,15% russi; 46,65% ucraini; 1,15% bielorussi; 0,99% greci; 0,50% ebrei; 0,49% tartari; 0,40% armeni; 0,20% azero; 0,20% georgiani; altro 1,27%.
Mentre gli abitanti del nord e dell'ovest dell'Ucraina parlano prevalentemente ucraino , in questa regione il russo è la lingua dominante, come lo è per la maggior parte degli abitanti del Donbass, indipendentemente dalla loro posizione.
Per chi ha continuato a credere nella propaganda sulla volontà del Donbass di stare con la Russia.
Alessandra Casula
23 aprile 2022
https://www.facebook.com/alessandra.cas ... 3202852906Ve lo dicevo che i rifugiati russofoni del Donbass in Italia non raccontavano la storiella di Putin e in cui siete cascati. Poco prima della guerra, “il favore verso l’integrazione con la Russia non era elevato: 33% a Donetsk, 24% a Lugansk e Odessa, 15% a Kharkiv, mostrando come anche nelle regioni orientali del paese sussistessero grandi differenze e non fosse affatto vero, come si è poi affermato e si continua a ripetere da più parti, che nell’est dell’Ucraina la popolazione fosse largamente favorevole all’integrazione con la Russia. Anzi, uno studio del 2018 ha rilevato come la guerra non abbia modificato nella popolazione del Donbass la propria identità ucraina che, quindi, è qualcosa di più di una semplice appartenenza linguistica.
A marzo 2014 si registrarono scontri a Kharkov, Donetsk e Lugansk, con l’occupazione dei municipi e delle istituzioni locali. Secondo gli osservatori OSCE le forze di polizia non intervennero o si mostrarono solidali con i manifestanti filorussi. In aprile vennero occupate le amministrazioni di Kramatorsk, Sloviansk e Mariupol, questa volta con il supporto di uomini armati. Si trattava perlopiù di paramilitari che arrivavano dalla Russia . La provenienza russa dei miliziani e di larga parte dei dimostranti che occuparono le varie municipalità è la prova che non si è mai trattato, fin dall’inizio, di una guerra civile ma di uno “scenario crimeano” fatto di agitatori e truppe irregolari inviate da Mosca per destabilizzare e infine occupare le regioni orientali dell’Ucraina”
I diritti umani, civili e politici degli ucraini violati dai nazifascisti russiI diritti umani, civili e politici degli ucraini violati dai filorussi e dalla Russia suprematista e imperialista di Putin in Ucraina e nelle sue regioni del Donbass e della Crimea
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 2734682162 Non sono i russi dell'Ucraina l'etnia maltrattata, oppressa e oggetto di pulizia etnica genocidaria come racconta la propaganda nazifascista russa amplificata dai suoi demenziali sostenitori in Occidente, ma sono gli ucraini dell'Ucraina e dei suoi territori del Donbass e della Crimea.
Sono in molti che si sono fatti ingannare: pochi in demenziale buona fede e molti in malvagia malafede l'hanno fatta propria.
10)
Considerazioni sull'autodeterminazione, sul diritto all'autonomia, all'indipendenza, alla secessione, all'annessione ad altri stati e sui relativi referendi
Ieri un'altra pesante condanna della Russia da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU.Giacomo de Feo
13 ottobre 2022
https://www.facebook.com/giacomo.defeo/ ... 5351405864143 paesi condannano la fraudolenta annessione;
35 si astengono;
contrari solo Bielorussia, Nord Corea, Siria, Nicaragua e qualche italico pupazzetto di Putin, che crede ai suoi referendum farsa
Luca Venturini
I referendum sono più o meno farsa quanto tanti altri simili. Bisogna chiedersi se quelle popolazioni voterebbero nello stesso modo se i referendum fossero un po' meno farsa. Direi che voterebbero nello stesso modo, quindi che i referendum siano farsa o meno diventa di poco interesse.
Elisabetta Cenci
Luca Venturini io propongo di rifarlo con gli ispettori ONU così rivotano per la Russia si cede la Crimea e magari si fa la pace
Luca Venturini
Elisabetta Cenci sì. Uno spreco di tempo e soldi, ma si può fare. Tra l'altro credo che gli ispettori ci fossero, ma pochi.
Giacomo de Feo
Luca Venturini In Donbas il 90% nel ‘91 ha votato per l’indipendenza dell’Ucraina. Ora che conoscono la gestione di Putin una stima conservativa è un buon 95% di favorevoli a restare in Ucraina
Gino Quarelo
Le considerazioni da fare sono molto più complesse e debbono tener conto di vari aspetti e di molti fattori:
1) la variazione demografica per effetto della pulizia etnica
2) la modalità con cui lo stato ha acquisito la sovranità di quel territorio da cui una parte vuole secedere
3) la consistenza storica della parte che vuol secedere
4) i diritti di tutte le minoranze e i pericoli a cui andrebbero incontro in caso di separazione/indipendennza di quel territorio
5) eventuali risarcimenti a compensazione
6) i diritti dello stato e di tutti i suoi cittadini a cui appartiene la sovranità di quel territorio
7) la eventuale perdita del diritto politico alla separazione/indipendenza per indegnità dovuta a gravi comportamenti criminali nei confronti dello stato, e delle altre parti etniche minoritarie o meno di quel territorio
8 ) ...
Un referendum sull'indipendenza è un tipo di referendum in cui i cittadini di un territorio, generalmente rappresentanti una minoranza all'interno dello stato di appartenenza, decidono, concordando con lo Stato, se il territorio debba diventare uno stato sovrano indipendente attraverso un processo di secessione. Un referendum sull'indipendenza non sempre porta all'indipendenza.https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... dipendenza Un referendum per l'indipendenza di solito nasce dopo il successo politico da parte di movimenti politici nazionalisti, separatisti o secessionisti di un territorio circoscritto all'interno di uno stato sovrano. I negoziati per i termini di un referendum sull'indipendenza possono aver luogo tra i nazionalisti e il governo centrale che esercita la sovranità sul territorio. Se i termini vengono concordati dalle due entità, allora il referendum sull'indipendenza può essere tenuto con risultato vincolante e rispettato dalla comunità internazionale. I referendum sull'indipendenza devono essere tenuti col consenso dei governi, ma alcuni vengono eseguiti in maniera illegale e i loro risultati sono solitamente ignorati dalla comunità internazionale. L'unico caso in cui un referendum illegale abbia portato alla creazione di uno nuovo Stato sovrano è quello per l'indipendenza del Kosovo dalla Serbia nel 2008.
Varie questioni possono essere discusse nei negoziati, come la data e il calendario del sondaggio, così come l'eleggibilità degli elettori. Per questi casi, la pratica elettorale comune è spesso ampiamente utilizzata, anche se possono esserci delle deviazioni, come visto con l'abbassamento dell'età del voto per il referendum sull'indipendenza scozzese del 2014.
Tra le altre questioni da negoziare figura spesso la forma con cui viene posto il quesito referendario, possono infatti essere offerte alternative di maggiore autonomia o di mantenimento dello status quo. Nei negoziati viene anche affrontato il livello di approvazione che rende il risultato referendario vincolante all'avvio della secessione. Per alcuni referendum sull'indipendenza è necessaria una maggioranza semplice mentre in altri casi, è possibile utilizzare una determinata percentuale per essere vincolante.
Nel caso di voto favorevole per l'indipendenza, e riconoscimento della validità da parte dello stato sovrano, potrebbero esserci negoziati sui termini della secessione per il territorio dallo stato sovrano. Viene quindi fatta una dichiarazione di indipendenza per un nuovo stato, e possono seguire il riconoscimento internazionale, nonché l'adesione a organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite. In caso di referendum non riconosciuti dall'autorità statale centrale, ciò può portare a una dichiarazione unilaterale di indipendenza, e quindi a stati parzialmente riconosciuti o autoproclamati.
Spesso nel caso di un voto contrario all'indipendenza, si sviluppano delle ulteriori richieste per una replica del referendum sull'indipendenza. Ad esempio, dopo due referendum in Québec, il Parti Québécois ha continuato a sollevare la prospettiva di tenere un altro referendum, il Partito nazionale scozzese ha affermato che ci dovrebbe essere una ripetizione del referendum del 2014 se il Regno Unito lasciasse l'Unione Europea.
Diritto all'autodeterminazione
La legittimità di un quesito referendario per l'indipendenza di un'entità territoriale rispetto allo stato sovrano di cui fa parte richiama spesso il principio di autodeterminazione di un popolo. Il principio in questione è menzionato nella Carta delle Nazioni Unite del 1945, ma la sua portata e il suo contenuto normativo sono il frutto di successivi contributi della giurisprudenza internazionale. L’ambito in cui il principio ha trovato inizialmente applicazione, grazie all'Assemblea generale dell’ONU, è quello del processo di decolonizzazione, affermando l’idea che le popolazioni soggette a dominazione coloniale abbiano il diritto di determinare liberamente la propria condizione politica e di perseguire liberamente il proprio sviluppo economico, sociale e culturale.
Esempi di applicazione del principio di autodeterminazione possono essere ritrovati nei pareri consultivi della Corte internazionale di giustizia rispetto alla Namibia (1971), sul Sahara occidentale (1975), nonché con la successiva sentenza relativa al caso di Timor Orientale (1995). Per completare il quadro si deve aggiungere la sentenza resa nel 1998 dalla Corte suprema del Canada a proposito della questione del Québec. Dovendo infatti valutare, su richiesta del Governo canadese, la legittimità delle pretese di indipendenza tramite secessione del Québec alla luce del diritto costituzionale canadese e del diritto internazionale, la Corte afferma che il principio in questione si applica ai popoli che si trovino in tre situazioni specifiche:
popoli soggetti a dominio coloniale;
popoli il cui territorio è stato occupato da uno Stato straniero;
popoli che all’interno di uno Stato sovrano si vedano rifiutare un accesso effettivo all'esercizio del potere di governo;
Il terzo punto risulta essere il più problematico da decifrare perché oltre alla difficoltà di definire l'espressione “popolo”, risulta complessa l'interpretazione di "libero accesso all'esercizio del potere di governo" e di quali siano i suoi limiti.
Unità territoriale
Il principio di autodeterminazione si scontra direttamente con il limite rappresentato da un altro principio sancito dal diritto internazionale, relativo all'integrità territoriale degli Stati. I confini sono fondamentali per garantire la sopravvivenza degli Stati e la loro salvaguardia, contro secessioni, invasioni e annessioni, è fondamentale per mantenere la sicurezza nazionale e uno status di equilibrio geopolitico nella comunità internazionale.
Generalmente la salvaguardia dell'unità territoriale è uno dei principi fondativi degli Stati e l'integrità dei confini viene garantita attraverso articoli appositi nelle costituzioni degli Stati.
Politica interna ed estera
Dinamiche interne
La legittimità del diritto di autodeterminazione non può non tenere conto dell'assetto interno dei singoli stati interessati e, in particolare, dei limiti al suo esercizio determinati dal diritto costituzionale dei singoli ordinamenti. Nel rispetto al principio di legalità, è dunque alla luce dell’ordinamento costituzionale interno e del contesto politico centrale che deve essere valutata la legittimità di rivendicazioni indipendentiste che infatti, non a caso, hanno ottenuto risposte diverse nel caso di Scozia o Quebec, dove il governo dello stato centrale ha acconsentito allo svolgersi di un referendum popolare, o per contro in Spagna, dove il Tribunale costituzionale e il governo centrale hanno decretato l’illegittimità del referendum medesimo. Spetta quindi alla politica farsi carico di tali situazioni e utilizzare gli strumenti più adeguati per affrontare la questione non altrimenti sanabile sul solo piano della logica giuridica.
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