Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:27 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:28 am

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Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:30 am

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Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:31 am

5)
Gli euroamericani cristiani e atei, di destra e di sinistra, che demenzialmente credono che il male sia l'Occidente, siano gli USA, la UE e la NATO e che Putin e la sua Russia nazifascista suprematista e imperialista siano il bene sono come i nazi maomettani di Osama bin Laden o dell'ISIS o dell'Islam in generale che demenzialmente credono la stessa cosa e di essere loro il bene.
I demenziali discorsi piene di menzogne di Putin, di Osama bin Laden e Viganò contro l'Occidente





I demenziali adoratori, sostenitori e giustificatori del criminale nazifascista russo Putin
viewtopic.php?f=143&t=3009
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0789336381


PUNTO E BASTA

Ultimamente ho tolto alcune persone dai miei contatti.
Giovanni Bernardini
26 febbraio 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 1152340751

Qualcuno mi ha scritto accusandomi di essere intollerante ed antidemocartico, di voler “censurare” questo o quello.
No cari signori, io non censuro nessuno. Semplicemente mi rifiuto di rispondere ad obiezioni che giudico inconsistenti. La considero una perdita di temo ed energie intellettuali, un girare a vuoto che non porta da nessuna parte visto che tutti non fanno altro che ribadire le proprie posizioni.
Lo ripeto ancora una volta. Nessuno più di me detesta il politicamente corretto ed i miti ideologici dell’occidente in crisi. Ma le posizioni che stanno emergendo in questo periodo sulla guerra NON sono una critica del politicamente corretto, né del mondialismo, né del burocratismo idiota della UE, né della ideologia gender, né di tutte le idiozie di cui è strapiena la pseudo cultura occidentale di oggi.
NO, certe posizioni sulla guerra non fanno altro che riproporre il vecchio, stantio anti americano ed anti occidentale di sempre. Anti americano indipendentemente da Biden, anti occidentalismo indipendentemente dalla insostenibile leggerezza dell’occidente odierno.
La NATO sarebbe da sempre (DA SEMPRE) fomentatrice di guerre. DA SEMPRE gli USA opprimerebbero i popoli del mondo. La democrazia occidentale sarebbe un inganno, il pluralismo una illusione. Per alcuni non è solo Putin ad avere ragione oggi. Aveva ieri ragione Saddam, aveva ragione il Mullah Omar, ha ragione Hammas… ha sempre torto una sola parte: l’occidente. L’OCCIDENTE, non il cancro politicamente corretto che lo sta distruggendo.
Ebbene, IO NON CI STO. Il fatto di non amare per niente Biden non mi trasforma in ammiratore di un dittatore post comunista come Putin. Penso si possa detestare il politicamente corretto senza diventare ammiratori dei talebani, o della Cina, e dell’Iran.
Non ci sto e non mi va di continuare a discutere all’infinito con chi vorrebbe buttare il bambino con l’acqua sporca, scambia la lotta al cancro con la lotta al corpo che del cancro è vittima.
Per questo invito che la pensa diversamente a non affliggermi coi suoi commenti. Sono un vecchio ex sessantottino e conosco alla perfezione tutte le acrobazie verbali cui certe persone ricorrono. Non mi interessa continuare a confutarle all’infinito.
Toglietemi pure dai vostri contatti. Non c’è nulla di terribile in questo. Meglio un “ciao“ amichevole che infinite ripetizioni delle stesse argomentazioni.
Punto. E basta.


Le demenzialità, le menzogne e le calunnie contro gli USA e la NATO

viewtopic.php?f=143&t=3005
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 1061722663






Il discorso di Putin fatto il giorno della farsa dell'annessione del Donbass alla Russia, in cui demonizza l'Occidente a beneficio del sostegno degli antuioccidentali dell'Occidente che sostengono la Russia e che vedono in Putin il loro campione di umanità, di civiltà, di cultura. di religiosità.

Le minacce nucleari del criminale del Cremlino
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 2800756334
viewtopic.php?f=143&t=3018

Il discorso del nazifascista Putin
"Cari amici!
Il tema del mio intervento è la situazione nel Donbas e il corso di un'operazione militare speciale per liberarlo dal regime neonazista, che ha preso il potere in Ucraina nel 2014 a seguito di un colpo armato di stato.
21 settembre 2022
https://www.facebook.com/naiada.incogni ... 5902721846
Oggi mi rivolgo a voi: a tutti i cittadini del nostro Paese, a persone di diverse generazioni, età e nazionalità, al popolo della nostra grande Patria, a tutti coloro che sono uniti dalla grande Russia storica, ai soldati e agli ufficiali, ai volontari, che stanno ora combattendo in prima linea e sono sul posto di combattimento, ai nostri fratelli e sorelle - i residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, delle regioni di Kherson e Zaporozhye e di altre aree liberate dal regime neonazista.
Si tratterà dei passi necessari e urgenti per proteggere la sovranità, la sicurezza e l'integrità territoriale della Russia, di sostenere il desiderio e la volontà dei nostri compatrioti di determinare il proprio futuro e della politica aggressiva di parte delle élite occidentali, che si stanno impegnando con tutte le loro forze per mantenere il loro dominio, e per questo stanno cercando di bloccare, sopprimere qualsiasi centro di sviluppo sovrano e indipendente - per continuare ad imporre crudamente la loro volontà ad altri paesi e popoli, a piantare i loro pseudo-valori.
Lo scopo di questo Occidente è indebolire, dividere e infine distruggere il nostro Paese. Già dicono direttamente che nel 1991 sono stati in grado di dividere l'Unione Sovietica, e ora è giunto il momento di farlo con la Russia, che dovrebbe disintegrarsi in molte regioni e zone ostili.
E hanno pianificato tali piani per molto tempo. Hanno incoraggiato le bande dei terroristi internazionali nel Caucaso, hanno promosso l'infrastruttura offensiva della NATO vicino ai nostri confini. Hanno fatto della russofobia totale la loro arma, anche per decenni hanno intenzionalmente nutrito l'odio per la #Russia, principalmente in #Ucraina - l'hanno preparata al destino di un punto di attacco anti-russo, e lo stesso popolo ucraino è stato trasformato in carne da cannone e spinto alla guerra con il nostro Paese, scatenandola - questa guerra - già nel 2014, usando le forze armate contro la popolazione civile, organizzando i genocidi e il terrore contro le persone, che si rifiutavano di riconoscere il potere sorto in Ucraina a seguito di un colpo di stato.
E dopo che l'attuale regime di Kyiv ha effettivamente rifiutato pubblicamente una soluzione pacifica al problema del Donbas e, inoltre, ha annunciato le sue rivendicazioni sulle armi nucleari, era diventato assolutamente chiaro che un nuovo prossimo, come era accaduto 2 volte prima, sarà un attacco inevitabile su larga scala al Donbas. E poi, altrettanto inevitabilmente, ci sarebbe stato un attacco alla Crimea russa e alla Russia.
A questo proposito, la decisione su un'operazione militare preventiva era assolutamente necessaria e l'unica possibile. I suoi obiettivi principali - la liberazione dell'intero territorio del Donbass - sono rimasti e rimangono immutati.
La Repubblica popolare di Luhansk è già stata quasi completamente ripulita dai neonazisti. Continuano i combattimenti nella Repubblica popolare di Donetsk. Qui, per 8 anni, il regime di occupazione di Kyiv ha creato una linea profondamente scaglionata delle fortificazioni a lungo termine. Il loro assalto frontale avrebbe provocato le perdite pesanti, quindi le nostre unità, così come le unità militari delle repubbliche del Donbas, agiscono in modo sistematico e competente, utilizzano le attrezzature, proteggendo il personale e, passo dopo passo, liberano la terra di Donetsk, liberano città e paesi da neonazisti, forniscono l'assistenza alle persone che il regime di Kyiv ha trasformato negli ostaggi, in scudi umani.
Come sapete, i militari professionisti in servizio sotto contratto prendono parte all'operazione militare speciale. Anche le formazioni di volontariato stanno combattendo fianco a fianco con loro: sono le persone di nazionalità, delle professioni e di età diverse e sono dei veri patrioti. Al richiamo del loro cuore, sono venuti in difesa della Russia e del Donbas.
A questo proposito, ho già dato le istruzioni al Governo e al Ministero della Difesa, nel più breve tempo possibile, di determinare lo status giuridico dei volontari, nonché dei combattenti delle unità delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Dovrebbe essere lo stesso di quello dei militari regolari dell'esercito russo, compreso il materiale, il supporto medico e le garanzie sociali. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata all'organizzazione dei fornimenti alle formazioni dei volontari e ai distaccamenti della milizia popolare del Donbas con le attrezzature.
Nel corso dellp svolgimento dei principali compiti di protezione del Donbas, le nostre truppe, sulla base dei piani e delle decisioni del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore Generale sulla strategia generale d'azione, hanno già liberato dai neonazisti i territori importanti delle regioni di Kherson e Zaporozhye e un certo numero di altre regioni. Di conseguenza, si è formata una linea estesa di contatto del combattimento, che è di oltre mille chilometri.
Quello che voglio dire pubblicamente oggi per la prima volta. Già dopo l'inizio dell'operazione militare speciale, compresi i colloqui ad #Istanbul, i rappresentanti di Kyiv hanno reagito in modo molto positivo alle nostre proposte, che riguardavano principalmente la sicurezza della Russia ei nostri interessi. Ma è ovvio che la soluzione pacifica non si addiceva all'Occidente, quindi, dopo il raggiungimento di alcuni compromessi, a Kyiv è stato effettivamente dato l'ordine diretto di interrompere tutti gli accordi raggiunti.
L'Ucraina ha iniziato ad essersi ancora più rifornita delle armi. Il regime di Kyiv ha lanciato le nuove bande dei mercenari e dei nazionalisti stranieri, delle unità militari addestrate secondo gli standard della NATO e sotto il comando de facto dei consiglieri occidentali.
Allo stesso tempo, il regime di repressione in tutta l'Ucraina contro i propri cittadini, instaurato subito dopo il colpo di stato armato del 2014, è stato rafforzato nel modo più severo. La politica dell'intimidazione, del terrore e della violenza assume le forme sempre più massicce, terribili, barbariche.
Ci tengo a sottolineare che sappiamo che la maggior parte delle persone che vivono nei territori liberati dai neonazisti, e queste sono innanzitutto le terre storiche della #Novorossia, non vogliono essere sotto il giogo del regime neonazista . A Zaporozhye, nella regione di #Kherson, a #Lugansk e #Donetsk, hanno visto e stanno assistendo alle atrocità che i neonazisti stanno compiendo nelle aree occupate della regione di #Kharkiv. Gli eredi di #Bandera e i punitori nazisti uccidono le persone, le torturano, le gettano nellle prigioni, regolano i conti, reprimono, tormentano i civili.
Fine prima parte

Seconda parte
Più di 7 milioni e mezzo di persone vivevano nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, nelle regioni di Zaporozhye e Kherson prima dello scoppio delle ostilità. Molti di loro sono stati costretti a diventare i profughi, a lasciare le proprie case. E coloro che sono rimasti - circa 5 milioni di persone - oggi sono sottoposti a continui lanci di artiglieria e dei missili da parte dei militanti neonazisti. Colpiscono gli ospedali e le scuole, organizzano gli attacchi terroristici contro i civili.
Non possiamo, non abbiamo il diritto morale di lasciare le persone a noi vicine, perché vengano fatte a pezzi dai carnefici, non possiamo che rispondere al loro sincero desiderio di determi
nare la propria sorte. I parlamenti delle repubbliche popolari del Donbas, così come le amministrazioni militari-civili delle regioni di Kherson e Zaporozhye, hanno deciso di indire i referendum sul futuro di questi territori e si sono rivolti a noi, alla Russia, con la richiesta di sostenere tale passo.
Consentitemi di sottolineare che faremo di tutto per garantire le condizioni sicure per lo svolgimento dei referendum, in modo che le persone possano esprimere la propria volontà. E sosterremo la decisione sul loro futuro, che sarà presa dalla maggioranza dei residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, delle regioni di Zaporozhye e Kherson.
Cari amici!
Oggi le nostre Forze Armate, come ho già detto, operano sulla linea di contatto, che supera i 1000 chilometri, si confrontano non solo con le formazioni neonaziste, ma di fatto con l'intera macchina militare dell'Occidente collettivo.
In questa situazione, ritengo necessario prendere la seguente decisione - è del tutto adeguata alle minacce che dobbiamo affrontare - vale a dire: proteggere la nostra Patria, la sua sovranità e l'integrità territoriale, garantire la sicurezza del nostro popolo e del popolo nei territori liberati, - ritengo necessario sostenere la proposta del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore Generale di condurre una mobilitazione parziale nella Federazione Russa.
Ripeto, si tratta nello specifico di una mobilitazione parziale, ovvero saranno soggetti alla coscrizione solo i cittadini che attualmente sono in riserva, e soprattutto coloro che hanno prestato il servizio nelle Forze armate, hanno determinate specializzazioni militari e la relativa esperienza.
I richiamati al servizio militare, prima di essere inviati alle unità, subiranno a colpo sicuro un addestramento militare aggiuntivo, tenendo conto delle loro esperienze in un'operazione militare speciale.
Il decreto sulla mobilitazione parziale è firmato.
Conformemente alla legge, le Camere dell'Assemblea Federale - il Consiglio della Federazione e la Duma di Stato - saranno ufficialmente informate di questo oggi tramite le lettere ufficiali.
Le attività di mobilitazione inizieranno oggi, dal 21 settembre. Affido ai capi delle regioni di fornire tutta l'assistenza necessaria per il lavoro dei commissariati militari.
Vorrei sottolineare che i cittadini russi chiamati al servizio militare mediante la mobilitazione riceveranno lo status, i pagamenti e tutte le garanzie sociali del personale militare in servizio con un contratto.
Aggiungo che il decreto sulla mobilitazione parziale prevede anche le misure aggiuntive per adempiere all'ordinanza della difesa dello Stato. I capi delle imprese del settore della difesa sono direttamente responsabili dell'adempimento dei compiti di aumento della produzione delle armi e delle attrezzature militari e del dispiegamento di capacità di produzione aggiuntive. A sua volta, tutte le questioni relative al materiale, alle risorse e al sostegno finanziario per le imprese della difesa devono essere risolte immediatamente dal Governo.
Cari amici!
Nella sua aggressiva politica antirussa, l'Occidente ha superato ogni limite. Sentiamo costantemente le minacce contro il nostro Paese e contro la nostra gente. Alcuni politici irresponsabili in Occidente non parlano solo dei piani per organizzare la fornitura delle armi offensive a lungo raggio all'Ucraina, dei sistemi che consentiranno gli attacchi contro la Crimea e contro le altre regioni della Russia.
Tali attacchi terroristici, anche con l'uso delle armi occidentali, sono già in corso negli insediamenti di confine nelle regioni di Belgorod e Kursk. In tempo reale, utilizzando i sistemi moderni, aerei, navi, satelliti, droni strategici, la NATO effettua le ricognizioni in tutta la Russia meridionale.
A Washington, Londra, Bruxelles stanno spingendo direttamente Kyiv a spostare le operazioni militari nel nostro territorio. Non più nascondendosi, dicono che la Russia dovrebbe essere sconfitta con tutti i mezzi sul campo di battaglia, seguite dalla privazione della sovranità politica, economica, culturale, in generale, di qualsiasi sovranità, con il completo saccheggio seguente del nostro Paese.
E' stato lanciato anche il ricatto nucleare. Non si tratta solo del bombardamento della centrale nucleare di Zaporizhzhya, incoraggiato dall'Occidente, che minaccia una catastrofe nucleare, ma anche delle dichiarazioni di alcuni alti rappresentanti dei principali stati della NATO sulla possibilità e l'ammissibilità dell' uso delle armi di distruzione di massa contro la Russia - delle armi nucleari.
A chi si permette di fare simili affermazioni contro la Russia, vorrei ricordare che anche il nostro Paese dispone dei vari mezzi di distruzione, e che alcuni componenti sono più moderni di quelli dei Paesi NATO. E se l'integrità territoriale del nostro Paese sarà minacciata, useremo sicuramente tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere la Russia e il nostro popolo. Non è un bluff.
I cittadini della Russia possono essere certi che l'integrità territoriale della nostra Patria, la nostra indipendenza e libertà saranno assicurate - lo sottolineo ancora una volta - con tutti i mezzi a nostra disposizione. E coloro che stanno cercando di ricattarci con le armi nucleari dovrebbero sapere, che la rosa dei venti può girare anche nella loro direzione.
È nella nostra tradizione storica, nel destino del nostro popolo, fermare coloro che lottano per il dominio del mondo, che minacciano lo smembramento e la riduzione in schiavitù della nostra Patria. Lo stiamo facendo ora - e sarà così in futuro.
Credo nel vostro sostegno."
Fine




Il demenziale discorso pieno di menzogne di Osama Bin Laden contro l'Occidente, che riproduce le stesse menzogne ed è animato dallo stesso odio razzista e religiosamente idolatra per i cristiani e gli ebrei ci Maometto


Attacco agli Usa: discorso Bin Laden
Il discorso di Bin Laden
(CnnItalia 7 ottobre 2001)

http://www.storiaxxisecolo.it/attaccoag ... oladen.htm

Ecco il testo integrale del videomessaggio di Osama bin Laden, trasmesso dalla televisione al Jazeera. (Versione italiana dal testo inglese dell'agenzia Reuters)

"Ecco l'America colpita da Dio onnipotente in uno dei suoi organi vitali, e i suoi edifici più grandi sono stati distrutti. Rendiamo grazia a Dio. L'America è stata riempita di orrore da nord a sud, da est a ovest, e ringraziando Iddio ciò che ora assaggia l'America è solo una copia di ciò che abbiamo assaggiato noi.

"La nostra nazione islamica ha assaggiato le stesse cose per oltre 80 anni, umiliazioni e disgrazie, i suoi figli uccisi e il loro sangue versato, i suoi luoghi santi dissacrati.

"Iddio ha benedetto un gruppo di musulmani, l'avanguardia dell'Islam, perché distruggessero l'America. Che Iddio possa benedirli e garantir loro un posto in paradiso, giacché lui è il solo in grado di farlo. Quando costoro si sono erti a difesa dei loro figli deboli, dei loro fratelli e delle loro sorelle di Palestina e altri Paesi musulmani, l'intero mondo si è adirato, con gli ipocriti che hanno seguito gli infedeli.

"Un milione di bambini innocenti stanno morendo nel momento in cui parliamo, uccisi in Iraq senza alcuna colpa. Non udiamo alcuna denuncia, non vediamo nessun editto da parte dei principi ereditari. In questi giorni i carri armati israeliani imperversano in Palestina, a Ramallah, a Rafah, a Beit Jalla e in molti altri luoghi della terra d'Islam, e non udiamo alcuna voce che si alzi e reagisca. Ma quando la spada si è abbattuta sull'America dopo 80 anni, l'ipocrisia ha sollevato la testa piangendo i killer che hanno giocato con il sangue, l'onore e i luoghi santi dell'Islam.

"Il meno che si possa dire di questi ipocriti è che sono apostati che seguono la via sbagliata. Hanno dato appoggio al macellaio contro la vittima, all'oppressore contro il bambino innocente. Chiedo aiuto a Dio contro di loro e chiedo a lui di farceli vedere in ciò essi si meritano.

"Dico che la questione è molto chiara. Ogni musulmano dopo questo evento deve battersi per la sua religione, dopo che i massimi rappresentanti degli Stati uniti, a cominciare dal capo degli infedeli Bush e il suo staff si sono dati delle arie con i loro uomini e i cavalli, coloro che hanno persino indotto i Paesi che credono nell'Islam a rivolgersi contro di noi - il gruppo che si affida a Dio Onnipotente, il gruppo che rifiuta di essere sottomesso nella sua religione.

"Hanno raccontato al mondo falsità, che stanno combattendo il terrorismo. In un Paese all'altra estremità del mondo centinaia di migliaia di persone, giovani e vecchi, sono stati uccisi e loro dicono che questo non è un crimine mondiale. Per loro non è una questione netta. Un milione di bambini sono stati uccisi in Iraq e per loro non è una questione netta.

"Ma quanto poco più di una decina sono stati uccisi a Nairobi e a Dar es Salaam, l'Afghaninstan e l'Iraq sono stati bombardati e l'ipocrisia si è schierata al fianco del capo degli infedeli, il simbolo del paganesimo nel mondo moderno, l'America e i suoi alleati.

"Io dico loro che questi eventi hanno diviso il mondo in due campi, il capo dei fedeli e il campo degli infedeli. Possa Iddio proteggerci da loro.

"Ogni musulmano deve difendere la sua religione. Il vento della fede soffia e il vento del cambiamento soffia per rimuovere il male dalla penisola di Mohammad, la pace sia con lui.

"E all'America e alla sua gente io dico poche parole: giuro a Dio che l'America non vivrà in pace finché la pace non regnerà in Palestina e finché tutto l'esercito degli infedeli non avrà lasciato la terra di Mohammad, la pace sia con lui".


Un attacco contro l’Occidente, una risposta su cui riflettere
Alessandro Marrone
10 Set 2021

https://www.affarinternazionali.it/arch ... iflettere/

Gli attentati dell’11 settembre furono attacchi contro gli Stati Uniti e contro tutto l’Occidente in quanto comunità politica di valori quali diritti umani, libertà civili, stato di diritto, democrazia liberale. Attacchi in nome di una visione alternativa del mondo, quella del terrorismo internazionale di matrice islamica, come testimoniato da Oriana Fallaci.

Per questo la Nato ha invocato l’articolo 5 del trattato di Washington sulla difesa collettiva, per la prima e unica volta nei suoi 72 anni di storia: gli attacchi di New York e Washington erano attacchi contro tutti noi occidentali. Per questa ragione una delle più grandi coalizioni internazionali della storia moderna ha appoggiato l’intervento militare in Afghanistan, con la partecipazione attiva di Onu, Nato, Ue, di tutto il G8 compresi Giappone e Russia. Intervento cui l’Italia ha contribuito sin dall’inizio e con un ruolo importante, senza mai mollare per due decenni.

Questo dato storico rimane a 20 anni di distanza, al di là delle modalità e degli errori con cui è stata condotta la guerra al terrorismo nel ventennio successivo.

La caccia costante ai sospetti terroristi
La prima e più duratura risposta degli Stati Uniti è stata diretta e immediata per spazzare via Al Qaeda dall’Afghanistan, quando ancora si cercavano i resti dei 2.996 morti tra New York e Washington. L’obiettivo era eliminare chiunque fosse coinvolto negli attacchi, e per quanto possibile i fautori di altri eventuali attentati. Questa risposta è culminata con l’uccisione di Osama Bin Laden nel 2011, e del suo sodale talebano, il mullah Omar, nel 2013.

In Afghanistan, Pakistan e altrove gli Usa hanno adottato una strategia di contrasto al terrorismo condivisa da Bush, Obama, Trump e Biden: l’intelligence, le forze armate e i droni americani colpiscono senza sosta, e ovunque nel mondo, i sospetti terroristi senza puntare ad un arresto e un processo. È un cambiamento profondo, duro, introiettato dalla classe dirigente e dall’opinione pubblica americana, che pone pesanti implicazioni per l’Europa in quanto tocca direttamente proprio quei valori – in primis lo stato di diritto – per difendere i quali si combatte il terrorismo islamico.

Gli americani sono venuti a patti con questa realtà post 11 settembre, e in nome della propria sicurezza hanno sacrificato una parte della loro anima, e della loro immagine agli occhi del mondo. Venti anni senza gravi attentati sul suolo americano sono per gli Usa un successo per cui vale pagare questo prezzo.

Costruire, cambiare, andarsene, crollare
In parallelo alla costante caccia ai terroristi, negli ultimi 20 anni è oscillato molto l’approccio americano agli Stati in cui il terrorismo trovava appoggio, in primis l’Afghanistan. Con Bush, avendo cacciato i talebani, si è tentato di costruire istituzioni locali in grado di controllare il territorio, assicurare un minimo di servizi essenziali alla popolazione e una qualche forma di rappresentanza politica, pacifica e democratica. Vista le enormi difficoltà e costi di questo approccio, Obama ha puntato a chiudere l’impegno militare sul suolo iracheno e a limitare quello afgano. Trump ha cercato di lasciare Afghanistan e Iraq costi quel che costi, e Biden ha completato l’opera a Kabul con i risultati disastrosi sotto gli occhi di tutti. Per dirla con le categorie dello storico statunitense Walter Russel Mead, la componente jacksoniana della politica estera americana ha prevalso su quella wilsoniana.

Tali cambiamenti di approccio hanno risposto ad una logica di politica interna cinica quanto comprensibile: negli anni immediatamente successivi all’11 settembre c’era il consenso per una vendetta ed una guerra preventiva che poi nel tempo è diventata sempre più insostenibile per l’elettorato, a fronte di costi elevati, risultati modesti, e svolte simboliche come l’uccisione del nemico Bin Laden. Tutto ciò ha avuto implicazioni pesanti per gli alleati europei. L’Europa è stata la prima a chiedere di costruire le istituzioni afghane, già con gli accordi di Bonn a dicembre 2001, in base al comprehensive approach europeo che mette insieme sicurezza e sviluppo – un mantra dell’Ue per oltre un decennio. E l’Europa ha investito molto in Afghanistan tramite la Nato, con 30mila militari europei sul terreno nel 2011; tramite l’Ue che vi ha dispiegato per 10 anni una missione per formare la polizia afgana, e con l’impegno bilaterale di tanti Paesi – Italia in primis.

Quando gli Usa di Trump e Biden hanno rinunciato completamente all’idea di sostenere le istituzioni in Afghanistan, gli europei hanno assistito passivamente, chiudendo gli occhi di fronte al bivio che si poneva loro con i negoziati di Doha con i Talebani: abbandonare il loro comprehensive approach, e gli afghani, o investirci di più per colmare il vuoto lasciato dagli USA. Solo quando a giugno 2021 sono arrivati i primi segnali di un possibile e rapido crollo dell’Afghanistan, Gran Bretagna e Italia hanno proposto in ambito Nato di mantenere una limitata presenza militare a Kabul per non bruciare quanto costruito. Francia, Germania e gli altri hanno voltato le spalle, ed è andata come è andata. Una scelta legittima in base alla percezione attuale degli interessi europei, ma che rende l’Europa corresponsabile del dramma afghano.

Stati Uniti, Europa e Nato 20 anni dopo
Vent’anni dopo l’11 settembre, gli Stati Uniti possono dire a sé stessi: abbiamo vendicato i nostri morti, ucciso i nostri nemici, protetto il nostro Paese; e continueremo a farlo senza più erodere le risorse militari, economiche e diplomatiche che oggi e in futuro servono per competere con l’avversario cinese e mantenere la leadership mondiale. Gli Stati Uniti dovrebbero dire anche che hanno commesso gravi e tragici errori nel chiudere l’intervento afghano e nell’intervenire tout court in Iraq.

Cosa può dire l’Europa a sé stessa 20 anni dopo l’11 settembre? Per capirlo, anche alla luce del dramma afghano, c’è bisogno di una nuova riflessione ed autocritica. Una riflessione critica che gli alleati occidentali dovrebbero fare insieme. All’ingresso del quartier generale Nato a Bruxelles ci sono un pezzo del Muro di Berlino ed uno delle Torri Gemelle, a ricordare le minacce affrontate insieme. Se il primo rappresenta una storica vittoria dell’Occidente, il secondo simboleggia oggi una sconfitta che resterà impressa nell’immaginario collettivo. Superarla non sarà facile.
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Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:31 am

Il discorso demenziale di Monsignor Viganò

Caso di Monsignor Viganò e il Grande Reset
Ecco il caso del demenziale complottista Viganò che è la summa di tutte le falsità e le calunnie contro l'Ucraina e l'Occidente, da cui attingono in tanti di questo demenziale mondo complottaro del Grande Reset, novax, anti USA, anti NATO, anti Ucraina e filo Russia di Putin.
Questo prete in pensione è la faccia cattolico romana dell'ortodosso moscovita Cirillo che predica la Guerra Santa di Putin.

Viganò a Putin: attenzione alla trappola Ucraina del Grande Reset - Come Don Chisciotte
8 marzo 2022
https://comedonchisciotte.org/vigano-a- ... nde-reset/

AVVISO PER I LETTORI: ComeDonChisciotte continua a subire la censura delle multinazionali del web: Facebook ha chiuso definitivamente la nostra pagina a dicembre 2021, Youtube ha sospeso il nostro canale per 4 volte nell'ultimo anno, Twitter ci ha sospeso il profilo una volta e mandato ulteriori avvertimenti di sospensione definitiva. Per adesso sembra che Telegram non segua le stesse logiche dei colossi Big Tech, per cui abbiamo deciso di aprire i nostri canali e gruppi. Per restare aggiornato su tutti gli ultimi nostri articoli iscriviti al nostro canale Telegram.

Di Marco Tosatti

marcotosatti.com

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e ben volentieri rilanciamo questa dichiarazione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò sulla crisi attuale.

Buona lettura.

DICHIARAZIONE

di Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo,

Ex Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America

sulla Crisi Russo-Ucraina

Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo. E si sentiranno grandi – della vera grandezza – se imponendo silenzio alle voci della passione, sia collettiva che privata, e lasciando alla ragione il suo impero, avranno risparmiato il sangue dei fratelli e alla patria rovine.

Così Pio XII si rivolgeva, il 24 Agosto 1939, ai governanti e ai popoli nell’imminenza della guerra. Non erano parole di vuoto pacifismo, né di complice silenzio sulle molteplici violazioni della giustizia che da più parti andavano compiendosi. In quel Radiomessaggio, che ancora qualcuno ricorda aver ascoltato, l’appello del Romano Pontefice invocava il «rispetto dei reciproci diritti», quale premessa per una fruttuosa trattativa di pace.

La narrazione mediatica

Se guardiamo a quanto accade in Ucraina, senza lasciarci trarre in errore dalle macroscopiche falsificazioni dei media mainstream, ci rendiamo conto che il «rispetto dei reciproci diritti» è stato completamente ignorato; si ha anzi l’impressione che l’Amministrazione Biden, la NATO e l’Unione Europea vogliano deliberatamente mantenere una situazione di palese squilibrio, proprio per rendere impossibile ogni tentativo di composizione pacifica della crisi ucraina, provocando la Federazione Russa per scatenare un conflitto. Qui sta la gravità del problema. Questa la trappola tesa tanto alla Russia quanto all’Ucraina, usando entrambe per consentire all’élite globalista di portare a compimento il suo piano criminale.

Non ci si stupisca se il pluralismo e la libertà di parola, tanto decantati nei Paesi che si dichiarano democratici, vengano quotidianamente sconfessati dalla censura e dall’intolleranza nei confronti delle opinioni non allineate alla narrazione ufficiale: manipolazioni di questo genere sono diventate la norma, durante la cosiddetta pandemia, ai danni di medici, scienziati e giornalisti dissenzienti, che sono stati screditati e ostracizzati per il solo fatto di aver osato mettere in dubbio l’efficacia dei sieri sperimentali. A distanza di due anni, la verità sugli effetti avversi e sulla sciagurata gestione dell’emergenza sanitaria dà loro ragione, ma viene ignorata ostinatamente perché non corrisponde a ciò che il sistema ha voluto e vuole ancora oggi.

Se i media mondiali hanno potuto finora mentire spudoratamente su una questione di stretta pertinenza scientifica, divulgando menzogne e nascondendo la realtà, dovremmo chiederci per quale motivo, nella situazione presente, dovrebbero improvvisamente ritrovare quell’onestà intellettuale e quel rispetto del codice deontologico ampiamente rinnegati con la Covid.

Ma se questa colossale frode è stata assecondata e divulgata dai media, va riconosciuto che le istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, i governi, i magistrati, le forze dell’ordine e la stessa Gerarchia cattolica si sono resi responsabili – ciascuno nel proprio ambito con azioni di sostegno o con l’omissione di interventi di contrasto – del disastro che ha colpito miliardi di persone nella loro salute, nei loro beni, nell’esercizio dei loro diritti e addirittura nella loro stessa vita. Anche in questo caso, risulta difficile immaginare che chi si è macchiato di tali crimini per una pandemia voluta e amplificata dolosamente possa oggi avere un sussulto di dignità e mostrare sollecitudine verso i propri cittadini e la propria Patria quando una guerra minaccia la loro sicurezza e la loro economia.

Queste, ovviamente, possono essere le prudenti riflessioni di chi vuole mantenersi neutrale e guarda con distacco e quasi disinteresse a quanto gli accade intorno. Ma se solo si approfondisce la conoscenza dei fatti e ci si documenta con fonti autorevoli e oggettive, si scopre che dubbi e perplessità diventano presto inquietanti certezze.

Anche a voler solo limitare la propria indagine all’aspetto economico, si comprende che l’informazione, la politica e le stesse istituzioni pubbliche dipendono da un ristretto numero di gruppi finanziari facenti capo ad un’oligarchia che, significativamente, è unita non solo dal denaro e dal potere, ma dall’appartenenza ideologica che ne orienta l’azione e le interferenze nella politica delle Nazioni e del mondo intero. Questa oligarchia mostra i propri tentacoli nell’ONU, nella NATO, nel World Economic Forum, nell’Unione Europea e in istituzioni “filantropiche” quali la Open Society di George Soros e la Bill & Melinda Gates Foundation.

Tutti questi soggetti sono privati e non rispondono a nessuno se non a se stessi, e al tempo stesso hanno il potere di influenzare i governi nazionali, anche tramite i propri esponenti fatti eleggere o nominare in posti chiave. Lo ammettono loro stessi, ricevuti con tutti gli onori dai Capi di governo e dai leader mondiali, ad iniziare dal Presidente del Consiglio Mario Draghi (qui) e da questi ossequiati e temuti come i veri padroni delle sorti del mondo. Così, chi detiene il potere in nome del popolo sovrano, si trova a calpestarne la volontà e limitarne i diritti, per obbedire come un cortigiano a personaggi che nessuno ha eletto, e che pure dettano l’agenda politica ed economica alle Nazioni.

Veniamo dunque alla crisi ucraina, che ci viene presentata come conseguenza dell’arroganza espansionista di Vladimir Putin nei confronti di uno Stato indipendente e democratico sul quale egli rivendicherebbe assurdi diritti. Il “guerrafondaio Putin” starebbe massacrando la popolazione inerme, insorta coraggiosamente per difendere il patrio suolo, i sacri confini della Nazione e le libertà conculcate dei cittadini. L’Unione Europea e gli Stati Uniti, “difensori della democrazia”, non potrebbero dunque non intervenire, tramite la NATO, per ripristinare l’autonomia dell’Ucraina, scacciare “l’invasore” e garantire la pace. Dinanzi alla “prepotenza del tiranno”, i popoli dovrebbero fare fronte comune, comminando sanzioni alla Federazione Russa e inviando soldati, armamenti e aiuti economici al “povero” presidente Zelenskyj, “eroe nazionale” e “difensore” del suo popolo. A comprova della “violenza” di Putin, i media diffondono le immagini di bombardamenti, rastrellamenti, distruzioni attribuendone alla Russia la responsabilità. Anzi: proprio a garantire una “pace duratura”, l’Unione Europea e la NATO accolgono a braccia aperte l’Ucraina tra i loro membri. E per impedire la “propaganda sovietica”, l’Europa oscura Russia Today e Sputnik, assicurando che l’informazione sia “libera e indipendente”.

Questa è la narrazione ufficiale, alla quale si conformano tutti; essendo in guerra, il dissenso diventa immediatamente diserzione, e chi dissente è colpevole di tradimento e meritevole di sanzioni più o meno gravi, ad iniziare dalla pubblica esecrazione e dall’ostracismo, ben sperimentate con la Covid nei riguardi dei “no-vax”. Ma la verità, se la si vuole conoscere, permette di vedere le cose in modo diverso e di giudicare i fatti per quello che sono e non per come ci vengono presentati. Si tratta di un vero e proprio svelamento, come indica l’etimologia della parola greca ἀλήθεια. O forse, con uno sguardo escatologico, di una rivelazione, una ἀποκάλυψις.

L’espansione della NATO

Anzitutto occorre ricordare i fatti, che non mentono e non sono suscettibili di alterazione. E i fatti, per quanto fastidiosi da ricordare a chi cerca di censurarli, ci dicono che sin dalla caduta del Muro di Berlino gli Stati Uniti hanno esteso la propria sfera di influenza politica e militare a quasi tutti gli Stati satelliti dell’ex-Unione Sovietica: anche recentemente, annettendo nella NATO Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria (1999), Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania (2004), Albania e Croazia (2009), Montenegro (2017), Macedonia del Nord (2020). L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord si appresta ad allargarsi a Ucraina, Georgia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia. In pratica, la Federazione Russa si trova sotto la minaccia militare – armi e basi missilistiche – a pochi chilometri dal proprio confine, mentre non dispone di alcuna base militare altrettanto vicina agli Stati Uniti.

Prendere in considerazione l’allargamento della NATO all’Ucraina, senza suscitare le legittime proteste della Russia, è a dir poco sconcertante, specialmente in considerazione del fatto che la NATO si era impegnata con il Cremlino, nel 1991, a non espandersi ulteriormente. Non solo: alla fine 2021, Der Spiegel ha pubblicato le bozze di un trattato con gli Stati Uniti e un accordo con la NATO sulle garanzie di sicurezza (qui, qui e qui); Mosca chiedeva ai suoi partner occidentali garanzie legali che scongiurassero un’ulteriore espansione verso est della NATO, unendo al blocco l’Ucraina e stabilendo basi militari nei Paesi post-sovietici. Le proposte contenevano anche una clausola sul non dispiegamento di armi d’attacco della NATO vicino ai confini della Russia e sul ritiro delle forze dell’alleanza nell’Europa orientale alle posizioni del 1997.

Come si vede, la NATO è venuta meno ai suoi impegni o ha quantomeno forzato la situazione in un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici. Dovremmo chiederci per quale motivo gli Stati Uniti – o meglio: il deep state americano, che ha ripreso il potere dopo i brogli elettorali che hanno portato Joe Biden alla Casa Bianca – vogliano creare tensioni con la Russia e coinvolgere nel conflitto i propri partner europei, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare.

Come ha osservato lucidamente il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze: «Gli Stati Uniti non si sono limitati a vincere la Guerra Fredda ma l’hanno anche voluta umiliare [la Russia] prendendole tutto quello che in un certo senso rientrava nella sua area di influenza. [Putin] ha sopportato con i Paesi Baltici, la Polonia, la Romania e la Bulgaria: di fronte all’Ucraina che gli avrebbe tolto ogni possibilità di accedere al Mar Nero, ha reagito» (qui). E aggiunge: «C’è un problema di tenuta del regime, si è creata una situazione con un primo ministro abbastanza improbabile [Zelenskyj], uno che viene dal mondo dello spettacolo». Il generale non manca di ricordare, nel caso di un attacco degli Stati Uniti alla Russia, che «i Global Hawk che volano sull’Ucraina partono da Sigonella, l’Italia è una base militare americana in larga parte. Il rischio c’è, è presente e reale» (qui).

Interessi derivanti dal blocco delle forniture di gas russo

Dovremmo parimenti domandarci se, dietro la destabilizzazione dei delicati equilibri tra Unione Europea e Russia, non vi siano anche interessi economici, derivanti dalla necessità dei Paesi UE di approvvigionarsi di gas liquido americano (per il quale occorrono peraltro i rigassificatori di cui molti Stati sono privi e che comunque dovremmo pagare molto più caro) al posto di quello russo (più ecologico).

Anche la decisione dell’ENI di sospendere gli investimenti nel gasdotto Blue Stream di Gazprom (dalla Russia alla Turchia) comporta la privazione di un’ulteriore fonte di approvvigionamento, dal momento che esso alimenta la Trans Atlantic Pipeline (dalla Turchia all’Italia).

Non suona quindi casuale se, nell’agosto 2021, Zelenskyj ha dichiarato di considerare il gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania come «un’arma pericolosa, non solo per l’Ucraina ma per l’intera Europa» (qui): aggirando l’Ucraina, priva Kiev di circa un miliardo di euro all’anno di introiti da tariffe di transito. «Consideriamo questo progetto esclusivamente attraverso il prisma della sicurezza e lo consideriamo una pericolosa arma geopolitica del Cremlino», ha detto il Presidente ucraino, concordando con l’amministrazione Biden. Il Sottosegretario di Stato, Victoria Nuland, ha affermato: «Se la Russia invaderà l’Ucraina, il Nord Stream 2 non andrà avanti». E così è stato, non senza gravi danni economici per gli investimenti tedeschi.

I laboratori virologici del Pentagono in Ucraina

Sempre a proposito di interessi americani in Ucraina, vanno menzionati i laboratori virologici dislocati nel Paese, sotto il controllo del Pentagono e dove sembra siano esclusivamente impiegati specialisti statunitensi con immunità diplomatica alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa americano.

Andrebbe ricordata anche la denuncia fatta da Putin relativa alla raccolta dei dati genomici della popolazione, utilizzabile per le armi batteriologiche a selezione genetica (qui, qui e qui). Le informazioni sull’attività dei laboratori in Ucraina sono ovviamente difficilmente confermabili, ma è comprensibile che la Federazione Russa abbia ritenuto, non senza motivo, che potessero costituire un’ulteriore minaccia batteriologica alla sicurezza della popolazione. L’Ambasciata statunitense ha provveduto a rimuovere dal proprio sito tutti i file relativi al Biological Threat Reduction Program (qui).

Scrive Maurizio Blondet: «All’Event 201, che simulò l’esplosione pandemica un anno prima che avvenisse, partecipava (coi soliti Bill e Melinda) l’apparentemente inoffensiva John Hopkins University con un suo benedicente Center for Health Security. La umanitaria istituzione ha avuto per lungo tempo un nome meno innocente: si chiamava Center for Civilian Biodefence Strategies e non s’occupava della sanità degli Americani, ma del suo contrario; la risposta ad attacchi bellici di bio-terrorismo. Era praticamente un’organizzazione civile-militare, che quando fa il suo primo convegno nel febbraio 1999 a Crystal City di Arlington, dove sorge il Pentagono, riunisce per una esercitazione-simulazione 950 medici, militari, funzionari federali e quadri della sanità. Scopo della simulazione, contrastare un fantomatico attacco di vaiolo “militarizzato”. È solo la prima delle esercitazioni che sboccheranno in Event 201 e nella Impostura Pandemica» (qui).

Emergono anche esperimenti sui militari ucraini (qui) e interventi dell’Ambasciata americana presso il Procuratore ucraino Lutsenko nel 2016 perché non indagasse su «un giro miliardario di fondi tra G. Soros e B. Obama» (qui).

Una minaccia indiretta per le mire espansioniste cinesi su Taiwan

L’attuale crisi ucraina comporta conseguenze secondarie, ma non per questo meno gravi, sugli equilibri geopolitici tra Cina e Taiwan. La Russia e l’Ucraina sono gli unici produttori di palladio e neon, indispensabili per la produzione di microchip.

«La possibile ritorsione di Mosca ha attirato maggiore attenzione negli ultimi giorni dopo che il gruppo di ricerche di mercato Techcet, ha pubblicato un rapporto che evidenzia la dipendenza di molti produttori di semiconduttori da materiali di origine russa e ucraina come neon, palladio e altri. Secondo le stime di Techcet, oltre il 90% delle forniture statunitensi di neon per semiconduttori proviene dall’Ucraina, mentre il 35% del palladio statunitense proviene dalla Russia. […] Secondo la US International Trade Commission, i prezzi del neon sono aumentati del 600% prima dell’annessione della penisola di Crimea […] da parte della Russia nel 2014, poiché le aziende di chip facevano affidamento su alcune società ucraine» (qui).

«Se è vero che un’invasione cinese di Formosa metterebbe a rischio la filiera tecnologica globale, è vero anche che un’improvvisa carenza di materie prime dalla Russia potrebbe fermare la produzione, di modo da far perdere all’isola lo “scudo del microchip” e indurre Pechino a tentare l’annessione di Taipei».

Il conflitto di interessi dei Biden in Ucraina

Un altro tema che si tende a non analizzare approfonditamente è quello relativo alla Burisma, un’azienda produttrice di petrolio e gas, operante sul mercato ucraino dal 2002. Ricordiamo che «durante la presidenza americana di Barack Obama (dal 2009 al 2017) il braccio destro con una “delega” sulla politica internazionale era proprio Joe Biden ed è da allora che data la “protezione” offerta dal leader democratico USA ai nazionalisti ucraini, una linea che ha creato il dissidio insanabile tra Kiev e Mosca. […] È stato Joe Biden in quegli anni a portare avanti la politica di avvicinamento dell’Ucraina alla Nato. Voleva togliere potere politico ed economico alla Russia. […] Negli ultimi anni inoltre il nome di Joe Biden è stato associato anche a uno scandalo sull’Ucraina che aveva fatto vacillare anche la sua candidatura. […] Siamo ad aprile 2014 quando la Burisma Holdings, la maggiore compagnia energetica dell’Ucraina (attiva sia su gas che petrolio), assume per una consulenza proprio Hunter Biden, […] con uno stipendio di 50mila dollari al mese. Tutto trasparente, se non fosse che durante quei mesi Joe Biden ha proseguito la politica americana volta a far riprendere il possesso da parte dell’Ucraina di quelle zone del Donbass ora divenute Repubbliche riconosciute dalla Russia. La zona di Donetsk è ritenuta ricca di giacimenti di gas non ancora esplorati finiti nel mirino della Burisma Holdings. Una politica internazionale intrecciata a quella economica che ha fatto storcere il naso anche ai media americani in quegli anni» (qui).

I Democratici sostennero che Trump aveva creato uno scandalo mediatico per nuocere alla campagna elettorale di Biden, ma le sue accuse si sono poi rivelate vere. Lo stesso Joe Biden, durante un incontro al Council for Foreign Relations dei Rockefeller, ha ammesso di essere intervenuto sull’allora Presidente Petro Poroshenko e sul Primo Ministro Arsenij Yatseniuk per impedire indagini sul figlio Hunter da parte del Procuratore Generale Viktor Shokin. Biden aveva minacciato «di trattenere una garanzia di prestito di un miliardo di dollari negli Stati Uniti durante un viaggio di dicembre 2015 a Kiev», riferisce il New York Post (qui). «Se il magistrato non verrà licenziato, non avrete i soldi» (qui e qui). E il Procuratore fu effettivamente licenziato, salvando Hunter da un ulteriore scandalo, dopo quelli che lo avevano coinvolto.

L’interferenza di Biden nella politica di Kiev, in cambio di favori alla Burisma e agli oligarchi corrotti, conferma tutto l’interesse dell’attuale Presidente degli Stati Uniti di proteggere la propria famiglia e la propria immagine, alimentando il disordine in Ucraina e addirittura una guerra. Come può governare con onestà e senza essere soggetto al ricatto una persona che si avvale del proprio ruolo per curare i propri affari e insabbiare i reati dei suoi famigliari?

La questione nucleare ucraina

Infine, c’è la questione delle armi nucleari ucraine. Il 19 febbraio 2022, in una conferenza a Monaco, Zelenskyj ha annunciato la sua intenzione di porre fine al Memorandum di Budapest (1994), che proibisce all’Ucraina lo sviluppo, la proliferazione e l’uso di armi atomiche. Tra le altre clausole del Memorandum, vi è anche quella che obbliga la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito ad astenersi dall’utilizzare la pressione economica sull’Ucraina per influenzare la sua politica: le pressioni del FMI e degli USA per la concessione di aiuti economici in cambio di riforme coerenti con il Great Reset rappresentano un’ulteriore violazione dell’accordo.

L’Ambasciatore ucraino a Berlino, Andriy Melnyk, ha sostenuto alla radio Deutschlandfunk nel 2021 che l’Ucraina aveva bisogno di riacquistare lo status nucleare, se il paese non fosse riuscito ad entrare nella NATO. Le centrali nucleari dell’Ucraina sono gestite, ricostruite e mantenute dall’impresa statale NAEK Energoatom, che ha chiuso completamente il suo rapporto con le compagnie russe tra il 2018 e il 2021; i suoi principali partner sono aziende riconducibili al governo degli Stati Uniti. Si comprende facilmente come la Federazione Russa consideri una minaccia la possibilità che l’Ucraina si doti di armi nucleari e pretenda l’adesione di Kiev al patto di non proliferazione.

La rivoluzione colorata in Ucraina e l’indipendenza di Crimea, Donetsk e Lugansk

Un altro fatto. Nel 2013, dopo che il governo del Presidente Viktor Janukovyč aveva deciso di sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea e di stringere più strette relazioni economiche con la Russia, iniziarono una serie di manifestazioni di protesta note come Euromaidan, che durarono diversi mesi e che culminarono nella rivoluzione che rovesciò Janukovyč e portò all’insediamento di un nuovo governo. Un’operazione sponsorizzata da George Soros, come ha candidamente dichiarato egli stesso alla CNN: «Ho una fondazione in Ucraina da prima che diventasse indipendente dalla Russia; questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un ruolo determinante negli eventi di oggi» (qui, qui e qui). Questo cambio di governo provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale, che non era stata voluta dalla popolazione ma ottenuta con una rivoluzione colorata, di cui si erano avute le prove generali negli anni precedenti in Georgia, in Moldavia e in Bielorussia.

In seguito agli scontri del 2 Maggio 2014, in cui erano intervenute anche frange paramilitari nazionaliste (tra cui quelle del Pravyj Sektor), si ebbe anche la strage di Odessa. Di questi eventi terribili parlò, con scandalo, anche la stampa occidentale; Amnesty International (qui) e l’ONU denunciarono questi crimini documentandone l’efferatezza. Ma nessun tribunale internazionale avviò alcun procedimento contro i responsabili, come invece si vorrebbe fare oggi contro i presunti crimini dell’esercito russo.

Tra i tanti accordi non rispettati è da segnalare anche il Protocollo di Minsk, firmato il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Donetsk e Repubblica Popolare di Lugansk. Tra i punti dell’accordo vi era anche la rimozione dei gruppi illegali armati, delle attrezzature militari, così come dei combattenti e mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione dell’OSCE e disarmo di tutti i gruppi illegali. Contrariamente a quanto pattuito, i gruppi paramilitari neonazisti non sono solo riconosciuti ufficialmente dal governo, ma ai loro membri vengono addirittura affidati incarichi ufficiali.

Sempre nel 2014 la Crimea, il Donetsk e il Lugansk dichiararono la propria indipendenza dall’Ucraina – in nome dell’autodeterminazione dei popoli riconosciuta dalla comunità internazionale – e si dichiararono annessi alla Federazione Russa. Il governo ucraino si rifiuta tuttora di riconoscere l’indipendenza di queste regioni, sancita con referendum popolare, e lascia libere le milizie neonaziste e le stesse forze militari regolari di infierire sulla popolazione, dal momento che considera queste entità come organizzazioni terroristiche. È pur vero che i due referendum del 2 novembre rappresentano una forzatura del Protocollo di Minsk, che prevedeva solo una decentralizzazione del potere e una forma di statuto speciale per le regioni del Donetsk e del Lugansk.

Come ha recentemente evidenziato il prof. Franco Cardini, «il 15 febbraio 2022 la Russia ha consegnato agli USA un progetto di trattato per cessare questa situazione e difendere le popolazioni russofone. Carta straccia. Questa guerra è iniziata nel 2014» (qui e qui). E fu una guerra nelle intenzioni di chi volle combattere la minoranza russa del Donbass: «Noi avremo un lavoro, le pensioni e loro no. Avremo i bonus per i bambini, e loro no. I nostri figli avranno scuole ed asili, i loro figli staranno negli scantinati. Così vinceremo questa guerra», disse il Presidente Petro Poroshenko nel 2015 (qui). Non sfuggirà l’assonanza con le discriminazioni nei confronti dei cosiddetti “no-vax”, privati del lavoro, della retribuzione, della scuola. Otto anni di bombardamenti in Donetsk e Lugansk, con centinaia di migliaia di vittime, 150 bambini morti, gravissimi casi di torture, stupri, sequestri e discriminazioni (qui).

Il 18 febbraio 2022 i Presidenti di Donetsk, Denis Pušilin, e Lugansk, Leonid Pasechnik, ordinavano l’evacuazione della popolazione civile verso la Federazione Russa a causa degli scontri in corso tra la Milizia Popolare del Donbass e le Forze Armate Ucraine. Il 21 febbraio la Duma di Stato (Camera bassa del Parlamento russo) ha ratificato all’unanimità i trattati di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca introdotti dal Presidente Putin con le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Contestualmente, il Presidente russo ordinava l’invio di truppe della Federazione Russa per riportare la pace nella regione del Donbass.

Ci si può chiedere per quale motivo, in una situazione di palese violazione dei diritti umani da parte di forze militari e apparati paramilitari neonazisti (che inalberano bandiere con la svastica e mostrano l’effigie di Aldolf Hitler) nei confronti della popolazione di lingua russa di repubbliche indipendenti, la comunità internazionale debba considerare condannabile l’intervento della Federazione Russa, ed anzi far ricadere su Putin la colpa delle violenze. Dov’è il tanto decantato diritto all’autodeterminazione dei popoli, che era valso il 24 agosto del 1991 per la proclamazione dell’indipendenza dell’Ucraina, riconosciuta dalla comunità internazionale? E per quale motivo ci si scandalizza oggi di un intervento russo in Ucraina, quando la NATO ne ha condotti in Jugoslavia (1991), in Kosovo (1999), in Afganistan (2001), in Iraq (2003), in Libia e in Siria (2011), senza che nessuno abbia sollevato alcuna obiezione? Senza dimenticare che negli ultimi dieci anni Israele ha più volte colpito obiettivi militari in Siria, Iran e Libano per scongiurare la creazione di un fronte armato ostile sul suo confine settentrionale e nessuna Nazione ha proposto di comminare sanzioni a Tel Aviv.

Suscita sgomento vedere con quale ipocrisia l’Unione Europea e gli Stati Uniti – Bruxelles e Washington – diano il proprio incondizionato appoggio al Presidente Zelenskyj, il cui governo da ormai otto anni continua impunemente a perseguitare gli Ucraini di lingua russa (qui), per i quali è addirittura vietato parlare nel loro idioma, in una nazione che conta numerose etnie, di cui quella russa rappresenta il 17,2%. Ed è scandaloso che si taccia sull’uso dei civili come scudi umani da parte dell’esercito ucraino, che colloca le postazioni antiaeree all’interno dei centri abitati, degli ospedali, delle scuole e degli asili proprio perché dalla loro distruzione si possano causare morti tra la popolazione.

I media mainstream si guardano bene dal mostrare le immagini dei soldati russi che aiutano i civili a raggiungere postazioni sicure (qui e qui) o che organizzano corridoi umanitari, sui quali sparano le milizie ucraine (qui e qui). Così come vengono taciuti i regolamenti di conti, gli eccidi, le violenze e i furti da parte di frange della popolazione civile, alla quale Zelenskyj ha fornito armi: i video che si possono vedere in rete danno un’idea del clima di guerra civile alimentato ad arte dal Governo ucraino. A ciò si aggiungano i galeotti fatti liberare per essere arruolati nell’Esercito e i volontari della legione straniera: una massa di esaltati senza regole e senza formazione che contribuirà a peggiorare la situazione rendendola ingestibile.

Il presidente Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyj

Come è stato fatto rilevare da più parti, la candidatura e l’elezione del Presidente ucraino Zelenskyj risponde a quel cliché recente, inaugurato negli ultimi anni, di attore comico o personaggio dello spettacolo prestato alla politica. Non si creda che l’essere sprovvisto di un idoneo cursus honorum sia ritenuto d’ostacolo all’ascesa ai vertici delle istituzioni, al contrario: quanto più una persona è apparentemente estranea al mondo dei partiti, tanto più c’è da presumere che il suo successo venga determinato da chi detiene il potere. Le performance en travesti di Zelenskyj sono perfettamente coerenti con l’ideologia LGBTQ che viene considerata dai suoi sponsor europei come indispensabile requisito dell’agenda di “riforme” che ogni Paese deve far proprio, assieme alla parità di genere, all’aborto e alla green economy. Non stupisce che Zelenskyj, membro del WEF (qui), abbia potuto beneficiare dell’appoggio di Schwab e dei suoi alleati per arrivare al potere e realizzare il Great Reset anche in Ucraina.

La serie televisiva in 57 puntate che Zelenskyj ha prodotto e di cui è stato protagonista, dimostra una pianificazione mediatica della sua candidatura a Presidente dell’Ucraina e della sua campagna elettorale. Nella fiction Il servitore del popolo egli recitava la parte di un professore di liceo che diventa inaspettatamente Presidente della Repubblica e si batteva contro la corruzione della politica. Non è un caso se la serie, assolutamente mediocre, ha comunque vinto il WorldFest Remi Award (USA, 2016), sia arrivata tra i primi quattro finalisti nella categoria dei film comici al Seoul International Drama Awards (Corea del Sud) e sia stata insignita del premio Intermedia Globe Silver nella categoria Serie TV di intrattenimento al World Media Film Festival di Amburgo.

L’eco mediatica ottenuta da Zelenskyj con la serie televisiva gli ha portato oltre 10 milioni di followers su Instagram e ha creato la premessa per la costituzione dell’omonimo partito Servitore del popolo di cui è membro anche Ivan Bakanov, Direttore Generale e azionista (assieme allo stesso Zelenskyj e all’oligarca Kolomoisky) della Kvartal 95 Studio, proprietaria della rete televisiva TV 1+1. L’immagine di Zelenskyj è un prodotto artificiale, una finzionemediatica, un’operazione di manipolazione del consenso che però è riuscita a creare il personaggio politico nell’immaginario collettivo ucraino che nella realtà, e non nella fiction, ha conquistato il potere.

«Proprio a un mese dalle elezioni del 2019 che lo videro vincitore, Zelenskyj avrebbe ceduto la società [Kvartal 95 Studio] a un amico, trovando comunque il modo di far arrivare alla sua famiglia i proventi degli affari ai cui ufficialmente aveva rinunciato. Quell’amico era Serhiy Shefir, che è stato poi nominato Consigliere alla Presidenza. […] La cessione delle quote è avvenuta a beneficio della Maltex Multicapital Corp., società detenuta da Shefir e registrata alle Isole Vergini Britanniche» (qui).

L’attuale Presidente ucraino ha promosso la propria campagna elettorale con uno spot a dir poco inquietante (qui) in cui, imbracciando due mitragliatrici, sparava sui membri del Parlamento, additati come corrotti o asserviti alla Russia. La lotta alla corruzione sbandierata dal Presidente ucraino nei panni di “servitore del popolo” non corrisponde tuttavia al quadro che emerge di lui dai cosiddetti Pandora papers, in cui compaiono 40 milioni di dollari versatigli alla vigilia delle elezioni dal miliardario ebreo Kolomoisky[1] su conti offshore (qui, qui e qui)[2]. In patria molti lo accusano di aver tolto potere agli oligarchi filo-russi non per darlo al popolo ucraino, ma per rinforzare il proprio gruppo di interesse e contemporaneamente togliendo di mezzo i suoi avversari politici: «Ha liquidato i ministri della vecchia guardia, primo fra tutti il potente Ministro degli Interni Avakov. Ha pensionato di brutto il presidente della Corte Costituzionale che frenava le sue leggi. Ha chiuso sette canali televisivi di opposizione. Ha messo agli arresti, accusandolo di tradimento, Viktor Medvedcuk, filorusso ma soprattutto leader di Piattaforma di opposizione-Per la vita, il secondo partito del Parlamento ucraino dopo il suo Servo del Popolo. Sta processando, sempre per tradimento, l’ex Presidente Poroshenko, che di tutto era sospettabile tranne che di intendersela con i Russi o con i loro amici. Il sindaco di Kiev, il popolare ex campione del mondo di pugilato Vitaly Klitchko, è già finito nel mirino di alcune perquisizioni. Insomma, Zelensky sembra voler fare piazza pulita di chiunque non sia allineato alla sua politica» (qui).

Il 21 aprile 2019 è eletto Presidente dell’Ucraina con il 73,22% dei voti e il 20 maggio presta giuramento; il 22 maggio 2019 nomina Ivan Bakanov, Direttore Generale della Kvartal 95, primo vicecapo dei Servizi di Sicurezza dell’Ucraina e Capo della Direzione principale per la lotta contro la corruzione e il crimine organizzato della Direzione centrale del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina. Assieme a Bakanov, è da menzionare Mykhailo Fedorov, Vicepresidente e Ministro della Trasformazione Digitale, membro del World Economic Forum (qui). Lo stesso Zelenskyj ha ammesso di avere come proprio ispiratore il Primo Ministro del Canada Justin Trudeau (qui e qui).

I rapporti di Zelenskyj con il FMI e il WEF

Come ha dimostrato il tragico precedente della Grecia, le sovranità nazionali e la volontà popolare espressa dai Parlamenti sono de facto cancellate dalle decisioni dell’alta finanza internazionale, la quale interferisce nelle politiche dei governi con ricatti e vere e proprie estorsioni di natura economica. Il caso dell’Ucraina, che è uno dei Paesi più poveri dell’Europa, non fa eccezione.

Poco dopo l’elezione di Zelenskyj, il Fondo Monetario Internazionale minacciò di non concedere il prestito di 5 miliardi se non si fosse adeguato alle sue richieste. Nel corso di una conversazione telefonica con l’Amministratore Delegato del FMI Kristalina Georgieva, il Presidente ucraino venne redarguito per aver sostituito Yakiv Smolii con un uomo di sua fiducia, Kyrylo Shevchenko, meno incline ad assecondare i diktat del Fondo Monetario. Scrive Anders Åslund su Atlantic Council: «I problemi che circondano il governo Zelenskyj stanno crescendo in modo allarmante. Innanzitutto, dal marzo 2020, il Presidente ha condotto un’inversione non solo delle riforme perseguite sotto di lui, ma anche quelle iniziate dal suo predecessore Petro Poroshenko. In secondo luogo, il suo governo non ha presentato proposte plausibili per risolvere le preoccupazioni del FMI sugli impegni inadempiuti dell’Ucraina. In terzo luogo, il Presidente sembra non avere più una maggioranza parlamentare al potere e sembra disinteressato a formare una maggioranza riformista» (qui).

È evidente che gli interventi del FMI sono finalizzati ad ottenere dal governo ucraino l’impegno ad allinearsi alle politiche economiche, fiscali e sociali dettate dall’agenda globalista, ad iniziare dalla “indipendenza” della Banca Centrale Ucraina dal governo: un eufemismo con il quale il FMI chiede al governo di Kiev di rinunciare al legittimo controllo sulla propria Banca Centrale, che costituisce una delle modalità in cui si esercita la sovranità nazionale, assieme all’emissione della moneta e alla gestione del debito pubblico. D’altra parte, solo quattro mesi prima Kristalina Georgieva aveva lanciato il Great Reset assieme a Klaus Schwab, al principe Carlo e al segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Quel che non era stato possibile realizzare con i governi precedenti, è stato portato a compimento sotto la Presidenza di Zelenskyj, entrato nelle grazie del WEF (qui) assieme al nuovo Governatore della BCU Kyrylo Shevchenko. Il quale, per dar prova di sudditanza, meno di un anno dopo ha scritto un articolo per il WEF intitolato Le banche centrali sono la chiave per gli obiettivi climatici dei paesi e l’Ucraina sta mostrando la strada (qui). Ecco quindi realizzata, sotto ricatto, l’Agenda 2030.

Vi sono anche altre compagnie ucraine che hanno legami con il WEF: la State Savings Bank of Ukraine (una delle più grandi istituzioni finanziarie in Ucraina), il DTEK Group (un importante investitore privato nel settore energetico ucraino) e la Ukr Land Farming (leader agricolo nella coltivazione). Banche, energia e cibo sono settori perfettamente in linea con il Great Reset e la Quarta Rivoluzione Industriale teorizzata da Klaus Schwab.

Il 4 febbraio dell’anno scorso, il Presidente ucraino ha fatto chiudere sette emittenti televisive, tra cui ZIK, Newsone e 112 Ukraine, colpevoli di non appoggiare il suo governo. Così scrive Anna Del Freo: «Una dura condanna a questo atto liberticida è arrivata, tra gli altri, anche dalla Federazione europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti, che hanno chiesto l’immediata revoca del veto. Le tre emittenti non potranno più trasmettere per cinque anni: impiegano circa 1500 persone, il cui posto di lavoro è oggi a rischio. Non esiste alcun vero motivo perché le tre reti debbano essere chiuse, salvo l’arbitrio del vertice politico Ucraino, che le accusa di minacciare la sicurezza dell’informazione e di essere sotto “la maligna influenza russa”. Una forte reazione giunge anche dalla NUJU, il sindacato dei giornalisti ucraini, che parla di pesantissimo attacco alla libertà di parola, visto che si vengono a privare centinaia di giornalisti della possibilità di esprimersi e centinaia di migliaia di cittadini del diritto ad essere informati». Come si vede, ciò di cui si accusa Putin è compiuto da Zelenskyj e, più recentemente, dall’Unione Europea con la complicità delle piattaforme social. E prosegue: «“Oscurare le emittenti televisive è una delle forme più estreme di restrizione della libertà di Stampa”, ha detto il segretario generale della EFJ, Ricardo Gutierrez. “Gli Stati hanno l’obbligo di garantire un effettivo pluralismo dell’informazione. È chiaro che il veto presidenziale non è per nulla in linea con gli standard internazionali sulla libertà di espressione”» (qui).

Sarebbe interessante sapere quali siano state le dichiarazioni della Federazione europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti dopo l’oscuramento di Russia Today e Sputnik in Europa.

I movimenti neonazisti ed estremisti in Ucraina

Un Paese che invoca dalla comunità internazionale aiuti umanitari per difendere la popolazione dall’aggressione russa dovrebbe, nell’immaginario collettivo, distinguersi per rispetto dei principi democratici e per una legislazione che proibisca attività e propaganda a ideologie estremiste.

In Ucraina agiscono indisturbati, e spesso con l’appoggio ufficiale delle istituzioni pubbliche, movimenti di matrice neonazista impegnati in azioni militari e paramilitari. Tra questi vi sono: l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) di Stepan Bandera, di matrice nazista, antisemita e razzista già attiva in Cecenia e che fa parte del Right Sector, un’associazione di movimenti di estrema destra costituitasi in occasione del colpo di stato dell’Euromaidan del 2013/2014; l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA); l’UNA/UNSO, ala paramilitare del partito ucraino di estrema destra Ukraine National Assemble; la Fratellanza di Korchinsky, che ha offerto protezione a Kiev ai membri dell’ISIS (qui); Visione Misantropica (MD), una rete neonazista diffusa in 19 Paesi, che incita pubblicamente al terrorismo, all’estremismo e all’odio contro cristiani, musulmani, ebrei, comunisti, omosessuali, americani e persone di colore (qui).

Va ricordato che il governo ha dato appoggio esplicito a queste organizzazioni estremiste sia inviando la guardia presidenziale ai funerali di loro esponenti, sia sostenendo il Battaglione Azov, un’organizzazione paramilitare che è ufficialmente parte dell’Esercito Ucraino con il nuovo nome di Reggimento di Operazioni Speciali Azov e inquadrato nella Guardia Nazionale. Il Reggimento Azov è finanziato dall’oligarca ucraino ebreo Igor Kolomoisky, già governatore di Dnepropetrovsk e ritenuto anche il finanziatore delle milizie nazionalistiche di Pravyj Sektor, considerate le responsabili della strage di Odessa. Parliamo dello stesso Kolomoisky citato nei Pandora Papers come sponsor del Presidente Zelenskyj. Il battaglione ha rapporti con diverse organizzazioni di estrema destra in Europa e negli Stati Uniti.

Amnesty International, dopo un incontro avvenuto l’8 settembre 2014 tra il Segretario Generale Salil Shetty e il Primo Ministro Arsenij Jacenjuk, ha chiesto al Governo ucraino di porre fine agli abusi e ai crimini di guerra commessi dai battaglioni di volontari che operano unitamente alle forze armate di Kiev. Il Governo ucraino ha aperto un’inchiesta ufficiale al riguardo, dichiarando che non risultano indagati ufficiali o soldati del Battaglione Azov.

Nel marzo 2015, il Ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov ha annunciato che il battaglione Azov sarebbe stata una delle prime unità ad essere addestrata dalle truppe dell’Esercito americano, come parte della loro missione di addestramento Operation Fearless Guard. L’addestramento degli Stati Uniti è stato interrotto il 12 giugno 2015, quando la Camera dei Rappresentanti ha approvato un emendamento che vieta tutti gli aiuti (comprese le armi e l’addestramento) al battaglione a causa del suo passato neonazista. L’emendamento è stato poi revocato su pressione della CIA (qui e qui) e i militari di Azov sono stati addestrati negli Stati uniti (qui e qui): «Alleniamo questi ragazzi ormai da otto anni. Sono davvero dei bravi combattenti. Ecco dove il programma dell’Agenzia potrebbe avere un serio impatto».

Nel 2016 un rapporto dell’OSCE ritiene il Battaglione Azov responsabile dell’uccisione in massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica. Proprio pochi giorni fa il vicecomandante del Battaglione, Vadim Troyan, è stato nominato Capo della Polizia della regione di Oblast dal Ministro dell’Interno Arsen Avakov.

Questi sono gli “eroi” che combattono assieme all’Esercito Ucraino contro i soldati russi. E questi eroi del Battaglione Azov, invece di proteggere i loro figli, osano fare di loro carne da macello, arruolando bambini e bambine (qui e qui), in violazione del Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (qui), concernente il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati: uno strumento giuridico ad hoc che stabilisce che nessun minore di 18 anni possa essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati.

Fine prima parte
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Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:31 am

Seconda parte

Anche a costoro, inevitabilmente, sono destinate le armi letali fornite dall’UE, compresa l’Italia di Draghi, con l’appoggio dei partiti politici “antifascisti”.

La guerra ucraina nei piani del NWO

La censura contro le emittenti russe è chiaramente volta a impedire che la narrazione ufficiale sia smentita dai fatti. Ma mentre i media occidentali mostrano immagini del videogioco War Thunder (qui), fotogrammi di Star Wars (qui), esplosioni in Cina (qui), video di parate militari (qui), riprese dell’Afganistan (qui), della metropolitana di Roma (qui) o immagini di forni crematori mobili (qui) facendoli passare per scene reali e recenti della guerra in Ucraina, la realtà viene ignorata perché si è già deciso di provocare un conflitto come arma di distrazione di massa che legittimi nuove restrizioni delle libertà nelle Nazioni occidentali, secondo i piani del Great Reset del World Economic Forum e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

È evidente che il popolo ucraino, al di là delle questioni che la diplomazia potrà risolvere, è vittima dello stesso colpo di stato globale ad opera di poteri sovranazionali che hanno a cuore non la pace tra le Nazioni, ma l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale. Solo alcuni giorni fa, la parlamentare ucraina Kira Rudik ha dichiarato a Fox News, imbracciando un kalashnikov: «Sappiamo che non combattiamo solo per l’Ucraina, ma anche per il Nuovo Ordine Mondiale».

Le violazioni dei diritti umani in Ucraina e i crimini delle milizie neonaziste più volte denunciati da Putin non hanno potuto trovare una soluzione politica perché sono stati pianificati e fomentati dall’élite globalista, con la collaborazione dell’Unione Europea, della NATO e del deep state americano, in chiave anti-russa e per rendere inevitabile una guerra dalla quale ottenere, principalmente in Europa, l’adozione forzata di razionamenti energetici (qui)[3], limitazioni agli spostamenti, sostituzione della cartamoneta con moneta elettronica (qui e qui) e adozione dell’ID digitale (qui e qui): non stiamo parlando di progetti teorici, ma di decisioni che stanno per essere prese concretamente a livello europeo e nei singoli Stati.

Il rispetto della Legge e delle norme

L’intervento in Ucraina da parte della NATO, degli USA e dell’Unione Europea non pare trovare alcuna legittimazione. L’Ucraina non è membro della NATO, e come tale non dovrebbe beneficiare dell’aiuto di un ente che ha come scopo la difesa degli Stati che vi fanno parte. Lo stesso dicasi dell’Unione Europea, che ha ricevuto solo pochi giorni fa la richiesta di Zelenskyj di entrarne a far parte. Nel frattempo l’Ucraina ha ricevuto dagli Stati Uniti 2,5 miliardi di dollari dal 2014 e altri 400 milioni nel solo 2021 (qui), più altri fondi per un totale di 4,6 miliardi di dollari (qui). Dal canto suo Putin ha concesso 15 miliardi di dollari di prestiti all’Ucraina, per salvarla dalla bancarotta. L’Unione Europea ha invece inviato 17 miliardi finanziamenti, ai quali si aggiungono quelli dei singoli Stati. Di questi aiuti la popolazione ha beneficiato in minima parte.

Inoltre, intervenendo a nome dell’Unione Europea sulla guerra in Ucraina, Ursula von der Leyen viola gli articoli 9, 11 e 12 del Trattato di Lisbona. La competenza dell’Unione in questo settore è quella del Consiglio europeo e dell’Alto Rappresentante, in nessun caso quella del Presidente della Commissione. A che titolo la Presidente von der Leyen agisce come se fosse a capo dell’Unione Europea, usurpando un ruolo che non le compete? Per quale motivo nessuno interviene, specialmente dinanzi al pericolo al quale si espongono i cittadini europei dinanzi ad una possibile ritorsione russa?

Inoltre, in molti casi le Costituzioni degli Stati che oggi inviano aiuti e armi all’Ucraina non prevedono la possibilità di entrare in un conflitto. Ad esempio, l’art. 11 della Costituzione Italiana sancisce: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». L’invio di armamenti e soldati ad una nazione che non fa parte né della NATO né dell’Unione Europea costituisce di fatto una dichiarazione di guerra alla nazione con essa belligerante (la Russia, in questo caso) e richiederebbe quindi la previa deliberazione dello stato di guerra, come previsto dall’art. 78 della Costituzione: «Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari». Non risulta che ad oggi le Camere siano state chiamate ad esprimersi in tal senso, né che il Presidente della Repubblica sia intervenuto per esigere il rispetto del dettato costituzionale. Il Premier Draghi, nominato dalla cabala globalista per la distruzione dell’Italia e il suo definitivo asservimento ai poteri sovranazionali, è uno dei tanti Capi di governo che considera la volontà dei cittadini come un fastidioso intralcio all’esecuzione dell’agenda del WEF. Dopo due anni di violazioni sistematiche dei diritti fondamentali e della Costituzione, risulta difficile credere che vorrà anteporre gli interessi della Nazione a quelli dei suoi mandanti: al contrario, quanto più disastrosi saranno gli effetti delle sanzioni assunte dal suo governo, tanto più costui potrà ritenersi apprezzato da loro. Il colpo di stato perpetrato con l’emergenza psicopandemica prosegue oggi con nuove decisioni sciagurate, ratificate da un Parlamento senza nerbo.

Costituisce peraltro una violazione dell’art. 288 del Codice Penale italiano il consentire che cittadini italiani – e addirittura esponenti della maggioranza di Governo e leader politici – rispondano all’appello dell’Ambasciata Ucraina per l’arruolamento nella legione straniera: «Chiunque nel territorio dello Stato e senza approvazione del governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da 4 a 15 anni». Nessun magistrato, almeno per il momento, è intervenuto d’ufficio per punire i responsabili di questo reato.

Un’altra violazione è rappresentata dall’attività di trasferimento dall’Ucraina all’Italia (e presumibilmente anche in altre Nazioni) dei bambini ottenuti da maternità surrogata, commissionati da coppie italiane in violazione della Legge 40/2004, senza alcuna sanzione per i colpevoli e i complici di questo reato.

Va ricordato anche che le esternazioni di membri del Governo o di esponenti della politica nei confronti della Federazione Russa e del suo Presidente, assieme alle sanzioni adottate, ai ripetuti casi di arbitrarie discriminazioni di cittadini, aziende, artisti e squadre sportive per il solo fatto di essere russi non costituiscono solo una provocazione che andrebbe evitata per consentire una serena e pacifica composizione della crisi ucraina, ma mettono in gravissimo pericolo la sicurezza dei cittadini italiani (e di quelli delle altre Nazioni che adottano analoghi comportamenti). Non si comprende il motivo di tanta sconsiderata temerità, se non nell’ottica di una deliberata volontà di scatenare reazioni nella controparte.

Il conflitto russo-ucraino rappresenta una pericolosissima trappola tesa ai danni dell’Ucraina, della Russia e degli Stati europei.

L’Ucraina è ultima vittima di consumati carnefici

La crisi russo-ucraina non è scoppiata improvvisamente un mese fa, ma è stata preparata e alimentata da lungo tempo, certamente ad iniziare dal golpe bianco del 2014 voluto dal deep state americano in chiave anti-russa. Lo dimostra, tra gli altri fatti incontestabili, l’addestramento del Battaglione Azov da parte della CIA, «per uccidere i Russi» (qui), con la forzatura da parte dell’Agenzia della revoca dell’emendamento del Congresso del 2015. Anche gli interventi di Joe e Hunter Biden vanno nella medesima direzione. Vi è quindi l’evidenza di una premeditazione a lungo termine, coerente con la inarrestabile espansione della NATO verso est. La rivoluzione colorata di Euromaidan e l’instaurazione di un governo filo-atlantista composto da homines novi addestrati dall’élite del WEF e di Soros, doveva creare le premesse della subalternità dell’Ucraina al blocco atlantista, sottraendola all’influenza della Federazione Russa. A tale scopo, l’azione eversiva delle ong del filantropo ungherese supportate dalla propaganda mediatica ha taciuto i crimini delle organizzazioni paramilitari neonaziste, finanziate dagli stessi sponsor di Zelenskyj.

Ma se il lavaggio del cervello operato dal mainstream nei Paesi occidentali è riuscito a veicolare una narrazione completamente falsata della realtà, altrettanto non può dirsi in Ucraina, dove la popolazione conosce tanto la corruzione della classe politica al potere quanto la sua lontananza dai veri problemi della Nazione. Noi crediamo che gli “oligarchi” siano solo in Russia, mentre essi sono presenti soprattutto nella galassia degli Stati dell’ex-Unione Sovietica, dove possono accumulare ricchezze e potere semplicemente mettendosi a disposizione di “filantropi” e multinazionali straniere. Poco importa se i loro conti offshore sono la causa principale della povertà dei cittadini, dell’arretratezza del sistema sanitario, dello strapotere della burocrazia, della quasi totale assenza di servizi pubblici, del controllo straniero di aziende strategiche, della perdita progressiva della sovranità e dell’identità nazionale: l’importante è “fare soldi”, essere immortalati con personaggi politici, banchieri, venditori di armi e affamatori del popolo. Per poi venire in Versilia o sulla Costiera Amalfitana ad ostentare yacht e platinum card al cameriere di Odessa o alla donna delle pulizie di Kiev che mandano ai parenti la paga guadagnata in nero. Questi miliardari ucraini in kippah sono coloro che stanno svendendo l’Ucraina all’occidente corrotto e corruttore, barattando il proprio benessere con l’asservimento dei loro connazionali agli usurai che si stanno impadronendo del mondo, ovunque con gli stessi sistemi spietati e immorali. Ieri tagliavano gli stipendi ai lavoratori di Atene e Tessalonica, oggi hanno semplicemente allargato i loro orizzonti all’Europa intera, in cui la popolazione guarda ancora incredula all’instaurarsi di una dittatura prima sanitaria e poi ambientale.

D’altra parte, come avrebbero fatto costoro, senza il pretesto di una guerra, a giustificare il vertiginoso aumento del prezzo del gas e dei carburanti, forzando il processo di una transizione “ecologica” imposta dall’alto per l’impoverimento controllato delle masse? Come avrebbero potuto far digerire ai popoli del mondo occidentale l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale, quando la farsa pandemica stava sfaldandosi portando alla luce il crimine contro l’umanità compiuto da BigPharma?

E mentre l’UE e i Capi di governo danno la colpa alla Russia del disastro incombente, le élites occidentali dimostrano di voler distruggere anche l’agricoltura, per applicare su scala globale gli orrori dell’Holodomor (qui). D’altra parte, in molti stati (compresa l’Italia) si va teorizzando la privatizzazione dei corsi d’acqua – che è un bene pubblico inalienabile – a vantaggio delle multinazionali e con scopi di controllo e limitazione delle attività agricole. Non diversamente si era comportato il governo filoatlantista di Kiev: da otto anni la Crimea era stata privata dell’acqua del Dnepr, per impedire l’irrigazione dei campi e affamare la popolazione. Si comprendono oggi, alla luce delle sanzioni comminate alla Russia e della fortissima riduzione degli approvvigionamenti di grano, gli enormi investimenti di Bill Gates nell’agricoltura (qui), seguendo le stesse spietate logiche di profitto già sperimentate con la campagna vaccinale.

Gli Ucraini, a qualsiasi etnia essi appartengano, sono gli ultimi, inconsapevoli ostaggi dello stesso regime totalitario sovranazionale che ha messo in ginocchio l’economia delle Nazioni con l’impostura della Covid, dopo aver teorizzato pubblicamente la necessità di decimare la popolazione mondiale e di trasformare i superstiti in malati cronici compromettendo irreparabilmente il loro sistema immunitario.

Ci pensino bene, gli Ucraini, ad invocare l’intervento della NATO o della UE, sempre ammesso che siano davvero loro a farlo e non piuttosto i loro corrotti governanti aiutati da mercenari razzisti e da gruppi di neonazisti al soldo dei gerarchi. Perché mentre viene loro promessa la libertà dall’invasore – con il quale condividono la comune eredità culturale e religiosa per esser stati parte della Grande Russia – in realtà si sta cinicamente preparando la loro definitiva cancellazione, il loro asservimento al Grande Reset che tutto prevede fuorché la tutela della loro identità, della loro sovranità, dei loro confini.

Guardino gli Ucraini a quel che è avvenuto ai Paesi dell’Unione Europea: il miraggio di prosperità e sicurezza è demolito dalla contemplazione delle macerie lasciate dall’euro e dalle lobby di Bruxelles. Nazioni invase da immigrati clandestini che alimentano la criminalità e la prostituzione; distrutte nel loro tessuto sociale dalle ideologie politically correct; portate scientemente al fallimento per sconsiderate politiche economiche e fiscali; condotte verso la miseria con la cancellazione delle tutele del lavoro e della previdenza sociale; private di un futuro con la distruzione della famiglia e la corruzione morale e intellettuale delle nuove generazioni.

Quelle che erano state Nazioni prospere e indipendenti, diverse nelle loro specificità etniche, linguistiche, culturali e religiose sono state trasformate in una massa informe di persone senza ideali, senza speranze, senza fede, senza nemmeno la forza di reagire agli abusi e ai crimini di chi li governa. Una massa di clienti delle multinazionali, di schiavi del sistema di controllo capillare imposto con la farsa pandemica, anche dinanzi all’evidenza della frode. Una massa di persone senza identità, marchiate con il QR-code come gli animali di un allevamento intensivo, come i prodotti di un enorme centro commerciale. Se questo è stato il risultato della rinuncia alla propria sovranità per tutti – tutti, nessuno escluso! – gli Stati che si sono affidati alla colossale truffa dell’Unione Europea, perché l’Ucraina dovrebbe fare eccezione?

È questo che volevano, che speravano, che desideravano i vostri padri, quando ricevettero con Vladimiro il Grande il Battesimo sulle rive del Dnepr?

Se vi è un aspetto positivo che ciascuno di noi può riconoscere in questa crisi, è l’aver mostrato l’orrore della tirannide globalista, il suo cinismo spietato, la sua capacità di distruggere e annientare tutto ciò che tocca. Non sono gli Ucraini che dovrebbero entrare nell’Unione Europea o nella NATO, ma gli altri Stati che dovrebbero finalmente avere un sussulto di orgoglio e di coraggio e uscirne, scrollando da sé questo giogo detestabile e ritrovando la propria indipendenza, la propria sovranità, la propria identità, la propria fede. La propria anima.

Che sia chiaro: il Nuovo Ordine non è un destino ineluttabile, e può essere sovvertito e denunciato se solo i popoli si rendono conto di essere stati ingannati e truffati da un’oligarchia di criminali ben identificabili, per i quali un giorno varranno quelle sanzioni e quei blocchi dei fondi che oggi essi applicano impunemente a chiunque non pieghi il ginocchio dinanzi a loro.

Un appello alla Terza Roma

Anche per la Russia questo conflitto è una trappola. Lo è perché esso realizzerebbe il sogno del deep state americano di estrometterla definitivamente dal contesto europeo nei suoi rapporti commerciali e culturali, spingendola tra le braccia della Cina, forse con la speranza che la dittatura di Pechino possa persuadere i Russi ad accettare il sistema di credito sociale e altri aspetti del Great Reset che finora ha saputo evitare almeno in parte.

È una trappola non perché la Russia abbia torto nel voler “denazificare” l’Ucraina dai suoi gruppi estremisti e garantire protezione e tutela agli Ucraini di lingua russa, ma perché sono proprio queste ragioni – teoricamente sostenibili – ad esser state create apposta per provocarla e indurla ad invadere l’Ucraina, in modo da suscitare la reazione della NATO preparata da tempo dal deep state e dall’élite globalista. Il casus belli è stato pianificato deliberatamente dai veri responsabili del conflitto, sapendo che avrebbe ottenuto esattamente quella risposta da parte di Putin. E sta a Putin, indipendentemente dal fatto di avere ragione, non cadere nella trappola e anzi ribaltare il banco, offrendo all’Ucraina delle condizioni di pace onorevoli senza proseguire nel conflitto. Anzi, quanto più Putin ritiene di essere nel giusto, tanto più egli dimostrerà la grandezza della sua Nazione e l’amore per il suo popolo col non cedere alle provocazioni.

Mi sia permesso ripetere le parole del profeta Isaia: Dissolve colligationes impietatis, solve fasciculos deprimentes, dimitte eos qui confracti sunt liberos, et omne onus dirumpe; frange esurienti panem tuum, et egenos vagosque induc in domum tuam; cum videris nudum, operi eum, et carnem tuam ne despexeris. Tunc erumpet quasi mane lumen tuum; et sanitas tua citius orietur, et anteibit faciem tuam justitia tua, et gloria Domini colliget te. Sciogli le catene inique, togli i legami del giogo, rimanda liberi gli oppressi e spezza ogni giogo; dividi il pane con l’affamato, accogli in casa tua i miseri e i senza tetto; se vedi uno nudo, vestilo, e non nasconderti a colui che è carne della tua carne. Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. (Is 58, 6-8).

La crisi mondiale con cui si prepara la dissoluzione della società tradizionale ha coinvolto anche la Chiesa Cattolica, la cui Gerarchia è ostaggio di apostati cortigiani del potere[4]. Vi fu un tempo in cui i Pontefici e i Prelati affrontavano i Re senza rispetti umani, perché sapevano di parlare con la voce di Gesù Cristo, Re dei re. La Roma dei Cesari e dei Papi è deserta e muta, come è muta da secoli la Seconda Roma di Costantinopoli. Forse la Provvidenza ha stabilito che sia Mosca, la Terza Roma, ad assumersi oggi dinanzi al mondo il ruolo di κατέχον (2Tess 2, 6-7), di ostacolo escatologico all’Anticristo. Se gli errori del Comunismo sono stati diffusi dall’Unione Sovietica, giungendo ad imporsi finanche dentro la Chiesa, la Russia e l’Ucraina possono avere oggi un ruolo epocale nella restaurazione della Civiltà Cristiana, contribuendo a portare al mondo un periodo di pace dal quale anche la Chiesa risorgerà purificata e rinnovata nei suoi Ministri.

Gli Stati Uniti d’America e gli Stati europei non devono emarginare la Russia, ma anzi stringere con essa un’alleanza non solo per il ripristino degli scambi commerciali per la prosperità di tutti, ma in vista della ricostruzione di una Civiltà Cristiana, che sola potrà salvare il mondo dal mostro globalista tecnosanitario e transumano.

Considerazioni finali

Suscita grande preoccupazione che i destini dei popoli siano nelle mani di un’élite che non risponde a nessuno delle proprie decisioni, che non riconosce alcuno sopra di sé e che per perseguire i propri interessi non esita a mettere a repentaglio la sicurezza, l’economia e la stessa vita di miliardi di persone, con la complicità dei politici al loro servizio e dei media mainstream. Le falsificazioni dei fatti, le grottesche adulterazioni della realtà e la partigianeria con cui sono diffuse le notizie si affiancano alla censura delle voci dissenzienti e giungono a forme di persecuzione etnica nei confronti dei cittadini russi, discriminati proprio nei Paesi che si dicono democratici e rispettosi dei diritti fondamentali.

Auspico che il mio appello alla costituzione di un’Alleanza Antiglobalista che unisca i popoli nell’opposizione alla tirannide del Nuovo Ordine Mondiale possa essere raccolto da quanti hanno a cuore il bene comune, la pace tra le Nazioni, la concordia tra i popoli, la libertà dei cittadini e il futuro delle nuove generazioni. E prima ancora, che le mie parole – assieme a quelle di tante persone intellettualmente oneste – contribuiscano a portare alla luce le complicità e la corruzione di chi si avvale della menzogna e della frode per giustificare i propri crimini, anche in questi momenti di grande apprensione per la guerra in Ucraina.

«Ci ascoltino i forti, per non diventar deboli nella ingiustizia. Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro potenza sia non distruzione, ma sostegno per i popoli e tutela a tranquillità nell’ordine e nel lavoro» (Pio XII, Radiomessaggio ai governanti e ai popoli nell’imminente pericolo della guerra, 24 Agosto 1939).

Possa la Santa Quaresima indurre tutti i Cristiani ad invocare alla Maestà divina il perdono per i peccati di quanti calpestano la Sua santa Legge: la penitenza e il digiuno muovano a misericordia il Signore Iddio, mentre ripetiamo le parole del profeta Gioele: Parce, Domine: parce populo tuo; et ne des hæreditatem tuam in opprobrium, ut dominentur eis nationes. Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio, alla derisione delle genti (Gl 2, 17).

Carlo Maria Viganò, Arcivescovo,

Ex Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America
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Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:32 am

La deriva intellettuale del povero Magdi Allam rasenta la demenza dell'Alzheimer!

L’Occidente vuole rimuovere e processare Putin per sostituirlo con un Governo “democratico” alleato e sottomesso - Casa della Civiltà
Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»
Martedì 11 ottobre 2022

https://www.casadellacivilta.com/2022/1 ... ottomesso/

L’obiettivo della guerra non è più soltanto la sconfitta militare della Russia o comunque il ritiro dalla Crimea e dal Donbas, ma la destituzione di Putin e la trasformazione della Russia in uno Stato vassallo, con un nuovo Presidente fantoccio che nel nome della democrazia svenderà il più grande e tra i più ricchi Stati al Mondo allo strapotere della finanza speculativa globalizzata, così come ha già fatto Zelensky con l’Ucraina

Cari amici buongiorno. Putin deve essere rimosso dal potere, processato davanti alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, in Russia deve instaurarsi un governo democratico legato all’Occidente.
È questo ormai l’obiettivo dichiarato della guerra in corso in Ucraina, così come chiaramente espresso dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dal Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, dal Parlamento Europeo.
Non è più quindi sufficiente l’eventuale sconfitta militare della Russia o comunque l’eventuale ritiro dell’esercito russo dalla Crimea e dal Donbas. Per l’Occidente o più esplicitamente gli Stati Uniti nei panni della Nato, che è il vero belligerante contro la Russia che arma e manipola Zelensky e s’impone sull’Unione Europea, la guerra finirà soltanto con la destituzione di Putin e la trasformazione della Russia in uno Stato vassallo, magari smembrandolo tra le sue Repubbliche e Regioni multietniche e multiconfessionali, con un nuovo Presidente fantoccio che nel nome della democrazia svenderà il più grande e tra i più ricchi Stati al Mondo allo strapotere della finanza speculativa globalizzata, così come ha già fatto Zelensky con l’Ucraina.

Lo scorso 4 ottobre Zelensky ha ratificato la decisione del “Consiglio di sicurezza e difesa nazionale” del 30 settembre in cui si afferma «l’impossibilità di intrattenere negoziati con il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin».
Il 30 settembre Zelensky, in un videomessaggio ai suoi connazionali, aveva detto: «È stato il nostro Stato a offrire sempre alla Russia un accordo sulla convivenza a condizioni eque, oneste, dignitose ed eque. È ovvio che questo è impossibile con questo Presidente russo. Non sa cosa siano la dignità e l’onestà. Pertanto, siamo pronti per un dialogo con la Russia, ma con un altro Presidente russo».

15 settembre a Kiev, dove si era recata per la terza volta per incontrare Zelensky, la von der Leyen ha detto: «Putin deve perdere questa guerra e rispondere delle sue azioni, per me è importante. Credo possibile che un giorno il Presidente russo sia perseguito davanti alla Corte penale internazionale dell’Aja, in fin dei conti Putin è responsabile di crimini di guerra in Ucraina».
Lo scorso 28 febbraio la Corte penale internazionale ha aperto un’indagine proprio sui crimini di guerra commessi dalla Russia nell’invasione dell’Ucraina.
Il 10 ottobre a Tallin, dove ha incontrato il Premier estone Kaja Kallas, la von der Leyen, ha detto: «Sosteniamo fortemente un tribunale internazionale per i crimini di guerra. Devono essere portati dinanzi alla giustizia. Dall’inizio abbiamo sostenuto gli ucraini, che è molto importante, e a far valere il caso alla Corte internazionale e sostenendo la squadra di indagine, che procede su base regolare in Ucraina. È della massima importanza che i perpetratori di questi crimini siano riconosciuti responsabili. Questa è la base dello Stato di diritto e del diritto internazionale».

Lo scorso 6 ottobre, il Parlamento Europeo riunito in sessione plenaria, ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione in cui si chiede la rimozione di Putin e l’instaurazione di una democrazia in Russia. Vi si afferma che il Parlamento Europeo:
«Invita la Commissione, il SEAE (Servizio Europeo per l’Azione Esterna), e gli Stati membri a iniziare a riflettere su come rapportarsi con la Russia in futuro e assisterla perché riesca nella transizione da un regime autoritario a un paese democratico che rinunci a politiche revisioniste e imperialistiche; ritiene che, come primo passo, le istituzioni dell’Unione Europea potrebbero avviare un confronto con i leader democratici e la società civile russi e mobilitare sostegno a favore della loro agenda per una Russia democratica; sostiene la creazione di un laboratorio democratico per la Russia in seno al Parlamento europeo».
«Invita l’Unione Europea e i suoi Stati membri a collaborare con gli organismi internazionali per raccogliere prove e sostenere le indagini della Corte penale internazionale sui crimini di guerra commessi nel territorio dell’Ucraina dal 20 febbraio 2014 in poi».
«Chiede l’istituzione di un tribunale internazionale ad hoc per il crimine di aggressione contro l’Ucraina, dinanzi al quale Putin e tutti i funzionari civili e militari russi nonché i loro mandatari responsabili di aver orchestrato, avviato e condotto la guerra in Ucraina sarebbero perseguiti».

Cari amici, prendiamo atto che questo Occidente, questi Stati Uniti, questa Nato, questa Unione Europea, questi Governanti europei, stanno soffiando sul fuoco della guerra nucleare con il rischio, espresso dal Presidente statunitense Biden, di una «Armageddon nucleare», l’Apocalisse che porrà fine alla vita e al Mondo.
Noi, nel nostro piccolo, diffonderemo informazione corretta, ci mobiliteremo civilmente per far acquisire la consapevolezza e promuovere un’azione a favore delle trattative di pace, nel riconoscimento della realtà storica dell’identità russa delle popolazioni della Crimea e del Donbas, della legittimità del potere di Putin, della catastrofe geopolitica sul piano della stabilità e della sicurezza mondiale qualora, nel nome della democrazia, si realizzasse un colpo di stato per rimuovere Putin e si smembrasse la Russia, scatenando un effetto a valanga di conflitti su base etnica e confessionale in tutta l’Asia e in Europa.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:32 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:41 am

6)
Forza Ucraina, il tuo è un buon diritto e una santa legittima difesa



"Questo è un messaggio da Kiev. Mi chiamo Oleksii Reznikov.
Клавдіо Каппельа
7 ottobre 2022

https://www.facebook.com/kyrylo.levchen ... jUHdshBmVl

"Questo è un messaggio da Kiev. Mi chiamo Oleksii Reznikov. Sono il ministro della Difesa dell'Ucraina. Mi rivolgo a soldati e marinai, sergenti e caposquadra, guardiamarina, ufficiali, generali ed ammiragli dell'esercito russo. Non voglio calunniare, questo è l'esercito russo. Innanzitutto le mie parole sono rivolte agli ufficiali ed al comando, perché sta a voi prendere la decisione.
I vostri paracadutisti stanno morendo sulla riva destra del Dnepr. Non conoscono i fatti, ma qualcuno al cremlino ha deciso di mandarli a morte certa. Siete stati ingannati e traditi, vi era stata promessa una comoda traversata, ma siete stati inviati in una trappola. Pagate con il vostro sangue le fantasie ed i falsi obiettivi di qualcuno. Adesso non vi ascoltano, perchè ascoltarvi significherebbe ammettere i propri errori ed a loro, a mosca, non piace la verità.
È più facile raccontare come siete morti eroicamente in una battaglia contro orde fittizie della NATO...Molti di voi hanno già capito: siete stati mandati a morire per la causa sbagliata. Forse è per questo che il vostro presidente si nasconde in un bunker, teme la vostra perspicacia, il vostro disprezzo e la vostra giusta ira.
L'esercito russo non "libera" nessuno in Ucraina, ma distrugge intere città, in cui parlavano russo e vi consideravano buoni vicini. Adesso l'inimicizia è stata seminata per le generazioni a venire. Come passerà alla storia chi è venuto a combattere in Ucraina: come coloro che hanno combattutto sotto la stessa bandiera dei prigionieri? Sarete ricordati come ladri, stupratori ed assassini. Vi dirò cosa accadrà dopo, migliaia di ragazzi russi moriranno. Un numero ancora maggiore rimarrà senza braccia e gambe, cadranno in disgrazia e voi ne sarete colpevoli. Dopo la guerra, sarete voi a guardare negli occhi gli storpi, le vedove e gli orfani dei vostri soldati, perchè nessuno dal cremlino li raggiungerà. Dovrete vivere accanto a coloro che ora stanno fuggendo in massa dalla mobilitazione in Finlandia, Georgia, Kazakistan e persino in Mongolia.
L'Ucraina non ha bisogno delle vostre terre, la nostra è sufficiente e garantiamo vita, sicurezza e giustizia a tutti coloro che si rifiutano immediatamente di combattere, mentre creeremo un tribunale per coloro che hanno dato ordini di esecuzione. Potete ancora salvare la russia dalla tragedia e l'esercito russo dall'umiliazione, ma il tempo stringe, non sprecate questa opportunità".
Oleksiy Reznikov



Giorno 226
Orio Giorgio Stirpe
7 ottobre 2022

https://www.facebook.com/oriogiorgio.st ... bayDionvil

Analizzando la situazione interna al Regime russo, abbiamo visto come un Colpo di Stato che deponga Putin scaricando su di lui tutta la responsabilità del conflitto è probabilmente l’unico modo per porre effettivamente fine alla guerra in maniera duratura; abbiamo però anche dovuto concludere che una soluzione di questo tipo al momento appare ancora estremamente improbabile... Almeno altrettanto improbabile di un’escalation nucleare che non conviene a nessuno.
Dobbiamo quindi rassegnarci almeno per il momento ad una prosecuzione delle operazioni convenzionali, dove assistiamo ad uno sfruttamento del Momentum favorevole da parte degli ucraini che hanno recuperato l’iniziativa grazie alle perdite esiziali subite dai russi con le loro tattiche imposte da Putin ai suoi generali.
Il fatto però che il Regime sia tuttora abbastanza coeso da non mettere a rischio il suo vertice non significa che al suo interno non esistano dinamiche degenerative.
La pressione dal basso comincia a salire: quello che era un solido 80% di supporto popolare all’”Operazione Militare Speciale” (contrapposto ad un 20% che comprendeva – secondo un istituto demografico statale russo – contrari e indecisi e costituito in prevalenza da giovani fra i 18 e i 25 anni delle aree urbane) adesso appare frammentato fra “patrioti”, indifferenti e dubbiosi. Le notizie dal fronte cominciano ad incrinare le granitiche certezze sulla potenza militare della Madrepatria, e la mobilitazione ha seminato molto più panico che entusiasmo, portando ad una fuga in massa dalla Federazione verso i confini ancora aperti, e smentendo così il luogo comune sull’irriducibile patriottismo e spirito di sacrificio dei russi.
L’incertezza della base popolare non può non riflettersi nei rapporti fra i gruppi di potere che sostengono il Regime: gruppi di potere che hanno accesso a molte più informazioni rispetto alla popolazione, e che quindi sono perfettamente consapevoli della gravità della situazione al fronte e di come il recupero dell’iniziativa militare appaia più che problematico addirittura impossibile.
Alexey Slobodenyuk, il propagandista preferito al servizio di Eugeny Prigozhin (ideatore della propaganda russa basata sulle “fake news” di san Pietroburgo, fondatore della PMC “Wagner” nonché “cuoco” e confidente di Putin) è stato arrestato a Mosca dai SOBR, il gruppo paramilitare della Rozgvardya fedelissima dello “zar”.
Prigozhin è da tempo estremamente critico del ministro della difesa Shoygu per la conduzione della campagna militare in Ucraina, e Slobodenyuk è stato la voce pubblica dei suoi attacchi, che si sono spinti a livelli estremamente crudi.
Questo di per sé sarebbe già molto grave, considerato che Prigozhin è fra i tre-quattro uomini più potenti della Russia; che poi l’arresto non sia stato compiuto dall’FSB come ci si sarebbe aspettati in un caso di interesse federale, è chiaramente indicativo dello scontro interno in atto fra i poteri del Regime.
Il fatto è che Shoygu non è semplicemente il Ministro della Difesa, ma è a tutti gli effetti “l’uomo di Putin” nelle Forze Armate, altrettanto intimo dello “zar” dello stesso Prigozhin e uso ad accompagnare il presidente nelle sue battute di caccia e nelle sue sedute sciamaniche in Siberia. Shoygu è l’uomo che ha effettivamente “castrato” le drastiche riforme avviate da Gerasimov per ristrutturare e modernizzare le Forze Armate, agendo su direttiva di Putin per contenere il malcontento della “vecchia guardia” dell’ex-Armata Rossa ed evitare una troppo severa contrazione quantitativa dell’Esercito; molto probabilmente è anche colui che ha imposto a nome del Presidente una pianificazione operativa della Campagna in Ucraina basata interamente sul pregiudizio politico che gli ucraini “non avrebbero combattuto”, che è alla base dell’attuale disastro militare.
Insomma: dare la colpa a Shoygu significa indirettamente darla a Putin stesso, e perfino in un Regime come quello russo la cosa potrebbe rivelarsi anche troppo ovvia.
D’altra parte, Prigozhin e il suo alleato del momento Kadyrov (satrapo della Cecenia normalizzata) in questo momento guidano l’ala più radicale del regime: quella decisa a proseguire ad oltranza il rilancio militare per ottenere il successo finale in Ucraina: una posizione sostanzialmente coincidente con quella di Putin, che appare deciso al rilancio costante nella sfida strategica con l’Occidente.
Lo scontro al vertice del Regime fra l’ala radicale e le Forze Armate, a cui i servizi Segreti e gli altri oligarchi assistono mantenendo un’ambigua neutralità, si svolge al di sopra di un livello intermedio di organi di supporto al regime stesso, i quali per la prima volta appaiono ormai a loro volta in conflitto fra loro.
I principali organi di analisi strategica hanno identificato tre fazioni principali nell'attuale spazio informativo nazionalista russo: i cosiddetti “milblogger” vicini ai corrispondenti di guerra, le associazioni degli ex ufficiali e veterani, e alcuni dei “siloviki” russi, persone con basi di potere informativo o finanziario significative e interessi propri da difendere ad ogni costo.
I milblogger presentano sui social e su internet la visione di Putin sulla guerra a un pubblico favorevole sia a Mosca che negli Oblast e nelle Repubbliche periferiche. La comunità dei veterani sta aiutando a organizzare la mobilitazione e sostiene il morale sul territorio. I siloviki oltre a controllare l’intelligence attraverso i loro “feudi” nei Servizi, stanno fornendo potenza di combattimento sul campo di battaglia finanziando milizie locali, etniche e politicizzate, oltre che le PMC mercenarie.
Putin ha bisogno di tutte e tre le fazioni per sostenere il suo sforzo bellico, ma i fallimenti in Ucraina combinati con la caotica mobilitazione parziale stanno spiazzando la comunità nazionalista radicale in Russia. Putin sta attualmente cercando di placare questa comunità co-optando alcuni blogger dando loro accesso alla televisione di stato, consentendo ai siloviki di generare le proprie forze per continuare le operazioni offensive intorno a Bakhmut, e placando i veterani con la mobilitazione da loro a lungo richiesta.
La frammentazione dello spazio informativo nazionalista russo potrebbe avere impatti interni significativi e potrebbe persino influenzare la stabilità del Regime, perché alla lunga Putin non potrà soddisfare le richieste mutuamente esclusive di vari gruppi. Kodyrov e Prigozhin stanno spingendo per un cambiamento nel modo in cui la Russia combatte la guerra in senso più asimmetrico e non convenzionale, marginalizzando il ruolo delle Forze Armate. I veterani di contro spingono per una revisione più tradizionale del Comando militare e del Ministero della Difesa e per metterli su un piede di guerra convenzionale sulla falsa riga dello STAVKA sovietico. I milblogger stanno attualmente difendendo la loro selezione di comandanti militari sul campo, mentre continuano ad attaccare il Ministero della Difesa e a tale scopo riferiscono in dettaglio i fallimenti in prima linea e in ambito mobilitazione.
Putin non può permettersi di perdere il sostegno di nessuno di questi gruppi, né tantomeno delle Forze Armate; ma non può neppure soddisfarli tutti, soprattutto mentre la guerra va avanti e le truppe russe continuano a subire gravi perdite.
Lo shock delle sconfitte di Izyum, Kherson e Lyman, amplificati dalla cattiva gestione della mobilitazione parziale, hanno esposto queste crepe sempre più profonde all'interno del regime, esponendole alla vista della popolazione ormai perplessa, e potrebbero anche cominciare a suggerire l'idea di un Putin non più nel pieno controllo della propria base e del proprio potere.
Lo spettacolo dei primi scontri interni fra le fazioni del regime non possono che amplificare tale sensazione.
I riflessi di questi scontri cominciano infatti a vedersi perfino sulle televisioni di Stato, dove ormai si parla apertamente di errori e di sconfitte sul campo. Lo scopo di questi commenti non è certo quello di criticare il presidente, quanto piuttosto quello di sostenere una o l’altra delle fazioni ormai rivali fra loro che lo sostengono, ma questi spettacoli televisivi sono anche il principale strumento di propaganda interna del Regime: sono seguiti dalla maggioranza della gente, e se prima comunicavano solo granitiche certezze, adesso attraverso le fratture che rivelano nel sistema del potere, diffondono invece dubbi e perfino paure.
Quando quell’80% di popolazione che in primavera sosteneva ancora convintamente il suo presidente-padrone si dovesse sgretolare definitivamente fra patrioti duri e puri, cittadini disillusi e soprattutto gente comune spaventata, l’intero edificio del Regime che su esso si appoggia comincerà ad oscillare pericolosamente.
Considerata la spinta militare ucraina, questo sgretolamento appare più che altro questione di tempo.
Il tempo che resta all’orso Vladimiro.
Orio Giorgio Stirpe



Da anti Maometto a filo Putin, che degrado intellettuale e morale! Credo che la Oriana Fallaci non ti avrebbe seguito in questa tua deriva.
La vergogna umana e civile di Magdi Allam filo Russia di Putin e anti Ucraina di Zelensky

Magdi Cristiano Allam
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... &ref=notif

Il Parlamento Europeo nella sua recente risoluzione ha chiesto di equiparare le azioni militari della Russia in Ucraina alla stregua di azioni terroristiche e, di conseguenza, di essere condannate e sanzionate sulla base del diritto internazionale in materia di contrasto al terrorismo. Viceversa le attività che tecnicamente sono ascrivibili al terrorismo perpetrate dagli ucraini, come l'esplosione di un camion-bomba sul ponte della Crimea, vengono orgogliosamente rivendicate e elogiate come atti di resistenza. Quindi due pesi e due misure a secondo di chi perpetra gli attentati terroristici. Ovviamente l'attore e burattino Zelensky ci sguazza e si mette in posa per immortalarsi come il nuovo eroe della “resistenza” ucraina.
A prescindere dal fatto che la Crimea è storicamente parte integrante della Russia e che dal 2014 è tornata ad essere parte integrante della Russia, dopo una parentesi di 60 anni, dopo che l'allora Segretario Generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica Nikita Krusciov, che era ucraino, nel 1954 regalò e inserì la Crimea nel territorio geografico dell'Ucraina, per celebrare i 300 anni dell'unione tra i due Paesi, in un contesto in cui la Russia e l'Ucraina erano Stati confederati in seno all'Unione Sovietica, unica depositaria di sovranità statuale.
Come sempre la vignetta di Alex coglie nel segno facendoci riflettere e al tempo stesso divertendoci. Grazie.
Magdi Cristiano Allam



Gino Quarelo

Da anti Maometto a filo Putin, che degrado intellettuale e morale! Credo che la Oriana Fallaci non ti avrebbe seguito in questa tua deriva.




Le mire di Putin

La guerra che serve ai regimi
di Angelo Panebianco

https://www.facebook.com/groups/2097364 ... 9037405119
Il Papa ha ancora una volta invocato la pace in Ucraina. E, come già altre volte ha fatto in passato (per esempio, in occasione della guerra in Siria), ha condannato il commercio internazionale delle armi. Una condanna coerente con il più generale orientamento di questo pontificato sulle questioni che affliggono gli esseri umani in questa fase storica. E non c’è dubbio che il progresso tecnologico ha permesso di produrre e di mettere in commercio armi sempre più distruttive. È importante però che le persone non ne traggano l’errata inferenza (un errore che, certamente, non commette il Papa) di pensare che il commercio delle armi sia la causa principale, o anche solo una delle cause, delle guerre. Come, solo per fare un esempio fra i tanti, ha dimostrato il genocidio (stima approssimativa: un milione di morti) di cui, in Ruanda, furono vittime i tutsi negli anni Novanta: certamente furono usate armi da fuoco ma è anche vero che tante uccisioni furono commesse usando semplici machete.
In Europa, fu dopo la Prima guerra mondiale che si diffuse la leggenda secondo cui la guerra fosse stata provocata dai «mercanti di cannoni». Di fronte a una carneficina di quelle proporzioni e constatando che i mercanti di armi ne avevano ricavato profitti altissimi, una parte dell’opinione pubblica europea, alla affannosa ricerca di una spiegazione «semplice» di quell’immane disastro, ne dedusse che proprio quei mercanti avevano voluto e provocato la guerra.
Non era così. La Prima guerra mondiale, come gli storici hanno dimostrato, fu dovuta a cause politiche, a una competizione fra gli Stati europei non molto diversa da quella che, su scala globale, impegna oggi le grandi potenze. È indubbio che chi produce e chi commercializza le armi ne trae profitto ma è altrettanto indubbio che le guerre si combattono per ragioni politiche (lotte di potenza), rivalità commerciali, conflitti religiosi, scontri fra opposte identità etnico-nazionali. Se anche, per ipotesi, il commercio delle armi venisse limitato, le guerre non cesserebbero. Attraverso convenzioni e altri strumenti giuridici si è cercato e si cerca di mettere al bando le armi più distruttive. Ma come si è visto anche in Ucraina, i veti giuridici non fermano le potenze che decidano di impiegarle. La Russia ha già ampiamente usato armi (per esempio, certi tipi di bombe) messe al bando dalla comunità internazionale.
Sulle cause della guerra in Ucraina si è molto scritto. Di sicuro la motivazione ufficiale russa che parlava di ricongiungimento con i «fratelli» ucraini, è falsa. Come dimostrano i massacri di civili, le fosse comuni ritrovate in tanti luoghi, i rapimenti dei bambini. Se quella motivazione avesse avuto anche solo una vaga relazione con la verità, allora Putin avrebbe dato, fin dall’inizio della guerra, l’ordine tassativo di colpire solo i combattenti ucraini e di non toccare in alcun modo la popolazione civile. Ciò che invece è stato fatto dall’armata russa ha scavato un abisso di odio che non potrà essere colmato. Sicuramente, il ricordo di questa guerra e dei suoi orrori resterà impresso per sempre nella memoria collettiva degli ucraini, verrà trasmesso di generazione in generazione, nei secoli. Comunque finisca la guerra, un processo già iniziato nel 2014 (Crimea, Donbass) è giunto ora a compimento: le barriere che separavano i supposti «fratelli» è diventato un muro spesso, altissimo e insuperabile.
Restano in campo altre due motivazioni fra loro non incompatibili e sicuramente vere. La prima è che il gruppo dirigente russo, per fini di legittimazione interna, vuole ricostruire il grande impero di un tempo. Scommettendo sulla debolezza del mondo occidentale. Al momento, il revanscismo russo è in gravi difficoltà a causa della resistenza degli ucraini e dei loro successi militari, nonché della compattezza fin qui mostrata dagli occidentali nel sostegno a Kiev. Ma la partita è ancora aperta. Putin pensa che il tempo lavori per lui, che il fronte occidentale finirà per dissolversi. Nei prossimi mesi capiremo se egli vincerà o perderà la sua scommessa.
La seconda motivazione ha a che fare con la paura del Cremlino di un possibile «contagio democratico». L’eventuale consolidamento di una democrazia ai confini è sempre un pericolo per un regime dispotico: potrebbe diffondere nella propria popolazione idee «sovversive» (democratiche), potrebbe destabilizzare l’autocrazia.
A queste due motivazioni, ne aggiungerei un’altra. I dispotismi, come sosteneva Montesquieu, si reggono sulla paura: i sudditi hanno paura del despota, il despota ha paura dei sudditi, teme che possano prima o poi rovesciarlo. La pace è pericolosa per il dispotismo. Favorisce intrighi di palazzo e rivolte. Per questo, pensa Montesquieu, i regimi dispotici hanno bisogno della guerra. Per tenere uniti i sudditi e rendere più difficili le manovre sotterranee tese a sostituire il despota. A differenza di altri regimi che se si dedicano a conquiste militari lo fanno per ragioni commerciali o per effetto di rivalità geo-politiche, secondo il filosofo francese, i regimi dispotici, per lo più, fanno guerre nel tentativo di stabilizzare il potere del despota e dei suoi aiutanti. A volte ci riescono e a volte no. Ma poiché questa è la motivazione, il risultato è che le guerre dei dispotismi sono guerre distruttive, lasciano nella desolazione i territori su cui si abbatte la loro furia. I dispotismi non sono interessati a che i territori conquistati restino economicamente floridi. Essendo la sua una economia di rapina il despota non si preoccupa né del benessere del suo popolo né, tanto meno, dello stato dei territori che conquista. Se seguiamo Montesquieu, ne possiamo trarre due conclusioni sulla guerra in corso. La prima è che le sanzioni occidentali sono efficaci se intaccano (come sembra che facciano) il potenziale militare russo. I sacrifici che la guerra, e la rottura delle relazioni con l’Occidente, impongono alla popolazione russa, invece, non sono un problema che possa preoccupare il Cremlino. Almeno finché gli apparati della forza sono in grado di impedire rivolte estese. La seconda conclusione, che fa il paio con la prima, è che se la parte di territorio ucraino che rimanesse in mano ai russi alla fine del conflitto risultasse interamente distrutta, nemmeno questo importerebbe a Putin e al suo gruppo. Nella «ragione sociale» dei dispotismi — soprattutto se si tratta di cleptocrazie come nel caso russo — non è contemplata l’attenzione per il benessere delle popolazioni amministrate.
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Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » mar ott 11, 2022 8:41 am

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