Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:51 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:51 am

6)
L'ONU contro la Russia



Il voto all' ONU ad aprile e qualche giorno fa. La Russia ha incassato il voto contrario di India e Kazakhstan il voto favorevole della Ciina si è mutato in astensione - solo 7 rottami dell'umanità hanno votato a favore di Putin

https://www.facebook.com/groups/1913650 ... ently_seen

In aprile 2022:
93 paesi contro
24 a favore
57 astenuti
= 174 paesi

in settembre 2022:
101 contro
7 a favore
19 astenuti
= 127 paesi

mancano al voto 47 paesi che per varie ragioni non erano presenti all'assemblea

Alberto Pento
7 rottami dell'Umanità hanno votato a favore.
Ma bisognava fare di più, bisognava espellere e bandire la Russia dall'ONU.


Discorso di Draghi all'ONU
21 settembre 2022

https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/09/ ... n-4459907/

Signor Presidente,
Signor Segretario Generale,
Colleghi delegati,
Signore e Signori,

È un grandissimo onore per me essere qui oggi.
L’Assemblea Generale è il luogo in cui il mondo si apre al dialogo e al confronto, elementi essenziali per una coesistenza pacifica fra Paesi.
Come recita lo Statuto del 1945, l’obiettivo delle Nazioni Unite è “mantenere la pace e la sicurezza internazionale”, “promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli.”
L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia e le crisi che ne derivano – alimentare, energetica, economica – mettono a rischio i nostri ideali collettivi come raramente era accaduto dalla fine della Guerra Fredda.
Queste crisi si affiancano alle altre grandi sfide dei nostri tempi – il cambiamento climatico, la pandemia, le diseguaglianze – e ne amplificano i costi, soprattutto per i più deboli.
Le responsabilità del conflitto sono chiare – e di una parte sola.
Ma è nostra responsabilità collettiva trovare risposte a questi problemi con urgenza, determinazione, efficacia.
Non possiamo dividerci tra Nord e Sud del mondo.
Dobbiamo agire insieme e riscoprire il valore del multilateralismo che si celebra in quest’aula.

L’invasione dell’Ucraina viola i valori e le regole su cui da decenni poggia la sicurezza internazionale, la convivenza civile tra Paesi.
Eravamo convinti di non dover più assistere a guerre di aggressione in Europa.
I sogni imperiali, il militarismo, le violazioni sistematiche dei diritti civili e umani ci sembravano relegati al secolo scorso.
Da febbraio abbiamo invece assistito a bombardamenti di teatri, scuole, ospedali;
a violenze e soprusi nei confronti di civili, di bambini;
al tentativo di soggiogare una democrazia libera e sovrana, che ha reagito con orgoglio e coraggio per difendere la propria indipendenza, la propria dignità.
Aiutare l’Ucraina a proteggersi non è stata soltanto la scelta corretta da compiere.
È stata l’unica scelta coerente con gli ideali di giustizia e fratellanza che sono alla base della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni che questa Assemblea ha adottato dall’inizio del conflitto.
L’Italia ha agito senza indugi, insieme agli altri Paesi membri dell’Unione Europea, agli alleati della NATO e del G7, a tutti i partner che come noi credono in un sistema internazionale basato sulle regole e sul multilateralismo.
Insieme, abbiamo risposto alle richieste del Presidente Zelensky, perché un’invasione militare pianificata per mesi e su più fronti non si ferma soltanto con le parole.
Abbiamo imposto sanzioni senza precedenti alla Russia, per indebolirne l’apparato militare e convincere il Presidente Putin a sedersi al tavolo dei negoziati.
Abbiamo accolto migliaia di rifugiati, assistito chi è rimasto in Ucraina e siamo pronti a finanziare la ricostruzione del Paese - perché agli orrori della guerra si risponde con il calore della solidarietà.

Il piano di Mosca era conquistare Kiev in poche settimane.
I soldati ucraini hanno vanificato questa strategia e obbligato la Russia a un conflitto più lungo e logorante, grazie anche alla nostra assistenza militare.
Nelle ultime settimane, un’eroica controffensiva ha permesso all’Ucraina di recuperare migliaia di chilometri quadrati di territorio a partire da Kharkiv, e costretto l’esercito russo a ripiegare.
L’esito del conflitto resta ancora imprevedibile, ma Kiev sembra avere acquisito un vantaggio strategico importante.

Le sanzioni che abbiamo imposto a Mosca hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia.
La Russia fatica a fabbricare da sola gli armamenti di cui ha bisogno, poiché trova difficile acquistare il materiale necessario a produrle.
Il Fondo Monetario Internazionale prevede che l’economia russa si contragga quest’anno e il prossimo di circa il 10% in totale, a fronte di una crescita intorno al 5% ipotizzata prima della guerra.
L’impatto delle misure è destinato a crescere col tempo, anche perché alcune di esse entreranno in vigore solo nei prossimi mesi.
Con un’economia più debole, sarà più difficile per la Russia reagire alle sconfitte che si accumulano sul campo di battaglia.

L’unità dell’Unione Europea e dei suoi alleati è stata determinante per offrire all’Ucraina il sostegno di cui aveva bisogno, per imporre costi durissimi alla Russia.
Mosca ha da subito tentato di dividere i nostri Paesi, a usare il gas come arma di ricatto.
L’Italia ha reagito con tempestività per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, per accelerare lo sviluppo dell’energia rinnovabile.
A oggi, abbiamo dimezzato la nostra dipendenza dal gas russo e contiamo di diventarne completamente indipendenti dal 2024.
In questo percorso, beneficiamo degli accordi con numerosi Paesi africani – dall’Algeria all’Angola, alla Repubblica del Congo.
Vogliamo sviluppare insieme tecnologie verdi, mettere l’Africa al centro della transizione ecologica.
La guerra in Ucraina ha ridisegnato la geografia energetica e con essa il quadro geopolitico.
L’Unione Europea è destinata a guardare sempre più verso sud e l’Italia vuole essere un ponte verso la sponda meridionale del Mediterraneo, verso tutto il continente africano.

Per mantenere una posizione unita, risoluta, coerente con i nostri valori, è essenziale preservare la coesione sociale.
L’aumento del costo dell’energia mette a rischio la ripresa economica, limita il potere d’acquisto delle famiglie, danneggia la capacità produttiva delle imprese, può fiaccare l’impegno dei nostri Paesi per l’Ucraina.
Per aiutare le imprese e i cittadini a fronteggiare i rincari in Italia abbiamo speso circa il 3,5% del nostro prodotto interno lordo.
Ora dobbiamo fare di più, soprattutto a livello europeo.
Come l’Italia sostiene da tempo, l’Unione Europea deve imporre un tetto al prezzo delle importazioni di gas, anche per ridurre ulteriormente i finanziamenti che mandiamo alla Russia.
L’Europa deve sostenere gli Stati membri mentre questi sostengono Kiev.

L’Unione Europea deve anche usare la forza delle sue istituzioni per mettere i suoi vicini al riparo dalle rivendicazioni russe.
La guerra di aggressione in Ucraina ha risvegliato o rafforzato in molti Paesi il desiderio di Europa.
Il governo italiano ha fortemente voluto la candidatura dell’Ucraina a Stato membro e sostiene con convinzione l’integrazione dei Balcani occidentali, della Moldavia, della Georgia nell’Unione Europea.
Dalle crisi si esce soltanto guardando lontano, con coraggio e con ambizione.
Il nostro obiettivo è la pace.
Una pace che sia ritenuta accettabile dall’Ucraina – la sola che può essere duratura e sostenibile.
Finora, la Russia non ha dimostrato di volere la fine del conflitto: i referendum per l’indipendenza nel Donbass sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza.
Tuttavia, l’Italia resta in prima linea per provare a raggiungere un accordo, quando sarà possibile.
Lo abbiamo fatto in passato, quando abbiamo evidenziato come il blocco dei porti del Mar Nero costituisse un rischio per la sicurezza alimentare globale.
L’accordo sull’esportazione del grano ucraino è stato un momento di collaborazione importante tra le parti, per cui voglio ringraziare l’ONU, il Segretario Generale Guterres, la Turchia.
Il nostro auspicio è che si possano raggiungere altri momenti di cooperazione, a partire dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia.
L’accesso alla centrale di una squadra di esperti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica rappresenta un passo avanti.
Ora è essenziale arrivare a qualche forma di demilitarizzazione dell’area.
Non possiamo rischiare la catastrofe nucleare.

L’invasione russa dell’Ucraina ha prodotto conseguenze che vanno ben oltre i confini dell’Europa.
I rincari energetici colpiscono soprattutto i meno abbienti, aggravano la povertà e le diseguaglianze.
L’aumento dei prezzi delle derrate alimentari, la scarsa disponibilità di grano e di altri cereali colpiscono soprattutto gli Stati più poveri.
La riduzione delle forniture di gas ha obbligato alcuni Paesi a riaprire le proprie centrali a carbone o a rimandarne la chiusura, sebbene per un periodo strettamente legato all’emergenza.

A questo attacco alla coesistenza pacifica tra le nostre nazioni dobbiamo reagire con il multilateralismo, con spirito di solidarietà e responsabilità.
Alla guerra di aggressione dobbiamo rispondere riaffermando i valori alla base di questa assemblea: il rispetto dei diritti, la cooperazione internazionale, la non-belligeranza.
Nel suo discorso all’Assemblea Generale del 1988, Michail Gorbačëv notò come, in un mondo globalizzato, la forza o la minaccia del suo utilizzo non potessero più funzionare come strumento di politica estera.
“Affrontare i problemi globali – disse Gorbačëv - richiede un nuovo ‘volume’ e una nuova ‘qualità’ della cooperazione” da parte degli Stati.
La nostra reazione alla guerra in Ucraina serve a riaffermare che la violenza gratuita non può avere spazio nel ventunesimo secolo.
L’Italia auspica ci possa essere un futuro in cui la Russia torni al rispetto dei principi che scelse di sottoscrivere nel 1945.
Un mondo diviso in blocchi, attraversato da rigide demarcazioni ideologiche e contrapposizioni militari non genera sviluppo, non risolve problemi.
Dobbiamo mantenere le nostre identità, ma condurre le relazioni internazionali in modo responsabile, legale, pacifico.
Questo principio deve valere per tutte le crisi che affrontiamo: dall’Ucraina, ai recenti scontri nel Caucaso, alle situazioni di instabilità in Africa, Medio Oriente, America Latina, fino alle tensioni nell’Indo-Pacifico.

Nonostante le divisioni degli ultimi mesi, abbiamo una base solida su cui costruire.
La Presidenza italiana del G20 dello scorso anno è coincisa con un momento di grande collaborazione tra Paesi.
È un’eredità che non dobbiamo disperdere.
A questo proposito, voglio richiamare la disponibilità di Roma a ospitare Expo 2030, per continuare a offrire soluzioni condivise ai problemi globali.

Nella fase più acuta della pandemia, siamo intervenuti per superare il protezionismo sul materiale sanitario e garantire più vaccini alle regioni che non ne ricevevano.
Il meccanismo COVAX ha distribuito finora oltre 1,4 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid-19 ai Paesi più poveri del mondo.
Abbiamo potenziato l'assistenza finanziaria agli Stati più vulnerabili per aiutarli a rispondere alle conseguenze economiche della pandemia e abbiamo promosso l'estensione dell’Iniziativa sulla Sospensione del Servizio del Debito.
Grazie a un ritrovato spirito di cooperazione, abbiamo intensificato la lotta al cambiamento climatico.
Per la prima volta, tutti gli Stati membri del G20 si sono impegnati a cercare di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali e hanno accettato le basi scientifiche di questo obiettivo.
Abbiamo inoltre concordato una serie di risposte a breve e medio termine per raggiungerlo - a cui si aggiungono gli impegni assunti alla COP26 di Glasgow.
Durante il G20 abbiamo anche concordato nuovi impegni finanziari per aiutare i Paesi a basso reddito a passare a un'economia più sostenibile.
Dobbiamo continuare a sostenere i Paesi più vulnerabili a difendersi dagli impatti dei cambiamenti climatici e a portare avanti i loro percorsi di transizione.
Penso ad esempio alla tragedia delle inondazioni in Pakistan, dove una parte molto estesa del Paese è sommersa dall’acqua e milioni di persone sono costrette a lasciare le proprie case.
La crisi ambientale ci coinvolge tutti, e dobbiamo uscirne tutti insieme.

L’impegno italiano per la pace, per la solidarietà internazionale è incessante.
Siamo il principale contributore di Caschi Blu tra i Paesi europei: i nostri militari sono dispiegati in 5 missioni nel Mediterraneo, in Africa e in Asia.
In Libano, partecipiamo alla missione UNIFIL con il secondo contingente più numeroso.
Siamo molto attivi nel promuovere il dialogo con tutti i Paesi del Mediterraneo allargato.
In Libia, siamo impegnati perché il difficile processo di riconciliazione nazionale sia sostenuto con forza dalla comunità internazionale.
In questo percorso, le Nazioni Unite rappresentano il nostro principale punto di riferimento.
Voglio anche ringraziare le istituzioni delle Nazioni Unite per il prezioso aiuto umanitario che danno nella gestione delle migrazioni nel Mediterraneo.
L’Italia è ben consapevole che le migrazioni sono un fenomeno globale, e così va affrontato.
Dobbiamo avere un approccio responsabile, umano, condiviso.

La guerra in Ucraina e le crisi che ne derivano hanno messo a dura prova la coesione della comunità internazionale.
Ma è proprio in questo contesto che è necessario ritrovare lo spirito di cooperazione che ci ha permesso negli scorsi anni di affrontare insieme altre sfide non meno dure.
Le nostre istituzioni comuni devono rinnovarsi.
L’Italia sostiene con forza la necessità di riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per renderlo più rappresentativo, efficiente, trasparente.
Anche nei prossimi anni, l’Italia continuerà a essere protagonista della vita europea, vicina agli alleati della NATO, aperta all’ascolto e al dialogo, determinata a contribuire alla pace e alla sicurezza internazionale.
Sono gli stessi principi e obiettivi che ispirano le Nazioni Unite, che è necessario e urgente difendere oggi.
Grazie.





I tre motivi per i quali la Cina è preoccupata per la guerra in Ucraina

Guido Santevecchi
23 settembre 2022

https://www.corriere.it/esteri/22_sette ... f3e7.shtml

Il ministro degli Esteri cinese ammonisce gli Stati Uniti: «Se non cambiano rotta su Taiwan, il confronto diventerà inevitabilmente conflitto». E incontra, all'Onu, il collega ucraino Dmytro Kuleba

L’apparente presa di distanza di Pechino dall’escalation militare russa, la sua richiesta di dialogo per un cessate il fuoco in Ucraina sembra riaprire la strada verso un negoziato che coinvolga Cina e Stati Uniti nelle pressioni per portare a un accordo pacificatore tra Mosca e Kiev.

Un altro segnale viene dai corridoi del Palazzo di Vetro dell’Onu, dove questa mattina si sono incontrati a sorpresa i ministri degli Esteri di Cina e Ucraina. Wang Yi e il collega Dmytro Kuleba in questi mesi si erano parlati due volte, al telefono, marzo e aprile. Pechino fa sapere che Wang ha ribadito all’ucraino che «il presidente Xi Jinping ha sottolineato la necessità di rispettare sovranità e integrità territoriale di tutti i Paesi». E poi che «le legittime preoccupazioni di tutte le parti in materia di sicurezza debbono essere considerate». Infine che la Cina è «sempre dalla parte della pace» e continuerà a svolgere un «ruolo costruttivo». Frasi non nuove, per i cinesi, ma che assumono un significato più interessante ora, ripetute all’inviato dell’Ucraina nel giorno in cui sono cominciati i referendum di Putin per l’annessione alla Russia di quattro regioni ucraine. Kuleba ha colto l’occasione per pubblicare su Twitter la foto della stretta di mano con Wang, sotto le bandiere affiancate di Cina e Ucraina. Il ministro di Xi si è prestato al gioco mediatico: e in questi ultimi drammatici giorni, Pechino sembra voler riequilibrare la sua posizione. Non ha certo denunciato la sua promessa di «collaborazione senza limiti» tra Xi e Putin, ma ha di fatto indicato dei limiti, in particolare sul ricorso irreparabile all’arma nucleare. E poi c’è la questione dei referendum di annessione, strategicamente pericoloso per i cinesi.

Xi Jinping sta giocando una doppia partita, nella quale la tattica ucraina serve a coprire la strategia sull’obiettivo principale: Taiwan. Lo ha ricordato con parole estremamente dure il suo ministro degli Esteri Wang Yi, parlando all’Asia Society a New York. Ha detto Wang che «se gli Stati Uniti non cambiano rotta nei confronti della Cina, il confronto diventerà inevitabilmente conflitto». Il diplomatico ha cerchiato di rosso, per l’ennesima volta, Taiwan, sostenendo che la questione taiwanese sta crescendo e diventando «il più grande pericolo per le relazioni Cina-Usa, con un potenziale devastante». Secondo i cinesi, in questi mesi gli Stati Uniti hanno accostato la crisi ucraina alla questione taiwanese «nonostante la loro natura sia completamente diversa».

Ecco dunque che cosa racchiudono le «preoccupazioni» di Xi Jinping sulla destabilizzazione causata dall’avventura di Putin in Ucraina (che lo Zar ha dovuto ammettere nel vertice con l’amico a Samarcanda il 15 settembre). Al numero 1 c’è la riunificazione di Taiwan, che Joe Biden ha detto di voler difendere se si trovasse sotto attacco (e sembrano a questo punto di facciata le precisazioni di funzionari della Casa Bianca i quali sostengono che il presidente non ha scardinato il principio della Ambiguità strategica). Con la mobilitazione finora compatta per fermare l’aggressione russa all’Ucraina, in sostanza nella visione di Pechino americani, europei e Nato hanno dimostrato che potrebbero impegnarsi anche per l’isola democratica di fronte alla costa della Cina continentale.

La preoccupazione numero 2, connessa alla prima, riguarda i referendum nelle regioni dell’Ucraina controllate dai filo-russi o occupate durante la guerra: quando Pechino dice che «bisogna rispettare l’integrità territoriale e la sovranità nazionale, secondo la carta Onu», pensa a Taiwan, che secondo la comunità internazionale e le Nazioni Unite farebbe formalmente parte della «Unica Cina» (quella governata da Pechino). I cinesi non appoggiano quei referendum, come non hanno riconosciuto quello di dieci anni fa in Crimea, per non creare un precedente che serva da modello ai taiwanesi.

La preoccupazione numero 3 è il «caos mondiale» scatenato dalla guerra di Putin, che danneggia anche gli interessi economici della Cina. Quando Pechino dice che «la guerra in Ucraina e le sanzioni non sono nell’interesse di nessuno», cercando di indebolire il blocco occidentale, intende anzitutto il proprio interesse strategico, la riunificazione di Taiwan e rapporti commerciali vantaggiosi con il mondo globalizzato. Il gas e il petrolio scontato di Putin non possono certo colmare un calo delle esportazioni cinesi verso l'Occidente.

Pechino ha mandato un messaggio importante anche a mezzo stampa, con un articolo del Quotidiano del Popolo che accusa Joe Biden di strumentalizzare l’Ucraina e di usare la campagna contro la Russia per bloccare l’unificazione di Taiwan. «Dopo la parziale mobilitazione delle riserve militari in Russia, l’Occidente guidato dagli Stati Uniti ha intensificato gli sforzi cercando di trasformare l’Assemblea generale dell’Onu in un palco anti-russo».

Ma dopo il cappello russo-ucraino, il giornale del Partito comunista cinese punta dritto su Taiwan e sostiene che con questo «tentativo malintenzionato, Biden e i suoi principali alleati hanno cercato di saldare alla crisi ucraina la questione taiwanese, nonostante la loro natura completamente diversa». Il Quotidiano del Popolo bolla come «sconsiderato e pericoloso» il riferimento fatto da Biden nel discorso all’Onu: «gli Stati Uniti si oppongono a ogni cambiamento unilaterale dello status quo».

Conclude il giornale di Pechino che «aver affrontato la questione di Taiwan, che è un affare interno della Cina, davanti all’Onu, dimostra la doppiezza della politica americana». Oggi a New York Wang Yi incontra il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Antony Blinken. Si spera che il colloquio serva a preparare il primo vertice in presenza tra i due presidenti, Xi e Biden, che parteciperanno al G-20 di Bali a novembre.




Putin, rischio stop potere di veto nell'Onu. Russia potrebbe perdere anche il posto nelle Nazioni Unite
I funzionari statunitensi stanno spingendo perché i membri del Consiglio siano costretti a spiegare i loro veti
Putin, rischio stop potere di veto nell'Onu. Russia potrebbe perdere anche il posto nelle Nazioni Unite
Alessandro Rosi
Venerdì 23 Settembre 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/putin ... 46279.html

Il potere di veto di Putin all'Onu è a rischio. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden mercoledì ha chiesto che venga cambiato il modo in cui viene esercitato. Ma non solo. Tra le richieste c'è anche quella di un'espansione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'obiettivo è chiaro. L'organismo mondiale incaricato di promuovere la pace tra i popoli non funziona. Qualcosa va cambiato dopo la guerra in Ucraina portata avanti dalla Russia.

Putin, il potere di veto a rischio: come funziona

La guerra in corso della Russia in Ucraina ha sottolineato la disfunzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che è dominato dai cinque membri permanenti che esercitano il veto: Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti. Stati dotati di armi nucleari. Per garantire che il consiglio rimanga credibile ed efficace, i membri, compresi gli Stati Uniti, dovrebbero "astenersi dall'uso del veto, tranne in rare situazioni straordinarie", ha affermato Biden.

Come potrebbe cambiare

Gli Stati Uniti sostengono anche l'aumento del numero di rappresentanti sia permanenti che non permanenti nel consiglio, una riforma che includerebbe "seggi permanenti per quelle nazioni che abbiamo sostenuto a lungo" e quelli in Africa, America Latina e Caraibi, ha aggiunto. I funzionari statunitensi stanno spingendo per una riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e una delle cose che vogliono vedere è che i membri del Consiglio siano costretti a spiegare i loro veti.

Pees Biden says that the UN Security Council members should refrain from using their veto “except in rare and extraordinary situations.” US officials are pushing for UNSC reform, one of the things they want to see is members of the council forced to explain their vetos.


Gli Stati che potrebbero spingere per una riforma

Il discorso di Biden davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite è stato accolto favorevolmente dal Giappone, che da tempo aspirava a diventare un membro permanente del consiglio di 15 membri. Sebbene i dettagli rimangano poco chiari, Washington potrebbe considerare Tokyo, India e la Germania come potenziali candidati da elevare. Il Giappone, stretto alleato degli Stati Uniti, è stato più volte eletto a un seggio non permanente nel consiglio. Brasile, Germania, India e Giappone formano il Gruppo dei quattro paesi che aspirano a diventare futuri detentori di seggi permanenti in un consiglio ristrutturato.


Il "rischio" Cina

L'amministrazione Biden, nel frattempo, sta anche guardando con diffidenza un altro membro permanente, la Cina, che ha spesso collaborato con la Russia per porre il veto e presumibilmente sta tentando di minare l'ordine internazionale basato sulle regole. Nel suo discorso, Biden ha accusato la Cina di condurre "un accumulo nucleare senza precedenti, senza alcuna trasparenza" e ha promesso di promuovere la pace e la stabilità intorno a Taiwan, un'isola democratica autogovernata che Pechino considera una provincia rinnegata in attesa di riunificazione, con la forza se necessario.


Come può influire sulla guerra in Ucraina

Una modifica del potere di veto potrebbe avere degli effetti sulla guerra in Ucraina. Ma soprattutto sulla minaccia (velata) dell'utilizzo di armi nucleari da parte di Mosca. Se i funzionari russi dovessero essere costretti a dare spiegazioni del loro rifiuto, allora potrebbe non essere efficace se non argomentato. Ne consegue che non sarebbe più esercitabile per il caso specifico, rimanendo quindi in una posizione di minoranza. Isolati dal resto del mondo.


Irlanda contro la Russia

La Russia dovrebbe perdere il suo posto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a causa della sua invasione dell'Ucraina, ha affermato il Taoiseach. Parlando con i giornalisti a New York durante la settimana ad alto livello delle Nazioni Unite, Micheál Martin ha affermato che la condotta della Russia non può essere conciliata con il suo posto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che è dedicato alla conservazione della pace e alla prevenzione della guerra. Ha affermato che il ruolo della Russia come membro permanente del Consiglio di sicurezza è stato fondamentalmente messo in discussione. Il Taoiseach è stato particolarmente critico nei confronti del modo in cui la guerra è stata combattuta dalla Russia, che ha affermato di aver chiaramente violato "tutte le convenzioni conosciute", comprese le convenzioni militari sulla condotta della guerra.
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Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:51 am

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Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:51 am

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Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:52 am

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Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:54 am

7)
Dementi filo Russia nazifascista di Putin, vergogne umane e civili venete, italiane, europee, mondiali e americane




C’è uno stato sovrano, l’Ucraina, che dal 2007 avvia i colloqui con l’UE per adeguare le sue leggi e aderire all’Unione.
C’è uno stato predatore, governato da un dittatore, (tutti hanno visto cosa fa a manifestanti, oppositori politici, giornalisti) Russia, che procede destabilizzando i governi delle repubbliche vicine, le invade e le annette,
In un’ottica neo imperialista. Mettendo al governo i suoi fantocci.
Questo individuo ormai sciolto, che il giorno prima aveva assicurato sul suo atlantismo, il giorno dopo fa una affermazione del genere, getta discredito sulla sua coalizione e su tutto il nostro paese.
Si può invadere un altro stato per sostituire un governo? Poi minacciare il mondo con il nucleare?
Quello di Putin è un governo di mafiosi sanguinari, non sa nemmeno cosa siano le persone per bene.
Siamo lo zimbello dell’Europa e del mondo.
Alessandra Casula
23 settembre 2022

https://www.facebook.com/alessandra.cas ... ev95i1fG4l


BERLUSCONI, LE ALLEGRE GITE DI PUTIN E LE PERSONE “PERBENE”.
Elio Truzzolillo

Come tutti sapranno Berlusconi è quello atlantista ed europeista della cucciolata. Tuttavia l’uomo che nei giorni passati ci ha rassicurato che in caso di tentennamenti degli alleati avrebbe tenuto ferma la barra della nostra collocazione internazionale, lo stesso che ci aveva assicurato che Putin gira senza scorta tanto è amato (nessun capo di stato gira senza scorta), ieri a Porta a Porta ha varcato i confini di quello che era umanamente immaginabile anche per un rincogl… ehm, una persona poco lucida come lui.
Berlusconi ha ricostruito l’affaire Ucraina non rendendosi conto di risultare surreale e costringendo i suoi elettori (che io considero degli eroi) a fare un ulteriore sforzo di sospensione dell’incredulità.
Allora, i rappresentanti delle auto proclamate repubbliche del Donbass sono andati a Mosca e hanno cominciato a lamentarsi con tutti quanti: con l’erario (?), con la stampa, con le televisioni, con i ministri del partito e anche con Putin. Quindi il povero Putin è stato spinto dalla popolazione russa, dai suoi ministri e dal suo partito a intraprendere l’operazione speciale (povera stellina lui non voleva).
Passiamo ora alle precise parole del nostro amato ex presidente:
“Per cui le truppe russe dovevano entrare, in una settimana raggiungere Kiev, sostituire con un governo di persone perbene il governo di Zelensky e in una settimana tornare indietro”
Capito? Non era un’invasione era una gita, una semplice toccata e fuga. Partenza alle 06:00, colazione al sacco, collocamento di persone perbene al posto di Zelensky, un paio di escursioni turistiche e poi ritorno a casa. Ovviamente fucili mitragliatori, mezzi corazzati, artiglieria pesante, bombardamento di Kiev e strage di civili a Bucha compresi nel prezzo (per gli stupri e le deportazioni si pagava un supplemento a parte). Però anche Putin eh! Se avesse detto subito che l’esercito si sarebbe ritirato dopo una settimana potevamo risparmiarci questo casino.
Ma ancora non è niente. Berlusconi ci spiega anche cosa è andato storto non riuscendo a celare il suo dispiacere per il mancato successo dell’amico Putin.
“Invece hanno trovato una resistenza imprevista e imprevedibile da parte delle truppe ucraine che poi sono state foraggiate con armi di tutti i tipi da parte dell’Occidente"
Capito? Le stupide truppe ucraine non avevano inteso che si trattava solo di un’allegra gita per destituire (e uccidere) il loro presidente legittimo, quindi hanno fatto resistenza. Probabilmente, è una mia ipotesi, non si erano rese conto di quanto perbene fossero le persone che Putin voleva mettere al governo. Sono stupidi e sospettosi questi ucraini. Poi certo se si mettono di mezzo anche gli occidentali (anche loro hanno malinteso la volontà di Putin di mettere persone perbene e tornarsene a casa) tutto si complica.
Dite che siamo oltre i limiti della demenza senile? No, non è finita. Berlusconi ci spiega cos’altro è andato male, perché lui oltre ad essere un presidente operaio è anche un presidente stratega:
“La situazione nell’Ucraina è diventata molto difficile da tenere sotto controllo perché, non ho capito nemmeno perché, le truppe russe si sono sparse in giro per l’Ucraina mentre secondo me dovevano soltanto fermarsi intorno a kiev”
Ma caro Berlusconi, le truppe russe non si sono fermate intorno a kiev per due motivi: primo perché le sospettose truppe ucraine, non avendo capito che era un’allegra gita, le stavano massacrando. Secondo perché Putin le persone perbene ha cercato di metterle in tutte le amministrazioni locali non solo a Kiev. Sai perché? Perché l’allegra gita, come tutto il mondo sa, era un tentativo di annettersi quanti più territori ucraini possibili mantenendo i soldati in loco per reprimere nel sangue ogni resistenza al nuovo regime. Per carità, il nuovo regime sarebbe stato composto da persone perbene ovviamente, come Kadyrov in Cecenia per esempio.
Mi pare palese che Berlusconi non sia in grado di comprendere il senso di quello che dice. Faccio solo notare che voleva diventare presidente della Repubblica e che non ci è riuscito per qualche decina di voti. Voi vi immaginate un presidente della repubblica che racconta agli altri imbarazzatissimi capi di stato la storiella dell’allegra gita? Riuscite a immaginare come saremmo diventati lo zimbello del mondo intero? Invece adesso se ci va di culo le deliranti dichiarazioni di ieri non avranno troppo eco sulla stampa internazionale (almeno spero).

Silvio Berlusconi a Porta a Porta: «Putin è stato spinto a invadere l'Ucraina»
https://www.editorialedomani.it/video/s ... a-cpuu40fy



L'opportunismo cinico di Conte che dà la colpa a Zelensky e non a Putin
Il Foglio
22 settembre 2022

https://www.ilfoglio.it/politica/2022/0 ... n-4463282/

Cedere ai ricatti e alle minacce nell’illusione che questo sia sufficiente ad ammansire l’aggressore è lo stesso errore che fu commesso con il trattato di Monaco con Hitler. Tutto questo nella speranza di raccattare qualche voto in più? Un disonore

Giuseppe Conte commenta l’annuncio di escalation militare di Vladimir Putin, che non esclude neppure l’uso di ordigni nucleari, accusando il presidente ucraino che, secondo lui, “sta accettando la logica di una escalation militare”. L’inversione delle responsabilità è talmente evidente da non richiedere ulteriori commenti. Si tratta però di un passo particolarmente rilevante nel catastrofico percorso, avviato con la polemica contro “il riarmo”, del Movimento cinque stelle che si avvicina sempre più a una sponda filorussa. Ormai Conte, addossando paradossalmente a Volodymyr Zelensky la responsabilità dell’accresciuta aggressività russa, chiede all’Ucraina di arrendersi all’invasione e di rinunciare alla sovranità nazionale, insomma di rientrare senza condizioni e senza discussioni nell’orbita di influenza di Mosca. Probabilmente si comporta in questo modo nella speranza di acquisire il consenso elettorale di chi è spaventato dalle prospettive di aggravamento della spirale bellica, ma questo è del tutto inaccettabile.



Una vergogna umana!
POVERO COCCO
Niram Ferretti
23 settembre 2022
https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 5825827859
Putin è, alla fine dei conti, un brav'uomo, forse un po' brusco, ma questo lo si può capire, non è stato educato a Eton, viene da una infanzia difficile e povera, e insomma è stato spinto in questa guerra, sì, è stato spinto. Da chi? Dalla "popolazione russa, dal suo partito e dai suoi ministri". Soprattutto dalla "popolazione russa". Chissà. E poi un interrogativo. "Non capisco perché le truppe russe si sono sparse in giro per l'Ucraina, mentre secondo me dovevano fermarsi solo intorno a Kiev".
Effettivamente se lo sono chiesto in molti. Che si siano perse? Possibile, anche perchè l'obbiettivo di Putin era quello di sostituire "in una settimana il governo Zelensky con un governo di persone perbene".
Insomma un avvicendamento. Putin poi è notoriamente circondato da persone perbene. Si trattava di mandare a casa Zelensky e i suoi magari con delle maniere un po' forti, ma poi qualcosa è andato storto e le truppe che erano state inviate per la sostituzione si sono sparse per l'Ucraina come coriandoli soffiati dal vento.
Pier Paolo Pasolini, forse presciente della sua tragica fine scrisse un giorno in una poesia, "la vita si stanca di chi dura".
La vita di Berlusconi non si è stancata, e gli auguriamo altri anni fecondi e facondi, ma ci siamo da tempo, molto tempo, stancati noi.


“Basta vomitare propaganda sulle sanzioni. Ecco i dati nascosti da Putin”
Martina Piumatti
23 settembre 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ba ... 68885.html

Minaccia di usare l’atomica ma per combattere ruba i chip dai frogoriferi. Anche l’ultima escalation impressa da Vladimir Putin si ridimensiona parecchio davanti ai dati (secretati) sugli effetti disastrosi delle sanzioni sull’economia russa. “Se a lungo termine Pil, export e salari in picchiata trascineranno la Russia verso la catastrofe economica, - ci spiega Jeffrey Sonnenfeld, il professore della Yale School of Management autore del report sull’impatto choc delle sanzioni sull’economia russa - la difficoltà a reperire componenti militari ne sta già minando la tenuta di fronte alla riscossa ucraina. E la mobilitazione militare parziale annunciata dallo zar è solo la conferma di quanto sia disperato”.

Putin ha detto: “Non abbiamo perso e non perderemo a causa delle sanzioni”. Sta bluffando?
“Se c'è qualcosa che dovremmo aver imparato, è non prendere mai per oro colato ciò che Putin dice. Dire che l'economia russa non ha perso nulla è una bluff tale che non ci crederebbero nemmeno i suoi più accaniti sostenitori in Russia. Gli effetti delle sanzioni sono chiari e visibili: l'inflazione è alle stelle, la disoccupazione è in aumento, la produzione industriale va a rilento, i centri commerciali sono pieni di negozi chiusi e Putin è stato costretto a secretare i dati economici e le statistiche sull’andamento del reddito. In più anche le esportazioni di greggio via mare di settembre sono precipitate e le stime per ottobre fanno presagire un ulteriore colpo alle entrate di Mosca”.

Secondo un documento segreto del governo russo, reso noto da Bloomberg, la decrescita del Pil sarebbe “grave”.
“Era ora che anche in Russia si rendessero conto della situazione disastrosa invece di vomitare la solita propaganda. Dal Fondo monetario internazionale ci hanno riferito che a breve ridurranno drasticamente le previsioni del Pil russo per i prossimi trimestri. Gli effetti della ritirata in massa delle imprese straniere e delle sanzioni hanno impattato su ogni leva produttiva. E la mobilitazione militare parziale, con cui Putin ha ufficialmente cominciato a preparare il suo paese alla guerra, è la conferma e il segno tangibile di quanto sia disperato”.

Però con il ricatto del gas Putin sta stritolando l’Europa.
“La guerra del gas voluta da Putin si sta rivelando un disastroso e autodistruttivo errore di calcolo. L’unico obiettivo era distruggere l'unità europea, che invece ha retto alle minacce e la Russia ha perso il suo più importante acquirente. Il mercato europeo costituiva l'89% delle esportazioni totali di gas, mentre l'Europa è arrivata a un massimo di dipendenza del 43%. Nonostante la fiducia di Putin nel "pivot verso est", è impossibile reindirizzare le esportazioni di gas verso l'Asia, dal momento che il gas russo è per il 90% condutturato, non liquefatto. Con un solo gasdotto che collega la Russia alla Cina - che ha 1/10 della capacità del sistema europeo di gasdotti - Mosca vedrà i suoi profitti ridursi drasticamente. In più Putin sta scoprendo che l’amicizia "senza limiti" con Xi Jinping ha parecchi limiti. Non solo Pechino è riluttante a finanziare nuovi gasdotti, ma inviando il proprio Gnl in eccedenza in Europa depotenzia in parte il ricatto dello zar”.

Cosa servirebbe per sgonfiare definitivamente il ricatto del Cremlino?
“Il tetto al prezzo del petrolio è già un duro colpo. La Russia è il produttore di petrolio più inefficiente del mondo, tanto che, vendendolo a prezzi ultrascontati a India, Cina e Indonesia, riesce a malapena a pareggiare i costi. Le stime del Dipartimento del Tesoro e del Dipartimento di Stato usa, in merito alla proposta del G7 sul tetto al prezzo del petrolio, prevedono una contrazione ulteriore delle entrate russe non in grado di intaccare la stabilità del mercato globale”.

Molti critici delle sanzioni sostengono che Mosca sarà in grado di fare a meno del mercato europeo.
“È ridicolo. Oltre al gas, la Cina e l'India stanno già acquistando maggiori volumi di petrolio dalla Russia, ma più di tanto non possono comprare. Entrambi hanno gli stoccaggi pieni e devono ritirare gli acquisti. L'unica speranza per Putin è trovare un modo per far bere olio al suo popolo. Può continuare a vendere fiumi di petrolio a Cina e India, ma con il price cap ricaverà pochi centesimi per barile, mentre le spese per la guerra e per tamponare il collasso economico continueranno a crescere”.

Allora si può dire che è la Russia a dipendere dall'Europa e non viceversa?
“La Russia ha bisogno di vendere le sue materie prime - carburante e cibo - al mercato globale, ma nessuno ha bisogno di ciò che la Russia vende. È una sorta di stato vassallo con solo materia prima senza valore aggiunto. Rappresenta meno del 7% del mercato energetico mondiale, ma per Mosca l’export di energia rappresenta il 65%. Prima della guerra vendeva l'89% del gas all'Ue, che ora compra soprattutto dagli Stati Uniti e dalla Norvegia con il gas russo ormai ridotto a meno del 10% del totale. Tra sei settimane in Europa scatterà l’embargo del petrolio grezzo e dopo altre sei dei prodotti petroliferi raffinati provenienti via nave dalla Russia. Ma l’India nonostante i prezzi stracciati non potrà più acquistare il petrolio russo, perché avrà gli stoccaggi pieni”.

Le sanzioni pesano anche sulle difficoltà militari della Russia in Ucraina?
“Certo. Come emerso dai rapporti dei militari ucraini, all’interno delle armi russe recuperate sul campo sono stati trovati addirittura semiconduttori presi dai frigoriferi, segno di quanto sia disperata la Russia e di come ormai non riesca ad assicurarsi nemmeno i componenti essenziali. La Cina ha tagliato le esportazioni di oltre il 50% e Mosca ha dovuto ripiegare su forniture militari scadenti provenienti dall'Iran e dalla Corea del Nord. Questo significa che Putin è alla canna del gas ”.




Il demenziale sinistrato Capuozzo trova spazio sul Riformista


La guerra in Ucraina durerà ancora a lungo e l'informazione la fa passare per una battaglia santa
Il Riformista
Tony Capuozzo
La teoria di Bucha
22 Settembre 2022

https://www.ilriformista.it/la-guerra-i ... ta-320026/

Adesso c’è una certa aria in Occidente dopo il discorso di Putin, un’aria un po’ preoccupata per il ricorso all’arsenale più temuto, quello nucleare, ma anche un’aurea un po’ soddisfatta. Tutti da Biden a Draghi, sino a Liz Truss e Giorgia Meloni, sostengono che questa sia la prova ‘che Putin sta perdendo’.

Unica voce un po’ dissonante è quella della Cina che invita al dialogo, ad una soluzione pacifica della crisi, tenendo però caldi i suoi militari. Non si sa mai. Cosa aspettarsi? Niente di più e niente di meno di quello che ci viene promesso. Ovvero, da un lato la Russia che forte di più uomini farà di tutto per tenere le posizioni nel Donbass e a Kherson, essenziale per rifornimento idrico e retrovia della Crimea; dall’altra parte l’Ucraina con sempre più armi che cercherà di riprendersi il territorio perduto.

Difatti, siamo in una guerra che promette di essere lunga per riportare l’Ucraina ai suoi confini storici per ristabilire la sua sovranità e riconquistare le sue terre irredenti, un ‘Risorgimento ucraino’. Ha qualcosa a che fare con la lotta per la democrazia e per la libertà dell’intera Europa? Non credo. Piuttosto, questa è una guerra non decisa. Ci arriviamo impreparati e non avvertiti che rischia di far trovare l’Europa in un’economia di guerra, in una democrazia di guerra più confusa, in un’informazione di guerra sempre confusa

A tal proposito, vi hanno detto a proposito della fossa comune di Izyum che si trova all’interno di un vero e proprio cimitero. Vi hanno detto che c’erano delle croci. Vi hanno detto che tra i 400 morti gran parte sono militari, vestono una divisa, sono caduti in combattimento e l’Ucraina non aveva accettato che fossero restituiti. Vi hanno detto che molte croci sono dei civili caduti, addirittura prima dell’arrivo dei russi, ma poi caduti durante i bombardamenti che quotidianamente le artiglierie ucraine riservavano alla città occupata dai russi. No, ancora una volta contava ripetere la teoria Bucha: alimentare di sdegno l’opinione pubblica per far passare l’idea che si trattasse di una guerra santa, che non può essere non combattuta.

I referendum? Sono una farsa. Ma perché non provare a farli diventare un boomerang? Non chiedere che abbiano diritto al voto anche i profughi che hanno dovuto abbandonare il Donbass o la Crimea perché non accettavano la secessione. Perché non mandare degli osservatori? Perché non provare a trasformarli in un boomerang per i dittatori che pensano sempre che sono loro a decidere e non i cittadini. Perché non farne una specie di grimaldello per stabilire che a decidere il futuro delle genti debbano essere non le armi ma i cittadini?


Terminata esumazione a Izyum, sono 447 corpi - Mondo
Agenzia ANSA
23 settembre 2022
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 7532e.html

A Izyum è stata completata l'esumazione degli abitanti uccisi dai russi e gettati nella fossa comune: sono 447 corpi, compresi 5 bambini, la maggior parte con segni di morte violenta e in 30 casi segni di tortura.
Lo affermano le autorità ucraine, come riporta Ukrainska Pravda.
"Dopo una settimana di lavoro 447 corpi sono stati portati fuori dalle tombe.
Di questi, 215 erano donne, 194 uomini, 5 bambini e 22 militari. Ci sono corpi con una corda al collo, con le mani legate, con gli arti spezzati e con ferite da arma da fuoco. Diversi uomini hanno subito l'amputazione dei genitali", sostengono le autorità.





Le demenzialità del sinistrato Paolo Liguori oggi con l'altro sinistrato Sansonetti al Riformista


"DIETRO LE QUINTE DELLA GUERRA USA E RUSSIA TRATTANO.
L'offensiva di KIEV una farsa. Una strategia Russia - USA per aprire una trattativa.(NDR)".
Guerra atomica di Putin è una barzelletta, c’è già l’accordo con gli Usa.
Draghi? Ha messo le orecchie d’asino all’Italia.
DA IL RIFORMISTA:
Paolo Liguori
23 settembre 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 1433293515

La Russia sconfitta e piegata, in ginocchio per le sanzioni, prepara la guerra atomica. Fantastico. Questa è una barzelletta inventata naturalmente da tutti i servizi di intelligence e di informazione occidentale, principalmente anglosassoni, a noi propinati. Pari pari, la trovate su alcuni giornali italiani. Sul Corriere della Sera la trovate scritta ancora meglio di come è stata pensata. È una balla. Quello che sta succedendo è l’esatto opposto. Ovvero, da qualche tempo – anche più di un mese – in Ucraina russi e americani trattano tra di loro. Trattano i militari. Trattano il rilascio dei prigionieri e lo scambio dei prigionieri. Trattano i territori da abbandonare e quelli da conservare.
Tutta questa poderosa offensiva fatta con le armi americane, che continuano ad arrivare perché tanto sono pagate e saranno pagate da noi, (quindi all’industria bellica americana conviene questa ‘offensiva‘), è in realtà l’arretramento della Russia su certi confini sui quali vorranno impostare una trattativa. Però Zelensky resisteva fino a qualche giorno fa, recitando l’ordine di scuderia e diceva “nessuna trattativa”, anche se trattava i prigionieri di Azov e alcuni territori.
Allora Putin ha detto ‘vi mando 300mila riservisti. Abbiamo anche l’atomica’. Ma prima di dirlo si è accordato col cinese Xi Jinping, del quale i giornali occidentali dicono sia molto dubbioso su questa guerra. Come dubbioso? Hanno deciso insieme di invadere l’Ucraina e insieme stanno decidendo che deve finire. Putin fa il suo annuncio “terrificante” e Xi un’ora dopo dice “allora bisogna farla finita in Ucraina”.
L’Europa muta, silenziosa, zitta, ha lasciato fare la guerra. L’ha lasciata trascinare. Non ha detto una parola sul negoziato e non dice neppure una parola adesso sul fatto che la guerra debba finire con un negoziato. Quando il negoziato si farà e Putin otterrà il Donbass e la Crimea, uno potrebbe chiedersi se questo non si potesse fare il secondo mese, forse anche alla fine del primo, lasciando perdere questi morti, queste sofferenze. No, non si poteva fare perché in questa guerra è stata sconfitta l’Europa, l’idea dell’Europa unita. E poi l’Europa nei suoi minimi particolari produttivi. I più forti si preparano ad accaparrarsi tutto e i danni di guerra li faranno pagare all’Europa e in particolare a noi.
Il discorso del gas è un’altra barzelletta perché il prezzo del gas si fa in Paesi che il gas ce l’hanno e addirittura ce lo rivendono a prezzi più alti dei russi. Erdogan che tratta con Putin lo ottiene, noi invece stiamo a terra. Le nostre bollette vanno alle stelle e il prossimo governo che verrà dopo le elezioni avrà a che fare con questo problema.
Se invece di mandare armi avessimo fatto un esercito europeo e ci fossimo frapposti tra i due contendenti? Non si può perché fare un esercito europeo è da guerrafondai. Ma invece mandare le armi per far combattere gli altri al posto tuo è da pacifisti? È evidente che qui c’è qualcosa che non quadra. L’Italia in Europa ha fatto una figuraccia, ci hanno portato all’ultimo banco, dove stanno quelli con le orecchie d’asino. Il nostro premier ha messo le orecchie d’asino all’Italia. I presiti ottenuti li dovremo restituire ma la guerra non l’abbiamo né fermata né alzato la voce per dire ‘basta’.
Ora lo diranno i russi, i cinesi, gli americani (sottobanco) che però propagandano la sconfitta di Mosca perché se sui giornali non ci sarà una forte propaganda per dire “la guerra è finita perché la Russia l’ha persa” non potranno firmare una trattativa perché altrimenti qualsiasi idiota potrebbe alzare la mano e dire “scusate ma questa trattativa non la potevate fare senza migliaia di morti?“. No, non si poteva fare perché i morti servivano a rilanciare le industrie belliche americane e inglesi e a mettere sotto il tallone la manifattura e l’industria europea.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:55 am

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Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:55 am

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Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:55 am

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Re: Le minacce nucleari del criminale del Cremlino

Messaggioda Berto » dom set 25, 2022 8:55 am

8)
L'ipotesi o l'opzione nucleare





Perché a Putin non conviene usare l'atomica.
Davide Riccardo Romano
22 settembre 2022

https://www.facebook.com/davide.romano. ... 4PYHrhrJml

1) Nella recente riunione a Samarcanda, Cina, Turchia, India e Kazakhistan hanno fatto capire a Putin che la guerra deve finire presto. Sta rovinando i loro interessi. Ed essendo questi Paesi indispensabili alla sopravvivenza della Russia, è chiaro che Putin non può usare l'atomica. Finirebbe isolato anche da loro.
2) C'è chi dice: se Putin si annettesse parti dell'Ucraina, eventuali attacchi fatti nei territori appena annessi sarebbero in territorio russo, e gli darebbero l'alibi per usare l'atomica. No, da mesi gli ucraini bombardano il territorio russo (Belgorod, dove ci sono depositi militari) e lui non dice nulla. Dunque dal punto di vista del diritto, non regge.
3) Putin guida una banda di ladri, non è un eroe senza macchia e senza paura. Anzi, invecchiando è diventato assai timoroso. Ricordate i tavoli lunghi 10 metri dietro i quali riceveva gli ospiti, per paura del Covid? Avete mai notato che è l'unico Capo di Stato a non essere andato in prima linea a sostenere i propri soldati? All'età di 69 anni non si sente più il toro di una volta. Ha paura per la propria salute, e tanta. Succede, quando "tieni famiglia" e tanti soldi che vuoi goderti.
4) Lui e i suoi complici hanno rubato a mani basse dal bilancio russo, basta vedere i miliardi di euro spesi per un esercito che si ritrova a combattere con i carri armati degli anni '60, con i risultati che vediamo. Come dimenticare quando a guerra iniziata si presentò in pubblico con una giacca a vento Loro Piana da 13 mila euro? Ricorderete anche la dacia lussuosissima arredata da un prestigioso architetto italiano....insomma, Putin fa parte di un'elìte viziata che non ha alcuna voglia di finire nei rifugi antiatomici. E sono pronto a scommettere che se anche desse l'ordine di usare l'atomica, i generali dell'esercito russo lo farebbero avvicinare a una delle tante finestre nei piani alti del Cremlino.......e finirebbe come uno dei dirigenti Gazprom.
Ricapitolando: Putin vuole spaventarci, e per farlo usa tutti i mezzi possibili. Promette sfracelli dall'inizio della guerra. È la sua tecnica. Sta a noi non prenderlo sul serio, ma per quello che è: il perno di un meccanismo criminale che sempre più dovrà occuparsi dell'opposizione interna, oltre che di quella esterna. L'atomica dunque, non è un'opzione. Non è un pazzo, è uno spietato ex(?) agente del KGB. E queste persone sono abituate a essere dei freddi calcolatori. E oggi usare l'atomica, non gli conviene: decreterebbe la sua fine.




Dall'impiego delle armi nucleari tattiche all'apertura di un secondo fronte, poche opzioni sono attraenti per la Russia a questo punto, ma il costo politico dell'abbandono della guerra sarebbe comunque enorme
di George Friedman
L'Osservatore Repubblicano
24 settembre 2022
https://www.facebook.com/ossrepubblican ... 7665597566

L’unica opzione della Russia nel conflitto in Ucraina Le armi nucleari tattiche?
George Friedman per Geopolitical Futures
24 settembre 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... l-futures/

In questo articolo ho parlato della natura delle armi nucleari tattiche. Sono costruite per conseguire un effetto tattico, non strategico. Le armi nucleari strategiche, come quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki, possono devastare una vasta area, sia con l’esplosione che con il fallout nucleare. L’area dell’esplosione verrebbe irrimediabilmente devastata e la ricaduta aumenterebbe la letalità e la spargerebbe fino ad una distanza significativa per l’azione dei venti. Tuttavia, bisogna ricordare che, a prescindere dalle vittime, nessuna delle due città è stata completamente abbandonata, ed entrambe erano già ripopolate e funzionanti ad un livello accettabile circa un anno dopo lo scoppio delle bombe. La potenza delle armi nucleari tattiche (a seconda del tipo) è inferiore all’1% dell’esplosione che devastò Hiroshima e, cosa altrettanto importante, producono poco fallout nucleare.

Le armi nucleari tattiche possono determinare l’esito di una battaglia, ma non di una guerra, e non renderebbero invivibile il territorio. Pertanto, la seconda opzione nucleare della Russia è quella strategica: distruggere le città ucraine con un’arma di tipo quella che colpì Hiroshima. Questa opzione ha due punti deboli. I venti in Ucraina sono variabili e nell’Ucraina orientale, ad esempio, soffiano verso nord-est. Una detonazione nucleare strategica invierebbe le ricadute verso la Russia e, in questo esempio, verso Voronezh, una città russa in una posizione strategica. Qualsiasi uso di un’arma nucleare strategica interesserebbe probabilmente il territorio russo.

Un secondo rischio, per quanto improbabile, riguarda la risposta occidentale. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia possiedono tutti armi nucleari strategiche. Ognuno di loro potrebbe considerare un attacco russo all’Ucraina come una potenziale minaccia per se stesso, innescando uno scambio. Può essere inverosimile e nessuno dei tre potrebbe immaginarlo, ma in un centro di comando i timori vengono amplificati. Dato il valore limitato delle bombe tattiche ed il potenziale disastro delle bombe strategiche, le minacce nucleari russe sono un’eccellente guerra psicologica (a meno che non si prenda sul serio la minaccia), ma non possono risolvere il problemi militari della Russia.

I problemi militari della Russia

Questi problemi consistono in quattro parti. Il primo è che i russi sono schierati in Ucraina come hanno iniziato la guerra, su salienti vulnerabili agli attacchi sui fianchi, cosa che è già avvenuta. Una ritirata su posizioni più difendibili sarebbe sensata, ma avrebbe anche gravi conseguenze politiche, poiché indicherebbe un’altra ritirata dopo quella avvenuta a nord all’inizio della guerra. Un secondo problema sembra essere l’insufficienza di forze, poco addestrate e demotivate, con cui organizzare un contrattacco sufficiente a costringere un’importante ritirata ucraina. Un terzo problema è l’annoso problema russo/sovietico: la logistica. Per organizzare un contrattacco, i russi devono disporre non solo di rifornimenti iniziali, ma anche di massicci rifornimenti aggiuntivi che affluiscano in modo costante ed affidabile dove sono necessari. Questo porta al quarto problema. I satelliti statunitensi forniscono informazioni costanti e precise su tutte le forze in campo, compresi i movimenti logistici. Inoltre, l’artiglieria statunitense di vario tipo è in grado di tagliare le linee di rifornimento russe, lasciando un’offensiva paralizzata. Infine, le forze ucraine sono sufficientemente disperse che un attacco nucleare tattico all’ultimo grido avrebbe probabilmente un impatto sulla stessa offensiva russa.

Sembra che la Russia sia stata costretta ad una posizione difensiva permanente. Se questa fosse la Seconda Guerra Mondiale, la Russia sarebbe ancora in grado di riprendersi. Ma la Russia non combatte una guerra multi-divisionale da 77 anni. Abbiamo visto i russi aprire la guerra con tre offensive meccanizzate in gran parte incapaci di far fronte ai problemi logistici e alle armi anticarro. In effetti, sono stati costretti a ritirarsi dalle missioni offensive, a riorganizzarsi e a ritrovarsi nelle stesse posizioni in cui si trovano oggi. Stanno combattendo contro un nemico dalle stesse posizioni di allora ma che non ha problemi logistici grazie agli Stati Uniti, che hanno avuto la loro parte di fallimenti ma la cui capacità più solida è proprio la logistica.

L’ipotesi dell’apertura di un secondo fronte?

I russi devono ovviamente cambiare la dinamica della guerra se non vogliono essere costretti ad un accordo politico. La chiave è porre minacce agli ucraini da più direzioni, sia tatticamente che strategicamente. In effetti, la loro esigenza primaria è quella di disperdere la logistica degli Stati Uniti creando una seria minaccia militare ad un altro alleato americano o attaccandone direttamente uno. Non è chiaro se gli Stati Uniti non sarebbero in grado di rifornire due fronti, ma ciò potrebbe sbilanciare gli Stati Uniti e costringerli a ridurre il sostegno all’Ucraina, aprendo eventualmente opportunità alla Russia.

La geografia offre poche opzioni, ma le più probabili sono la Moldavia e la Romania, due Paesi confinanti tra loro. Non potrebbe trattarsi di un’offensiva via terra, ma dovrebbe sfruttare il Mar Nero, sbarcando forze significative in Romania, membro della NATO e base di una forza navale americana. Per raggiungere questo obiettivo, i russi dovrebbero innanzitutto utilizzare i missili per eliminare i sistemi antinave ucraini, come quelli che hanno affondato la Moskva. Dopo aver fatto questo, dovrebbero raggiungere e mantenere la superiorità aerea o missilistica sul Mar Nero e poi sbarcare e schierare forze sufficienti per costringere le forze rumene o moldave a combattere, che sarebbero però affiancate da forze americane consistenti. Dato che ci sono forze navali americane al di fuori dello Stretto del Bosforo, e dato che il mandato della NATO o la pura necessità costringerebbero a chiudere il Bosforo, questo rappresenterebbe una seria minaccia per i russi. Se a questo si aggiunge un attacco aereo alle forze russe sbarcate, l’operazione molto probabilmente fallirebbe.

Ci sono forse altre azioni diversive praticabili, sufficientemente significative da costringere gli Stati Uniti a dirottare le proprie forze, ma tutte si baserebbero su movimenti terrestri in un momento in cui la Russia è già in difficoltà. Un attacco ai Paesi Baltici porterebbe un significativo attacco da parte della Polonia sul fianco della Russia, mentre un attacco alla Finlandia verrebbe individuato ed anticipato per tempo. Lo stesso vale per la Romania, ma con opportunità leggermente inferiori.

Naturalmente, la strategia dello spostare la guerra in Romania in sé è molto dubbia, ma qui stiamo assumendo che la Russia sia stata costretta alla difesa e che non sia disposta ad abbandonare la guerra. Poche opzioni sono attraenti a questo punto, ma il costo politico dell’abbandono della guerra è enorme. Se devono continuare e i russi non possono riprendere l’iniziativa, l’unica opzione è l’Ave Maria.

L’unica opzione

L’ultima opzione è quella di cui ho già scritto in precedenza, ovvero ammassare forze ad est e poi attaccare l’Ucraina con nuove forze. Questa rimane la soluzione più probabile per la Russia, ammesso che riesca ad ammassare, addestrare e motivare una grande forza combattente. In caso contrario, la Russia potrebbe ottenere un misero pareggio, ma non può imporre la sua volontà all’Ucraina.



La boria bellicista di Putin si può battere

Giuliano Ferrara
22 settembre 2022

https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/09/ ... e-4462217/

Mosca dice tre verità: è una guerra, è una guerra difficile, è una guerra contro l’occidente. La quarta verità è il miracolo ucraino che oggi va sostenuto con i denti, non con le chiacchiere sceme di chi è immerso nella bambagia morale

In apparenza il ministro della Difesa russo, quel fantasmagorico e minaccioso pupazzone chiamato Shoigu, è stato costretto da Putin a dire tre verità dopo molte, moltissime bugie. È una guerra, prima verità. È una guerra difficile, seconda verità. Non è una guerra contro l’Ucraina ma contro l’occidente, terza verità. Le prime due si spiegano da sole con l’invasione, le stragi, la ferocia e l’impotenza, cioè la sconfitta di Kiyv, la ritirata da Kharkiv e la periclitante situazione in cui si trova un’armata senza altra motivazione che la menzogna nel Donbas. Ma la terza è più complicata.

Putin insiste in un bullismo planetario neoimperiale e, fallito il tentativo di cancellare l’Ucraina dei Piccoli Russi dalla carta geografica politica e culturale d’Europa, cerca di trasformare in una grottesca riedizione della Grande Guerra Patriottica l’Operazione Speciale andata a male. Però all’origine di tutto non c’è, per quanto si possa ragionare seriamente dei fatti, la caparbietà di un occidente aggressivo che vuole completare con la disintegrazione della Federazione russa la catastrofe geopolitica imposta all’Unione sovietica nel fatidico 1989.

Mitologie propagandistiche. L’occidente sta ancora discutendo se mandare i carri armati, non ha occupato con una no fly zone un solo centimetro del cielo ucraino, non ha esportato né la Nato né l’Unione europea a Kiyv, anzi ha continuato per anni a commerciare in energia e a rassicurare l’orso russo quanto poteva senza fornire sistemi d’arma e di deterrenza efficaci a un paese in pericolo, e si è limitato a armare progressivamente sempre di più e meglio, dopo e solo dopo l’invasione, un esercito nazionale che sulla carta avrebbe dovuto cedere le armi e il territorio in una settimana a un vicino corpulento e devastante che aveva preso l’iniziativa e si era spinto fino a Bucha e a Hostomel lasciando dietro di sé una caterva di cadaveri insepolti.

Putin è impaurito e tanto più minaccioso perché ha capito che sta combattendo contro un miracolo, questa è la quarta verità, e l’unica, che tenta di nascondere e nascondersi. Chiunque al posto degli ucraini avrebbe ceduto, si sarebbe sparpagliato nel disordine e nella disperazione. Trent’anni di indipendenza rissosa e insicura sono un soffio se paragonati ai secoli della sistematica espropriazione di ogni libertà sotto i regimi zarista e sovietico, con in mezzo una guerra mondiale e l’invasione nazista, tra sottomissione al totalitarismo e carestie forzate dal Politburo.

Invece del soffio spento che si dilegua, si è acceso un vento incendiario, quello di una vera guerra patriottica e di una insurrezione nazionale sostenuta dall’alleanza delle democrazie occidentali. Il cui capo, Biden, a tutta prima aveva offerto a Zelensky la scorta fino a Washington per finire lì come un Reza Pahlavi in esilio dorato. Il miracolo è stato in risposta una frase miracolosa, pronunciata in una capitale oscurata e spersa tra le bombe, da un piccolo attore ebreo che ha coraggio, una frase che verrà iscritta a lettere d’oro nella nostra storia: “Non ho bisogno di un passaggio, ho bisogno di armi”.

Di qui si deve ripartire per ragionare a freddo, ma nell’incandescenza della ragione politica, su quanto sta avvenendo. Sul nucleare Putin bluffa, com’è evidente.
E come è sottolineato dalla sua necessità di dichiarare il punto che non ha in un discorso ceauseschiano rivolto alla nazione e al mondo, perché anche la dottrina militare russa, come ogni dottrina del nostro tempo, prevede com’è noto la mutua distruzione assicurata per tutti. La Cina, l’India e perfino la Turchia si sono fatte sentire con una voce che parla dell’isolamento del Cremlino e del rigetto di ogni rischio. Su questo non c’è solo l’occidente a fare da baluardo.

Sul resto il suo è un gioco anche troppo scoperto. Prendersi una regione che non è sua con la forza, stabilire un fatto compiuto con l’arbitrarietà della violazione dei confini e dell’indipendenza nazionale, predisporre una lunga fase di negoziato a partire da un cessate il fuoco dopo aver smantellato mezzo secolo di politiche energetiche e un equilibrio che ora, con la determinazione occidentale anche all’inverno freddo e inflazionistico, volge a sfavore della logica dell’invasione. Quanto alla replica necessaria, i miracoli non sempre si ripetono. Il Cretino Collettivo ci ha voluto proporre la favola dell’invio delle armi a difesa come equivalente dell’uso aggressivo delle armi in una invasione.

Ma il miracolo è che quelle armi qualcuno, gli ucraini, le usa mettendo in discussione la propria vita e continuità di popolo, e ha imparato bene come si fa, perché chi sa fare fa e chi non sa fare chiacchiera. Ora è il momento di non lasciarsi sedurre dal lumicino di un possibile negoziato a basso prezzo, è il momento di ottenere il massimo, che non è la caduta di Putin, di cui saranno eventualmente i russi e gli apparati a occuparsi, ma la sconfitta politica e militare di una inaudita boria bellicista.

È il momento per l’occidente, invece di discutere come oggi avviene se Benjamin Giorgio Galli è un foreign fighter o un contractor o un partigiano, se sia legale o no arruolarsi per la libertà, chiacchiere sceme in un paesaggio avvizzito dalla bambagia morale, di fare tutto quello che è umanamente possibile per sostenere con le unghie e con i denti e con i carri armati il miracolo venuto da chissà dove della risposta ucraina all’autocrate di Mosca.


Ucraina, Cremlino: "Dopo referendum tentativi riconquista saranno attacchi a Russia"
23 settembre 2022

https://www.adnkronos.com/ucraina-creml ... GPxrRz2nAP

Peskov avverte: "Immediatamente entrerà in vigore la Costituzione russa in relazione ai territori"
Dopo un esito positivo dei referendum per l'annessione, la Russia "assolutamente" considererà i tentativi dell'Ucraina di riprendere il Donbass e altri territori come un attacco a suoi territori. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.


Ormai qui in USA dicono tutti la stessa cosa. Se la Russia usa l'atomica in Ucraina, la NATO interverrà con tutta la potenza che ha, distruggerà la flotta Russa nel Mar Nero, e distruggerà l'esercito Russo in Ucraina senza toccare l'attuale nazione Russa in Russia.

Dall’amico Gabriele Sartori Italo americano residente negli USA
https://www.facebook.com/gianni.franza. ... 2040803090
Ovviamente sono supposizioni ma le ho sentite ripetere e lette molte volte da persone diverse. Ha una sua logica, rimanere dalla parte giusta ed evitare di sporcarsi le mani con armi nucleari. Un attacco aereo NATO con aerei Stealth nel marNero ed in Ucraina significherebbe una potenza distruttiva mai vista pur senza toccare le atomiche. I Russi non li vedrebbero nemmeno arrivare. Le Forze Nato europee hanno al momento circa 100 aerei invisibili F35 e 1900 aerei della quarta generazione, gli USA hanno 800 aerei invisibili in servizio (Tra F35, F22 e bombardieri), basterebbe portarne la metà in Europa e tenere gli altri per la difesa nazionale.



Bomba nucleare, Stati Uniti: «Se Mosca la userà risponderemo in modo deciso»
25 settembre 2022

https://www.ilmattino.it/primopiano/est ... 50031.html

Minacce nucleari tra Stati Uniti e Russia. Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha dichiarato che gli Usa «risponderanno in modo deciso» se la Mosca userà la bomba atomica nella sua guerra in Ucraina.

Minaccia nucleare, la dichiarazione del consigliere Usa

«Abbiamo comunicato direttamente, privatamente, ad altissimi livelli, al Cremlino che l'uso di armi nucleari avrà conseguenze catastrofiche per la Russia, che gli Stati Uniti e i nostri alleati risponderanno in modo deciso. E siamo stati chiari e specifici su ciò che ciò comporterà », ha dichiarato oggi il consigliere del presidente americano Joe Biden in un'intervista a Nnbc news.

«Siamo pronti ad ogni evenienza e faremo tutto il possibile per evitare che la Russia usi l'arma nucleare», ha sottolineato ancora il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. Quanto ad eventuali nuove sanzioni contro Mosca, Sullivan ha ribadito quanto dichiarato dai leader del G7 in un comunicato venerdì che «ci saranno ulteriori sanzioni contro Mosca e contro entità e società non russe che supportano la sua macchina da guerra russa o i referendum farsa».

Zelensky: «Scappate dalla mobilitazione militare»

Vladimir Putin manda consapevolmente «i suoi cittadini a morire». Lo ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha lanciato un appello ai russi a scappare dalla «mobilitazione criminale». Parlando in russo nel suo consueto messaggio serale, il leader di Kiev ha affermato che «i comandanti russi non si preoccupano della vita» del loro popolo. «È meglio non accettare una convocazione che morire in una terra straniera come criminale di guerra. Ô meglio scappare dalla mobilitazione criminale piuttosto che rispondere davanti al tribunale per aver partecipato a una guerra aggressiva», ha aggiunto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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