NOI E LA RUSSIA, UN GRANDE EQUIVOCOdi Ernesto Galli della Loggia, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
11 giugno 2022
https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 5930340516Siamo a favore di un’Ucraina libera e indipendente perché saremmo affetti da russofobia: questa è l’accusa che le autorità russe rivolgono da mesi all’«Occidente»: un termine che per esse comprende ormai tutti i Paesi che condannano la loro guerra d’aggressione contro Kiev. Ed è appunto per ritorsione alla nostra presunta russofobia che l’ex presidente russo Medvedev ha appena dichiarato che lui a noi occidentali ci «odia» e, bontà sua, ci considera una massa di «bastardi e degenerati». Ho fatto allora un esame di coscienza il cui risultato vorrei sottoporre a sua eccellenza Medvedev — tramite i buoni uffici dell’ambasciatore Razov che sono sicuro trametterà tutto a Mosca — per capire se davvero quanto io e insieme a me credo moltissimi altri proviamo nei confronti della Russia sia russofobia o invece magari, vedi caso, qualcos’altro.
Il popolo russo, forse a causa dell’elemento popolare e contadino in esso ancora così forte che ricorda da vicino l’antica condizione contadina del Mezzogiorno, o forse a causa del suo passato di antica miseria e di oppressione, suscita in me un sentimento immediato di simpatia e di amicizia. Come molti italiani non dimentico poi i tanti episodi di umanità di cui quel popolo diede prova verso i nostri soldati durante la loro terribile ritirata dell’inverno 1942-1943, nonostante fossero i soldati di un esercito nemico mandati dal fascismo a combattere in quella che forse è stata la più sciagurata delle sue sciaguratissime imprese militari.
Conta d’altro canto — e come conta! — l’immane tradizione letteraria e culturale russa. Ogni europeo degno di questo nome si è nutrito delle pagine di Herzen e di Turgeniev, di Cechov e di Tolstoj, dei versi di Blok, di Anna Achmatova, di Brodskij. Contraendo un debito che non può essere dimenticato.
Traendone però anche una lezione non meno importante. E cioè che da due secoli, forse con la sola eccezione sia pure rilevantissima di Dostoevskij, quella cultura —la massima espressione della coscienza e dell’anima russa — è stata sempre all’opposizione del governo del proprio Paese. E sempre ne ha ricevuto in cambio censura, persecuzioni di ogni genere, galera e non poche volte addirittura la morte. Se dunque per russofobia s’intende criticare duramente il governo russo, allora, mi pare, Medvedev e i suoi amici dovrebbero innanzi tutto dare uno sguardo al passato (e forse anche al presente) del proprio Paese: la più formidabile tradizione di russofobia non devono andare a cercarla in Occidente. Ce l’hanno in casa.
Né si tratta certo solo del passato. Per essere un governo che si propone di denazificare il mondo a cominciare dall’Ucraina, il governo di Mosca dovrebbe cominciare a spiegare come mai, ad esempio, proprio negli ultimi anni la lista dei suoi oppositori è diventata una lunga lista di morti ammazzati. In perfetta continuità, si direbbe, proprio con i metodi hitleriani. Dovrebbe spiegare come mai da anni le rivoltellate e il polonio costituiscono gli strumenti preferiti che esso adopera nei confronti dei suoi oppositori. Ovvero, per dirne un’altra proprio di queste ore, come mai il rabbino capo della comunità ebraica abbia appena deciso di fuggire dalla Russia. Non sarà che la cosiddetta russofobia degli occidentali «bastardi e degenerati» ha forse qualcosa a che fare con quanto si è appena detto? C’è da pensarci, caro Medvedev.
In realtà il secolare carattere illiberale di chi comanda in Russia, la secolare, abituale brutalità dei suoi metodi, la mancanza da sempre di una magistratura indipendente, di una stampa e di un’autorità religiosa libere, e quindi di un’opinione pubblica in grado di giudicare liberamente, nonché l’assenza di un effettivo multipartitismo, sono dati di fatto irrefutabili. Si dà il caso però che la Russia non sia uno staterello. È il più grande Paese del nostro continente, ricchissimo di materie prime e per l’appunto con una congenita tradizione dispotica. E poiché nel caso di una grande potenza è assai improbabile che possa esserci un’effettiva separazione fra il suo regime interno e la sua politica estera, è fin troppo ovvio che per un’Europa intenzionata a mantenere la propria indipendenza questa Russia rappresenti un formidabile problema geopolitico.
La cui essenza può essere posta in questi termini: o Mosca rinuncia in maniera chiara alla sua vocazione espansionistica, o inevitabilmente il resto dell’Europa è costretta a prendere le misure precauzionali del caso. Misure che se vogliono essere efficaci — dati gli attuali rapporti di forza militari, dato che un eventuale esercito europeo tuttora appartiene al campo dei futuribili, dato che è tuttora (e chissà per quanto tempo) ignoto da chi esso prenderà mai ordini, e dato infine che tale futuribile esercito europeo ben difficilmente disporrà di armi atomiche — non possono che significare una cosa sola: l’alleanza dell’ Europa con gli Stati Uniti.
La cosiddetta russofobia di noi europei che ci riconosciamo nell’Occidente, se ne convinca sua eccellenza Medvedev, non è altro che la consapevolezza dell’insieme e della gravità di tali problemi. Anzi in definitiva di uno solo: della tenace impermeabilità storica del regime russo alla libertà. Ci si può stupire se l’invasione dell’Ucraina ha reso tutto ciò ancora più forte ed evidente?
L'ASSENiram Ferretti
20 luglio 2022
https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 0064127769Sorrisi e sorrisi. Un futuro radioso e pieno di promesse. Così, a Teheran Putin incontra la Suprema Guida Khamenei, con Erdogan al centro, Erdogan servitore di due padroni come Arlecchino, Nato e Russia purchè se magna. Ma quello che conta è l'asse persiano-slavo, plastica evidenza dell'alleanza euroasiatica che tanto esalta Alexander Dugin.
Asse anti-occidentale, anti-atlantica, e, da parte iraniana ferocemente anti-israeliana, Israele dovrebbe tenere presente ciò che Virgilio dice dei greci, "Timeo danaos et dona ferentes". I greci in questo caso sono i russi. I "doni" russi in Siria, il non ostacolare Israele nelle sue incursoni aeree anti-iraniane, chissà quanto dureranno.
Intanto si vuole improntare un sistema di aggiramento finanziaro delle sanzoni occidentali che necessiterà dell'aiuto della Cina, e poi c'è il rafforzamento economico-industriale con lo sfruttamento del North Pars, uno dei più ricchi giacimenti di gas al mondo.
Summum gaudium per i rossobruni mentre in Ucraina il nuovo Signore della Guerra, Himars sta creando ai russi tanti problemi.
NEONAZISMO E IMPERIALISMO - L'ANIMA NERA DELLA FEDERAZIONE RUSSAPATRIOTTISMO = NAZIONALISMO: IL PATRIOTTISMO È L’UNICA IDEOLOGIA POSSIBILE PER LA RUSSIA
3 agosto 2022
https://www.facebook.com/forzaucraina.i ... ZRDkzoLa8lVladimir Putin ha affermato in molte occasioni che “il patriottismo è l’unica ideologia possibile” per la Russia. Nella terminologia politica della propaganda russa, “patriottico” è quasi sinonimo di “nazionalista” attribuendo ad entrambi i termini una sfumatura di supremazia e/o vittimizzazione della nazione rispetto ai Paesi concorrenti, piuttosto che un generico amore per la madrepatria (cit. Anna Zafesova).
Un esempio dell’utilizzo propagandistico del termine ‘patriottismo’ per stimolare allo stesso tempo sentimenti di supremazia e di vittimismo nel popolo russo sono ben esplicitati da queste parole di Putin a marzo 2022: “L’Occidente collettivo sta cercando di dividere la nostra società, speculando sulle perdite militari e sulle conseguenze socio-economiche delle sanzioni, per provocare una guerra civile in Russia e cerca di raggiungere l’obiettivo usando la sua “quinta colonna”. E c’è solo un obiettivo, la distruzione della Russia. Ma qualsiasi nazione, e soprattutto il popolo russo, sarà sempre in grado di distinguere i veri patrioti dalle canaglie e dai traditori, e li sputerà semplicemente fuori, come un moscerino che gli è volato accidentalmente in bocca. […] Sono convinto che questa naturale e necessaria auto-pulizia della società non potrà che rafforzare il nostro paese, la nostra solidarietà, la coesione e la prontezza di fronte a qualsiasi sfida.”
NAZIONALISMO NELLA CONCEZIONE DI PUTIN
Il Centro SOVA indica, che si è posto il compito di analizzare i casi di radicalismo nella Federazione Russa, afferma che “il termine ‘NAZIONALISTA' può agire sia come autoidentificazione politica che come qualificazione politica esterna. Non usiamo questo termine come valutativo, ma intendiamo quelle organizzazioni e quegli attivisti per i quali gli ‘interessi della nazione' sono più importanti di altri valori sociali (a volte insieme ad altri, ma più spesso sono esclusivamente ). NELLA RUSSIA ODIERNA, QUESTO TERMINE STA GRADUALMENTE CESSANDO DI SUONARE OFFENSIVO e un numero crescente di nazionalisti, almeno abbastanza radicali e coerenti, si identifica in questo modo.”
“Nazionalista” è una definizione politica generalmente applicata (con una connotazione negativa) solo ad altre nazioni, mentre le forze nazionaliste all’interno della Russia si sono definite “patriottiche” fin dall’inizio della scena politica russa, quando alla fine degli anni Ottanta presero vita l’associazione “Pamyat” (Memoria), il protopartito che ha inventato o almeno portato alla dimensione pubblica la più aggressiva retorica nazionalista russa. (cit. Anna Zafesova).
PAMYAT
Pamyat, ossia il Fronte Patriottico Nazionale della Memoria, fondata a Mosca nel 1980, fu un'organizzazione neonazista ultranazionalista che si identificava come "movimento nazional-patriottico popolare". Sosteneva l’esistenza di un cosiddetto “complotto giudaico-massonico” contro la Russia e che questo fosse “la principale fonte delle disgrazie del popolo russo, disintegrazione dell’economia, denazionalizzazione della cultura russa, alcolismo, crisi ecologica”. Agli ebrei si attribuiva lo scoppio della Rivoluzione russa del 1905 e della Rivoluzione russa del 1917, della morte di milioni di persone nel corso della guerra civile russa e del culto della personalità di Iosif Stalin. L’organizzazione riteneva che l’apparato governativo sovietico fosse infiltrato da “sionisti e massoni” che lavoravano come “agenti del sionismo” e servivano allo scopo di subordinare il governo sovietico alla “capitale ebraica” creando un “governo d’occupazione sionista”.
UNITÀ NAZIONALE RUSSA (RNU/RNE)
Questa organizzazione nacque da una costola di Pamyat. Il suo fondatore infatti, l'ultranazionalista Aleksándr Petróvič Barkashov, era secondo in comando del Fronte Nazional-Patriottico Russo Pamyat. Il suo conflitto con Dmitri Vasilyev (leader di Pamyat) ha portato Barkashov a guidare, secondo quanto da lui affermato, "i membri più disciplinati e attivi, insoddisfatti dei discorsi vuoti e delle acrobazie teatrali, fuori da Pamyat". Nel 1990, RNU è cresciuta di fronte alle difficoltà economiche e sociali incontrate dai russi nel corso dello scioglimento dell'Unione Sovietica. Il simbolo della RNU era una svastica rossa e bianca ed ha espresso apertamente ammirazione per il nazionalsocialismo tedesco. Barkashov infatti dichiarò: "Considero [Hitler] un grande eroe della nazione tedesca e di tutte le razze bianche. Riuscì a ispirare l'intera nazione a combattere contro il degrado e il dilavamento dei valori nazionali". Il motto dell'RNU era "Russia per russi e compatrioti" e miravano all'espulsione delle minoranze che "hanno la loro patria fuori dalla Russia": ebrei e migranti del Caucaso meridionale come azeri, georgiani e armeni, nonché asiatici come kazaki, uzbeki, tagiki. Si macchiarono di numerosi crimini tra cui la profanazione e atti vandalici nei confronti di tombe di ebrei e musulmani, incitamento all'odio e persino rapine, aggressioni oltre che 4 omicidi. Nel 1993, la RNU era diventata il movimento nazionalista russo più importante. Il gruppo era attivo non solo in Russia, ma anche in Estonia, Lettonia, Lituania e Ucraina. Si registrò come "club per l'educazione militare e patriottica" e in seguito è stata riconosciuta dai funzionari locali come "un'unità di autoprotezione del popolo volontario" costituendo anche un gruppo di paramilitari armati, addestrati all'uso di armi leggere ed esplosivi. Tale addestramento servì per combattere a fianco della Federazione Russa nel Caucaso settentrionale e in Cecenia.
RNU IN UCRAINA: GUBAREV
Filiali della RNU furono aperte in Ucraina dagli anni ’90 e dal 2000 ebbero proseliti a Kyiv, Kharkiv, Donetsk, Luhansk, Chernihiv, Sumy, Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Poltava. Nelle elezioni del 2006, PAVEL GUBAREV, capo del ramo di Donetsk di “RNE”, è stato eletto deputato del Consiglio distrettuale di Kuibyshiv di Donetsk e ha guidato la fazione del blocco di Nataliya Vitrenko (poi annesso al Partito delle Regioni di Yanukovich). RNU partecipò poi attivamente ad “Antimaidan” . Viktor Sklyarov, capo della filiale regionale ucraina della RNE di Kharkiv, dichiarò: “Dai primi giorni di questa piaga di Banderisti, gli associati di “RNE” hanno preso parte attiva a Kyiv, si sono opposti a questo governo di Bandera. Hanno preso parte due volte al sequestro degli edifici amministrativi e della SBU a Donetsk, Luhansk e Kharkiv. Devo dire che la milizia che sta combattendo è guidata dagli associati dell’RNU. Non lo pubblicizzavamo prima per ovvi motivi, ora possiamo dirlo apertamente.”
RNU RECLUTA MERCENARI PER IL DONBAS
L’RNU russo reclutava e inviava costantemente mercenari da tutta Europa per partecipare alla guerra in Donbas sotto lo slogan "Guerra Santa per Novorossia" dicendo “Arriveremo a Kiev e a Lvov!”. Nel 2000, il leader dell’RNE Oleksandr Barkashov ha invitato l’organizzazione a sostenere il neoeletto presidente russo, Vladimir Putin. Putin prese Barkashov sotto la sua ala protettrice e gli diede un potere considerevole. Fedele al Cremlino, Barkashov ha guidato le rivolte nelle regioni di Donetsk e Luhansk ed è stato l’orchestratore di quella grande sceneggiata che è stata definita “referendum” per attribuirgli una parvenza di democrazia.
IL PATRIOTTISMO COME OPPIO PER IL POPOLO RUSSO
“C’è un ampio strato di persone che crede sinceramente nell’IDEA RUSSA, nella PACE RUSSA, nel MITO RUSSO. Credono davvero che QUI DIFENDANO LA LORO MISURA RUSSA, che il MONDO INTERO SIA LORO OSTILE e che qui svolgano una funzione perfetta, questa non è una questione di identità, è una questione di come percepiscono questo mondo. Il mito russo o la pace russa o l’IDENTITÀ RUSSA sono costruiti su valori collettivi, sul fatto che una persona fa parte di qualcosa di più grande: l’ORTODOSSIA, il GRANDE POPOLO RUSSO, e sono poco consapevoli della propria scelta”. spiega lo psicoterapeuta Pavlo Dzikovskij.
Le organizzazioni nazionaliste sono una fucina di pedine arrabbiate e poco esigenti pronte a dare la vita per l’idea della “misura russa”. Pertanto, il Cremlino sostiene attivamente le formazioni già esistenti e stimola la creazione di nuovi centri della “grande idea nazionale”.
Putin – la cui propaganda ha imposto in Russia un mix di nostalgia sovietica mutuata dall’era comunista e revival monarchico radicato nell’impero dei Romanov, sapeva esattamente cosa voleva dire quando chiamava “patriottismo” l’unica ideologia possibile per il suo regime. (Cit. Anna Zafesova)
Termini come “pace russa” , “patriottismo”, “grande popolo”, “nazione divisa” sono miti creati da Putin e i suoi maestri della propaganda per arruolare carne da cannone da mandare fino al 2022 in Donbas risparmiando al Cremlino di fare il “lavoro sporco” ed una strategia per non assumersi la responsabilità della morte dei suoi cittadini in terra ucraina.
“Tutte le persone che, seguendo il richiamo del loro cuore, adempiono al loro dovere o partecipano volontariamente ad alcune operazioni di combattimento, anche nel sud-est dell’Ucraina, non sono mercenari perché non ricevono denaro per questo” diceva Putin.
GLI ESTREMISTI SONO PIÙ MANIPOLABILI
Per decenni, il Cremlino ha reso i russi una massa che può essere facilmente manipolata.
Lo psicoterapeuta Pavlo Dzikovskiy caratterizza in questo modo un potenziale volontario russo: “Una persona fanatica ma inefficace. Non è bravo a valutare ciò che accade intorno a lui, percepisce il mondo attraverso il prisma della sua fede. È improbabile che un uomo d’affari di successo o una persona con una famiglia vada qui a combattere. È un uomo che non ha niente da perdere”.
La stragrande maggioranza dei “battaglioni di volontari” della cosiddetta milizia sono ex prigionieri, tossicodipendenti, disoccupati o coloro che sono pieni di debiti e prestiti. Considerazione confermata da tanti comandanti separatisti, come lo stesso Oleksandr Khodakovskyi, comandante del battaglione “Vostok”, una delle maggiori formazioni dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk:
“Come si dice spesso di noi, una percentuale molto alta di chi costituisce le milizie sono persone ai margini, asociali. Per colpa di molti, oggi le milizie registrano una certa percentuale di perdite tra morti e feriti. Perché non seguendo le regole, senza alcuna necessità, ma solo per stupida spavalderia, corrono per le strade e causano gravissimi danni ai civili, e lo stesso ai militari.”
GLI ULTRAS NEONAZISTI GODONO DELLA PROTEZIONE DI PUTIN
Molti volontari russi per la guerra in Donbas vennero inoltre reclutati tra gli ultras di squadre di calcio. Le relazioni amichevoli tra il Governo russo e le frange più estremiste delle tifoserie furono rese subito evidenti nel 2010, quando migliaia di ultrà, infuriati per la morte di un sostenitore dello Spartak Mosca durante una rissa con migranti del Caucaso settentrionale russo, occuparono piazza Manezh vicino al Cremlino. Tale protesta si esacerbò in una rivolta razziale, con emigranti picchiati e accoltellati. Nonostante questo atto razzista si dimostrò uno dei più gravi in Russia negli ultimi anni, la polizia rispose evitando arresti di massa. In segno di conciliazione, l’allora primo ministro Vladimir Putin depose perfino dei fiori sulla tomba del defunto sostenitore dello Spartak Mosca. “Fu un tipico gesto populista e i fan lo presero come un segnale di sostegno da parte di chi è al potere”, ha detto Natalia Yudina, il cui Sova Center di Mosca monitora il razzismo nella società russa. Alexander Baunov, analista del Carnegie Moscow Center, afferma che, mentre molti fan nazionalisti fino al 2010 erano critici nei confronti del governo, da allora supportano il Cremlino dopo che “lo stato russo ha superato le loro aspettative” e soprattutto dopo l’annessione della Crimea nel 2014.
MOVIMENTO INTERNAZIONALE EURASIATISTA E DUGIN
Movimento politico russo fondato nel 2001 dal politologo OLEKSANDR DUGIN. Nel 2003 è diventato anche un’organizzazione pubblica non governativa (ONG) con sedi in 29 Paesi tra cui anche l’Italia. Dugin fece parte dei più importanti movimenti di estrema destra russi: nel 1980, entrò a fare parte dell'Ordine Nero delle SS cone allievo di Golovin. Poi entrò nel Fronte Patriottico Nazionale “PAMYAT” di Dmytro Vasiliev nel 1988. Insieme a EDUARD LIMONOV e YEHOR LETOV, dal 1993 al 1998 è stato un ideologo e uno dei leader del PARTITO NAZIONALE BOLSCEVICO. Dal marzo 2008 è ideologo non ufficiale del partito RUSSIA UNITA di Putin, Medvedev e Shoigu. Inoltre, collaborò con i leader della Fratellanza, Dmytro Korchynskyi, e il Partito Socialista Progressista dell’Ucraina, guidato da Natalia Vitrenko, che ebbe tra i suoi stretti collaboratori PAVEL GUBAREV, che nel marzo 2014 divenne il Governatore della autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk.
Il politologo Anton Shekhovtsov definisce la versione di Dugin del neo-eurasiatismo come “una forma di ideologia fascista incentrata sull'idea di rivoluzionare la società russa e costruire un impero eurasiatico totalitario, dominato dalla Russia, che avrebbe sfidato e infine sconfitto il suo eterno avversario rappresentato dagli Stati Uniti e i suoi alleati atlantisti, determinando così una nuova 'età dell'oro' dell'illiberalismo politico e culturale globale”. Questa ideologia è stata usata per giustificare la guerra del Cremlino in Ucraina.
Dal libro di Dugin “Fondamenti di geopolitica – Il futuro geopolitico della Russia”: […] La sovranità dell'Ucraina è un fenomeno così negativo per la geopolitica russa che, in linea di principio, può facilmente provocare un conflitto armato. […] L’Ucraina […] rappresenta un enorme pericolo per tutta l'Eurasia, e senza una soluzione al problema ucraino è inutile parlare di geopolitica continentale in generale. […] strategicamente, l'Ucraina dovrebbe essere rigorosamente una proiezione di Mosca nel sud e nell'ovest”.
Il 6 maggio 2014, in un'intervista all'agenzia di stampa abkhaza filorussi, ANNA News, Oleksandr Dugin, commentando gli eventi di Odesa del 2 maggio, chiese che venissero uccisi tutti gli ucraini pro Maidan: “Quello che vediamo il 2 maggio va oltre ogni limite. Penso uccidi, uccidi e uccidi!!!”
UNIONE EURASIATICA DELLA GIOVENTÙ (MES)
Creata nel 2005 come struttura giovanile nell'ambito del Movimento Eurasiatico Internazionale, il MES si è dimostrato fin da subito uno strumento contro i governi democratici ucraini.
Così infatti parlò Dugin festeggiando l’inizio del governo fascista di Yanukovich: “Nell’era della lotta contro il nazismo ‘arancione’ contro le leggi antisemite neonaziste, russofobe e razziste e le azioni del governo Yushchenko, gli eurasiatici a volte si sono spinti troppo oltre sul territorio dell’Ucraina. E l’ascesa al potere di Yanukovich è un ottimo momento per scusarci. Se in qualche modo la lotta eurasiatica dei nostri sostenitori in Ucraina, la controversia eurasiatica ha superato il limite, ciò è semplicemente dovuto alla durezza del confronto con le autorità neonaziste ‘arancioni’. E non puoi parlare con i neonazisti nel solito linguaggio civile, dove vedi un rettile fascista, devi schiacciarlo, infliggergli il colpo più doloroso.”
Nel 2007 questo gruppo profanò i simboli di Sestato dell'Ucraina sul monte Hoverla, organizzò un pogrom ad una mostra dedicata all’Holodomor, lanciò uova contro l'Ambasciata ucraina a Mosca e negli anni successivi manifestò a favore della guerra in Donbas.
Guerra nel Donbas che organizzò a tavolino fin dal 2006. “Per i Giovani Eurasiatici c'è la Grande Russia, che comprende organicamente i popoli legati ai Russi da un comune destino storico. Questi non sono solo i popoli della Federazione Russa, ma anche i popoli dell'intero spazio post-sovietico. […] Cercando di ammettere l’Ucraina, la Georgia e l’Azerbaigian nella NATO, gli Stati Uniti minacciano la Russia con la guerra. […] L’Ucraina, sotto il governo di mascalzoni che hanno riabilitato il fascismo, potrebbe presto diventare teatro di una guerra civile tra il ribelle sud-est e il regime misantropico di Yushchenko-Tymoshenko. È anche possibile un’occupazione diretta dell’Ucraina da parte delle truppe della NATO. In queste condizioni, l’ESM dichiara illegale il regime al potere in Ucraina e si pone come obiettivo l’attuazione di una rivoluzione popolare in Ucraina.”
ESERCITO RUSSO-ORTODOSSO (ROA) ( Русская православная армия ) è gruppo paramilitare pro-zarista, di estrema destra, separatista russo in Ucraina che ha combattuto le forze ucraine nella guerra del Donbas, poi assorbita da Oplot. Pavel Gubarev (governatore della autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk) affermò che la RNU, di cui lui era capo per la sezione di Donetsk, controllava il ROA.
Si è specializzato nel rapimento di persone tra cui giornalisti e sacerdoti. I militanti mostrano intolleranza verso la popolazione non ortodossa, tanto da rapire (i preti Volodymyr Velichka, Viktor Bradarskyi, Sergeii Kulbaka e Pawel Witek), torturare e uccidere protestanti, cattolici e membri della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kyiv, oltre a partecipare ad atti antisemiti.
MOVIMENTO IMPERIALE RUSSO (RIM - Русское Имперское Движениe) un’organizzazione paramilitare di San Pietroburgo con ideologie monarchiche e ultranazionaliste. Professa la supremazia bianca, pubblicando materiali antisemiti e anti-immigrazione. Il movimento classifica russi, ucraini e bielorussi come "popolo russo". Da luglio 2014 il movimento ha iniziato ad addestrare e inviare volontari a sostegno delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Il fondatore dell'organizzazione è Stanislav Vorobyov, che in precedenza era un sostenitore del Partito tutto russo del Centro monarchico.
IGOR GIRKIN
Anch’esso russo e con ideologie inperialiste ed ultranazionaliste, abbiamo parlato di lui anche in altri articoli. Divenne famoso facendosi notare nell’invasione della Crimea e per aver reclutato, addestrato mercenari di estrema destra con il compito di scatenare la guerra in Donbas, tanto da assurgere al ruolo di comandante militare de facto di tutte le forze separatiste nelle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, cosa che fu confermata dal “primo ministro” Alexander Borodai della DPR che lo nominò ministro della Difesa ufficiale. Era stato colonnello dell’FSB e del GRU (organizzazioni di intelligence militare interna ed esterna della Federazione Russa) mettendosi in pensione proprio un momento prima di partire per la conquista dell’Ucraina.
“Dopotutto, ho premuto il grilletto di lancio della guerra. Se la nostra squadra non avesse varcato il confine, alla fine tutto sarebbe finito come a Kharkiv oa Odessa . In pratica, il volano della guerra che dura fino ad ora è stato lanciato dalla nostra squadra. E ho una responsabilità personale per ciò che sta accadendo lì.” Confessò Girkin scrivendo su “Zavtra” il 20 novembre 2014.
GRUPPO RUSICH Leader e fondatore è Alexey Milchakov, un neonazista nato a San Pietroburgo e, prima di andare a combattere in Donbas, addestratosi nella Legione Imperiale, l'unità di combattimento del Movimento Imperiale Russo. L’organizzazione è costituita da nazionalisti russi ed europei. Tra gli altri, vi partecipano anche membri dell'unità speciale GROM, che fa parte del Servizio federale di controllo della droga della Federazione Russa. Sia il leader dei "russi" Alexei Milchakov che il comandante nominale del gruppo Wagner Dmitry Utkin prestarono servizio nella 76a divisione d'assalto aviotrasportato delle guardie delle forze aviotrasportate. Al suo ritorno dal Donbass, Milchakov si impegnò nell’addestramento al combattimento di adolescenti in campi speciali in Russia, ricevendo lo status di organizzazione pubblica e il pieno sostegno dello Stato, organizzando regolarmente giochi-raduni militari-patriottici.
Milchakov divenne una figura influente tra i giovani neofascisti in Russia.
GRUPPO WAGNER
É una rete di almeno 8.000 mercenari e un esercito privato ritenuto di proprietà dell'oligarca e stretto collaboratore di Putin, Yevgeny Prigozhin. Non esiste un solo gruppo Wagner di per sé, ma il termine descrive piuttosto una serie di compagnie private e gruppi di mercenari e veterani. Il gruppo Wagner è stato schierato, tra l'altro, in Sudan, Repubblica Centrafricana, Siria, Mali, Mozambico e Libia, dove, secondo il Regno Unito , è stato "coinvolto in molteplici e ripetute violazioni dell'embargo sulle armi.” Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che il gruppo Wagner ha un "impegno destabilizzante in numerosi conflitti regionali" e che Prigozhin "cerchi di costruire la propria ricchezza e influenza, spesso mirando al controllo delle risorse minerarie nei Paesi in cui opera". Sebbene il gruppo Wagner possa essere privato, i suoi obiettivi e obiettivi non divergono mai da quelli dello stato russo. Bellingcat ha riferito di come Wagner sia diventato UNA SORTA DI NOME IN CODICE PER LE OPERAZIONI MILITARI RUSSE ALL’ESTERO.
Inoltre, Gazeta e Reuters hanno dimostrato che il Gruppo Wagner si addestra in una struttura militare dell’esercito russo a Molkino (Krasnodar), nota per il suo poligono di tiro recentemente rinnovato, dove i militari si addestrano per operazioni antiterrorismo, battaglie di carri armati e sparatorie, afferma il sito web del ministero della Difesa russo.
I canali dei social media collegati al gruppo Wagner hanno commercializzato magliette con un soldato che fa oscillare una mazza sulla testa di uno scheletro con le corna, il logo del Forward Observations Group.
Il logo stesso della maglietta è un macabro cenno alle brutali uccisioni di siriani per mano di mercenari Wagner con strumenti rozzi nel 2017. I video registrati dai mercenari li mostrano mentre massacrano individui disarmati con martelli, asce e picconi.
GRUPPO WAGNER E IL NEONAZISMO
La campagna di propaganda ha esaltato il gruppo Wagner come cacciatore di neonazisti ed estremisti. Eppure i legami del gruppo con l’estrema destra russa sono ben documentati. Il gruppo Wagner prende il nome dal compositore tedesco del 19° secolo Richard Wagner , la cui musica adorava Adolf Hitler. Secondo quanto riferito, il leader del gruppo, Dmitry Utkin, ha tatuaggi nazisti su tutto il corpo, tra cui una svastica, un’aquila nazista e fulmini delle SS.
Si dice che i mercenari Wagner abbiano lasciato propaganda neonazista nelle zone di guerra in cui hanno combattuto, inclusi graffiti con simboli di odio.
A novembre 2019, Vesti Nedeli ha indagato sul coinvolgimento russo nella Repubblica Centrafricana attraverso il gruppo Wagner e ha dimostrato la presenza di veterani russi mercenari che addestravano i soldati locali, sebbene due articoli della legge russa vietino le attività mercenarie e la creazione di gruppi militari illegali. Durante l’intervista ad uno di questi mercenari russi (Gennady Ivanov), si scoprì l’esistenza di un elenco di linee guida per il personale militare russo della Wagner. Era intitolato "I dieci comandamenti del combattente" e il primo "comandamento" diceva: "Difendi gli interessi della Russia sempre e ovunque". Molti giornalisti che indagarono sul caso morirono poco dopo.
Il gruppo Wagner è apparso per la prima volta in Ucraina nel 2014, dove ha partecipato all’annessione della Crimea e poi a Luhansk.
DMITRY UTKIN
Dmitriy Valeryevich Utkin è un veterano della prima e della seconda guerra cecena e viene ritenuto il fondatore del gruppo. Ha servito precedentemente come comandante di brigata di un’unità delle forze speciali della direzione principale dell’intelligence russa (GRU). Ha poi lasciato l’esercito ed ha iniziato a lavorare nel 2013 per il Moran Security Group, una società privata di mercenari fondata da veterani dell’esercito russo.
Nel dicembre 2016, Utkin è stato fotografato con il presidente russo Vladimir Putin a un ricevimento del Cremlino in onore di coloro che erano stati insigniti dell'Ordine del Coraggio e del titolo di Eroe della Federazione Russa, insieme ad altri componenti della Wagner: Alexander Kuznetsov (comandante del Gruppo Ratibor), Andrey Bogatov e Andrey Troshev Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato la presenza di Utkin al ricevimento.
CONCLUSIONI
Putin ha condonato e abilitato una rete transnazionale di nazionalisti, estremisti di destra e sinistra, suprematisti bianchi che si estende in tutto il mondo. È un altro strumento nella cassetta degli attrezzi che Mosca usa per dividere le democrazie.
Putin non sta combattendo il neonazismo. Lo nutre! Rendendo ancora più ripugnante il suo sfogo sull’Ucraina.
Omar Mirzan Iacci
www.forzaucraina.itMedvedev, messaggio-choc eliminato in 10 minuti: "Un hacker". Ma pare che...Giorgio Carbone
2 agosto 2022
https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... sioni.htmlUn fatto clamoroso, inquietante e su cui il mondo si interroga. Il protagonista il super-falco russo, Dmitri Medvedev, fedelissimo di Vladimir Putin che dall'inizio della guerra ci ha abituato alle più agghiaccianti minacce e sparate: più volte ha parlato di eliminazione dell'Occidente oltre che, va da sé, dell'Ucraina.
Ma come detto, nelle ultime ore, è accaduto un fatto che lascia perplessi. A dir poco. Su VKontakte, il Facebook russo, è apparso un post di Medvedev agghiacciante, in cui rivendicava che le ex Repubbliche sovietiche, nel dettaglio Georgia e Kazakhstan, fossero "Stati artificiali". Ma non solo: l'ex presidente russo affermava che dopo aver preso l'Ucraina, Mosca ripristinerà i confini dell'ex Unione Sovietica, per poi rivendicare la sovranità su Tblisi e Nur-Sultan.
Una follia, totale. Tanto che dopo una decina di minuti, quel post è stato rimosso. E il portavoce di Medvedev, Oleg Osipov, ha spiegato che l'account era stato hackerato: versione a cui pochi, pochissimi credono. E così c'è chi ipotizza che la mossa fosse calcolata. Ma non solo: c'è anche chi sostiene che Medvedev potesse essere "in stato d'ebrezza", ubriaco. Per inciso, nei mesi scorsi si erano rincorse voci circa alcune patologie psichiatriche di cui soffrirebbe.
Il post, prima di essere rimosso, è stato visualizzato 2mila volte. E ancora intimava: "Nessuno dubiti che gli errori fatali commessi agli inizi degli anni Novanta saranno corretti": il riferimento era al crollo dell'Urss, già definito da Putin "la peggior catasrofe del secolo". E il mondo, come detto, si interroga: quelli espressi e poi cancellati da Medvedev sono i veri piani della Russia? Oppure l'opera di un hacker? Oppure ancora, il delirio di un pazzo?
DOVREMMO DIRLO. LA RUSSIA È FASCISTA. di Timothy Snyder - professore di storia alla Yale University
Il fascismo non è mai stato sconfitto come idea.
https://www.facebook.com/oksana.mazuret ... iSn6DadBXl In quanto culto dell'irrazionalità e della violenza, non poteva essere sconfitto: finché la Germania nazista sembrava forte, gli europei e altri erano tentati dall'idea. Fu sconfitto solo sui campi di battaglia della seconda guerra mondiale. Ora è tornato — e questa volta, il paese che conduce una guerra fascista di distruzione è la Russia. Se dovesse vincere la Russia, i fascisti di tutto il mondo saranno confortati.
Sbagliamo limitando le nostre paure del fascismo a solo una certa immagine di Hitler e dell'Olocausto. Il fascismo era di origine italiana, popolare in Romania - dove i fascisti erano cristiani ortodossi che sognavano la violenza purificatrice - e aveva adepti in tutta l'Europa (e America). In tutte le sue varietà, si trattava del trionfo del volere sulla ragione.
Per questo motivo, è impossibile definirlo in modo esaustivo. Le persone non sono d'accordo, spesso con veemenza, su ciò che costituisce il fascismo. Ma la Russia di oggi soddisfa la maggior parte dei criteri che gli studiosi tendono ad applicare. Ha un culto attorno a un unico leader - Vladimir Putin. Ha un culto dei morti, attorno al culto della 2a guerra mondiale. Ha il mito di un'età d'oro del passato di grandezza imperiale, da restaurare con una guerra della violenza curativa - la guerra contro l'Ucraina.
Non è la prima volta che l'Ucraina è l'oggetto di una guerra fascista. La conquista del paese era il principale obiettivo bellico di Hitler nel 1941. Hitler pensava che l'Unione Sovietica, che allora governava l'Ucraina, fosse uno stato ebraico: e progettò di sostituire il dominio sovietico sull'Ucraina con il suo e rivendicare il suo fertile suolo agricolo. L'Unione Sovietica così sarebbe affamata e la Germania sarebbe diventata un impero. Immaginava che sarebbe stato facile perché l'Unione Sovietica, secondo lui, era una creazione artificiale e gli ucraini un popolo coloniale.
Le somiglianze di quella guerra con questa di Putin sono sorprendenti. Il Cremlino definisce l'Ucraina uno stato artificiale, il cui presidente ebreo dimostra che lo stato non può essere reale. Dopo l'eliminazione di una piccola élite, si pensa, le masse accetterebbero felicemente il dominio russo. Oggi è la Russia che nega al mondo il cibo ucraino, minacciando la carestia nel sud del mondo.
Molti esitano a vedere la Russia di oggi come fascista perché l'Unione Sovietica di Stalin si definiva antifascista. Ma quella definizione non ha aiutato a capire cosa sia il fascismo e confonde troppo oggi. Con l'aiuto degli americani, britannici e altri alleati, l'Unione Sovietica sconfisse la Germania nazista ei suoi alleati nel 1945. Ma la sua opposizione al fascismo, tuttavia, fu inconsistente.
Prima dell'ascesa al potere di Hitler nel 1933, i sovietici trattavano i fascisti solo come una forma del capitalista-nemico. I partiti comunisti in Europa dovevano trattare TUTTI gli altri partiti come i nemici. Questa politica in realtà contribuì all'ascesa di Hitler: i comunisti e i socialisti tedeschi, sebbene fossero più numerosi dei nazisti, non potevano collaborare. Dopo quel fiasco, Stalin adeguò la sua politica, chiedendo che i partiti comunisti europei formassero coalizioni per bloccare i fascisti.
Non è durato a lungo. Nel 1939, l'Unione Sovietica si unì alla Germania nazista come alleato de facto e le 2 potenze invasero insieme la Polonia. I discorsi nazisti furono ristampati sulla stampa sovietica e gli ufficiali nazisti ammiravano l'efficienza sovietica nelle deportazioni di massa. Ma i russi oggi non menzionano questo fatto, poiché le leggi "sulla memoria storica" lo rendono un crimine. La 2a guerra mondiale è un elemento del mito storico di Putin dell'innocenza russa e della grandezza perduta - la Russia deve godere del monopolio sul vittimismo e sulla vittoria. Il fatto fondamentale che Stalin abbia attivato la 2a guerra mondiale alleandosi con Hitler deve essere indicibile e impensabile.
La flessibilità di Stalin riguardo al fascismo è la chiave per comprendere la Russia oggi. Sotto Stalin, il fascismo prima era indifferente, poi cattivo, poi andava bene, ma - quando Hitler tradì Stalin e la Germania invase l'Unione Sovietica - divento di nuovo cattivo. Ma nessuno ha mai definito cosa significasse. Era una scatola, in cui si poteva mettere qualsiasi cosa. I comunisti furono epurati ugualmente come fascisti nei processi farsa. Durante la Guerra Fredda, già gli americani e gli inglesi divennero i fascisti. E l'"antifascismo" non ha impedito a Stalin di prendere di mira gli ebrei nella sua ultima epurazione, né ai suoi successori di fondere Israele con la Germania nazista.
L'antifascismo sovietico, in altre parole, era una politica di noi e di loro. Questa non è una risposta al fascismo. In fondo, la politica fascista parte, come diceva il pensatore nazista Carl Schmitt, dalla definizione del nemico. Poiché l'antifascismo sovietico significava esclusivamente definire un nemico, offriva al fascismo una backdoor attraverso la quale poteva tornare in Russia.
Nella Russia del 21° secolo, "l'antifascismo" è semplicemente diventato il diritto di un leader russo di definire i nemici nazionali. Ai veri fascisti russi, come Aleksandr Dugin e Aleksandr Prokhanov, sono stati dati gli spazi nei mass media. E lo stesso Putin ha attinto al lavoro del fascista russo tra le due guerre Ivan Ilyin. Per il presidente, un "fascista" o un "nazista" è semplicemente ognuno che si oppone a lui o al suo piano di distruggere l'Ucraina. Gli ucraini sono “nazisti”, perché non accettano di essere russi e resistono.
Un viaggiatore nel tempo proveniente dagli anni '30 non avrebbe difficoltà ad identificare il regime di Putin come fascista. Il simbolo Z, le manifestazioni, la propaganda, la guerra come un atto di pulizia violenta, le fosse comuni con dei morti intorno alle città ucraine rendono tutto molto chiaro. La guerra contro l'Ucraina non è solo un ritorno al tradizionale campo di battaglia fascista, ma anche un ritorno al linguaggio e alle pratiche tradizionali fasciste. Altre persone ci sono per essere colonizzate. La Russia è innocente a causa del suo antico passato. L'esistenza dell'Ucraina è una cospirazione internazionale. La guerra è la risposta.
Poiché il Sig. Putin parla dei fascisti come del nemico, può essere difficile capire che potrebbe anche lui in effetti essere un fascista. Ma nella guerra della Russia contro l'Ucraina, un"nazista" significa semplicemente un "nemico subumano" - qualcuno che i russi sono autorizzati ad uccidere. L'incitamento all'odio rivolto agli ucraini rende più facile ucciderli, e lo vediamo a Bucha, Mariupol e in ogni parte dell'Ucraina, che è stata sotto l'occupazione russa. Le fosse comuni non sono un incidente di guerra, ma una conseguenza logica e prevista di una guerra distruttiva fascista.
I fascisti che chiamano gli altri "fascisti" è il fascismo, portato al suo estremo illogico in veste di un culto dell'irragionevolezza. È un suo punto finale, in cui l'incitamento all'odio inverte la realtà e la propaganda è una pura perseveranza. È l'apogeo della volontà sul pensiero. Chiamare gli altri fascisti pur essendo fascisti è la pratica Putinista essenziale. Jason Stanley, un filosofo americano, lo chiama "propaganda compromettente". Io lo chiamo "schizofascismo". Gli ucraini hanno la formulazione più elegante. Lo chiamano "ruscism" [rashizm o russizm - si pronuncia così].
Capiamo di più sul fascismo di quanto non capissimo negli anni '30. Ora sappiamo dove ci ha portato. Dovremmo riconoscere il fascismo, perché allora sappiamo con cosa abbiamo a che fare. Ma riconoscerlo non significa annullarlo. Il fascismo non è una posizione di dibattito, ma un culto della volontà che sprigiona la finzione. Riguarda la mistica di un uomo, che guarisce il mondo con la violenza, e questo culto sarà sostenuto dalla propaganda fino alla fine. Può essere annullato solo dalle dimostrazioni della debolezza di quel leader. Il leader fascista deve essere sconfitto, il che significa che coloro che si oppongono al fascismo devono fare tutto il necessario per sconfiggerlo. Solo allora i miti crolleranno.
Come negli anni '30, la democrazia è in ritirata in tutto il mondo ei fascisti si sono attivati per fare la guerra ai loro vicini. Se la Russia vincerà in Ucraina, non sarà solo la distruzione di una democrazia con la forza, anche se già questo è abbastanza grave. Sarà una demoralizzazione per le democrazie ovunque. Già prima della guerra, gli amici della Russia - Marine Le Pen, Viktor Orban, Tucker Carlson - erano i nemici della democrazia. Le vittorie del fascismo sul campo di battaglia confermerebbero che la potenza fa ragione, che la ragione è per i vinti, che le democrazie devono fallire.
Se l'Ucraina non avesse resistito, questa sarebbe stata una primavera oscura per i democratici di tutto il mondo. Se l'Ucraina non vince, possiamo aspettarci i decenni di oscurità.
NOTA PERSONALE
Orio Giorgio Stirpe
Non sono laureato in scienze politiche e non pretendo di conoscere la definizione di "Fascismo", quindi non entro nel merito: a me interessa l'esame fatto sulla natura dello Stato russo sotto il regime attuale e su quella della sua guerra. Non sono sicuro che l'equiparazione fra "Fascismo" e violenza mirata contro un altro popolo sia corretta: probabilmente si attaglia meglio al nazismo, ma in realtà non credo che la cosa sia di interesse generale (se non per gli appassionati o i filosofi). Quel che trovo interessante è la contraddizione di chi conduce una guerra d'aggressione applicando i metodi tipici dell'iedeologia che si rinfaccia all'aggredito. Putin si comporta in maniera nazista aggredendo un altro paese accusato di nazismo...
Se in Ucraina c’è il battaglione Azov, in Russia ci sono il Grom, il Rusich (che usa come simbolo il kolovrat, la svastica slava), l’Unità nazionale russa, i Falchi, la Dpni, e tutti questi agiscono nel Donbass con migliaia di paramilitari dal 2014.
Ci sono foto di questi gruppi che operano in Ucraina con la bandiera valknur, simbolo dei suprematisti bianchi.
Per non parlare del Gruppo Wagner e degli altri eserciti privati legati ai grandi oligarchi russi, che difendono dittature in vari Paesi.
Questo è un vero nazi fascista, un suprematista razzista ed è russo non ucraino.6 agosto 2022
https://www.facebook.com/gaetano.riccio ... M3jn3bLFJlIl noto neonazista russo Anton Raevskiy ha annunciato (
https://dumskaya.net/news/rossiyskiy-na ... pr-165808/ ) di trovarsi attualmente nella regione di Zaporozhzhya per combattere contro l'Ucraina. Tatuato con slogan e simboli nazisti ("A ciascuno ciò che si merita", "Sangue e terra", svastica, ritratto di Hitler) Raevskiy è oggi membro della sezione di Orlov del partito di estrema destra LDPR. In aprile, il canale del partito aveva già riferito (
https://t.me/orelldpr/193 ) che Raevskiy stava per recarsi al fronte "al fine di proteggere i civili dal regime nazista delle autorità ucraine".
In passato Raevskiy era stato leader della formazione neonazista Slavyanskoe edinstvo (Unità slava), nonché del relativo gruppo di combattimento Odesskaya druzhina, che aveva avuto un ruolo centrale negli eventi omicidi di Odessa del 2 maggio 2014 (ulteriori dettagli nel mio articolo
https://crisiglobale.wordpress.com/2022 ... ggio-2014/ )
Tv di Stato critica i giovani russi: «Non sono disposti a morire in Ucraina per Putin»6 agosto 2022
https://www.ilmessaggero.it/mondo/tv_st ... 57329.htmlMentre avanza l'invasione russa dell'Ucraina, comincia a calare il sostegno dell'opinione pubblica alla guerra, e questa nuova tendenza si manifesta anche dalla televisione di Stato strettamente controllata. Era stata promessa una rapida vittoria grazie alla superiorità dell'esercito di Putin. Invece, l'offensiva del Cremlino è stata afflitta da pesanti perdite e carenze di equipaggiamento, al punto che gli esperti della tv russa contemplano pubblicamente la possibilità di cercare aiuto e assistenza da altri Stati amici, come Iran e Corea del Nord. Secondo quanto riferito in un articolo di "Daily Beast", durante la trasmissione di giovedì del programma televisivo "60 Minutes", l'esperto militare Igor Korotchenko ha suggerito che i nordcoreani potrebbero aiutare a ricostruire le regioni ucraine distrutte e unirsi ai ranghi militari russi. Questo perché i cittadini comuni sono tutt'altro che entusiasti della prospettiva di andare in guerra e morire per Putin.
Putin recluta soldati in Moldavia per rafforzare truppe in Transnistria: annunci per strada e messaggi inviati su Telegram
NEL SALOTTO DEL CONDUTTORE FILO-PUTIN
Ovviamente ciò infastidisce i fedeli del presidente russo, a cominciare da Vladimir Solovyov, conduttore della tv di Stato encomiato pubblicamente per ben due volte da Putin per i suoi servizi a beneficio della Patria. Durante la trasmissione di giovedì del suo spettacolo, "La sera con Vladimir Solovyov", il giornalista si è lamentato: «Mi irrita che la nostra società non capisca che si sta verificando un momento di svolta. O ci alziamo, costruiamo e finiamo su un altro livello, o semplicemente cessiamo di esistere». Il suo ospite, il politologo Alexander Kamkin, era d'accordo e ha suggerito di condurre una «operazione speciale culturale» in Russia.
Lo stretto controllo del Cremlino sulle informazioni divulgate al pubblico non è riuscito però a limitare l'accesso a voci discordanti, con tensioni che sono aumentate a tal punto che lunedì, durante lo spettacolo di Solovyov, l'agente russo condannato Maria Butina ha suggerito di incarcerare i genitori i cui figli utilizzano una VPN per accedere ai media esteri, lamentandosi dello scarso coinvolgimento della generazione più giovane nella guerra di Putin: «Le persone che stanno pianificando di arruolarsi hanno principalmente la mia stessa età, alcune sono un po' più giovani. Questa è la generazione che è stata cresciuta sui film sovietici, sulla letteratura e sui valori sovietici. Ma i giovanissimi con cui parlo svengono se si tagliano un dito e vedono come i loro valori democratici. L'operazione militare speciale è il nostro Rubicone. Ho la sensazione che molti qui non riescano ancora a capirlo».
Lo scrittore Zakhar Prilepin, ricercato dal servizio di sicurezza ucraino SBU per il suo coinvolgimento nei crimini di guerra della Russia, ha aggiunto: «Abbiamo davvero bisogno di volontari, non lo nascondiamo. Dobbiamo reintegrare il personale espulso. Nel frattempo, il tema della morte è messo a tacere. In una società motivata dal confort, non si può parlare di morte. Ci si aspetta che tutti vadano in guerra, vincano e tornino vivi. Meglio ancora, non andarci».