I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin

I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin

Messaggioda Berto » mer giu 08, 2022 9:36 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin

Messaggioda Berto » mer giu 08, 2022 9:37 pm

28)
Intervento del filorusso Livio Braga


Livio Braga
Quanto ti pagano ? Dimmi che mi iscrivo pure io per fare questo mestiere di propagandista !

Alberto Pento
Nessuno mi paga per raccontare il vero, tu piuttosto come fai a raccontare le menzogne russe?

Antonio Gabbatore
Alberto Pento certa gente è così stupida che lo fa gratis, non come Salvini & C. che almeno la paghetta da Putin la ricevevano quotidianamente. Ma sai, l'attrazione per Putin ha radici profonde nell'italianità media. Qui da noi ( credimi, con questa percentuale solo in Italia) si è sempre descritto Putin come risoluto, determinato, deciso, con "le palle" insomma ( se ci pensi da noi con le palle identifichiamo comunque qualcuno di valore). E noi italiani abbiamo sempre subìto il fascino dell'uomo con le palle che finalmente risolve i nostri problemi. Per questo abbiamo sempre accettato ( e amato) uomini forti o sedicenti tali o considerati tali. Quelli che, a prescindere dall'essere democratici o meno, davano l'idea di risolvere i problemi. Adorano, questi minus habentes nostrani, Putin perché "forte", '' con le palle". Le palle che ci vogliono per uccidere giornalisti, dissidenti, oppositori a suon di pallottole e polonio. Le "palle" per massacrare la Cecenia ( che voleva staccarsi dalla Russia), le "palle" per invadere la Georgia prima, e poi, nonostante gli accordi di Budapest, la Crimea. Le "palle" di mandare subito dopo truppe infiltrate in Donbass ad animare la guerriglia che diede poi origine agli scontri in quella regione , con più di tremila civili morti , e volere fare credere al mondo che la colpa di quello che sta succedendo è della nazista Ucraina. Le "palle" per bombardare apposta obiettivi civili, scuole, chiese, ospedali, teatri e trovando sempre personaggi pronti a dubitare delle immagini, delle foto,dei filmati,dei reporter ufficiali e freelance, e di fare passare come VERITÀ solo quella che esce dalle veline del Cremlino, quelle sì specchiate. Vedi Alberto Pento , sbagliamo a rispondere a queste squallide persone, a questi schifosi adoratori del dittatore Putin, perché vedi, loro la democrazia, la libertà, il rispetto, non sanno nemmeno dove alloggia. Non rispondergli, bannali semplicemente, segnati in un'agenda i loro nomi e cancellali dalle amicizie. Ma non dimenticare chi sono, perché potrebbero essere, un giorno o l'altro, tuoi nemici, di quelli che non esiterebbero a spararti nella schiena, e lo dimostra il fatto che non sentirai mai uscire dalle loro putride bocche una parola di condanna dei crimini compiuti dai russi.

Alberto Pento
Preferisco che testimonino la loro demenzialità. Conoscere i nemici e la loro demenza rende più forti.

Livio Braga
Antonio Gabbatore Vengo al sodo: 1 ) la Cecenia fanatica integralista ( che lei apprezza) voleva la secessione dalla Federazione Russa ed era finanziata dagli USA e dalla NATO ! Quindi ha iniziato la sua Jihad e prima Elt’cin e poi Putin hanno fatto benissimo a schiacciare la rivolta islamista anche con le cattive . Anzi hanno fatto benissimo ! Poi Putin ha stroncato le velleità del degenerato Occidente che voleva creare movimenti secessionisti nella Federazione Russa! Da questo suo discorso emerge che Lei è un ignorante in materia ! Voglio dire che non conosce la Storia sia della Russia che l ‘essenza della guerra civile nel Caucaso .

Alberto Pento
Livio Braga sbagliato, quello che scrivi è solo la propaganda del Cremlino che è pura menzogna.

Antonio Gabbatore
Livio Braga l'unico che apprezza gli integralisti mi sembra essere lei. Quanto all'ignoranza in materia la invito a leggere, sulla Cecenia, quanto scriveva Anna Politkovskaja, uccisa da Putin. L'integralismo islamico in Cecenia fu in realtà una conseguenza della brutalità di Putin, brutalità che si è evidenziata anche in Siria e ora in Ucraina. Si tenga stretto il suo idolo Putin e il poveraccio di Salvini, le sue preferenze la classificano per quello che è, un poveraccio. E con questo la banno perché ogni secondo che le dedico è assolutamente sprecato.

Livio Braga
Alberto Pento Ma allora anche tu sei bocciato in Storia della recente Storia Russa a partire dagli anni 1991 -1994 e poi nel 1996 con gli accordi Kasavyurt!

Livio Braga
A entrambi do una insufficienza ! Studiate bene e ci vediamo a settembre ! Mi raccomando studiare bene e non perdere tempo leggendo i giornalini italiani ! Ha ha ha!

Graziano Masiero
Livio Braga Per te l'unica motivazione è il guadagno? Ideali e simili non esistono? Quanto sei meschino.




Alberto Pento

Gli USA e la NATO non hanno avuto alcun ruolo nelle vicende russo-cecene.
La prima guerra cecena venne combattuta tra Russia e Cecenia dal 1994 al 1996 e finì con la dichiarazione d'indipendenza della Cecenia dalla Russia e la nascita della Repubblica Cecena d'Ičkeria.
https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_guerra_cecena
Dopo la campagna iniziale del 1994-1995, culminata con la devastante battaglia di Groznyj, le forze federali russe cercarono di controllare le varie aree montuose della Cecenia ma vennero respinti dalla guerriglia cecena e dai raid condotti in pianura, nonostante la preponderante maggioranza di uomini russi, la superiorità negli armamenti e il supporto aereo di cui fruivano. La diffusa demoralizzazione delle forze federali e la quasi universale opposizione dell'opinione pubblica russa riguardo al conflitto, portarono il governo di Boris El'cin a dichiarare il cessate il fuoco nel 1996 e a siglare un trattato di pace l'anno seguente.
Le stime ufficiali indicano 5.500 vittime tra i militari russi, mentre altre fonti le indicano tra 3.500 e 7.500, altre ancora fino a 14.000. Stime ufficiali e accurate per i guerriglieri ceceni non ci sono, i numeri vanno da 3.000 a 14.000. Le vittime civili oscillano tra le 30.000 e le 100.000 e più di 200.000 feriti; più di 500.000 persone furono costrette a lasciare la loro terra e le città, così come molti villaggi, vennero lasciate in rovina lungo tutto il paese.


La Repubblica Cecena di Ichkeria (in ceceno: Нохчийн Республик Ичкери, Nóxçiyn Paçẋalq Içkeri; in russo: Чеченская Республика Ичкерия?, traslitterato: Čečenskaja Respublika Ičkerija; fino al 1994 Noxçiyçö) è stata un'entità statuale non riconosciuta creata dal governo separatista ceceno e proclamata dal leader secessionista ceceno Džochar Dudaev nel 1991.
https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblic ... i_Ichkeria
Alla fine del 2007 il Presidente della Repubblica di Ichkeria in esilio Dokka Umarov ha ripristinato la denominazione Noxçiyçö, proclamando l'annessione della regione al cosiddetto Emirato del Caucaso, altra realtà politica non riconosciuta della quale si è autoproclamato emiro. Questo mutamento di status è stato tuttavia rifiutato dal resto del movimento separatista ceceno e dalle milizie separatiste che tuttora operano sul campo per l'autonomia della Cecenia.

La seconda guerra cecena fu un conflitto armato combattuto tra il 1999 e il 2009 in territorio ceceno dall'esercito della Federazione russa, per riottenere il controllo dei territori conquistati dai separatisti ceceni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Seconda_guerra_cecena
Nel 1997 venne eletto Presidente della Cecenia indipendente il nazionalista Aslan Maschadov, che riuscì a sopravvivere a ben due attentati nel 1998 e nel 1999, che il neo-presidente attribuì ai servizi segreti russi. Nel marzo del 1999, il generale Gennady Shpigun, rappresentante del Ministero dell'Interno russo in Cecenia, venne rapito all'aeroporto di Groznyj e trovato morto nel 2000 nel bel mezzo del conflitto ormai scoppiato.
Alla base della tensione fra la superpotenza russa e la piccola repubblica caucasica c'erano innanzitutto ragioni storiche: la Russia controllava il caucaso del nord dal Settecento, aveva costruito buona parte delle città (compresa Groznyj, nata come fortezza zarista) e della rete infrastrutturale, aveva colonizzato parte della regione ed aveva speso ingenti risorse economiche e umane nella sua stabilizzazione. Altro punto critico fondamentale era la rovinosa sconfitta subita dai russi pochi anni prima. Ultima causa (ma non meno importante) era la turbolenza della regione, presso la quale il fondamentalismo islamico reclutava non soltanto miliziani, ma anche valenti comandanti, come Shamil Basayev. Prova del radicamento di una forma particolarmente bellicosa di estremismo islamico era la presenza di esponenti dell'ala più oltranzista nelle file dello stesso governo Maschadov, un compromesso politico che il Presidente aveva dovuto accettare per evitare ulteriori conflitti interni, ma che d'altra parte legittimavano la posizione di Basayev su un piano politico, permettendo ai fondamentalisti di "sfruttare" l'esteso sentimento nazionalista in funzione della Jihād islamica.
All'interno del governo russo, numerosi esponenti manifestarono la preoccupazione che la concessione di un'eccessiva autonomia alla Cecenia avrebbe scatenato un effetto domino, incoraggiando così altre repubbliche all'interno della Federazione russa alla secessione. La tensione politica crebbe ulteriormente a causa dei numerosi attentati terroristici pro o contro la Cecenia, ai quali si aggiunsero numerose schermaglie ai confini tra soldati russi e ceceni. Il Primo Ministro russo Sergej Stepašin, rilasciò un'intervista nel gennaio del 2000 nella quale affermò che l'invasione della Cecenia era stata programmata a partire dal marzo 1999.


«La realtà cecena rimane inaccettabile»
Andreas Gross si è recato in Cecenia a cinque riprese.
La Cecenia proclamava unilateralmente l'indipendenza da Mosca 15 anni fa. Per la repubblica caucasica fu l'inizio di un conflitto che dura ancora oggi. swissinfo ne parla con lo svizzero Andreas Gross, relatore speciale per la Cecenia al Consiglio d'Europa.
swissinfo, intervista di Luigi Jorio

15 dicembre 2006

https://www.swissinfo.ch/ita/-la-realt% ... e-/5614838

Il deputato elvetico, di ritorno da un viaggio nella regione, spiega che nonostante alcuni progressi la situazione rimane estremamente difficile.

Il 1. novembre 1991 la Cecenia dichiara unilateralmente l'indipendenza dalla Federazione russa. La mossa non piace al Cremlino - che nella regione ha troppo da perdere - e nel 1994 invia i suoi carri armati. È la prima delle due guerre russo-cecene che faranno della regione del Caucaso una terra di violenza e impunità.

Per seguire e valutare la crisi da vicino, nel 2003 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nomina Andreas Gross relatore speciale per la Cecenia. Da allora, il deputato socialista si è recato a cinque riprese nella repubblica caucasica.

Lo intervistiamo al rientro dal suo ultimo viaggio di due giorni.

swissinfo: Quali erano le ragioni principali di questa visita?

Andreas Gross: Volevamo valutare se gli oppositori al potere hanno la possibilità di esprimere pubblicamente la loro opinione. Questa è infatti una condizione necessaria per poter organizzare una tavola rotonda a Grozny tra le parti in conflitto. Di tutto ciò discuteremo prossimamente con il Consiglio d'Europa.

In merito al novembre 1991, devo sottolineare che l'analisi del contesto, della potenzialità e della perdita di importanza della dichiarazione unilaterale d'indipendenza è lavoro degli storici. È comunque chiaro che la persecuzione dei russi in Cecenia tra il 1991 e il 1994, la guerra '94-'96, l'ambiguo armistizio del 1996 e, da ultimo, l'implosione della società cecena negli anni tra le due guerre - periodo in cui sul territorio non vi era alcuno soldato russo - hanno annientato qualsiasi frammento di legittimità di questa dichiarazione univoca. E questo nonostante l'elezione - di notevole qualità - di Maskhadov come presidente.

swissinfo: In quali condizioni vive attualmente il popolo ceceno?

A. G.: La vita è estremamente precaria. Il tasso di disoccupazione varia a seconda delle stime tra il 50 e l'80%. Coloro che hanno un impiego sono poi fortemente dipendenti dalle autorità.

La domanda che ci poniamo è se sia possibile ritagliarsi un'esistenza pur non condividendo le opinioni politiche del primo ministro Ramzan Kadyrov. Personalmente, stimo che il pluralismo e il rispetto per l'altro non siano ancora ben sviluppati.

C'è inoltre un problema di sicurezza. Il mantenimento dell'ordine è stato affidato a truppe cecene private o semistatali, le quali continuano a far ricorso alla tortura per ottenere le informazioni che vogliono.

Il sentimento di impunità rappresenta uno dei grossi traumi per la popolazione. Lo stesso si può dire per le sparizioni illegali. Dall'inizio della prima guerra, sono 6'000 le persone ad essere svanite nel nulla.

swissinfo: Come si è evoluta la situazione dal suo ultimo viaggio, un anno fa?

A. G.: Per la prima volta, abbiamo potuto constatare i risultati della ricostruzione. Grazie ai fondi inviati da Mosca, le autorità cecene hanno provveduto alla riparazione degli edifici e delle strutture disastrate dalla guerra e costruito nuovi appartamenti, piazze e strade. Mi chiedo tuttavia se anche gli oppositori abbiano il diritto di accedere alle nuove abitazioni...

Anche per ciò che concerne i diritti fondamentali sono stati fatti dei passi avanti. Non dobbiamo però dimenticare che in passato gli abusi sono stati talmente numerosi e orribili (assassini, torture, rapimenti) che nonostante i progressi la realtà rimane, ancora oggi, inaccettabile.

Nei primi undici mesi dell'anno sono state segnalate un centinaio di persone scomparse, 50 esplosioni ed una trentina di scontri armati.

swissinfo: Varie organizzazioni hanno denunciato gravi abusi dei diritti umani. Quale è stata la reazione della comunità internazionale e degli organi che difondono i diritti fondamentali?

A. G.: Le grandi organizzazioni non governative sono molto critiche, forse addirittura troppo. I governi e le organizzazioni internazionali al contrario non fanno quasi nulla, ad eccezione del Consiglio d'Europa. Le Nazioni Unite hanno poca voce in capitolo, dal momento che la Russia è un membro permanente del Consiglio di sicurezza.

La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha invece a più riprese condannato Mosca per gravi violazioni.

swissinfo: Come valuta il comportamento della Svizzera nella crisi cecena?

A. G.: La Svizzera non ha una grande influenza a livello politico. È però l'unico paese, assieme alla Danimarca, che ha ricevuto l'autorizzazione di agire sul piano umanitario.

swissinfo: L'assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaja e del reporter italiano Antonio Russo hanno dimostrato che indagare sui crimini commessi in Cecenia può essere molto pericoloso. La Russia mostra nel Caucaso il suo volto peggiore?

A. G.: La Cecenia è senza dubbio la ferita che sanguina di più. L'operato russo è tuttavia pervaso da zone d'ombra in diverse regioni del globo.

Il problema risiede nel centralismo e nell'autocrazia dell'autorità russa, che non riesce a mantenere uno sguardo su tutto ciò che succede. Condivido l'ipotesi secondo cui esistano vari centri di potere, come i servizi segreti, che sfuggono al controllo del Cremlino.

Il terrorismo islamico è sicuramente un problema in Cecenia, ma è sbagliato ricondurre tutta la crisi a questa minaccia. Non si devono confondere cause e conseguenze: la causa del conflitto ha radici profonde e lontane, mentre il terrorismo è un sottoprodotto della guerra.

swissinfo: Se il Consiglio d'Europa le chiedesse oggi di presentare una soluzione al conflitto, cosa risponderebbe?

A. G.: Bisogna investire maggiormente nel pluralismo, che è sempre stato la ricchezza culturale dei paesi caucasici. L'idea è di organizzare una tavola rotonda a Grozny per riunire gente che fino a ieri si è sparata addosso, in modo da ricostituire una società più solida.

Come punto di partenza del processo di reintegrazione e di riconciliazione bisogna concordare nell'accettare il progetto di autonomia costituzionale definita nel quadro della Costituzione della Federazione russa. Tutte le parti in conflitto devono essere inoltre pronte a rinunciare alla violanza.


Livio Braga
Alberto Pento Ti rispondo! L’intero discorso di Andreas Gross è fuorviante , banalizza e semplifica i problemi ! È una analisi superficiale senza approccio Storico. Senza alcuna conoscenza delle 17 guerre fra l Impero Ottomano e l’Impero Russo ! Non conosce la Storia Ottomana come me ! Può essere Svizzera o. Americano però banalizza la Storia! È un classico giornalista Occidentaloide ! Infatti tutti i giornalisti Occidentaloidi hanno sbagliato ( cantato ) in pieno tutte le analisi superficiali : 1)Sullo Shah 2) Sulla Palestina 3) Sulla Serbia-Kossovo è poi sullo sfaldamento della Federazione Russa. LE BECERE ANALISI DI QUESTI GIORNALISTI CI HANNO PORTATO AI DISASTRI DI OGGI ! Non prendo lezioni da questa gente che si è spacciata per esperta e che poi vi ha portato al completo declino dell Occidente che fu !

Alberto Pento
Ormai sono tre mesi che leggo le tue demenzialità e trovo che sei molto ignorante, bugiardo e credulone, del tutto inaffidabile.
Sei un nazifascista putiniano e come tale non sei molto diverso da un nazi maomettano.


Ucraina e Cecenia: non dimentichiamo Antonio Russo - Articolo21
Jacopo Ottenga Barattucci
29 marzo 2022

https://www.articolo21.org/2022/03/ucra ... nio-russo/


Le dinamiche messe in atto da Vladimir Putin in Ucraina oggi e in Cecenia nel 1999 sono le stesse. Falso pretesto: ora combattere il nazionalismo neonazista, allora il terrorismo islamico. Strategia di accerchiamento dei centri principali. Massicci bombardamenti con utilizzo di armi non convenzionali: ordigni a grappolo, bombe vacuum, forse al fosforo. Offensiva di terra frenata dalla resistenza locale. Bersagli civili e corridoi umanitari colpiti intenzionalmente sulla base di presunti depositi di armi, combattenti nascosti e simili, mirando piuttosto a terrorizzare e svuotare le città. Propaganda strumentale e repressione del dissenso interno.

Ad essere radicalmente diversa è la copertura giornalistica dei due conflitti. In Ucraina è presente un esercito di inviati che attraverso le telecamere e la scritta press su elmetti e giubbotti filmano e raccontano con dovizia le operazioni militari, le distruzioni degli edifici, i corpi delle vittime abbandonati lungo le strade senza possibilità di sepoltura, le sofferenze dei sopravvissuti che non vogliono abbandonare i propri cari, la propria casa, il proprio Paese e al suono sinistro delle sirene riparano nei rifugi improvvisati, e di quelli rimasti intrappolati nelle città e nei villaggi più colpiti, senza acqua, cibo e corrente elettrica.

In Cecenia invece, a causa del blackout informativo imposto dalla Russia, i giornalisti testimoniavano devastazioni e atrocità con grande difficoltà, le telecamere erano esigue, le immagini confinate nei telegiornali tra un servizio e l’altro, gli aggiornamenti nei trafiletti delle pagine interne dei quotidiani.

Un chiaro riflesso anche del diverso atteggiamento della comunità internazionale – ora interventista, finanzia armi e applica sanzioni commerciali, allora ininfluente o latitante – l’invasione cecena venne sostanzialmente minimizzata quale affare interno russo.

Il giornalista di Radio Radicale Antonio Russo fu uno dei primi ad essere ucciso nel corso di quel conflitto che si allungò fino al 2009. Il 16 ottobre 2000 venne rinvenuto senza vita in una stradina di campagna nei dintorni di Tbilisi. Aveva denunciato a chiare lettere i crimini compiuti a danno della popolazione cecena, su tutti l’uso di armi proibite, e con ogni probabilità ne aveva messo insieme prove concrete.

Le indagini sul suo omicidio non sono approdate a nulla né in Georgia né tantomeno in Italia, nessuno dei due Paesi ha mai indagato davvero in direzione dell’accertamento della verità, la Russia di Putin, era, al tempo e per ragioni diverse, estremamente condizionante per entrambi.

Nel ricostruire la vicenda, l’intento del podcast “La congiura del silenzio”, finalista della decima edizione del premio Roberto Morrione e pubblicato su Rai Play Sound, è quello di porre l’accento sulla sequela di ambiguità, omissioni e occultamenti di testimonianze che hanno viziato l’attività investigativa, oltre che sulle possibili piste trascurate, gli opportuni testi mai ascoltati e tutte le domande senza risposta.


Cecenia: Antonio Russo, inviato di Radio Radicale, è stato trovato morto Udzharma a 25 km da Tbilisi (Georgia)
16 ottobre 2000
https://www.radioradicale.it/scheda/123 ... ma-a-25-km


Livio Braga
Alberto Pento Contesta i miei argomenti ! Punto per punto . Se puoi naturalmente ! Ma vedo che non riesci! Non hai tue analisi che emergano dalla conoscenza Storica e specialmente non hai una storia vissuto sul posto direttamente in territori sia slavi che arabo-mussulmani ! Praticamente è impossibile discutere con uno che vive nei salotti italiani e manda i ritagli di giornali di articoli prefabbricati e in linea con gli Editori . Cioè giornalisti rispettabilissimi però a libro paga di Editori che hanno una linea politica da seguire,da conservare , da difendere e portare avanti . Come faccio a spiegarti ! Posso dire che sei un Occidentale che legge la stampa Occidentale e che poi ci crede in toto senza rendersi conto del precipizio che abbiamo davanti .

Tu appartieni a questa demenziale categoria nazi-fascio-comunista hitleriana, staliniana e putiniana, il peggio dell'umanità.
https://www.facebook.com/groups/302085226889365



Alberto Pento
Antonio Gabbatore, gli uomini veramente forti non sono mai i dittatori prepotenti, presuntuosi e arroganti, violenti e guerrafondai, imperialisti, suprematisti e razzisti, questi sono solo uomini deboli e malvagi che per un po' riescono ad illudere, ingannare e ad imporsi con la violenza e la menzogna facendosi elevare al trono del valore e sull'altare del bene ma che poi finiscono nudi a terra e mostrare chi e cosa sono veramente ossia l'incarnazione del male.
Vediamo gli esempi di Mussolini e di Hitler, della Russia sovietica e del regime fascista giapponese, di Gheddafi, Saddam Hussein e di tanti altri che hanno prodotto iluusione, più male che bene, morte e distruzione.



Livio Braga
Alberto Pento Anche qui parole rotonde staccate dalla realtà Storica e dal suo contesto concreto sul territorio. Sono parole che non leggono la Storia delle popolazioni. Sono parole classiche . BUONISTE E POLITICALY CORRECT ! Parole Insignificanti che servono per dire che siamo buoni, onesti giusti e gli altri sono i brutti e cattivi . Servono per dimostrare di essere Buoni! Nulla a che fare con la Storia travagliata dei popoli! Aria fritta .
Livio Braga
Alberto Pento Ma scusatemi tanto . Però voi BUONISTI QUINDI FALSI , non eravate voi ad andare in giro per il
Mondo a bombardare a destra e manca ? Ma come si può essere tanto falsi? Non avete vergogna di voi stessi? Io non mi dichiaro Buonista però non sono andato a bombardare la Serbia , la Bosnia,la Siria,l’Iraq,la Libia ! Ma come si fa ad essere tanto falsi ?!

Alberto Pento
Livio Braga
Io alle ultime tre elezioni, europee, italiane e venete ho votato Lega, quindi un voto certamente non buonista.
Ho votato Lega come il male minore, per rispetto dei diritti umani, civili e politici dei cittadini italiani ed europei.
Io a differenza di te, sono contro tutte le violazioni dei diritti umani, civili e politici nel loro ordine naturale e quindi sono contro i razzismi e i suprematismi razzisti di qualsiasi tipo e sono contro la violazione di questi diritti, quindi:
sono contro chi viola i miei diritti umani, civili e politici e quelli della mia gente e dei miei concittadini,
sono contro l'invasione e l'immigrazione scriteriata e indiscriminata dei clandestini e dei nazi maomettani,
sono contro il suprematismo nero afro americano e sinistrato dei BLM e bianco dei nazifascisti euro americano,
sono contro il demenziale suprematismo LGBT,
sono contro tutte le falsità del politicamente corretto,
sono contro il suprematismo razzista nazi fascista e comunista,
sono contro la ferocia predatoria e razzista dei nomadi che vivono predando il prossimo,
sono contro il suprematismo mafioso, camorrista, ndangretista,
sono contro il nazismo maomettano in ogni sua manifestazione,
sono contro tutti gli antisemiti che demonizzano e perseguitano gli ebrei e Israele,
sono contro il suprematismo criminale della Russia di Putin,
sono contro i buonisti che stanno dalla parte dei carnefici fatti passare per vittime,
sono contro i cattivi e i dementi schierati dalla parte del criminale del Cremlino Putin, quindi sono anche contro di te perché sei malvagio, ignorante e falso.



Livio Braga
Alberto Pento Infatti , secondo il mio modestissimo parere, a seguito dei bombardamenti degli Occidentali in Serbia , Bosnia, Iraq,Siria,Libia e alcuni colpi di Stato in Ucraina a Kiev, in Egitto e in Tunisia, sia gli slavi ortodossi che gli arabo-mussulmani odiano gli Occidentali . Li sento per le strade parlare . Ascolto cosa si dicono fra di loro sul nostro conto ! Io so , purtroppo quello che dicono di noi ! Tu no . Ho vissuto per anni nei loro paesi e so cosa pensano di noi ! Tu invece non sai nulla ! Pazienza .

Alberto Pento
Tu scrivi un mucchio di demenzialità, di falsità e di calunnie.

Il mondo slavo europeo e gli europei ortodossi fanno parte per geografia naturale dell'Occidente (la Grecia è ortodossa ed è nella UE e nella NATO), e taluni paesi, volontariamente, come l'Ucraina e la Moldavia che sono slavi e ortodossi, dopo secoli di egemonia russa sognano di entrare a far parte dell'Occidente della UE e della NATO, anche altri paesi come la Cechia e la Slovacchia sono slavi e ortodossi e fanno parte della UE e della NATO, certamente nessuno di costoro odia l'Occidente altrimenti non starebbero e non desidererebbero farne parte integrante.
La Bosnia serba fu bombardata nel 1995 dalle forze UE NATO, per porre fine al genocidio dei bosniaci da parte dei serbi della Bosnia e della Serbia e su mandato ONU con il veto della Russia (Risoluzione n. 836 delle Nazioni Unite https://it.wikipedia.org/wiki/Operazion ... rate_Force)
Poi vi fu il bombardamento della Serbia per il Kosovo nel 1999
L'operazione Allied Force è la seconda azione militare nella storia della NATO, a seguito di Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle nazioni unite n. 1199/98 per il cessate il fuoco, dopo l'operazione Deliberate Force del 1995 in Bosnia ed Erzegovina.
https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Allied_Force
L'operazione Allied Force (in italiano "Forza Alleata") è stata la campagna di attacchi aerei portata avanti dalla NATO per oltre due mesi contro la Repubblica Federale di Jugoslavia di Slobodan Milošević, con l'intento di ricondurre la delegazione serba al tavolo delle trattative, che aveva abbandonato dopo averne accettato le conclusioni politiche, e di contrastare l'operazione di spostamento della popolazione del Kosovo allo scopo di predisporre una sua spartizione tra Serbia e Albania. L'esistenza di un piano predisposto a tale scopo non è mai stata provata con sufficiente certezza, ma resta un fatto che appena iniziarono le incursioni aeree NATO l'esercito serbo iniziò operazioni volte a ottenere esodi massicci e compì in taluni casi dei veri massacri.

In Ucraina non vi è stato alcun colpo di stato promosso dall'Occidente ma vi sono state manovre congiunte tra i filo russi dell'Ucraina e la Russia di Putin per impedire che l'Ucraina si liberasse completamente dell'egemonia e dell'influenza russa ed entrasse a pieno titolo nel Mondo occidentale nella UE e nella NATO;
oltre alle "operazioni politiche a Kiev della Russia e dei filo russi" che hanno provocato le rivoluzioni arancioni, gli scontri feroci e la strage di Odessa, vi è stata l'invasione e l'occupazione militare russa della Crimea e l'istigazione da parte della Russia alla guerra civile e al terrorismo separatista nel Donbass.

In Egitto e in Tunisia non vi è stato alcun bombardamento da parte degli occidentali e non vi è stata alcun colpo di stato promosso dall'Occidente.
Vi furono le cosidette Primavere arabe con sommosse popolari che iniziarono con quella tunisina.
https://it.wikipedia.org/wiki/Primavera_araba
La rivolta iniziò il 17 dicembre 2010, in seguito alla protesta estrema del tunisino Mohamed Bouazizi, il quale si diede fuoco in seguito a maltrattamenti subiti da parte della polizia, il cui gesto innescò l'intero moto di rivolta tramutatosi nella cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini. Per le stesse ragioni, un effetto domino si propagò ad altri Paesi del mondo arabo e della regione del Nord Africa. In molti casi i giorni più accesi, o quelli dai quali prese avvio la rivolta, sono stati chiamati giorni della rabbia o con nomi simili.
Nel 2011, quattro capi di Stato furono costretti alle dimissioni, alla fuga e in alcuni casi portati alla morte: in Tunisia Zine El-Abidine Ben Ali (14 gennaio 2011), in Egitto Hosni Mubarak (11 febbraio 2011), in Libia Muʿammar Gheddafi che, dopo una lunga fuga da Tripoli a Sirte, fu catturato e ucciso dai ribelli, con l'aiuto determinante di Stati Uniti e Francia, il 20 ottobre 2011, e in Yemen Ali Abdullah Saleh (27 febbraio 2012).
In Egitto poi vi fu il rovesciamento militare da parte di al-Sisi del regime nazi maomettano dei Fratelli Mussulmani di Morsi che minacciava di sterminare la minoranza cristiana egiziana.

In Iraq, Siria, Libia, Yemen, oltre alle Primavere arabe vi sono state e ancora vi sono guerre civili tra nazi maomettani sciiti e sunniti e contro le minoranze curde e tra le fazioni tribali in Libia, tutti conflitti millenari o secolari, non certo causati e promossi dall'Occidente, in cui l'Occidente euroamericano, tavolta e in alcuni casi, è stato costretto a intervenire per dovere relativo alle alleanze geopolitiche o per salvaguardare i suoi interessi vitali (per esempio le forniture di gas e petrolio dalla Libia per quanto riguarda l'Italia) o su mandato ONU contro certi demenziali e sanguinari dittatori e contro la ferocia criminale del nazismo maomettano.

L'odio dei nazi maomettani verso l'Occidente è costituito principalmente dal millenario demenziale odio ideologico e politico religioso verso i cristiani e gli ebrei che sono la maggioranza euroamericana e israeliana, verso la loro cultura e civiltà che si è dimostrata scientificamente, tecnologicamente, militarmente, socialmente e istituzionalmente superiore, potente e vicente. I suprematisti nazi maomettani sono pieni di rabbia disumana e incivile verso il nostro mondo.
In generale si tratta dell'odio del malvagio, del delinquente, del criminale, del suprematista nazista e razzista verso chi lo ha sconfitto, umiliato, arrestato, imprigionato, fermato nel suo demenziale imperialismo predatorio.


Livio Braga
Alberto Pento Questi articoli li stai copiando da fonti Occidentali ! Però Queste menzogne le conosco da oltre 15 anni . Inutile che mi mandi articoli preparati dai servizi segreti Occidentali . Sono le tesi dei bombaroli e di coloro che organizzano colpi di Stato in Siria, in Ucraina , in Tunisia, in Egitto . Sappiamo queste cose! Conosciamo queste menzogne ! Non hai risposto alle mie accuse : i popoli slavo ortodosso odiano gli Occidente come lo odiano anche gli arabi mussulmani ! Si tratta di un odio di Popolo , di gente che ha avuto i loro cari uccisi sotto i bombardamenti . Si tratta di gente ferita senza gambe e senza mani , si tratta di gente senza casa e senza futuro ! Si tratta di milioni di slavi e di milioni di arabo mussulmani che odiano visceralmente l’Occidente bombarolo! Se tu ti prendi delle bombe in testa senza alcuna ragione certamente non puoi poi amare chi ti lancia le bombe in casa . Il
Mio “odio” riguarda un “odio” di popolo non di politici e pennivendoli venduti . Poi i bombardamenti non sono mai stati autorizzati dall ONU! Non raccontare menzogne ! Ne in Serbia, ne in Siria, ne in Libia e neppure in Iraq ! Infatti non per niente siamo descritti come paesi bombaroli ‘ ! Mi ripeto : Non sta all’Occidente andare a bombardare in giro per il
Mondo come è stato fatto per il Kosovo ( lo vuoi capire che non sono affari nostri ) per la Siria e anche in Libia ! Non dobbiamo interferire e fare i Giudici con I BOMBARDAMENTI , per poi sfruttare questi popoli! Hai capito ? Non dobbiamo interferire come Giudici supremi per poi andare a sfruttare questi poveri popoli! Capito ?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin

Messaggioda Berto » mer giu 08, 2022 9:37 pm

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I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin

Messaggioda Berto » mer giu 08, 2022 9:37 pm

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I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin

Messaggioda Berto » mer giu 08, 2022 9:38 pm

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I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin

Messaggioda Berto » dom set 04, 2022 8:23 am

30)
Antisemitismo e antisraelismo russo



Non tutti i russi sono complici del criminale del Cremlino e della sua Russia nazifascista, suprematista, imperialista, incivile e disumana.
C'è anche chi dissente, si oppone, si rifiuta e che per ciò viene ucciso, imprigionato o costretto a fuggire.

Fugge il Rabbino Capo da Mosca, non voleva sostenere la guerra
7 giugno 2022

https://www.rainews.it/articoli/2022/06 ... 56298.html

Il rabbino capo di Mosca, Pinchas Goldschmidt, è fuggito dalla Russia. Lo ha reso noto la nuora, la giornalista newyorkese Avital Chizhik-Goldschmidt, moglie di uno dei figli del rabbino. L'esponente religioso sarebbe stato “messo sotto pressione dalle autorità” per sostenere l'invasione russa dell'Ucraina.

Il rabbino e sua moglie Dara "si sono rifiutati" di sostenere la guerra. "Sono volati in Ungheria due settimane dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Ora - scrive la giornalista su Twitter - sono in esilio dalla comunità che hanno amato e costruito e in cui hanno cresciuto i loro figli per oltre 33 anni. Il dolore e la paura nella nostra famiglia in questi ultimi mesi è al di là delle parole". Il rabbino Goldschmidt è anche presidente della Conferenza dei rabbini europei.



Vanda Semionova aveva 10 anni quando rifugiatasi in una cantina sfuggì al rastrellamento degli ebrei.
Nella stessa cantina ha trovato la morte a 91 anni per fame, freddo e stenti per nascondersi dall'invasore russo .
Che la Terra le sia lieve.
26 luglio 2022

https://www.facebook.com/paolo.ligozzi/ ... a2PdoUMzyl


Ucraina e Israele, la stessa posta in gioco
Niram Ferretti
9 Aprile 2022

http://www.linformale.eu/ucraina-e-isra ... -in-gioco/

La frase spesso citata, al limite dell’usura, di Ugo La Malfa, “La libertà dell’Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme”, formulata in relazione alla necessità di riconoscere in Israele il baluardo in Medio Oriente al tracimare dell’estremismo islamico, si può traslare oggi con riferimento all’Ucraina e alla guerra di aggressione scatenata dalla Russia.

Non vi è alcun dubbio sul fatto che al di là dei pretesti addotti e variabili, dell’invasione voluta da Putin (espansione della NATO, minaccia alla sicurezza russa, “denazificazione” del paese), ciò che muove ideologicamente questa guerra è ben radicato nella volontà russa di ridisegnare l’ordine geopolitico emerso con la fine della Seconda guerra mondiale e successivamente quello scaturito dal crollo dell’Unione Sovietica, per formarne uno alternativo, in cui, all’interno di una costellazione euroasiatica, la Russia sia potenza di prima grandezza appoggiata dalla Cina. Il collante dell’alleanza è l’avversione esplicita per l’architettura liberale, di cui gli Stati Uniti hanno tutelato e governato negli ultimi 76 anni, come potenza egemone del globo, l’esistenza.

Se, al di là della prosa turgida, dell’enfasi messianica, si traduce in sintesi ciò che dichiara Alexander Dugin, si troverà una notevole consonanza con le affermazioni meno esagitate di Sergey Karaganov, ex Consigliere di Putin, e a capo oggi del Centre for Foreign and Defense Policy di Mosca, il quale non si fa alcuno scrupolo nel dichiarare, come ha fatto in due recenti interviste apparse questo mese, la prima su The Newstatesman e la seconda su Il Corriere della Sera, che la guerra contro l’Ucraina è in realtà un tassello di una guerra più ampia contro l’Occidente.

Quando Karaganov afferma, “Ci sentiamo tutti parte di un grande evento nella storia, e non si tratta solo della guerra in Ucraina; si tratta del crollo finale del sistema internazionale che si è creato dopo la Seconda guerra mondiale e poi, in modo diverso, è stato ricostruito dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quindi, stiamo assistendo al crollo di un sistema economico – del sistema economico mondiale – la globalizzazione in questa forma è finita” come si fa a non sentire, in forma diversa, l’eco delle stesse parole di Dugin, “L’operazione speciale in Ucraina è diretta soprattutto contro il liberalismo e il globalismo”?

L’unico paese in Medioriente che ha fatto della difesa del liberalismo e della democrazia la propria ragione d’essere è, ovviamente, Israele. Non a caso, lo stesso Dugin, qualche anno fa attaccò Israele per questa sua specificità, affermando, “Lo stato di Israele è stato sin dall’inizio una base strategica per l’Atlantismo militante (prima l’Inghilterra, ora gli Stati Uniti) nel Medio Oriente. Questo stato è sia ideologicamente che politicamente orientato al capitalismo ed occidentalizzato per quanto riguarda il sistema di valori. Questi valori sono in completa contraddizione con la visione nazionale russa del mondo, così come l’intera idea di Geopolitica Eurasiatica”. http://www.linformale.eu/aleksander-dug ... necessita/

La “visione nazionale russa del mondo” non prevede infatti una Ucraina libera, autonoma, in grado di potere determinare il proprio futuro spostandosi maggiormente verso Occidente per sottrarsi all’influenza russa. E questo perchè all’Ucraina non è riconosciuta una sua specificità nazionale, come ha scritto Putin stesso nel saggio, Sull’unità storica di russi e ucraini pubblicato il 12 luglio del 2021. Ma non è forse la stessa specificità ed esistenza autonoma di Israele negata fin dal principio dal mondo islamico che con tre guerre ha cercato di distruggerla, per poi passare con la Seconda intifada al terrorismo su larga scala? E non è forse l’Iran che da anni si riferisce ad Israele come un “cancro”, una anomalia patologica da estirpare dal corpo considerato imperituramente musulmano del Medio Oriente?

Come non vedere nell’aggressione a freddo dell’Ucraina da parte della Russia, aggressione che è sfida aperta all’Occidente, la medesima volontà di chi, sul fronte islamico, condivide lo stesso odio per la democrazia e l’assetto liberale che essa garantisce e di cui, in Medio Oriente, Israele è simbolo?

Il nazionalismo esasperato che motiva, da parte russa, la guerra in corso, portatore di una volontà imperialista che si declina nel modo più brutale, è esattamente speculare al suprematismo musulmano per il quale Israele sarebbe un elemento estraneo e patogeno (un “cancro”, appunto) collocato su un territorio che viene ritenuto interamente waqf islamico.

Le differenze sono, inevitabilmente, di natura culturale, ma la sostanza soggiacente è la stessa, così come vi sono strette analogie con la propaganda messa in campo atta alla demonizzazione dell’avversario. Nei confronti dell’Ucraina, la Russia ha utilizzato un rodato strumento del proprio armamentario, non a caso fornito proprio dal’Unione Sovietica agli arabi a partire dagli anni ’60 per demonizzare Israele, quello della nazificazione.

Nel suo discorso del 24 febbraio, Putin ha esplicitamente utilizzato l’espressione “denazificare”, riferita alla decisione di invadere l’Ucraina, come una delle ragioni dell’invasione, in linea di continuità con la rappresentazione propagandistica degli ucraini come nazisti utilizzata in rapporto al conflitto nel Donbass.

La nazificazione degli israeliani da parte della propaganda araba e islamica in generale, è in corso almeno da trent’anni, c’è solo l’imbarazzo della scelta nella florida pubblicistica antisionista che originata dal Cremlino, ha progressivamente innondato il mondo musulmano trovando numerose adesioni anche in Occidente. E se Israele non ha l’equivalente del Battaglione Azov, la milizia nazionalista, perfetta per la reductio ad hitlerum dell’intera Ucraina, ciò non ha impedito e non impedisce la raffigurazione di primi ministri israeliani e semplici soldati con la svastica sul braccio o in uniforme delle SS.

L’Ucraina si trova oggi, sotto assedio russo, nella posizione in cui Israele si trova dal 1948. Entrambi i paesi, in aree geografiche assai distanti, sono luoghi in cui la rappresentazione politica e culturale dell’Occidente, non solo è a rischio di essere travolta da regimi che le sono ontologicamente avversi, come è il caso di Israele, ma, nel caso dell’Ucraina, è aggressivamente ed esplicitamente messa in mora.

Non è dunque possibile per chi ha cuore l’ordine democratico occidentale e l’insieme di valori che esso custodisce e mette in circolazione, soprattutto per chi è da sempre dalla parte di Israele e delle sue ragioni, non trovarsi naturalitater dalla parte dell’Ucraina, ovvero dalla parte occidentale, lasciando a chi le è avverso, e spera nella sua disarticolazione, di sposare le ragioni di Putin e il suo regime.




La Russia contro Israele.
Deborah Fait
21 aprile 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4786604731

Putin telefona al leader palestinese per esprimere disapprovazione per le azioni di Israele sul Monte del Tempio mentre crescono le ricadute della dichiarazione di Lapid sui "crimini di guerra" russi.
Di Lauren Marcus, World Israel News
Sulla scia di una lettera con parole forti al primo ministro Naftali Bennett chiedendo che Israele trasferisse la proprietà di una chiesa a Gerusalemme alla Russia, il presidente Vladimir Putin ha telefonato al presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas per criticare le recenti azioni delle forze di sicurezza israeliane sul Monte del Tempio.
Secondo un rapporto dell'agenzia di stampa statale russa RIA, Putin ha discusso una serie di argomenti con Abbas.
Mentre i prezzi alimentari globali aumentano a causa dell'inflazione, con la crisi della catena di approvvigionamento innescata dalla pandemia di COVID e dalla guerra in Ucraina, Putin avrebbe detto ad Abbas che i palestinesi godranno dell'accesso illimitato a "grano, materiali e raccolti russi".
L'agenzia di stampa statale Wafa di proprietà dell'Autorità Palestinese ha affermato che "Putin ha sottolineato la ferma posizione della Russia a sostegno dei diritti del popolo palestinese e che la Russia continuerà a ... sostenere ... la causa palestinese in tutti i forum internazionali".
Wafa ha riferito che Putin ha espresso la sua disapprovazione per gli arresti su larga scala di rivoltosi violenti da parte di Israele sul Monte del Tempio, dicendo di non essere d'accordo con "le pratiche israeliane che impediscono ai fedeli di accedere liberamente alla moschea di Al-Aqsa".
Si dice anche che Putin abbia criticato Israele per non aver "rispettato lo status quo storico esistente alla moschea di Al-Aqsa e a Gerusalemme".
Mosca ha mantenuto a lungo cordiali legami con l'AP. Decine di palestinesi a Betlemme hanno organizzato una modesta manifestazione pro Putin nella piazza centrale di Betlemme all'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina.
Dopo che il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid ha criticato Putin per aver commesso "crimini di guerra" in Ucraina, in un importante allontanamento dalla politica del governo israeliano di rimanere neutrale durante il conflitto, la Russia ha risposto al fuoco con una dura dichiarazione.
"Le dichiarazioni del ministro degli Esteri israeliano suscitano rammarico e rifiuto", ha affermato sabato il ministero degli Esteri russo.
"C'è stato un tentativo mal camuffato di sfruttare la situazione in Ucraina per distrarre l'attenzione della comunità internazionale da uno dei più antichi conflitti irrisolti, quello palestinese-israeliano", ha affermato il ministero.
Da Rodolfo Chur
(italiani in Israele)


Le Russia attiva i missili contro Israele: è alta tensione in Siria
Alessandro Scipione
24 Maggio 2022

https://it.insideover.com/guerra/le-rus ... siria.html

La Russia ha azionato per la prima volta i sistemi di difesa anti-aerei S-300 dislocati in Siria contro i caccia di Israele. L’episodio è avvenuto la notte del 13 maggio nei pressi della città di Masyaf, nel nord-ovest del Paese arabo, a circa 45 chilometri dalla base navale di Tartus, gestita da Mosca. Il raid israeliano ha provocato cinque morti e sette feriti, come riferito dall’agenzia di stampa siriana ufficiale Sana. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra ma presente sul territorio siriano con una rete di fonti, segnala che quattro delle vittime erano combattenti di nazionalità non precisata.

“Aerei da guerra israeliani hanno lanciato almeno otto missili contro depositi di armi e siti iraniani nell’area di Masyaf”, aggiunge l’Ong. Secondo l’emittente televisiva israeliana Channel 13, il missile anti-aereo russo è stato sparato mentre i jet israeliani stavano tornando alla base e non ha agganciato alcun obiettivo. L’episodio, finora non smentito, segna un deciso cambio di passo nell’atteggiamento di Mosca nei confronti dello Stato ebraico. Secondo la rivista statunitense Forbes, la risposta russa ai raid israeliani in Siria “potrebbe essere un grosso problema”.

Chi ha sparato?

Finora, tra Russia e Israele era in vigore un tacito accordo che permetteva allo Stato ebraico di colpire obiettivi dell’Iran e degli Hezbollah libanesi in Siria, senza finire nella rete anti-aerea avanzati dislocata da Mosca nel territorio del regime di Damasco. A tentare di colpire gli aerei israeliani sono in genere le obsolete e poco efficaci batterie Pantsir S-2. Secondo Channel 13, i sistemi S-300 in Siria sono azionati delle Forze armate russe e non possono attivarsi senza l’approvazione di Mosca. “Se, tuttavia, la Russia avesse trasferito il pieno comando e controllo degli S-300 all’esercito siriano, e avesse permesso a Damasco di usarli per cercare di impedire a Israele di attaccare obiettivi collegati all’Iran nel Paese, sarebbe tutta un’altra storia”, sottolinea Forbes.

Linea rossa

Il quotidiano The Times of Israel afferma che, a prescindere da chi abbia azionato i missili, l’episodio è preoccupante per Israele. Lo Stato ebraico ha compiuto centinaia di attacchi aerei all’interno della Siria a partire dal 2011, in relativa tranquillità. Gli S-300 permetterebbero a Damasco di colpire bersagli ad alta quota a oltre 160 chilometri di distanza. L’intelligence israeliana ha fatto filtrare alla stampa le immagini satellitari scattate prima e dopo il raid che mostrerebbero una struttura sotterranea completamente distrutta. L’area del bombardamento dista appena qualche decina di chilometri dalla strategica base di Tartus. “Molto probabilmente il personale russo ha lanciato il missile per segnalare a Israele si è spinto troppo oltre secondo il punto di vista di Mosca. In altre parole, è il classico colpo di avvertimento”, afferma Forbes. Secondo un’analisi di Stratfor, “la vicina provincia siriana di Latakia ospita le basi aeree e navali russe ed è normalmente off-limits agli attacchi israeliani, portando così il redente raid israeliano molto vicino alle linee rosse indicate da Mosca”.

Rapporti incrinati?

Il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, senza mai menzionare apertamente l’episodio, ha dichiarato che lo Stato ebraico “continuerà ad agire contro qualsiasi nemico che lo minacci e impedirà il trasferimento di capacità avanzate dall’Iran”. Secondo Forbes, “mentre Israele indubbiamente non vuole uno scontro militare con la Russia in Siria, Mosca certamente non può permetterselo, soprattutto in un momento in cui la sua capacità di rifornire le sue forze in Siria è stata gravemente limitata dopo che la Turchia ha chiuso lo stretto del Bosforo”. L’escalation avviene mentre i rapporti tra Israele e Russia sono tesi dopo le dichiarazioni a Mediaset del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, giudicate antisemite, e le successive “scuse” di Vladimir Putin, queste ultime riferite però solo dalla parte israeliana e non dal Cremlino. In Israele vive una vasta comunità russofona ed è nell’interesse di tutti mantenere rapporti cordiali, ma è altrettanto vero molto israeliani hanno origini ucraine: a Odessa, ad esempio, vive una folta e nota comunità ebraica.

Il fattore ucraina

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio, lo Stato ebraico ha cercato di preservare i suoi legami con Mosca e fino a poco tempo fa ha rifiutato di inviare equipaggiamento difensivo in Ucraina, trasferendo invece oltre 100 tonnellate di aiuti umanitari e allestendo un ospedale da campo nell’Ucraina occidentale. Adesso Israele sembra aver mutato cambiato posizione e lo dimostra l’annuncio dell’invio, pochi giorni fa, di elmetti e giubbotti antiproiettile all’Ucraina. In una dichiarazione, il ministero della Difesa ha affermato che avrebbe spedito 2.000 elmetti e 500 giubbotti antiproiettile, i primi inviati dallo stato ebraico dall’inizio dell’invasione russa. I canali Telegram russi riferiscono anche dell’invio di consiglieri militari e droni israeliani. Eventualità che Insideover non può verificare e che poterebbe rientrare nel novero della propaganda di Mosca.



Israele e Medio Oriente
Il gioco sporco della Russia con Israele

Davide Cavaliere
27 Giugno 2022

http://www.linformale.eu/il-gioco-sporc ... n-israele/

Circa due settimane fa, Israele ha bombardato l’aeroporto di Damasco, in Siria, causando gravi danni a una pista d’atterraggio, a una sala d’attesa, a dei magazzini e alla superstrada che conduce allo scalo aereo. Per Gerusalemme è da qui che partono le armi iraniane per l’esercito di Assad e per Hezbollah in Libano.

Gli armamenti e i sistemi militari vengono contrabbandati su aerei civili. Quella di occultare armi e munizioni all’interno o in prossimità di strutture civili è una consolidata strategia dei nemici dello Stato ebraico. Hamas, a Gaza, posiziona le sue batterie di missili sui tetti delle scuole o degli ospedali, così da poter poi accusare l’aviazione militare israeliana di colpire, deliberatamente, edifici di pubblica utilità.

Israele ha molte prove riguardo all’uso improprio che il regime di Assad, Hezbollah e Teheran fanno dell’aeroporto di Damasco. Inoltre, Israele può presentare le prove dei depositi di armi che sono collocati ai margini dell’infrastruttura, dove le armi vengono immagazzinate, dopo essere state scaricate dagli aerei civili, fino al giorno della consegna agli agenti del gruppo terroristico libanese.

Quest’ultimo bombardamento ha scatenato le ire della Russia, che ora sta preparando una risoluzione anti-israeliana al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. «Siamo costretti a ribadire – ha dichiarato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri – che i continui attacchi israeliani sul territorio della Repubblica araba siriana, in violazione delle norme di base del diritto internazionale, sono assolutamente inaccettabili. Condanniamo con forza il provocatorio attacco israeliano a uno dei più importanti elementi delle infrastrutture civili siriane».

La scorsa settimana, Mosca ha anche convocato l’ambasciatore israeliano, Alex Ben-Zvi, per chiedere chiarimenti sull’attacco. Tuttavia, i funzionari israeliani hanno espresso dubbi sul fatto che la risoluzione proposta sarà sostenuta dagli altri membri del Consiglio. Molto probabilmente andrà incontro al veto di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, sebbene sia necessario solo il voto di uno di loro per impedirne l’adozione.

La Russia, sotto i riflettori del mondo per via della guerra in Ucraina, sembra stia cercando di spostare l’attenzione internazionale su un altro attore dello scacchiere mondiale, qualcuno capace di suscitare forti passioni e contrasti, come Israele. La risoluzione russa non ha alcuna possibilità di essere adottata, ma la sua semplice presentazione metterà la Russia in ridicolo. Mosca, infatti, sta conducendo una guerra sporca in Ucraina, un vero e proprio «urbicidio», accompagnato da rapimenti di massa di bambini ed esecuzioni sommarie, ma si dice «indignata» per gli attacchi israeliani contro fasulli obiettivi «civili».

Questa volontà d’infangare Israele procede in parallelo con un consolidamento delle relazioni russo-iraniane. Il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, in visita a Teheran, ha chiesto che vengano eliminate tutte le sanzioni economiche contro l’Iran e che venga ripristinato il JCPOA, il disastroso accordo sul nucleare del 2015 promosso da Obama e affossato dal presidente Trump.

La Russia, definitivamente isolata dall’Occidente a causa dell’invasione dell’Ucraina, è destinata ad assumere posizioni sempre più antiamericane, dunque anche avverse a Israele. Non bisognerà stupirsi se, a breve, il Cremlino non fornirà più il suo tacito consenso alle operazioni militari israeliane in Siria. Uno scenario che dovrebbe indurre Gerusalemme a sostenere in modo più risoluto l’Ucraina, allontanandosi in modo definitivo dalla Moscovia filoaraba.


Israele e Medio Oriente

Il gioco sporco di Putin con Israele
Davide Cavaliere
5 Agosto 2022

http://www.linformale.eu/il-gioco-sporc ... n-israele/

Il 28 dicembre 2021, la Corte Suprema della Federazione Russa ha decretato la chiusura di Memorial Internazionale, l’associazione che da tre decenni custodisce coraggiosamente i diritti civili e lavora per preservare la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche.

Adesso, attraverso l’inasprimento della «legge sugli agenti stranieri» del 2012, una nuova organizzazione si appresta a essere bandita dalla Russia di Putin, si tratta della filiale dell’Agenzia Ebraica per Israele, che da sempre si occupa di far emigrare in sicurezza gli ebrei russi verso lo Stato ebraico.

Negli ultimi mesi, circa tredicimila ebrei russi hanno lasciato il loro Paese d’origine per Israele. Un numero superiore a quello degli ebrei che hanno lasciato l’Ucraina (8.500). Una fuga dettata principalmente dal rifiuto della guerra in atto, che il Cremlino non ha apprezzato.

Fermare le attività dell’Agenzia in quello che, ormai, è il regno personale di Vladimir Putin, avrebbe pesanti conseguenze per gli ebrei russi, per i quali diventerà più difficile trasferirsi nello Stato ebraico, poiché le reti di supporto per facilitare il processo di espatrio spariranno e, insieme a esse, tutto il lavoro che l’Agenzia stava portando avanti per gestire le comunità ebraiche in territorio russo.

La celebrazione organizzazione ebraica, fondata nel 1929 da Chaim Weizmann, futuro primo presidente dello Stato d’Israele, venne bandita dall’Unione Sovietica e solo alla fine degli anni Ottanta ha ripreso le sue attività in Russia.

Putin sta utilizzando gli ebrei del suo Paese come pedine per compiacere l’Iran, uno dei pochi alleati rimastogli. Non a caso il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Khamenei, ha scritto su Twitter: «Le recenti posizioni assunte dal presidente della Russia contro i sionisti sono lodevoli». Non poteva andare diversamente.

Le azioni della Russia nei confronti d’Israele e degli ebrei, dalla condanna delle operazioni militari in Siria fino al recente incontro con la Turchia per discutere del grano ucraino avvenuto proprio in Iran, dovrebbero mettere in allarme coloro che si dicono «filoisraeliani e simpatizzanti della Russia». Insomma: continua il gioco sporco di Putin con Israele.




TENSIONE ISRAELE-RUSSIA: "GRAVE CHIUDERE L'AGENZIA EBRAICA"
Progetto Dreyfus
25 luglio 2022

https://www.facebook.com/progettodreyfu ... 3329762319

Israele considera «grave» la possibile chiusura degli uffici dell'Agenzia ebraica a Mosca, anticipata la settimana scorsa dal ministero della Giustizia russo, che sarà discussa a fine mese in una Corte distrettuale locale. Al termine di una consultazione di emergenza tenuta oggi a Gerusalemme, il premier Yair Lapid ha avvertito che la vicenda potrebbe avere «ripercussioni sui rapporti bilaterali».
«Le relazioni con la Russia sono importanti per Israele - ha affermato Lapid - ma la comunità ebraica in Russia è grande, ed è importante per noi». L'Agenzia ebraica, un'emanazione del Movimento sionista con sede a Gerusalemme, è preposta all'organizzazione dell'immigrazione in Israele degli ebrei sparsi nel mondo. In Russia, secondo la ministra per l'Immigrazione Pnina Tamano Shata, ci sono 600mila ebrei che avrebbero il diritto di trasferirsi in Israele. Per il momento Israele sta cercando di circoscrivere la vicenda. Lapid ha chiesto ad una delegazione di esperti di questioni legali di tenersi pronta a partire in ogni momento per Mosca. «Cerchiamo ancora - ha detto Tamano Shata - di trovare un'intesa con le autorità locali».



Putin contro Israele: chiusa l'Agenzia ebraica
Fiamma Nirenstein
27 luglio 2022

https://www.facebook.com/groups/1807630 ... 8511361160

Nella nuova avventura che il mondo, bendato, sta intraprendendo, Israele e Russia confliggono. Putin ha annunciato la chiusura dell'Agenzia Ebraica in Russia, l'Agenzia, la "Sochnut"che divenne il primo governo di Israele: nata nel 1923, divenne nel '48 il primo governo di Ben Gurion; tiene insieme nel mondo il bandolo della diaspora, laica e religiosa, del ritorno in Israele del popolo ebraico. Paese per paese, città per città, il nesso fra identità culturale e religiosa delle varie comunità e Israele è là. Il Ministero della Giustizia russo ha accusato la "Sochnut" di raccogliere informazioni sui cittadini russi, e questo è illegale. La risposta tecnica è stata lo stupefatto incarico a un gruppo di legislatori israeliani di partire per Mosca per trovare il modo di far cessare l'inquisizione, ma per ora il gruppetto aspetta presso il Ministero degli Esteri e non ottiene il permesso di presentarsi in Russia. L'Agenzia ha deciso al momento di spostare la sua attività online e a Gerusalemme, una sconfitta momentanea, accompagnata dalla protesta simile a una vera e propria minaccia di rappresaglia da parte del Primo Ministro e Ministro degli Esteri Yair Lapid. Insieme a un gruppo di Ministri in un incontro a porte chiuse ha segnalato rabbia, decisione, ma soprattutto un grande sconcerto insieme alla promessa di rivedere i rapporti con la Russia. Lapid pensa di richiamare l'Ambasciatore per consultazioni, di rimandare la consegna alla Russia del complesso di una Chiesa a Gerusalemme da tempo promesso, e soprattutto, si capisce senza dirlo, di spostarsi dalla scelta di non fornire armi agli Ucraini, né aiuto strategico. Non saranno certo le minacce a spaventare Putin: nella sua irritazione oltre alla spallata da bullo, probabilmente c'è anche un elemento personale. Lapid, al contrario di Bennett, e del rapporto molto cortese con l'accordo di non ingerenza del 2015 con Netanyahu, non ha contatti con Putin, e ha inveito parecchio contro i "crimini di guerra", le "stragi", le "aggressioni non provocate", pur mantenendosi sulla linea degli aiuti puramente umanitari e del sostegno morale a Zelensky. Israele, che sapeva bene di camminare su un'asse di equilibrio data la presenza militare massiccia della Russia in Siria, ha votato all'ONU il 7 di Aprile per espellere Putin dal Comitato per i diritti umani, ha spinto molto l'aiuto sanitario e l'immigrazione, Lapid è apparso come il miglior amico di Biden durante la visita di pochi giorni; l'incontro di Putin a Teheran e i nuovi accordi con gli ayatollah, anche se non hanno contemplato un aspetto esplicitamente anti-israeliano, pure devono non averne escluso qualcuno. L'asse formatosi fra Russia, Iran e Turchia ha un tratto antiamericano e anti-israeliano. E in Siria Israele contrattacca il disegno iraniano di creare un fronte nemico pronto alla guerra, come quello degli Hezbollah in Libano. Adesso, vedremo se la Russia seguiterà a chiudere un occhio. Difficile che voglia confrontarsi militarmente con Israele, che sul campo resta un nemico molto temibile, e Putin è già molto occupato. Ma la chiusura dell'Agenzia è un atto duro, che mette insieme un attacco agli ebrei russi e allo Stato d'Israele, così catturato nello scontro mondiale di cui ha cercato invano di restare ai margini. Israele non può ignorare l'incubo degli ebrei bloccati come ai tempi di Nathan Sharansky, che dovette trascorrere 9 anni in prigione fra gli anni '70 e '80, quando l'Unione Sovietica perseguitava gli ebrei refusenik. Per ora, siamo agli inizi di quello che si può trasformare in una prigione per circa un milione di ebrei russi. Un milione giunsero negli anni novanta dopo la fine dell'URSS. Ma quando c'è una crisi mondiale, è raro che non risuoni un ritornello anti-ebraico. Funziona.



Herbert Pagani , Arringa per la mia terra
https://www.youtube.com/watch?v=r3AGNVWEJ4A


"La guerra, una catastrofe per la Russia La cortina di ferro si sta richiudendo"

Moked
25 luglio 2022

https://moked.it/blog/2022/07/25/la-gue ... chiudendo/

In parte in esilio, in parte a casa. La nuova vita a Gerusalemme per l’ex rabbino capo di Mosca rav Pinchas Goldschmidt è carica di contraddizioni. Aver lasciato quella che per oltre trent’anni è stata casa sua, dove ha contribuito a ricostruire un tessuto ebraico, è stata una scelta difficile. Ma, come ha raccontato alla tedesca Süddeutsche Zeitung di recente, la pressione da parte delle autorità russe perché assecondasse pubblicamente l’invasione dell’Ucraina lo ha spinto a trasferirsi in Israele. Qui ha studiato da giovane e qui vive parte della sua famiglia. “Conosciamo molto bene il Paese, i miei genitori vivono qui, abbiamo figli e nipoti qui. Quindi da un lato è anche casa mia, ma naturalmente mi sento davvero in esilio”, ha spiegato il rav al giornalista Peter Münch, in quella che è stata la sua prima intervista pubblica dall’abbandono forzato di Mosca.
Tra le prime domande, una sulla pressione subita dal Cremlino per dare appoggio all’aggressione avviata il 24 febbraio scorso. “Chiunque parli della guerra corre il rischio di essere punito e imprigionato. Eravamo sotto pressione perché la comunità ebraica si esprimesse ufficialmente a favore della guerra. Poiché non avevamo la possibilità di dire qualcosa di critico, inizialmente abbiamo deciso di non dire nulla. – ha spiegato rav Goldschmidt – Per me è stato un grande problema morale: rimango in silenzio, eppure devo fare qualcosa. Per questo motivo io e mia moglie abbiamo deciso di lasciare la Russia”. Come i coniugi Goldschmidt, altre migliaia di persone nella prima metà del 2022 hanno deciso di fare l’aliyah dalla Russia. Secondo i dati del Ministero per l’Aliyah e l’Integrazione, ai primi di luglio ad emigrare sono state 16.598 persone. Il doppio rispetto al 2021 e il 40 per cento in più rispetto a chi è arrivato nello stesso periodo dall’Ucraina. Ora il Cremlino sta cercando di ostacolare questo flusso, colpendo l’Agenzia ebraica a Mosca. Passando attraverso i tribunali infatti, le autorità russe vorrebbero far chiudere l’ufficio locale dell’ong basata a Gerusalemme. Una notizia che sui social il rav Goldschmidt ha commentato con un certo sarcasmo: “in realtà la Russia ha fatto di più per promuovere l’emigrazione in Israele negli ultimi mesi di quanto abbia fatto l’Agenzia Ebraica negli ultimi dieci anni”. La guerra, come raccontano i numeri, ha spinto molti russi a chiedere, attraverso la Legge del Ritorno, la cittadinanza israeliana e a trasferirsi direttamente nel paese. Il perché lo spiega in poche parole Goldschmidt alla Süddeutsche: “Questa guerra è una catastrofe totale non solo per l’Ucraina e l’ebraismo ucraino, ma anche per la Russia, che sta facendo un grande passo indietro verso l’Unione Sovietica”. La comunità ebraica del paese continua ad andare avanti, ma i problemi da tempo si stanno aggravando. “Negli ultimi anni, ad esempio, più di dieci rabbini sono stati espulsi per vari motivi. Questo indica che la situazione è molto delicata”. Il giornalista Peter Münch poi chiede conto dei rapporti del mondo ebraico con Putin. “Ci sono conflitti all’interno dell’ebraismo russo quando si parla di Vladimir Putin?”, chiede Münch. E aggiunge: “Per esempio, il rabbino capo della Russia, Berel Lazar, è sempre stato considerato un confidente del presidente ed è rimasto nel Paese”. “Essere vicini a un governo o a un presidente può portare molti vantaggi, ma alla fine c’è un prezzo da pagare. – la replica di Goldschmidt – Ma spetta ad altri giudicare da che parte della storia si vuole stare”. Il rav poi spiega di aver deciso di rassegnare le dimissioni dall’incarico di rabbino capo di Mosca per non mettere in difficoltà la sua comunità. E nel frattempo sono sempre più i suoi membri, racconta, che lo chiamano da Israele. “Probabilmente la mia partenza ha aiutato molte famiglie a prendere questa decisione. – la sua valutazione – Secondo le ultime statistiche, dall’inizio della guerra sono immigrati in Israele più ebrei russi che ucraini”. E il dato sarebbe anche superiore a quello ufficiale (16.598). “I numeri sono molto più alti perché una gran parte degli ebrei di Mosca aveva la cittadinanza israeliana già prima della guerra. Questa è sempre stata una rassicurazione. E non vengono più registrati all’ingresso”. Quanto il flusso di immigrazione potrà durare non è chiaro, con un clima che per Goldschmidt ricorda sempre più i tempi dell’Unione Sovietica. “Un terzo della vecchia cortina di ferro è di nuovo chiuso. – afferma – Questo non solo a causa della Russia, ma anche a causa delle sanzioni occidentali. Lasciare la Russia oggi è piuttosto difficile, non solo per gli ebrei ma per tutti. E la grande paura è che questa cortina di ferro si abbassi ulteriormente”.
Infine il commento su un eventuale ritorno in Russia: “Come ebrei dobbiamo sempre essere ottimisti. E sì, spero di tornare un giorno”.



Antisemitismo geopolitico | La rappresaglia di Putin contro gli ebrei russi che vorrebbero andare in Israele

Linkiesta.it
3 agosto 2022

https://www.linkiesta.it/2022/08/russia ... i-israele/

La settimana scorsa il ministero della Giustizia russo ha chiesto la liquidazione della filiale dell’Agenzia Ebraica per Israele presente sul suo territorio. L’ente finito nel mirino del Cremlino è un’organizzazione no-profit con sede a Gerusalemme che da quasi un secolo lavora per portare gli ebrei in Israele: è la più grande organizzazione ebraica senza scopo di lucro al mondo, fondata nei primi del Novecento. La sua mission, come da statuto, è «assicurare che ogni persona ebrea senta un legame indissolubile l’una con l’altra e con Israele, indipendentemente da dove vivano nel mondo, in modo che possano continuare a svolgere il loro ruolo fondamentale nella nostra storia ebraica in corso».

Fermare le attività dell’agenzia in Russia avrebbe dirette e pesanti conseguenze: per gli ebrei russi diventerà quasi impossibile fare domanda per trasferirsi o viaggiare nello Stato ebraico. È vero che possono ancora comprare un biglietto per un aeroporto israeliano, perché al momento non sono richiesti documenti particolari, ma le reti di supporto per facilitare il processo spariranno, insieme a tutto il lavoro che l’agenzia stava facendo per gestire scuole ebraiche e rafforzare un certo senso di comunità ebraica sul territorio russo.

Il vero problema è che tutto questo sforzo extra necessario per emigrare creerà inevitabilmente dei sospetti su coloro che ci provano, restituendo l’apparenza di un atto illecito, di slealtà: l’operazione del Cremlino rischia di creare un’aria di illegalità attorno a molti ebrei in Russia.

Dall’inizio della guerra gli ebrei stavano lasciando la Russia con ritmi decisamente maggiori rispetto agli ultimi anni – conseguenza piuttosto ovvia, come d’altronde hanno già fatto moltissime persone. Circa 16mila cittadini russi si sono registrati in Israele come nuovi immigrati da febbraio, il triplo rispetto allo scorso anno. Altri 34mila si sono presentati nel Paese come turisti, forse per restare. Tra loro ci sono cittadini come Elena Bunina, che era l’amministratore delegato di Yandex, una società che la Russia considerava la sua risposta a Google.

Ma Mosca prova a difendersi: le autorità russe temono una fuga di cervelli, che sembra, almeno alla sua classe dirigente, una buona ragione per fare fondo alla repressione.

«L’azione punitiva sorprende per il carattere tempistiche e immediatezza», scrive Gal Beckerman sull’Atlantic. «Per anni, le relazioni tra Israele e Russia sono state in ripresa e Israele ha assunto una posizione particolarmente neutrale quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina».

Ma il tono è cambiato negli ultimi tempi: il ministro degli Esteri israeliano, Yair Lapid, ha parlato espressamente di crimini di guerra per descrivere il comportamento della Russia in Ucraina. Recentemente diventato primo ministro ad interim dello Stato ebraico, e non è un caso che da quel momento è iniziata una raffica di reati russi, a cominciare dall’affermazione che il governo ucraino, guidato da un presidente ebreo, è in realtà neonazista e include le riflessioni ad alta voce del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a maggio sulla questione se forse Hitler «avesse sangue ebreo».

In tutto questo, Vladimir Putin sta muovendo i fili della sua diplomazia per giocare anche contro Israele. Il recente incontro con la Turchia per discutere del grano ucraino è avvenuto in Iran, Paese nemico numero 1 di Israele. Dopo il viaggio di Putin, il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Khamenei ha twittato: «Le recenti posizioni assunte dal presidente della Russia contro i sionisti sono lodevoli».

Il riferimento è ovviamente all’Agenzia Ebraica per Israele. L’Atlantic nel suo articolo ripercorre la storia dell’istituzione nel corso del Novecento. «L’Agenzia fu bandita dall’Unione Sovietica, ma iniziò a operare nella regione alla fine degli anni ’80 e aiutò circa un milione di ebrei a raggiungere Israele negli anni ’90. Da questo esodo di massa, il ruolo dell’agenzia è stato quello di mantenere la vita comunitaria ebraica per i circa 150mila ebrei che è rimasto, oltre a sostenere chiunque voglia emigrare in Israele. La mossa di Putin deve essere vista come un atto di aggressione, inteso a rendere più difficile la partenza degli ebrei».

La settimana scorsa, commentando la notizia della decisione del Cremlino, l’ex presidente dell’Agenzia Ebraica Natan Sharansky ha detto: «È il momento di essere pragmatici, ma allo stesso tempo non è il momento di mostrare le debolezze. Hai qui una superpotenza che vuole intensificare le cose e finora non stanno cercando una soluzione: siamo in una fase storica che sembra riportarci indietro di mezzo secolo».

Forse il riferimento temporale non è casuale. Negli anni ‘70 ci fu uno dei più grandi esodi di ebrei dall’Unione Sovietica – anche se la data storica è il 1979, non proprio cinquant’anni fa. In quell’anno ci fu la più grande emigrazione dalla fine degli anni ’60: 50mila ebrei sovietici iniziarono a chiedere il diritto di andarsene. Quasi tutte le richieste furono respinte con perdite.

«Per i sovietici l’emigrazione degli ebrei era un’arma, o meglio, un rubinetto da aprire e chiudere a piacimento per compiacere o punire l’Occidente», si legge sull’Atlantic. E oggi l’idea di Putin di chiudere l’Agenzia Ebraica è la dimostrazione che la Russia consideri ancora gli ebrei delle semplici pedine, merce di scambio senza volto da usare come leva geopolitica per i suoi interessi.

«Solo un Paese preoccupato di essere diventato un posto indesiderabile in cui vivere – è la conclusione di Beckerman nel suo articolo – reagisce in questo modo. Ma se uno Stato limita e manipola il suo popolo, costringendolo perfino a supplicare per i suoi diritti fondamentali, allora la parola più accurata per descriverlo è “totalitario”».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin

Messaggioda Berto » dom set 04, 2022 8:23 am

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Messaggioda Berto » dom set 04, 2022 8:24 am

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Messaggioda Berto » dom set 04, 2022 8:27 am

30)
I suprematismi del male


I suprematismi del Male: il suprematismo russo di Dugin e Putin, Eurasia
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 8KagjhZobl
I suprematismi sociali, politici e religiosi nazifascisti con i loro imperialismi militari, portatori di inciviltà e di disumanità, di morte e distruzione, gli imperi del male, della sopraffazione e dell'ingiustizia, della depredazione e della miseria, degli assassini e degli stermini.
Dove imperano queste mostruosità sociali, politiche e religiose la buona umanità fugge, se può scappa da questi imperi del male del terrore e dell'orrore.
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