I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:22 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:22 pm

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integralisti cattolici;


Silvana De Mari, Giulio Meotti, Monsignor Viganò

Anche la De Mari da fanatica cattolica e no vax, destrorsa sovranista e antiamericana si schiera con il demenziale Monsignor Viganò con la Russia di Putin



Dove c’è ira, arriva l’odio
Silvana De Mari
15 marzo 2022
https://www.silvanademaricommunity.it/2 ... iva-lodio/

L’odio è l’emozione che permette un potente senso dell’affiliazione al gruppo. All’affiliazione al gruppo si può arrivare anche attraverso l’estasi, quella religiosa, trovarsi insieme ad altri in un luogo sacro, forse con una candela in mano, oppure nella lirica, o anche nei concerti rock, dove le persone impazziscono per il picco verticale di emozioni.

L’odio però è il sistema più potente per creare affiliazione al gruppo. È magnificamente spiegato nel libro 1984 di George Orwell, i due minuti di odio, rappresentati benissimo nel film. Questo è lo schema del sacrificio umano. Tutte le colpe vengono messe su un unico individuo oppure su un unico gruppo etnico o categoria umana, che sarà massacrato con universale sollievo. Ripensiamo le parole del premier Draghi sui non vaccinati, uccidono se stessi, uccidono gli altri, se le cose vanno male è solamente colpa loro. Queste parole esprimono meravigliosamente il concetto di semplificazione e nemico unico su cui poi si può scatenare l’ira e quindi l’odio di un gruppo, creando inoltre coesione del gruppo e soprattutto sottomissione alle direttive dei capi, coloro che sono invece i veri responsabili di quello che va male e che hanno scatenato l’odio controil falso nemico che diventa amore per loro.

La necessità di un nemico diventa evidente dove il potere deve essere esercitato con particolare indifferenza al benessere del popolo. Le democrazie hanno aumentato il livello di inganno. In una solida monarchia assoluta, il re non doveva giustificare niente. Non aveva bisogno di mentire. Si andava in guerra perché lui voleva un pezzo di più nel suo regno, più oro e più concubine. Gengis Khan non si è mai sognato di dichiarare che i popoli che conquistava con una ferocia inaudita gli avevano in passato i pestato i piedi e non ha mai avuto bisogno di farsi vedere mentre baciava bimbi o coccolava cuccioli . Dove regna ufficialmente la legge del più forte, ci risparmiamo l’ipocrisia e ci risparmiamo la criminalizzazione del nemico. Con l’avvento del voto, l’ ipocrisia si moltiplica, la menzogna si raffina, arriva a creare interi mondi fantastici, le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, la primavera colorata, l’imperdibile motivo per cui abbiamo destabilizzato la Libia che in questo momento non mi ricordo. Si tratta di una forma di manipolazione mentale che diventa sempre più penetrante. Sotto Gengis Khan la gente restava unica proprietaria del proprio cervello. Gengis Khan voleva ubbidienza alla sua ferocia. Non gli interessava il consenso. La gente sottometteva ai suoi voleri il proprio corpo, ma poteva conservare intatte la mente e l’anima. Sono bei tempi e sono passati.

La manipolazione si è moltiplicata dopo l’invenzione della fotografia. Quando è comparsa la fotografia, ha dato l’illusione di essere un qualcosa che era appannaggio della realtà e che, grazie alla fotografia, la verità avrebbe avuto una maggiore possibilità di stare sulla scena. Certo, in alcuni casi, per alcune cose, questo è vero: per esempio il pacifismo nasce con la fotografia. Prima dell’avvento della fotografia l’immagine dei campi di battaglia era molto edulcorata: l’eroe che moriva in guerra, moriva con un raggio di sole che lo baciava, colpito più o meno sul cuore da un proiettile che lasciava una macchietta di sangue di circa di 3 cm di diametro. Nel momento in cui qualcuno ha visto la gente con le budella sui reticolati, ci siamo resi conto che forse morire in battaglia non era così grandioso. All’inizio i generali vietarono la presenza di fotografi sui veri campi di battaglia, ma anche così restavano le fotografie mutilati, le fotografie degli ustionati, e soprattutto quelle dei morti. Da questo punto di vista la fotografia ha fatto il suo compito di dire la verità, ed è proprio per questo che si è moltiplicata la menzogna. Una volta stabilito che la guerra non è bella ma è uno schifo, bisogna inventarsi che è sempre colpa dell’altro se la stiamo facendo, e di qui si arriva a micidiali posizioni di disumanizzazione del nemico cui non si arrivava nelle epoche precedenti, quando era lecito dire che andavamo a spaccare la faccia a un altro popolo semplicemente perché avevamo voglia di mettere le mani sulla sua roba. In questo fiume di menzogne per la disumanizzazione del nemico, la fotografia, nata per proteggere il vero, diventa uno strumento micidiale. Proprio per questa sua straordinaria capacità di sembrare vera, la fotografia permetteva inganni spaventosi. Tenete presente che nelle ultime settimane sono state mostrate fotografie di film o fotografie di videogames spacciandole per fotografie autentiche, sono state attribuite al conflitto ucraino foto di altri conflitti, e addirittura le bare di Bergamo, l’esplosione di Beirut, gli ospedali siriani L’altro punto fondamentale di una buona manipolazione mentale è la frase “buona la prima”: una volta che la menzogna è passata e ha scatenato il picco di emozioni, la correzione non si sente. È stato bombardato l’ospedale pediatrico, 1100 morti, no scusate forse abbiamo 12 feriti, perché l’ospedale è stato da tempo svuotato ed era un deposito di armi e munizioni, quindi in effetti bombardarlo era anche un gesto di guerra corretto. Le emozioni scatenate dalla prima notizia falsa, il piacere di sentirsi migliori avendo un nemico disumanizzato da odiare, sono un punto fondamentale. L’odio è un tale piacere che la gente è disposta a pagarlo col proprio benessere, ad avviarsi a un glorioso futuro di miseria totale con un sorriso trionfante. Piuttosto creperemo di fame che comprare dalla Russia. Tranquilli, morirete di fame, quello è il piano. Oggi si sono fermati i pescherecci, domani si fermeranno i trattori, e nessuno moltiplicherà né i pani né i pesci.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto: “Ci siamo resi conto che ora non stiamo affatto parlando dell’Ucraina, ma dell’aggressione contro tutto ciò che è russo: interessi, religione, cultura, lingua, sicurezza, ecc. La reazione frenetica dell’Occidente alle nostre azioni mostra che c’è davvero una battaglia per la vita, ma fino alla morte, per il diritto della Russia di essere sulla mappa politica del mondo nel pieno rispetto dei suoi legittimi interessi”.

Abbiamo l’infamia dei bambini russi trattati male nelle classi dove sono già stati trattati male i bambini non vaccinati, e tutto questo dopo che abbiamo sperperato fiumi di denaro dei contribuenti a fare ridicoli corsi sulla inclusione.

Odi la Russia perché altrimenti sei cattivo. Facebook permette l’odio contro la Russia, e ha tirato fuori una notevole tolleranza per il nazionalsocialismo del battaglione Azov. Come siamo arrivati ad essere così manipolabili ? La televisione ha un impatto enorme, data anche la sua capacità di mandare il cervello in ritmo alfa. Tanto maggiore è il numero di ore che abbiamo passato davanti alla televisione, tanto maggiore sarà il nostro desiderio di essere approvati dalla televisione, di fare e pensare le cose che la televisione approva. Davanti alla televisione fabbrichiamo meno sinapsi che in qualsiasi altra attività, diventiamo manipolabili. Il mondo sarebbe meraviglioso se non ci fossero i no vax, il leone e l’agnello giocherebbero insieme, tutto potrebbe essere letizia. La Russia è colpevole di tutti i mali. Si è svegliata un mattino, e contro il parere dell’ONU ha invaso l’Iraq con l’accusa poi rivelatasi falsa, della presenza di armi di distruzione di massa. No, ora che ci penso, questi erano stati gli USA, eppure nessuno aveva scatenato la caccia al bambino statunitense nelle scuole, e nessuno aveva vietato i corsi di letteratura su Mark Twain, nè aveva preteso di affiancare scrittori iracheni.

Quando l’ira si scatena e quelle che odiano si sentono giusti, occorre ricordare la massima principe di tutta la storia dell’umanità. Il mondo si divide in buoni e cattivi, e i buoni decidono chi sono i cattivi.



Corrispondenza sulla guerra di aggressione della Russia all'Ucraina, tra da Silvana de Mari pro Russia e Roberto de Mattei pro Ucraina.
Su alcune questioni di attualità mi trovo d'accordo con la De Mari:
no invasione dei clandestini,
no suprematismo nazismo maomettano (demonizzazione del cristianismo e santificazione dell'Islam),
no suprematismo razzista dei neri,
no suprematismo del politicamente corretto LGBT,
ma non sono assolutamente d'accordo sul
no vax/no greenpass,
sullo schierarsi con il "supposto santo" carnefice Putin contro la "supposta demoniaca" Ucraina innocente vittima del criminale suprematismo russo,
sulla demenziale teoria complottista del Gran Reset alla monsignor Viganò e alla Alexandr Dugin (il filosofo di Putin).
La De Mari sulle questioni che mi trovano totalmente in disaccordo dimostra un'ignoranza spaventosa e una irragionevolezza terrificante resa ancor più drammatica e desolante dal fatto che la De Mari è una persona intellettualmente sviluppata.


Lettera a de Mattei
di Silvana de Mari
marzo 2022

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4453 ... attei.html


Risposta del prof. Roberto de Mattei alla dott.ssa Silvana De Mari
Corrispondenza romana
5 Aprile 2022
https://www.corrispondenzaromana.it/not ... %ef%bf%bc/


La guerra russa e il Messaggio di Fatima
Corrispondenza romana
di Roberto de Mattei
16 Marzo 2022

https://www.corrispondenzaromana.it/la- ... -fatima-2/



Lettera a de Mattei
di Silvana de Mari
marzo 2022

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4453 ... attei.html

Lo storico Roberto de Mattei è intervenuto sul dramma della guerra Russia-Ucraina.

Ha spiegato che occorre sempre combattere sempre fino alla morte, e che le spiegazioni sulle ragioni della Russia non sono accettabili, altrimenti si è collaborazionisti.

Afferma che se vogliamo rimuovere la guerra, dobbiamo rimuovere le sue cause. La causa della guerra, della pandemia, della crisi economica che va delineandosi sono i peccati dell’umanità che ha voltato le spalle a Dio e alla Sua Legge, e questo è assolutamente condivisibile.

Nelle apparizioni di Fatima nel 1917, la Madonna aveva detto che l’allontanamento da Dio dei popoli europei conduce al castigo divino della guerra. Per impedirla chiese la consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Così facendo la Russia si salverà, altrimenti spargerà i suoi errori per il mondo. Questa consacrazione non è ancora stata fatta nei termini in cui è stata chiesta.

La dissoluzione del regime sovietico, è sembrata un risultato parziale di quella consacrazione, ma la Russia non si è convertita e il comunismo non è morto. Putin non ha rinnegato gli errori del Comunismo. La Cina, una nazione comunista, ha dichiarato ufficialmente che la sua amicizia con la Russia è solida come la roccia, aggiunge de Mattei.
Il suo intervento è qui La Guerra russa e il Messaggio di Fatima
[si veda anche l'articolo pubblicato con lo stesso titolo su Corrispondenza Romana - NdR]

Al riguardo vorrei porgli alcune domande:

Citando i fatti, parte dal riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk a Febbraio 2022 da parte della Russia.
Non sarebbe opportuno risalire almeno al 2014, quando un colpo di stato eterodiretto e finanziato, a quanto affermato da Victoria Nuland, con oltre 5 miliardi di dollari ha instaurato un regime fantoccio in Ucraina ed è cominciata contro quelle due repubbliche una guerra che ha causato oltre 14.000 morti fra i civili?
E non sarebbe stato opportuno citare il mancato rispetto da parte Ucraina, col silenzio/assenso dei paesi occidentali, degli accordi di Minsk?

Nella prima categoria di coloro che definisce ‘collaborazionisti’ figurano quelli che preferiscono rinunciare alla libertà piuttosto che rischiare la vita.
Non trova strano che nella ‘pandemia’ del coronavirus gli stessi paesi occidentali ed in particolare l’Italia si siano pronunciati al contrario, negando la libertà col pretesto della salute?
E non trova strano che in Italia, ad epidemia finita, non si voglia abolire il greenpass che ha fallito sul piano sanitario ed è con tutta evidenza uno strumento di controllo e condizionamento sociale, cioè il contrario della decantata libertà?

Nella seconda categoria di collaborazionisti pone chi ammette che Putin, pur avendo sbagliato, possa tuttavia avere qualche ragione.
Ma se la NATO è una organizzazione puramente difensiva, istituita per contrapporsi al patto di Varsavia, per quale motivo quando esso si è dissolto non è stata sciolta ed anzi è stata ampliata, curiosamente, proprio a molti paesi che facevano parte del Patto di Varsavia portando gli arsenali bellici NATO alle porte della Russia?

Nella terza categoria di collaborazionisti pone coloro che danno ragione a Putin.
Non le sembra che attribuire alla Russia ed a Putin gli errori dell’URSS, come per esempio la dissoluzione della famiglia e l’aborto, sia fuorviante?
Putin si è ritrovato quella situazione, non le sembra che abbia cercato di arginarla incoraggiando la famiglia e cercando di limitare l’aborto, ed inserendo nella costituzione il riconoscimento esplicito che il matrimonio è solo fra uomo e donna?

Non le sembra che proprio l’Occidente abbia cercato di esportare in Russia le organizzazioni LGBTQ e di promuovere le teorie gender a cui Putin si è opposto suscitando le strilla dei libertaristi da salotto?
Non le sembra che invece proprio l’Ucraina sia stata incoraggiata dall’Occidente a diventare esportatrice di bimbi partoriti su commissione e che lo stesso Zelensky, come si vede dai suoi filmati quando facevo l’uomo (si fa per dire…. ) di spettacolo, sia contiguo agli ambienti omosessualisti?

Non le sembra grottesco identificare l’Occidente attuale col cristianesimo, quando in realtà tutti i governi occidentali sdoganano le più turpi perversioni e col pretesto del covid negano le libertà naturali sancite dalle costituzioni?
Di quali valori occidentali stiamo parlando, di quali libertà, di quale democrazia se lo stesso giudice Palamara ci conferma che stiamo in colpo di stato permanente effettivo dal 2011 e che i governi da allora in carica sono eterodiretti?
Pensa che in particolare Monti e Draghi siano espressione della volontà popolare degli italiani o siano stati scelti da altri ed imposti all’Italia con la compiacenza del Presidente della Repubblica?

Non si è accorto che Putin è cristiano ed ha chiesto già anni fa a Bergoglio la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria?
Ha ascoltato il discorso di Valdai fatto da Putin, se non ricordo male, nel 2017, in cui riafferma i valori tradizionale e cristiani come fondamento dello stato?
Che senso ha paragonare l’attuale Russia, dove il risveglio religioso è evidentissimo, alle antiche popolazioni barbariche pagane che invasero l’impero romano?
Si è accorto che sono proprio i princìpi cristiani quelli che l’Occidente rinnega con la cultura della sostituzione?

Se è indubbiamente vero che il peccato è all’origine del male, ed in particolare delle malattie e delle guerre,
non si chiede però chi e perché abbia ingegnerizzato il coronavirus, abbia creato laboratori biologici in tutto il mondo e più di una decina in Ucraina ed abbia soffiato sul fuoco della guerra circondando di basi militari la Russia?
Chi vuole avventarsi sul pingue Occidente e minacciarlo?
Al contrario, chi ha orchestrato le primavere arabe?
Chi ha devastato Serbia, Iraq, Siria, Libia ecc. con pretesti poi rivelatisi infondati come quello delle armi di distruzione di massa?

Ritiene che, se è vero che la pace è la tranquillità dell’ordine, sia un buon approccio demonizzare l’avversario squalificandolo moralmente in modo che abbia torto a priori?
O al contrario, se effettivamente si vogliono creare le giuste premesse per la pace, non sarebbe bene trattarlo da essere umano, capirne le ragioni, ed usare lo stesso metro di giudizio che si applica alla controparte?
Crede che verità, equità, giustizia siano irrilevanti per perseguire la pace e che basti schierarsi da una sola parte, quella ‘buona’ a prescindere, limitandosi a demonizzare l’altra?


Infine, vorrei porle la domanda a mio avviso più importante: lei definisce collaborazionista chiunque osi porre domande anziché limitarsi a condannare a prescindere Putin e la Russia.

Ora, tecnicamente si definisce collaborazionista il cittadino che in stato di guerra coopera con il nemico che ha invaso il proprio paese:
è questa la nostra situazione?
Siamo stati invasi dalla Russia?

O non è piuttosto l’Italia che armando l’Ucraina – che non fa parte né della UE né della NATO – ha compiuto un atto bellico nei confronti della Russia esponendosi a ritorsioni?

Le sembra che siamo in mano a gente saggia e competente visto che il nostro ministro degli esteri dà dell’animale ad un capo di stato, il nostro ministro della difesa (che era un notorio obiettore di coscienza ma ora si è convertito al bellicismo) arma paesi terzi, il ministro della difesa Inglese, una garbata signora di cui non ricordo il nome, è contraria all’annessione di Rostov alla Russia (in effetti è impossibile annettere ad una nazione una regione che già ne fa parte) ed il presidente della massima potenza mondiale confonde l’Iran con l’Ucraina?

Lei si sente rassicurato nel sapersi in così buone mani, visto che siffatto presidente dispone oltre mille basi militari in tutto il mondo, di cui più di 115 solo in Italia?
Può essere la Russia un aggressore se le sue basi all’estero, comunque vicine al suo territorio, non arrivano alle dita di una mano?
Ecco, se l’Italia è invasa e colonizzata, non pensa che i colonizzatori siano altri, ed i collaborazionisti quelli che con essi cooperano?

La ringrazio per l’attenzione e, in attesa di una sua cortese risposta, la saluto cordialmente.




Risposta del prof. Roberto de Mattei alla dott.ssa Silvana De Mari
Corrispondenza romana
5 Aprile 2022
https://www.corrispondenzaromana.it/not ... %ef%bf%bc/

Gentile dott.ssa Silvana De Mari
non posso esimermi dal rispondere alle domande che cortesemente mi pone nella sua lettera (qui) dopo il mio intervento sulla guerra russa e il messaggio di Fatima: (CR, La guerra russa e il messaggio di Fatima).
Ho numerato le sue domande, per rendere più chiare le mie risposte.
N. 1: “Citando i fatti, parte dal riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk a Febbraio 2022 da parte della Russia. Non sarebbe opportuno risalire almeno al 2014, quando un colpo di stato eterodiretto e finanziato, a quanto affermato da Victoria Nuland, con oltre 5 miliardi di dollari ha instaurato un regime fantoccio in Ucraina ed è cominciata contro quelle due repubbliche una guerra che ha causato oltre 14.000 morti fra i civili?”
Mi sembra che a proposito di questi eventi Lei ripeta la narrazione del Cremlino, dimenticando che il reale colpo di Stato fu quello che tentò il presidente filo-russo dell’Ucraina Viktor Yanukovich (2010-2014), quando, tra il 2013 e il 2014, diede ordine di stroncare con la violenza le manifestazioni dette di Euromaidan dal nome della piazza di Kiev dove si radunarono i manifestanti. Le proteste traevano origine dal rifiuto del presidente Yanukovich di firmare un accordo di associazione e libero scambio tra l’Ucraina e l’Unione Europea. Quando il 18 e il 20 febbraio 2014, i dimostranti marciarono verso il parlamento di Kiev, la polizia e le forze speciali aprirono il fuoco uccidendo quasi 100 persone. Yanukovich fu costretto a fuggire in Russia, da dove chiese l’intervento armato di Mosca. Le truppe russe, che non indossavano uniformi regolari, invasero la penisola di Crimea e la regione del Donbass prendendone il controllo. Fu l’inizio di una guerra civile scatenata dalla Russia, e non dall’Ucraina. Lei sembra attribuire ai separatisti russi le 14.000 vittime del conflitto, ma secondo il documento ufficiale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani questa cifra, riguarda, tra il 14 aprile 2014 e il 31 dicembre 2021, tutte le perdite, civili e militari, subite da entrambe le parti: il governo di Kiev e i separatisti filorussi ( https://ukraine.un.org/sites/default/fi ... 20EN_0.pdf ).
L’intervento propagandistico e militare di Mosca nella crisi è ben superiore a quello che Lei attribuisce alla diplomatica Victoria Nuland, inviata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama per risolvere la crisi, con scarso successo. Per inquadrare questi eventi nella complessa storia dell’Ucraina, Le consiglio la lettura di un equilibrato studio del dott. Giorgio Cella, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore: Storia e geopolitica della crisi ucraina, Carocci, Roma 2021.
N. 2: “Non sarebbe stato opportuno citare il mancato rispetto da parte Ucraina, col silenzio/assenso dei paesi occidentali, degli accordi di Minsk?”
Gli accordi di Minsk, in Bielorussia, furono sottoscritti il 6 settembre 2014, dopo l’invasione della Crimea da parte della Russia e gli scontri nel Donbass e vennero ribaditi da un secondo armistizio, firmato a Minsk l’11 febbraio 2015. Il primo punto era il cessate il fuoco, ma l’accordo è stato ripetutamente violato da entrambe le parti, come dimostra il numero, prima citato, di 14.000 vittime nel Donbass, sia russe che ucraine. Inoltre Lei dimentica che venti anni prima, il 5 dicembre 1994, era stato sottoscritto a Budapest un memorandum da Russia, Ucraina, Usa e Regno Unito: la Russia, in cambio del disarmo nucleare di Kiev, si impegnava a non invadere l’Ucraina e a rispettarne i confini e l’integrità territoriale. Gli accordi vennero violati una prima volta nel 2014, con l’annessione russa della Crimea, e una seconda volta il 24 febbraio scorso, con l’invasione dell’Ucraina. Può trovare una buona sintesi a questo link: https://lanuovabq.it/it/otto-anni-di-co ... invisibile
NN. 3-4: “Non trova strano che nella ‘pandemia’ del coronavirus gli stessi paesi occidentali ed in particolare l’Italia si siano pronunciati al contrario, negando la libertà col pretesto della salute?”
“E non trova strano che in Italia, ad epidemia finita, non si voglia abolire il greenpass che ha fallito sul piano sanitario ed è con tutta evidenza uno strumento di controllo e condizionamento sociale, cioè il contrario della decantata libertà?”
Queste domande mi sembrano una forzatura che poco ha a che vedere con il tema di cui stiamo discutendo. L’uso di misure illiberali caratterizza i regimi democratici, fin dal loro nascere, ma non mi sembra che questo giustifichi la violenza dei regimi totalitari o autocratici che a queste democrazie si oppongono. Piuttosto mi sembra inquietante il tentativo di stabilire una continuità ideologica tra pandemia e guerra in Ucraina, quasi insinuando che facciano parte di un medesimo “complotto”. La tentazione del cospirazionismo rischia di ridicolizzare qualsiasi tentativo di seria analisi delle vicende. Questo articolo non ha perso di attualità: https://www.corrispondenzaromana.it/not ... plottismo/
N. 5: “Se la NATO è una organizzazione puramente difensiva, istituita per contrapporsi al patto di Varsavia, per quale motivo quando esso si è dissolto non è stata sciolta ed anzi è stata ampliata, curiosamente, proprio a molti paesi che facevano parte del Patto di Varsavia portando gli arsenali bellici NATO alle porte della Russia?”
L’allargamento della Nato ai Paesi dell’ex Patto di Varsavia che Lei contesta è stato voluto da quei paesi proprio per difendersi dal revanscismo imperiale post-sovietico. Le suggerisco di leggere questo documentato articolo di Stefano Magni: https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... -trattati/
Inoltre, la Russia di oggi è un soggetto giuridico diverso dall’URSS, che si è auto-dissolta nel 1991. Come ha osservato il prof. Pietro De Marco: “Niente dei territori-popoli perduti da Mosca, per loro volontaria separazione, non per conquista altrui, spetta in principio allo stato russo quale esso è oggi. Alla Russia post-sovietica appartiene solo un residuo materiale, o strumentale, di potenza, la deterrenza nucleare. La rivendicazione di un recuperato controllo della Russia su ‘suoi’ territori ex imperiali si avvale di un argomento, quello della storia e dei bisogni storici, infondato, che non ha corso nel diritto internazionale né di una morale internazionale pubblica (https://www.corrispondenzaromana.it/pot ... nazionale/ ).
N. 6-7: “Non le sembra che attribuire alla Russia ed a Putin gli errori dell’URSS, come per esempio la dissoluzione della famiglia e l’aborto, sia fuorviante?”
“Putin si è ritrovato quella situazione, non le sembra che abbia cercato di arginarla incoraggiando la famiglia e cercando di limitare l’aborto, ed inserendo nella costituzione il riconoscimento esplicito che il matrimonio è solo fra uomo e donna?”
Putin sta cercando di limitare l’aborto in Russia non per considerazioni di ordine morale, ma perché è preoccupato dalla crisi demografica del Paese. La sua posizione su questo punto è analoga a quella di Stalin che rendendosi conto delle catastrofiche conseguenze delle misure antifamiliari dell’URSS, introdotte da Lenin e Trotzki, nel 1936 fece un’inversione di rotta, che gli permise di affrontare con maggior forza la guerra. Se Putin fosse un autentico difensore della famiglia comincerebbe a limitare il tasso dei divorzi, di cui la Russia ha il record nel mondo. In realtà Putin, da buon comunista, si ispira alla “filosofia della prassi” ed è il pragmatismo, non certo i princìpi morali, che lo spinge, ad esempio, ad appoggiarsi al Patriarcato di Mosca, che a sua volta beneficia del sostegno politico ed economico di Putin.
N. 8: “Non le sembra che proprio l’Occidente abbia cercato di esportare in Russia le organizzazioni LGBTQ e di promuovere le teorie gender a cui Putin si è opposto suscitando le strilla dei libertaristi da salotto?”
L’affermazione secondo cui l’“Occidente” avrebbe esportato in Russia le organizzazioni LGBTQ e la teoria del gender è assolutamente impropria perché identifica l’Occidente con gruppi e movimenti che costituiscono il cancro dell’Occidente. Del resto né la Polonia né l’Ungheria, che appoggiano apertamente l’Ucraina condividono l’aborto e il gender, mentre si sono schierati a favore di Putin, votando contro la risoluzione ONU di condanna dell’attacco all’Ucraina, Bielorussia, Corea del Nord, Eritrea e Siria, con l’astensione della Cina. Come osserva don Angelo Citati, “questa lettura ideologica è esattamente speculare – e quindi funzionale – a quella liberal che in questo conflitto vede, di nuovo, non un conflitto tra due paesi ma una battaglia di civiltà, nella quale stavolta però i buoni starebbero a sinistra, in difesa dei «valori» dell’Occidente di oggi: le teorie gender, i diritti LGBT, la cancel culture, il multiculti. (…) Senza rendersene conto, quindi, chi appoggia, o comunque manifesta una certa ambiguità nei confronti dell’invasione russa dell’Ucraina in nome di presunti valori conservatori incarnati dalla Russia di Putin, porta detrimento proprio a questi valori, perché avalla così una lettura ideologica condivisa dai progressisti: questa reazione, cioè, li radica ulteriormente nella convinzione di trovarsi ingaggiati in una lotta che trascende la geopolitica e avrebbe invece – proprio come sostiene il loro «nemico» Kirill – un significato metafisico” (https://www.corrispondenzaromana.it/not ... %ef%bf%bc/ )
N. 9: “Non le sembra che invece proprio l’Ucraina sia stata incoraggiata dall’Occidente a diventare esportatrice di bimbi partoriti su commissione e che lo stesso Zelensky, come si vede dai suoi filmati quando facevo l’uomo (si fa per dire…. ) di spettacolo, sia contiguo agli ambienti omosessualisti?”
Il presidente Putin non è meno corrotto e globalista del presidente Zelensky (https://www.lifesitenews.com/opinion/ar ... lobalists/ ). Ma soprattutto: cosa intende per “Occidente”? Questo è un punto cruciale. Mentre in Russia esiste un regime autocratico, a senso unico, negli Stati Uniti, e negli altri Paesi occidentali l’opinione pubblica è divisa tra chi sostiene l’aborto e le organizzazioni LGBTQ, e chi combatte questa degradazione morale, come dimostrano le grandi Marce per la Vita. La tesi secondo cui l’Occidente è in sé stesso ontologicamente depravato è quella di Putin e del presidente cinese Xi Jinping. Essi non combattono la corruzione dell’Occidente, ma l’Occidente in sé stesso. Io, invece, ad extra, difendo ad oltranza l’Occidente, combattendo, ad intra, la sua degenerazione.
NN. 10-11: “Non le sembra grottesco identificare l’Occidente attuale col cristianesimo, quando in realtà tutti i governi occidentali sdoganano le più turpi perversioni e col pretesto del Covid negano le libertà naturali sancite dalle costituzioni?”
“Di quali valori occidentali stiamo parlando, di quali libertà, di quale democrazia se lo stesso giudice Palamara ci conferma che stiamo in colpo di stato permanente effettivo dal 2011 e che i governi da allora in carica sono eterodiretti?”
Per me Occidente è il nome di una civiltà, la cui anima è il Cristianesimo. Lo storico inglese Christopher Dawson lo esprime bene: “La civiltà occidentale è l’atmosfera nella quale respiriamo e la vita che viviamo. È il modo proprio di vita nostra e dei nostri antenati, e perciò la conosciamo non soltanto dai documenti e dai monumenti, ma anche attraverso la nostra esperienza personale” (Il Cristianesimo e la Formazione della Civiltà Occidentale, BUR, Milano 1997, p. 15). Non deve commettere l’errore di confondere l’Occidente con la sua secolarizzazione. Le caratteristiche peculiari dell’Occidente, secondo il politologo americano Huntington, sono ben antecedenti al processo di secolarizzazione della modernità: “L’Occidente era Occidente molto prima di essere moderno” (Lo scontro delle civiltà, Garzanti, Milano 2000, p. 90). Gli ucraini, come scrive John Lamont, non stanno combattendo per George Soros e il Nuovo Ordine Mondiale. Stanno combattendo per le loro case, le loro famiglie e il loro paese (https://www.corrispondenzaromana.it/not ... llucraina/ ).
N. 12: “Pensa che in particolare Monti e Draghi siano espressione della volontà popolare degli italiani o siano stati scelti da altri ed imposti all’Italia con la compiacenza del Presidente della Repubblica?”
L’affermazione secondo cui l’Italia si trova in un colpo di Stato permanente effettivo dal 2011 è iperbolica e non ha nulla a che fare con la guerra in corso, così come nulla ha a che fare con il problema della guerra il fatto che Monti e Draghi siano stati espressione dei “poteri forti” della società. Su questi temi la rimando ai miei articoli su 6 dicembre 2011 su Corrispondenza Romana del 6 dicembre 2011 (https://www.corrispondenzaromana.it/pol ... nazionale/) e del 22 febbraio 2022 (https://www.corrispondenzaromana.it/la- ... ei-peones/ ). Ciò però ha poco o nulla a che fare con la guerra in corso e le sue domande mi sembrano fuorvianti.
N. 13: “Non si è accorto che Putin è cristiano ed ha chiesto già anni fa a Bergoglio la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria?”
Le posso assicurare che la notizia secondo cui Putin ha chiesto già anni fa a papa Francesco la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, è falsa. Ho seguito personalmente la questione attraverso amici sacerdoti in Vaticano
N. 14: “Ha ascoltato il discorso di Valdai fatto da Putin, se non ricordo male, nel 2017, in cui riafferma i valori tradizionale e cristiani come fondamento dello stato)?”
Sì, ho letto questo ed altri discorsi di Putin, in particolare quello di Valdai del 12 luglio 2021 On the Historical Unity of Russian and Ukrainians, (https://www.prlib.ru/en/article-vladimi ... ukrainians ), in cui il presidente della Federazione Russa ribadisce la sua tesi di fondo: l’Ucraina indipendente non esiste, perché Russia ed Ucraini sono un unico popolo, legato da una sola lingua, una sola cultura e una sola fede, quella della chiesa Ortodossa.
L’opposizione che Putin manifesta all’ideologia gender e LGBT non mi sembra dimostri nulla. Il fatto che Hitler mettesse in campo di concentramento gli omosessuali non costituisce certo una buona ragione per presentarlo come un campione dei valori tradizionali e cristiani. Putin viola ogni giorno il diritto alla vita degli innocenti con i bombardamenti di obiettivi civili in Ucraina, compresi gli ospedali. Le accuse che gli vengono rivolte di crimini di guerra sono basate su fatti documentati, non su opinioni. Piuttosto nei discorsi a cui Lei si riferisce Putin espone con chiarezza il suo progetto panrusso, autocratico e rigorosamente ortodosso.
N. 16: “Si è accorto che sono proprio i princìpi cristiani quelli che l’Occidente rinnega con la cultura della sostituzione?”
Ancora una volta Lei ricorre impropriamente alla parola Occidente, mentre la cultura della sostituzione a cui Lei si riferisce è un progetto anti-occidentale, promosso dall’ONU, come ha dimostrato il prof. Renato Cristin nel suo libro I padroni delcaos (LiberLibri, Macerata 2017) a cui la rimando.
N. 17: “Se è indubbiamente vero che il peccato è all’origine del male, ed in particolare delle malattie e delle guerre, si chiede però chi e perché abbia ingegnerizzato il coronavirus, abbia creato laboratori biologici in tutto il mondo e più di una decina in Ucraina ed abbia soffiato sul fuoco della guerra circondando di basi militari la Russia?”
Il coronavirus è stato ingegnerizzato con tutta probabilità dai laboratori militari cinesi di Wuhan (veda il mio studio su Le misteriose origini del Coronavirus, Edizioni Fiducia, Roma 2021); i laboratori ucraini non lavorano sulla guerra biologica (cfr. https://www.open.online/2022/03/14/labo ... ormazione/ ); le basi militari costituite in alcuni Paesi dell’ex-Patto di Varsavia sono state liberamente installate da questi Paesi per difendersi da una possibile aggressione della Russia, non certo per attaccarla. I fatti hanno dimostrato che era giusto farlo.
N. 18: “Chi vuole avventarsi sul pingue Occidente e minacciarlo”?
Non ho dubbi a questo proposito: la Russia, la Cina e il mondo islamico vogliono avventarsi sul “pingue Occidente”, che considerano, “un malato terminale”.
N. 19: “Chi ha orchestrato le primavere arabe?”
La rinvio su questo punto a un articolo di Corrispondenza Romana del 3 marzo 2011. https://www.corrispondenzaromana.it/edi ... -del-2011/
N. 20: “Chi ha devastato Serbia, Iraq, Siria, Libia ecc. con pretesti poi rivelatisi infondati come quello delle armi di distruzione di massa?”
Lei sta ripetendo le tesi di mons. Carlo Maria Viganò, alle quali il prof. Luciano Pranzetti ha risposto in questi termini: “La guerra, divampata in Jugoslavia (1991-1995), fu l’effetto delle tensioni nazionaliste all’indomani della morte di Tito e la Serbia di Milosevič non fu quella che dette il via alla “pulizia etnica” con ciò facendo scattare l’intervento degli eserciti alleati NATO? O, secondo, la visione etica di monsignore, bisognava lasciar fare? E che dire della guerra nel Kosovo (1998-1999)? Anche questo conflitto, uno dei tanti scoppiato nella guerra dei Balcani, è da addebitare alla aggressività NATO? Cecenia (2000): la prova di Putin con le atrocità che, oggi, semina in Ucraina. Anche questa, un’intrusione NATO? Afghanistan (2003): non è forse, questo conflitto, l’eredità del precedente condotto dalla Russia? Georgia (2008), Crimea (2014), Siria (2015), sono guerre della Nato o, non la smania di dominio di un Putin che non si arresta nemmeno davanti alla santità della sofferenza?” (https://www.corrispondenzaromana.it/not ... ande-html/
NN. 21-22: “Ritiene che, se è vero che la pace è la tranquillità dell’ordine, sia un buon approccio demonizzare l’avversario squalificandolo moralmente in modo che abbia torto a priori?”
“O al contrario, se effettivamente si vogliono creare le giuste premesse per la pace, non sarebbe bene trattarlo da essere umano, capirne le ragioni, ed usare lo stesso metro di giudizio che si applica alla controparte”?
Queste domande possono essere facilmente ritorte contro coloro – e sono tanti – che demonizzano l’Occidente, l’Ucraina e il suo presidente, trattato da clown, drogato e omosessuale. Lo stesso fanno coloro che su certi “social” trattano coloro che difendono l’Occidente da “marionette”, “imbecilli” o addirittura “nazisti”. Chi enfatizza la presenza di “nazisti” tra i combattenti ucraini, dimentica che il numero di nazicomunisti nelle fila dei separatisti russi è ancora maggiore. Massimo Introvigne ha approfondito questo tema con una serie di interessanti articoli che Le segnalo: https://bitterwinter.org/tag/ukraine/
N. 23: “Crede che verità, equità, giustizia siano irrilevanti per perseguire la pace e che basti schierarsi da una sola parte, quella ‘buona’ a prescindere, limitandosi a demonizzare l’altra?”
Proprio perché la pace si fonda su verità e giustizia, dobbiamo respingere ogni menzogna e disinformazione. Inoltre, dobbiamo operare certamente, per la pace, ma dobbiamo anche essere preparati ad altre ipotesi, indipendenti dai nostri desideri. “Pace”, come spiega il prof. Renato Cristin, non è necessariamente pacificazione: “Le tossine che una certa Russia nostalgica dell’Unione Sovietica ha così pesantemente e diffusamente sparso, ben oltre i confini ucraini, non potranno essere smaltite così facilmente; e il risentimento che i governanti russi provano e mostrano verso l’Occidente non potrà essere rapidamente cancellato” (https://www.corrispondenzaromana.it/not ... ni-limite/
NN. 24-25: “Infine, vorrei porle la domanda a mio avviso più importante: lei definisce collaborazionista chiunque osi porre domande anziché limitarsi a condannare a prescindere Putin e la Russia. Ora, tecnicamente si definisce collaborazionista il cittadino che in stato di guerra coopera con il nemico che ha invaso il proprio paese: è questa la nostra situazione?”
“Siamo stati invasi dalla Russia?”
Non siamo ancora stati invasi militarmente, ma i nemici dell’Occidente, Russia, Cina e mondo islamico, ci hanno già invaso con la loro “soft war” propagandistica, economica, informatica e nel caso della Cina, forse biologica. Le relazioni ufficiali della nostra Intelligence al Parlamento italiano documentano l’azione di disinformazione russa e cinese di Russia e Cina (https://www.sicurezzanazionale.gov.it/s ... E-2020.pdf ). La guerra che si combatte dunque è in questo momento all’interno dei nostri confini e considero “collaborazionista” chiunque si proponga di spegnere o indebolire lo spirito di resistenza dell’Occidente. In questo senso, se la fuga da Kabul è stato un episodio vergognoso, la resistenza del popolo ucraino all’invasore russo è una lezione per un Occidente codardo che rinnega la sua storia.
N. 26: “O non è piuttosto l’Italia che armando l’Ucraina – che non fa parte né della UE né della NATO – ha compiuto un atto bellico nei confronti della Russia esponendosi a ritorsioni?”
L’Italia, e altre nazioni occidentali, stanno aiutando un Paese ingiustamente aggredito. Se guerra è, si tratta di legittima difesa. La Chiesa, e il buon senso, condannano gli atti di aggressione, ma insegnano che è legittimo sia difendersi che aiutare chi è aggredito. Non vedo il problema.
NN. 27-28: “Le sembra che siamo in mano a gente saggia e competente visto che il nostro ministro degli esteri dà dell’animale ad un capo di stato, il nostro ministro della difesa (che era un notorio obiettore di coscienza ma ora si è convertito al bellicismo) arma paesi terzi, il ministro della difesa Inglese, una garbata signora di cui non ricordo il nome, è contraria all’annessione di Rostov alla Russia (in effetti è impossibile annettere ad una nazione una regione che già ne fa parte) ed il presidente della massima potenza mondiale confonde l’Iran con l’Ucraina?”
“Lei si sente rassicurato nel sapersi in così buone mani, visto che siffatto presidente dispone oltre mille basi militari in tutto il mondo, di cui più di 115 solo in Italia?”
Non credo che né l’Italia né gli altri Paesi occidentali siano governati da gente particolarmente “saggia e competente” e in particolare giudico Joe Biden un pessimo presidente americano. Non mi sento quindi molto sicuro nelle mani di chi ci governa. Tuttavia mi sentirei molto meno sicuro se fossi nelle mani di Vladimir Putin e i fatti confermano la mia preoccupazione.
N. 29: “Può essere la Russia un aggressore se le sue basi all’estero, comunque vicine al suo territorio, non arrivano alle dita di una mano?”
Il pericolo di subire un’aggressione non nasce tanto dalla forza del nemico, quanto dalla sua volontà di colpirci. E su questo punto ci sono pochi dubbi. La Russia ha dimostrato, il 24 febbraio, di avere un progetto di aggressione non solo contro l’Ucraina, ma contro l’intero Occidente. La minaccia non riguarda solo i territori adiacenti alla Russia, come oggi l’Ucraina e domani i Paesi Baltici, ma tutto l’Occidente, se la situazione dovesse degenerare. Non bisogna dimenticare che la Russia ha 6.255 testate nucleari (gli Usa ne hanno 5.550) e ne ha già minacciato l’uso. I suoi missili balistici intercontinentali possono arrivare oltre 15.000 chilometri dal punto di lancio. Non c’è territorio” dell’Occidente che possa sfuggire a questa minaccia. E Putin ha dimostrato di essere capace di realizzare ciò che annuncia.
N. 30: “Ecco, se l’Italia è invasa e colonizzata, non pensa che i colonizzatori siano altri, ed i collaborazionisti quelli che con essi cooperano?”
Il collaborazionismo, prima di essere militare, è culturale e morale e oggi caratterizza tutti coloro che contribuiscono a distruggere, o a squalificare l’Occidente. Nel suo ultimo libro, Federico Rampini scrive: “L’ideologia dominante, quella che le élite diffondono nelle università, nei media, nella cultura di massa e nello spettacolo, ci impone di demolire ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarsi. Secondo questa dittatura ideologica, non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il suicidio occidentale” (Suicidio occidentale, Mondadori, Milano 2021, p 3). Rampini si riferisce alla Cancel Culture e al Politically correct, ma le stesse pulsioni autodistruttive le riscontriamo in un certo pensiero tradizionalista e conservatore che invece di cercare la salvezza nella cultura occidentale e cristiana, la cerca nell’Eurasia e nella religione ortodossa. L’allora cardinale Joseph Ratzinger parlava di “un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più sé stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è in grado più di percepire ciò che è grande e puro” (Europa. I suoi fondamenti spirituali, in Marcello Pera, Joseph Ratzinger, Senza Radici, Mondadori, Milano 2004, pp. 70-71).
Mi permetta infine di osservare che le sue trenta domande sono di natura soprattutto geopolitica e mi sembrano prive di quella dimensione soprannaturale che dovrebbe caratterizzare la nostra fede. Manca soprattutto la speranza cristiana che invece ha ricevuto nuovo alimento dall’atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria compiuto da Papa Francesco il 25 marzo (https://www.corrispondenzaromana.it/il- ... -25-marzo/ ). Quest’evento illumina l’oscurità del nostro futuro. Mi auguro che sia per tutti noi occasione di nuove grazie per comprendere i drammatici eventi del nostro tempo. (Roberto de Mattei)


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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:22 pm

La guerra russa e il Messaggio di Fatima
Corrispondenza romana
di Roberto de Mattei
16 Marzo 2022

https://www.corrispondenzaromana.it/la- ... -fatima-2/

Il messaggio di Fatima chiave di lettura del nostro tempo

Il messaggio di Fatima è la chiave di interpretazione dei drammatici eventi degli ultimi due anni, e in particolare di quanto sta accadendo in Ucraina.

Si può comprendere che questa prospettiva sia estranea all’uomo contemporaneo immerso nel relativismo, ma ciò che più colpisce è l’accecamento di tanti cattolici, incapaci di elevarsi a quelle altezze che sono le sole a permetterci di comprendere gli eventi nelle ore drammatiche della storia. E noi, dopo la pandemia di Covid, stiamo vivendo l’ora drammatica della guerra.

Il fronte collaborazionista

I fatti sono questi: il 21 febbraio 2022, il presidente russo Vladimir Putin, in un discorso alla nazione, ha annunziato il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, per poi ordinare l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo di “assicurare la pace”. Il 24 febbraio, in un nuovo discorso, Putin ha dichiarato di avere autorizzato “un’operazione militare speciale” non solo nel Donbass ma anche nell’est dell’Ucraina. L’invasione russa dell’Ucraina si è presto rivelata ben più ampia e tragica del previsto provocando in tutto il mondo un clima di profonda apprensione.

Qual è stata la reazione dell’Italia e dell’Occidente davanti all’aggressione della Russia all’Ucraina? Da una parte sono esplosi sentimenti di indignazione e di solidarietà per il popolo ucraino. D’altra parte però si è sviluppato un sentimento di simpatia per l’iniziativa di Putin, che ha portato alla creazione di un fronte che definisco “collaborazionista”.

Il termine collaborazionismo indica, nel linguaggio politico, il sostegno ideologico a uno Stato straniero invasore. Questo termine è nato nella Seconda guerra mondiale per indicare la collaborazione con i nazisti nei territori da loro occupati[1]. Il collaborazionismo non è solo un atto di collaborazione: è un’ideologia, esplicita o implicita, che nel caso dell’invasione russa dell’Ucraina merita di essere analizzata in tre diverse espressioni che ha finora assunto.

Meglio sconfitti che morti?

La prima posizione è quella di chi dice, o pensa, che Putin ha assolutamente torto, ma sta vincendo e resistergli porta l’Ucraina e l’Europa a mali maggiori dell’invasione. Secondo il giornalista italiano, Vittorio Feltri, ad esempio “Zelensky è peggio di Putin a cui ha consegnato il suo popolo impreparato affinché ne facesse una carneficina”[2]; il leader ucraino doveva arrendersi e non resistere. Infatti: “Meglio sconfitti che morti”[3].

Dietro lo slogan “Meglio sconfitti che morti” c’è una filosofia di vita, che è quella di chi antepone il proprio interesse particolare ad ogni altra considerazione di ordine superiore. Non esistono valori o beni, per quanto alti, per i quali valga la pena di sacrificarsi e morire. Se bisogna preferire l’invasione russa alla resistenza contro di essa, vuol dire che la vita, una vita materiale, il più possibile tranquilla e lunga è il bene supremo ed essenziale.

E’ questa la filosofia di vita dei pacifisti che negli anni Ottanta, quando i sovietici installavano i loro missili SS.20 contro l’Europa, si opponevano ai missili della Nato, con lo slogan “Meglio rossi che morti”. E’ la filosofia di vita di chi, nel 1939 si chiedeva se fosse giusto “Morire per Danzica”, secondo uno slogan lanciato dal deputato socialista francese Marcel Déat (1894-1955) per sostenere che non valeva la pena rischiare la guerra per difendere la città di Danzica la cui conquista avrebbe esaurito le ambizioni di Hitler[4]. Il socialista Déat fonderà poi un partito di ispirazione nazionalsocialista e rappresenterà un tipico esempio di collaborazionismo.

Se questa è la posizione che bisogna assumere, di fronte ad un aggressore, bisognerebbe cedere alle richieste di Putin, per evitare la morte e le sofferenze di un popolo, anche se dopo l’Ucraina, invadesse i Paesi Baltici e, sotto il ricatto nucleare, una parte dell’Europa occidentale. La logica è questa.

Gli uomini ucraini che non lasciano il loro paese, o vi ritornano per combattere, dopo aver messo al sicuro la propria famiglia in Occidente, esprimono con la loro scelta un’opposta filosofia di vita, abbandonata dall’Europa relativista e senza radici. La filosofia di chi è disposto a sacrificare la vita per amore della propria fede, per amore della libertà e dell’indipendenza della propria patria, per amore al proprio onore e alla propria dignità personale. Il vero progresso, il vero sviluppo nella vita dei popoli è intimamente legato a questo spirito di sacrificio. Da qui nascono i vertici della santità e dell’eroismo.

Putin ha le sue ragioni?

La seconda posizione collaborazionista si può formulare in questi termini: Putin ha sbagliato, ma i torti non sono solo i suoi. Oppure, il che è lo stesso: anche Putin ha le sue ragioni. Quali sono queste ragioni? Per esempio il fatto che, dopo la caduta del Muro di Berlino, l’Occidente avrebbe umiliato la Russia, circondando il suo territorio con le truppe della Nato.

Sembra un discorso ragionevole, ma se vogliamo essere ragionevoli fino in fondo dobbiamo ricordare che la Nato è nata come un sistema difensivo contro le truppe di Varsavia; che la Russia non ha vinto, ma ha perso, la guerra fredda e che la guerra fredda tra le due superpotenze nasce dalla sciagurata pace di Yalta, del febbraio 1945, quando, con il consenso dei governi occidentali, venne sancita la spartizione dell’Europa in due zone di influenza e il comunismo sovietico divenne padrone assoluto dell’Europa orientale.

La pace di Yalta, che ridefinì i confini dell’Europa dopo la Seconda guerra mondiale, fu a sua volta frutto del Trattato di Versailles che addossava alla Germania la responsabilità della Prima guerra mondiale, le imponeva pesanti sanzioni economiche e consegnava alla Polonia il corridoio di Danzica. Dovremmo dire che Hitler aveva le sue ragioni per invadere la Polonia, perché la città di Danzica, non era meno tedesca di quanto non sia russo il Donbass?

Quali che fossero le sue ragioni, Hitler aveva un progetto altrettanto espansionistico che quello di Putin e lo storico di oggi, come l’uomo politico di ieri, non dà ragione a Neville Chamberlain che il 30 settembre 1938 tornò trionfante da Monaco, con in mano una fragile pace, ma a Winston Churchill che disse: “potevate scegliere fra il disonore e la guerra. Avete scelto il disonore e avrete la guerra”.

Putin combatte una guerra giusta?

E’ forse per evitare questa facile obiezione che il collaborazionismo cade in una terza formulazione, più coerente, ma allo stesso tempo più aberrante delle prime due. Molto semplicemente: la guerra di Putin è una guerra giusta. E se è una guerra giusta è ingiusta la resistenza del popolo ucraino e sono ingiuste le sanzioni dell’Occidente alla Russia, perché le sanzioni si applicano a chi ha torto, non a chi ha ragione.

Perché Putin avrebbe ragione? Perché la sua sarebbe una guerra giusta? Non solo perché egli difende l’interesse nazionale del suo Paese, mortificato dall’Occidente, ma perché la sua guerra ha una dimensione etica, come ci assicura la chiesa ortodossa russa, per bocca del Patriarca di Mosca Kiril, il quale ha detto che Putin combatte contro un Occidente depravato che autorizza i Gay Pride. Lo stesso Putin, del resto, si è spesso presentato come difensore della famiglia e dei valori tradizionali abbandonati dall’Occidente. Però, nel discorso al Valdai Club del 22 ottobre 2021, in cui ha attaccato la teoria del gender e la cancel culture, Putin ha ammesso che la Russia ha conosciuto, ben prima dell’Occidente, la degradazione morale che egli ora denuncia. Il 7 dicembre 1917, poche settimane dopo la conquista del potere da parte dei bolscevichi, venne introdotto in Russia il divorzio; l’aborto fu legalizzato nel 1920; era la prima volta nel mondo che ciò avveniva senza alcuna restrizione. Ed è in Russia che venne attuato il passaggio dalla Rivoluzione politica alla Rivoluzione sessuale[5], con l’asilo sperimentale di Vera Schmidt (1889-1937), creato nel 1921 nel centro di Mosca, dove i bambini venivano iniziati alla sessualità precoce[6].

A frenare il divorzio, l’aborto, la Rivoluzione sessuale, non è stato Putin, ma Stalin, nel 1936, quando si rese conto che la sua politica di potenza sarebbe stata pregiudicata dal crollo della moralità in Russia. Putin è su questa linea. Oggi la Russia è un Paese abortista e divorzista, con il più alto tasso di divorzi al mondo, anche se proibisce i Gay Pride. E quali sono i valori tradizionali a cui Putin si ispira? Sono quelli del Patriarcato di Mosca che si appoggia oggi a Putin come ieri si appoggiava a Stalin. Putin, come Stalin, si appoggia a sua volta, al Patriarcato di Mosca. Il Patriarcato di Mosca utilizza la potenza politica per difendere il primato dell’Ortodossia; lo Stato si avvale della Chiesa per consolidare il senso di identità e di patriottismo del popolo russo.

La “missione imperiale” della Russia non corrisponde solo alle ambizioni geopolitiche di Putin, ma anche alla richiesta del Patriarca Kiril, che ha affidato a Putin la missione di realizzare la “Terza Roma” euroasiatica, sulle rovine della seconda Roma cattolica, destinata a sparire come tutto l’Occidente. Può un cattolico accettare questa prospettiva?

Dispiace profondamente che un eminente arcivescovo cattolico, come mons. Carlo Maria Viganò, presenti la guerra di Putin come una guerra giusta per sconfiggere l’Occidente. L’Occidente è il figlio primogenito della Chiesa, oggi sempre più sfigurato dalla Rivoluzione, ma pur sempre primogenito. Un europeo che lo rinnega, con il pretesto di combattere il Nuovo Ordine Mondiale, è come un figlio che ripudia la propria madre[7].

Del resto il Nuovo Ordine Mondiale è una vecchia utopia che è stata sostituita da quella del Nuovo Disordine Mondiale[8]. Vladimir Putin è, come George Soros, un agente del disordine mondiale. Putin come osserva l’analista internazionale Bruno Maçaes, è convinto che il caos sia la fondamentale energia di potere e,” a giusta ragione, egli può essere considerato come il Yaldabaoth, il demiurgo gnostico, Figlio del Caos e capo degli spiriti inferi”[9].

La Chiesa e la caduta dell’Impero romano d’Occidente

Il Nuovo Disordine Mondiale ci ricorda quello vissuto dall’Impero romano d’Occidente sotto l’urto delle invasioni barbariche. Tra le date che sono entrate nella storia, vi è il 31 dicembre 406, quando una massa di popoli germanici attraversò il fiume Reno ghiacciato, e irruppe dentro i confini dell’Impero.

Uno di questi popoli, i Vandali dilagò in Gallia, superò i Pirenei, attraverso lo stretto di Gibilterra, devastò le province dell’Africa romana.

L’Impero romano era immerso nel relativismo e nell’edonismo, come lo è oggi l’Occidente. Uno dei centri di maggior corruzione era Cartagine, la capitale dell’Africa romana, che godeva della reputazione di essere il “paradiso” degli omosessuali. Un autore cristiano coevo, Salviano di Marsiglia (400-451), scrive che “mentre le armi dei barbari sferragliavano attorno alle mura di Cartagine, la comunità cristiana di Cartagine si dava alla pazza gioia nei circhi e si smidollava nei teatri! Fuori delle mura c’era chi veniva sgozzato, all’interno chi fornicava”[10]. I Vandali, invece, come i popoli germanici descritti da Tacito, vivevano “in riservata pudicizia, non corrotti da seduzioni di spettacoli o da eccitamenti conviviali (…). Perché là i vizi non fanno sorridere e il corrompere e l’essere corrotti non si chiama moda”[11].

Che cosa avrebbero dovuto fare i cristiani? Aprire le porte ai Vandali?

A pochi chilometri da Cartagine era la città di Ippona, di cui era vescovo sant’Agostino, che proprio meditando sull’invasione dei barbari compose il suo capolavoro, La Città di Dio. Governatore dell’Africa romana era il conte Bonifacio, un fedele amico di sant’Agostino, definito da Procopio di Cesarea, assieme a Ezio, “l’ultimo vero romano”[12]. Il vescovo di Ippona non incitò alla resa, ma alla resistenza contro i barbari, scrivendo a Bonifacio: “Non si cerca la pace per provocare la guerra, ma si fa la guerra per ottenere la pace. Sii dunque ispirato dalla pace in modo che, vincendo, tu possa condurre al bene della pace coloro che tu sconfiggi”[13].

Bonifacio si trincerò nella cittadella di Ippona assediata dai Vandali. Durante l’assedio, che si protrasse per 14 mesi, sant’Agostino morì, nell’agosto del 430, a settantasei anni. Fu solo quando la sua voce tacque che i Vandali conquistarono la città. La resistenza di Bonifacio permise alle truppe orientali di sbarcare in Africa e di riunire le loro forze a quelle di Bonifacio.

Negli stessi anni altri vescovi incitarono alla resistenza contro i barbari. San Nicasio si fece uccidere nella cattedrale di Reims, sant’Esuperio, vescovo di Tolosa, resisté ai Vandali fino alla sua deportazione, san Lupo difese Troyes di cui era vescovo; sant’Aniano, vescovo di Orléans, organizzò la difesa della sua città contro gli Unni permettendo alle legioni romane di Ezio di raggiungere Attila e sconfiggerlo.

I vescovi cattolici non dissero “Meglio barbari che morti”.

La causa della guerra secondo il messaggio di Fatima

Se vogliamo rimuovere la guerra dobbiamo rimuovere le cause della guerra. E la causa vera e profonda della guerra, della pandemia e della crisi economica che si delinea all’orizzonte, sono i peccati dell’umanità che ha voltato le spalle a Dio e alla sua legge.

Nelle apparizioni di Fatima del 1917 la Madonna aveva detto che l’allontanamento da Dio dei popoli europei conduce al castigo divino della guerra.

“Dio sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace”[14].

Il messaggio di Fatima non è un generico invito alla preghiera e alla penitenza, è innanzitutto l’annuncio di un castigo e del trionfo finale nella storia della misericordia divina.

Giovanni Paolo II ha consacrato la Russia?

C’è chi pensa che la consacrazione alla Russia sia stata già fatta da Giovanni Paolo II quando il 25 marzo 1984, in piazza San Pietro, consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria, con un riferimento “ai popoli di cui tu ti aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento”.

Suor Lucia si disse in un primo tempo insoddisfatta di questa consacrazione in cui non era stata esplicitamente nominata la Russia, ma cambiò successivamente opinione, considerando valido l’atto di Giovanni Paolo II.

L’opinione di suor Lucia è certamente autorevole, ma è in contrasto con le più autorevoli parole della Madonna che ella stessa ci riferisce.

Il 29 agosto 1931, infatti, suor Lucia trasmise al vescovo di Leiria una terribile profezia di Nostro Signore: Essa aveva ricevuto una intima comunicazione secondo cui: “Non hanno voluto accogliere la mia richiesta. Come il re di Francia si pentiranno e lo faranno, ma sarà troppo tardi. La Russia avrà sparso i suoi errori nel mondo provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa. Il Santo Padre dovrà soffrire molto”[15].

Sono passati 38 anni dal 25 marzo 1984. La spettacolare autodissoluzione del regime sovietico senza insurrezioni o rivolte, nel 1991, è sembrata essere, e forse è stata, un risultato parziale di quella consacrazione. Ma la Russia non si è convertita e il comunismo non è morto. Vladimir Putin è un nazional-bolscevico che non ha rinnegato gli errori del comunismo e la Cina è una nazione ufficialmente comunista che il 7 marzo 2022, ha dichiarato che la sua amicizia con la Russia è “solida come una roccia”.

Eppure, anche tra i cattolici, c’è chi considera Putin un Kathéchon, un ostacolo alla realizzazione del Nuovo Ordine Mondiale, uno scudo contro l’anticristo che è l’Occidente, che è la Roma di Pietro. La guerra, si dice, ha prorogato lo stato di emergenza della pandemia e questo non può essere un caso.

Rispondiamo che è vero: il susseguirsi della guerra alla pandemia, con il conseguente regime di emergenza, non può essere un caso, perché il caso non esiste, ma chi regge i fili dell’universo non è il Grande Fratello di Orwell, un dio onnisciente e onnipotente come il dio cattivo degli gnostici. Chi regge l’universo e tutto ordina alla gloria di Dio, è la Divina Provvidenza. Da essa provengono i castighi che oggi flagellano l’umanità impenitente: le epidemie, le guerre e domani, una crisi economica planetaria. Tutto ciò non è propedeutico all’avvento dell’anticristo, ma è la realizzazione della profezia inascoltata di Fatima.

I vescovi ucraini hanno chiesto a papa Francesco di consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Ci uniamo con ardore a questo appello che viene da Kiev sotto le bombe.

La nostra speranza

Nessuna luce di speranza viene da Mosca. Può una luce di speranza venire da Kiev?

A Fatima la Madonna profetizzò la conversione della Russia, ma la conversione è un ritorno alle origini e le origini della Russia risalgono alla conversione di san Vladimiro, principe di Kiev. La Russia di Kiev fu una delle prime nazioni ad entrare nella Cristianità medioevale, prima di passare sotto la dominazione dei mongoli e poi dei principi moscoviti che raccolsero l’eredità antiromana di Bisanzio. Una parte del popolo ucraino mantenne la fede cattolica e nei concili di Firenze (1439) e di Brest (1595) ritrovò la strada di Roma. Pio XII, nell’enciclica Orientales omnes Ecclesias del 23 dicembre 1945, esorta gli ucraini ad essere perseveranti nella loro fedeltà a Roma: “Smascherate gli astuti procedimenti di coloro che promettono agli uomini vantaggi terreni e una maggiore felicità in questa vita, mentre poi perdono le loro anime”, perché “Chi tiene conto della sua vita, la perderà, e chi avrà perduto la vita per amor mio, la troverà” (Mt 10, 37ss).

Nel V secolo i Goti, i Vandali gli Unni invasero l’Impero romano per spartirsene le spoglie. Oggi la Russia, la Cina, la Turchia e il mondo arabo vogliono impadronirsi della pingue eredità dell’Occidente, che considerano, come è stato detto, un “malato terminale”[16].

Qualcuno dirà: dove sei Stilicone che hai resistito ai Goti, dove sei Bonifacio che hai difeso l’Africa dai Vandali, dove sei Ezio che hai sconfitto gli Unni? Dove siete guerrieri cristiani che prendeste le armi per difendere un mondo che moriva?

Rispondiamo che contro il nemico che attacca abbiamo delle armi potenti. Contro la bomba nucleare del peccato, la Madonna ha messo in mano al Papa la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria e ha messo nelle nostre mani il rosario e la devozione ai primi sabati del mese.

Ma soprattutto ha messo nel nostro cuore il desiderio del trionfo del Cuore Immacolato sulle macerie del regime di Putin, del regime comunista cinese, dei regimi islamici e di quelli dell’Occidente corrotto. Solo Lei può farlo; a noi chiede un’incrollabile fiducia che ciò accadrà, perché Lei l’ha infallibilmente promesso. Per questo la nostra resistenza continua.

NOTE:

Cfr. Luigi Cajani, Brunello Mantelli, Una certa Europa: il collaborazionismo con le potenze dell’Asse 1939-1945, Annali della Fondazione Luigi Micheletti, Brescia 1994.
“Libero”, 8 marzo 2021.
“Libero”, 2 marzo 2021.
“L’Œuvre”, 4 maggio 1939.
Cfr. Gregory Carleton, The Sexual Revolution in Russia, University of Pittsburgh Press, Pittsburgh 2005.
Vera Schmidt, Rapporto sull’asilo sperimentale di Mosca, Androeda, Roma 2016.
Julio Loredo La conversione della Russia, in TFP Newsletter, Speciale Ucraina, 3 marzo 2022.
Roberto de Mattei, 1900-2000. Due sogni si succedono: la costruzione, la distruzione, Edizioni Fiducia, Roma 1990.
Bruno Maçães, Is Vladimir Putin preparing for war?, in “New Statesman”, 21 novembre 2021.
Salviano di Marsiglia, De Gubernatione Dei, VI, 67-68.
Tacito, De origine et situ Germanorum (Germania), 18-19.
Procopio di Cesarea, III, 3.14-15.
S. Agostino, Lettera 189 al conte Bonifacio, cit. da Jakub Grygiel, in La Chiesa insegna che la guerra può essere giusta e necessaria, in “Il Foglio”, 18 maggio 2016.
Documentos de Fatima, a cura del padre Antonio Maria Martins S.J., Porto 1976, pp. 218-220.
Documentos, cit., p. 464. Il riferimento è a Luigi XIV che nel 1689 non raccolse la richiesta di Gesù, trasmessagli da santa Margherita Maria Alacoque, di intronizzare solennemente e pubblicamente il Sacro Cuore, consacrando ad esso il suo regno.
Federico Rampini, “Corriere della Sera”, 21 novembre 2021.



Ecco un esempio dell'ignoranza e dell'abisso pregiudiziale in cui si trova la povera De Mari:

Gentile dott.ssa Silvana De Mari
non posso esimermi dal rispondere alle domande che cortesemente mi pone nella sua lettera (qui) dopo il mio intervento sulla guerra russa e il messaggio di Fatima: (CR, La guerra russa e il messaggio di Fatima).
Ho numerato le sue domande, per rendere più chiare le mie risposte.

De Mari
N. 1: “Citando i fatti, parte dal riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk a Febbraio 2022 da parte della Russia. Non sarebbe opportuno risalire almeno al 2014, quando un colpo di stato eterodiretto e finanziato, a quanto affermato da Victoria Nuland, con oltre 5 miliardi di dollari ha instaurato un regime fantoccio in Ucraina ed è cominciata contro quelle due repubbliche una guerra che ha causato oltre 14.000 morti fra i civili?”

De Mattei
Mi sembra che a proposito di questi eventi Lei ripeta la narrazione del Cremlino, dimenticando che il reale colpo di Stato fu quello che tentò il presidente filo-russo dell’Ucraina Viktor Yanukovich (2010-2014), quando, tra il 2013 e il 2014, diede ordine di stroncare con la violenza le manifestazioni dette di Euromaidan dal nome della piazza di Kiev dove si radunarono i manifestanti. Le proteste traevano origine dal rifiuto del presidente Yanukovich di firmare un accordo di associazione e libero scambio tra l’Ucraina e l’Unione Europea. Quando il 18 e il 20 febbraio 2014, i dimostranti marciarono verso il parlamento di Kiev, la polizia e le forze speciali aprirono il fuoco uccidendo quasi 100 persone. Yanukovich fu costretto a fuggire in Russia, da dove chiese l’intervento armato di Mosca. Le truppe russe, che non indossavano uniformi regolari, invasero la penisola di Crimea e la regione del Donbass prendendone il controllo. Fu l’inizio di una guerra civile scatenata dalla Russia, e non dall’Ucraina. Lei sembra attribuire ai separatisti russi le 14.000 vittime del conflitto, ma secondo il documento ufficiale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani questa cifra, riguarda, tra il 14 aprile 2014 e il 31 dicembre 2021, tutte le perdite, civili e militari, subite da entrambe le parti: il governo di Kiev e i separatisti filorussi ( https://ukraine.un.org/sites/default/fi ... 20EN_0.pdf ).
L’intervento propagandistico e militare di Mosca nella crisi è ben superiore a quello che Lei attribuisce alla diplomatica Victoria Nuland, inviata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama per risolvere la crisi, con scarso successo. Per inquadrare questi eventi nella complessa storia dell’Ucraina, Le consiglio la lettura di un equilibrato studio del dott. Giorgio Cella, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore: Storia e geopolitica della crisi ucraina, Carocci, Roma 2021.




"L'aggressore è Putin, ma noi americani abbiamo usato l'Ucraina per destabilizzare la Russia"
Uno dei più celebri analisti americani ripercorre la storia. "Washington si assumi la responsabilità del suo ruolo nella tragedia. Le piazze e la Cia, il figlio di Biden e il Russiagate di Trump..."
Giulio Meotti

https://meotti.substack.com/p/laggresso ... source=url

Dal Tablet pubblico il lungo saggio del saggista Lee Smith, autore del libro “The Strong Horse: Power, Politics, and the Clash of Arab Civilizations”. Un testo che oggi non sarebbe pubblicato da nessun giornale italiano perché non aderisce alla gratificazione manichea dominante.


Il presidente russo Vladimir Putin ha scelto questa guerra, ha detto Joe Biden. Questo è vero, ma anche le élite statunitensi hanno qualcosa a che fare con la scelta distruttiva di Putin, un ruolo che Democratici e Repubblicani sono ansiosi di nascondere con una retorica sul coraggio dell'esercito ucraino. Sì, i soldati ucraini che si oppongono a Putin sono molto coraggiosi, ma sono stati gli americani a metterli in pericolo usando il loro paese come un’arma, prima contro la Russia e poi l'uno contro l'altro, con poca considerazione per il popolo ucraino che ora sta pagando il prezzo della follia americana.

Non è un'espressione di sostegno alle azioni grottesche di Putin cercare di capire perché gli sembrava opportuno rischiare centinaia di miliardi di dollari, la vita di migliaia di suoi militari e la stabilità del suo stesso regime per invadere un vicino. Dopotutto, la reputazione di Putin fino a questo momento è sempre stata quella di un ex uomo del KGB scaltro che ha evitato le scommesse ad alto rischio a favore di scelte sicure, come entrare in Siria. Allora perché qui ha adottato esattamente la strategia opposta e scelto la strada del confronto aperto ad alto rischio con la superpotenza americana?

Sì, Putin vuole impedire alla NATO di espandersi al confine con la Russia. Ma la risposta più ampia è che considera le relazioni del governo degli Stati Uniti con l'Ucraina davvero minacciose. Questo perché per quasi due decenni, l'establishment della sicurezza nazionale degli Stati Uniti sotto l'amministrazione sia democratica che repubblicana ha utilizzato l'Ucraina come strumento per destabilizzare la Russia e in particolare per prendere di mira Putin.

Mentre la tempistica dell'attacco di Putin all'Ucraina è senza dubbio collegata a una varietà di fattori, tra cui la lettura del dittatore russo sulla politica interna degli Stati Uniti e le preferenze del suo sponsor a Pechino, la sensazione che l'Ucraina rappresenti una minaccia significativa per la Russia non è un prodotto della paranoia di Putin o di un improvviso desiderio di ripristinare il potere e il prestigio dell'Unione Sovietica, per quanto Putin possa desiderare che ciò accada. Piuttosto, è una minaccia geopolitica che è diventata sempre più pressante ed è stata impiegata con incoscienza sia dagli americani che dagli ucraini negli ultimi dieci anni.

Che l'Ucraina si sia lasciata usare come una pedina contro un potente vicino è in parte colpa della classe politica sconsiderata e corrotta di Kiev. Ma l'Ucraina non è una superpotenza che deve una guida giudiziosa agli alleati e agli stati clienti: questo è il ruolo degli Stati Uniti. E in quel ruolo, gli Stati Uniti hanno illuso l'Ucraina. Più in generale, l'uso dell'Ucraina come pungolo contro i nemici interni ed esterni ha sconsideratamente danneggiato la fallimentare ma necessaria architettura di sicurezza europea che l'America ha impiegato 75 anni a costruire.

Perché l'establishment della sicurezza americano non può assumersi la responsabilità del suo ruolo nella tragedia che si sta svolgendo in Ucraina? Perché discutere apertamente della responsabilità americana significherebbe esporre il ruolo dell'establishment della sicurezza nazionale in due distinti e distruttivi colpi di stato: il primo, nel 2014, contro il governo ucraino, e il secondo, due anni dopo, contro il governo degli Stati Uniti.

Nell'ultimo anno ci sono stati due tentativi di colpo di stato “pro-democrazia” negli stati filo-Cremlino ai confini con la Russia: Bielorussia e Kazakistan. Entrambe le cosiddette "rivoluzioni colorate" sono fallite, ma l'Ucraina rappresenta una preoccupazione molto più pressante, soprattutto data la spinta del paese per l'adesione alla NATO, che funzionari di Biden come il Segretario di Stato Antony Blinken hanno pubblicamente incoraggiato lo scorso anno senza alcuna intenzione o possibilità di effettivamente rendendolo possibile. Eppure, invece di costringere gli Stati Uniti a ripensare alla saggezza di piantare la bandiera della NATO al confine con la Russia, la crescente retorica e i movimenti delle truppe di Putin hanno solo fatto scavare più a fondo il team di Biden.

La Casa Bianca e gli esperti di politica estera degli Stati Uniti di entrambe le parti sono uniti nel sostenere che l'Ucraina è un alleato degli Stati Uniti, una democrazia e un faro di libertà, che sono senza dubbio belle parole da sentire quando sei stato lasciato a combattere Putin sul tuo campo. Ma per capire cos'è veramente l'Ucraina, dobbiamo iniziare da dove inizia tutta la geopolitica: guardando una mappa.

L'Ucraina è situata tra due maggiori potenze, la Russia e l'Unione Europea. Ciò rende l'Ucraina uno stato cuscinetto. La logica geopolitica impone che gli stati cuscinetto coltivino e mantengano rapporti cordiali con i maggiori poteri che li circondano, a meno che non vogliano essere inghiottiti da uno di quei poteri. Questo perché schierarsi con un grande potere contro un altro spesso porta alla catastrofe. Il profeta Isaia avvertì gli ebrei di non schierarsi con il faraone nel conflitto con i babilonesi. Isaia aveva ragione: gli ebrei scommisero male e furono trascinati in esilio.

Oggi Israele non è più uno stato cuscinetto; piuttosto, è una potenza regionale. Ma la geografia non è cambiata, il che significa che Israele è ancora un piccolo paese circondato da entità più grandi, come la Turchia e l'Iran. Quindi, come ha fatto lo stato ebraico a trascendere lo status di stato cuscinetto? Perché ha acquisito un grande arsenale nucleare con capacità di trasporto aereo, terrestre e marittimo - la decantata triade nucleare - che lo rende immune al primo attacco del nemico e garantisce, comunque, per il momento, che Israele non è più terreno per gli imperi. Al contrario, l'Ucraina ha rinunciato al suo arsenale nucleare nel 1994 in cambio delle garanzie di sicurezza degli Stati Uniti nel caso in cui i suoi vicini, in particolare la Russia, fossero diventati ostili.

Che tipo di strategia impone che uno stato consegni la sua sicurezza nei confronti degli attori locali a un paese dall'altra parte del mondo? Nessuna. L'Ucraina non è stata in grado di trascendere la sua geografia come stato cuscinetto e, peggio ancora, uno stato cuscinetto che non è riuscito a prendere sul serio la propria esistenza, il che significava che avrebbe continuato a fare scommesse pessime. Nel 2013, l'Unione Europea ha offerto a Kiev un accordo commerciale, che molti hanno frainteso come un probabile preludio all'adesione all'UE. I giovani ucraini desiderano fortemente entrare nell'UE, perché vogliono l'accesso all'Europa per poter fuggire dall'Ucraina, che rimane uno dei paesi più poveri del continente.

L'accordo commerciale era un progetto dell'UE mal concepito per sparare a Putin con quello che sembrava poco rischioso. L'idea era di inondare il mercato ucraino, e quindi il mercato russo, con merci europee, che avrebbero danneggiato l'economia russa, portando, immaginavano gli artefici di questo piano, a un malcontento popolare che avrebbe costretto lo stesso Putin a lasciare. Putin ha comprensibilmente visto questo stratagemma come una minaccia alla stabilità del suo paese e alla sua sicurezza personale, quindi ha dato al presidente ucraino Viktor Yanukovich un ultimatum: rifiutare l'accordo e accettare il pacchetto di aiuti di Mosca da 15 miliardi al suo posto, o subire misure economiche paralizzanti.

Quando Yanukovich ha rinnegato l'accordo con l'UE, l'amministrazione Obama ha contribuito a organizzare manifestazioni di strada per quella che è diventata l'operazione di cambio di regime più esperta di tecnologia e guidata dalle pubbliche relazioni della storia, commercializzata al pubblico globale in vari modi come Maidan, EuroMaidan, la Rivoluzione della dignità, ecc. Nel febbraio 2014, le proteste hanno costretto Yanukovich all'esilio a Mosca. Di conseguenza, Victoria Nuland e altri funzionari dell'amministrazione Obama hanno lavorato per riunire un nuovo governo ucraino amico degli Stati Uniti e ostile alla Russia.

Alla fine di febbraio, i russi hanno risposto al colpo di stato morbido americano in Ucraina invadendo la Crimea, annettendola e creando il caos nell'Ucraina orientale. L'amministrazione Obama ha rifiutato di armare il governo ucraino. Era giusto evitare il conflitto con Mosca, anche se, lasciando Kiev indifesa, ha dimostrato che la Casa Bianca non aveva mai escogitato tutti i possibili scenari che potrebbero derivare dall'avvio di uno stato cliente sulla strada del conflitto con una grande potenza. Invece, Obama e gli europei hanno messo in luce il loro micidiale errore di calcolo imponendo sanzioni a Mosca per aver approfittato delle condizioni che Obama e gli europei avevano creato.

Nell'aprile 2014, il direttore della CIA John Brennan ha visitato Kiev, sembrando confermare il ruolo dell'agenzia nel colpo di stato. Poco dopo è arrivato il vicepresidente Biden, che ha fatto il giro della vittoria. Naturalmente, un'importante compagnia energetica ucraina, Burisma, che era allora indagata per corruzione, assunse il figlio di Biden Hunter per la protezione.

Legandosi a un'amministrazione americana che si era mostrata sconsiderata e pericolosa, gli ucraini hanno commesso un errore geopolitico che gli statisti studieranno negli anni a venire: uno stato cuscinetto aveva scommesso il suo futuro su una potenza lontana che lo aveva semplicemente visto come un strumento per infastidire il suo potente vicino. La Russia ha quindi tagliato a metà la regione del Donbas al suo confine e ha sottoposto l'Ucraina a una guerra schiacciante, durata otto anni, intesa in gran parte a sottolineare la capacità russa e l'impotenza ucraina e americana.

L'Ucraina ha poi peggiorato ulteriormente la situazione. Quando le stesse persone che li avevano lasciati in preda a Putin hanno chiesto loro di schierarsi in un conflitto politico interno americano, gli ucraini hanno accettato con entusiasmo, invece di correre nella direzione opposta.

Nel 2016, la campagna di Hillary Clinton ha invitato funzionari e attivisti ucraini a prestare un po' di autenticità slava alla sua narrativa di collusione con la Russia contro Donald Trump. In effetti, la trama centrale del ‘Russiagate’ riguardava l'Ucraina. Sì, Trump sarebbe stato compromesso da un sex tape girato a Mosca, ma la ragione apparente di Putin per aiutare Trump a vincere la presidenza era convincerlo a far cadere le sanzioni all'Ucraina. C'era un'altra possibilità per l'Ucraina di attaccarsi a Putin e ottenere il favore di quello che immaginava sarebbe stato il partito vincente alle elezioni americane.

Con Brennan della CIA e una miriade di alti funzionari dell'FBI e del Dipartimento di Giustizia che spingono il Russiagate sulla stampa - conducendo una campagna di spionaggio illegale contro la squadra di Trump - le figure politiche ucraine si unirono volentieri. I partecipanti includevano l'ambasciatore di Kiev a Washington e un membro del Parlamento ucraino che avrebbe contribuito al dossier. La narrativa della collusione è stata rafforzata anche da agenti ucraini americani, come Alexandra Chalupa, legata al complesso delle ong del Partito Democratico. L'idea che questo gioco possa avere conseguenze sulle relazioni dell'Ucraina con il suo vicino più potente non sembra essere entrata nella testa né degli incapaci ucraini né degli agenti politici americani che li hanno cinicamente usati.

Naturalmente, l'Ucraina non è stato l'unico stato cliente americano a impegnarsi nel gioco politico interno. Presentandosi davanti al Congresso degli Stati Uniti per discutere contro l'accordo nucleare di Obama con l'Iran, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è schierato con i repubblicani contro un presidente americano in carica, il che sembra un potenziale passo falso ancora più grande.

Tuttavia, le differenze tra le due situazioni sono ancora più evidenti. L'accordo con l'Iran ha toccato un interesse nazionale israeliano centrale. In qualità di alleato degli Stati Uniti, Israele stava sfidando la saggezza di consegnare armi nucleari al suo principale concorrente e rivale regionale (e americano). Al contrario, l'Ucraina non aveva alcun motivo esistenziale o geopolitico per partecipare all'operazione anti-Trump, il che le ha permesso nella migliore delle ipotesi di ingraziarsi una parte dell'establishment DC mentre faceva arrabbiare quella che si è rivelata la parte vincitrice. Il Russiagate era il tipo di progetto di vanità che uno stato cuscinetto con un Pil in caduta libera e un esercito equipaggiato con armi sovietiche vecchie 40 anni in un'area del mondo rischiosa non può permettersi, specialmente uno che mancava di un arsenale nucleare.

E quello era solo l'inizio. Proprio mentre il Russiagate sembrava volgere al termine nel luglio 2019, i funzionari della sicurezza nazionale degli Stati Uniti hanno iniettato un'altra narrativa relativa all'Ucraina nella sfera pubblica per prendere di mira il presidente americano. Questo sembra essere stato avviato dal funzionario ucraino americano della Casa Bianca Alexander Vindman e dal suo collega Eric Ciaramella, un analista della CIA che era stato l'uomo di punta del vicepresidente Biden sull'Ucraina durante l'amministrazione Obama. Quando Vindman ha detto a Ciaramella di una telefonata in cui Trump aveva chiesto informazioni al presidente ucraino in merito alle accuse sulle attività corrotte della famiglia Biden a Kiev, hanno chiesto aiuto ai servizi di intelligence statunitensi, al Dipartimento di Stato, al Pentagono, ai funzionari del Partito Democratico e alla stampa.

Al fine di coprire ciò che Biden e forse altri alti funzionari di Obama avevano fatto in Ucraina, un Congresso democratico ha messo sotto accusa Trump per aver cercato di capire cosa avevano fatto i politici americani in Ucraina nell'ultimo decennio. Quanto agli ucraini, si sono messi di nuovo in mezzo, quando avrebbero dovuto restare a casa.

Il risultato finale era che gli ucraini avevano aiutato un presidente americano che, a differenza di Obama, ha dato loro le armi per difendersi dai russi. Più seriamente, hanno rafforzato il punto di vista di Putin secondo cui, in collaborazione con i Democratici, l'Ucraina non comprendeva il suo vero posto nel mondo come stato cuscinetto e avrebbe continuato a consentire a se stessa di essere utilizzata come strumento dai politici il cui narcisismo e l’imprudenza li rendeva particolarmente inclini a pericolosi errori di calcolo. La vittoria alle elezioni del 2020 di Biden, un uomo la cui famiglia era stata pagata dagli ucraini per proteggerli, può aver fatto ben poco per placare la sensazione di Putin secondo cui l'Ucraina doveva essere messa al suo posto prima che fosse usata ancora una volta come arma contro di lui.

Dal punto di vista dell'establishment della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, la vittoria di Biden su Trump ha segnalato che le sue azioni in Ucraina sarebbero rimaste nascoste. Finché i media continuavano ad abbaiare che il 45esimo presidente degli Stati Uniti è il tirapiedi di Putin, nessuno sarebbe ritenuto responsabile di nulla. Tranne che, a quanto pare, gli agenti politici di Washington non sono le uniche persone che possono fare la storia. Può farlo anche Putin. E il popolo ucraino ne uscirà molto peggio.



Alberto Pento
Beh, mi pare che la geopolitica occidentale e specialmente USA contro la Russia di Putin schierata con il male della terra da sempre, sia stata più che giusta.
Non si può certo accusare gli USA di aver indotto e costretto la Russia ad allearsi con il male per indebolirla, perché la Russia in quanto imperialista, totalitaria, antidemocratica, illiberale, antioccidentale, antiUSA da sempre, antisemita e antisraeliana da sempre (la stesura dei falsi Protocolli dei Savi di Sion, invenzione del Popolo palestinese, l'organizazzione del terrorismo palestinese, all'ONU schierata sempre contro Israele, alleata dell'Iran che vuole distruggere Israele), è sempre stata dalla parte del male: dittature comuniste e dittature nazi maomettane, Cina, Corea del Nord, Venezuela di Maduro, Cuba, Iran nazi maomettano, Siria, ... .
Quindi era un dovere dell'Occidente e degli USA mantenere alte le difese contro questa fonte planetaria del male.
Il grande errore geopolitico fatto dall'Occidente non è stato a danno della Russia ma dell'Ucraina e dell'Occidente stesso per l'imprevidenza di non aver accettato l'Ucraina nella UE e nella NATO quando era il momento, prima che la potenza maligna russa potesse riaversi falla fine dell'URSS.
Tra le due potenze lo stato cuscinetto ha senso unicamente se le due potenze sono più o meno similmente civili seppur in competizione tra loro, ma quando le potenze sono molto diverse e una è più incline al male e alla distruzione dell'altra, allora lo stato cuscinetto non ha alcun senso e rischia sempre di essere fagocitato dal male.
L'errore è stato quello di abbassare la guardia e di aver considerato con occhio benevolo la Russia di Putin come non fosse più una fonte di male.




Cameriere, badanti, amanti e surrogate
Giulio Meotti
26 febbraio 2022

https://meotti.substack.com/p/cameriere ... source=url

“Cameriere, badanti e amanti”. Così Lucia Annunziata e Antonio Di Bella, due pezzi da novanta del giornalismo (di sinistra) in Italia, hanno definito le donne ucraine durante una diretta tv, senza sapere che il microfono era aperto. Alla lista andrà ora aggiunto “surrogate”.

Il 21 e 22 maggio, Milano per la prima volta ospiterà “Un sogno chiamato bebè”, la versione italiana del salone “Désir d'enfant” di Parigi sull'utero in affitto. Si tratta dell’esordio in Italia delle pance a noleggio. E quando si parla di maternità surrogata, in Europa si parla soltanto di donne ucraine. L’unico paese che consente la commercializzazione di uteri, ovociti e altro “materiale biologico”. “Nel settore della maternità surrogata la crisi ha messo in luce le profonde differenze e le disuguaglianze tra le povere donne ucraine che portano i bambini - e di solito vengono pagate tra i 12.000 e i 18.000 euro - e ricchi genitori biologici all'estero”, scriveva ieri il Sunday Times. “In Ucraina è più facile trovare una donna per una gravidanza surrogata che un tavolo libero in un ristorante di Kiev”, ha detto Albert Mann, direttore della clinica BioTexCom di Kiev, la più nota dell’Ucraina, a cui si sono rivolti centinaia e centinaia di italiani e che parteciperà alla fiera di Milano.

Dunque, noi italiani abbiamo così a cuore la sorte delle donne ucraine che consentiamo che si celebri la loro schiavitù in nome dei “nuovi diritti riproduttivi”. Racconta Marianne che all’ultima fiera di Parigi “l'agenzia ucraina IVMED Fertility promette una surrogata molto più conveniente, a 39.000 euro. A cui andranno eventualmente aggiunti 2.000 euro di risarcimento per la madre surrogata in caso di nascita di gemelli, e 1.500 di risarcimento ‘in caso di perdita di organi’”.

Uno studio del Journal of public and international affairs di Princeton spiega che l’Ucraina ha in mano un quarto del business mondiale della surrogata.

Il Guardian ha raccontato una storia esemplare. “Proteggono solo i figli dei committenti, di noi a loro non importa nulla”, ha detto la surrogata ucraina Tetiana Shulzhynska. Aveva bisogno di soldi, per i due figli e per ripagare un debito. La Biotexcom, che sarà alla fiera di Milano, le trova una coppia italiana committente. Quattro embrioni, quattro bambini, avevano iniziato a vivere nel ventre di Tetiana. La coppia italiana però ne aveva ordinato uno, così la clinica asportò chirurgicamente gli embrioni in eccesso. Tetiana dà alla luce una bambina in cambio di 9.000 euro. Sette mesi dopo torna in ospedale con dolori addominali: cancro alla cervice uterina. I medici, spiegò al Guardian, dovevano amputarle una gamba.
Manifestazione a Parigi contro la fiera del bambino in vendita

Ma la preoccupazione del sindaco di Milano Beppe Sala in queste ore è un’altra.

La Scala ha avuto Claudio Abbado, che suonò per il compleanno di Fidel Castro nel bunker del Consiglio di stato dell’Avana. Il “comandante” celebrò i 73 anni assieme al direttore italiano, commuovendosi quando i fiati dell’orchestra gli improvvisarono un allegro – con variazioni – “Happy birthday to you”. Musica e politica alla Scala di Milano hanno sempre trovato casa (Maurizio Pollini suonava per i Vietcong). Ora Beppe Sala vuole che il più grande direttore d’orchestra del mondo, il russo Valery Gergiev, abiuri l’amicizia con Vladimir Putin o se ne vada dalla Scala. Non importa che Gergiev sia l’erede di Herbert von Karajan. A una première della “Iolanta” di Caikovskij al Metropolitan, tempio newyorchese della musica, il direttore russo è stato accolto al grido di “Gergiev è un omofobo”. “In Russia facciamo tutto il possibile per proteggere i bambini”, aveva detto Gergiev a difesa della legge di Putin contro le adozioni alle coppie omosessuali.
Un vero cattivone, l’osseta Gergiev che ha suonato Bach fra le rovine di Palmira strappate dai russi all’Isis. Non come noi progressisti che consentiamo che a Milano, la città più tollerante d’Italia, si organizzino i “mercati della carne” ucraina, come li ha definiti la filosofa femminista francese Sylviane Agacinski.
Inorridiamo giustamente per la guerra che mette in fuga i bambini e le madri ucraine. Consideriamo un “progresso” una ideologia e una pratica così violenta da mettere un codice a barre sui loro uteri e i loro bebé.

Alberto Pento
A me pare che Meotti in altre recenti occasioni abbia demenzialmente preso le difese dell'idolatra e falso cristiano nazifascista Putin (uccisore di cristiani ucraini) e abbia dimostrato poca empatia per la povera Ucraina vittima della sua aggressione, che secondo Meotti però avrebbe delle responsabilità che giustificherebbero l'azione di Putin.

Ma in questo articolo di Meotti sulle povere donne ucraine, credo che abbia prevalso non tanto il filoputinismo ma il suo integralismo cattolico in fatto di maternità surrogata e che si sia fatto prendere la mano dimenticando la contingenza diventando indelicatemente offensivo e dando l'impressione di essersi allineato ai demenziali Lucia Annunziata e Antonio Di Bella.

Però una critica a Meotti sul suo integralismo cristiano cattolico romano gliela si potrebbe fare relativamente al fatto che il suo eroe Putin (e genio del male per Trump) ha aggredito i poveri ucraini già in miseria costringendo le loro donne alla "prostituzione" del loro ventre per sopravvivere.
Meotti ha dimostrato di essere a sua volta un cattivo cristiano e di avere poca carità cristiana e nessuna compassione umana per queste povere donne.
L'umanità cristiana di Meotti non mi pare affatto migliore di quella di Bergoglio che lui critica aspramente.



CONGEDO
Niram Ferretti
26 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Mi dispiace doverlo dire pubblicamente, ma si è superato il limite del tollerabile. Lo ha superato Giulio Meotti, di cui ho avuto sempre stima per la sua indefessa difesa di Israele, per il contributo di valore che ha saputo dare in questo campo, ma la narrativa che sta proponendo da giorni sulla sua bacheca, in cui non so con quale intenzionalità o consapevolezza presenta l'Ucraina come uno Stato Untermensch, mi dispiace, non la posso più tollerare. Il suo ultimo post in cui scrive testualmente:
"Cameriere, badanti, amanti e surrogate. Alla lista orrenda stilata in diretta tv da Annunziata e Di Bella va aggiunta la fiera a Milano delle pance a noleggio (in Europa sono tutte donne ucraine). Ma per Beppe Sala la schiavitù delle surrogate è un progresso, mentre vuole bandire dalla Scala il grande musicista russo Gergiev (Claudio Abbado che suonava per il compleanno di Fidel Castro andava bene...)" è un invito al disprezzo e al dileggio.
La critica legittima al parto surrogato non può condurre alla messa alla berlina delle donne ucraine, a una sorta di Lettera scarlatta da appiccicargli addosso come fossero delle ree. Non sarà un progresso, ma nemmeno un orrore abominevole.
Così si ripropone Salem. Siamo agli Auto da fè e si porta solo acqua al mulino di un criminale russo che molti ottenebrati vedono come il ristoratore dell'ordine e della civiltà, la giusta purga per il nostro occidente "dissoluto".
Dunque, mi congedo da Giulio Meotti, e lo faccio con sincero dispiacere, augurandogi buona vita e soprattutto che possa uscire da questo offuscamento di cui è preda.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:23 pm

"Atto di stupidità". "Frasi da evitare": arrivano le scuse di Annunziata e Di Bella
Marco Leardi
25 Febbraio

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1645810834

Dopo l'imbarazzante fuori onda sugli ucraini al Tg3, i due giornalisti fanno pubblica ammenda. "Un atto di estrema stupidità, me ne scuso", scrive Lucia Annunziata. Di Bella: "Frasi da non pronunciare"
"Atto di stupidità". "Frasi da evitare": arrivano le scuse di Annunziata e Di Bella

Dopo la gaffe, sono arrivate le scuse. Inevitabili, a maggior ragione in questo momento. Aveva suscitato clamore e indignazione il fuori onda consumatosi ieri durante lo speciale Tg3 sulla guerra in Ucraina: in diretta, mentre stava intervenendo il segretario Pd, si erano uditi in sottofondo commenti imbarazzanti riferiti ai cittadini ucraini nel nostro Paese. "Cameriere e badanti", si era lasciata scappare una voce attribuita poi a Lucia Annunziata. "E amanti", aveva aggiunto Antonio Di Bella, credendo anch'egli di non essere sentito. Il filmato, rimbalzato in rete, aveva scatenato la bufera sui due giornalisti, i quali all'indomani dell'episodio non hanno potuto fare altro che scusarsi.

La prima a fare pubblica ammenda è stata Lucia Annunziata. In una lettera aperta rilanciata dall'Ansa, la conduttrice Rai ha affermato: "Ieri nel corso dello speciale Tg3 ho criticato una certa retorica consolatoria che circola in merito a un supposto successo della integrazione della comunità ucraina in Italia, dicendo 'migliaia di camerieri, cameriere e badanti'. Frasi che al di là del contesto e delle intenzioni sono suonate inopportune, offensive, e soprattutto un atto di estrema stupidità". Nella sua nota, la giornalista ha definito l'accaduto "un inciampo che un conduttore dovrebbe sempre saper evitare". Poi ha aggiunto: "Me ne scuso, sinceramente. Il lavoro che come trasmissione stiamo facendo da tempo con cura e precisione sulla crisi spero dimostri quanto il nostro impegno nei confronti dell’Ucraina e dei suoi cittadini sia senza alcuna ambiguità al loro fianco".

Allo stesso modo, anche il giornalista Antonio Di Bella, recentemente nominato responsabile del daytime Rai, ha ammesso il proprio errore. "Rilevo dai social che alcuni miei commenti in studio 'fuori onda' nello speciale Tg3 sulla guerra possono avere offeso la comunità ucraina in Italia e in particolare la sua componente femminile. Erano frasi da non pronunciare. Me ne rammarico e chiedo scusa alle donne e agli uomini della comunità ucraina in Italia", ha osservato l'ex direttore di Rai3 e RaiNews.

Le scuse dei due giornalisti hanno così messo una necessaria pezza all'accaduto, ma - almeno per ora - non hanno arginato le critiche social di quanti avevano da subito trovato inopportune quelle considerazioni.


Alberto Pento
Questi due vergognosi giornalisti non solo hanno offeso gli ucraini ma anche noi italiani di buona volontà consapevoli del grande aiuto che ci danno le badanti ucraine che sono tra le migliori e più umane e tra l'altro anche belle donne, mediamente più belle dell'Annunziata.
Invito tutti coloro che hanno a paga delle badanti ucraine di dar loro un aumento/regalo mensile fuori busta per aiutare l'Ucraina.



"L'aggressore è Putin, ma noi americani abbiamo usato l'Ucraina per destabilizzare la Russia"
Uno dei più celebri analisti americani ripercorre la storia. "Washington si assumi la responsabilità del suo ruolo nella tragedia. Le piazze e la Cia, il figlio di Biden e il Russiagate di Trump..."
Giulio Meotti

https://meotti.substack.com/p/laggresso ... source=url

Dal Tablet pubblico il lungo saggio del saggista Lee Smith, autore del libro “The Strong Horse: Power, Politics, and the Clash of Arab Civilizations”. Un testo che oggi non sarebbe pubblicato da nessun giornale italiano perché non aderisce alla gratificazione manichea dominante.


Il presidente russo Vladimir Putin ha scelto questa guerra, ha detto Joe Biden. Questo è vero, ma anche le élite statunitensi hanno qualcosa a che fare con la scelta distruttiva di Putin, un ruolo che Democratici e Repubblicani sono ansiosi di nascondere con una retorica sul coraggio dell'esercito ucraino. Sì, i soldati ucraini che si oppongono a Putin sono molto coraggiosi, ma sono stati gli americani a metterli in pericolo usando il loro paese come un’arma, prima contro la Russia e poi l'uno contro l'altro, con poca considerazione per il popolo ucraino che ora sta pagando il prezzo della follia americana.

Non è un'espressione di sostegno alle azioni grottesche di Putin cercare di capire perché gli sembrava opportuno rischiare centinaia di miliardi di dollari, la vita di migliaia di suoi militari e la stabilità del suo stesso regime per invadere un vicino. Dopotutto, la reputazione di Putin fino a questo momento è sempre stata quella di un ex uomo del KGB scaltro che ha evitato le scommesse ad alto rischio a favore di scelte sicure, come entrare in Siria. Allora perché qui ha adottato esattamente la strategia opposta e scelto la strada del confronto aperto ad alto rischio con la superpotenza americana?

Sì, Putin vuole impedire alla NATO di espandersi al confine con la Russia. Ma la risposta più ampia è che considera le relazioni del governo degli Stati Uniti con l'Ucraina davvero minacciose. Questo perché per quasi due decenni, l'establishment della sicurezza nazionale degli Stati Uniti sotto l'amministrazione sia democratica che repubblicana ha utilizzato l'Ucraina come strumento per destabilizzare la Russia e in particolare per prendere di mira Putin.

Mentre la tempistica dell'attacco di Putin all'Ucraina è senza dubbio collegata a una varietà di fattori, tra cui la lettura del dittatore russo sulla politica interna degli Stati Uniti e le preferenze del suo sponsor a Pechino, la sensazione che l'Ucraina rappresenti una minaccia significativa per la Russia non è un prodotto della paranoia di Putin o di un improvviso desiderio di ripristinare il potere e il prestigio dell'Unione Sovietica, per quanto Putin possa desiderare che ciò accada. Piuttosto, è una minaccia geopolitica che è diventata sempre più pressante ed è stata impiegata con incoscienza sia dagli americani che dagli ucraini negli ultimi dieci anni.

Che l'Ucraina si sia lasciata usare come una pedina contro un potente vicino è in parte colpa della classe politica sconsiderata e corrotta di Kiev. Ma l'Ucraina non è una superpotenza che deve una guida giudiziosa agli alleati e agli stati clienti: questo è il ruolo degli Stati Uniti. E in quel ruolo, gli Stati Uniti hanno illuso l'Ucraina. Più in generale, l'uso dell'Ucraina come pungolo contro i nemici interni ed esterni ha sconsideratamente danneggiato la fallimentare ma necessaria architettura di sicurezza europea che l'America ha impiegato 75 anni a costruire.

Perché l'establishment della sicurezza americano non può assumersi la responsabilità del suo ruolo nella tragedia che si sta svolgendo in Ucraina? Perché discutere apertamente della responsabilità americana significherebbe esporre il ruolo dell'establishment della sicurezza nazionale in due distinti e distruttivi colpi di stato: il primo, nel 2014, contro il governo ucraino, e il secondo, due anni dopo, contro il governo degli Stati Uniti.

Nell'ultimo anno ci sono stati due tentativi di colpo di stato “pro-democrazia” negli stati filo-Cremlino ai confini con la Russia: Bielorussia e Kazakistan. Entrambe le cosiddette "rivoluzioni colorate" sono fallite, ma l'Ucraina rappresenta una preoccupazione molto più pressante, soprattutto data la spinta del paese per l'adesione alla NATO, che funzionari di Biden come il Segretario di Stato Antony Blinken hanno pubblicamente incoraggiato lo scorso anno senza alcuna intenzione o possibilità di effettivamente rendendolo possibile. Eppure, invece di costringere gli Stati Uniti a ripensare alla saggezza di piantare la bandiera della NATO al confine con la Russia, la crescente retorica e i movimenti delle truppe di Putin hanno solo fatto scavare più a fondo il team di Biden.

La Casa Bianca e gli esperti di politica estera degli Stati Uniti di entrambe le parti sono uniti nel sostenere che l'Ucraina è un alleato degli Stati Uniti, una democrazia e un faro di libertà, che sono senza dubbio belle parole da sentire quando sei stato lasciato a combattere Putin sul tuo campo. Ma per capire cos'è veramente l'Ucraina, dobbiamo iniziare da dove inizia tutta la geopolitica: guardando una mappa.

L'Ucraina è situata tra due maggiori potenze, la Russia e l'Unione Europea. Ciò rende l'Ucraina uno stato cuscinetto. La logica geopolitica impone che gli stati cuscinetto coltivino e mantengano rapporti cordiali con i maggiori poteri che li circondano, a meno che non vogliano essere inghiottiti da uno di quei poteri. Questo perché schierarsi con un grande potere contro un altro spesso porta alla catastrofe. Il profeta Isaia avvertì gli ebrei di non schierarsi con il faraone nel conflitto con i babilonesi. Isaia aveva ragione: gli ebrei scommisero male e furono trascinati in esilio.

Oggi Israele non è più uno stato cuscinetto; piuttosto, è una potenza regionale. Ma la geografia non è cambiata, il che significa che Israele è ancora un piccolo paese circondato da entità più grandi, come la Turchia e l'Iran. Quindi, come ha fatto lo stato ebraico a trascendere lo status di stato cuscinetto? Perché ha acquisito un grande arsenale nucleare con capacità di trasporto aereo, terrestre e marittimo - la decantata triade nucleare - che lo rende immune al primo attacco del nemico e garantisce, comunque, per il momento, che Israele non è più terreno per gli imperi. Al contrario, l'Ucraina ha rinunciato al suo arsenale nucleare nel 1994 in cambio delle garanzie di sicurezza degli Stati Uniti nel caso in cui i suoi vicini, in particolare la Russia, fossero diventati ostili.

Che tipo di strategia impone che uno stato consegni la sua sicurezza nei confronti degli attori locali a un paese dall'altra parte del mondo? Nessuna. L'Ucraina non è stata in grado di trascendere la sua geografia come stato cuscinetto e, peggio ancora, uno stato cuscinetto che non è riuscito a prendere sul serio la propria esistenza, il che significava che avrebbe continuato a fare scommesse pessime. Nel 2013, l'Unione Europea ha offerto a Kiev un accordo commerciale, che molti hanno frainteso come un probabile preludio all'adesione all'UE. I giovani ucraini desiderano fortemente entrare nell'UE, perché vogliono l'accesso all'Europa per poter fuggire dall'Ucraina, che rimane uno dei paesi più poveri del continente.

L'accordo commerciale era un progetto dell'UE mal concepito per sparare a Putin con quello che sembrava poco rischioso. L'idea era di inondare il mercato ucraino, e quindi il mercato russo, con merci europee, che avrebbero danneggiato l'economia russa, portando, immaginavano gli artefici di questo piano, a un malcontento popolare che avrebbe costretto lo stesso Putin a lasciare. Putin ha comprensibilmente visto questo stratagemma come una minaccia alla stabilità del suo paese e alla sua sicurezza personale, quindi ha dato al presidente ucraino Viktor Yanukovich un ultimatum: rifiutare l'accordo e accettare il pacchetto di aiuti di Mosca da 15 miliardi al suo posto, o subire misure economiche paralizzanti.

Quando Yanukovich ha rinnegato l'accordo con l'UE, l'amministrazione Obama ha contribuito a organizzare manifestazioni di strada per quella che è diventata l'operazione di cambio di regime più esperta di tecnologia e guidata dalle pubbliche relazioni della storia, commercializzata al pubblico globale in vari modi come Maidan, EuroMaidan, la Rivoluzione della dignità, ecc. Nel febbraio 2014, le proteste hanno costretto Yanukovich all'esilio a Mosca. Di conseguenza, Victoria Nuland e altri funzionari dell'amministrazione Obama hanno lavorato per riunire un nuovo governo ucraino amico degli Stati Uniti e ostile alla Russia.

Alla fine di febbraio, i russi hanno risposto al colpo di stato morbido americano in Ucraina invadendo la Crimea, annettendola e creando il caos nell'Ucraina orientale. L'amministrazione Obama ha rifiutato di armare il governo ucraino. Era giusto evitare il conflitto con Mosca, anche se, lasciando Kiev indifesa, ha dimostrato che la Casa Bianca non aveva mai escogitato tutti i possibili scenari che potrebbero derivare dall'avvio di uno stato cliente sulla strada del conflitto con una grande potenza. Invece, Obama e gli europei hanno messo in luce il loro micidiale errore di calcolo imponendo sanzioni a Mosca per aver approfittato delle condizioni che Obama e gli europei avevano creato.

Nell'aprile 2014, il direttore della CIA John Brennan ha visitato Kiev, sembrando confermare il ruolo dell'agenzia nel colpo di stato. Poco dopo è arrivato il vicepresidente Biden, che ha fatto il giro della vittoria. Naturalmente, un'importante compagnia energetica ucraina, Burisma, che era allora indagata per corruzione, assunse il figlio di Biden Hunter per la protezione.

Legandosi a un'amministrazione americana che si era mostrata sconsiderata e pericolosa, gli ucraini hanno commesso un errore geopolitico che gli statisti studieranno negli anni a venire: uno stato cuscinetto aveva scommesso il suo futuro su una potenza lontana che lo aveva semplicemente visto come un strumento per infastidire il suo potente vicino. La Russia ha quindi tagliato a metà la regione del Donbas al suo confine e ha sottoposto l'Ucraina a una guerra schiacciante, durata otto anni, intesa in gran parte a sottolineare la capacità russa e l'impotenza ucraina e americana.

L'Ucraina ha poi peggiorato ulteriormente la situazione. Quando le stesse persone che li avevano lasciati in preda a Putin hanno chiesto loro di schierarsi in un conflitto politico interno americano, gli ucraini hanno accettato con entusiasmo, invece di correre nella direzione opposta.

Nel 2016, la campagna di Hillary Clinton ha invitato funzionari e attivisti ucraini a prestare un po' di autenticità slava alla sua narrativa di collusione con la Russia contro Donald Trump. In effetti, la trama centrale del ‘Russiagate’ riguardava l'Ucraina. Sì, Trump sarebbe stato compromesso da un sex tape girato a Mosca, ma la ragione apparente di Putin per aiutare Trump a vincere la presidenza era convincerlo a far cadere le sanzioni all'Ucraina. C'era un'altra possibilità per l'Ucraina di attaccarsi a Putin e ottenere il favore di quello che immaginava sarebbe stato il partito vincente alle elezioni americane.

Con Brennan della CIA e una miriade di alti funzionari dell'FBI e del Dipartimento di Giustizia che spingono il Russiagate sulla stampa - conducendo una campagna di spionaggio illegale contro la squadra di Trump - le figure politiche ucraine si unirono volentieri. I partecipanti includevano l'ambasciatore di Kiev a Washington e un membro del Parlamento ucraino che avrebbe contribuito al dossier. La narrativa della collusione è stata rafforzata anche da agenti ucraini americani, come Alexandra Chalupa, legata al complesso delle ong del Partito Democratico. L'idea che questo gioco possa avere conseguenze sulle relazioni dell'Ucraina con il suo vicino più potente non sembra essere entrata nella testa né degli incapaci ucraini né degli agenti politici americani che li hanno cinicamente usati.

Naturalmente, l'Ucraina non è stato l'unico stato cliente americano a impegnarsi nel gioco politico interno. Presentandosi davanti al Congresso degli Stati Uniti per discutere contro l'accordo nucleare di Obama con l'Iran, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è schierato con i repubblicani contro un presidente americano in carica, il che sembra un potenziale passo falso ancora più grande.

Tuttavia, le differenze tra le due situazioni sono ancora più evidenti. L'accordo con l'Iran ha toccato un interesse nazionale israeliano centrale. In qualità di alleato degli Stati Uniti, Israele stava sfidando la saggezza di consegnare armi nucleari al suo principale concorrente e rivale regionale (e americano). Al contrario, l'Ucraina non aveva alcun motivo esistenziale o geopolitico per partecipare all'operazione anti-Trump, il che le ha permesso nella migliore delle ipotesi di ingraziarsi una parte dell'establishment DC mentre faceva arrabbiare quella che si è rivelata la parte vincitrice. Il Russiagate era il tipo di progetto di vanità che uno stato cuscinetto con un Pil in caduta libera e un esercito equipaggiato con armi sovietiche vecchie 40 anni in un'area del mondo rischiosa non può permettersi, specialmente uno che mancava di un arsenale nucleare.

E quello era solo l'inizio. Proprio mentre il Russiagate sembrava volgere al termine nel luglio 2019, i funzionari della sicurezza nazionale degli Stati Uniti hanno iniettato un'altra narrativa relativa all'Ucraina nella sfera pubblica per prendere di mira il presidente americano. Questo sembra essere stato avviato dal funzionario ucraino americano della Casa Bianca Alexander Vindman e dal suo collega Eric Ciaramella, un analista della CIA che era stato l'uomo di punta del vicepresidente Biden sull'Ucraina durante l'amministrazione Obama. Quando Vindman ha detto a Ciaramella di una telefonata in cui Trump aveva chiesto informazioni al presidente ucraino in merito alle accuse sulle attività corrotte della famiglia Biden a Kiev, hanno chiesto aiuto ai servizi di intelligence statunitensi, al Dipartimento di Stato, al Pentagono, ai funzionari del Partito Democratico e alla stampa.

Al fine di coprire ciò che Biden e forse altri alti funzionari di Obama avevano fatto in Ucraina, un Congresso democratico ha messo sotto accusa Trump per aver cercato di capire cosa avevano fatto i politici americani in Ucraina nell'ultimo decennio. Quanto agli ucraini, si sono messi di nuovo in mezzo, quando avrebbero dovuto restare a casa.

Il risultato finale era che gli ucraini avevano aiutato un presidente americano che, a differenza di Obama, ha dato loro le armi per difendersi dai russi. Più seriamente, hanno rafforzato il punto di vista di Putin secondo cui, in collaborazione con i Democratici, l'Ucraina non comprendeva il suo vero posto nel mondo come stato cuscinetto e avrebbe continuato a consentire a se stessa di essere utilizzata come strumento dai politici il cui narcisismo e l’imprudenza li rendeva particolarmente inclini a pericolosi errori di calcolo. La vittoria alle elezioni del 2020 di Biden, un uomo la cui famiglia era stata pagata dagli ucraini per proteggerli, può aver fatto ben poco per placare la sensazione di Putin secondo cui l'Ucraina doveva essere messa al suo posto prima che fosse usata ancora una volta come arma contro di lui.

Dal punto di vista dell'establishment della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, la vittoria di Biden su Trump ha segnalato che le sue azioni in Ucraina sarebbero rimaste nascoste. Finché i media continuavano ad abbaiare che il 45esimo presidente degli Stati Uniti è il tirapiedi di Putin, nessuno sarebbe ritenuto responsabile di nulla. Tranne che, a quanto pare, gli agenti politici di Washington non sono le uniche persone che possono fare la storia. Può farlo anche Putin. E il popolo ucraino ne uscirà molto peggio.



Alberto Pento
Beh, mi pare che la geopolitica occidentale e specialmente USA contro la Russia di Putin schierata con il male della terra da sempre, sia stata più che giusta.
Non si può certo accusare gli USA di aver indotto e costretto la Russia ad allearsi con il male per indebolirla, perché la Russia in quanto imperialista, totalitaria, antidemocratica, illiberale, antioccidentale, antiUSA da sempre, antisemita e antisraeliana da sempre (la stesura dei falsi Protocolli dei Savi di Sion, invenzione del Popolo palestinese, l'organizazzione del terrorismo palestinese, all'ONU schierata sempre contro Israele, alleata dell'Iran che vuole distruggere Israele), è sempre stata dalla parte del male: dittature comuniste e dittature nazi maomettane, Cina, Corea del Nord, Venezuela di Maduro, Cuba, Iran nazi maomettano, Siria, ... .
Quindi era un dovere dell'Occidente e degli USA mantenere alte le difese contro questa fonte planetaria del male.
Il grande errore geopolitico fatto dall'Occidente non è stato a danno della Russia ma dell'Ucraina e dell'Occidente stesso per l'imprevidenza di non aver accettato l'Ucraina nella UE e nella NATO quando era il momento, prima che la potenza maligna russa potesse riaversi falla fine dell'URSS.
Tra le due potenze lo stato cuscinetto ha senso unicamente se le due potenze sono più o meno similmente civili seppur in competizione tra loro, ma quando le potenze sono molto diverse e una è più incline al male e alla distruzione dell'altra, allora lo stato cuscinetto non ha alcun senso e rischia sempre di essere fagocitato dal male.
L'errore è stato quello di abbassare la guardia e di aver considerato con occhio benevolo la Russia di Putin come non più una fonte di male.



“Europa mentalmente debole, la Russia è forte”. Parla Dugin - Radio Maria
È il minaccioso “cervello di Putin”. “Noi fedeli al cristianesimo, voi avete il gender”. Dentro all’ideologia del Cremlino
Giulio Meotti - Il Foglio
3 Marzo 2022

https://radiomaria.it/europa-mentalment ... a-dugin-2/

Europa e Stati Uniti hanno spesso ricambiato il favore ad Aleksandr Dugin. Un anno fa, il famoso politologo russo è stato messo alla porta in Grecia. Accompagnato dal patriarca di Mosca Kirill per una conferenza sul Monte Athos, Dugin è stato fermato all’aeroporto di Salonicco e gli è stato comunicato che il suo ingresso all’interno dei territori della Ue gli era interdetto. Un anno prima, il Dipartimento del tesoro degli Stati Uniti lo aveva inserito nella lista dei cittadini russi sotto sanzioni per la crisi ucraina. Un mese dopo è il Canada a mettere sotto embargo Dugin. Di lui hanno scritto tutti, da Foreign Policy, che lo chiama “il cervello di Putin”, al Sole 24 Ore, che la settimana scorsa lo ha definito il “Rasputin di Putin”. Figlio di un ufficiale sovietico, dissidente negli anni Ottanta, avversario di Eltsin negli anni Novanta, Dugin è un pensatore russo che un saggio della rivista australiana Quadrant ha definito “un consapevole folle postmoderno”. Ma un folle con accessi politici importanti.

Il suo libro, “Fondamenti della geopolitica”, è usato nelle scuole militari, Dugin è una presenza fissa sulla tv Tsargrad (canale patriottico voluto dal Cremlino e finanziato dal miliardario Konstantin Malofeev) e quando la Turchia ha abbattuto due aerei russi Dugin ha usato i suoi contatti ad Ankara per aiutare Putin a ricucire con Erdogan. Il filosofo coltiva anche relazioni in tutta Europa, come in Grecia, dove è molto amico del ministro degli Esteri, Nikos Kotziás, così come pare ci sia un legame con Steve Bannon, braccio destro di Donald Trump alla Casa Bianca. Dugin ha concesso questa intervista esclusiva al Foglio per spiegare non soltanto le sue idee, ma anche la visione che guida la Russia di Putin. Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha parlato della nascita di un “ordine postoccidentale”. Questo è puro Dugin. Quanto è vicino a Putin? “E’ difficile rispondere, non sono così vicino al presidente come pensano alcuni, ma molte idee che ho espresso in filosofia, in politica, hanno molto influenzato Putin”, ci dice Dugin. “Non bisogna esagerare, anche se è vero che c’è stata un’influenza autentica delle mie idee sul presidente. Le idee hanno un proprio destino, e possono influenzare la logica della politica e della storia. Le idee sono enti viventi e possono trovare molti modi per arrivare alla gente. Il problema con l’occidente è proprio questo, è che non crede più nelle idee, c’è un mondo spirituale dove vivono le idee e che l’occidente non riconosce più”

Ad Aleksandr Dugin chiediamo dove nasca la sua avversione culturale per l’Europa che tanto sembra aver ispirato Putin. “Oggi l’Europa occidentale sta nella trappola della modernità e della postmodernità, il progetto della modernizzazione liberale va verso la liberazione dell’individuo da tutti i vincoli con la società, con la tradizione spirituale, con la famiglia, con l’umanesimo stesso. Questo liberalismo libera l’individuo da ogni vincolo. Lo libera anche dal suo gender e un giorno anche dalla sua natura umana. Il senso della politica oggi è questo progetto di liberazione. I dirigenti europei non possono arrestare questo processo ma possono solamente continuare: più immigrati, più femminismo, più società aperta, più gender, questa è la linea che non si discute per le élite europee. E non possono cambiare il corso ma più passa il tempo e più la gente si trova in disaccordo. La risposta è la reazione che cresce in Europa e che le élite vogliono fermare, demonizzandola. La realtà non corrisponde più al loro progetto. Le élite europee sono ideologicamente orientate verso il liberalismo ideologico”.

A Mosca, la vittoria di Donald Trump è stata accolta con favore, per usare un eufemismo. “Trump negli Stati Uniti ha preso il potere cambiando un po’ questa situazione, e l’Europa si trova oggi isolata”, continua Dugin. “La Russia oggi è il nemico numero uno dell’Europa perché il nostro presidente non condivide questa ideologia postmoderna liberal. Siamo nella guerra ideologica, ma stavolta non è fra comunismo e capitalismo, ma fra élite liberal politicamente corrette, l’aristocrazia globalista, e contro chi non condivide questa ideologia, come la Russia, ma anche Trump. L’Europa occidentale è decadente, perde tutta l’identità e questa non è la conseguenza di processi naturali, ma ideologici. Le élite liberal vogliono che l’Europa perda la propria identità, con la politica dell’immigrazione e del gender. L’Europa perde quindi potere, la possibilità di autoaffermarsi, la sua natura interiore. L’Europa è molto debole, nel senso dell’intelletto, è culturalmente debole. Basta vedere come i giornalisti e i circoli culturali discutono dei problemi dell’Europa, io non la riconosco più questa Europa. Il pensiero sta al livello più basso del possibile. L’Europa era la patria del logos, dell’intelletto, del pensiero, e oggi è una caricatura di se stessa. L’Europa è debole spiritualmente e mentalmente. Non è possibile curarla, perché le élite politiche non lo lasceranno fare. L’Europa sarà sempre più contraddittoria, sempre più idiota. I russi devono salvare l’Europa dalle élite liberal che la stanno distruggendo”.

“Irrisolta la questione ucraina” Ma la Russia non dovrebbe aspirare ad avvicinarsi all’Europa, come sembrava dopo il crollo del comunismo? “La Russia è una civiltà a sé, cristiana ortodossa. Ci sono aspetti simili fra Europa e Russia. Ma dopo il crollo del comunismo, quando la Russia si è avvicinata all’occidente, abbiamo capito che l’Europa non era più se stessa, che era una parodia della libertà, che era decadente e postmoderna, che versava nella decomposizione totale. Questo occidente non ci serviva più come esempio da seguire, per cui abbiamo cercato un’ispirazione nell’identità russa, e abbiamo trovato che questa differenza è fra cattolicesimo e ortodossia, fra protestantesimo e ortodossia, noi russi siamo ereditari della tradizione romana, greca, bizantina, siamo fedeli allo spirito cristiano antico dell’Europa che ha perso ogni legame con questa tradizione. La Russia può essere un punto di appoggio per la restaurazione europea, siamo più europei noi russi di questi europei. Siamo cristiani, siamo eredi della filosofia greca”. Al centro del pensiero di Dugin, accanto alla lotta al liberalismo, è l’Eurasia, a giustificazione dell’ambizione di Mosca di ritornare nelle terre ex sovietiche, dal Baltico al mar Nero, di restaurare il dominio sulle popolazioni non russe, arrivando a stabilire perfino un protettorato sull’Unione europea.

“I paesi vicini alla Russia erano costruzioni artificiali dopo il crollo dell’Unione sovietica e non esistevano prima del comunismo”, dice Dugin al Foglio. “Sono il risultato del crollo comunista. Erano invece parte di una civiltà euroasiatica e dell’impero russo prerivoluzionario. Non c’è aggressione di Putin, ma restaurazione di una civiltà russa che si era dissolta. Queste accuse sono il risultato della paura che la Russia si riaffermi come potere indipendente e che voglia difendere la propria identità. L’Ucraina, la Georgia, la Crimea, hanno fatto tanti errori contro la Russia e aggredito le minoranze russe che vivono in quei paesi”. Ma le avete invase. “La Russia con grande potere ha risposto alle violazioni dei diritti georgiani, osseti, ucraini, abkhazi, crimei. L’Europa non può comprendere l’atto politico per eccellenza, la sovranità, perché essa stessa ha perso il controllo della propria sovranità. Trump ha cominciato a cambiare la situazione negli Stati Uniti e ha ricordato che la sovranità è un valore e noi russi con Putin abbiamo ricordato questo al mondo prima di Trump”. La Russia quindi metterà gli occhi anche sui paesi della Nato al proprio confine, la questione di Kaliningrad, ex Koenigsberg, la patria di Kant, il cuneo fra est e ovest? “Geopoliticamente, i paesi baltici non rientrano nella sfera di interesse dei russi, con la Georgia siamo in un momento di stabilità, il problema resta con l’Ucraina, perché la situazione non è pacifica, non abbiamo liberato i territori dove l’identità pro russa è dominante, dove è vittima di un misto di neonazisti e neoliberali. L’Ucraina resterà il problema numero uno, ma con Trump c’è la possibilità di uscire dalla logica della guerra”.

Europa e islam. Putin si vanta di aver costruito un concordato con l’islam in Russia, mentre l’Europa è sotto attacco islamista. “Il problema non è con l’islam, ma le élite hanno fatto entrare milioni di musulmani, senza integrarli perché c’è un vuoto senza identità”, prosegue Dugin al Foglio. “In questo liberalismo non c’è più assimilazione culturale, gli europei non possono proporre ai migranti un sistema di valori, ma solo la corruzione morale. Questa politica suicida europea non può essere accettata dai migranti musulmani. E l’Europa si impegna per porre i musulmani, soprattutto i fanatici fondamentalisti, continuando a distruggere l’Europa: islamisti da un lato distruggono l’Europa e dall’altro ci pensano le élite liberal. L’ideologia wahabita e dello Stato islamico è il problema, non l’islam tradizionale che è vittima del fanatismo islamista. Senza questa politica dell’immigrazione, l’islam che esiste nelle sue terre non rappresenterebbe un rischio per l’Europa”. “Putin è forte, ma non lascia eredi”.

Da tre anni, la Russia ha costruito l’immagine di un paese che adotta politiche opposte a quelle dell’Europa. “I matrimoni gay e l’Lgbt sono questioni politiche, non morali. Non a caso l’ideologia liberale vuole destrutturare l’idea di uomo e donna. Putin ha compreso questo molto bene e ha cominciato a reagire contro questa visione che distrugge la società. Questo non è il problema della scelta personale e individuale, non ci sono leggi contro l’omosessualità, ma leggi contro la propaganda di questa ideologia gay che distrugge l’identità collettiva, che distrugge le famiglie, che distrugge la sovranità dello stato cercando di cambiare la società civile. Non è una questione morale o psicologica, ma politica”. Dugin è considerato un grande sostenitore di Putin, ma qui ne rivela i limiti.

“La storia è sempre aperta, non possiamo dire cosa sarà della Russia. Per creare un futuro forte e sano per la Russia dobbiamo fare molti sforzi, niente è garantito, ci sono molte sfide per la Russia e Putin è riuscito a rispondere a molte di queste, vincendo. Il problema del nostro paese consiste nella nostra forza e debolezza, Putin garantisce alla Russia la conservazione della sovranità e dell’identità, il ritorno sulla scena della grande Russia, ma siamo anche deboli, perché Putin rappresenta se stesso, non è riuscito a creare una eredità che possa garantire la sopravvivenza di questa idea della Russia. Finché c’è Putin, la Russia ha speranza di essere forte, ma Putin è un problema perché non ha istituzionalizzato la sua linea di pensiero. La Russia oggi è Putin-centrica”. Dunque, cosa vede in serbo per l’Europa? “Sono un seguace di René Guenon, che ha identificato la crisi della società occidentale europea ben prima del XXI secolo. La forma di degradazione spirituale dell’Europa è cominciata con il modernismo, la perdita dell’identità cristiana, ma è arrivato al culmine negli anni Novanta, quando tutte le istituzioni vennero plasmate dal liberismo di destra in economia e dal liberalismo di sinistra nella cultura. L’approvazione dei matrimoni gay mi hanno fatto capire verso dove stava andando l’Europa. Si arriverà presto al momento finale, dopo ci sarà il caos, la guerra civile, la distruzione. Forse è troppo tardi per ribaltare la situazione”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:23 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:23 pm

8)
contrari al Politicamente Corretto;


Anch'io sono contro un certo Occidente sinistrato, socialdemocratico e comunista e politicamente corretto, ma non per questo mi schiero con la Russia nazifascista di Putin contro l'Ucraina.

Alle ultime tre elezioni, europee, italiane e venete ho votato Lega come il male minore, per rispetto dei diritti umani, civili e politici dei cittadini italiani ed europei, pur non essendo un sovranista monetario e sognando un'Europa diversa, costituita in parte come gli USA e in parte come la Svizzera.

Sono contro tutte le violazioni dei diritti umani, civili e politici nel loro ordine naturale,
sono contro i razzismi e i suprematismi razzisti di qualsiasi tipo e sono contro la violazione di questi diritti, perciò non posso che essere contro:

- chi viola i miei diritti umani, civili e politici e quelli della mia gente e dei miei concittadini,
- l'invasione e l'immigrazione scriteriata e indiscriminata dei clandestini e dei nazi maomettani,
- il suprematismo nero afro americano e sinistrato dei BLM e bianco dei nazifascisti euro americani,
- il demenziale suprematismo LGBT e la sua aberrante agenda gender,
- tutte le falsità del politicamente corretto,
- il suprematismo razzista nazi fascista e comunista,
- la ferocia predatoria e razzista dei nomadi che vivono predando il prossimo,
- il suprematismo mafioso, camorrista, ndangretista,
- il nazismo maomettano in ogni sua manifestazione,
- tutti gli antisemiti che demonizzano e perseguitano gli ebrei e Israele,
- il suprematismo criminale della Russia di Putin,
- i buonisti atei e religiosi che stanno dalla parte dei carnefici fatti passare per vittime,
- i cattivi e i dementi schierati dalla parte del criminale del Cremlino Putin.



Il Politicamente corretto (PC): il peggiore crimine contro l'umanità
Il Politicamente Corretto è l'ideologia del male e dell'inversione assurda elevate a bene e assunte come diritto, è l'ideologia dell'odio e del caos.
La menzogna, l'inganno, l'illusione del Politicamente corretto e le sue violazioni dei diritti umani
viewtopic.php?f=196&t=2947
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6835049120

La violenza della menzogna del PC precede e anticipa la violenza fisica del suo totalitarismo sociale e politico istituzionale, poliziesco, giuridico e militare.



I crimini e le menzogne del Politicamente corretto
viewtopic.php?f=196&t=2992
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 8685616901





Un venetista novax.
CARI RADICAL CHIC, ADESSO VI SPIEGO COME SIAMO FINITI IN MASSA DALLA PARTE DI PUTIN
https://www.facebook.com/chiaraperasole ... 3609567009
Giovanni Dalla Valle
06-03-2022

Cari radical chic,
lo so che adesso siete terrorizzati dalla prospettiva di una guerra nucleare. Lo so che ci annienterebbe tutti in un istante. E lo so che non riuscite a capire come mai per la prima volta i vostri mantra mediatici, così ben oliati durante la psicopandemia, non sembrano funzionare come vi aspettavate.
Pare che molta gente non vi creda questa volta. Peggio, pare tifi addirittura per Putin.
Nel primo caso avete capito bene. Non vi crede più. Nel secondo caso vi sbagliate. Non siamo noi a tifare per Putin. Siete voi che ci fate tifare per lui. Persino sapendo di quanto sangue innocente si stia versando in Ucraina. Persino piangendo anche noi per così tante vittime. E vi spiego perché.
Esattamente come voi, la stragrande maggioranza di noi non è russa, non conosce la storia, la lingua e la cultura di quel Paese, tantomeno conosce Vladimir Putin.
Conosciamo bene voi invece. E sappiamo che è da trent’anni che ci avete scatenato contro una guerra mondiale. Senza darci alcuna possibilità di negoziato. Unico obiettivo: annientarci mente, corpo e anima.
1. Il Politicamente Corretto:
Avete cominciato imponendoci il cosiddetto “politicamente corretto”. A cominciare dagli anni ’90, avete progressivamente diffuso con i vostri media, i vostri politici, i vostri intellettuali “a la carte” la caccia a parole che potessero urtare qualsiasi sensibilità che vi tornava utile, forché quelle che urtavano la nostra sensibilità.
All’inizio poteva sembrare anche un’operazione etica necessaria. Dopo la caduta del muro di Berlino, nel nuovo mondo unipolare che i finanzieri anglo-sassoni stavano via via globalizzando, avete pensato che conveniva adottare un linguaggio più sensibile e inclusivo per consentire l’integrazione di centinaia di Popoli improvvisamente trovatisi davanti nella stessa stanza. Bene, ci stava. Peccato però che la cosa funzionava a senso unico. Sicché stigmatizzare a parole razze, religioni, età, persino orientamenti sessuali di un certo tipo non andava bene, ma usare parole a vanvera come “bigotti, omofobi, fascisti, sessisti, integralisti, suprematisti bianchi, populisti” e infine “negazionisti, terrapiattisti” e, la peggiore di tutte, “no vax” andava bene.
All’inizio sembrava una questione di buona educazione (che esisteva anche prima che arrivaste voi), poi avete cominciato a fare addirittura leggi per punire chi disattendeva i vostri canoni linguistici. Così venne addirittura il momento dell’arresto, poi del carcere, prima per una battuta al bar, poi per una battuta in famiglia, poi per un commento in FB. Dimenticandovi che la stragrande maggioranza della gente in Occidente era ancora bianca, eterosessuale, legata ai valori della famiglia, spesso cristiana o, anche se non credente, comunque cresciuta con un’educazione cristiana. Forse, se aveste trattato con lo stesso riguardo anche noi, adesso potremmo anche simpatizzare con voi mentre denunciate l’abolizione della liberta’ di stampa in Russia, non credete?

2. La persecuzione delle religioni:
Ci avete imposto integrazioni forzate e frettolose con milioni d’immigrati che non solo non conoscevano nulla della nostra storia e cultura ma che spesso si rifiutavano persino di accettare i nostri valori, la nostra religione, persino di parlare la nostra lingua. Avete edulcorato il caotico minestrone chiamandolo “societa’ multiculturale”. Una società che in realtà non è mai esistita. L’11 settembre del 2001, dopo esservi accorti che l’esperimento non stava funzionando, avete colto un terribile attentato terroristico (forse pianificato apposta da amici vostri) come occasione per demonizzare il mondo islamico e da allora torturare tutti perseguitandoli come fossero criminali ogni volta che dovevano prendere un aereo o controllando tutti i loro conti ogni volta che s’accingevano a fare operazioni commerciali di una certa portata all’estero, anche dove non c’era nessun rischio. Perché ci doveva sempre essere un rischio di terrorismo. Terrore, quella cosa di cui adorate tanto intingere la vita degli esseri umani. In pochi anni avete resuscitato un odio che si era spento da secoli. Con l’intento fin troppo ovvio di demolire tutte le religioni. Improvvisamente due miliardi di musulmani sono diventati terroristi, due miliardi di cristiani sono diventati crociati medievali, i preti cattolici sono diventati tutti pedofili, avete stigmatizzato piu’ volte anche Israele, nazione religiosa per eccellenza. Ci avete costretti a pregare sottovoce, a parlare di Dio solo in casa, meglio se da soli davanti a un muro. Come fosse vergognoso avere una Fede in cio’ che trascende la nostra esistenza materiale. Come se parlare del Dio vivente, che le confessioni giudaico-cristiane c’insegnano averci creati a sua immagine e somiglianza, fosse una cosa divisiva mentre eravate proprio voi a dividerci. Forse, se invece di dividerci e perseguitare loro, a botte di bombardamenti, e noi ,criminalizzandoci nei media e tentando di abolire le nostre feste (per esempio il Natale) e i nostri nomi (Maria, Giuseppe, Giovanni…), ci aveste lasciati in pace, forse ora potremmo anche simpatizzare con voi quando accusate la Chiesa Ortodossa Russa di essere troppo in favore di Putin, non credete?

3. L'ideologia gender fluid:
Negli ultimi vent’anni avete introdotto il concetto del “gender fluid”, inventandovi che non esistono maschi e femmine ma solo “stati di orientamento sessuale”, variabili, flessibili, cangianti come i colori di un camaleonte. Poi avete preteso d’inculcare la nuova dottrina anche a scuola, anche tra i nostri figli, anche tra i bambini. Avete cominciato ad arrestare i genitori che si opponevano, chiamandoli “omofobi”, e poi a togliergli persino i figli con i vostri assistenti sociali. In paesi come l’Italia siete andati oltre. Nel 2012 i vostri amici al governo, tutti di sinistra liberal e neoliberista come voi, hanno tolto persino la potestà genitoriale. Ci avete di botto spiegato che i figli minori d’età non sono proprietà di chi li ha creati ma proprietà dello Stato, cioè vostra. Così avete cominciato la guerra alle parole “mamma” e “papà ”, cioè le due parole più usate in tutte le lingue del Mondo, quelle che 8 miliardi di persone hanno sempre pronunciato fin dalla nascita. Forse, se vi foste limitati a proteggere persone omosessuali dalla violenza e dallo stigma di gente ignorante e cattiva, senza pretendere di “omosessualizzarci” tutti, ora potremmo anche simpatizzare con voi quando dite che in Russia la vita non è facile per chi è gay, non vi pare?

4. Globalismo verso Sovranismo:
Poi avete cominciato a dire che i Popoli e le Bandiere erano cose del passato. Che siccome eravamo improvvisamente “globalizzati” perché usavamo tutti i vostri stessi computer, i vostri stessi software (Microsoft e Mac, fine), mangiavamo tutti Mc Donald, pizza e kebab, vestivamo tutti Benetton (i più poveri) e Prada (i più ricchi), abbruttivamo le nostre case con gli stessi mobili Ikea, andavamo tutti a comprare gli stessi pacchetti-vacanze mordi-e-fuggi per andare a fare la cacca nei più remoti cessi del Mondo, senza capire nulla delle culture e delle usanze di quei posti, senza arricchire interiormente né noi né loro, allora bisognava accettare che i confini non esitevano più. Che eravamo tutti improvvisamente cittadini del Mondo, liberi di andare dove ci pareva come farfalle che svolazzano di qua e di là. Dato che c’eravate avete ben pensato di accelerare, riempiendo nel giro di pochi anni intere Nazioni con milioni di gente disperata, di ogni origine e condizione sociale, con effetti devastanti per la tenuta dei tessuti sociali. E avete duramente perseguitato, a suon di denunce per razzismo e gogna mediatica, chiunque tentava di appellarsi al buon senso, invocando un’immigrazione controllata e cercando di risolvere i problemi di quella gente a casa loro (problemi spesso creati proprio dalle vostre guerre). Forse, se aveste lavorato per stabilire un principio di reciprocità e pretendere che chi veniva in casa nostra imparasse a rispettare anche i nostri usi e costumi e a parlare bene la nostra lingua, oggi simpatizzeremmo con voi quando dite che Putin ha una visione troppo sovranista dei suoi confini, non vi pare?

5. La cultura della cancellazione:
Non contenti di aver umiliato, offeso e persino perseguitato per decenni qualsiasi nostra identità linguistica, storica, culturale e religiosa, avete pensato bene di tentare di cancellare del tutto anche la documentazione del nostro passato, abolendo statue e monumenti, proibendo libri e dipinti, boicottando convegni, licenziando sistematicamente qualsiasi accademico che non fosse disposto ad abiurare alla sua cultura. Avete messo all’indice Dante Alighieri perché aveva messo qualche musulmano all’Inferno (agli inizi del quattordicesimo secolo!), poi avete coperto le statue rinascimentali perché erano nude e potevano offendere qualcuno, poi avete tolto le effigi di Cristoforo Colombo, perché colonialista, poi avete ritirato dal pubblico quadri seicenteschi che raffiguravano la caccia perché potevano offendere i vegetariani, poi ve la siete presa con William Shakespeare perché sessista, poi con i libri di Mark Twain perché descriveva schiavi neri, chiamandoli con una parola che in tutto il Mondo, tranne che nei paesi anglo-sassoni, non era mai stata intesa come offensiva e che nei paesi di lingua spagnola è tuttora corrente, poi con la musica classica perché i suoi autori più conosciuti erano tutti bianchi, poi con attori del cinema come John Wayne, poi con Via col Vento, poi, insomma, con tutto ciò che evocasse dimensioni storiche in cui la gente la pensava in modo molto diverso da oggi. Non c’è Università in occidente che non possa vantare di avere il suo curriculum iconoclasta ormai. Avete distrutto tutto, ogni tipo di Arte, ogni gloriosa bellezza, ogni magnifico patrimonio dell’Umanità, sostituendolo con scarabocchi, graffiti, urla sguaiate, slogan commerciali. Avete messo attori neri a interpretare personaggi storici che neri certamente non potevano essere. Avete infilato protagonisti gay in ogni romanzo o film, anche dove non c’era ragione che ci stessero. Avete mescolato tutto e tutti in ogni produzione cinematografica con la scusa dell’inclusività e avete impedito la produzione di qualsiasi film che non rispettasse quel vostro principio. Forse, se foste rimasti interessati alla conoscenza e all’istruzione, e soprattutto alla logica del buon senso, oggi simpatizzeremmo con voi quando dite che Putin ha un concetto forzato dell’origine dei Rus di Kiev, non vi sembra?

6. Il digitalismo di massa:
Non contenti di aver distrutto anche il nostro passato, avete cominciato a distruggere anche il nostro futuro, costringendoci a digitalizzare sempre di più la nostra vita e chiudendoci dentro una gabbia di algoritmi e comandi per fare qualsiasi cosa, rendendo ogni transazione più lenta, complicata e spesso fallimentare di quanto lo fosse con una semplice telefonata o uno scambio di parole e costringendoci ad adottare un tipo di comunicazione da deficienti. Avete allevato ben due generazioni di giovani sostanzialmente autistici, che passano le giornate davanti a uno schermo e miliardi di persone avvinghiate perpetuamente a un telefonino, incapaci di usare un vocabolario appena forbito, di esprimere anche solo i loro affetti in modo che non sia quello di un uomo di Neanderthal che parla per suoni sordi o timbri acuti. Ci avete tolto i libri e ci avete costretti a perdere sempre più tempo ad aggiornare, caricare e ricaricare i vostri stupidi programmi e a perder giorni ogni volta che qualcosa non funziona, parlando con operatori che emettono frasi prestabilite da un protocollo, con cadenza automatica, da qualche angolo del pianeta, senza sapere nemmeno dove andare a trovarli per lamentarci. Senza nemmeno sapere chi siano. E se sono veramente persone, anche quando lo sembrano. Ci avete postumanizzati e ora ci volete transumanizzare, togliendoci anche la coscienza e sostituendola con dei microchips. Con la digitalizzazione di massa stiamo arrivando all’annichilamento della nostra coscienza individuale, dopo aver già annichilito quella collettiva con le vostre manipolazioni mediatiche.

7. La pseudopandemia:
E qui arriva il vostro capolavoro: dopo averci tolto parola e pensiero, siete riuscìti a impossessarvi anche del nostro corpo. Nel 2019 avete liberato un virus sintetico a mortalità sufficientemente alta per stravecchi e stramalati e l’avete presentato come la Peste Bubbonica del medioevo (che aveva una mortalità seicento volte maggiore) spaventando l’intero Pianeta con il vostro tam-tam mediatico, impedendo a intere Nazioni di funzionare, a miliardi di persone di muoversi, di andare a scuola, di andare a lavorare, persino di andare a ritirare la pensione. Avete condizionato la gente a legarsi una museruola alla bocca anche da soli all’aperto, pur sapendo che i virus non possono volare. Avete imposto una dittatura sanitaria che si è protratta ben oltre l’estinzione della vostra pseudopandemia (e che in Italia e’ ancora in vigore) e l’avete usata per costringere tutti a vaccinarsi con sieri sperimentali, inutili contro le varianti, persino pericolosi, specie in giovani e bambini che avevano praticamente zero possibilita’ di morire di quell’infezione. Vi siete impadroniti anche del nostro corpo. Avete infranto il baluardo piu’ visibile della nostra dignità.
Dunque la vera guerra mondiale l’avete scatenata voi contro l’Umanità, cari radical chic, o liberal, o neoliberisti o nerd che dir si voglia, e l’avete fatto per il delirio di mantenere in piedi il vostro impero finanziario, il vostro impero mediatico, il vostro impero tecnologico e farmaceutico, la vostra “etica” di oppressione, livellamento, consumo coatto, discriminazione e schiavismo e tutto il sistema di vassallaggio che avete creato nelle vostre aziende multinazionali, nelle vostre Università, nei vostri organi di stampa, nelle vostre televisioni, nei vostri social. Soprattutto la vostra lurida dottrina neoliberista che altro non è che culto del denaro ed egoismo avido e cieco.
Ci avete reso la vita un inferno. Avete trasformato l’Occidente in un mondo di paura. Ci avete fatto temere di fare un complimento a una collega per non essere accusati di sessismo, di accarezzare un bambino per non essere accusati di pedofilia (ma spesso sappiamo che pedofili lo siete invece voi di nascosto), di crescere una famiglia per paura di vederci portare via i figli, di chiamare “papa’ “ nostro padre e “mamma” nostra madre, di parlare in pubblico, di portare una croce al collo, di scherzare al bar o persino con gli amici, di alzare il tono della voce se qualcuno ci fa del male, persino di difenderci se qualcuno viola la nostra proprieta’ per derubarci o ucciderci. Di scrivere qualsiasi cosa (come questa) che soltanto ponga dubbi o getti ombre sul vostro operato. Perche’ se per disgrazia osavamo criticarvi, ci accusavate di diffondere odio, mentre il vero odio lo diffondevate voi in larga scala. Soprattutto l’odio contro la liberta’ delle persone.
Ora rischiate l’annichilamento anche voi. Ora vivete anche voi nel terrore perchè in Russia c’è uno che semplicemente è sempre stato tutto il contrario di voi, ha sempre voluto fare il contrario di quello che avete voluto fare voi e adesso vi ha finalmente sfidato all’aperto. E secondo voi, noi non dovremmo tifare per lui? Non dovremmo vedere in quell’uomo, certamente feroce, il nuovo flagello di Dio che vi meritate?
Ma voi direte che se scoppia una guerra nucleare moriamo tutti. Certo, è logico. Ma la differenza è che molti di noi, cristiani, credenti o semplicemente persone per bene, non hanno paura di sparire in un secondo da una vita che già da tempo non è più Vita. Per noi è molto più terribile dare l’Anima a voi per sempre, dopo che ci avete già tolto la libertà nella mente e nel corpo.
Ecco perchè non simpatizziamo per voi in questa nuova follia mondiale. È roba vostra, in fondo. L’avete voluta voi, creando tutte le condizioni perché si avverasse. Voi avete GIÀ distrutto l’Umanità. Poco cambia che una bomba atomica finisca il lavoro. Anzi meglio, se la cosa è indolore e manco ce ne accorgiamo. La nostra Anima sopravviverà comunque. E non sarà MAI vostra.
Per cui, cari radical chic, sappiate che voi avete GIÀ perso questa guerra. Proprio perché ciò che conta per voi, non conta più nulla per noi. Perché voi avete una paura sozza di morire. Noi no.
Quindi Putin ve lo meritate fino in fondo. Se il buon Dio vorrà, il piccolo resto (proprio in senso biblico) che sopravviverà avrà tempo di riflettere su queste cose. Si capirà, come è sempre successo dopo tutte le guerre mondiali, cosa bisogna e NON bisogna fare per riprendere a vivere, a crescere, ad amarci, rispettando le leggi universali della Natura in armonia con Essa, riacquistando il senso delle proporzioni, il rispetto per il Logos, l’uso della ragione nel giudizio, l’attrazione per ciò che è bello, la correzione di ciò che è brutto e sbagliato. Si capirà meglio come fare a costruire e soprattutto a mantenere la pace e nuove prosperità seguiranno. Si tornerà ad essere Umanità, non automi, non consumatori standardizzati, non codici QR, non schiavi omologati. Ci vorranno anni? Decenni? Secoli? Solo il nostro Dio dell’Amore lo sa. E noi continueremo a pregarlo per aiutarci a rinascere. Soprattutto nel nostro Spirito. Quella è l’unica vera forza che abbiamo. Molto più potente delle ridicole bombe atomiche che spaventano demoni patetici e pusillanimi come voi. E quella della nostra Anima è la sola forza che ci salverà. Noi abbiamo GIÀ vinto.



COME DIFENDERSI DAL QUEER SENZA DIVENTARE PUTINIANI

Niram Ferretti
11 luglio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 6788129430

“Beato chi è diverso essendo egli diverso ma guai a chi è diverso essendo egli comune“. Il celebre verso di Sandro Penna, poeta omosessuale, quando il termine “gay” non esisteva e non si era ancora passati dal nascondiglio all’esibizionismo, si impone spontaneo di fronte alla vittoria di Mario Desiati allo Strega.
Con il suo "Spatriati", storia di “persone che come unica patria hanno l’umanità”, o meglio, “una elevazione al cubo della parola Queer, cioè di persone che non si definiscono”, Desiati si fa portavoce dello Zeitgeist, di cui non solo il romanzo si fa specchio ma che esibisce l’autore stesso come un suo riflesso. Mascara sulle palpebre, pochette e scarpe arcobaleno, ventaglio fiorato rosa collarino di pelle fetish e camicia senza collo con fusciacca. E pensare che a Oscar Wilde bastava un garofano verde e Andy Warhol una parrucca bianca sghemba. Altri tempi.
Il fuid, il non identitario, l’androgino, financo il Rebis, oggi è questa la koinè della Kultur, e chi non si uniforma diventa subito sospetto di razzismo e omofobia, di barbarie reazionaria. Desiati non si definisce, e ci mancherebbe, ne ha tutto il diritto, si declini come vuole, al maschile, al femminile, al neutro, il problema non è questo, ma è il nuovo conformismo con cui egli stesso si drappeggia, è la lingua impositiva e ricattatoria che nella sua apparente liberalità (ognuno sia come desidera essere) in realtà è programmaticamente avversa alle identità binarie, ai poli differenziati e complementari, alla famiglia eterosessuale (sì, quella che è stata dominante per millenni, e che, proprio per questa sua egemonia, non solo va fortemente criticata ma idealmente andrebbe disintegrata). Si tratta di eversioni postsessantottine, il vino è vecchio, gli otri nuovi. Quarantatrè anni fa (Desiati allora aveva solo due anni) Samek Lodovici nel suo necessario "Metamorfosi della Gnosi, quadri della dissoluzione contemporanea", aveva già radiografato l’essenziale. Ovviamente, nel frattempo, la dissoluzione è andata avanti, ha assunto forme diverse.
Occorre dire che, inevitabilmente, il discorso si tinge di politica, anzi di ideologia. Da una parte i progressisti illuminati, in difesa del DDL Zan, (considerato dalla sinistra uno spartiacque tra civiltà e barbarie), dall’altra i cupi reazionari nemici del progresso. Da una parte i difensori dei diritti di declinarsi come si vuole, con o senza mascara sugli occhi e baffi sulle labbra (ah Freddy Mercury!), dall’altra i suoi carcerieri. O, invertendo i ruoli, da una parte gli aedi della “sodomia globale”, dall’altra i difensori dell’ortodossia non solo eterosessuale ma anche religiosa, Putin e Kiril in testa.
Il declino dell’occidente, ci viene detto, è anche appunto la teoria gender, il “fluidismo”, l’omosessualità spavaldamente arrembante, è l’attuale società neopagana, che a guardarla bene ci riporta alla Roma del Satyricon, forse più a quello di Fellini che a quello di Petronio. Nel suo film, il grande riminese aveva già anticipato la nostra contemporaneità.
La domanda che si pone, (in realtà una domanda farlocca che istituisce una dicotomia spuria), è cosa scegliere tra la “sodomia globale” e chi “difende” la tradizione (e l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia, è non solo, nel canovaccio putiniano, aggressione per “liberare” l’Ucraina dal nazismo, ma dalla tabe occidentale, e dunque dal gender, dal fluid, e così via).
Al di fuori di questo Manga si può, ovviamente, scegliere di non uniformarsi, di respingere ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, a non soccombere né alla gender theory e al “fluidismo” né, tuttavia, abbracciare Putin come alfiere della normatività binaria. Si può, in altre parole essere conservatori, ben radicati culturalmente nel terreno del conservatorismo anglosassone, che qui da noi non ha mai preso piede, e, al contempo, rimanere liberali, vaccinati senza bisogno di terza o quarta dose nei confronti di chi detesta la democrazia e le sue inevitabili derive, con o senza mascara e fusciacche svolazzanti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:24 pm

Il buon Meotti che sta con l'Ucraina e contro Putin ma che aggiunge sempre, però anche l'Ucraina e l'Occidente hanno le loro responsabilità e le loro magagne ... per cui la Russia di Putin non è poi così in torto, malvagia, colpevole?


Putin è nostro nemico. Ma se anche questo "Occidente" fosse nemico di se stesso?
Siamo quelli che riscrivono Beethoven, dell'utero in affitto e decostruiscono la cultura, o quelli fieri della civiltà giudaico-cristiana? Destinati a scegliere fra due imperialismi, russo e woke?
Giulio Meotti
8 aprile 2022

https://meotti.substack.com/p/putin-e-n ... -anche?s=w

L’anima sovranista che è in me non può che deplorare l'invasione dell'Ucraina, paese libero e autonomo. Qual è la lotta degli ucraini se non quella di un paese e di un popolo che non vuole perdere la propria sovranità e non desidera la vassalizzazione? Ovunque ti giri si vedono persone che elogiano i confini ucraini, la bandiera ucraina, i colori ucraini, il patriottismo ucraino, l'esercito ucraino, il popolo ucraino! E sono le stesse persone che da anni diffamano confini, bandiere, patriottismi, eserciti e popoli europei, che quando rivendicano le stesse cose sono chiamati “sovranisti”, “fascisti” e “populisti”. Che ironia!

Spulciare i video su Bucha come fa Tony Capuozzo (di cui amo la voce impastata e stimo, fosse anche solo perché ha tenuto una sublime rubrica sul mio giornale per anni) e discutere su quanti neonazisti ci siano nell’esercito ucraino è inutile, oltre che un po’ molesto. I serbi dal 1992 fecero stragi nei Balcani e la parte debole allora era quella bosniaca e non era difficile dire chi sparava a chi dalle colline di Sarajevo, dove sette anni prima c’erano state le Olimpiadi invernali e il cui tanto cantato e osannato multiculturalismo implose dal giorno alla notte su linee etnico-religiose. Sette anni dopo la parte debole divenne quella serba e oggi il monastero di Visoki Decani della Chiesa ortodossa nel Kosovo meridionale è incluso nell’elenco dei sette siti culturali più a rischio in Europa. Si tratta dell'unico monumento in Europa sotto la protezione militare della missione a guida Nato e a comando italiano, enclave cristiana in territorio albanese. In tutto il Kosovo, i luoghi di culto cristiani - vecchi di 600 anni – sono stati livellati a centinaia con ruspe ed esplosivi dopo la guerra del 1999 e le violenze del 2004, quando i cristiani presero la via dell’esilio e il numero dei siti cristiani distrutti è di 140. Perché dico questo? Perché i “buoni” possono, da un giorno all’altro, diventare i “cattivi” artefici di un grande torto di civiltà.

Non starò neanche a ricordare, come fa l’American Conservative, che l’Ucraina non è una democrazia occidentale, ma una che ha chiuso media, partiti politici e dissenso. Non è questo il momento.

Oggi non è questo il punto. Il punto è che in Ucraina, il giorno stesso in cui Putin ha dichiarato l’indipendenza delle due repubbliche russofone, si è messo in moto un meccanismo infernale da cui uscirne sarà difficilissimo (il Washington Post racconta che in America ci sono molti che non hanno interesse a veder finire questa guerra). Forse, visto che siamo dentro l’Alleanza atlantica e non nell’Europa gollista delle nazioni “da Brest a Vladivostok”, non c’è alternativa ad armare ad libitum gli ucraini e forse alla fine, dopo tanti morti, tante città distrutte, tanta sofferenza, forse evitabili o forse no, si arriverà a una “nuova Dayton”, come l’accordo che in Bosnia sancì, di fatto, al di là dei sorrisi e delle strette di mano ipocrite, la terribile pulizia etnica che si era consumata fra bosniaci, serbi e croati, fino al giorno prima fratelli, come russi e ucraini (la Repubblica serba di Sprska sta ancora là e governa anche l’enclave di Srebrenica, dove si è consumato il più grande eccidio dalla Seconda guerra mondiale).

Bisogna essere ciechi per proclamare, davanti a un campo di rovine come l’Ucraina, che la tesi dello scontro di civiltà di Samuel Huntington è nulla. Ma visto che pensare è difficile, faticoso e per farlo non si devono indossare braccialetti a colori, si doveva proporre una tesi alternativa. Quale? “Putin è pazzo, Putin è paranoico, Putin teme il Covid, Putin è megalomane, Putin è Stalin”. Che Putin abbia anche piedi biforcuti e orecchie appuntite e pelose?

La mappa dello scontro delle civiltà di Samuel Huntington

Ma bastava leggere il libro di Michel Eltchaninoff, Dans la tête de Poutine, pubblicato nel 2015 in Francia e che ho per primo intervistato in Italia sei anni fa, per sapere che c'è un “pensiero di Putin” che non è in alcun modo delirante, folle o altro. Ho riletto questo libro qualche giorno fa, penna alla mano. C’è un progetto ideologico anti-occidentale revanscista preciso. Lo spiega anche la filosofa Chantal Delsol in un saggio su Le Figaro, che la nostra stampa è troppo pigra per tradurlo. Putin vuole ricostituire una Russia più grande basata sui valori nazionalistico-ortodossi, il tutto sullo sfondo di una vecchia paura russa dell'accerchiamento.

Bastava poi studiare un po’ di demografia, come ho fatto più e più volte (ora ci è arrivato anche il Financial Times), mentre in Italia nessuno la prende sul serio, per sapere che è una scienza che spesso guida la politica dei paesi, come la Francia che aveva paura della potenza demografica tedesca nel ‘900, che il risentimento gioca un ruolo importante nel fare la storia e che Putin ha pianificato questa rivincita da dieci anni.

Putin diceva da anni che avrebbe fatto quello che sta facendo, ma i nostri politici professionisti non hanno il senso della storia, troppo impegnati a formare maggioranze di carta. Ma i progetti imperialisti della Ummah Islamica, di Putin e della Cina dimostrano che lo scontro di civiltà è più che mai attuale.

Vedo poi che gran parte di quelli che oggi parteggiano per l’Ucraina come fosse un videogame non hanno alcun interesse a difendere l’integrità e l’identità delle società europee divorate dal multiculturalismo, dall’islamizzazione e dall’odio di sé.

Vedo che gran parte di quelli che oggi vogliono vedere la Russia crollare come paese, non la sua leadership, non vedono che l’Armenia, uno sputo di paese erede di un genocidio e di soli 3 milioni di abitanti, è nelle mire di 100 milioni di turchi e azeri nostri “alleati” che vogliono liquidarla come entità e memoria cristiana e si approfittano della guerra in Ucraina.

Mi rispondono: “Meotti, ma chi se ne frega dell’Armenia”. Eh no. “Siamo come pecore rinchiuse in una gabbia, circondate da lupi dai denti lunghi. I lupi stanno solo aspettando un'opportunità per aprire il cancello e fare a pezzi la loro preda". In viaggio in Francia su invito di SOS Chrétiens d'Orient, così ha appena parlato il primate della diocesi di Artsakh della Chiesa apostolica armena, Vrtanès Aprahamian. La piccola porzione di territorio che sfugge ancora al controllo dell'Azerbaigian dopo i 44 giorni di guerra dell'autunno 2020 sarà spazzata via grazie all'indebolimento della Russia e alla disattenzione dell’Europa come nel 2020 quando c’era da sconfiggere Donald Trump? Il governo azero gode ora di un'impunità internazionale vicina all'assegno in bianco. E oggi, mentre gli ucraini sono sotto il fuoco delle bombe russe e dei riflettori occidentali, il dramma che stanno vivendo gli armeni è completamente ignorato. Chi dubita che alcune menti in Azerbaigian e Turchia stiano già pensando di approfittarne? Lo scrittore francese Sylvain Tesson è una delle poche personalità a dare l'allarme, ricordando che il dramma di ciò che si sta svolgendo in Armenia ci riguarda quanto l’Ucraina. Perché l’Armenia, scrive Tesson su Le Figaro, è la "sentinella della civiltà occidentale".

Come Israele, che in questi due mesi di guerra, pur parte dell’Occidente, non ha preso parte all’invio di armi all’Ucraina né alle sanzioni contro la Russia, perché ha il terrore che abbandonare la realpolitik avrà un prezzo troppo alto.

Ma gli ingenui dicono: “L'Europa non essa stessa civiltà?”. Sì, se la pensi in termini di civiltà, che è giudeo-cristiana-greca-romana. Non se è soltanto l’Europa di Maastricht che ci chiede di condividere i suoi “valori”. Quali sono, questi “valori”? Emmanuel Macron che ha appena fatto dell'aborto un indicatore della civiltà occidentale, come si chiede One of Us, iniziativa di personalità francesi fra cui Rémi Brague? La Finlandia che ha messo sotto processo un ex ministro, medico e donna, per aver detto che il matrimonio è fra un uomo e una donna?

Tentato all’inizio del suo mandato dall'Occidentalismo, Putin ha scelto il progetto eurasiatico e vuole imporlo con i fucili e con le bombe. Michel Eltchaninoff, che uscirà in Italia con il libro Nella testa di Putin, lo spiega bene in una intervista appena apparsa su Le Monde.

Ora non sappiamo cosa ci sia nella testa di Putin: dopo l'Ucraina, quali sono i suoi progetti?

Mi sento vicino ai Polacchi, che vogliono difendersi da Putin ma anche da Bruxelles che accusano di “decadenza”, e molto meno vicino agli Stati Uniti a guida Democratica che hanno premuto il grilletto dell’invasione dell’Ucraina il 15 agosto 2021, quando sono scappati di fronte ai Talebani abbandonando un popolo cui avevano promesso “democrazia”, “diritti” e “libertà”, le stesse parole d’ordine rispolverate sull’Ucraina. E ho rispetto per gli Ungheresi. Due paesi che, a differenza dei burocrati di Bruxelles, ci tengono alla propria identità.

Anziché strillare contro il gas di Putin e dirci “o la pace o i condizionatori d’estate” come fa Mario Draghi, avrei voluto vedere anche solo una analisi sui giornali italiani su come un certo ecologismo masochistico occidentale ci abbia esposto in questa crisi energetica, invece niente (ho provato a raccontarlo in un saggio per il Gatestone Institute).

Cosa offre l'Europa di Maastricht, oltre a fissare il prezzo di chiodi e bulloni, di permettere a bambine di otto anni di cambiare sesso, di celebrare l'uso del velo islamico, di impedire che si dica “Buon Natale” e di trasmettere la follia wokista e la cancel culture all’americana? Siamo destinati a diventare una succursale di quella “università americana che vuole porre fine ad Atene e Roma e attraverso queste porre fine all’‘uomo bianco’”, come scrive un magnifico sociologo canadese, Mathieu Bock-Coté, su Le Figaro.

Il Metropolitan Museum of Art di New York ha appena ospitato una produzione di Fidelio. Nella versione di Beethoven, una moglie si traveste da guardia carceraria per liberare il marito da una fortezza spagnola; al Metropolitan Museum of Art, Fidelio è una critica di Black Lives Matter all'incarcerazione di massa. Un attivista del Black Lives Matter sta scrivendo una tesi di dottorato sul XIII emendamento e sta indagando sui "fascisti" corrotti nel sistema di giustizia penale. Per rappresaglia, lo arrestano e gettano in isolamento. La moglie dell'attivista va sotto copertura come agente penitenziario. Nell'opera originale, la figlia di una guardia carceraria si innamora del nuovo detenuto "maschio". Nel Fidelio del Met, la figlia della guardia carceraria è lesbica e nera.

Questo è l’“Occidente”, una civiltà che non rispetta più neanche i Classici? Questo è quello che vogliamo?

L’episodio è soltanto uno dei tanti raccontato da Heather MacDonald in un lungo saggio sul City Journal. Dal 7 aprile, la Baltimore Symphony Orchestra ha deciso che una poesia di un rapper nero sostituirà l’Inno alla gioia di Friedrich Schiller nella Nona di Beethoven per “incoraggiare l'uguaglianza di genere e l'accettazione culturale”. Il 5 novembre, la Baltimore Symphony Orchestra eseguirà The Soldier's Tale di Igor Stravinsky, la storia di un soldato persuaso dal diavolo a scambiare i suoi modesti ma amati beni con un'ingannevole promessa di ricchezza. Ora si racconterà la storia dalla "prospettiva di un soldato nero americano durante la guerra del Vietnam", annunciano i cartelloni pubblicitari. Leonard Bernstein diresse la Nona di Beethoven a Berlino il giorno di Natale del 1989. Il mese prima era caduto il muro di Berlino. Per celebrare la liberazione, Bernstein cambiò una parola del testo di Schiller: "Freude" divenne "Freiheit". E Bernstein finì sulla difensiva: "Sento che questo è un momento mandato dal cielo per cantare ‘Freiheit’ ovunque lo spartito indichi la parola 'Freude’”. Pensare a che punto siamo arrivati a manipolare i capolavori della musica classica a fini ideologici viene da ridere.

Ma, ancora una volta, ci viene detto che non ha senso ricordarlo oggi. Che siamo tutti dentro la televisione degli anni '50, televisione in bianco e nero, dove c'è il bene e c'è il male, c'è la libertà e c'è la dittatura, e non va bene fare domanda su cosa ne facciamo noi di questa “libertà”. Ad esempio la National Gallery di Londra che cambia il titolo a un dipinto di Degas, da “ballerine russe” a “ballerine ucraine”?

Una amica che stimo ieri mi ha scritto:

“Ho paura. Ho cominciato ad averne quando per impedirci di votare hanno messo su un governo raffazzonato corrispondente più o meno alla composizione del parlamento ma per niente alla realtà attuale della popolazione, è aumentata quando sono state messe in atto imposizioni assurde tipo il divieto di camminare anche da soli e poi quando si è cominciato a chiamare i carabinieri per avvertire che c’era uno che correva nel parco o che i vicini avevano i suoceri a cena, e quando lo stato di emergenza ha cominciato a essere prorogato e di nuovo prorogato e ancora prorogato e adesso è finito ma le sue stronzate continuano, e via via col wokismo, col pensiero unico dominante, con le persecuzioni dei dissidenti da fare invidia all’Unione Sovietica e infine è tutto esploso, o imploso non so, con la guerra. Vedo mettere alla gogna qualunque giornalista inviti alla riflessione, a indagare prima di emettere sentenze, vedo, molto più che compassione per i civili ucraini, un odio livido e sbavante sia contro Putin in particolare che contro la Russia tutta in generale, vedo il rifiuto di ascoltare entrambe le parti in gioco per poi, fatta la tara a entrambe, provare a farsi un’idea un po’ meno prefabbricata su come potrebbero stare le cose, il rifiuto totale di qualunque microscopica divergenza dall’unico pensiero consentito, amicizie decennali chiuse con un lapidario ‘non posso continuare a dialogare con te’, non per una presa di posizione ma unicamente per avere fatto notare un qualche dettaglio che induce a sollevare un piccolo dubbio su una certa specifica vicenda. E questa gente mi fa paura. Questa gente è quella che il Duce ha sempre ragione, il Führer ha sempre ragione, il compagno Stalin ha sempre ragione, e se dissenti, anche solo in minima parte, sei un nemico del popolo, da cancellare, da spazzare via”.

Come fa in una intervista a Les Echos di oggi Eric Zemmour: “Credo nella civiltà europea, ma l'Unione Europea non rafforza gli stati, li disarma. Lo fa proprio nel momento in cui abbiamo bisogno che lo stato ci protegga di fronte alla guerra in Ucraina o di fronte alla Grande Sostituzione. Non controlla i suoi confini. È alla mercé delle grandi potenze. I nostri leader sono soddisfatti della loro impotenza. Non me. Come possiamo, in queste condizioni, avere una posizione comune sulla Turchia, che ci minaccia nel Mediterraneo? Come trattare con la Cina in modo coerente? Non permetterò mai che la maternità surrogata sia legale in Francia. Tutti quelli tra i progressisti che oggi vi dicono che non accadrà mai stanno mentendo. Voglio fermare questa folle logica che sta decostruendo la nostra società”.

Ma chi vuole fermare la follia di Putin è interessato a fermare anche la follia nella nostra società? Ne dubito fortemente, senza per questo accettare di essere arruolato fra i “putiniani” (nel 2003, a Il Foglio, mi misi al servizio delle guerre americane post-11 settembre, che oggi ex post ritengo essere state un disastro, come le avventure obamiane di leading from behind in Libia e Siria).

David Brooks, un liberal che fa spesso riflettere, sul New York Times di oggi scrive che “la globalizzazione è finita e iniziano le guerre culturali globali”. Buon inizio. Peccato che concluda che, alla fine, tutto si riduce a uno scontro fra democrazia e autocrazia. Forse a Kiev, ma davvero per noi italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e olandesi è soltanto questo? Non è anche che tipo di società vogliamo? Forse ha ragione la studiosa Dominique Schnapper, la figlia di Raymond Aron, quando questa settimana a Marianne dice: “La nuova generazione non vede più alcuna differenza tra democrazia e regimi totalitari”. Ma che responsabilità hanno le nostre élite intellettuali dopo aver passato anni a dire che l’Occidente era iniquo, razzista e islamofobo?

L’Europa che oggi si dice “solidale” è la stessa che in questi dieci anni ha abbandonato l’Italia a se stessa mentre dovevamo accogliere un milione di migranti dall’Africa e di “ricollocamenti” ne abbiamo visti appena qualche dozzina? Non so se Putin arriverà a minacciare Marsiglia, Manchester, Molenbeek e Malmö, ma so che già qualcuno minaccia tutte le nostre grandi città e che i nostri valorosi combattenti di battersi per la nostra Europa non vogliono saperne.

Innumerevoli articoli e servizi televisivi hanno giustamente puntato i riflettori su donne e bambini che fuggono dall'Ucraina verso i paesi vicini in cerca di sicurezza. Dall'inizio dell'invasione russa, più di tre milioni e mezzo sono fuggiti dal paese. Se non fosse che alcune delle persone e delle istituzioni culturali che affermano di sostenere il dramma degli ucraini (con gesti come illuminare edifici governativi o mettere all'asta abiti per beneficenza) sono le stesse che sostengono pubblicamente una industria che alimenta in primo luogo la tratta di esseri umani ucraini. Si chiama “maternità surrogata”, espressione eufemistica per non dire mercimonio biologico.

“Charlie Lee e suo marito vogliono avere un bambino. Ma stanno affrontando un grosso ostacolo: hanno 12 embrioni, ma nessuno che ne porti uno. La coppia ha trascorso poco più di un anno alla ricerca di una surrogata. Prima della pandemia, le madri surrogate venivano generalmente pagate circa 35.000 dollari e i tempi di attesa per una surrogata tendevano a essere di tre o sei mesi. Ora Lee ha aumentato la sua offerta a 50.000 dollari più spese mediche e altri compensi”.

Inizia così un mostruoso articolo sul New York Times, che se non fosse vero si farebbe fatica a credere al titolo: “Cercasi disperatamente surrogate”.

La guerra in Ucraina sta facendo aumentare i prezzi di tutto, dagli idrocarburi alle materie prime. Ma l’inflazione ha messo in crisi un mercato speciale, con cui da anni flirta senza porsi troppe domande la coscienza occidentale: le “fabbriche di bambini”.

Secondo Jeff Hu, fondatore e direttore di SurrogateFirst a Los Angeles, la vaccinazione contro il Covid-19 è un problema che stimola la carenza di surrogate. Un certo numero di potenziali surrogate, dice Hu, non vogliono farsi vaccinare. Molti aspiranti genitori, tuttavia, richiedono che le loro surrogate lo facciano, vogliono che una madre trasmetta gli anticorpi ai bambini nell'utero.

Poi è arrivata la guerra in Ucraina, che il Wall Street Journal ha definito “il più grande hub della maternità surrogata al mondo” e il cui mercato è entrato in evidente crisi.

Il Times racconta un’altra storia: “Eran Amir, 44 anni, fondatore di GoStork, una app per il mercato della fertilità. Amir e suo marito hanno usato le surrogate due volte e ora stanno iniziando il loro terzo ‘processo’. Hanno pagato 200.000 dollari in totale per la loro prima maternità surrogata nel 2017: 35.000 per le spese di screening delle donatrici di ovociti, l’assicurazione, la quota dell'agenzia, le spese di viaggio e legali; 35.000 per la fecondazione e più di 120.000 per la maternità surrogata, che includeva un compenso di 35.000 per la surrogata…”. Ora si aspettano di pagare anche di più.

Ma a leggere la stampa italiana non sembrerebbe così. “Ci sono dei bambini e delle donne intrappolate in un seminterrato di Kiev e usarli come un’ennesima occasione per condannare la maternità surrogata è pretestuoso e immorale”, scrive La Stampa. Sempre da La Stampa: “Il viaggio di Lorenzo e Anita: ‘Andiamo a salvare nostro figlio’. La coppia milanese ha avuto un bambino da una madre surrogata. Ora vogliono abbracciarlo: ‘È pericoloso ma pensiamo solo a lui’”. La scrittrice Helena Janeczek fa addirittura un elogio delle surrogate ucraine e della loro “scelta di libertà”.

Helen Pringle e Renate Klein su ABC sostengono che il marketing che circonda l'industria della maternità surrogata (compreso l'uso di immagini e linguaggio di famiglie felici) è propaganda intesa a mascherare "un'industria sporca che traffica nella vita delle donne come così come la vita dei neonati. Funziona parallelamente ad altre industrie che mettono un prezzo sui corpi delle persone come il commercio di organi”.

“La domanda è in aumento nel mondo ricco” scrive The Economist questa settimana. “I broker di maternità surrogata affermano di aver osservato che la pratica è diventata socialmente più accettabile poiché le celebrità hanno parlato dell'uso di surrogati. Molte agenzie affermano che le coppie gay costituiscono una percentuale crescente dei loro clienti (le coppie lesbiche che desiderano figli possono utilizzare principalmente donatori di sperma)”. Anche la coppia di gemelli di Cristiano Ronaldo sono nati da una surrogata.

Marie-Jo Bonnet, 72 anni, storica dell'arte e femminista, in una intervista a La Vie la scorsa settimana dichiara che “il corpo della donna è diventato fonte di materie prime”. Si parla, in caso di rielezione di Emmanuel Macron, di una legalizzazione della surrogata.

Mi si replicherà di nuovo: “Cosa c’entra con l’Ucraina?”. Ma insisto: è questo l’“Occidente?

“Ma c’è una domanda globale”, scrive France Winddance Twine, autrice di Outsourcing the Womb, e quindi la legge si adeguerà come al solito. “Più di 160 milioni di cittadini europei vogliono questi servizi”. Funziona così. Si prende un ovocita di una bella ragazza dell’Europa orientale e lo si insemina con lo sperma di un ricco occidentale. Una volta creati, gli embrioni vengono congelati a meno 196 gradi, messi in contenitori di azoto liquido simili a piccoli bidoni e spediti in città come Kiev e Bombay, dove vengono impiantati nella pancia delle donne ucraine. Se ci sono troppi embrioni, questi vengono “selezionati”.


Alberto Pento
Analisi non condivisibile, del tutto sbagliata, a cominciare dalle categorie di base assunte per definire, interpretare, descrivere/raccontare le cose, la realtà, la storia.



Anche senza la Russia, il Consiglio dei diritti umani dell'Onu resta un'infamia
Giulio Meotti
8 aprile 2022

https://meotti.substack.com/p/anche-sen ... siglio?s=w

Una inchiesta di esperti israeliani rivela che le autorità cinesi uccidono prigionieri nei "campi di rieducazione" per prelevare i loro organi e venderli per il trapianto a clienti locali e stranieri. Ethan Gutmann, ricercatore e attivista per i diritti umani, racconta ad Haaretz di questa settimana che la Cina uccide 25.000 persone ogni anno nello Xinjiang per prelevare i loro organi. I clienti sono principalmente cinesi ricchi. Ma ci sono anche "turisti d'organi", dai sudcoreani ai musulmani del Golfo. “Come figlio di un sopravvissuto all'Olocausto che si trovava in un campo di concentramento nazista, non posso rimanere in silenzio quando i miei colleghi, i chirurghi cinesi, sono partner di un crimine contro l'umanità”, ha detto ad Haaretz Jacob Lavee.

Non ce ne sarebbe abbastanza, assieme a tutti gli altri dossier che riguardano il regime cinese, per chiedere una inchiesta del Consiglio dei diritti umani dell’Onu, che in queste ore è stato chiamato a espellere la Russia?

Ma ci sono numeri che al Palazzo delle Nazioni di Ginevra non sembrano aver mai sentito: 50 milioni, il numero di cinesi passati dai laogai, i “carceri amministrativi”; 2 milioni, il numero di cinesi ora nei campi di lavoro forzato; 30 milioni, il numero di bambine cinesi cui il regime ha impedito di nascere quando era in vigore la “politica del figlio unico” (fino al 2015) tramite aborti e infanticidi; 10.000, il numero dei morti della repressione di piazza Tiananmen…

Più che cacciare Vladimir Putin, quel Consiglio dovrebbe abolire se stesso. Basta uno sguardo alla lista degli attuali membri: Cina, Libia, Pakistan, Sudan, Qatar e Venezuela, solo per dirne alcuni.

“La Cina è il più grande esportatore di capelli al mondo”, recita un dossier di Radio Free Asia. Gli Stati Uniti, assieme al cotone, hanno bandito l’importazione di capelli provenienti dalla Cina. Perché? Come racconta la CNN, questi capelli provengono dai campi di rieducazione costruiti dal regime. C’era già stato il sequestro di tonnellate di capelli di proprietà della Lop County Meixin e un ordine che bloccava le importazioni dalla Hetian Haolin Hair Accessories. Ma a nessuno è venuto in mente di cacciare la Cina dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu.

Dove ci sono stati falliti come la Libia e il Venezuela o autocrazie islamiche dove vige la Sharia come il Qatar o il Pakistan, dove impunemente migliaia di ragazze cristiane ogni anno sono rapite, convertite a forza all’Islam, stuprate e vendute, e Cuba, dove sono state migliaia le esecuzioni, non sapremo mai quante, si torturano i dissidenti politici e il regime castrista vanta uno dei più alti tassi di carcerazione pro capite al mondo.

Il Pakistan legittima lo stupro, la conversione forzata e la schiavitù delle bambine cristiane. Quando i cristiani Johnson Masih e sua moglie Samina sono andati dalla polizia per sapere che fine avesse fatto la figlia di 13 anni, gli agenti hanno mostrato loro il certificato di matrimonio islamico. Shakaina aveva sposato “Ali Bashir”. La bambina, come la madre, a 13 anni faceva già le pulizie presso alcune famiglie musulmane di Lahore. “Un giorno Shakaina scompare”, ha raccontato il padre al Morning Star News. “Ci è stata consegnata una fotocopia del ‘nikahnama’ (certificato di nozze) e ci è stato detto che avremmo dovuto rivolgerci a un tribunale se volevamo incontrarla”. Il suo rapitore l’aveva convertita a forza all’Islam e sposata. E come lei tante. Come Maira Shahbaz, quattordicenne cattolica rapita, costretta alla conversione all’Islam e sposare il suo sequestratore. L’Alta Corte di Lahore ha stabilito che dovesse stare con il suo rapitore.

Alla Corte penale internazionale dell’Aia è iniziato in queste ore il primo processo per i massacri compiuti in Darfur, la regione nell’ovest del Sudan dove ci sono stati da 200.000 a 400.000 morti. Imputato è Ali Muhammad Ali Abd-Al-Rahman, l’ex leader di una milizia sostenuta dal governo del Sudan. Qualcuno in questi anni ha mai chiesto di cacciare il Sudan dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu? L’anomalia è presto spiegata: il teatro della tragedia non è l’Iraq occupato dagli angloamericani, non è l’Afghanistan, non è l’Ucraina, ma il Darfur musulmano, è Jihad più export cinese. La Cina ha alimentato il conflitto garantendo forniture di armi e addestrando i piloti dei cacciabombardieri usati negli attacchi. Orde di arabi del nord e del centro del paese hanno operato razzie, distrutto villaggi, pozzi, piantagioni, allevamenti e ucciso famiglie, dilaniando vecchi, stuprando donne, abusando di bambini e bambine per poi rivenderli come schiavi nei mercati del Sudan e del Medio Oriente. Annientamento totale della popolazione in nome di un suprematismo arabo islamista. L’hanno chiamato “disastro umanitario” per non voler nominare le cose.

E non è certo finita. Uno dei paesi membri del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite è la Mauritania, dove la schiavitù è stata formalmente abolita nel 1981, ma si calcola che il 20 per cento della popolazione sia ancora schiava, schiavi dell’etnia Haratin, neri, di proprietà di arabi e berberi.

In un nuovo rapporto redatto da tre Ong sulla fascia mediana della Nigeria si scopre che le persecuzioni contro la minoranza cristiana hanno già fatto dal 2009 tra le 13.000 e le 19.000 vittime. La Nigeria era membro del Consiglio dei diritti umani dell’Onu fino al 2021.

O per dirla con Hillel Neuer, direttore di UN Watch: “Prima di tutto elencherò 5 dei peggiori violatori della libertà religiosa (Cina, Arabia Saudita, Pakistan, Nigeria e Eritrea) e poi elencherò 5 membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Cina, Arabia Saudita, Pakistan, Nigeria e Eritrea)…”. L’Eritrea anche nota come la “Corea del Nord africana”.

O il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite diventa quello che doveva essere secondo la sua missione originaria - un’assise dove siede chi rispetta la libertà e la dignità delle persone - oppure tanto vale abolirlo. Perché per dirla con il giornalista canadese Mark Steyn, “il problema delle Nazioni Unite è che se si prendono un po’ di gelato e di feci di cane e poi li si mescolano insieme, il risultato saprà di feci e non di gelato”. Hanno tolto il gelato russo, pensando di salvare la faccia, ma il gelato dell’Onu fa sempre schifo.


Gino Quarelo
Certo l'ONU è quello che è come pure il suo Consiglio per i Diritti Umani, ma con la Russia dentro era ancora peggio perché l'apporto malefico della Russia è determinante.



"L'aggressore è Putin, ma noi americani abbiamo usato l'Ucraina per destabilizzare la Russia"
Uno dei più celebri analisti americani ripercorre la storia. "Washington si assumi la responsabilità del suo ruolo nella tragedia. Le piazze e la Cia, il figlio di Biden e il Russiagate di Trump..."
Giulio Meotti
1 marzo 2022

https://meotti.substack.com/p/laggresso ... ricani?s=r

Dal Tablet pubblico il lungo saggio del saggista Lee Smith, autore del libro “The Strong Horse: Power, Politics, and the Clash of Arab Civilizations”. Un testo che oggi non sarebbe pubblicato da nessun giornale italiano perché non aderisce alla gratificazione manichea dominante.

Il presidente russo Vladimir Putin ha scelto questa guerra, ha detto Joe Biden. Questo è vero, ma anche le élite statunitensi hanno qualcosa a che fare con la scelta distruttiva di Putin, un ruolo che Democratici e Repubblicani sono ansiosi di nascondere con una retorica sul coraggio dell'esercito ucraino. Sì, i soldati ucraini che si oppongono a Putin sono molto coraggiosi, ma sono stati gli americani a metterli in pericolo usando il loro paese come un’arma, prima contro la Russia e poi l'uno contro l'altro, con poca considerazione per il popolo ucraino che ora sta pagando il prezzo della follia americana.

Non è un'espressione di sostegno alle azioni grottesche di Putin cercare di capire perché gli sembrava opportuno rischiare centinaia di miliardi di dollari, la vita di migliaia di suoi militari e la stabilità del suo stesso regime per invadere un vicino. Dopotutto, la reputazione di Putin fino a questo momento è sempre stata quella di un ex uomo del KGB scaltro che ha evitato le scommesse ad alto rischio a favore di scelte sicure, come entrare in Siria. Allora perché qui ha adottato esattamente la strategia opposta e scelto la strada del confronto aperto ad alto rischio con la superpotenza americana?

Sì, Putin vuole impedire alla NATO di espandersi al confine con la Russia. Ma la risposta più ampia è che considera le relazioni del governo degli Stati Uniti con l'Ucraina davvero minacciose. Questo perché per quasi due decenni, l'establishment della sicurezza nazionale degli Stati Uniti sotto l'amministrazione sia democratica che repubblicana ha utilizzato l'Ucraina come strumento per destabilizzare la Russia e in particolare per prendere di mira Putin.

Mentre la tempistica dell'attacco di Putin all'Ucraina è senza dubbio collegata a una varietà di fattori, tra cui la lettura del dittatore russo sulla politica interna degli Stati Uniti e le preferenze del suo sponsor a Pechino, la sensazione che l'Ucraina rappresenti una minaccia significativa per la Russia non è un prodotto della paranoia di Putin o di un improvviso desiderio di ripristinare il potere e il prestigio dell'Unione Sovietica, per quanto Putin possa desiderare che ciò accada. Piuttosto, è una minaccia geopolitica che è diventata sempre più pressante ed è stata impiegata con incoscienza sia dagli americani che dagli ucraini negli ultimi dieci anni.

Che l'Ucraina si sia lasciata usare come una pedina contro un potente vicino è in parte colpa della classe politica sconsiderata e corrotta di Kiev. Ma l'Ucraina non è una superpotenza che deve una guida giudiziosa agli alleati e agli stati clienti: questo è il ruolo degli Stati Uniti. E in quel ruolo, gli Stati Uniti hanno illuso l'Ucraina. Più in generale, l'uso dell'Ucraina come pungolo contro i nemici interni ed esterni ha sconsideratamente danneggiato la fallimentare ma necessaria architettura di sicurezza europea che l'America ha impiegato 75 anni a costruire.

Perché l'establishment della sicurezza americano non può assumersi la responsabilità del suo ruolo nella tragedia che si sta svolgendo in Ucraina? Perché discutere apertamente della responsabilità americana significherebbe esporre il ruolo dell'establishment della sicurezza nazionale in due distinti e distruttivi colpi di stato: il primo, nel 2014, contro il governo ucraino, e il secondo, due anni dopo, contro il governo degli Stati Uniti.

Nell'ultimo anno ci sono stati due tentativi di colpo di stato “pro-democrazia” negli stati filo-Cremlino ai confini con la Russia: Bielorussia e Kazakistan. Entrambe le cosiddette "rivoluzioni colorate" sono fallite, ma l'Ucraina rappresenta una preoccupazione molto più pressante, soprattutto data la spinta del paese per l'adesione alla NATO, che funzionari di Biden come il Segretario di Stato Antony Blinken hanno pubblicamente incoraggiato lo scorso anno senza alcuna intenzione o possibilità di effettivamente rendendolo possibile. Eppure, invece di costringere gli Stati Uniti a ripensare alla saggezza di piantare la bandiera della NATO al confine con la Russia, la crescente retorica e i movimenti delle truppe di Putin hanno solo fatto scavare più a fondo il team di Biden.

La Casa Bianca e gli esperti di politica estera degli Stati Uniti di entrambe le parti sono uniti nel sostenere che l'Ucraina è un alleato degli Stati Uniti, una democrazia e un faro di libertà, che sono senza dubbio belle parole da sentire quando sei stato lasciato a combattere Putin sul tuo campo. Ma per capire cos'è veramente l'Ucraina, dobbiamo iniziare da dove inizia tutta la geopolitica: guardando una mappa.

L'Ucraina è situata tra due maggiori potenze, la Russia e l'Unione Europea. Ciò rende l'Ucraina uno stato cuscinetto. La logica geopolitica impone che gli stati cuscinetto coltivino e mantengano rapporti cordiali con i maggiori poteri che li circondano, a meno che non vogliano essere inghiottiti da uno di quei poteri. Questo perché schierarsi con un grande potere contro un altro spesso porta alla catastrofe. Il profeta Isaia avvertì gli ebrei di non schierarsi con il faraone nel conflitto con i babilonesi. Isaia aveva ragione: gli ebrei scommisero male e furono trascinati in esilio.

Oggi Israele non è più uno stato cuscinetto; piuttosto, è una potenza regionale. Ma la geografia non è cambiata, il che significa che Israele è ancora un piccolo paese circondato da entità più grandi, come la Turchia e l'Iran. Quindi, come ha fatto lo stato ebraico a trascendere lo status di stato cuscinetto? Perché ha acquisito un grande arsenale nucleare con capacità di trasporto aereo, terrestre e marittimo - la decantata triade nucleare - che lo rende immune al primo attacco del nemico e garantisce, comunque, per il momento, che Israele non è più terreno per gli imperi. Al contrario, l'Ucraina ha rinunciato al suo arsenale nucleare nel 1994 in cambio delle garanzie di sicurezza degli Stati Uniti nel caso in cui i suoi vicini, in particolare la Russia, fossero diventati ostili.

Che tipo di strategia impone che uno stato consegni la sua sicurezza nei confronti degli attori locali a un paese dall'altra parte del mondo? Nessuna. L'Ucraina non è stata in grado di trascendere la sua geografia come stato cuscinetto e, peggio ancora, uno stato cuscinetto che non è riuscito a prendere sul serio la propria esistenza, il che significava che avrebbe continuato a fare scommesse pessime. Nel 2013, l'Unione Europea ha offerto a Kiev un accordo commerciale, che molti hanno frainteso come un probabile preludio all'adesione all'UE. I giovani ucraini desiderano fortemente entrare nell'UE, perché vogliono l'accesso all'Europa per poter fuggire dall'Ucraina, che rimane uno dei paesi più poveri del continente.

L'accordo commerciale era un progetto dell'UE mal concepito per sparare a Putin con quello che sembrava poco rischioso. L'idea era di inondare il mercato ucraino, e quindi il mercato russo, con merci europee, che avrebbero danneggiato l'economia russa, portando, immaginavano gli artefici di questo piano, a un malcontento popolare che avrebbe costretto lo stesso Putin a lasciare. Putin ha comprensibilmente visto questo stratagemma come una minaccia alla stabilità del suo paese e alla sua sicurezza personale, quindi ha dato al presidente ucraino Viktor Yanukovich un ultimatum: rifiutare l'accordo e accettare il pacchetto di aiuti di Mosca da 15 miliardi al suo posto, o subire misure economiche paralizzanti.

Quando Yanukovich ha rinnegato l'accordo con l'UE, l'amministrazione Obama ha contribuito a organizzare manifestazioni di strada per quella che è diventata l'operazione di cambio di regime più esperta di tecnologia e guidata dalle pubbliche relazioni della storia, commercializzata al pubblico globale in vari modi come Maidan, EuroMaidan, la Rivoluzione della dignità, ecc. Nel febbraio 2014, le proteste hanno costretto Yanukovich all'esilio a Mosca. Di conseguenza, Victoria Nuland e altri funzionari dell'amministrazione Obama hanno lavorato per riunire un nuovo governo ucraino amico degli Stati Uniti e ostile alla Russia.

Alla fine di febbraio, i russi hanno risposto al colpo di stato morbido americano in Ucraina invadendo la Crimea, annettendola e creando il caos nell'Ucraina orientale. L'amministrazione Obama ha rifiutato di armare il governo ucraino. Era giusto evitare il conflitto con Mosca, anche se, lasciando Kiev indifesa, ha dimostrato che la Casa Bianca non aveva mai escogitato tutti i possibili scenari che potrebbero derivare dall'avvio di uno stato cliente sulla strada del conflitto con una grande potenza. Invece, Obama e gli europei hanno messo in luce il loro micidiale errore di calcolo imponendo sanzioni a Mosca per aver approfittato delle condizioni che Obama e gli europei avevano creato.

Nell'aprile 2014, il direttore della CIA John Brennan ha visitato Kiev, sembrando confermare il ruolo dell'agenzia nel colpo di stato. Poco dopo è arrivato il vicepresidente Biden, che ha fatto il giro della vittoria. Naturalmente, un'importante compagnia energetica ucraina, Burisma, che era allora indagata per corruzione, assunse il figlio di Biden Hunter per la protezione.

Legandosi a un'amministrazione americana che si era mostrata sconsiderata e pericolosa, gli ucraini hanno commesso un errore geopolitico che gli statisti studieranno negli anni a venire: uno stato cuscinetto aveva scommesso il suo futuro su una potenza lontana che lo aveva semplicemente visto come un strumento per infastidire il suo potente vicino. La Russia ha quindi tagliato a metà la regione del Donbas al suo confine e ha sottoposto l'Ucraina a una guerra schiacciante, durata otto anni, intesa in gran parte a sottolineare la capacità russa e l'impotenza ucraina e americana.

L'Ucraina ha poi peggiorato ulteriormente la situazione. Quando le stesse persone che li avevano lasciati in preda a Putin hanno chiesto loro di schierarsi in un conflitto politico interno americano, gli ucraini hanno accettato con entusiasmo, invece di correre nella direzione opposta.

Nel 2016, la campagna di Hillary Clinton ha invitato funzionari e attivisti ucraini a prestare un po' di autenticità slava alla sua narrativa di collusione con la Russia contro Donald Trump. In effetti, la trama centrale del ‘Russiagate’ riguardava l'Ucraina. Sì, Trump sarebbe stato compromesso da un sex tape girato a Mosca, ma la ragione apparente di Putin per aiutare Trump a vincere la presidenza era convincerlo a far cadere le sanzioni all'Ucraina. C'era un'altra possibilità per l'Ucraina di attaccarsi a Putin e ottenere il favore di quello che immaginava sarebbe stato il partito vincente alle elezioni americane.

Con Brennan della CIA e una miriade di alti funzionari dell'FBI e del Dipartimento di Giustizia che spingono il Russiagate sulla stampa - conducendo una campagna di spionaggio illegale contro la squadra di Trump - le figure politiche ucraine si unirono volentieri. I partecipanti includevano l'ambasciatore di Kiev a Washington e un membro del Parlamento ucraino che avrebbe contribuito al dossier. La narrativa della collusione è stata rafforzata anche da agenti ucraini americani, come Alexandra Chalupa, legata al complesso delle ong del Partito Democratico. L'idea che questo gioco possa avere conseguenze sulle relazioni dell'Ucraina con il suo vicino più potente non sembra essere entrata nella testa né degli incapaci ucraini né degli agenti politici americani che li hanno cinicamente usati.

Naturalmente, l'Ucraina non è stato l'unico stato cliente americano a impegnarsi nel gioco politico interno. Presentandosi davanti al Congresso degli Stati Uniti per discutere contro l'accordo nucleare di Obama con l'Iran, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è schierato con i repubblicani contro un presidente americano in carica, il che sembra un potenziale passo falso ancora più grande.

Tuttavia, le differenze tra le due situazioni sono ancora più evidenti. L'accordo con l'Iran ha toccato un interesse nazionale israeliano centrale. In qualità di alleato degli Stati Uniti, Israele stava sfidando la saggezza di consegnare armi nucleari al suo principale concorrente e rivale regionale (e americano). Al contrario, l'Ucraina non aveva alcun motivo esistenziale o geopolitico per partecipare all'operazione anti-Trump, il che le ha permesso nella migliore delle ipotesi di ingraziarsi una parte dell'establishment DC mentre faceva arrabbiare quella che si è rivelata la parte vincitrice. Il Russiagate era il tipo di progetto di vanità che uno stato cuscinetto con un Pil in caduta libera e un esercito equipaggiato con armi sovietiche vecchie 40 anni in un'area del mondo rischiosa non può permettersi, specialmente uno che mancava di un arsenale nucleare.

E quello era solo l'inizio. Proprio mentre il Russiagate sembrava volgere al termine nel luglio 2019, i funzionari della sicurezza nazionale degli Stati Uniti hanno iniettato un'altra narrativa relativa all'Ucraina nella sfera pubblica per prendere di mira il presidente americano. Questo sembra essere stato avviato dal funzionario ucraino americano della Casa Bianca Alexander Vindman e dal suo collega Eric Ciaramella, un analista della CIA che era stato l'uomo di punta del vicepresidente Biden sull'Ucraina durante l'amministrazione Obama. Quando Vindman ha detto a Ciaramella di una telefonata in cui Trump aveva chiesto informazioni al presidente ucraino in merito alle accuse sulle attività corrotte della famiglia Biden a Kiev, hanno chiesto aiuto ai servizi di intelligence statunitensi, al Dipartimento di Stato, al Pentagono, ai funzionari del Partito Democratico e alla stampa.

Al fine di coprire ciò che Biden e forse altri alti funzionari di Obama avevano fatto in Ucraina, un Congresso democratico ha messo sotto accusa Trump per aver cercato di capire cosa avevano fatto i politici americani in Ucraina nell'ultimo decennio. Quanto agli ucraini, si sono messi di nuovo in mezzo, quando avrebbero dovuto restare a casa.

Il risultato finale era che gli ucraini avevano aiutato un presidente americano che, a differenza di Obama, ha dato loro le armi per difendersi dai russi. Più seriamente, hanno rafforzato il punto di vista di Putin secondo cui, in collaborazione con i Democratici, l'Ucraina non comprendeva il suo vero posto nel mondo come stato cuscinetto e avrebbe continuato a consentire a se stessa di essere utilizzata come strumento dai politici il cui narcisismo e l’imprudenza li rendeva particolarmente inclini a pericolosi errori di calcolo. La vittoria alle elezioni del 2020 di Biden, un uomo la cui famiglia era stata pagata dagli ucraini per proteggerli, può aver fatto ben poco per placare la sensazione di Putin secondo cui l'Ucraina doveva essere messa al suo posto prima che fosse usata ancora una volta come arma contro di lui.

Dal punto di vista dell'establishment della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, la vittoria di Biden su Trump ha segnalato che le sue azioni in Ucraina sarebbero rimaste nascoste. Finché i media continuavano ad abbaiare che il 45esimo presidente degli Stati Uniti è il tirapiedi di Putin, nessuno sarebbe ritenuto responsabile di nulla. Tranne che, a quanto pare, gli agenti politici di Washington non sono le uniche persone che possono fare la storia. Può farlo anche Putin. E il popolo ucraino ne uscirà molto peggio.



Abbiamo lasciato gli Afghani a morire di fame e freddo e ora facciamo i duri con i Russi
Giulio Meotti
30 gennaio 2022

https://meotti.substack.com/p/abbiamo-l ... i-a-morire

“A otto anni, il futuro di Fatima è deciso. Le piacerebbe, dice, ‘andare a scuola e studiare’. Invece è stata venduta in sposa a un uomo che non ha mai incontrato per comprare pane per la sua famiglia. La sua famiglia era così affamata che ha venduto Fatima per 150.000 rupie pakistane (800 euro). Poi ha cercato di vendere anche la figlia di tre mesi Naghma, ancora avvolta in fasce”.

Si apre così un drammatico reportage di Christina Lamb sul Times di oggi. “Questa è la realtà della vita in un Paese in cui 23 milioni di persone, più della metà della popolazione, rischiano la fame e un milione di bambini di morire. Già il 97 per cento non ha abbastanza da mangiare”.

La resa dell'Occidente in Afghanistan dello scorso agosto ha lasciato un paese distrutto sotto il controllo dei Talebani. Ci sono afghani ora che stanno vendendo un rene per sfamare le famiglie.

All'Amministrazione Biden piaceva fingere che le conseguenze dell'abbandono del paese fossero incerte, ma l’implosione economica era del tutto prevedibile. Andrew Stuttaford ha scritto il 22 agosto sulla National Review: “Ciò che ci aspetta immediatamente sembra essere . . . crollo finanziario e scarsità di cibo". La situazione economica dell'Afghanistan avrebbe rispecchiato la situazione militare: in assenza del sostegno occidentale, il crollo totale. L'Afghanistan aveva importato beni per un valore di 7 miliardi di dollari all'anno (il PIL dell'intero paese è di soli 19 miliardi di dollari). Ma senza un governo appoggiato dall'Occidente che fornisse anche la più piccola misura di stabilità agli stranieri, l'economia sarebbe crollata. E così è stato. Per chi avesse stomaco, il Wall Street Journal racconta ora di ospedali afghani pieni di bambini morti prematuri.

Io continuo a pensare che gli americani fomentino una nuova Guerra Fredda con i Russi sull’Ucraina per coprire l’ignominia afghana. La “democrazia”, la “libertà”, il “progresso”, i “diritti umani”, tutte belle parole già tradite in diretta tv mondiale la scorsa estate da tutti i paesi occidentali, Nato in primis. Non importava se l’esperimento avesse avuto un senso fin dall’inizio. Una volta assunto un impegno, non si abbandona in quel modo un popolo a tagliagole, schiavisti di donne e bambini, barbari che lapidano e impiccano e tagliano mani e piedi.

La vicenda potrebbe essere liquidata come ha fatto oggi Donald Trump: “Tutti a Washington sono ossessionati da come proteggere il confine dell'Ucraina, ma il confine più importante del mondo in questo momento per noi non è il confine dell'Ucraina, è il confine dell'America”. Si potrebbe aggiungere che l’Occidente non sarà sconfitto nel Donbass ucraino, ma nell’Hindu Kush afghano.

Ma quest’ossessione nasconde altro. Richard Hanania della Columbia University questa settimana scrive un articolo provocatorio ma che pensare: Putin è il Grande Satana dell’immaginazione progressista occidentale. “L'opposizione russa all’LGBT scatena le élite americane più delle leggi e delle pratiche anti-gay altrove, perché la Russia è una nazione bianca che giustifica le sue politiche basate sull'appello ai valori cristiani.
Ricordate che stiamo parlando della stessa élite che può essere entusiasta di attacchi casuali agli asiatici solo se possono fingere che siano i bianchi a farlo e non si preoccupano di persone di colore che si sparano a vicenda ogni giorno. I musulmani e gli africani omofobi non ispireranno mai tutta questa giusta furia in queste persone. Il modello dei ‘cristiani conservatori bianchi cattivi’ è fondamentale per la loro visione del mondo, e questo porta non solo all'ostilità nei confronti di Putin, ma anche a nazioni come l'Ungheria e la Polonia”. Hanania fa notare un altro paradosso. “L'Ucraina con 60 punti è una democrazia meno di Ungheria (69), Serbia (64) e Polonia (82), secondo Freedom House. Tali algoritmi della democrazia sono stupidi, ma quando neanche Freedom House non può fingere che l'Ucraina sia una democrazia, ti dice qualcosa sullo stato di quel paese”.

Ma Putin è cattivo. Putin è un tiranno. Putin mente. Putin imbroglia. I media occidentali hanno fatto del presidente russo l'incarnazione del male con un vigore mai visto nemmeno nei giorni peggiori della Guerra Fredda. Come spiegare quest’ossessione per il paese di Tolstoj, Dostoevskij, Gogol, Solzenitsyn e che si è sempre reputato la “Terza Roma” della cristianità dopo la caduta di Bisanzio?

La Turchia di Erdogan ha soltanto 32 punti secondo Freedom House e in questi anni ha invaso la Siria, è entrata in Libia con i suoi mercenari, ha sostenuto la guerra di annientamento degli azeri nel Karabakh armeno, ha bombardato l’Iraq curdo e minaccia le acque di due paesi europei (Cipro e Grecia). Eppure, mai la Nato e gli Stati Uniti su Erdogan hanno alzato non dico un dito, ma un sopracciglio.

Una volta chiuso il libro di Mathieu Slama, La guerre des mondes, capiamo un po’ meglio il perché di tanta ossessione sulla Russia. Putin non è il nostro avversario, è la nostra cattiva coscienza. Slama non nasconde i torti del personaggio e della sua politica, l’autoritarismo interno e l’espansionismo nelle terre che furono dell’Urss. Ma il suo conservatorismo, il suo nazionalismo, la sua deterrenza, sono tutte cose che abbiamo abbandonato da tempo. Putin è un uomo del XIX secolo che usa gli eserciti come si faceva allora. Gli occidentali sono uomini del XXI secolo che pensavano di sconfiggere i Talebani con le slide sul femminismo.

Oggi, in Pakistan, il grande sponsor dei Talebani, è stato assassinato un altro sacerdote cattolico. Mentre parlavamo di nuova Guerra Fredda con i Russi, ci eravamo arresi nella guerra di civiltà con l’Islam radicale, l’unica che minaccia la nostra esistenza come Occidente giudaico-cristiano.


Alberto Pento
Nessun paragone possibile tra i cristiani ucraini europei e gli afgani maomettani asiatici. La responsabilità delle miseria afgana è solo ed esclusivamente dei nazi maomettani talebani e non certo degli americani USA e degli europei.

Alberto Pento
Giulio Meotti Non vi è solo il calderone ucraino, vi è quello Bielorusso e l'invasione della Polonia con i clandestini, vi è quello dell'Iran sostenuto dalla Russia che sta dalla parte di tutte le dittature comuniste e maomettiste della terra e che è sempre contro l'Occidente euroamericano e contro Israele.

Giulio Meotti
Alberto Pento veramente a sostenere tutte le dittature islamiche, tranne l’Iran, è l’America: sauditi, turchi, pakistani etc Non è una gara, altrimenti dovremmo mettere in fila tutti i cristiani sostenuti dalla Russia: serbi, kosovari, siriani… è pura geopolitica e ricreare una guerra fredda non conviene all’Occidente (energia, Cina, destabilizzazione etc)

Alberto Pento
L'America USA non sostiene la dittatura turca infatti negli USA trovano rifugio e asilo politico gli avversari del dittatore nazi maomettano Erdogan che in Turchia finirebbero o in prigione o uccisi e sempre gli USA sono critici nei confronti del suo criminale regime, purtroppo la Turchia fa parte della NATO da prima della deriva dittatoriale di Erdogan

Siria, Trump firma le sanzioni alla Turchia e invia Pence ad Ankara. Erdogan: “Il mondo ci sostenga o si prenda i rifugiati”
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/1 ... i/5515369/
Gli Usa riconoscono il genocidio armeno, un segnale forte per Erdogan
https://ilmanifesto.it/gli-usa-riconosc ... r-erdogan/
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:24 pm

"Noi fanatici occidentali non capiremo mai il fanatico Putin"
Giulio Meotti
19 febbraio 2022

https://meotti.substack.com/p/noi-fanat ... source=url

Parlando della cena grottesca fra Emmanuel Macron e Vladimir Putin, la filosofa Chantal Delsol in tv ha detto: “Mi chiedo se Macron abbia un cucchiaio abbastanza lungo per cenare con il diavolo. Non siamo in grado di capire cosa sta succedendo nella testa della Russia. Siamo lontani! Siamo lontani dall’idea del potere e della conquista, persino di appartenenza. Viviamo in una utopia dove non ci sono più nazioni né frontiere né culture. Davvero è un altro mondo”. Nel suo libro Le crépuscule de l'universel: L’Occident post-moderne et ses adversaires, un conflit mondial des paradigmes, la filosofa liberal-conservatrice Delsol scrive che quella fra Putin e l’Occidente non è dunque una guerra su un confine nel Donbass, ma ideologica. Pubblico un lungo brano dal libro di Delsol, che aiuta a capire il conflitto in corso e l’abisso fra noi e loro.

Dopo un momento di disordine negli anni '90, la Russia post-comunista è entrata in un nuovo periodo di comunitarismo, di cui il nazionalismo è solo un aspetto. O meglio, forse, non ne è mai uscita davvero. Se la rivoluzione del 1917 rifletteva la vittoria di una forma di occidentalismo con l'universalismo marxista, il regime che aveva messo in atto si ritrasse rapidamente dalle richieste del comunitarismo. Dagli anni '30 i sovietici ripristinarono i diritti della famiglia. Ci volle una dittatura per ristabilire i diritti delle comunità a danno degli individui. Dalla Seconda guerra mondiale, il nazionalismo rifiorisce in Unione Sovietica. Le campagne contro il cosmopolitismo furono vigorose, come quella di Zdanov nel 1946. Fondamentalmente, il comunismo, nonostante il suo messaggio universalistico, non riuscì a "modernizzare" un paese profondamente conservatore. Oggi, sotto Putin e l'influenza di intellettuali come Ivan Il'in, la "svolta conservatrice" è un ritorno a se stessi. La religione e la famiglia tradizionale sono apprezzate. La libertà perde il suo significato individuale per rivendicare il suo solo significato collettivo: la libertà è indipendenza nazionale e nient'altro. Le nazioni sono comunità culturali e di destino che non possiamo sradicare senza cadere nel caos della mancanza di differenziazione.

La visione conservatrice è consacrata come l'ideologia al governo (congresso del 2009) e Putin e i suoi sostenitori si posizionano chiaramente contro l'Illuminismo. Viene utilizzato il termine "rivoluzione conservatrice", lasciando aperto il confronto con il movimento tedesco dell'era di Weimar. Troviamo qui la questione russa da due secoli: dobbiamo occidentalizzarci o no? La svolta conservatrice di Putin risponde alle grandi difficoltà degli anni ‘90. Alexander Solzhenitsyn ha detto nel "Discorso di Harvard" che il percorso occidentale seguito dalla Russia era stato un errore. Il dibattito iniziato all'inizio dell'Ottocento tra occidentalisti e slavofili si ripresenta non appena cade il comunismo, a vantaggio di questi ultimi.

La paura dell'indeterminazione è uno dei motivi essenziali del pensiero conservatore. È su questo che si basano i nuovi nazionalismi. Questi sono al di fuori delle tradizioni razionali della modernità occidentale. Fin dall'Illuminismo, la concezione francese della nazione è contrattuale, che le conferisce un carattere freddo e astratto, artificiale, distante. La concezione della nazione che è riemersa dall'inizio del secolo è, al contrario, organica e, per così dire, istintiva, radicata nella vita stessa, ricorda da vicino la concezione tedesca prima del nazismo, quella di Herder e dei suoi successori.

L'eurasismo, dice Michel Niqueux, ha una "concezione essenzialista delle nazioni", lontana dalla visione contrattuale dell'Occidente. La patria ha un'anima come una persona vivente. I sentimenti per essa sono molto più importanti della ragione e l'amore che gli viene mostrato è irrazionale e mistico. Siamo agli antipodi del "patriottismo costituzionale" di Jurgen Habermas, che guida l'Europa istituzionale di oggi e i suoi due paesi portabandiera, Germania e Francia.

L'umanitarismo, inteso come una versione sfigurata dell'umanesimo, è descritto con severità dai sostenitori del cristianesimo, al quale ha, per così dire, rubato la scena scimmiottandolo. Benedetto XVI afferma che l'Anticristo emergerà come profeta dell'umanitarismo. Molto più dei cattolici occidentali, i russi ortodossi credono nel "principe di questo mondo": l'irruzione dell'Anticristo sotto la figura del potere totale. Per i contemporanei successori della corrente slavofila, di cui Putin fa parte, l'Occidente, con le sue pretese universalistiche, suggerisce questa maledizione.

L'Occidente sarebbe vizioso a causa della sua decadenza. Gli scrittori russi hanno una parola per questo: l'Occidente è marcio. L'immagine della putrefazione è eloquente. L'Occidente, attraverso l'Illuminismo, è avanzato sulla via della degenerazione. Lo slavofilo Nicolas Danileski (1866) descrive l'Europa come un grande corpo morente dal quale dobbiamo allontanarci. Dostoevskij dice con Ivan Karamazov dell'Europa: ‘È una necropoli e niente di più’. Questa idea rassicurò i pensatori russi spaventati dalla perdita della loro identità e della loro influenza (cosa pensare di un paese in cui l'aristocrazia parla una lingua straniera piuttosto che la lingua nazionale?). E ha permesso loro di prestare alla Russia una vocazione grandiosa: avrebbe riscattato e restaurato la cultura occidentale-cristiana distrutta dagli eccessi europei. La Russia, preservata dall'individualismo e dal materialismo dell'Illuminismo, avendo preservato le sue radici e la sua spiritualità, può diventare un modello per un'Europa bisognosa di rigenerazione.

Di fronte all'Occidente, la Russia esprime da secoli un fascino misto ad amarezza. Questa tendenza è ancora presente nella storia recente. Il momento putiniano non sorprende quindi, anzi, rappresenta la continuazione di una lunga storia. Ivan Il'in (ispirazione di Putin), pensa che con il comunismo, la Russia sia servita come campo di sperimentazione per applicare il materialismo ateo, utopico e antinaturale, inventato dall'Occidente. Deve smettere di essere una cavia e riscoprire la sua vera natura spirituale e religiosa.

Dopo la caduta del muro di Berlino, la Perestrojka è apparsa ad alcuni come un complotto dell'Occidente e questa oltraggiosa occidentalizzazione che volevano far bere alla Russia alla fine del XX secolo, è stata paragonata a quella di Pietro il Grande: mancanza di preparazione pedagogica, disprezzo per il passato, idealizzazione dell'Occidente, fretta... Da ciò scaturiscono diverse idee forti: universalismo e cosmopolitismo sono armi dell'Occidente per dominare.

Il neo-eurasianismo è l'ideologia dominante sotto Putin: concezione essenzialista delle nazioni, nessun valore universale, un mondo multipolare, conservatorismo morale e culturale…L'orrore contemporaneo del "populismo" nasce da questa paura di vedere riemergere passioni calde (paura, eroismo) che pensavamo fossero state definitivamente sostituite da passioni fredde (interesse, calcolo, commercio). Putin ci offre un'immagine caratteristica della passione imperiale frustrata e trionfante. I nostri consiglieri comunali europei pensano che la fredda ragione sia sempre una liberazione perché priva di passione. Ma la fredda ragione genera passioni fredde, che non sono meno pericolose, perché danno origine a un fanatismo dove il sentimento non ha posto e dove il danno più grande è causato in nome della ragione universale. Se i primi nuocciono con l'eccessivo amor proprio, i secondi nuocciono con una certezza eccessiva dei loro diritti. Le passioni calde sono creatrici di identità e spesso di un'identità esagerata e malata. Mentre le passioni fredde (interesse, comodità, sicurezza) creano una astrazione razionalista in cui le identità si disfanno e regna il fanatismo dell'indeterminatezza.

Putin vuole la guerra per aumentare l'Impero (parla di restaurare l'Impero nei suoi territori), mentre l'Occidente postmoderno rifiuta qualsiasi guerra di questo tipo, finalizzata alla conquista o alla difesa di territori, cultura, identità. Accettiamo la guerra solo per difendere il pacifismo.



Alberto Pento
La Russia di Putin sta con il male della terra: Corea del Nord, Cina, Iran nazi moamettano, Venezuela social comunista di Maduro e con i nazi moamettani antisraeliani impropriamente detti palestinesi e con l'ONU antisemita/antisraeliano e contro la buona Ucraina che preferisce l'Occidente UE e USA.
Su molte delle questioni politiche e dei temi culturali di attualità mi trovo concorde con Meotti ma sulla Russia di Putin proprio no. Io provo una naturale avversione per tutti i dittatori e Putin è uno di questi, è prepotente, arrogante, bugiardo, ha l'etica immorale di un gangster mafioso.
Per me Davide è l'Ucraina e Golia è la Russia di Putin.
Putin poi assomiglia molto a Hitler a Mussolini a Stalin a Mao a Xi-Jnping. A tutti costoro io preferisco Trump, Netanyahu, Zemmour, Orban e il nostro Salvini che speriamo metta la testa a posto e molli il debole per Putin e le demenzialità dei sovranisti monetari dalla stampa facile dalla stampa facile per pagare i debiti e incrementare la ricchezza.


Alberto Pento
Certo ma l'Ucraina va meglio della Russia:
Russia 20 - Ucraina 60 su una scala di 100 = Finlandia
https://freedomhouse.org/countries/freedom-world/scores

Giulio Meotti
Alberto Pento si classifiche ridicole, infatti non si vedono legioni di democratici lanciare crociate moralistiche contro tutti quei magnifici stati islamici nostri stretti alleati. L’azerbaijan sta a 10 e stanno tutti a Baku, italiani compresi

Alberto Pento
Giulio Meotti, io ho soltanto seguito il tuo consiglio e sono andato a guardare.

Giulio Meotti
Alberto Pento si che la Russia sia una autocrazia non libera è noto, ma non ha senso giudicare alleanze e fenomeni storici con la logica di quelle classifiche. La Finlandia sta a 100 e processa chi critica gli Lgbt

Alberto Pento
Giulio Meotti
Certo sono d'accordo con te, però io preferisco ancora la Finlandia alla Russia quantunque le donne russe siano ugualmente belle.


É solo una guerra energetica. Americani e monarchie islamiche contro i Russi"
La newsletter di Giulio Meotti
20 febbraio 2022

https://meotti.substack.com/p/e-solo-un ... source=url

Dal settimanale Valeurs Actuelles pubblico l’analisi di Alexandre Del Valle sulla vera partita dietro allo scontro America-Russia…Domani si apre a Doha, in Qatar, il vertice internazionale sull’energia, mentre il segretario di Stato americano Blinken in queste ore è in Yemen per incontrare il ministro degli Esteri saudita. Le petromonarchie islamiche sono fra i vincitori della guerra raccontata da Del Valle. La domanda è una sola: quali sono le conseguenze politiche, culturali ed economiche della dipendenza energetica ai Russi e quali ai paesi islamici come il Qatar, il secondo esportatore mondiale di gas liquido?

Il progetto dell'oleodotto South Stream ha subito il peso maggiore di quella che è stata soprannominata la "nuova Guerra fredda" Usa-Russia. Questo gasdotto, lungo 3.600 chilometri, destinato all'esportazione del gas siberiano, aggirando l'Ucraina, doveva fornire fino a 63 miliardi di metri cubi all'anno ai paesi europei grazie a due diramazioni, una all'Austria, l'altra ai Balcani e all'Italia. Avviato nel 2007, questo progetto, sostenuto in particolare dall'Italia e da altri paesi dell'Europa meridionale e balcanica, è stato abbandonato nel dicembre 2014, a causa delle pressioni dei paesi più antirussi dell'Unione Europea e degli Stati Uniti, che volevano vedere gli alleati ucraini restare nel gioco del gas e soprattutto non dipendere da Mosca.

Il gasdotto Nord Stream, che passa sotto il Baltico e termina in Germania settentrionale, è stato messo in servizio nel 2012. Il progetto Nord Stream 2 mirava a raddoppiare la capacità delle consegne di gas russo dalla rete Nord Stream 1, per raggiungere i 110 miliardi di metri cubi all’anno. Con investimenti stimati in 11 miliardi di euro, finanziati per metà dalla società russa Gazprom (e il resto dalle società europee OMV, Wintershall Dea, Engie, Uniper e Shell), il progetto ha suscitato le ire degli Stati Uniti, che hanno pubblicamente accusato la Germania di essere "prigioniera" della Russia e ne ha chiesto l'abbandono... prima di adottare sanzioni "extraterritoriali" contro le aziende che collaborano al progetto nel dicembre 2019.

Il progetto è stato così interrotto bruscamente per un anno, prima di sembrare riprendere nel dicembre 2020. Nonostante i 1.230 chilometri terminati (manca il 6% del gasdotto da completare, 74 chilometri), il progetto che collega la Russia e la Germania, che doveva essere messa in servizio all'inizio del 2020, non è alla fine dei suoi guai. L'America continua a moltiplicare i mezzi per ritardare o compromettere l'avvio del gasdotto, vedendo in Europa uno sbocco perfetto per il suo abbondante gas naturale di scisto.

Oltre al gas russo, gli europei si riforniscono anche da Norvegia, Algeria e Qatar, il che spiega il permissivismo dell'Unione Europea nei confronti dei Fratelli Musulmani in Europa, sponsorizzati e finanziati da Doha… Tutto è collegato. Grazie alla demonizzazione del concorrente geo-energico russo da parte degli Stati Uniti in nome dei fascicoli ucraini e siriani o della questione dei diritti umani, molto ipocritamente orientati scagionando le petromonarchie molto più dittatoriali di Mosca, l'Unione Europea non è più padrona del suo destino energetico.

A tal fine, l'ex segretario di Stato americano per l'Energia, Rick Perry, non ha esitato a lodare i meriti del gas americano, che è tuttavia molto più costoso del gas russo. La rivoluzione americana dello shale gas, iniziata nel 2000-2008, durante l'era del cosiddetto “Obama ecologico”, ha cambiato completamente la situazione energetica americana e mondiale, facendo del Paese una superpotenza del petrolio e del gas e sconvolgendo gli equilibri geopolitici globali.

Curiosamente, i paesi dell'Europa occidentale, all'avanguardia nelle esigenze ecologiche, non hanno cercato di bloccare l'arrivo di questo gas ecologicamente molto scorretto, la cui estrazione avviene mediante il processo di fratturazione idraulica, che consuma molte sostanze chimiche e tanta acqua. Il motivo è che il loro servilismo verso la Nato e la loro ostilità verso la Russia (tranne la Germania che ha un bisogno vitale di gas russo e ha appoggiato il Nord Stream 1 e 2, ne è emblema Gerhard Schroeder, l’ex cancelliere che colleziona incarichi nelle aziende di stato russe), spinge l'Unione Europea a non fare nulla contro il crescente arrivo di questo shale gas che potrebbe contribuire a ridurre la dipendenza europea dagli idrocarburi russi. Secondo la Commissione Europea, le esportazioni di gas naturale liquido americano verso l'Europa sono aumentate del 272% da luglio 2018...

Tornando all'argomento dell'Ucraina e del gasdotto North Stream 2, che lo bypasserà e “rischierà” di rendere molto più sicuro il trasporto di gas russo in eccedenza in Europa – normalmente molto più economico e più ecologico dello shale gas – si capisce perché gli Stati Uniti insistano nel non dare garanzie a Mosca sulla non estensione della Nato all'Ucraina: se Washington facesse questa concessione richiesta da Mosca fin dal 1991, la Russia sarebbe meno antioccidentale, quindi più difficile da demonizzare...

Alberto Pento
Ipotesi assolutamente non condivisibile.
Lo dicevano anche per le guerra in Irak, in Siria, in Libia, sempre colpa del petrolio, delle multinazionali e in particolare dell'Occidente. Il solito demenziale complottismo destro-sinistrato antioccidentale, antiamericano, anticapitalista, ...


Senza un dollaro: Biden condanna a morte lo scisto americano
27 gennaio 2021
https://it.sputniknews.com/20210127/sen ... 50951.html

Joe Biden ha promesso di rimuovere i finanziamenti al comparto poiché la trivellazione del gas di scisto non rientra tra le attività previste nella sua politica sostenibile. A questo faranno seguito una riduzione dei posti di lavoro, il crollo delle estrazioni di greggio e la perdita dell’indipendenza energetica che per 10 anni era stata garantita proprio dallo scisto.

Un’ondata di fallimenti

Trivellazioni nel Bacino Permiano, che si estende tra Texas e New Mexico - Sputnik Italia

Nel 2020 negli USA hanno dichiarato fallimento circa 150 produttori di scisto. Il numero di impianti per l’estrazione di gas e greggio ha registrato una forte contrazione, le società hanno cessato le loro attività. La maggior parte dei principali player non sono in grado di sopravvivere alla pandemia di coronavirus. È crollata la domanda di idrocarburi così come i prezzi del greggio. A farne le spese sono state anzitutto le realtà che presentavano criticità ancor prima del Covid: si erano indebitate per mancanza di finanziamenti. Dal 2018, infatti, Wall Street aveva assunto un atteggiamento poco favorevole nei confronti del comparto ritenendo che la maggior parte dei progetti fosse in realtà in perdita.

Nel 2020, secondo le stime Agenzia internazionale dell'energia (IEA), gli investimenti nel settore dello scisto si sono più che dimezzati, fino a raggiungere 45 miliardi di dollari.

I bassi prezzi del greggio hanno decretato la fine di molte realtà. Oggi la situazione è migliorata ma in maniera lieve. Stando alle stime dell’IEA, nel 2021 il prezzo medio del Brent non ha superato i 45,26 dollari, mentre quello del WTI i 43,31. Ai produttori di scisto serve che il prezzo finale sia almeno di 50. Secondo le previsioni di KPMG, entro la fine dell’anno falliranno 250 società.

A risentirne sono stati non solo i piccoli player, ma anche i cosiddetti giganti. Tra di essi figurano Whiting Petroleum e California Resources, nonché la pioniera del comparto Chesapeake Energy, Extraction Oil & Gas e Hornbeck Offshore Services.

Oltre ai fallimenti si è registrata un’ondata di fusioni. Alla fine dell’anno si sono conclusi due grandi accordi per il valore complessivo di 17 miliardi di dollari: Pioneer Natural Resources ha acquisito Parsley Energy e un debito di miliardi di dollari, mentre Conoco Phillips ha acquisito Concho Resources che ha perso più di metà del suo valore e per poco è riuscita a stare a galla.

Tuttavia, gli esperti avvertono: fusioni e acquisizioni non faranno aumentare le estrazioni, sono solo un modo per sopravvivere.

Un crollo senza precedenti

Secondo le previsioni dell’IEA, l’estrazione di scisto calerà dagli attuali 11,3 milioni di barili al giorno (che sono comunque 2,5 milioni in meno dei valori pre-crisi) a 7,5 milioni. Si prevedono contrazioni della produzione in 6 dei 7 maggiori bacini produttivi di scisto dove si concentra il greggio di più difficile estrazione: Bakken, Eagle Ford, Permiano, dell’Anadarko, del Niobrara e degli Appalachi.

Secondo le stime di gennaio di Fitch, il comparto dello scisto non riuscirà per altri 2-3 anni a ritornare ai livelli pre-crisi: i produttori sono impegnati a ottimizzare le perdite e il ritorno sugli investimenti piuttosto che ad aumentare le estrazioni.

Al contempo gli analisti osservano che Biden potrebbe spegnere per sempre tutte le speranze di una possibile ripresa. Se gli USA detengono il primato mondiale per le estrazioni di greggio, il merito è tutto dei produttori di scisto.
Porre fine a un settore

Il nuovo presidente è un sostenitore del green deal. Biden intende ridurre significativamente i finanziamenti alle società dello scisto perché desidera raggiungere il traguardo di “emissioni zero” entro il 2050.

Joe Biden firma i primi decreti, gennaio 20 del 2021 - Sputnik Italia

Stando al programma elettorale del presidente Dem, il governo non rilascerà autorizzazioni per l’impiego della tecnica della fratturazione idraulica sul suolo pubblico. Si tratta di un affare piuttosto serio: circa il 13% del gas naturale viene estratto da territori di proprietà federale. Secondo gli esperti di S&P Global Patts, a questi ritmi entro la fine del 2024 le estrazioni gasiere e petrolifere negli USA registreranno una contrazione fino a soli 2 milioni di barili al giorno.

Biden sostiene di non essere contrario alla tecnica in sé, ma non è d’accordo nel finanziarla. Tuttavia, un sistema di approvvigionamento elettrico a zero emissioni ridurrà la domanda di idrocarburi e l’aumento dei costi priverà i produttori di un guadagno.

Un’altra conseguenza riguarda il calo significativo dei posti di lavoro. Nell’industria petrolifero-gasiera prima della crisi erano occupate circa 10 milioni di persone. Per via della pandemia e della chiusura dei pozzi ne sono state licenziate circa 100.000.

“Immaginate solo quale effetto distruttivo genererà tutto ciò sulla nostra economia. Pensate a cosa significa dipendere nuovamente dagli altri in termini energetici”, avvertì ad aprile Nicholas DeIuliis, presidente della società gasiera CNX Resources Corporation.

Ma nessuno gli diede ascolto. Pare che Biden intenda porre una croce su tutto il “decennio dello scisto” durante il quale gli USA conseguirono l’indipendenza energetica e lo status di esportatore netto immettendo nel mercato globale enormi quantità di scisto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:24 pm

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