I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:06 pm

I demenziali adoratori, sostenitori e giustificatori del criminale nazifascista russo Putin
viewtopic.php?f=143&t=3009

Non considero il caso di coloro che possono essersi fatti ingannare dalla propaganda di Putin in buona fede perché per farsi ingannare in buona fede bisogna assolutamente essere privi di buon senso e del criterio morale elementare e universale per distinguere il bene dal male.
Quindi sarebbe un caso che rientrerebbe a pieno titolo nella demenzialità umana.


I cinque punti della propaganda menzognera russa che hanno tratto in inganno molti poveri creduloni, tra cui anche l'inaffidabile Bergoglio; creduloni che già odiavano l'Occidente e gli USA:

1) l'Ucraina da secoli è parte integrante della Russia, anzi fu la prima Russia
2) la Crimea è in tutto e per tutto, da sempre terra russa ed è stato un errore dell'URSS cederla all'Ucraina
3) il nazionalismo ucraino è nazifascismo tra i più malvagi e deleteri per tutti, per gli ucraini, per i russi, per l'Europa, per il Mondo
4) nel Donbass i nazionalisti nazifascisti ucraini violavano sistematicamente e ferocemente i diritti umani, civili e politici dei filorussi che erano e sono la maggioranza della popolazione di questa regione
5) l'Occidente malvagio USA e UE attraverso la NATO ha destabilizzato politicamente l'Ucraina tigliendola alla storica egemonia russa e stava preparando in Ucraina l'aggressione della Russia

peccato che nessuno di questi punti propagandistici corrisponda al vero.



L'ERRORE DI PUTIN
Niram Ferretti
2 giugno 2022
https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 9387585837
L'errore di Putin non è stato quello di invadere l'Ucraina dove ha trovato pane per i suoi denti, ma quello di non invadere l'Italia.
In Italia avrebbe trovato una quinta colonna agguerritissima, una struttura già pronta ad accogliere l'invasore russo e a consentirgli di fare del paese una succursale del Cremlino. I resistenti sarebbero stati pochi, e presto sarebbero stati costretti alla clandestinità.
Non è stato un incidente della storia che per vent'anni qui abbia dominato il fascismo e che sempre qui ci sia stato il partito comunista più consolidato d'Europa.



POVERI NOI!
Ho letto su You tube i commenti al discorso odierno di Putin.
Giovanni Bernardini
9 maggio 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 8666173331

Roba da non credere! Praticamente tutti autentici deliri di adorazione per il presidente russo.
Solo qualche esempio, preso a caso:
“Grande Presidente! Dio ti protegga! Dio protegga la Russia e il mondo intero”
“Forza Putin un vero Presidente”
“Parole alte, vere, che nascono da ragione, sentimento, dall'anima del grande popolo russo, espresse con profonda umanità dal Presidente Vladimir Putin , uomo coraggioso e giusto. W la Russia e la sua valorosa armata. Z ZZZZZ.”
“Ecco, questo è un discorso che merita!! (...) Forza Russia!! Onore eterno alla gloriosa Armata Rossa!! Viva PUTIN!!”
“Grande uomo e grande patriota.”
Potrei continuare. Questo il tono generale.
Diamo pure per assodato che la la maggioranza di chi ha ascoltato il discorso sia composta da filo putiniani, ammettiamo che chi non ama Putin non abbia voglia di perdere tempo in polemiche con chi invece lo adora e preferisca non scrivere commenti (io sono uno di questi), resta il fatto che molti italiani hanno un atteggiamento adorante nei confronti di un autocrate impegnato in una brutale guerra di aggressione ad uno stato indipendente.
Che tanta gente non sappia distinguere fra aggredito ed aggressore, che consideri “patriota” Putin e non Zelens’kyj impegnato nella difesa del suo paese invaso è indice di una aberrazione mentale profonda, di una crisi che è culturale e morale prima ed oltre che politica.
Penso che davvero certe persone dovrebbero vivere per un bel po’ in Russia, o in Iran o in Cina, o in Venezuela o in Corea del nord per iniziare a capire la differenza fra paesi che, pur in crisi e pieni di difetti, sono e restano delle democrazie ed altri, che tutto sono tranne che democrazie, meno che mai democrazie liberali.
Povera Italia, povero occidente, poveri noi!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:09 pm

Indice:

1)
fascisti, nazisti e comunisti nostalgici di Mussolini, di Hitler, di Stalin e di Mao;

2)
nazi islamici seguaci di Moametto e antioccidentali;

3)
destro sinistrati o rossobruni, antisemiti, antiamericani, anti UE e antiNATO;

4)
sovranisti antieuropei;

5)
leghisti e venetisti;

6
pacifisti a senso unico, quelli della resa all'aggressore che salva vite umane e porta la pace dello schiavo;

7
integralisti cattolici;

8)
contrari al Politicamente Corretto;

9)
novax e nogreenpass;

10)
complottisti e cospirazionisti del Gran Reset;

11)
Papa Bergoglio, Macron e Orban;

12)
taluni conservatori e repubblicani USA;

13)
tutte le demenzialità che scrivono e dicono i sostenitori adoratori di Putin per cercare di nobilitare, giustificare e sminuire il male del loro idolo nazifascista russo;

14)
Ebrei sinistrati e atei antisemiti e antiucraini, filo nazimaomettani e filorussi naziputiniani;

15)
Demenziali domande e paragoni impossibili dei sostenitori di Putin per giustificare i suoi crimini;

16)
Il demenziale Silvio Berlusconi intimo amico di Putin, vergogna dell'Italia;

17)
Da connettersi al capitolo 12) taluni conservatori e repubblicani USA;

18)
Altri demenziali sostenitori di Putin

19)
Quelli che sostengono la cultura russa, fraintendendo il concetto di cultura

20)
Il demenziale ballerino ucraino di Kherson filorusso e adoratore di Putin, la cui faccia se l'è tatuata sul petto

21)
I negatori dei massacri e dei crimini russi

...
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:12 pm

Anch'io sono contro un certo Occidente sinistrato e politicamente corretto, ma non per questo mi schiero con la Russia nazifascista di Putin contro l'Ucraina e contro l'Occidente che giustamente la sostiene e che l'aiuta a difendersi.

Alle ultime tre elezioni, europee, italiane e venete ho votato Lega come il male minore, per rispetto dei diritti umani, civili e politici dei cittadini italiani ed europei, pur non essendo un sovranista monetario e sognando un'Europa diversa, costituita in parte come gli USA e in parte come la Svizzera.

Sono contro tutte le violazioni dei diritti umani, civili e politici nel loro ordine naturale,
sono contro i razzismi e i suprematismi razzisti di qualsiasi tipo e sono contro la violazione di questi diritti, perciò non posso che essere contro:

- chi viola i miei diritti umani, civili e politici e quelli della mia gente e dei miei concittadini,
- l'invasione e l'immigrazione scriteriata e indiscriminata dei clandestini e dei nazi maomettani,
- il suprematismo nero afro americano e sinistrato dei BLM e bianco dei nazifascisti euro americani,
- il demenziale suprematismo LGBT e la sua aberrante agenda gender,
- tutte le falsità del politicamente corretto,
- il suprematismo razzista nazi fascista e comunista,
- la ferocia predatoria e razzista dei nomadi che vivono predando il prossimo,
- il suprematismo mafioso, camorrista, ndangretista,
- il nazismo maomettano in ogni sua manifestazione,
- tutti gli antisemiti che demonizzano e perseguitano gli ebrei e Israele,
- il suprematismo criminale della Russia di Putin,
- i buonisti atei e religiosi che stanno dalla parte dei carnefici fatti passare per vittime,
- i cattivi e i dementi schierati dalla parte del criminale del Cremlino Putin.



IL QUADRO GENERALE
Niram Ferretti
6 giugno 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 7470690362

È emblematico sentire Erdogan che insieme a Putin sostiene profeticamente che il "sistema di sicurezza occidentale sta crollando". Mette in chiaro subito una cosa ai tanti che non hanno ancora capito o fingono di non capire quale è la portata politica di questa guerra. Non che sia un mistero. Putin e altri uomini a lui vicini lo hanno chiaramente detto, come Sergey Karaganov, ex consigliere di Putin e oggi a capo del Centre for Foreign Policy di Mosca.
“Ci sentiamo tutti parte di un grande evento nella storia, e non si tratta solo della guerra in Ucraina; si tratta del crollo finale del sistema internazionale che si è creato dopo la Seconda guerra mondiale e poi, in modo diverso, è stato ricostruito dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quindi, stiamo assistendo al crollo di un sistema economico – del sistema economico mondiale – la globalizzazione in questa forma è finita”. Gli fa eco l'apocalittico Alexander Dugin, “L’operazione speciale in Ucraina è diretta soprattutto contro il liberalismo e il globalismo”.
Riassumendo, la guerra in Ucraina è una guerra sistemica, frontale, contro il sistema occidentale. Punto. È dunque l'evento che segna il vero spartiacque tra ieri e oggi. Altro che 11 settembre.
L'ultima volta che in Europa si verificò qualcosa di simile, e fu una guerra mondiale, avvenne esattamente quando Adolf Hitler si propose il medesimo obbiettivo.
Erdogan, Putin, Khamenei, Xi Jinping, Kim Jung-un, sono tutti accomunati dal medesimo desiderio di vedere crollare l'ordinamento occidentale. Il paradosso di Erdogan è che il satrapo turco fa parte della Nato.
Alla luce di questa realtà si capiscono meglio gli appoggi a Putin, le dichiarazioni a suo favore, la volontà di trovargli giustificazioni e attenuanti. Provengono tutte da chi ha in cuore una avversione profonda per l'Occidente e il sistema di vita e di valori che ha creato. Sono i nemici della democrazia, del liberalismo, della libertà.
La cosa aberrante è che buona parte di loro vive in Occidente, in Europa soprattutto, e pur odiando ciò che l'Europa rappresenta, pur odiando gli Stati Uniti, unici veri garanti della democrazia occidentale dopo la fine della Seconda guerra mondiale, non emigrano in Russia, Iran, Cina, Nord Corea, no, stanno qui, godendo di tutti i vantaggi che l'Occidente, l'odiato Occidente garantisce loro.
Film già visto, all'epoca dell'Unione Sovietica, della rivoluzione maoista in Cina, della guerra del Vietnam.
Estrema destra, estrema sinistra, le due facce della stessa medaglia rossobruna, e in mezzo una pletora di individui a cui la propaganda antioccidentale ha fatto il lavaggio del cervello e che, se l'ordinamento occidentale dovesse crollare (ma non crollerà, non riusci a Hitler, figuriamoci a Putin), sarebbero i primi a essere ridotti in schiavitù.



LA GUERRA IBRIDA DI PUTIN IN ITALIA
Umberto Mosso
30 aprile 2022
https://www.facebook.com/umberto.mosso. ... 9774290737
L’opinione pubblica italiana è sottoposta da anni ad una incessante campagna filorussa, cioè filoPutin, da parte di alcune reti televisive, giornali, siti web, singoli giornalisti e così detti esperti, che hanno indotto in una parte del pubblico alcune convinzioni sbagliate sulla realtà dei fatti accaduti in Ucraina dal 2014 fino ad oggi.
Non sappiamo se questa opera di disinformazione sistematica sia direttamente collegata alle azioni messe in campo dal Cremlino nell’ambito della sua, così detta, guerra ibrida. Sappiamo, tuttavia, che questo tipo di guerra è in atto, in particolare in Italia, secondo una dottrina illustrata dal generale Gerasimov all’Accademia delle Scienze militari di Mosca nel 2013.
La guerra ibrida mira a formare una opinione pubblica occidentale favorevole alla politica di Putin, attraverso la diffusione di false informazioni politiche, storiche e scientifiche.
I canali principali della guerra ibrida non sono solo i siti ufficiali o vicini al Cremlino, o profili social dichiaratamente filorussi. Ciò che conquista di più la buonafede del pubblico sono le prese di posizione che, partendo da una analisi apparentemente obbiettiva, portano a conclusioni favorevoli alle tesi russe, creandone consenso. Oppure opinioni critiche sull’operato dei governi occidentali per creare disorientamento e divisioni nelle loro società.
Per questo si “comprano”, in molti modi, interi partiti o correnti di essi, anchorman/woman, giornalisti, opinionisti ed esperti. Oppure si conta sull’autonomo volontariato ideologico di alcuni di questi, convinti di espletare così la loro militanza politica.
Le menzogne, soprattutto se ben confezionate professionalmente, sono sempre state più convincenti delle verità. Perché queste ultime sono più complesse da cercare e comprendere.
La verità non esce in barca col mare buono, più spesso si trova sfidando il mare in tempesta che non tutti hanno la voglia o il coraggio di affrontare.
La menzogna è più facile da confezionare, non solo perché, per darle credibilità, basta partire da un paio di cose vere e poi stravolgerne il significato, ma soprattutto perché è rivolta a persone che sono predisposte ad accoglierla. Il bugiardo è come una colla speciale che salda solo certe superfici, non altre.
Faccio un esempio pratico su un paio di cavalli di battaglia della guerra ibrida di Putin.
Quante volte abbiamo sentito dire che la rivolta di Euromaydan del 2014 a Kyiv fu un colpo di stato ordito dagli Usa che ha portato a governi illegittimi, compreso quello attuale di Zelensky? Niente di più falso.
Quante volte è stato ripetuto, da presunti esperti e noti corrispondenti, che il governo e l’esercito ucraino hanno sottoposto le popolazioni russofone del Donbass ad ogni sorta di repressione brutale, culturale, politica e fisica, tale da giustificare l’intervento a loro difesa della Russia, l’annessione della Crimea e ora la guerra?
Per accertare la verità dei fatti ha svolto accuratissime e documentate indagini, concluse proprio in questi giorni, l’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa alla quale aderiscono 57 paesi, compresa la Russia.
Migliaia di osservatori di tutti i paesi hanno girato in lungo e in largo in Ucraina e soprattutto nelle regioni del Donbass raccogliendo e documentando prove e testimonianze dirette sulle violazioni dei diritti umani denunciate da entrambe le parti. Senza fare sconti a nessuna, dunque non tacendo neanche su quelle di parte ucraina.
A differenza del governo ucraino, che non ha posto agli osservatori Osce alcuna limitazione, nelle repubbliche autoproclamate filorusse limitazioni ci sono state, come l’impedimento a visitare le carceri e parlare coi prigionieri. Alcuni giorni fa i separatisti hanno arrestato senza alcun motivo alcuni funzionari Osce.
I report di lavoro e le risultanze dell’indagine Osce sono pubblicate sul sito https://www.osce.org/it/
Si tratta di informazioni documentate scrupolosamente che smontano le falsità sulla repressione delle popolazioni ucraine russofone, che infatti oggi resistono assieme ai non russofoni, e denunciano la natura autoritaria e violenta dei regimi separatisti fantocci di Putin.
Tuttavia in Italia si dà spazio alle menzogne dei vari Orsini, Santoro, Capuozzo, Vauro, Belpietro, Berlinguer, Travaglio, Borgonovo, Castellina, Montanari, come se si trattasse di opinionisti indipendenti, mentre non si da notizia dei risultati dell’indagine Osce, evidentemente considerata dagli amici di Putin condizionata dagli Usa.
Il fatto è che questi signori non sono in grado di contestare nel merito i risultati dell’Osce. Quando ci provano riescono solo a fare orride figure come accaduto sui fatti di Bucha.
Chi spaccia menzogne ha mercato tra i tossicodipendenti dalle menzogne, che cercano solo le informazioni che confermino i loro pregiudizi. Consumatori finali di falsità, vittime della guerra ibrida di Putin, appunto.




UNA BATTAGLIA PER PROCURA CONTRO L'OCCIDENTE

di Antonio Polito, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
8 giugno 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 0527192723

e è con noi che ce l’aveva, Dmitry Medvedev non sarebbe davvero il primo a dichiarare il suo «odio» per gli occidentali, spinto fino al punto di volerli «veder sparire», perché «bastardi e degenerati». Appena ventuno anni fa, in tutt’altre circostanze, un gruppo di ragazzi arabi si imbarcarono su quattro aerei di linea negli Stati Uniti, convinti di poterci distruggere perché abbiamo paura della morte, mentre loro, gli attentatori delle Torri gemelle, la desideravano fino al martirio. In singolare coincidenza, narrando mirabilie di un super missile che da Mosca potrebbe radere al suolo Parigi o Berlino in duecento secondi dal lancio, il conduttore di una tv russa ha di recente aggiunto: «Certo, poi moriremmo anche noi, ma noi andremmo in paradiso».
Eravamo stati facili profeti, nel segnalare che la guerra all’Ucraina si sarebbe presto trasformata in un nuovo e sciagurato «scontro di civiltà». I discorsi di Putin, e quelli del patriarca Kirill, avevano anticipato ciò che ha detto ieri l’alter ego dell’autocrate di Mosca, Medvedev, ex presidente ed ex premier della Federazione russa. Se una «guerra per procura» è in corso in Ucraina, è questa: i russi puniscono gli ucraini perché non si sentono più russi, ma occidentali. Perciò è corretto dire che è una guerra mossa anche all’ Europa.
L’Occidente è del resto innanzitutto Europa, visto che questa è stata la culla dei suoi valori, della sua cultura, della sua tecnologia, esportatore di tutte le rivoluzioni industriali della storia, inventore dei Lumi della ragione, della libertà e dell’uguaglianza, ma anche dello schiavismo, del colonialismo e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Per i suoi formidabili successi, è da secoli temuto da tutti i suoi avversari. E per questo odiato. Ma anche ammirato e imitato. Il fondatore dell’impero zarista, Pietro il Grande, per riuscire a conquistare l’accesso al Mar d’Azov (anche lui, è una costante della storia russa), viaggiò due anni in Europa assumendo centinaia di maestri d’ascia olandesi e inglesi ed esperti d’armi austriaci, pur di portarseli in Russia a costruire la flotta che non aveva mai avuto.
Molto tempo prima che nascesse la Nato, «la Russia diffidava già degli stranieri e degli occidentali», ha scritto lo storico Stephen Kotkin. Mentre l’Occidente trovava in America la sua nuova «frontiera», espandendosi a Ovest fino a raggiungere il Pacifico, la Russia, anch’essa società di frontiera, si lanciava nelle immense distese a Oriente, arrivando sull’altra sponda dello stesso oceano. Per secoli è riuscita ad espandersi a una media di cinquanta miglia quadrate al giorno, fino a coprire un sesto delle terre emerse del pianeta e a competere con l’Occidente. Da sempre retta da autocrazie, ha rappresentato a lungo l’alternativa più formidabile alle democrazie liberali occidentali, fino a sfidarne la supremazia indossando la corazza ideologica del comunismo.
Ed è proprio grazie a questa storia che attrae ancora oggi i nemici interni dell’Occidente. Li vediamo all’opera qui da noi, dai tardi epigoni della sinistra anti-capitalista e terzomondista, ancora ostaggio del feticismo del Cremlino, fino ai tradizionalisti che vedono in Mosca la Terza Roma, il faro di civiltà cristiana che non ha ceduto ai demoni dell’individualismo, dell’edonismo, e della libertà sessuale. È goffo, ma non è un caso, se Putin si è presentato come improbabile paladino della lotta alla teoria del gender, o se il patriarca Kirill ha identificato nelle sfilate gay il declino morale dell’Occidente che giustifica anche la guerra all’Ucraina. Sarà per questo che siamo «bastardi e degenerati».
Ma sopravviveremo anche stavolta, se sapremo tener fede proprio ai valori che Putin, il suo ex numero due, il suo «chierichetto» Kirill e i suoi propagandisti in tv mostrano di disprezzare: il primo dei quali è la capacità di distinguere tra i popoli e i loro governanti.
Loro si identificano con la Russia, suggerendo quell’unità spirituale tra sangue, suolo e nazione che tanti disastri ha provocato nel passato anche in Occidente. Da noi i popoli sono invece fatti di cittadini, e ognuno ha diritto alle sue idee, perfino i filo-russi. Per questo non possiamo odiare i russi come Medvedev «odia» gli occidentali. Per questo non vogliamo «vederli sparire», ma piuttosto ci auguriamo di poterli riaccogliere un giorno in un sistema di sicurezza europeo e di garanzie reciproche, come era sembrato possibile per qualche anno dopo la caduta del Muro di Berlino. Per questo aiutiamo gli ucraini a difendersi. Loro sì, invece, temo che odino davvero i russi che hanno deciso l’invasione, che hanno ucciso civili inermi, stuprato donne, portato via bambini. Ma, proprio perciò, impedire la loro sconfitta e capitolazione sarebbe il più grande contributo a mettere fine alla spirale dell’odio, e a dare inizio alla pace.



L’UCRAINA ORIENTALE NON È RUSSIA
intervista a Giovanna Brogi Bercoff*
Massimiliano Di Pasquale
*Pubblicata in versione diversa e con il titolo “L’illusione degli ucraini sul nazismo durò solo qualche settimana” sul quotidiano La Stampa il 13 marzo 2014

https://www.facebook.com/forzaucraina.i ... hrbfQmJKrl

Giovanna Brogi Bercoff, professore ordinario di slavistica presso l’Università di Milano, direttrice della rivista Studi Slavistici e presidente dell’AISU (Associazione Italiana di Studi Ucrainistici), parla della grave crisi tra Russia e Ucraina e aiuta a inquadrare le complesse vicende di queste settimane in un’ottica storico-culturale in cui grande peso hanno avuto le politiche di russificazione dell’Ucraina Orientale intraprese dalla Russia zarista dopo la storica battaglia di Poltava del 1709.

Professoressa Brogi, che spiegazione dà alla lettura russo centrica della crisi ucraina presente in vasti settori dell’establishment politico-culturale nel nostro Paese?
In parte la dimensione russo-centrica dell’Italia riflette il provincialismo e la scarsa cultura degli italiani, ma fondamentali restano motivi economici. Basti pensare ai rapporti tra ENI e il colosso energetico Gazprom. Non escluderei che l’amicizia personale tra Berlusconi e Putin abbia ancora una certa influenza, in considerazione della lentezza con cui in Italia cambiano idee e abitudini.

A proposito di politici, cosa pensa dell’editoriale scritto dall’ex premier Romano Prodi sul New York Times qualche settimana fa rispetto a ciò che succede in Ucraina?
Trovo sconcertante quello che ha detto. Prodi continua a perpetrare il vecchio mito dell’Unione Sovietica di quaranta anni fa. Molti politici e parte dell’opinione pubblica continuano a considerare ‘normale’ che la Russia agisca come un impero in cui i popoli non hanno diritto alla loro sovranità nazionale. Ed è ancora frequente la stessa pretestuosa spiegazione: gli ucraini sono fascisti! Perdura i molti personaggi l’inerzia ideologica e mentale per cui i russi vengono considerati i ‘buoni’ e progressisti, e gli ucraini come filofascisti. Sul Majdan di Kiev erano rappresentate da milioni di persone per 4 mesi tutte le tendenze dell’opposizione al corruttissimo governo di Yanukovych, ma molti in Italia continuano a dire che i manifestanti sono dominati dalla destra e sono estremisti fascistoidi. O non sanno leggere, o non vogliono allontanarsi da certi stereotipi che magari fanno comodo a qualcuno. Tutto questo senza tenere in alcun conto che il paese è indipendente da 23 anni ed è cambiato, si è evoluto e nella stragrande maggioranza non ne vuol sapere di prendere ordini da Mosca. Permane in Italia il mito della Russia.

Cosa intende esattamente per mito della Russia?
C’è un mito di natura culturale, pensiamo alla letteratura o la musica. Anche la Slavistica è da sempre dominata dalla Russistica. In questi ultimi anni il numero degli studenti di russo è raddoppiato, in certi casi triplicato creando grossi problemi didattici e organizzativi perché mancano insegnanti qualificati. Fra le cause di questo aumento è la speranza di trovare lavoro grazie all’intensificazione dei rapporti economici e commerciali, ma forse questo interesse per gli studi russi è anche frutto della propaganda che sta facendo la fondazione Russkij Mir, finanziata direttamente da Mosca, stabilendo accordi con i vari istituti. I docenti delle università accettano gli aiuti offerti da questa fondazione perché offrono soldi e infrastrutture (computer etc). Negli ultimi tempi sono molto attivi, fanno conferenze, si danno da fare. Poi naturalmente ci sono tanti russi che vengono in Italia e portano soldi. Milano, Roma, Venezia, la Versilia, la costa Adriatica sono piene di russi. Tutto questo pesa visto, che l’Italia è economicamente in crisi.

Come mai testate che in politica interna sono su posizioni antitetiche come Il Giornale e Il Manifesto offrono la stessa lettura degli avvenimenti a Kiev e in Crimea?
È una combinazione di inerzia mentale, retaggi sovietici e interessi economici. Per quanto riguarda Il Giornale pesa forse anche l’amicizia Putin-Berlusconi.

Pensa che l’AISU poteva fare di più per fare conoscere le specificità culturali di questo paese?
Non so se l’AISU poteva fare di più, credo di no. La verità è che non siamo tanti e non abbiamo disponibilità economiche e influenze politiche. Inoltre anche tra di noi sono pochi quelli che conoscono veramente bene il paese e che sono stati in Ucraina. Quando veniamo interpellati diciamo la nostra, ma c’è un muro di gomma anche sul fronte informativo, a parte qualche trasmissione radiofonica ben fatta tipo quelle di Radio 3 della RAI dove c’è spazio per l’approfondimento. Anche i grandi giornali come il Corriere della Sera hanno un livello disomogeneo. Accanto ad analisi serie come quelle di Franco Venturini o Panebianco pubblicano articoli, come quelli di Sergio Romano, faziosi e smaccatamente filorussi. Alcuni buoni articoli sono apparsi sulla Stampa di Torino. Alcuni buoni interventi vengono fatti da Mentana e da LA7 in generale.

Come mai in Italia più che altrove continua a resistere lo stereotipo dell’ucraino fascista?
Non so perché, forse per ignoranza! In realtà è stato calcolato dagli storici che circa il 10% della popolazione ucraina è stata collaborazionista. Naturalmente non è poco, e sono la prima a riconoscere che in Ucraina esiste ancora un diffuso antisemitismo. È però notevole che al movimento di Majdan partecipano attivamente le comunità ebraiche ucraine e per la prima volta c’è una vera collaborazione fra ucraini ed ebrei. Comunque l’antisemitismo ucraino è sicuramente secondo a quello russo. I pogrom di fine ‘800 erano fatti dai russi non dagli ucraini! I pogrom di cui scrive Isaak Babel della famosa Armata a Cavallo erano russi, non ucraini. Ricorderei anche che il collaborazionismo in Francia, in Belgio e in Italia era sicuramente superiore al 10% però nessuno oggi definisce francesi, belgi, italiani dei nazisti. E i pogrom polacchi di Kielce, nessuno se li ricorda? Gli unici ad essere ancora bollati di fascismo sono gli ucraini! Tengo a precisare che l’illusione ucraina che il nazismo li avrebbe liberati dallo stalinismo è durata poche settimane. Dai nazisti gli ucraini hanno subito persecuzioni e deportazioni poco meno che i polacchi. Tant’è che il tanto demonizzato dai russi leader dell’UPA Stepan Bandera fu incarcerato dai nazisti e poi morì per mano sovietica.

Oksana Zabuzhko nel suo ultimo libro sostiene che sono stati proprio i comitati di autodifesa dei partigiani ucraini nel dopoguerra a impedire al regime sovietico di perpetrare una strategia di genocidi nell’Ovest del paese come quella che si ebbe nel 32-’33 con lo Holodomor che avrebbe distrutto l’Ucraina per sempre. Lei cosa ne pensa?
Non ho ancora letto il libro di Zabuzhko ma concordo sul fatto che la popolazione di Galizia e Volinia, che era vissuta sotto polacchi e austriaci e che fu inglobata nell’URSS solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, abbia resistito con grande forza alla russificazione e abbia ostacolato fortemente le politiche di russificazione della cultura ucraina. Se i sovietici fossero riusciti a sovietizzare e russificare anche queste terre lo spirito e la cultura di una nazione avrebbero avuto maggiori difficoltà a sopravvivere.

Cosa risponde ai tanti italiani che identificano i russofoni con i russi o sostengono che l’Ucraina orientale è Russia?
C’è grande ignoranza e in alcuni casi disonestà intellettuale. L’uso di due lingue non è facilmente comprensibile e si tende a semplificare, anche fra gli “intellettuali”. Dopo il 1709 e la sconfitta di Mazepa a Poltava, è iniziata nell’Ucraina centro-orientale una forte russificazione. I primi provvedimenti hanno riguardato proprio il divieto di usare la prima lingua letteraria che si era formata nel Seicento: non era esattamente l’ucraino moderno ma lo poteva diventare. Nell’Ottocento, l’opera poetica del poeta nazionale Shevchenko divenne oggetto di critica perché un grande poeta non doveva scrivere in ucraino, considerato dialetto del russo, ma solo in russo. Nel 1863 e 1876 furono emessi dei veri e propri ukaze per proibire l’uso letterario della lingua ucraina e la stampa di opere e riviste. Spesso scrittori dell’Ucraina sottoposta allo zar che volevano pubblicare opere in ucraino potevano farlo solo a Leopoli, nella Galizia asburgica. Questo è durato fino alla rivoluzione del 1905 quando il divieto venne abolito. Dal 1927 in poi ricominciarono le politiche di russificazione/sovietizzazione volute da Stalin: furono fucilati subito circa un centinaio dei migliori scrittori, artisti e intellettuali ucraini. Molte altre centinaia furono spediti nei Gulag. Chi scrive con superficialità che Kharkiv è una città russa farebbe meglio a studiare la storia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:13 pm

1)
fascisti, nazisti e comunisti nostalgici di Mussolini, di Hitler, di Stalin e di Mao;



La guerra in Ucraina divide i neofascisti d’Europa: l’allarme dell’intelligence
Giovanni Tizian ed Emiliano Fittipaldi
14 marzo 2022

https://www.editorialedomani.it/fatti/g ... o-x6noyl3h

La disinformazione russa sulla guerra passa dai canali social e media del Cremlino, dai simpatizzanti No vax e dai parlamentari populisti. Ma anche, si scopre, dalla galassia neofascista. Il legame emerge dell’analisi di migliaia di profili legati all’estrema destra che nei giorni dell’invasione hanno condiviso e amplificato i messaggi veicolati dal canale Telegram “World terror”.

Secondo i rapporti dei servizi segreti occidentali il canale è stato utilizzato per veicolare la «contro-disinformazione russa volta a influenzare l’opinione pubblica circa l’adozione di strategie di disinformazione online da parte di attori filo-ucraini». In pratica è la versione moderna dell’antico schema spionaggio e controspionaggio, reso celebre dai romanzi di Le Carrè e dai film di James Bond.

Tra le pieghe di questa guerra virtuale sullo sfondo del conflitto sul campo emergono gli schieramenti e i posizionamenti dei neofascisti d’Europa. Gruppi schierati con la Russia o con l’Ucraina. Uniti dal nazionalismo, divisi al fronte tra chi sostiene l’invasione ordinata da Vladimir Putin e chi, invece, parteggia per gli assediati di Kiev.


La geografia europea

La geografia dell’estrema destra europea non è una mappa di un unico colore, piuttosto rivela le spaccature interne dell’internazionale nera che da Varsavia a Lisbona, in tempi di pace, ha dominato la scena dell’opposizione radicale all’Unione europea, della lotta feroce all’immigrazione e alle misure dei governi contro la pandemia.

La guerra in Ucraina – e ancora prima il conflitto nel 2014 tra esercito ucraino e i battaglioni filorussi che ha portato alla proclamazione delle repubbliche autonome del Donbass – hanno rivelato una frattura interna ai movimenti neofascisti dell’Europa. Il caso di scuola tutto italiano ha riguardato la profonda divergenza tra Forza nuova e CasaPound, le due sigle dei nostalgici di Benito Mussolini più note nel paese, sulla questione russo-ucraina.

Dai ranghi della prima sono partiti militanti per combattere con i filorussi del Donbass, alla seconda appartenevano alcuni personaggi inquadrati nel battaglione Azov ucraino considerato il braccio militare del partito di estrema destra di Kiev, Pravy Sector (Settore destro).

La formazione, ben nota ai servizi russi, che è stata usata come pretesto per la «de-nazificazione» annunciata da Putin, omettendo di dire, però, che anche tra i miliziani filorussi sono ben rappresentanti i neofascisti. Uno dei battaglioni più “inquinati” è il Rusich, finito in diverse informative dell’antiterrorismo italiano per le presenze di soldati provenienti da gruppi della destra estrema europea, inclusa l’Italia.


I neofascisti

Tra i soldati di Forza nuova o legati al partito di Roberto Fiore, sotto processo per l’assalto alla Cgil del 9 ottobre 2021, c’è chi si trova ancora nelle repubbliche filorusse contese, motivo scatenante dell’invasione ordinata da Putin il 24 febbraio scorso. Il più importante per carriera fatta alla corte dei generali putiniani è certamente Andrea Palmeri, alias “il Generalissimo”, condannato in primo grado come arruolatore di camerati italiani destinati al fronte del Donbass con le milizie filo Putin. Palmeri nei documenti dell’antiterrorismo è segnalato per i suoi legami con il battaglione Rusich.

Tra Donesk e Lugansk c’è ancora un fotoreporter militante, partito nel 2014 per unirsi alle milizie filorusse e narrare l’epopea dei combattenti fedeli alla Russia. Si chiama Vittorio Nicola Rangeloni, il 27 febbraio sul suo profilo VKontact, il Facebook russo diventato meta dei neofascisti bannati dal social americano, scriveva: «Dal gelido inverno verso la caldissima primavera». Il post è accompagnato da un foto di lui con l’elmetto, alla sua destra un blindato dell’esercito russo con la Z bianca (simbolo dell’invasione) disegnata sul fianco.

Rangeloni nel settembre 2021 è stato insignito con una delle «onorificenze più importanti della Repubblica» del Donbass, ha scritto sulla sua pagina VK. È vicino ai neofascisti italiani, ha avuto simpatie certamente per il Movimento sociale europeo di cui ha fatto parte per un periodo Giuliano Castellino, capo romano di Forza nuova accusato, con Fiore, per l’assalto alla Cgil. Lo stesso Fiore è affezionato alla causa, con l’associazione Alexandrite ha portato un gruppo di imprenditori italiani in Crimea dopo l’annessione alla Russia per investire e delocalizzare nelle terre del Cremlino.


Damasco non è Kiev
LaPresse

I “neri” di Forza nuova dunque sostengono la Russia e hanno relazioni con gli ideologi che hanno teorizzato la Nuova Russia, termine che identifica l’area del Donbass con le due repubbliche ora riconosciute dal Cremlino. I loro gemelli diversi di CasaPound, invece, appoggiano l’Ucraina, o meglio i nazionalisti di estrema destra di Kiev. Lo confermano anche i report dell’intelligence: «CasaPound si è apertamente schierato a favore dei popoli europei, condannando ogni forma di imperialismo straniero».

Questa divergenza tuttavia palesa una confusione ideologica non da poco. Sulla guerra in Siria per esempio CasaPound e Forza nuova si sono schierati con il regime di Assad, sostenuto e armato dalla Russia. I due movimenti neofascisti in collaborazione con altri gruppi europei della medesima area hanno organizzato numerosi viaggi di solidarietà a Damasco, utilizzando spesso come schermo delle associazioni solidali.


Dallo stadio alla guerra

Nei report degli apparati delle intelligence occidentali c’è la fotografia di come sono schierati i singoli gruppi neofascisti. Il dato interessante è che persino alcune tifoserie dichiaratamente di estrema destra hanno dato sostegno all’una o all’altra parte. Le curve del resto sono l’ambiente in cui i movimenti neofascisti pescano militanti con più facilità.

«Gli ultras della squadra di calcio belga Bruges, vicini agli ambienti di estrema destra, hanno esposto degli striscioni e alcune bandiere a sostegno dell’Ucraina, durante uno degli ultimi match disputati», scrivono gli analisti. Sulla stessa linea i capi della curva della Dinamo Zagabria, i Bad blue boys, durante una delle ultime partite, «hanno espresso solidarietà nei confronti dell’Ucraina» esibendo bandiere giallo blu del paese sotto assedio.


Dal Belgio alla Bielorussia

Nel cuore dell’Europa il partito di estrema destra belga Nation, «tramite messaggi sui propri canali social, ha cercato di giustificare la Russia in merito a quanto sta accadendo in Ucraina, affermando che, la colpa risiede nel fatto che negli ultimi 7 anni, dopo gli accordi di Minsk, non sono state implementate le azioni definite negli accordi stessi e che, anzi, gli ucraini avrebbero continuato a bombardare il Donbass», si legge nei report.

A differenza dei nazionalisti bielorussi, che sono partiti in direzione Kiev per difendere la città dall’invasione «del nemico neobolscevico». Il fatto è rilevante, soprattutto perché Minsk appoggia Putin e ha concesso alla truppe del Cremlino di usare la Bielorussia come varco per entrare in Ucraina.

Anche i neofascisti croati sono pro Kiev. Dalle informazioni raccolte dall’intelligence un gruppo di 200 militanti è partito per unirsi ai combattimenti nel battaglione Azov. In Francia Les Nationalistes giustifica l’azione di Putin. La tesi è che l’Ucraina è un paese «artificiale», da sempre «sotto il controllo delle potenze dominanti del momento».

I Bordeaux Nationaliste al contrario sono solidali con i nazionalisti ucraini. In Germania c’è il partito neonazista tedesco Der III. weg, che tramite i suoi canali media ufficiali sostiene il «fiero popolo ucraino minacciato dal popolo russo». Mentre il Nationaldemokratische partei deutschlands non sposa né l’una nell’altra causa, «ci interessa solo la nostra patria tedesca», ribadiscono.

I nazionalisti greci riuniti sotto la sigla Elasyn sono filo russi e considerano l’Ucraina una continuazione della federazione. E sposano la teoria secondo cui l’Ucraina è uno stato fantoccio della Nato e degli Stati Uniti.

L’estrema destra polacca è con l’Ucraina. L’odio storico verso Mosca conta ancora molto a Varsavia. Da qui è già partito qualche volontario per unirsi alla legione internazionale istituita da Kiev: uno di loro appartiene «all’organizzazione politica Obóz narodowo–radykalny, si sarebbe unito al battaglione International volunteers in Ucraina con l’obiettivo di combattere contro Putin».

Su questo punto i servizi segreti occidentali monitorano con attenzione. E benché non sia ancora emersa «in forma evidente una organizzazione sistematica di milizie nazionaliste, appartenenti ai movimenti sopra menzionati, pronte a recarsi in Ucraina e combattere sul fronte di battaglia, sono stati rilevati segnali circa l’adesione di singoli ultra-nazionalisti alla causa ucraina e il rimpatrio di cittadini ucraini per combattere in difesa della propria patria».


Nato nemica

Su una cosa però sono tutti d’accordo: la causa di tutti i problemi è l’espansionismo della Nato. «Tale pretesto di strumentalizzare il conflitto russo-ucraino per enfatizzare l’inefficienza delle organizzazioni internazionali, è maggiormente emerso tra i partiti nazionalisti con forte spirito anti-europeo, nonché nella maggior parte di quelli facenti parte dell’Alliance for peace and freedom», scrivono gli analisti dell’intelligence. Alliance for peace and freedom è un movimento che raggruppa vari partiti neofascisti, fondato tra gli altri da Roberto Fiore, il capo di Forza nuova.



LA RETE DI PUTIN IN ITALIA: CHI SONO INFLUENCER E OPINIONISTI CHE FANNO PROPAGANDA PER MOSCA
di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
5 giugno 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 0764093366

La rete è complessa e variegata. Coinvolge i social network, le tv, i giornali e ha come obiettivo principale il condizionamento dell’opinione pubblica. Si attiva nei momenti chiave del conflitto, attaccando i politici schierati con Kiev e sostenendo quelli che portano avanti le tesi favorevoli alla Russia. La rete filo-Putin è ormai una realtà ben radicata in Italia, che allarma gli apparati di sicurezza perché tenta di orientare, o peggio boicottare, le scelte del governo. E lo fa potendo contare su parlamentari e manager, lobbisti e giornalisti.
L’indagine avviata dal Copasir è entrata nella fase cruciale. Il materiale raccolto dall’intelligence individua i canali usati per la propaganda, ricostruisce i contatti tra gruppi e singoli personaggi e soprattutto la scelta dei momenti in cui la rete, usando più piattaforme sociali insieme — da quelle più conosciute come Telegram, Twitter, Facebook, Tik Tok, Vk, Instagram, a quelle di nicchia come Gab, Parler, Bitchute, ExitNews — fa partire la controinformazione.
L'INVIO DELLE ARMI
Agli inizi di maggio, quando l’esercito russo appare in difficoltà sul campo, l’argomento privilegiato è l’invio delle armi italiane all’Ucraina. La campagna di strumentalizzazione via social si concentra sull’immagine delle bolle di spedizione dei dispositivi militari, sottolineando la data dell’11 marzo: una settimana prima dell’approvazione del decreto in Parlamento che avverrà il 18 marzo. A condurre gli attacchi è Maria Dubovikova, giornalista russa che vive a Mosca e ha oltre 40mila followers su Twitter con l’account @politblogme. Nel mirino finisce Pietro Benassi, rappresentante diplomatico italiano presso l’Ue nonché ex consigliere diplomatico di Conte a Palazzo Chigi. Ma il vero bersaglio delle imboscate via social è Draghi, la cui maggioranza ha ben tre leader, Salvini, Berlusconi e Conte, che non si sono schierati senza se e senza ma con l’Ucraina, il Paese aggredito da Putin.
«Non in mio nome» è il motto rilanciato su decine di profili filorussi dell’estrema destra, che spesso si incrociano con negazionisti del Covid e no vax, per contestare a Palazzo Chigi di aver spedito le armi «senza il consenso del popolo italiano». Le accuse ricorrenti a Draghi vanno dal «mandarci in guerra» mettendo a rischio la sicurezza della nazione «per l’ambizione di diventare segretario generale della Nato», all’«aver causato l’aumento del costo dei generi alimentari ed energetici e la chiusura di numerose aziende».
Il 3 maggio, quando Draghi critica duramente in conferenza stampa l’intervista rilasciata dal ministro degli esteri russo Sergej Lavrov a Rete4, su Twitter — che secondo il report fa spesso da «cassa di risonanza delle fake news» — si scatenano i post. «Non tutela gli interessi italiani e ha un’impostazione dittatoriale», è l’accusa contro il premier, che rimbalza sui social in sintonia con la portavoce di Lavrov, Maria Zakharova, la quale accusa «i politici italiani di ingannare il loro pubblico».
Il bombardamento di messaggi anti governativi e filo-putiniani aumenta in corrispondenza dei passaggi politicamente decisivi. Così è stato quando si è votato la prima volta sull’invio di armi e così sarà il 21 giugno, quando si voterà la risoluzione sulla guerra invocata dal M5S di Conte. In questa scia si fa notare Giorgio Bianchi, definito dai report periodici che gli apparati di sicurezza inviano al governo «noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filorusso». Bianchi gestisce il canale Telegram Giubbe Rosse (@rossobruni), che conta almeno 100 mila appartenenti e ha preso di mira più volte il presidente del Copasir, Adolfo Urso.
UCRAINI NEONAZISTI
Quello degli ucraini bollati come «neonazisti» è un filone molto battuto dai sostenitori di Putin e spesso rilanciato da Alberto Fazolo. È un economista e pubblicista che in tv e su Facebook ha sostenuto che «i giornalisti uccisi in Ucraina negli ultimi 8 anni sono 80 e questo numero elevato è correlato alla presenza di formazioni paramilitari di matrice neonazista». In realtà, evidenziano gli analisti, «i giornalisti uccisi a partire dal 2014 sono circa la metà, ma il post di Fazolo ha registrato moltissime condivisioni sia su profili Facebook filorussi, sia su canali Telegram».
IL PIANO DEL 2019
Manlio Dinucci ha 84 anni, è un geografo e scrittore promotore del comitato «No Guerra No Nato». Un suo articolo che sostiene come «l’attacco anglo-americano a Russia e Ucraina era stato pianificato nel 2019» è diventato una sorta di manifesto «di mezzi di informazione statali russi e utenze che sostengono l’invasione dell’Ucraina». Passaggi del suo libro La guerra - È in gioco la nostra vita, pubblicato dalla ByoBlu Edizioni — editrice di un canale digitale e tv più volte tacciato di «disinformazione» — sono stati citati da Putin nel discorso del 9 maggio per le celebrazioni del Giorno della vittoria. Le tesi di Dinucci sono state riprese dallo stesso Bianchi, Alessandro Orsini — il docente licenziato dall’Università Luiss dopo il clamore suscitato dalle sue apparizioni televisive — e Maurizio Vezzosi: 32 anni, è un reporter freelance che racconta il conflitto dall’Ucraina e invita lettori e telespettatori «a informarsi non rimanendo alle notizie in superficie perché molti ucraini pensano che Zelensky sia responsabile della situazione, molti lo ritengono un “traditore”».
LA RESA DI PETROCELLI
La rete si muove in pubblico, ma anche riservatamente. Agli inizi di maggio, quando il grillino anti governativo Vito Petrocelli si rifiuta di lasciare la presidenza della commissione Esteri nonostante gli ultimatum espliciti di Conte, gli attivisti filo Putin si mobilitano per una campagna di mail bombing verso indirizzi di posta elettronica del Senato. In prima linea ci sono canali Telegram no vax e pro Russia come @robertonuzzocanale, @G4m3OV3R e @lantidiplomatico, un sito che raccoglie documentazione per sostenere la scelta di Petrocelli di restare inchiodato alla poltrona, contro le indicazioni del partito.
Su Antidiplomatico, che negli anni in cui Grillo guardava con simpatia a Putin era vicino alle posizioni di Manlio Di Stefano e Alessandro Di Battista, è attiva anche la freelance Laura Ru. Si chiama Laura Ruggeri vive a Honk Kong e scrive su Strategic Culture Foundation, ritenuta dagli analisti «rivista online ricondotta al servizio di intelligence esterno russo Svr» e che, assieme a Russia Today, è artefice di una campagna massiccia contro le sanzioni. La tesi della portavoce Zakharova — «l’Ue è la vera vittima delle misure contro la Russia» — viene periodicamente rilanciata dal «noto giornalista e diffusore di disinformazione» Cesare Sacchetti, che sul suo canale Telegram conta oltre 60mila iscritti: «L’Ue è costretta a tornare sui propri passi e a pagare il gas in rubli».
Su questi temi si muovono, sottotraccia, anche personaggi vicini a quei partiti che si smarcano dalla linea di Draghi. Il putiniano di ferro Claudio Giordanengo, che nel 2019 si candidò per la Lega al comune di Saluzzo, sui social attacca Draghi, Speranza, Biden. Questo il suo messaggio via chat del 2 giugno: «AVVISO AI TERRORISTI - Si informa che l’Ucraina sta vendendo vari stock di armi di ogni genere. Visitate i siti!! (Dark Net). Sottocosto missili anticarro Javelin originali Usa a 30 mila euro al pezzo. Ottimo affare, il prezzo originale è 250 mila dollari cadauno. Ma a loro che importa? Gli imbecilli occidentali glieli regalano». E poiché la rete dei putiniani d’Italia va oltre i confini di partito e schieramento, Giordanengo rilancia gli attacchi a Draghi del fondatore di Italexit: «Gianluigi Paragone inchioda il premier sulla guerra: “Si muove come un socio di Biden”. Italia sottomessa sulla guerra”». Per ingrossare l’esercito dei filo-putiniani d’Italia, ci sono movimenti che agiscono attraverso i siti in lingua russa. Su VKontakte (VK) troviamo la Rete dei Patrioti, che posta (in italiano) messaggi contro Salvini, forse con l’obiettivo di «rubare» proseliti alla Lega.


I DEVOTI DI PUTIN IN ITALIA
Niram Ferretti
5 giugno 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 8750759234

Non ci voleva molto per scoprirlo, era un fatto evidente, in bella vista, come la celebre lettera rubata nell'omonimo racconto di Edgar Allan Poe. Lì l'oggetto era davanti a tutti anche se dichiarato scomparso, qui non si trattava neanche di cercare troppo a fondo.
I fari accesi del Copasir hanno illuminato, infatti quanto era già alla luce del sole, la rete di giornalisti, influencer, opinionisti, accademici che tutti uniti promuovono qui in Italia la narrativa del Cremlino spargendo fake news, facendosi megafono della propaganda russa.
Il più noto dei propagandisti è Alessandro Orsini, fino a poco tempo fa uno sconosciuto professore di sociologia del terrorismo alla Luiss, che nel giro di un mese è stato trasformato in grande esperto del conflitto Russia-Ucraina, con tanto di serata a lui dedicata in un teatro romano da uno dei suoi principali sponsor, Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, da anni uno dei principali vettori di disinformatia antisionista italiana, e oggi tra i principali fiancheggiatori di Mosca in virtù della slabbrata tesi che più armi si inviano all'Ucraina peggio è per loro e per noi.
Ma a seguito di Orsini ci sono altri nomi, meno noti e visibili in tv, che non perdono mai l'occasione propizia per diffondere falsità a spron battuto, contando soprattutto sulla più grande rete di disseminazione delle menzogne oggi a disposizine, i social.
Non c'è che dire, negli anni il Cremlino è riuscito a strutturare bene la propria rete di servizio qui in Italia, molto più che altrove, al punto che siamo stati il primo paese europeo a poterci vantare di una intervista esclusiva con uno dei propagatori massimi di menzogne russe, Sergei Lavrov.
Va comunque ringraziato il Copasir, per questo servizio reso alla verità, per avere messo insieme in modo preciso e circostanziato i nomi della fitta rete degli agenti di Putin in Italia, pagati o non pagati è difficile da dire, ma sarebbe interessante se venisse apetta una commissione di inchiesta vera e propria e si iniziasse a indagare sui conti correnti riconducibili ai personaggi elencati. Forse si scoprirebbe che in realtà non vengono pagati, e che il loro servizio alla causa russa è spontaneo, basato sulla pura, illimitata devozione.


"Ecco la lista dei putiniani italiani". I nomi dei filorussi nel mirino del Copasir
Alessandra Benignetti
5 giugno 2022

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 40019.html

Decine di giornalisti, influencer ed opinionisti nel mirino dell’intelligence italiana: l’accusa è quella di essere ingranaggi della macchina della propaganda di Mosca, che punta a condizionare l’opinione pubblica del nostro Paese sul conflitto in Ucraina. Secondo le giornaliste del Corriere della Sera, Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini, l’indagine conoscitiva del Copasir "sulle forme di disinformazione e di ingerenza straniere, anche con riferimento alle minacce ibride e di natura cibernetica" sarebbe ormai a buon punto. E nei dossier del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sarebbero finiti i nomi di blogger e opinionisti considerati "putiniani", ma anche canali e meccanismi su cui si regge la disinformazione.

L’obiettivo principale è quello di "orientare le scelte del governo" e "boicottarle" attraverso una rete articolata di "lobbisti". Secondo il Corriere, il dossier del Copasir evidenzierebbe come la controinformazione si attivi nei momenti cruciali, come ad esempio il voto dei decreti per l’invio di armi a Kiev. A ridosso del 18 marzo, data dell’approvazione del primo provvedimento per inviare materiale bellico all’esercito ucraino, ad esempio, viene notato l’attivismo su Twitter di Maria Dubovikova, analista russa da 40mila follower basata a Francoforte, che accusa il rappresentante diplomatico italiano presso l’Ue, Pietro Benassi di aver portato armi a Mariupol usando l’immunità diplomatica. Sempre in corrispondenza degli appuntamenti parlamentari per l’invio delle armi sono diversi account considerati "filorussi" a scagliarsi contro il governo. Le accuse rivolte al premier Mario Draghi sono quelle di agire senza il "consenso del popolo" e di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale ed energetica del Paese per "l’ambizione di diventare segretario generale della Nato".

Tra i nomi finiti nei dossier del Copasir c’è anche quello del fotografo Giorgio Bianchi, che per gli 007 italiani perseguirebbe in Ucraina "finalità di attivismo politico-propagandistico filorusso". Il giornalista freelance è seguitissimo su Telegram, dove il suo canale Giubbe Rosse può contare su oltre 100mila seguaci. Alberto Fazolo, economista ed ex combattente nel Donbass sarebbe accusato invece di prendere di mira dai salotti televisivi i battaglioni ucraini per le loro simpatie neonazi. "Compassione per i servizi d'intelligence costretti a fare certe cialtronate", commenta via Twitter le indiscrezioni pubblicate sul Corriere. Nel dossier finiscono anche giornalisti e reporter che hanno raccontato la guerra sul campo per le tv italiane, come Maurizio Vezzosi, 32enne inviato in prima linea. In particolare, i suoi post sui social. Tra questi, quelli in cui sostiene che "molti ucraini pensano che Zelensky sia responsabile della situazione".

Un’altra tesi che circola sui canali "filorussi" è quella del presunto attacco "anglo-americano" a Russia e Ucraina pianificato nel 2019. A sostenerla è anche Manlio Dinucci, geografo 84enne, attivista per il No alla guerra e alla Nato. Tra i suoi seguaci c'è anche il celebre professor Orsini. La macchina della controinformazione, secondo le carte del Copasir, si sarebbe messa in moto anche sul caso di Vito Petrocelli, l’ex capo della commissione Esteri del Senato, che votò no alla mozione per l’invio di armi a Kiev. A sostenere la scelta dell’allora senatore grillino di non dimettersi dalla presidenza della Commissione erano stati diversi canali, come quello dell’Antidiplomatico, sito vicino alle posizioni del sottosegretario agli Esteri del M5S, Manlio Di Stefano, e dell’ex pentastellato Alessandro Di Battista. Il Corriere parla anche di una sospetta campagna di mail bombing verso gli account del Senato. "Erano indirizzi mail con nome e cognome di chi mandava quella mail e condivideva un appello. In alcuni casi c'erano anche le città di provenienza. Non credo fossero profili finti o hacker. Del resto non è la prima volta che succede. Ci fu una analoga campagna di mail bombing sulla proposta del Pd sullo Ius Soli, anche in quel caso durò alcune settimane", replica oggi lo stesso Petrocelli intervistato dall'Adnkronos, parlando di "neo-maccartismo dilagante".

Anche i giornalisti Laura Ru e Cesare Sacchetti sono accusati di dare voce alle tesi "filorusse". Lo stesso vale per Claudio Giordanengo, candidato per la Lega al comune di Saluzzo nel 2019, bollato come "putiniano" di ferro. Dal presidente del Copasir, Adolfo Urso, interpellato dall’Adnkronos, è arrivato un no-comment sulla lista dei filorussi. Non una conferma, dunque, ma neppure una smentita. "Stiamo facendo gli approfondimenti sulle forme di disinformazione e di ingerenza straniere. Siamo in attesa di alcune risposte rispetto alle nostre richieste", si è limitata a precisare la vicepresidente e deputata del M5S, Federica Dieni, sentita dalla stessa agenzia di stampa. L’elenco dei nomi "filo-Putin" pubblicata dal Corriere però fa discutere. Il direttore del Riformista, Piero Sansonetti, in un tweet parla di "lista di proscrizione" e di "vergogna per il giornalismo italiano".

E nel frattempo, è diventata un caso anche l’idea del giornalista Massimo Giletti, che ha scelto di condurre la puntata di stasera di Non è l’Arena, su La 7, dalla Piazza Rossa. Ospiti saranno industriali e personaggi della cultura che hanno rapporti con la Russia e, secondo le indiscrezioni, anche la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, oggetto di sanzioni da parte dell’Ue. E così l’eco dell'iniziativa del presentatore è arrivata anche a Bruxelles. "L'Ue non sanziona le persone per metterle a tacere ma per cambiare il loro comportamento – specifica una fonte della diplomazia europea all’Ansa -: se la trasmissione televisiva userà questa opportunità per controbattere le sue menzogne e la sua attività di disinformazione va bene; se al contrario le verrà data una piattaforma per diffonderle ulteriormente, questo si rifletterà sulla professionalità della trasmissione stessa".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:13 pm

Antonio Socci pagina ufficiale
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8327060719

Signor Presidente Draghi e Signori Ministri,
il nostro è un Paese dove persone con invalidità totale, bisognose di tutto (anche giovani) ricevono una pensione di invalidità di circa 260 euro mensili... Ora leggo che voi utilizzerete i soldi delle NOSTRE tasse per fornire mitragliatrici e missili all'Ucraina per proseguire la guerra. Non aiuti umanitari o equipaggiamenti non letali di protezione, ma armi. Se è vero (spero di no) non ci sono parole per esprimervi la mia INDIGNAZIONE. Molte persone, che sanno cos'è la sofferenza e la malattia, provano come me orrore per la vostra decisione. A voi auguro di ripensarci o di provare almeno vergogna.
Antonio Socci

Alberto Pento
Solo le vergogne umane prive del criterio del bene e del male si possono schierare con i criminali politici della terra come Putin che fa parte della:

La triplice alleanza del Male:
Russia nazi fascista di Putin,
Cina/Corea del Nord/Venezuela di Maduro nazi comunisti,
Iran nazi maomettano ed altri paesi islamici.

Alberto Pento
Ma non sarà mica anche Socci filo Putin, se lo fosse smetterò di leggerlo.




AGLI AMICI DI PUTUN CHE MILITANO NEL CENTRO DESTRA
Giovanni Bernardini
1 marzo 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 3688170164

Mi spiace ma devo ammetterlo. Molte persone vicine al centro destra sono autentiche fans di Putin.
Non è che diano, o cerchino di dare un giudizio articolato sull’autocrate del Cremlino, no… sono totalmente, radicalmente dalla sua parte.
Mi permetto di fare a queste persone alcune domande.
Putin parla di Ucraina “nazista”.
Scusate, non vi ricorda nulla e nessuno il vezzo di appiccicare a tutti l’etichetta di ”fascista” o addirittura “nazista”?

Ricordate quando Berlusconi e dopo di lui Salvini vennero definiti “nuovi Hitler”? E quando ci fu chi paragonò i decreti sicurezza di Salvini con le leggi razziali del ‘38? E, scusate, trovate normale che il leader di un grande paese decida se il legittimo governo di un altro paese sia o non sia “nazista”, quindi se possa o non possa continuare a governare? Se, per fare un esempio a caso, Macron decidesse che il governo italiano è “nazista” quindi si deve dimettere trovereste normale la cosa?
Voi siete, come me, contro il fondamentalismo islamico e credete che Putin sia una garanzia contro il reale, realissimo pericolo fondamentalista. Ma… avete scordato che uno dei principali alleati della Russia è l’Iran? Si, proprio l’Iran, la teocrazia islamica che minaccia un giorno si e l’altro pure di distruggere Israele.
Criticate giustamente la UE quando questa pretende di comandare in casa nostra, ritenete che si sia ceduta troppa sovranità agli euro burocrati e vorreste che una parte di questa tornasse all’Italia. Ma… come potete appoggiare un personaggio che sta facendo a pezzi uno stato sovrano? Sta privando un popolo di qualsiasi sovranità?
Mi sono accorto con un certo stupore che molti di voi sono di un anti americanismo spaventoso. Una cosa è criticare questo o quel presidente, questa o quella scelta politica degli USA. Cosa ben diversa definire tout court il nostro principale alleato uno stato imperialista, guerrafondaio che opprime liberi popoli (opprime anche le donne afgane?). Ma… vi rendete conto che state usando gli stessi “argomenti” (si fa per dire) addirittura gli stessi termini della propaganda comunista più becera?
Condannate, come me, quel fenomeno odioso che è la “cancel culture”. Siete per la difesa della cultura, delle tradizioni, della memoria storica di ogni popolo. Ma… come potete appoggiare un personaggio come Putin che ha definito l’Ucraina una non- nazione? Lo sapete che esiste da sempre un movimento nazionale Ucraino? E che l’Ucraina ha dovuto subire da parte di Stalin una brutale politica di denazionalizzazione?
Siete, come me, radicalmente contrari al comunismo. E ritenete che non ci sia alcuna continuità fra la Russia di oggi e l’URSS di ieri. Ma, ne siete davvero sicuri? Certo, la Russia di oggi non è più comunista, ma conserva molto dell’autoritarismo che ha caratterizzato tutta la sua storia, ha assunto mostruose forme totalitarie durante il comunismo staliniano ed è sopravvissuto ad esso. Possibile che non ve ne accorgiate?
Piccolo particolare. Il mausoleo di Lenin è ancor oggi lì, sulla piazza rossa. E’ una cosa senza importanza? Chissà, forse un po’ di importanza la ha.
Vi invito a ripensarci. Una forza politica di centro destra davvero democratica, liberale, occidentale non può avere ammirazione per personaggi alla Putin. E di fronte al dramma della guerra in corso qualsiasi persona intellettualmente onesta DEVE schierarsi. Con tutte le riserve, le critiche che volete nei confronti dell’occidente, ma DEVE SCHIERARSI. Una delle principali potenze militari del mondo sta distruggendo un paese indipendente, pretende di sostituire con la forza un governo democraticamente eletto. Non condannare Putin equivale a sostenerlo. E questo è inaccettabile.
Passo e chiudo.


Francesco Birardi
Il guaio è che gli ammiratori di Putin se la raccontano in tutt'altro modo. E hanno tutte le risposte già preconfezionate alle domande e alle osservazioni che fai. La base di partenza è un odio (antico) per gli Stati Uniti e la congiura demo-pluto-giudaica ecc. (oggi in veste di globalismo NWO) che minaccia questa nostra Europa, colonia degli Usa, ecc. ecc. ecc. E qui pescano a piene mani in tutto il vecchio armamentario comunista. Purtroppo la UE della Von der Leyen, la "pandemia", Biden e i Dem americani, forniscono loro fin troppe armi. Non c'è molto da poter discutere con loro. Che l'Occidente sia in crisi di valori, vuoto di "sacro", e preda dei deliri politicamente corretti, è un fatto. Che il rimedio possa essere il Dio-Patria-Famiglia russo, o - peggio - islamico è un delirio anche maggiore.

Giovanni Bernardini
Francesco Birardi perfettamente d'accordo. Un po' come se per combattere il gender dovessimo amnmirare i talebani...

Francesco Birardi
Paragone perfetto. Purtroppo anche a destra (specie quella c.d. "estrema") molti ragionano con la pancia invece che col cervello....



Le demenzialità dei nazifascisti italiani filo russia di Putin e antiamericani
Russofobia, un sentimento utile e a chi?
Movimento Nazionale - La Rete dei Patrioti
3 marzo 2022

https://www.facebook.com/groups/1059950 ... 1852980321

Putin è l'uomo più odiato del momento. Tolto di mezzo Trump - con elezioni apparentemente non ortodosse - ora il nemico pubblico numero uno è solo lo Zar.
La propaganda sta disegnando un personaggio bieco, despota, dittatore; in buona sostanza, il nemico utile agli USA e di conseguenza alla NATO.
Putin diventa - grazie al pretesto ucraino - peggio di Xi Jinping o Kim Jong-un, per nominare due personaggi indigesti all'Occidente.
Ecco, dunque, servito sul mainstream, per tutti i cervelli anestetizzati, il diavolo bianco ed etero, il nemico pubblico numero 1 del Nuovo Ordine Mondiale.
Eppure basta poco per capire come stiano realmente le cose: mettere insieme le notizie artificiosamente costruite, raffazzonate, una propaganda assidua e ipnotizzante e vedere, ascoltate e, soprattutto, ragionare per conto proprio.

Alberto Pento
Nessun confronto possibile tra Trump e Putin, Trump è un buon uomo e Putin un criminale peggio di Moametto, di Stalin e di Hitler.
Non esiste alcuna russobofia, caso mai esiste una USA fobia da parte dei demenziali nascifascisti europei che oggi in assenza di Mussolini e di Hitler trovano in Putin un loro surrrogato-sostituto.




RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro
Ucraina, l'ordine da Washington è arrivato: l'Europa e l'Italia hanno deciso la via della guerra
3 marzo 2022

https://www.radioradio.it/2022/03/ucrai ... ro-guerra/

Non sappiamo per ora se dalla situazione ucraina irrisolta scoppierà una nuova guerra mondiale. Auspichiamo che la forza della ragione riesca a prevalere su quelle della forza. Sappiamo nettamente che si stanno riproducendo le condizioni del mondo bipolare, del mondo diviso in due blocchi.
Da una parte l’Occidente atlantista, dall’altra l’Oriente filorusso. Peggio del mondo diviso in due blocchi precedente al 1989 poteva esserci solo ciò che è venuto dopo, ossia un mondo monopolare sotto le insegne dell’imperialismo a stelle e strisce, la globalizzazione. Per qualcuno la storia era finita, questa era l’analisi di Francis Fukuyama. Mai analisi fu tanto fallace. Sappiamo non soltanto che la storia non è finita ma sta correndo sempre più veloce.
Putin dovrebbe ritirare immediatamente le truppe dall’Ucraina e bisognerebbe garantirgli che l’Ucraina non diventerà un satellite, una succursale della nato e di Washington che significherebbe essere letteralmente accerchiata in via definitiva. Al tempo stesso l’Unione Europea dovrebbe tenersi fuori da ogni guerra e la civiltà del dollaro dovrebbe far cessare ogni espansione della Nato verso Oriente riconoscendo dunque lo spazio della Russia.
Tutti quelli che condannano il gesto di Putin cosa dicono dell’Italia e dell’Unione europea che mandano soldati e armi al confine, promuovendo la guerra anziché cercare la pace? È curioso vedere le invettive di Enrico Letta che tuona contro la Russia e sembra spingere per una guerra dell’Italia e dell’Unione europea in funzione antirussa. Non dicevano che l’UE ci difendeva dalle guerre?
Spingere sul fronte i soldati e le armi senza che l’Ucraina neppure faccia parte della Nato, significa dichiarare guerra alla Russia. L’unione europea e l’Italia hanno perso una buona occasione per assumere il ruolo della parte giusta, quella di chi perora le ragioni della pace e cerca la soluzione con il logos, non con le armi.
L’Europa e l’Italia hanno invece scelto sciaguratamente di fare la parte della colonia di Washington, hanno scelto sciaguratamente le infami ragioni della guerra e di mandare armi, soldati al fronte. Peggio non si saprebbe potuto fare. L’Europa avrebbe dovuto richiamarsi alla propria storia, alle proprie radici, perorando la pace.
Non doveva l’Unione europea difenderci dalla guerra invece ancora una volta ci troviamo al cospetto della guerra e della sua potenza. Lo spettro della guerra si aggira per l’Europa e forse per il mondo intero.


Pento Alberto
Questo imbecille ci vorrebbe colonia della Russia



La povera Stefania Craxi che elogiava Putin

Stefania Craxi, quando la nuova presidente della commissione Esteri elogiava Putin: “Propone un modello alternativo. Ecco perché mi piace”
18 maggio 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... e/6596798/

Sta facendo discutere l’elezione di Stefania Craxi a presidente della commissione Esteri del Senato grazie ai voti del misto e del centrodestra, dopo che Vito Petrocelli è stato espulso dal Movimento 5 stelle per un Tweet in cui aveva aveva scritto “LiberaZione” con la zeta maiuscola diventata simbolo delle truppe russe. Nonostante oggi assicuri che “la nostra politica estera deve essere filo-atlantica senza tentennamenti”, in passato la senatrice non ha fatto mistero di apprezzare Putin.

Alla presentazione del libro del direttore del Tg2, allora vice del Tg1, Gennaro Sangiuliano, dal titolo “Putin, vita di uno Zar”, nel 2016, la senatrice di Forza Italia, parlava di Putin come di un “leader che nasce dal nulla, un outsider che si afferma dopo un lungo travaglio”, sottolineando che, a lei, l’attuale presidente russo “piace”. “Quello che mi piace di Putin è il suo proporre un moderno alternativo alla globalizzazione imperante, tentando anche di imporre schemi differenti agli attuali modelli di uniformità culturale – diceva – Che strano e bello un leader che parla di valori di orgoglio nazionale, di sentimenti”.

Parlando della Crimea, che nel 2016 era già stata annessa alla Russia da due anni, Craxi diceva: “Certamente le azioni di forza vanno condannate, però la vicenda della Crimea e dell’Ucraina non sono frutto di un’aggressione russa tout court ma di un’aggressione fatta da parte dell’occidente che pretendeva che l’Ucraina diventasse un avamposto dell’occidente e addirittura aderisse al Patto Atlantico. Era ovvio che ci sarebbe stata una reazione”.

Infine, secondo la senatrice, Putin andava visto come una “guida autorevole, capace di risollevare in Russia sentimenti patriottici. Ha plasmato anche un’identità nazionale nuova, tenendo insieme lo stemma e il nastrino zarista, l’inno nazionale russo però con nuove parole, la bandiera che fu quella di un breve periodo democratico. Quindi una nuova definizione di un’identità russa però molto forte”.


"La nostalgia del comunismo spinge la sinistra verso Putin"
Francesco Boezi
15 aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 26572.html

Pierluigi Battista, noto giornalista ed editorialista, svela la natura della sinistra filo-Putin e richiama l'Occidente alle sue responsabilità storiche.

C'è una sinistra massimalista che sulla guerra in Ucraina sta prendendo delle posizioni antisistemiche.

«Cosa vuol dire massimalista? Questa è una sinistra con una matrice comunista non smaltita. Una sinistra in cui si mescolano nostalgie dell'Urss, pulsioni antiamericane, vecchi e patetici slogan contro la Nato, incomprensione della natura totalitaria di un regime come quello di Putin, cliché culturali che sono sempre gli stessi da decenni ed un infinito rimpianto del muro di Berlino».

Una sorta di «nostalgia del '900».

«No, macché '900. Non procediamo per slogan. È nostalgia del comunismo (scandisce, ndr). Perché nel '900 c'è stato anche Winston Churchill, che andava benissimo. Quella è una parte che ragiona come se il muro di Berlino non fosse mai crollato. Un pezzo di mondo che ha anche molta insensibilità verso la sorte dei dissidenti, com'è sempre accaduto. Si tratta di una sinistra nostalgica che fa finta di non capire. Devo dire la verità, però...».

Cioè?

«Pure a destra ci sono dei problemi. Sta venendo fuori una destra illiberale, con un'anima affascinata nel profondo dai sistemi totalitari e molto poco legata ai valori dell'Occidente liberal-democratico. Il quadro nel complesso è abbastanza drammatico».

I no vax tendono a simpatizzare per Putin e magari sostengono le recenti misure restrittive cinesi sul Covid.

«Sì, sono libertari da una parte ed autoritari dall'altra. Le immagini che provengono da Shanghai sono inconcepibili. Quello però è il mondo che sta venendo fuori e che sarà egemone nel prossimo secolo: un asse russo-cinese, che è un sistema di illibertà che calpesta i valori dell'Occidente, quindi la dignità e la libertà degli individui. Quando Biden si ritira dall'Afghanistan e lo lascia ai talebani, lancia al messaggio un mondo: fate quello che volete».

Una presidenza deludente quella statunitense?

«Sì, deludente ma, rispetto alla guerra in Ucraina, è meglio tenerselo che essere delusi. Io sto con gli Stati Uniti d'America ed i valori dell'Occidente: stelle e strisce. Poi i presidenti si possono criticare, per carità. Il problema vero è stato abbandonare l'Afghanistan: ha costituito un segnale. Con ogni probabilità, Putin non avrebbe invaso l'Ucraina se non avesse percepito un ritiro dell'Occidente. L'asse russo-cinese, al di là dei fatti dell'Ucraina, sta spostando l'equilibrio psicologico mondiale: nessuno si fida più dell'Occidente. Basta citare l'abbandono dei curdi e quello dei gruppi che in Afghanistan hanno combattuto contro i talebani. Al mondo non conviene stare con noi: conviene stare con i potenti autocrati, che poi sono i russo-cinesi».

Un passaggio sulle elezioni francesi: sarà ancora Emmanuel Macron contro Marine Le Pen.

«Io fossi in Francia voterei Macron, perché è importante che non vinca la Le Pen, ma penso che siano troppi anni che scegliamo per non avere il peggio. Bisognerebbe votare per avere il meglio. Dopo la seconda guerra mondiale, i Paesi dell'Occidente hanno espresso grandi progetti politico-culturali che hanno diffuso benessere e protezione sociale. Per cui, nel complesso, siamo tutti cresciuti molto nell'arco di pochi decenni. Questo ha attirato anche i Paesi dell'Est Europa che erano sotto il tallone comunista e che hanno iniziato a rivolgersi all'Occidente. Il nostro era un mondo migliore. Tutto questo non esiste più. Non ci si può più permettere di dire: Votate me perché sennò arriva il mostro. Bisogna tornare a chiedere il voto per un progetto complessivo. Quanto può durare questo andazzo?».

Però voterebbe Macron.

«Sarebbe una catastrofe, in questo momento storico ed in relazione alla guerra in Ucraina ed a Putin, se vincesse la Le Pen».



TOCCANDO IL FONDO
Niram Ferretti
15 aprile 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Per Gianfranco Pagliaruolo, presidente dell'ANPI, il 25 aprile le bandiere della NATO non sono appropriate perché la NATO non è una "associazione pacifista", però vanno bene le bandiere palestinesi, che, notoriamente, sono simbolo di pacifismo.
Ma non c'è da meravigiarsi tanto. L'antiamericanismo e l'antiatlantismo della sinistra massimalista è ben radicato ed è del tutto coerente volere ospitare bandiere di chi si oppone all'esistenza di Israele, considerato Stato colonialista, se non fascista, contro cui i "resistenti" palestinesi lotterebbero da anni, nonchè alleato degli Stati Uniti.
È un altro dei motivi per i quali si ha così in uggia la resistenza ucraina all'aggressione russa. Gli ucraini hanno infatti lo "svantaggio" per la sinistra dura e pura di avere alle spalle gli ameriKani, e infondo Putin è pur sempre un russo, anche se non comunista. I vecchi automatismi ideologici si mettono subito in moto con primitiva semplicità.
La resistenza può essere solo antiamericana, e non importa se, 80 anni fa senza gli americani la resistenza partigiana sarebbe stata spazzata via dalle armate tedesche come un fastidio marginale, quello che conta è capovolgere la realtà, avere trasformato in nemici chi difende l'Occidente e i suoi valori. Tutto il resto è irrilevante.



Bufera sul presidente Pagliarulo: "La nostra lotta diversa da quella di Zelensky". E mette in dubbio la strage di Bucha
L'Anpi resta tifosa di Mosca: vieta vessilli Nato. il 25 Aprile e boccia la resistenza di Kiev

Pasquale Napolitano
16 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1650084748

L'Anpi non taglia il cordone ombelicale con la Russia (ex Urss) e impone l'editto anti-Nato in occasione del 25 aprile. Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi, dice no alle bandiere Nato alle celebrazioni per la festa della liberazione: «Faremo il possibile per impedire qualsiasi incidente o provocazione. Le bandiere Nato sono inappropriate in questa circostanza in cui bisogna parlare di pace».

Il diktat arriva durante la conferenza di presentazione degli eventi per celebrare il 25 aprile. Sul conflitto in Ucraina, l'associazione degli ex partigiani continua a mantenere una posizione ambigua. Al punto da rimarcare una differenza tra la resistenza italiana (supportata dagli americani) e quella ucraina: «Noi pensiamo sia giusto riconoscere la lotta delle popolazioni ucraine come una lotta di resistenza. Detto questo, secondo noi, sarebbe sbagliato equiparare la lotta dei cittadini ucraini con quella avvenuta in Italia, che si è svolta anche in un contesto totalmente diverso. La resistenza italiana nasce l'8 settembre 1943 e si conclude il 25 aprile del 1945, la guerra era in corso, gli alleati erano in guerra contro la Germania e l'Italia fascista, fornirono armi per chiudere al più presto la guerra. È stata l'ultima fase di quella guerra. Il paragone è del tutto improprio. L'Italia non è in guerra contro la Russia, noi vorremmo evitare che tramite l'invio delle armi ci si avvii ad una linea rossa da non travalicare. C'è stata una resistenza anche in Iraq, una dei talebani, o quella di Gheddafi, ma questo non vuol dire che siano state uguali a quella che si svolge ora in Ucraina», rincara Pagliarulo.

L'antipatia dell'Anpi verso Kiev è chiara quando il presidente ammette: «Anche in Ucraina ci sono vuoti democratici. Zelensky ha sciolto una decina di partiti di opposizione recentemente. Ci sono state tante violenze in passato a cominciare dalla terribile guerra del Donbass, cominciata dopo Maidan e dopo l'indipendenza della Crimea. Andiamo oltre i buoni e cattivi e vediamo come stanno davvero le cose». E poi, ecco, puntuale arriva il sospetto sull'eccidio di Bucha: «Su Bucha c'è una larghissima probabilità che siano stati i russi, ciò non toglie che sia ragionevole che si crei una commissione indipendente che indaghi su quei fatti» chiede il presidente. L'Anpi ribadisce il no all'invio delle armi a Kiev: «Assistiamo ad un riarmo generalizzato come avvenne prima della prima e della seconda guerra mondiale. Tutto ciò inasprisce le tensioni. Si sta creando a una reazione a catena apocalittica che potrebbe portare ad una catastrofe» spiega Pagliarulo. Parole che infiammano le polemiche in vista del 25 aprile, giornata che in Italia continua a dividere.

La comunità ebraica si scaglia contro l'Anpi: «Caro Pagliarulo, non armare Kiev significa fare il gioco di Putin, come chi davanti a uno stupro per strada si volta dall'altra parte. Ho sentito con sgomento la conferenza stampa del presidente Anpi nazionale Pagliarulo, e con dolore devo definire le sue parole ipocrite», replica Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano. Si smarca dall'Anpi l'ex capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci: «La posizione del presidente dell'Anpi Pagliarulo continua ad essere molto discutibile, io non la condivido affatto». La condanna arriva anche da Radicali e Azione che, con Osvaldo Napoli, attacca: «Ritiene giusto escludere le bandiere Nato, oggi, e ieri di ospitare terroristi palestinesi per il 25 aprile ed escludere rappresentanti della Brigata Ebraica».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:14 pm

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Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:14 pm

2)
nazi islamici seguaci di Moametto e antioccidentali;



L’Ucraina non è la Palestina, la Russia non è Israele
Infopal

8 aprila 2022

https://www.infopal.it/lucraina-non-e-l ... e-israele/

I regimi ucraino e israeliano godono del sostegno dello stesso egemone imperiale e globale, sono ostili ai loro vicini.

Nel regno razzista e suprematista, i regimi ucraino e israeliano hanno ironicamente molto in comune.

The Palestine Chronicle. Di Issa Khalaf. La maggior parte delle persone di buona volontà e di forte senso politico-morale che cercano giustizia ed equità, tutti noi che siamo semplicemente umani, desideriamo naturalmente essere coerenti nel modo in cui valutiamo e giudichiamo il mondo al di fuori di noi. Tuttavia non possiamo parlare in modo intelligente senza riconoscere che bisogna navigare nella tensione intrinseca tra coerenza morale-legale, contesto e veridicità.

Non sono mancati gli accademici della teoria della guerra giusta, anche all’interno della ricca tradizione cattolica, che sostennero, a suo tempo, che l’invasione e l’annientamento dell’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003 fu una guerra giusta, nonostante l’uccisione di centinaia di migliaia di persone, per lo più civili, e il trasferimento forzato di milioni di arabi, per lo più sunniti (che ha decimato il nucleo della borghesia colta, laica, professionale).

Non possiamo che essere rattristati e indignati per i forti che tormentano i deboli. I palestinesi, che sono vittime da quasi 75 anni, sono particolarmente consapevoli e sensibili all’occupazione, all’oppressione, ai profughi, alla guerra.

Ma questa non è la realtà completa in Ucraina. Sì, i civili stanno soffrendo e molti scappano dalle zone di guerra attive, indipendentemente dal contesto o da chi è in colpa, chi è la vittima. In guerra raramente c’è la parte buona e la parte cattiva, cattivi ed eroi. Non sostengo la legalità o meno dell’offensiva russa in Ucraina, o che la guerra preventiva sia legale, né soppeso i meriti legali della “responsabilità di proteggere” della Russia nel Donbass. E no, i civili non dovrebbero essere puniti per l’idiozia sconsiderata dei loro leader.

Né la premessa del “potere che rende giusti” dei “realisti” né gli dei della guerra “dell’ordine internazionale liberale” sono morali o legali. Tuttavia, non possiamo impantanarci nell’esegesi dei diritti.

L’argomento a favore della giustizia e del presunto vittimismo dello Stato ucraino, della sua innocenza e impotenza di fronte al potere russo, suona vuoto.

Ciò che è particolarmente deludente sono quei palestinesi e arabo-americani che sembrano aver accettato la saggezza ricevuta, compresi i giovani che twittano la loro indignazione, trasferendo la loro virtù indicando un luogo del diritto legale e morale, per l’Ucraina, che in molti non riescono a trovare su una mappa. Avanzando argomentazioni di base sui doppi standard e sulle incongruenze nell’applicazione del diritto e delle norme internazionali, vedendo l’Ucraina come il destinatario dell’aggressione e brutalità russa assoluta, sottolineando che il diritto internazionale non può essere applicato selettivamente alla Palestina e all’Ucraina, essi ritengono di poter convincere coloro che mai hanno fatto il loro bene.

La Palestina non otterrà mai riparazione e giustizia dagli Stati Uniti/UE e certamente non con l’aiuto dei fanatici del governo israeliano imbevuti di follia ideologica sionista.

L’appello al diritto internazionale manca dell’essenziale correttezza geopolitica del caso russo, di aggressore e aggredito, aggressore e leso, come manca le implicazioni per la Palestina, il Medio Oriente e il mondo, delle azioni USA/Occidente: in particolare, a questo punto critico nella congiuntura storica, la destabilizzazione dell’ordine e della sicurezza internazionale, l’inasprimento dei conflitti e delle controversie locali, le guerre senza fine e il continuo impoverimento delle classi sociali del mondo.

La Russia ovviamente è una grande potenza, e vi è una grande asimmetria di forza tra essa e l’Ucraina e qualsiasi confronto critico, sfumatura, controllo o contesto ne risultano ostacolati.

Si può sostenere che la Russia agisca per difesa, Israele no. L’Ucraina, sostenuta dalla strisciante e bellicosa espansione USA/NATO ai confini della Russia, che chiede ai suoi sostenitori occidentali prima della guerra di acquisire capacità nucleari è un pericolo reale e attuale per la sicurezza nazionale russa; Israele, armato di armi nucleari, biologiche e chimiche, è una minaccia pericolosa e destabilizzante alla pace regionale e mondiale.

La Russia non sta combattendo uno stato indifeso, ma uno di fatto alleato e armato da USA/NATO, con 300 mila unità di forze armate, compresi i paramilitari; quello di Israele è forse l’esercito più forte del Medio Oriente.

L’offensiva russa non è motivata da ragioni espansionistiche di ispirazione ideologica; Israele è uno stato di apartheid iper-espansionista e colonizzatore. La Russia non si impegna nell’espropriazione e nella pulizia etnica, lo fanno Israele e l’Ucraina. La Russia non conduce la guerra con la criminalità; Israele e Ucraina sì. La Russia aspira a un quartiere e a un mondo sicuri, equi ed economicamente prosperi, Israele lo ostacola a livello locale e non gliene frega niente a livello globale. (Per i sostenitori estremamente ben organizzati e finanziati da Israele, alias le lobby, a Washington e in altre capitali occidentali, c’è solo uno stato che viene prima).

La Russia non ha un’ideologia istituzionalmente razzista ed esclusivista, Israele e Ucraina ce l’hanno. La Russia non è uno stato religioso-etnico o etnolinguistico, lo sono Israele e l’Ucraina. L’Ucraina non ha una popolazione apolide, occupata e prigioniera, la Palestina sì. Israele è interessato a usare il conflitto ucraino per “radunare” ebrei ucraini per consolidare il suo vantaggio demografico e far sparire la Palestina, la Russia non lo fa in Ucraina o altrove.

I regimi ucraino e israeliano godono del sostegno dello stesso egemone imperiale e globale, sono ostili ai loro vicini e sono estremisti ignari del fatto che la loro sopravvivenza, sicurezza e prosperità a lungo termine dipendono dalla pace e dalla coesistenza con gli altri al loro interno e intorno loro. Entrambi soffrono di miopia suicida.

Con l’eccezione delle persone innocenti che soffrono, c’è poca equivalenza politica o morale tra Palestina e Ucraina, compresi i discorsi da cortile sul diritto dell’Ucraina di aderire alla NATO.

Risiedendo negli Stati Uniti o in altri paesi occidentali, catturato dai centri di potere, saturo di una narrativa monolitica, crederesti che il leader della Russia sia indicibilmente malvagio, persino nevroticamente demente, fuori controllo, e che il popolo russo meriti la punizione. La volgare crudeltà dei russi, i loro metodi rozzi nel condurre la guerra, l’uccisione indiscriminata di civili, donne e bambini inclusi, è la propaganda orwelliana di cui siamo nutriti e, a quanto pare, legioni di americani ed europei hanno interiorizzato queste bugie.

C’è un altro aspetto di questa narrazione raccontata da esperti militari che vale la pena ascoltare: l’offensiva della Russia è progettata per ridurre al minimo l’impatto fisico e immorale della guerra, il suo movimento è metodico, paziente, contenuto. Persegue contemporaneamente la guerra e la diplomazia; non ha preso di mira le infrastrutture fisiche e sociali vitali, compresi i servizi pubblici; città circondate ma non spianate; creato “calderoni” attorno alle grandi formazioni militari del nemico piuttosto che annientarle per effettuare la resa; ha aperto ovunque corridoi umanitari per consentire ai civili di uscire dalle città, ha fornito cibo, acqua, cure mediche; e si è astenuto dall’utilizzare la potenza dell’aria (finora) per ridurre al minimo i danni alla proprietà.

L’obiettivo non è uccidere e distruggere, ma preservare. Kiev non è stata attaccata per questo motivo, i russi mirano a soddisfare le loro richieste politiche, inclusa la neutralità e la smilitarizzazione, ponendo così fine alla guerra. (Rimane da vedere come l’Ucraina si organizzerà politicamente-territorialmente-amministrativamente quando sarà finita).

Sorprendentemente, non si saprebbe mai niente di tutto questo. Il principale quotidiano guerrafondaio, il New York Times, batte la narrativa delle vittime dell’Ucraina mentre insiste sul fatto che l’Ucraina è più forte e la Russia più debole di quanto si pensasse in questa guerra. Cosa sto dicendo? Che le persone vengono davvero uccise e sradicate; che le munizioni vaganti hanno colpito gli edifici civili; che possono verificarsi alcuni crimini di basso livello, ma l’uccisione e la distruzione da parte dell’esercito russo professionale e disciplinato sono relativamente piccole e non intenzionali. Qualcuno nei media americani ha verificato eventuali affermazioni ucraine riguardanti distruzioni di piscine piene di civili, teatri, ospedali, centri commerciali, scuole d’arte o ha indagato sulla versione russa?

Non che una vita perduta sia moralmente difendibile, ma non possiamo elaborare criticamente senza i fatti.

Contrasta la guerra in Ucraina con l’inveterata dimostrazione della barbarie israeliana. Assassinii indiscriminati da aria, terra, mare contro popolazioni indifese, Gaza ne è l’esempio lampante; uso di armi orribili, da bombe a grappolo a bombe al fosforo; distruzione di scuole, ospedali, reti idriche, assedi medievali per punire i civili facendoli morire di fame; uso di scudi umani, cecchini contro vecchi, donne e bambini; e tutti i tipi di crimini contro l’umanità (per non parlare degli attacchi non provocati contro gli stati vicini).

Questi crimini sono ovviamente ben documentati, comprese decine di risoluzioni dell’UNSC riguardanti le eclatanti violazioni del diritto internazionale da parte dell’occupazione israeliana, tanto meno qualsiasi parvenza di moralità.

Gli ucraini non sono molto meglio. A parte la loro guerra genocida contro l’etnia russa, inclusa l’indicibile brutalità nel Donbass, il loro esercito e le formazioni naziste più accanite hanno di fatto terrorizzato e ucciso i propri civili per impedire loro di muoversi attraverso i corridoi umanitari (come nel caso del battaglione omicida Azov a Mariupol dove 125 mila civili sono tenuti prigionieri), hanno tenuto in ostaggio l’artiglieria e le formazioni militari nei quartieri per evitare l’attacco russo, hanno occupato edifici civili, utilizzato scudi umani, ucciso i giornalisti ritenuti politicamente scorretti nei confronti della guerra e figure dell’opposizione, bombardato strutture civili, presumibilmente accidentalmente, dando la colpa ai russi, e all’inizio della guerra i servizi di sicurezza del regime uccisero uno dei suoi stessi negoziatori.

Porre fine alla guerra è della massima urgenza, ma il regime di Kiev, sotto la pressione degli Stati Uniti e dei suoi stessi estremisti, si sta bloccando e sta intensificando le sue azioni anche quando il suo esercito è disperso e circondato. L’imperativo degli Stati Uniti è mantenere il flusso in Ucraina di armi letali e di neocombattenti nazisti e altri mercenari assortiti addestrati dalla CIA (e dagli inglesi) almeno dal 2015, e fanno assiduamente gli straordinari per causare un pantano russo anche a rischio crescente di un cataclisma nucleare.

C’è bisogno di ribadirlo: l’élite militare/oligarchica/xenofobica al potere in Ucraina è intensamente corrotta, di estrema destra, sciovinista e non democratica, e impone violentemente la sua autorità a un paese dalle identità intensamente divise.

La base sociopolitica e culturale di questa élite si trova in alcune parti della metà occidentale del paese con il suo anacronistico disgusto galiziano-polacco nei confronti della Russia e dei russi etnici in Ucraina, i cui nazionalisti e cripto-nazisti vedono i russi come bastardi asiatici. Sebbene rappresentino, con i loro sostenitori, circa il 10 per cento della popolazione, i gruppi neonazisti e nazisti all’antica hanno avuto un effetto enorme e smisurato sullo stato.

Molti hanno familiarità con la citazione di un esperto di spicco, il compianto Stephen F. Cohen, secondo cui Kiev “incoraggiava” e “riabilitava” i neofascisti, “perfino commemorando i collaboratori ucraini con i pogrom di sterminio nazisti tedeschi e i loro leader durante la seconda guerra mondiale, ribattezzando le strade in il loro onore, costruendo loro monumenti, riscrivendo la storia per glorificarli…”

Stiamo parlando di monumenti ai nazisti ucraini occidentali che, insieme a quell’altro stato altrettanto virulentemente russofobo, la Polonia, collaborò, nei loro territori, con l’occupazione nazista tedesca nell’assassinio di milioni di ebrei durante l’Olocausto.

Nel regno razzista e suprematista, i regimi ucraino e israeliano hanno ironicamente molto in comune.

A parte le realtà materiali e politiche della guerra, c’è la questione sbalorditiva della “guerra dell’informazione”, così strettamente controllata e orchestrata dall’Occidente e che senza dubbio lascia la Russia nella polvere e la maggior parte di noi non sa distinguere il sopra dal sotto, la criminalità dall’umanità, la vittima dal carnefice, il legale dall’illegale, il falso dal reale. L’intensa propaganda è diretta al pubblico americano e occidentale per convincerlo della necessità della guerra e del sacrificio economico.

Il blackout delle informazioni e la frenetica manipolazione emotiva delle masse da parte dei social media, tra cui un diluvio di disinformazione e storie fabbricate e false immagini provenienti da altri luoghi e conflitti, il terrificante assalto alle voci dissenzienti nel contesto della follia iconoclasta, la paura e la censura di parlare rende tutta questa faccenda disgustosa, piena di ipocrisia e orribilmente spaventosa.

Il che ci porta a Volodymyr Zelensky, quell’ex eroe cinematografico il cui razzismo nei confronti dei palestinesi corrisponde esattamente agli striduli razzisti e assassini anti-palestinesi a capo del governo israeliano. Si potrebbe pensare che un eroe sia empatico, altruista, giusto, altruista, onesto e molto altro. Zelensky pensa invece che Israele, verso il quale sente una stretta parentela, sia il sofferente e la vittima dei palestinesi.

Un mix bizzarro, empio, questa storia, caratterizzata da cinismo, immoralità, illegalità, doppiezza:

–Un presidente-attore comico e un oligarca ucraino-israeliano, il più ricco dell’Ucraina, che ha creato e arricchito Zelensky e ha finanziato il suo programma televisivo (così come la sua vera corsa presidenziale) in cui interpretava il presidente e il cui messaggio indottrinante era la meravigliosa utopia dell’adesione alla NATO e all’UE.

–Questo presidente ha un tenue controllo delle forze armate e delle formazioni neonaziste e dei metodi di stato di polizia del ministero degli interni e dei servizi di sicurezza, governando insieme ai nazionalisti radicali e molti nel regime che odiano gli ebrei.

–Tutte le fazioni del regime superrazziste nei confronti dei palestinesi e ferocemente anti-russe.

–Tel-Aviv che effettua l’aliyah-navetta per gli ucraini esclusivamente ebrei, non per altri ucraini, a meno che non si contino i gettoni

–Israele coinvolto nell’armare le milizie neonaziste che odiano la razza e nell’addestrare elementi nefasti.

–Gli israeliani che vanno e vengono, si sentono a casa come se l’Ucraina fosse il loro terreno di gioco degli affari

–Tutte le parti abilitate da un ideologo degli Stati Uniti, il suo “deep state” che proietta massicciamente la sua rabbia di negazione, incapace di empatia strategica, apparentemente disposto a far esplodere l’Europa piuttosto che vedersi negato il controllo globale.

Le vittime qui sono davvero il popolo ucraino maltrattato da tutte le parti, seguito da tutti noi.

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice


Alberto Pento
No l'Ucraina è come Israele e i russi nazifascisti Putin sono come i nazimaomettani impropriamente detti "palestinesi"



Contro Israele e l'invenzione del Popolo palestinese

Come furono inventati i palestinesi
Robert Spencer
14 Dicembre 2021
Traduzione in italiano di Angelita La Spada

http://www.linformale.eu/come-furono-in ... lestinesi/

Nel 1948, il nascente Stato di Israele sconfisse gli eserciti di Egitto, Iraq, Siria, Transgiordania, Libano, Arabia Saudita e Yemen che volevano distruggerlo completamente. Il jihad contro Israele proseguì, ma lo Stato ebraico tenne duro, sconfiggendo ancora Egitto, Iraq, Siria, Giordania e Libano nella guerra dei Sei Giorni nel 1967 e l’Egitto e la Siria ancora una volta nella guerra dello Yom Kippur del 1973. Nell’ottenere queste vittorie contro enormi difficoltà, Israele riscosse l’ammirazione del mondo libero, vittorie che comportarono l’attuazione più audace e su più ampia scala nella storia islamica del detto di Maometto: “La guerra è inganno”.

Per distruggere l’impressione che il piccolo Stato ebraico stesse fronteggiando ingenti nemici arabi musulmani e che stesse prevalendo su di loro, il KGB sovietico (il Comitato sovietico per la sicurezza dello Stato) inventò un popolo ancora più piccolo, i “palestinesi”, minacciato da una ben funzionante e spietata macchina da guerra israeliana. Nel 134 d.C., i Romani avevano espulso gli ebrei dalla Giudea dopo la rivolta di Bar Kokhba e ribattezzarono la regione Palestina, un nome tratto dalla Bibbia, il nome degli antichi nemici degli Israeliti, i Filistei. Ma il termine palestinese era sempre stato riferito a una regione e non a un popolo o a una etnia. Negli anni Sessanta, tuttavia, il KGB e il nipote di Hajj Amin al-Husseini, Yasser Arafat, crearono tanto questo presunto popolo oppresso quanto lo strumento della sua libertà, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).

Ion Mihai Pacepa, già vicedirettore del servizio di spionaggio della Romania comunista durante la Guerra Fredda, in seguito rivelò che “l’OLP era stata una invenzione del KGB, che aveva un debole per le organizzazioni di ‘liberazione’. C’era l’Esercito di liberazione nazionale della Bolivia, creato dal KGB nel 1964 con l’aiuto di Ernesto ‘Che’ Guevara (…) inoltre, il KGB creò il Fronte democratico per la liberazione della Palestina, che perpetrò numerosi attacchi dinamitardi. (…) Nel 1964, il primo Consiglio dell’OLP, composto da 422 rappresentanti palestinesi scelti con cura dal KGB, approvò la Carta nazionale palestinese – un documento che era stato redatto a Mosca. Anche il Patto nazionale palestinese e la Costituzione palestinese nacquero a Mosca, con l’aiuto di Ahmed Shuqairy, un influente agente del KGB che divenne il primo presidente dell’OLP”.

Affinché Arafat potesse dirigere l’OLP avrebbe dovuto essere un palestinese. Pacepa spiegò che “egli era un borghese egiziano trasformato in un devoto marxista dall’intelligence estera del KGB. Il KGB lo aveva formato nella sua scuola per operazioni speciali a Balashikha, cittadina a est di Mosca, e a metà degli anni Sessanta decise di prepararlo come futuro leader dell’OLP. Innanzitutto, il KGB distrusse i documenti ufficiali che certificavano la nascita di Arafat al Cairo, rimpiazzandoli con documenti falsi che lo facevano figurare nato a Gerusalemme e, pertanto, palestinese di nascita”.

Arafat potrebbe essere stato marxista, almeno all’inizio, ma lui e i suoi referenti sovietici fecero un uso copioso dell’antisemitismo islamico. Il capo del KGB, Yuri Andropov, osservò che “il mondo islamico era una piastra di Petri in cui potevamo coltivare un ceppo virulento di odio antiamericano e antisraeliano, cresciuto dal batterio del pensiero marxista-leninista. L’antisemitismo islamico ha radici profonde… . Dovevamo solo continuare a ripetere i nostri argomenti – che gli Stati Uniti e Israele erano ‘paesi fascisti, imperial-sionisti’ finanziati da ricchi ebrei. L’Islam era ossessionato dall’idea di evitare l’occupazione del suo territorio da parte degli infedeli ed era assolutamente ricettivo al ritratto da noi fatto del Congresso americano come un rapace organismo sionista volto a trasformare il mondo in un feudo ebraico”.

Il membro del Comitato esecutivo dell’OLP, Zahir Muhsein, spiegò in modo più esaustivo la strategia in una intervista del 1977 al quotidiano olandese Trouw:

Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo stato di Israele per la nostra unità araba. In realtà, oggi non c’è alcuna differenza fra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Solo per ragioni politiche e strategiche parliamo oggi dell’esistenza di un popolo palestinese, dal momento che gli interessi nazionali arabi esigono che noi postuliamo l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” che si opponga al sionismo. Per ragioni strategiche, la Giordania, che è uno stato sovrano con confini definiti, non può avanzare pretese su Haifa e Jaffa mentre, come palestinese, posso indubbiamente rivendicare Haifa, Jaffa, Bee-Sheva e Gerusalemme. Tuttavia, nel momento in cui rivendicheremo il nostro diritto a tutta la Palestina, non aspetteremo neppure un minuto a unire Palestina e Giordania.

Una volta che era stato creato il popolo, il loro desiderio di pace poteva essere facilmente inventato. Il dittatore romeno Nicolae Ceausescu insegnò ad Arafat come suonare l’Occidente come un violino. Pacepa raccontò: “Nel marzo del 1978 condussi in gran segreto Arafat a Bucarest per le istruzioni finali su come comportarsi a Washington. ‘Devi solo far finta di rompere con il terrorismo e riconoscere Israele, ancora, e ancora e ancora’, disse Ceausescu ad Arafat. (…) Ceausescu era euforico all’idea che Arafat e lui potessero riuscire ad accaparrarsi un Premio Nobel per la pace con la loro farsa del ramoscello d’ulivo. (…) Ceausescu non riuscì a ottenere il suo Premio Nobel per la pace. Ma nel 1994 Arafat lo ricevette, proprio perché continuò a interpretare alla perfezione il ruolo che gli avevano affidato. Aveva trasformato la sua OLP terrorista in un governo in esilio (l’Autorità palestinese), fingendo sempre di porre fine al terrorismo palestinese, pur continuando ad alimentarlo. Due anni dopo la firma degli accordi di Oslo, il numero degli israeliani uccisi dai terroristi palestinesi era aumentato del 73 per cento”.

Questa strategia ha continuato a funzionare alla perfezione, attraverso i “processi di pace” negoziati dagli Stati Uniti, dagli accordi di Camp David del 1978 alla presidenza di Barack Obama e oltre, senza posa. Le autorità occidentali non sembrano mai riflettere sul perché siano tutti falliti così tanti tentativi di raggiungere una pace negoziata tra Israele e i “palestinesi”, la cui esistenza storica oramai tutti danno per scontata. La risposta, ovviamente, sta nella dottrina islamica del jihad. “Cacciateli da dove vi hanno cacciato” è un ordine che non contiene alcuna mitigazione e che non accetta nessuno.

Nota: Questo è un estratto esclusivo dal nuovo libro di Robert Spencer, The History of Jihad From Muhammad to ISIS. Tutte le citazioni sono contenute nel libro.





I palestinesi: storia di un popolo completamente inventato
L'Informale
Niram Ferretti
31 Dicembre 2015

http://www.linformale.eu/i-palestinesi- ... inventato/

Come Atena nacque dalla testa di Zeus, la fantastoria nacque dall’ideologia. Il nome “Palestina” deriva dai filistei, una popolazione originaria del Mediterraneo Orientale (forse dalla Grecia o da Creta) la quale invase la regione nell’undicesimo e dodicesimo secolo A.C. Parlavano una lingua simile al greco miceno. La zona nella quale si insediarono prese il nome di “Philistia”. Mille anni dopo, i Romani chiamarono la zona “Palestina”. Seicento anni dopo gli Arabi la ribattezzarono “Falastin”.

Per tutta la storia successiva non ci fu mai una nazione chiamata “Palestina” né ci fu mai un popolo chiamato “palestinese”. La regione passò dagli Omayyadi agli Abassidi, dagli Ayyumidi ai Fatimidi, dagli Ottomani agli Inglesi. Durante questo millennio il termine “Falastin” continuò a riferirsi a una regione dai contorni indeterminati e MAI a un popolo originario.

Nel 1695, l’orientalista danese Hadrian Reland scoprì che nessuno degli insediamenti conosciuti aveva un nome arabo. La maggioranza dei nomi degli insediamenti erano infatti ebraici, greci o latini. Il territorio era praticamente disabitato e le poche città, (Gerusalemme, Safad, Jaffa, Tieberiade e Gaza) erano abitate in maggioranza da ebrei e cristiani. Esisteva una minoranza musulmana, prevalentemente di origine beduina, che abitava nell’interno.

Reland pubblicò a Utrecht nel 1714 un libro dal titolo “Palaestina ex monumentis veteribus illustrata”, nel quale non c’è alcuna prova dell’esistenza di un popolo palestinese, né di un’eredità palestinese né di una nazione palestinese. In altre parole, nessuna traccia di una storia palestinese.

Stiamo parlando di un testo uscito nel 1714, non duemila anni fa. Un testo moderno dal quale si evince che all’epoca non esisteva alcun “popolo palestinese”.

Quando nasce dunque questa realtà di cui si parla da decenni?

Dobbiamo avvicinarci ai nostri tempi, più precisamente al periodo in cui gli inglesi crearono, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e dell’impero ottomano (durante il quale nessuno aveva ancora sentito parlare di questa fantomatica entità), la Palestina mandataria.

Gli arabi protestarono in modo acceso nei confronti della nuova realtà chiamata “Palestina”. Infatti, per loro, la Palestina era inestricabilmente collegata alla Siria. Gli arabi chiamavano la regione “Balad esh sham (la provincia di Damasco) o “Surya-al-Janubiya” (Siria del sud). Per i nazionalisti arabi la Palestina non era altro che la Siria del sud. Punto. I siriani, ovviamente, non potevano che annuire.

Il Congresso Generale Siriano del 1919 sottolineò con forza l’identità esclusivamente siriana degli arabi della “Siria del sud”, quella che gli inglesi chiamavano “Palestina”.

Nel suo libro, “Il Risveglio Arabo” del 1938, George Antonious, il padre della storiografia moderna araba, documenta il tumulto sorto tra gli arabi della “Grande Siria” e dell’Iraq quando inondarono le strade delle città siriane, Gerusalemme inclusa, per protestare contro la divisione geografica che gli inglesi, per ragioni geopolitiche, avevano imposto alla Siria. Antonious, come Reland prima di lui, non fa alcuna menzione di un “popolo palestinese”. Motivo? Di nuovo, non esisteva.

Facciamo un passo indietro. Nel 1920, la Francia conquista la Siria. E’ in questo periodo, durante il controllo francese della Siria, che inizia a prendere forma l’idea di una “Palestina” come stato arabo-musulmano indipendente, e fu il famigerato Mufti di Gerusalemme, Amin-al-Husseini, la personalità di maggior spicco tra i leaders arabi dell’epoca, a creare un movimento nazionalista in opposizione all’immigrazione ebraica determinata dal movimento sionista. In altre parole, fu il sionismo a fare da levatrice al palestinismo nazionalista. Anche allora, tuttavia, nessuno parlava di un “popolo palestinese”. Siamo nel 1920.

Ancora nel 1946, Philip Hitti, uno dei più eloquenti portavoce della causa araba dichiarava al Comitato di Inchiesta Anglo-Americano che un’entità nazionale chiamata Palestina…non esisteva.

Nel 1947, quando le Nazioni Unite stavano valutando la spartizione della Palestina mandataria in due stati separati, uno ebraico, l’altro arabo, numerosi politici e intellettuali arabi protestarono in modo acceso poiché sostenevano che la regione in questione fosse parte integrante della Siria del sud. Non c’era una popolazione “palestinese” in senso proprio, ed era dunque un’ingiustizia smembrare la Siria per creare un’altra entità che di fatto le apparteneva di diritto.

Nel 1957, Akhmed Shukairi, l’ambasciatore saudita alle Nazioni Unite dichiarò che, “E’ conoscenza comune che la Palestina non è altro che la Siria del sud“. Concetto ribadito da Hafez-al-Assad nel 1974, “La Palestina non solo è parte della nostra nazione araba ma è una parte fondamentale del sud della Siria”.

Dal 1948 al 1967, i diciannove anni intercorsi tra la Guerra di Indipendenza e la Guerra dei Sei Giorni, tutto quello che restava del territorio riservato agli arabi della Palestina mandataria britannica, era la West Bank (nome dato dai giordani alla Giudea e alla Samaria), che si trovava in quegli anni sotto il dominio illegale giordano, e Gaza, sotto il dominio illegale egiziano.

Durante questo periodo nessuno dei leader arabi prese neanche lontanamente in esame il diritto all’autodeterminazione degli arabi “palestinesi” che si trovavano sotto il loro dominio. Perché? Ancora, perché un “popolo palestinese” per i giordani e gli egiziani…semplicemente non esisteva.

Persino Yasser Arafat fino al 1967 usò il termine “Palestinesi”, unicamente come riferimento per gli arabi che vivevano sotto la sovranità israeliana o avevano deciso di non essere sottoposti ad essa. Nel 1964, per Arafat la “Palestina”, non comprendeva né la Giudea e la Samaria né Gaza, le quali, infatti, dopo il 1948 appartenevano reciprocamente alla Giordania e all’Egitto.

Lo troviamo scritto nella Carta fondante dell’OLP all’articolo 24, “L’OLP non esercita alcun diritto di sovranità sulla West Bank nel regno hashemita di Giordania, nella Striscia di Gaza e nell’area di Himmah”.

L’articolo 24 venne cambiato nel 1968 dopo la Guerra dei Sei Giorni, dietro ispirazione sovietica. Ora la sovranità “palestinese” si estendeva anche alla West Bank e a Gaza. Libero da possibili attriti con la Giordania e l’Egitto, Arafat, protetto dai russi, poteva allargare il campo della propria azione. La “Palestina”, adesso, inglobava anche Giudea, Samaria e Gaza.

La Guerra dei Sei Giorni è stata lo spartiacque per la creazione del “popolo palestinese”. Dopo la Guerra dei Sei Giorni tutto cambia. Da Davide, Israele diventa Golia e i “palestinesi” entrano ad occupare il proscenio della storia come popolo autoctono espropriato della propria terra dai “sionisti imperialisti”.

Questa è la narrazione ormai consolidata e che, come un parassita, si è incistata nella mente di una moltitudine. Potere della menzogna. Potere della propaganda.

“Nella grande menzogna c’è una certa forza di credibilità poiché le grandi masse di una nazione sono molto più facilimente corruttibili nello stato più profondo della loro materia emozionale di quanto lo siano consciamente o volontariamente, e quindi, nella primitiva semplicità delle loro menti diventeranno più facilmente vittime di una grande menzogna piuttosto che di una piccola, poiché essi stessi spesso dicono piccole bugie per piccole cose, ma si vergognerebbero di utilizzare menzogne su larga scala. Non gli verrebbe mai in mente di fabbricare falistà colossali e non crederebbero che altri avrebbero l’impudenza di distorcere la verità in modo così infame”. (Adolf Hiltler, “Mein Kampf”)

Per creare questa nuova realtà del “popolo palestinese”, priva di qualsiasi aggancio con il passato era necessario che il passato venisse interamente fabbricato, o meglio, come in “Tlon, Uqbar, Orbis Tertius” di Borges, bisognava fare in modo che il reale venisse risucchiato dalla finzione.

Dunque ecco apparire i “palestinesi”, i quali fin da un tempo immemorabile hanno sempre vissuto nella regione e addirittura si possono fare risalire ai gebusei o, a piacimento, ai cananei. Questo popolo mitico sarebbe stato poi cacciato dagli invasori sionisti.

Il 31 marzo del 1977, come fosse un colpo di scena in un romanzo giallo, Zahir Mushe’in, membro del Comitato Esecutivo dell’OLP dirà, durante un’intervista

“Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo stato di Israele in nome dell’unità araba. In realtà oggi non c’è alcuna differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Solo per ragioni tattiche e politiche parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese, poiché gli interessi nazionali arabi richiedono la messa in campo dell’esistenza di un popolo palestinese per opporci al sionismo”.

Il “popolo palestinese” è una pura invenzione, la quale, con grande abilità propagandistica, è stata trasformata in un fatto che ormai appartiene a tutti gli effetti alla realtà.


Contro gli ebrei

Questa propaganda calunnniosa contro l'Ucraina riproduce quella dei Protocolli dei Savi di Sion per demonizzare e sterminare i giudei o ebrei ed è la stessa che usano i nazimaomettani impropriamente detti palestinesi per demonizzare Israele e giustìticare lo sterminio dei suoi ebrei
https://it.wikipedia.org/wiki/Protocoll ... vi_di_Sion
I Protocolli dei Savi di Sion o degli Anziani di Sion o dei savi Anziani di Sion (in russo: Протоко́лы сио́нских мудрецо́в?, traslitterato: Protokoly sionskich mudrecov) sono un falso documentale creato dall'Ochrana, la polizia segreta zarista, con l'intento di diffondere l'odio verso gli ebrei nell'Impero russo. Fu realizzato nei primi anni del XX secolo nella Russia imperiale, in forma di documento segreto attribuito a una fantomatica cospirazione ebraica e massonica il cui obiettivo sarebbe impadronirsi del mondo.
La natura di falso fu appurata già fin dai primi tempi successivi alla pubblicazione di detti Protocolli, avvenuta per la prima volta nel 1903 attraverso un quotidiano di Pavolakij Kruševan; la prima stesura del testo venne scritta da Sergej Aleksandrovič Nilus tra il 1901 e il 1903, che ne diffuse delle copie personalmente in Russia, fino a che non venne pubblicata da Kruševan e iniziò ad avere risonanza anche nel resto d'Europa. Una serie di articoli pubblicati sul Times di Londra nel 1921 dimostrarono che il contenuto dei documenti era falso; gran parte del materiale era frutto di plagio da precedenti opere di satira politica e romanzi[4] non correlati agli ebrei.
Nonostante la comprovata falsità dei documenti, riscossero comunque ampio credito in ambienti antisemiti e antisionisti, e rimangono tutt'oggi la base ideologica, soprattutto tra partiti o movimenti islamisti e fondamentalisti islamici in Medio Oriente, per avvalorare la teoria della cosiddetta cospirazione ebraica. I Protocolli sono considerati la prima opera della moderna letteratura complottista. Presentata come un'esposizione di un piano operativo degli "anziani" ai nuovi membri, descrive i metodi per ottenere il dominio del mondo attraverso il controllo dei media e della finanza e la sostituzione dell'ordine sociale tradizionale con un nuovo sistema basato sulla manipolazione delle masse.




Contro l'America e la NATO

Le demenzialità, le menzogne e le calunnie contro gli USA e la NATO
viewtopic.php?f=143&t=3005
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 1061722663


Non dimentichiamo che furono i nazi maomettani impropriamente detti "palestinesi" alleati dei nazi tedeschi, a consigliare Hitler di sterminare gli ebrei bruciandoli.



Il gran Mufti alleato di Hitler contro gli ebrei
Giovanni Sabbatucci
20 aprile 2017

https://www.lastampa.it/cronaca/2017/04 ... .34620770/


Il 25 aprile è la data scelta dall’Italia repubblicana per celebrare la fine dell’occupazione nazifascista e la riconquista delle libertà politiche e civili. Naturale che a festeggiare la ricorrenza siano in primo luogo le associazioni partigiane, seppur ormai trasformate, col passare degli anni, in associazioni politico-culturali. Meno naturale che i dirigenti dell’Anpi ritengano doveroso invitare alle celebrazioni nazionali militanti della resistenza palestinese. Succede ormai da qualche anno: e ogni volta i cortei organizzati per festeggiare la liberazione dal nazismo sono diventati occasione per violente, anche se sparute, contestazioni rivolte contro le rappresentanze delle comunità israelitiche, in particolare contro i pochi superstiti della Brigata ebraica che combatterono sul fronte italiano dopo essere sfuggiti avventurosamente alla morte nei lager. Questa volta, le comunità israelitiche hanno deciso di non partecipare al corteo ufficiale e di manifestare per conto proprio. A loro si sono associati - e questa è una novità - i vertici del Partito democratico.

Difficile dar loro torto. Ognuno è libero di scegliere la resistenza che preferisce, o di esaltare i movimenti di liberazione nazionale nati dalle lotte contro il colonialismo, senza troppo badare alle loro credenziali democratiche. Ma associare i combattenti palestinesi alle celebrazioni ufficiali per la sconfitta del nazifascismo significa commettere un clamoroso errore storico oltre che un atto politicamente inopportuno.

È noto, infatti che negli Anni 30 del Novecento, nella sua (legittima) lotta per l’indipendenza, il nazionalismo arabo cercò e ottenne sostegno nell’Italia fascista. E che il gran Mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini, una delle più alte autorità dell’Islam sunnita, fu alleato e amico di Hitler e lo incoraggiò, per quanto era in suo potere, a perseguire sino in fondo il programma di sterminio del popolo ebraico. Non si vede allora che senso abbia invitare gli eredi del nazionalismo arabo a celebrare insieme la sconfitta del nazifascismo, che fu in fondo anche la loro sconfitta. E farlo proprio in un momento in cui piccoli e grandi fuochi di antisemitismo tornano ad accendersi anche in Europa.


Non dimentichiamo che gli ebrei e in particolare gli ebrei israeliani, nonostante l'antisemitismo e le persecuzione antiebraiche degli italiani, non hanno mai fatto del male agli italiani e ai cristiani italiani, mentre i nazi maomettani impropriamente detti "palestinesi" sì, con atti terroristici in Italia e fuori dell'Italia a danno degli italiani uccidendone alcuni.

L'Italia antisemita e antisraeliana
viewtopic.php?f=197&t=2985

L'Italia sinistrata (atea e cristiana) antisemita: social fascista, social socialista e comunista, grillina e piddina
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 2474739090
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Messaggioda Berto » sab giu 04, 2022 9:15 pm

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