Antecedenti:
Fine dell'Urss e Indipendenza dell'UcrainaIl 29 novembre 1988 l'Unione Sovietica cessò di interferire con le trasmissioni radio straniere consentendo ai cittadini sovietici l'accesso a fonti di informazioni diverse da quelle istituzionali.Le prime elezioni libere
Il 7 febbraio 1990, nel suo 70º anniversario di lungo monopolio di potere politico, il Comitato Centrale del PCUS accettò le raccomandazioni di Michail Gorbačëv.[9] Come conseguenza, durante il 1990 tutte e quindici le repubbliche che costituivano l'URSS tennero le loro prime libere elezioni: riformatori e nazionalisti etnici ottennero la maggioranza dei seggi. Il PCUS perse le elezioni nelle seguenti sei repubbliche:
Lituania il 24 febbraio (con ballottaggio il 4, 7, 8 e 10 marzo), vinse Sąjūdis
Moldavia il 25 febbraio, vinse il Fronte Popolare Moldavo
Estonia il 18 marzo, vinse il Fronte Popolare Estone
Lettonia il 18 marzo (con ballottaggio il 25 marzo e il 29 aprile), vinse il Fronte Popolare Lettone
Armenia il 20 maggio (con ballottaggio il 3 giugno e 15 luglio), vinse il Movimento Nazionale Pan-Armeno
Georgia il 28 ottobre (con ballottaggio l'11 novembre), vinse la coalizione della tavola rotonda diretta da Zviad Gamsakhurdia
Nel febbraio 1990, il Comitato centrale del PCUS accettò di rinunciare al suo stato di partito unico. Nel corso delle settimane successive, le 15 repubbliche dell'Unione Sovietica tennero le loro prime libere elezioni.
Le repubbliche costituenti iniziarono a dichiarare la propria sovranità nazionale e iniziarono una "battaglia legislativa" con il governo di Mosca, in cui i governi delle repubbliche costituenti respingevano la legislazione a livello di Unione, dove era in conflitto con le leggi locali, affermando il controllo su tutte le loro economie locali e rifiutandosi di pagare le entrate fiscali al governo centrale di Mosca.
Il movimento indipendentista lituano convocò il 3 giugno 1988, giorno della visita di Michail Gorbačëv, una manifestazione a sostegno dell'indipendenza.
L'11 marzo 1990 la Lituania, guidata dal Presidente del Consiglio Vytautas Landsbergis, dichiarò la propria indipendenza. Tuttavia, l'Unione Sovietica mise in atto una sorta di embargo nei confronti della Lituania e vi mantenne le sue truppe "per garantire i diritti dell'etnia russa".
Il 30 marzo 1990 il Consiglio Supremo Estone dichiarò illegale il potere sovietico in Estonia, e avviò un processo per ristabilire l'indipendenza dell'Estonia. Il processo di ripristino dell'indipendenza della Lettonia iniziò invece il 4 maggio 1990, con voto del Consiglio Supremo che previde un periodo transitorio di completa indipendenza.
Il 17 marzo 1991, in un referendum, il 76,4% di tutti gli elettori votarono per il mantenimento dell'Unione Sovietica in una forma riformata. Paesi baltici, Armenia, Georgia e Moldavia boicottarono il referendum. In ciascuna delle altre nove repubbliche, la maggioranza dei votanti sostenne un'Unione Sovietica riformata.
Il 12 giugno 1991 El'cin vinse con il 57% dei voti le elezioni presidenziali per il posto di presidente della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, superando tra gli altri il candidato di Gorbačëv, Nikolaj Ryžkov.
Il colpo di Stato del 1991 e la "Federazione Russa"
Carri armati sovietici nella Piazza Rossa durante il colpo di Stato
Di fronte al crescente desiderio di autonomia, Gorbačëv tentò di trasformare l'Unione Sovietica in uno Stato meno centralizzato. Il 28 giugno era stato dichiarato sciolto il Comecon ed il 1º luglio il Patto di Varsavia, sciogliendo così i vincoli dei paesi esteri fino allora satelliti. Il 20 agosto 1991 la Russia era pronta a firmare il Nuovo Trattato d'Unione (in russo: Новый союзный договор?) che contemplava la trasformazione dell'Unione Sovietica in una federazione di repubbliche indipendenti con un comune presidente. Il 19 agosto 1991 il vice di Gorbačëv, Gennadij Janaev, il Primo ministro Valentin Pavlov, il ministro della Difesa Dmitrij Jazov, il ministro dell'Interno Boris Pugo, il capo del KGB Vladimir Krjučkov e altri funzionari si unirono per impedire la firma del Nuovo Trattato formando il "Comitato generale sullo stato di emergenza".
Nonostante gli organizzatori del colpo di Stato avessero previsto un certo sostegno popolare per le loro azioni, la popolazione nelle grandi città e nelle altre repubbliche risultò essere in gran parte contro di loro. Tale contrasto si manifestò con una campagna civile di resistenza, che ebbe luogo soprattutto a Mosca. Il presidente Boris El'cin si affrettò a condannare il colpo di Stato. Migliaia di persone a Mosca uscirono in strada per difendere il Parlamento. Gli organizzatori tentarono di far arrestare El'cin ma senza successo.
Dopo tre giorni, il 21 agosto, il colpo di Stato collassò su se stesso, gli organizzatori furono arrestati e Gorbačëv ridivenne presidente dell'Unione Sovietica. Tuttavia la sua posizione era ormai compromessa, in quanto né l'Unione né le strutture di potere ascoltavano i suoi comandi.
Cronologia delle dichiarazioni degli Stati baltici restaurati
Prima del colpo di Stato
Lituania Lituania - 11 marzo 1990
Estonia Estonia (di transizione) - 30 marzo 1990
Lettonia Lettonia (di transizione) - 4 maggio 1990
Durante il colpo di Stato
Estonia Estonia (efficace) - 20 agosto 1991
Lettonia Lettonia (efficace) - 21 agosto 1991
Cronologia delle dichiarazioni dei nuovi Stati della Comunità degli Stati Indipendenti
Prima del colpo di Stato
Flag of Abkhazian ASSR.svg Abcasia - 25 agosto 1990
Transnistria Transnistria - 2 settembre 1990
Georgia Georgia - 9 aprile 1991
Durante il colpo di Stato
Moldavia Gagauzia - 19 agosto 1991
Dopo il colpo di Stato
Ucraina Ucraina - 24 agosto 1991
Bielorussia Bielorussia - 25 agosto 1991
Moldavia Moldavia - 27 agosto 1991
Flag of the Kirghiz Soviet Socialist Republic.svg Kirghizistan - 31 agosto 1991
Uzbekistan Uzbekistan - 1º settembre 1991
Armenia Nagorno-Karabakh - 2 settembre 1991
RSS Tagika Tagikistan - 9 settembre 1991
Armenia Armenia - 21 settembre 1991
Azerbaigian Azerbaigian - 18 ottobre 1991
Turkmenistan Turkmenistan - 27 ottobre 1991
Flag of Chechen-Ingush ASSR 1978.svg Repubblica cecena di Ichkeria - 1º novembre 1991
Ossezia del Sud Ossezia del Sud - 28 novembre 1991
Russia Russia - 12 dicembre 1991 (il Soviet Supremo della Russia ratificò gli accordi di Belaveža e rinunciò al Trattato della creazione dell'URSS del 1922, inoltre ritirò i deputati russi dal Soviet Supremo dell'URSS).
Kazakistan Kazakistan - 16 dicembre 1991
Nascita della CSI e fine dell'Unione Sovietica
Dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica, l'emblema dell'Unione Sovietica con la scritta "СССР" (sopra) sulla facciata del Cremlino di Mosca fu sostituito da cinque aquile a due teste con lo stemma della Russia (sotto).
La fase finale del collasso dell'Unione Sovietica ebbe luogo con il referendum in Ucraina del 1º dicembre 1991, in cui il 90% dei votanti optò per l'indipendenza. I leader delle tre repubbliche slave (Russia, Ucraina e Bielorussia) concordarono di incontrarsi per una discussione sulle possibili forme di relazione.
L'8 dicembre 1991 i capi di Russia, Ucraina, e Bielorussia s'incontrarono a Belavežskaja pušča per firmare l'accordo di Belaveža, che dichiarava dissolta l'Unione Sovietica e la sostituiva con la Comunità degli Stati Indipendenti.
Il 12 dicembre 1991 fu completata la secessione della Russia dall'Unione. Il 15 dicembre 1991 morì Vasilij Grigor'evič Zajcev: la notizia ebbe un forte impatto simbolico e viene considerato un altro segno della fine di un'epoca.
Il 25 dicembre 1991 alle ore 18, Gorbačëv si dimise da presidente dell'Unione Sovietica e dichiarò abolito l'ufficio, inoltre conferì tutti i poteri e l'archivio presidenziale sovietico al presidente della Russia Boris El'cin. Alle 18:35 la bandiera sovietica sopra il Cremlino fu ammainata e sostituita con il tricolore russo. Infine, il 26 dicembre 1991 il Soviet delle Repubbliche del Soviet Supremo dell'URSS ratificò le decisioni del presidente dimissionario dell'URSS e dissolse formalmente l'URSS. La dissoluzione fu resa definitiva nella notte tra 31 dicembre 1991 e il 1° gennaio 1992.
1991
Il primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza dalla URSS/Russia
e fu una votazione libera, democratica, senza violenze ne brogli.https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991 Il referendum riguardo all'indipendenza dell'Ucraina si è svolto il 1º dicembre 1991. L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
I cittadini ucraini espressero un sostegno schiacciante per l'indipendenza. Al referendum votarono 31.891.742 (l'84.18% dei residenti) e tra di essi 28.804.071 (il 90.32%) votarono "Sì".
Nello stesso giorno, si tennero anche le elezioni presidenziali, nella quale gli ucraini elessero Leonid Kravčuk (all'epoca Capo del Parlamento) Presidente dell'Ucraina.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991 L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
Vinsero i SI con una percentuale del 90,32%.
I SI vinsero in TUTTE le regioni del paese.
E quindi anche nella russofona Crimea e nel russofono Donbass vinsero gli indipendentisti a grande maggioranza:
In Crimea i SI ottennero il 54,19% dei suffragi.
Nel Donbass:
Donec'k- Oblast' di Donec'k 76,85%
Luhans'k - Oblast' di Luhans'k 83,86%
Charkiv- Oblast' di Charkiv 75,83%
Nel Donbass ci vivevano ucraini filo Ucraina e ucraini russi che avevano simpatie per la Russia e nel loro insieme al referendo per l'Indipendenza dell'Ucraina dall'URSS oltre il 70% di loro voto per il Sì. Quindi la sovranità statuale era dell'Ucraina e non della Russia e inoltre vi erano anche i diritti degli ucraini da salvaguardare che i separatisti filo russi hanno violentemente calpestato.
Memorandum di Budapest 1994Il memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza è un accordo, firmato il 5 dicembre 1994, con il quale l'Ucraina accettava di smaltire l'enorme scorta di armi nucleari che aveva ereditato in seguito alla dissoluzione dell'URSS, aderendo al trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Le testate nucleari (1.900) furono di conseguenza inviate in Russia per lo smantellamento nei successivi due anni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Memorandu ... _sicurezza In cambio, l'Ucraina ha ottenuto garanzie da Russia, Stati Uniti e Regno Unito, successivamente anche da Cina e Francia, per la sua sicurezza, indipendenza ed integrità territoriale; l'effetto vincolante di questo impegno è discusso, almeno nella parte in cui farebbe scattare il casus foederis a carico del Regno Unito.
Contenuto dell'accordo
Secondo il memorandum, la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito concordano, in cambio dell'adesione dell'Ucraina al trattato di non proliferazione delle armi nucleari e del trasferimento del suo arsenale nucleare in Russia a:
Rispettare l'indipendenza e la sovranità ucraina entro i suoi confini dell'epoca.
Astenersi da qualsiasi minaccia o uso della forza contro l'Ucraina.
Astenersi dall'utilizzare la pressione economica sull'Ucraina per influenzare la sua politica.
Chiedere l'approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite se vengono usate armi nucleari contro l'Ucraina.
Astenersi dall'usare armi nucleari contro l'Ucraina.
Consultare le altre parti interessate se sorgono domande su questi impegni.
Alla dissoluzione dell'Impero russo sovietico dell'URSS,
l'Ucraina nel 1991 ha scelto di non fare più parte dell'URSS e di essere nazione e stato indipendente dalla Russia e più tardi nel 2004 con la rivoluzione arancione di voler abbandonare l'orbita nell'orrido ed opprimente mondo russo euroasiatico degli zar, dell'URSS e della Russia di Putin e dei suoi oligarchi ed entrare a far parte del più civile, democratico ed evoluto mondo europeo occidentale.
Ma la Russia di Putin e i filorussi dell'Ucraina non volevano e si opposero con ogni mezzo.
Rivoluzione arancione in Ucrainahttps://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_arancione Con rivoluzione arancione si intende il movimento di protesta sorto in Ucraina all'indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004, parte del più ampio fenomeno delle rivoluzioni colorate.
I primi risultati vedevano il delfino dell'ex presidente Leonid Kučma - Viktor Janukovyč - in vantaggio. Ma lo sfidante Viktor Juščenko contestò i risultati, denunciando brogli elettorali, e chiese ai suoi sostenitori di restare in piazza fino a che non fosse stata concessa la ripetizione della consultazione. Il nome deriva dal colore arancione, adottato da Juščenko e dai suoi sostenitori, e divenuto il tratto distintivo della "rivoluzione" pacifica. I partecipanti alle proteste brandivano sciarpe e striscioni arancioni, oppure nastri del medesimo colore.
A seguito delle proteste, la Corte Suprema ucraina invalidò il risultato elettorale e fissò nuove elezioni per il 26 dicembre. Questa volta ad uscirne vincitore fu proprio Juščenko, con il 52% dei voti contro il 44% del suo sfidante. Il nuovo presidente si insediò il 23 gennaio 2005. La rivoluzione arancione è anche nota come prima rivoluzione ucraina, in seguito alla Rivoluzione ucraina del 2014 generata dalle proteste del movimento Euromaidan e dalla rivolta di Kiev, sempre contro Janukovyč.
È da questa svolta storica che gli ucraini filo russi e la Russia di Putin hanno iniziato le loro sporche politiche separatiste che hanno causato conflitti civili armati nel Donbass e l'invasione-occupazione- annessione della Crimea nel 2014 a seguito della seconda rivoluzione ucraina del 2014 che ribadiva e confermava la svolta del 2004 con l'Europa e non con la Russia e oggi all'invasione militare dell'Ucraina da parte della Russia del dittatore Putin.
La Russia di Putin1999 - Nomina di Putin a Primo Ministro su indicazione del Presidente Eltsin
2000 - Prima elezione a Presidente di Putin in Russia. inizia la politica suprematista e imperialista di Putin per ripristinare la Grande Russia e riportare i territori resisi independenti nel 1991 sotto l'egemonia russa.
2004 - Seconda elezione di Putin in Russia
2008 - Elezione di Putin a primo ministro di Medvedev stretto collaborataore di Putin
2012 - Terza elezione di Putin in Russia
2004 - Prima rivoluzione arancione contro il filo russo Viktor Janukovyč per l'Europa
2014 - Rivoluzione di Maidam detta Euromaidan che portarono alla fuga Viktor Janukovyč.
Invasione russa della Crimea e del Donbass:
Il Presidente filo russo Viktor Janukovyč diede ordine di stroncare con la violenza le manifestazioni dette di Euromaidan dal nome della piazza di Kiev dove si radunarono i manifestanti. Le proteste traevano origine dal rifiuto del presidente Yanukovich di firmare un accordo di associazione e libero scambio tra l’Ucraina e l’Unione Europea. Quando il 18 e il 20 febbraio 2014, i dimostranti marciarono verso il parlamento di Kiev, la polizia e le forze speciali aprirono il fuoco uccidendo quasi 100 persone. Yanukovich fu costretto a fuggire in Russia, da dove chiese l’intervento armato di Mosca. Le truppe russe, che non indossavano uniformi regolari, invasero la penisola di Crimea e la regione del Donbass prendendone il controllo. Fu l’inizio di una guerra civile scatenata dalla Russia che non voleva perdere l'egenomia politica in Ucraina, e non dall’Ucraina che invece voleva liverarsi dall'opprimente egemonia politica russa.
Fu in questo contesto di violenza stragista contro i manifestanti pro Europa (ne furoni uccisi quasi 100) che si verificò qualche tempo dopo e per reazione la strage di Odessa in cui morirono bruciate alcune decine di persone filo Russia che si erano asseragliate in un edificio dei sindacati comunisti filo Russia durante degli tra i filo russi e i filo europei.
2014 - La crisi della Crimea del 2014 è stata una crisi politica scoppiata nella penisola della Crimea, la cui popolazione è per maggioranza (?) di etnia russa, conclusasi con la sua separazione dal resto dell'Ucraina dopo l'intervento militare russo di occupazione della penisola avvenuta come reazione all'esautoramento nel febbraio 2014, del presidente ucraino Viktor Janukovyč e del suo governo operato dal parlamento ucraino, dopo le manifestazioni dell'Euromaidan contro la svolta filorussa intrapresa dal governo ucraino Viktor Janukovyč.
2014 - Protocollo di Minsk del 2014
Il Protocollo di Minsk era un accordo per porre fine alla guerra dell'Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull'Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR) e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). È stato firmato dopo estesi colloqui a Minsk, la capitale della Bielorussia, sotto l'egida della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
Succeduto a diversi tentativi precedenti di cessare i combattimenti nella regione di Donbass (Ucraina orientale), prevedeva un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l'impegno, da parte dell'Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk. Tuttavia, nonostante abbia portato ad un'iniziale diminuzione delle ostilità, l'accordo non è stato rispettato.
2018 - Quarta elezione di Putin
2022, 24 febbraio - Rilancio del piano imperialista già delineato nel 2014 con l'annessione della Crimea, invadendo militarmente il territorio dell'Ucraina e riconoscendo l'indipendenza delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, nel Donbass e lanciando una guerra su vasta scala contro l'Ucraina.
Alberto PentoCon la fine dell'inferno dell'URSS nell'1989/91 e l'indipendenza del 1991, l'Ucraina ha cercato di scrollarsi di dosso i tentacoli della Russia che ancora la tratteneva, opprimeva e soffocava e ha iniziato a guardare all'Occidente come speranza e modello per il suo futuro.
Occidente come Mondo libero e democratico, di sviluppo economico e di benessere civile.
Occidente costituito dall'Europa e dall'America USA e Canada, Australia e Israele.
Era ed è un suo diritto, il suo sogno umano. La politica russa e filo russa dai primi anni novanta all'attuale aggressione dimostra che aveva ragione e che la Russa è proprio un inferno.
Ucraina e Russia, non sono una stessa grande famigliaviewtopic.php?f=143&t=3002 Ucraina e Russia, non sono una stessa grande famiglia, una stessa grande nazione, uno stesso popolo anche se sono imparentate e questa criminale aggressione lo dimostra senza l'ombra di alcun dubbio e sopratutto dimostra che non vi è alcun amore, alcuna fraternità, alcun rispetto da parte della Russia e che l'Ucraina fa più che bene a difendersi, a rifiutare radicalmente, a combattere e a cacciare il russo stupratore e assassino e a non voler più condividire alcun destino storico comune con questa miserabile e demenziale umanità che sostiene la Russia del nazifascista, imperialista e falso cristiano Putin.
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100 Il caso della fratellanza tra Caino e Abele che non era certo una buona fratellanza, non va sicuramente invocato per l'Ucraina perché equivarrebbe alla sua morte.
Quello della Russia e dell'Ucraina era più un rapporto/relazione di fratellanza o di matrimonio forzati che naturali e d'amore, infatti non appena ha potuto l'Ucraina, alla dissoluzione dell'URSS, impero sovietico a egemonia russa, si è dichiarata a stragrande maggioranza per l'Indipendenza nel referendo del 1991.