17)
Le lingue in Ucraina e l' infondata accusa all'Ucraina di negare/opprimere la lingua russa alle minoranze russofone-russofili, per demonizzarla come dittatura nazista, in realtà è accaduto proprio il contrario, la Russia zarista e sovietica prima e poi i governi filorussi dell'Ucraina hanno promosso politiche e leggi contro la lingua ucraina.
Ecco alcuni casi (3) in cui si tratta di questa falsa accusa sui social web, con tutta una serie di imprecisioni/discrepanze sul numero della legge (n°5506 o n° 5670-d) e sulle date di approvazione e di promulgazione (...), com'è tipico di chi fa proprio questo genere di infomazioni disinformanti senza mai verificarle e deformandole ulteriormente ...
Primo caso:
L'UCRAINA È NAZISTA, CON UN REGIME NAZISTA, UN ESERCITO NAZISTA.. chi l'appoggia e la sostiene È NAZISTA E FAVORISCE L'OPPRESSIONE DEL POPOLO. punto, esclamativo!Daniele Furlan
29 aprile 2022
https://www.facebook.com/daniele.furlan ... 4829273316Altra prova, tra le tante:
Questa è una vera e propria inammissibile LEGGE RAZZIALE
"LEGGE n.5506 SUI POPOLI AUTOCTONI" sottolineo "PRESIDENZIALE" varata il 1 LUGLIO 2021 cioè un anno e mezzo dopo l'insediamento di Zelensky.
"Popoli autoctoni" fa schifo solo leggere questa espressione figuriamoci il resto ...
PURA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE, CANCELLAZIONE TOTALE DI OGNI RIFERIMENTO ETNICO CULTURALE E LINGUISTICO DEI RUSSI UCRAINI...IN NOME DELLA RAZZA ECCELSA AUTOCTONA UCRAINA.
L'ORRORE FASCIO-NAZISTA ISTITUZIONALIZZATO
Cancellati i partiti che si erano opposti.
PS: l'articolo nel primo commento
Ucraina: quella legge "sui popoli indigeni" ignorata dall'occidente 'inclusivo' e 'democratico'.... - VP News - 'vietato parlare' - Blog di Patrizio Ricci
Patrizio Ricci
14 Marzo 2022
https://www.vietatoparlare.it/ucraina-q ... mocratico/L‘anno scorso è stata varata dal governo ucraino la ”legge per i popoli indigeni” con cui il parlamento (‘Verkhovna Rada’) ordina la cancellazione di ogni riferimento etnico e linguistico della parte russofona , mentre altre minori, come quella tatara vengono preservata.
Ora se guardiamo questa cartina preparata dall’ Università di Kiev, forse qualche perplessità c’è ….
Ucraina: quella legge "sui popoli indigeni" ignorata dall'occidente 'inclusivo' e 'democratico'.... 1
La legge la legge presidenziale n. 5506 “sui popoli indigeni” è stata presentata al Parlamento da Aleksey Reznikov.
La legge è stata varata il 1° luglio 2021, ovvero un anno e mezzo circa dopo l’insediamento del presidente Vladimir Zelensky.
Questa legge ha conseguenze rilevanti. Innanzitutto perché – con la sua entrata in vigore – il governo ucraino smette di considerare i russi in Ucraina un popolo indigeno, ovvero da tutelare. Quindi a quella parte della popolazione che corrisponde al 17% della popolazione ucraina, è negata la possibilità di parlare la propria lingua etc (le conseguenze sono pesanti, perchè, per capirci, nel Donbass la maggior parte della popolazione non conosce l’ucraino, mentre in molte parti dell’Ucraina è prevalente la lingua russa).
Pertanto la discriminazione è evidente, anche perché ora in Ucraina etnie numericamente minoritarie – come i tartari di Crimea, i caraiti e i krymchak – , sono tutelate come popolazioni indigene del paese. Quindi, la nuova norma protegge questi ultimi dalla discriminazione, conferisce loro il diritto all’autodeterminazione, consente loro di studiare nella loro lingua madre e di creare i propri media. Ma, paradossalmente, la tutela non si applica per la parte di popolazione russofona.
È evidente nella stesura della legge una forzatura ideologica, ove si vuol trasformare il paese attraverso misure coercitive che hanno il fine di assorbire ed omologare quelle parti della popolazione mal digerita perché immessa durante l’ex impero sovietico.
La linea di demarcazione oltre la quale si viene tutelati e dall’altra parte no, coincide con la parte russofona che cade dalla parte dei reietti. Tutto ciò per realizzare quella che viene descritta come l’ ‘Ucraina moderna’ .
Quindi i russi, così come i bielorussi, i polacchi, gli armeni, gli ungheresi e altri popoli, non rientrano nella protezione della legge. Sebbene nel 2001 durante il censimento più di 8 milioni 300 mila abitanti dell’Ucraina si definissero russi, e questo è più del 17 percento della popolazione del paese.
È innegabile che se a tutto questo aggiungiamo l’appartenenza alla Nato nella Costituzione, le esercitazioni con la Nato nel Mar Nero e una ostilità continua contro la Russia e le popolazioni del Donbass e della Crimea che ha contrassegnato gli ultimi anni, non è stata fatta una politica lungimirante e di buon vicinato.
L’opposizione ucraina, da tempo decimata con vari provvedimenti giudiziari – perché considerata ‘filo-russa’ -, così commentò la legge sui popoli indigeni: “È assolutamente chiaro che questo disegno di legge è diretto contro i russi, che considerano l’Ucraina la loro patria, che vivono qui. Contro gli ungheresi, che considerano l’Ucraina la loro patria, i romeni e tutte le minoranze che sono presenti nel nostro Paese e che, dopo l’adozione di questa legge, si sentiranno persone di seconda classe” (Yuriy Boyko, co-presidente della fazione Opposition Platform – For Life nella Verkhovna Rada dell’Ucraina).
VPNews
Nota a margine
Tutti hanno diritto ma non i russofoni…
La legge definisce che “le popolazioni indigene dell’Ucraina, che si sono formate sul territorio della penisola di Crimea, sono i tartari di Crimea, i caraiti, i krymchak”.
“Il popolo indigeno dell’Ucraina – una comunità etnica autoctona che si è formata sul territorio dell’Ucraina ed è portatrice di una lingua e cultura distintive, ha organismi tradizionali, sociali, culturali o rappresentativi, autocoscienza di sé come popolo indigeno di L’Ucraina, costituisce una minoranza etnica nella sua popolazione e non ha una propria istruzione statale al di fuori dell’Ucraina”, afferma il documento.
La legge afferma per i popoli indigeni il diritto all’autodeterminazione in Ucraina e lo status politico nel quadro delle leggi e della costituzione ucraine, nonché “il diritto collettivo e individuale al pieno possesso di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali”. La legge vieta la negazione dell’etnia o dell’identità etnica delle popolazioni indigene dell’Ucraina.
Secondo la legge, i popoli indigeni hanno il diritto di rispettare la rinascita e lo sviluppo delle loro tradizioni e costumi spirituali, religiosi e culturali, la conservazione del patrimonio culturale materiale e immateriale; determinazione dell’elenco dei propri luoghi e oggetti di significato religioso e culturale; restauro della sua toponomastica storica; cooperazione con le istituzioni educative per garantire lo studio della loro lingua, storia, cultura delle popolazioni indigene.
I popoli indigeni hanno anche il diritto, attraverso organismi rappresentativi, di creare i propri mezzi di comunicazione e di ricevere sostegno statale.
Inoltre, “i popoli indigeni possono dirigere parte delle entrate derivanti dall’uso delle risorse naturali situate sul territorio della Repubblica Autonoma di Crimea e Sebastopoli per i propri bisogni; per le prenotazioni dei rappresentanti dei popoli indigeni, vengono restituiti al territorio di Crimea, terreni agricoli e di altro tipo”.
Gli organi rappresentativi dei popoli indigeni possono partecipare alla loro rappresentanza internazionale.
La legge entra in vigore dal giorno della sua pubblicazione (fatta eccezione per la parte 3 dell’articolo 7, che definisce il diritto dei popoli indigeni a destinare parte del reddito derivante dall’uso delle risorse naturali ai bisogni dei popoli indigeni dell’Ucraina, che entra in vigore dopo il ritorno del “territorio temporaneamente occupato della Repubblica autonoma di Crimea e Sebastopoli” sotto la giurisdizione generale dell’Ucraina).
Ecco il secondo caso:Da un posto della pagina di Giovanni Bernardini, in cui un certo Eugenio Capozzi cita l'accusahttps://www.facebook.com/giovanni.berna ... &ref=notifEugenio Capozzi
Giovanni Bernardini per i russi gli abitanti del Donbass sono una minoranza discriminata come per la Nato i kosovari in Serbia. Con argomentazioni astratte come queste non si può mai stabilire a priori chi abbia ragione. Per me le uniche argomentazioni valide sono quelle sulla strategia generale di politica estera di un paese o di una alleanza. Cosa è meglio per l'Occidente? Cosa è meglio per l'Italia? Io rispondo: non avere tutto il resto del mondo contro, e in particolare Russia e Cina insieme. Meglio avere la Russia amica o quanto meno neutrale, perché altrimenti oltre a rafforzare la Cina allontana da noi pure India, arabi sunniti, quasi tutta l'Africa e l'America latina. Per non parlare dei danni economici catastrofici. Ci conviene allargare la Nato a Est a questo prezzo? Assolutamente no. Le contese nazionalistiche tra slavi ci portano solo guai, non dobbiamo alimentarle.
Eugenio Capozzi
Giovanni Bernardini se non è una contesa nazionalistica perché le minoranze russofone non possono mandare i figli a scuola in lingua russa? Perché sono sistematicamente discriminate? È chiaro che l'Ucraina è un paese composito da un punto di vista etnico e culturale. È il confine tra Europa occidentalizzata e civiltà russo-ortodossa, e come giustamente scriveva Huntington nel 2006 o resta unita sotto un governo amico della Russia o è destinata a dividersi. Cercare di assimilare l'Ucraina alla Nato per usarla come un'ariete contro i russi, come hanno fatto le amministrazioni Usa dal 2004 in poi (con l'eccezione di Trump, che proprio per questo è stato ostracizzato) significa alimentare un conflitto catastrofico che si poteva e doveva evitare. Demonizzare i russi non ha senso. Bisogna riconoscere la loro sfera di influenza per difendere la sicurezza europea nei paesi dove la democrazia occidentale ha radici e possibilità di consolidarsi. L'Ucraina, così com'è, non è tra questi.
Giovanni Bernardini
Vedo che anche tu, come tanti altri inizi il discorso dicendo di essere dalla parte dell’occidente e di non essere,con Putin, poi ne sposi tutti gli argomenti.
Nessuno sostiene che gli ucraini siano degli angeli, ma dovrebbe essere chiaro che non è possibile trovare una buona soluzione al problema delle minoranze linguistiche quando un paese potentissimo tuo vicino finanzia una guerra secessionista ed i suoi carri armati occupano una parte importante del tuo territorio.
Scusami ma trovo divertente l’affermazione secondo cui un paese confinante con la Russia e che ha fatto parte del suo impero è inevitabilmente destinato o ad essere fagocitato dalla stessa o a dividersi. Circa il 92% degli ucraini hanno votato a suo tempo per l’indipendenza del loro paese, compresa la gran maggioranza degli abitanti del Donbass e della Crimea. Non mi pare che polacchi o finlandesi siano ansiosi si entrare nell’orbita russa e non mi sembra esistano tensioni secessioniste in Finlandia o in Polonia. Inoltre, CHI deve decidere se l’Ucraina deve essere o meno collocata nell’area di influenza russa o se ha o meno la possibilità di occidentalizzarsi? Io? Tu? Putin? Sarò ingenuo ma penso lo debbano decidere gli ucraini. E tutto il loro comportamento dimostra quale è la loro decisione. L’Ucraina ha subito un genocidio ed una brutale politica di denazionalizzazione da parte dei comunisti russi e questo ha segnato profondamente il suo popolo. Contrariamente a quanto pensano i finti pacifisti e gli pseudo realisti anche se Zelens’kyj si arrendesse con tutta probabilità continuerebbe una guerra sotterranea contro i russi.
Infine, la affermazione secondo cui la Nato vuole usare l’Ucraina come maglio contro la Russia mi sembra tratta pari pari dalla peggior propaganda putiniana. E’ dal 2008 che l’Ucraina ha chiesto di entrare nella Nato… davvero strani questi guerrafondai Nato che dopo 14 anni ancora non hanno deciso di prenderselo, questo “maglio”!
A suo tempo ho acquistato e letto un tuo libro “il suicidio dell’occidente” e lo ho trovato interessante. Mi spiace dirti che sono molto deluso da queste tue prese di posizione. Pazienza, così va il mondo.
Eugenio Capozzi
Giovanni Bernardini il libro per essere precisi si chiama "L'autodistruzione dell'Occidente" E mi pare che la condotta dell'Occidente rispetto alla crisi russo-ucraina sia assolutamente in linea con questa tendenza autodistruttiva. A te invece pare che sia una difesa e promozione dei principi di libertà occidentale ... Lo pensavamo in molti anche della politica di Bush jr. Poi ci siamo dovuti rendere conto che c'era qualche grosso problema, che il resto del mondo, come Huntington ci ammoniva, non ne voleva sapere di occidentalizzarsi a tappe forzate e sulla punta delle baionette, e che forse il problema fondamentale era quello di riflettere su quali veramente sono i principi dell'Occidente, e cominciare a rafforzarlo dentro l'Occidente, prima di "esportarli". Ecco, il punto per me è questo, ed è tanto più vero oggi che le nostre società sono sempre più autoritarie, illiberali e nemiche della vita umana, e che ci avviamo a diventare demograficamente ed economicamente e culturalmente marginali in un mondo che va in tutt'altre direzioni. Altro che ucraini e russi, questi sono i problemi fondamentali. Io spero che l'Ucraina o la Russia non si occidentalizzino se l'Occidente è Biden, Hillary, Nancy Pelosi.
Giovanni Bernardini
Eugenio Capozzi Nessuno vuole “esportare” l’occidentalizzazione sulla punta delle baionette. Neppure Bush in realtà lo fece, malgrado le polemiche furibonde nei suoi confronti. L’invasione dell’Iraq non rispondeva a motivazioni ideologiche e neppure imperiali, era il tentativo, poi rivelatosi sbagliato, di rispondere alla aggressività del fondamentalismo islamico e cercare di assicurare un minimo di stabilità ad un’area decisiva del mondo.
Una cosa però è NON esportare l’occidentalizzazione sulla punta delle baionette, cosa del tutto diversa reagire a chi cerca di IMPEDIRE con le baionette che un paese marci autonomamente nel senso della occidentalizzazione. Nessun paese occidentale ha cercato di imporre con le armi agli ucraini l’occidentalizzazione, è Putin a voler impedire con le armi che questi si occidentalizzino. Il nuovo Rasputin che Affianca Putin lo dice chiaramente: il liberalismo è una forma di nazismo (nulla di nuovo sotto il sole, ricorda lo staliniano “social fascismo), noi dobbiamo impedire che l’Ucraina ceda al nazi liberalismo. L’occidente ha tutto il diritto, ed anche il dovere, di opporsi a simili follie.
Tu dici di sperare che Russia ed Ucraina non si occidentalizzino, se l’occidente è il politicamente corretto alla Nancy Pelosi. Il politicamente corretto NON è l’occidente, è la sua malattia. Io vorrei che si combattesse la malattia, non che si uccidesse il corpo malato. L’alternativa alla crisi dell’occidente NON è, NON può essere l’autocrazia russa, o il neo totalitarismo cinese, sarebbe come sostenere i talebani perché si è contrari alla filosofia gender. Tra l’altro fra i sostenitori di Putin ci sono personaggi, Massimo Fini ad esempio, che a suo tempo hanno sostenuto proprio i Talebani contro gli odiati Stati Uniti d’America. Non credo sia un caso.
E con questo ritengo chiusa la discussione. Abbiamo esposto i rispettivi punti di vista e non credo che valga la pena, per entrambi, di continuare a ripetere le stesse cose.
Alberto Pento
La sola minoranza discriminata è quella ucraina in Donbass e in Crimea.
La minoranza russofona russofila non è mai stata discriminata ed è proprio questa minoranza russofona russofila in Ucraina che è maggioranza in Donbass e in Crimea a discriminare gli ucraini.
L'Ucraina non ha mai impedito la lingua russa ha solo reso obbligatoria quella ucraina e il bilinguismo.
Lo stesso Zelensky è di lingua madre russa e ha imparato l'ucraino solo poco prima di diventare Presidente dell'Ucraina.
Terzo caso in cui si cita questa accusa tra le demenzialità che circolano sul web contro l'UcrainaCome forse ho già detto, c'è una cosa che mi turba profondamente nell'attuale dibattito sulla guerra in Ucraina: l'approssimazione. Nelle scorse settimane mi è capitato spesso di sentire frasi tanto lapidarie quanto inesatte. In particolare, sembra esserci una tendenza di alcune parti della sinistra italiana a ridurre l'intricatissimo scenario gepolitico del Donbass a cinque frasi fatte:Fabio Ghelli
16 maggio 2022
https://www.facebook.com/fabio.ghelli.g ... 2142418409 1. In Donbass c'è stato un genocidio (di russi).
Falso. È vero che dal 2014 a oggi nelle regioni orientali dell'Ucraina si è consumata una guerra tanto sanguinosa quanto insensata. Il Cremlino ha parlato di 14.000 vittime civili appartenenti alla minoranza russa. La cifra figura realmente in un rapporto delle Nazioni Unite sul conflitto in Donbass, ma riguarda il numero totale di vittime del conflitto – ucraine e russe, militari e civili. Il numero di vittime civili fino a dicembre 2021 è di circa 3.400 persone (di lingua russa e ucraina). È vero anche che l'esercito ucraino si è reso responsabile di attacchi ai civili – esattamente come le milizie separatiste assistite da unità militari russe, come ci dicono i rapporti annuali di Human Rights Watch.
2. Il Mondo ha assistito in silenzio al genocidio in Donbass
Falso. Come si vede dall'intenso lavoro di documentazione condotto dall'ufficio del Commissario per i Diritti Umani dell'ONU e da varie organizzazioni umanitarie, la guerra in Donbass è stata fin dall'inizio oggetto di osservazione da parte della comunità internazionale. Se non vi è stato nessun intervento diplomatico o militare è a causa delle elevate tensioni con la Russia e del tentativo (soprattutto da parte europea) di evitare ad ogni costo un'escalation – escalation successivamente indotta dall'invasione dell'Ucraina.
3. Sì, ma... i russi in Ucraina vengono comunque discriminati da anni. Per esempio è proibito parlare russo.
Sì e no. La storia delle politiche linguistiche in Ucraina è oltremodo complessa e io non ho né le competenze né gli skills linguistici per districare questa matassa. In breve però... Nel 2019 il governo ucraino ha approvato una legge per il "Sostegno dell'ucraino come lingua dello Stato" che indica l'ucraino come principale lingua dell'amministrazione nonché lingua di insegnamento nelle scuole. La legge è stata criticata (tra gli altri) dal Consiglio d'Europa per lo scarso coinvolgimento delle minoranze nel processo legislativo [4]. Detto questo... No, non è proibito parlare russo in Ucraina. Ci sono canali televisivi ucraini che trasmettono in russo [5] e molte personalità pubbliche russofone – una su tutte: il presidente Zelensky. Ah.. Così per dire... Altre minoranze linguistiche in Europa hanno subito discriminazioni analoghe – per esempio i baschi in Spagna, i bretoni e i corsi in Francia e i germanofoni in Romania. Nessuno ha invocato un intervento militare in questi casi.
4. Ma il popolo del Donbass avrà pur diritto a decidere se vuole essere parte dell'Ucraina o della Russia!
Anche qui... Questione complessa. Non è vero che la maggioranza degli abitanti delle regioni di Donetzk e Lugansk sia favorevole a un'annessione/integrazione con la Russia. Un bell'articolo Matteo Zola per EaST Journal spiega nel dettaglio come le due regioni siano in realtà un mosaico molto complesso – e come il conflitto sia dovuto in larga misura a un misto di corruzione, ingerenze criminali e tensioni tra potentati locali.
5. Ma il Battaglione Azov...
Il Battaglione Azov è – diciamolo una volta per tutte – una banda di estremisti e neonazisti (almeno nella sua composizione originaria). Forse più per caso che per calcolo, il Battaglione è diventato un asset strategico dopo l'invasione della Crimea nel 2014. Le strette relazioni tra il Battaglione e l'ex ministro degli Interni Avakov sono un'eredità pesantissima per l'attuale governo [8]. Detto questo... il Battaglione Azov non è né espressione della linea politica del governo ucraino, né tantomeno una forza dominante all'interno degli apparati militari. Primo: fino allo scoppio della guerra l'estrema destra ucraina aveva un peso politico minimo. Lo sponsor del Battaglione, Avakov, è stato messo alla porta dal presidente Zelensky dopo un intenso conflitto interno nel 2021. Secondo: per quanto nel corso degli anni il Battaglione abbia attratto secondo alcune stime fino a 50.000 "foreign fighters", le sue forze sono ormai ridotte a circa 2.000 unità – attualmente asserragliate nello stabilimento Azovstal – corrispondenti a circa l'un per cento delle forze armate ucraine.
Articoli giornalistici che trattano della questione e che sono contro l'Ucraina
Leggi razziali e repressione: ecco il vero volto del regime di Zelensky in UcrainaL'Antidiplomatico
di Fabrizio Verde e Francesco Guadagni
22 mar 2022
https://www.lantidiplomatico.it/dettnew ... 289_45693/ Questa mattina, ore 11, nel Parlamento italiano ha fatto tappa il tour del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, fresco di chiusura nel suo paese di ben 11 partiti e dopo aver imposto le reti unificate h 24.
La tappa italiana giunge appena dopo quella in Israele, dove alla Knesset ha paragonato i russi ai nazisti e l’invasione dell’Ucraina all’Olocausto. Diversi politici, osservatori e partiti israeliani hanno espresso contrarietà rispetto a quanto affermato da Zelensky. Esponenti dei partiti arabo-isreliani riuniti nella Joint-List hanno inoltre disertato il collegamento con l’alleato dei nazisti di Kiev e ribadito che quanto accade in Ucraina è frutto delle scellerate politiche portate avanti dalla Nato.
Altro che “splendida democrazia”, l’Ucraina è un paese eterodiretto dove prospera il neonazismo
Qualcuno in Italia evidentemente fattosi prendere la mano dal clima di isteria russofoba che regna nel nostro paese come nel resto dell’Occidente, si è spinto sino a dipingere l’Ucraina come una “splendida democrazia”. La realtà però è ben diversa rispetto alla propaganda filo-Nato in onda a reti unificate in Italia.
Si credeva che il presidente ucraino Vladimir Zelensky fosse un riformatore e un liberale quando assunse la presidenza succedendo a Petro Poroshenko. Zelensky, comico e attore prima di diventare presidente, prometteva di portare la pace nel Donbass dopo la vittoria alle elezioni presidenziali del 2019. In Occidente era visto come qualcuno che avrebbe potuto portare il liberalismo occidentale in Ucraina.
Tuttavia poco dopo aver ottenuto la presidenza, il di 5 agosto, il presidente ucraino ha dimostrato di non aver cambiato strada rispetto all'ideologia reazionaria ed estremista del suo predecessore Poroshenko. Zelensky sul canale Dom TV affermava che "per il bene dei vostri figli e nipoti", coloro che si identificano come russi nel Donbass dovrebbero "cercare un posto per voi stessi nella Federazione Russa".
Insomma, dichiarava di volere la pulizia etnica dei russi nel Donbass, indipendentemente dal fatto che il Donbass è stato parte integrante della patria russa dal 1600. Non si può sorvolare sul fatto che l'appello di Zelensky alla pulizia etnica dei russi dal Donbass viola la Convenzione europea sui diritti umani e la Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite.
Non ha ricevuto alcuna condanna dall'UE o dall'ONU o da parte di qualsiasi governo occidentale.
Poiché la guerra nel Donbass è estremamente impopolare, la classe dirigente ucraina usa l'estrema destra del paese, comprese le forze neonaziste che hanno svolto un ruolo centrale nel golpe del 2014 e nella guerra che ne è seguita come manovalanza contro le popolazioni del Donbass.
Zelensky, nonostante sia lui stesso ebreo, conosce questa realtà e non si è astenuto dall'usare l'estrema destra nelle ostilità non solo contro il Donbass, ma anche la Crimea.
L'ex ministro degli Interni ucraino, Arsen Avakov, ha persino fatto appello a queste forze su Facebook, descrivendole come "patrioti" nelle sue esortazioni a prepararsi alla guerra contro la Russia per "proteggere la Patria". Sebbene Avakov alla fine si sia dimesso a luglio, è stato sotto di lui che le milizie di estrema destra, incluso il battaglione neonazista Azov, sono passate sotto il controllo del Ministero degli affari interni. Andriy Biletsky, uno dei fondatori del Battaglione Azov, è uno stretto collaboratore di Avakov. Biletsky ha anche co-fondato il movimento neonazista dell'Assemblea Social-Nazionale.
Denys Monastyrsky è ora il ministro degli Interni di Kiev, ma viene considerato come "l'uomo di Avakov" a causa dei suoi noti legami con quelli all'interno della sua rete. In effetti, Zelensky ha sostituito Avakov, il cui figlio Oleksandr ha partecipato all'assedio di Slaviansk del 2014, con uno dei suoi lacchè che continuerà a servire i suoi interessi personali.
Tuttavia, i collegamenti del governo con le organizzazioni e l'ideologia dell'estrema destra non sono solo limitati al Ministero degli Interni, ma sono una caratteristica dell'intero apparato statale ucraino.
L'ultranazionalismo ha raggiunto livelli così assurdi nel paese che Zelensky è stato fotografato con in mano una maglia della nazionale ucraina prima del torneo di calcio Euro 2020 che recava il messaggio "Gloria ai nostri eroi", un grido di battaglia durante l'aggressione militare ucraina del 2014 contro il Donbass . La UEFA, il principale organismo calcistico europeo, ha ritenuto che lo slogan sulla maglia fosse "di natura chiaramente politica" e ne ha imposto la rimozione. Sebbene uno slogan su una maglia possa a prima vista sembrare un non-problema, questo significa l'ideologia dello Stato ucraino e i tentativi di far passare questo messaggio genocida e guerrafondaio nella società.
Il CATO Institute, un influente think tank libertario fondato dal miliardario Charles Koch, ha persino dovuto ammettere che “ i funzionari degli Stati Uniti amano ritrarre l'Ucraina come una coraggiosa democrazia che respinge la minaccia dell'aggressione da parte di una Russia autoritaria. (…) Diverse azioni che il governo del presidente Volodymyr Zelensky ha intrapreso negli ultimi mesi sono chiaramente autoritarie” e quindi “cercare di ritrarre l'Ucraina come un modello di democrazia che merita la protezione degli Stati Uniti per motivi morali è ancora più inverosimile”.
Il CATO poi aggiunge che nonostante la situazione in Ucraina fosse tutt’altro che buona sotto Poroshenko, “è anche peggiorata sotto il suo successore, Zelensky". Sotto la sua presidenza non solo l’ideologia neonazista non è stata per nulla contrastata, addirittura è divenuta mainstream.
Ma nei media occidentali - come evidenzia la rivista statunitense The National Interest - è diffusa l'opinione che, a differenza della Russia, l'Ucraina, seppur non senza problemi, stia seguendo un percorso di sviluppo democratico. Questa illusione si basa sul presupposto che la scelta a favore dell'integrazione nell'UE dichiarata dall'Ucraina significhi una scelta a favore della democrazia liberale, della realizzazione dei diritti e delle libertà civili. Zelensky al contrario di quanto aveva promesso di fare in campagna elettorale non ha democratizzato il sistema, cambiato la politica socioeconomica e terminato di fare la guerra alle popolazioni russofone del Donbass. Insomma, non ha fatto nulla di ciò gli elettori gli avevano dato mandato di fare.
Il leader ucraino ha invece scelto la strada del rafforzamento del potere personale. Oggi, il ramo esecutivo rappresentato dall'Ufficio del Presidente sta impiegando il NSDC (Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale) per controllare tutti gli altri rami del governo del paese. Il partito del presidente ha la maggioranza assoluta nella Verkhovna Rada, il che fornisce al presidente il controllo sul ramo legislativo del governo. Poiché il parlamento forma il governo e controlla anche il Gabinetto dei ministri. Un certo problema per il presidente era l'indipendenza della Corte costituzionale dell'Ucraina. Ma alla fine Zelensky ha emesso un decreto che ha sostituito quello del suo predecessore sulla nomina di due giudici della Corte costituzionale, e uno di loro era il presidente della Corte. La legge ucraina non prevede un tale modo di revocare un giudice. È come se il presidente Joe Biden avesse ribaltato le decisioni sulla nomina di due giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti nominati da Donald Trump per alterare gli equilibri di potere alla Corte a favore di giudici di mentalità liberale.
Zelensky ha inoltre intrapreso una campagna di repressione delle opposizioni. Le decisioni del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa, messe in atto dai decreti presidenziali, hanno imposto sanzioni contro un certo numero di persone fisiche e giuridiche ucraine. Una mossa fatta ignorando il divieto costituzionale diretto di imporre sanzioni contro i cittadini ucraini. Tali sanzioni comportano il sequestro stragiudiziale di beni senza alcuna evidenza di attività illecite delle persone fisiche e giuridiche interessate. Tre canali televisivi ucraini sono stati sanzionati. La prova che si tratta di una decisione illegale di matrice politica è che quando i giornalisti di questi canali ne hanno creato uno nuovo, questo è stato disconnesso dalle trasmissioni solo un'ora dopo l’avvio, questa volta senza alcun decreto presidenziale.
La politica di Zelensky è distruttiva per il paese - aggiunge The National Interest - non solo perché sta concentrando il potere nelle sue mani ignorando la legge, distruggendo così quei modestissimi risultati nello sviluppo democratico che esistevano un tempo in Ucraina, ma anche perché mina le basi dell'armonia civile. Zelensky dovrà probabilmente fare sempre più affidamento sulla soppressione con la forza di ogni resistenza e dissidenza.
Anche la politica religiosa dello Stato è divisiva e mira a fornire benefici alla Chiesa ortodossa ucraina (OCU) creata nel 2018 da Poroshenko e dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Allo stesso tempo, vengono esercitate pressioni sulla Chiesa ortodossa ucraina, la più grande delle confessioni ucraine, al punto da sorvolare sull'acquisizione ostile delle chiese e il pestaggio di sacerdoti e membri della chiesa.
La politica umanitaria basata sulla narrativa del nazionalismo etnico, portata avanti da Poroshenko e adottata da Zelensky, è collegata alla violazione dei diritti delle minoranze nazionali. Ciò non solo costringe i cittadini ucraini di lingua russa a guardare maggiormente verso Mosca, aprendo così opportunità per rafforzare l'influenza russa nel paese, ma serve anche da ostacolo alla cooperazione dell'Ucraina con l'Occidente. Pertanto, l'Ungheria, difendendo i diritti della popolazione ungherese dell'Ucraina, che, come la popolazione di lingua russa, è soggetta a una violenta ucrainizzazione, pone sistematicamente il veto all'approfondimento della cooperazione tra l'Ucraina e la NATO.
Ma il regime di Kiev è andato oltre. Si è spinto sino alle leggi razziali. Mentre la popolazione ucraina parla normalmente sia russo che ucraino, ma spesso anche ungherese (o magiaro), dal 1 settembre 2020 l'uso di qualsiasi lingua diversa dall'ucraino è severamente vietato nelle pubbliche amministrazioni e nelle scuole. Le scuole di lingua russa e magiara sono state chiuse, provocando proteste ufficiali da Russia e Ungheria.
Il 21 luglio 2021, il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato la legge sui "popoli indigeni dell'Ucraina". Stabilisce che solo gli ucraini di origine scandinava, così come i tartari e i caraiti hanno “il diritto di godere pienamente di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali”, privando così gli ucraini di origine slava degli stessi diritti.
I neonazisti ucraini fanno ampio uso dei simboli nazisti, non solo dell'alfabeto runico delle lingue proto-germaniche, ma anche dei numeri 14 e 88.
Il primo si riferisce alle quattordici parole dello slogan suprematista bianco di David Lane: "Dobbiamo garantire l'esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi". David Lane è uno dei leader dell'Ordine, un'organizzazione terroristica statunitense. Morì in carcere nel 2007.
Il numero 88 si riferisce all'ottava lettera dell'alfabeto: HH (abbreviazione di "Heil Hitler") e alle iniziali del saluto nazista.
Ad esempio, il gruppo incaricato dal sindaco di Kiev ed ex campione mondiale di pugilato dei pesi massimi, Vitali Klitschko, per stanare e uccidere i “sabotatori” tra gli ucraini di origine slava si chiama C14. "C" sta per l'ex "Cento di Svyatoslav" e "14" per la loro ideologia suprematista bianca.
Nei fatti, con la presidenza di Zelensky si è instaurato a Kiev un regime autoritario filo-occidentale in Ucraina, dove il potere è concentrato nelle mani del presidente, la società è mobilitata per combattere i nemici esterni e interni, e ogni dissidenza è etichettata come appoggio al nemico ed è soppressa con la forza.
Zelensky può dire quel che vuole ai parlamentari italiani
Cosa si sarà inventato adesso l’ex comico ucraino davanti ad una platea che pendeva plaudente dalle sue labbra?
Ha paragonato il collaborazionista dei nazisti Stepan Bandera a Sandro Pertini? I nostri partigiani della resistenza ai suoi battaglioni nazisti Azov?
Poteva e ha fatto di peggio, sapendo che nessuno lo avrebbe contestato, nonostante la figuraccia fatta in Israele. Lui, amico e alleato dei nazisti - come abbiamo visto - che ha firmato leggi razziali e invocato la pulizia etnica del Donbass ha accusato di nazismo la Russia.
Non ha ricordato le armi che gli abbiamo inviato per contribuire ancora di più a distruggere il suo paese. E ha chiesto nuove e ulteriori sanzioni contro la Russia. Ci ha praticamente chiesto di morire per i nazisti di Kiev.
Visto il clima mediatico in Italia le richieste di Zelensky come la creazione una no-fly zone e altri interventi propedeutici alla terza guerra mondiale, troveranno sicuramente più favori.
Il presidente ucraino sa sicuramente che se ci sono servi sciocchi nella NATO, il nostro Paese è in prima fila, potrebbe essere solo scalzato dal suo paese, dove qualsiasi richiesta contro la Russia è lecita.
Saprà quanto siamo ingrati, appena due anni richiedevamo l’intervento di esperti russi durante i primi periodi della Pandemia da Covid-19 e adesso siamo in prima linea nella guerra economica contro la Russia a scapito dei nostri stessi cittadini.
UCRAINA-RUSSIA Kiev: i russi non sono un popolo nativo dell’UcrainaAsiaNews.it
16 giugno 2021
https://www.asianews.it/notizie-it/Kiev ... 53402.html Lo afferma una proposta di legge presentata dal presidente ucraino Zelenskyj. L’ira di Putin: “Stanno copiando le teorie e le pratiche della Germania nazista”. Il russo è equiparato a una lingua straniera, per di più “non europea”. La diatriba sulla Rus’ di Kiev dell’XI secolo.
Mosca (AsiaNews) – Una polemica storico-antropologica sta accendendo gli animi dei russi nei confronti degli ucraini. Non bastava il conflitto permanente nel Donbass, e perfino la diatriba sulle magliette della nazionale di calcio dell’Ucraina, che presenta un riferimento alla Crimea occupata dai russi nel 2014. La nuova miccia è una proposta di legge presentata alla Rada (Parlamento) di Kiev dal presidente Volodymyr Zelenskyj sui “popoli nativi” del Paese attraversato dal Dnepr.
Nella lista di queste etnie originarie non è stata inclusa quella russa, facendo andare su tutte le furie lo stesso Vladimir Putin. Il 12 giugno, festa nazionale della Russia indipendente, il presidente russo ha ipotizzato che “adesso prenderanno la misura del cranio dei nostri consanguinei, e a milioni dovranno lasciare l’Ucraina per non vivere come cittadini di secondo piano. Stanno copiando le teorie e le pratiche della Germania nazista”. Anche la Duma di Stato russa ha diffuso una nota di protesta, chiamando il progetto una “offesa alla memoria storica, un nuovo tentativo di frapporre ostacoli e motivi di odio reciproco tra gli ucraini, i russi e gli altri popoli nativi dell’Ucraina”.
In effetti, nella lista di Zelenskyj ci sono solo altri tre popoli, oltre agli ucraini veri e propri: i tatari di Crimea, gli abitanti originari della penisola crimeana e i caraiti, una comunità ebraica di ceppo turco stanziata in Crimea e sulla costa del Mar Nero. Gli stessi ucraini, del resto, sono imparentati con i polacchi e discendono in larga parte dai cosacchi del Don, che radunavano uomini liberi da oriente a occidente in cerca di autonomia.
Il presidente ucraino ha promesso che la legge sarà approvata prima dell’estate. È stata presentata alla Rada lo scorso 18 maggio, giorno in cui l’Ucraina ricorda le vittime del genocidio dei tatari della Crimea, con le deportazioni di massa del 1944 decise da Stalin: due milioni di persone furono trasferite in Siberia in una settimana. Zelenskyj ha anche chiarito che la legge permetterà di realizzare “la de-occupazione e la reintegrazione della Crimea e di Sebastopoli, con una concezione dello sviluppo della lingua tataro-crimeana entro il 2032”. La legge ha dunque una finalità direttamente anti-russa, prevedendo il ritorno della penisola alla patria ucraina.
Secondo Zelenskyj “faremo finalmente quello che andava fatto 30 anni fa, dopo otto mandati della Rada e di tutti i miei predecessori “. Il termine “popoli nativi” (korennye narody) è fissato addirittura nella Costituzione ucraina, in cui lo Stato si impegna per “lo sviluppo dell’identità etnica, culturale, linguistica e religiosa non soltanto delle minoranze nazionali, ma anche di tutti i popoli nativi dell’Ucraina”. La stessa concezione risulta da diverse leggi del Paese, come quella sulle lingue ufficiali, di cui l’ucraino è quella statale. Quelle dei “popoli nativi” possono essere usate fino alle scuole medie per l’insegnamento, e tutte le altre si studiano come lingue straniere (quelle europee possono essere usate per singoli corsi). Il russo viene di fatto equiparato a una lingua straniera, per di più “non europea”.
Nel progetto di legge vengono riportate le caratteristiche di un “popolo nativo”: si è formato sul territorio dell’Ucraina; è portatore di un’identità linguistica e culturale; ha degli organismi di rappresentanza tradizionali, sociali e culturali; ha coscienza di essere un popolo nativo dell’Ucraina; costituisce una minoranza nel Paese. Infine – ciò che esclude i russi – esso non ha alle spalle un proprio Stato al di fuori dei confini ucraini. Secondo Zelenskyj si tratta di caratteristiche in linea con i documenti delle Nazioni Unite su questi temi.
La diatriba tra russi e ucraini affonda le sue radici nelle origini comuni della Rus’ di Kiev dell’XI secolo, di cui Mosca sarebbe diventata erede dopo il “giogo tartaro” nel ‘400. Anche i russi hanno leggi per la protezione di “popoli nativi” minoritari, e ritengono gli ucraini una delle varianti della propria composizione multinazionale a guida russa, di fatto senza veramente distinguerli dalla propria etnia, come anche i bielorussi.
L’iniziativa di Zelenskyj, che Putin dileggia dicendo che “lui stesso è di nazionalità ebraica”, cerca dunque di chiudere una disputa plurisecolare in modo piuttosto sbrigativo, e le definizioni sulla carta non cambieranno di molto la situazione di un popolo la cui identità rimane da sempre in sospeso, sul confine tra occidente europeo e oriente asiatico.
Stampa libera ma filorussa.La nuova provocazione di Zelensky: l'Ucraina approva la legge che fa arrabbiare i russi - Free PressStampa libera
giugno 2021
https://www.slobodenpecat.mk/it/nova-pr ... ti-rusite/La Corte suprema ucraina ha approvato una legge sui popoli indigeni dell'Ucraina che non include i russi. L'iniziativa per l'adozione della legge è stata avviata dal presidente Volodomir Zelenski. Nella sessione straordinaria di oggi, la legge è stata sostenuta da 326 parlamentari ed entrerà in vigore dopo la firma del presidente, riferisce TAS.
La legge definisce i diritti delle popolazioni indigene della comunità etnica originaria del territorio dell'Ucraina, che hanno la propria lingua e cultura originaria, organismi tradizionali, sociali, culturali e di difesa, sentendosi un "vero" popolo ucraino. Questa legge copre principalmente le minoranze etniche che vivono nel paese, che non hanno i propri stati al di fuori dell'Ucraina.
Cosa fa davvero arrabbiare i russi?
La definizione della legge afferma che in Crimea questo status è detenuto da tartari di Crimea, Crimea e Crimea, mentre i russi non sono considerati un popolo indigeno dell'Ucraina.
L'iniziativa di Zelensky e il disegno di legge hanno suscitato critiche diffuse in Russia e, secondo Peter Tolstoj, vicepresidente della Duma di Stato russa, gli ucraini stanno cancellando 20 milioni di russi dalla loro storia.
La Chiesa ortodossa russa ha detto agli ucraini che una tale decisione potrebbe minare la stabilità e l'integrità dell'Ucraina.
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha rilevato che il problema degli ucraini con i popoli indigeni è presente in tutti i dibattiti internazionali e che è discusso con la dirigenza di varie strutture internazionali, e ha aggiunto che con tale iniziativa essi discriminare milioni di russi.
Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che la legge ucraina non è in linea con le norme del diritto umanitario internazionale e reca gravi danni al popolo russo.