Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 16, 2022 8:26 am

Il vice comandante dell'esercito di Zelensky è ottimista sull'esito finale della guerra e spiega perché è possibile che si possa riconquistare l'Est dell'Ucraina
"Tornerà tutto nostro". Gli ucraini lanciano la sfida allo Zar

Alessandro Ferro
16 Maggio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ec ... 1652693405

Si riaccende la speranza degli ucraini di avere la meglio sui russi o, quantomeno, di limitare enormente le loro capacità offensive. Come ci siamo occupati sul Giornale.it, non è mai decollata (finora) l'offensiva dell'esercito di Vladimir Putin nel Donbass, ultimo e unico obiettivo di una guerra iniziata male e proseguita peggio. Dopo averli respinti a Kharkiv, i soldati di Zelensky stanno facendo un egregio lavoro anche nel sud del Paese rendendo la vita dell'invasore sempre più complicata. Lo sa bene anche il generale Oleksander Holodnyuk, vice comandante dell’Esercito ucraino, uomo che non si fa prendere da facili entusiasmi e molto pragmatico. A Repubblica, però, ha detto chiaramente che l'Ucraina è riuscitra a fermare il nemico "impedendogli di avanzare oltre, e in alcuni punti del fronte lo abbiamo fatto ritirare, come a Kharkiv che adesso è quasi fuori dalla portata della loro artiglieria".


Il piano dell'esercito ucraino

Gli aiuti occidentali e la riorganizzazione dell'esercito consentono un cauto ottimismo che fino a un paio di settimane fa non c'era. "Sono certo che riusciremo anche a riprenderci tutta la parte Est dell’Ucraina", sottolinea ottimista il generale. Al quotidiano italiano non ha spiegato cosa intenda per Est, se sono incluse anche Donetsk e Lugansk o meno. Kiev sottolinea a più riprese che si deve tornare alla situazione antecedente a 2014 con Donbass e Crimea inclusi. "Non posso rivelare verso quali direttrici spingeremo le nostre truppe nell’Est, è top secret", sottolinea Oleksander. "I russi stanno provando a prendere Severodonetsk, Lysychansk e Avdiivka, le battaglie più sanguinose sono lì".


Il contrattacco nel Sud

Come abbiamo scritto sul Giornale.it, gli ucraini hanno fatto "crollare con esplosivi due ponti sul fiume Siversky Donets per frenare l'avanzata delle forze russe nel Lugansk", snodo considerato cruciale oltre a durissimi colpi a Chornobaivka. Il generale sa che gli aiuti occidentali con le armi in arrivo da Usa e altri Paesi saranno decisivi per la risoluzione del conflitto. "Ci sono dei ritardi nelle consegne, purtroppo. Abbiamo bisogno di artiglieria pesante a lungo raggio, sistemi anti-aereo e i missili a lungo raggio. Se potessi decidere, aggiungerei anche aerei ed elicotteri". Alla luce della situazione attuale, quindi, se non ci sarà un deciso cambio di passo degli uomini di Putin, è difficile che possa essere ripreso un conflitto che sta sfuggendo sempre più do mano. Anche Stoltenberg, segretario generale Nato, ha affermato che "Kiev può vincere".


Trattative o riconquista?

Se gli uomini di Zelensky avranno davvero la meglio, si possono profilare due scenari: le tanto auspicate trattative per arrivare quanto prima alla pace o la riconquista dei territori prima di valutare altre ipotesi. In ogni caso, i russi non sono morti: anche se da più parti si afferma che il terzo dell'esercito di Putin sia ormai ko, anche gli ucraini sono stanchi e hanno subìto perdite. Ed è logico che senza gli aiuti occidentali la situazione sarebbe probabilmente diversa. Da qui un interrogativo quotidiano: ma quanto durerà ancora la guerra? L’analista militare Olexiy Melnyk spiega a Repubblica che "non esiste una deadline", dice Melnyk. L'obiettivo ucraino è quello di "respingere i russi fuori dai propri confini" con "mezzo milione di combattenti, tra soldati, Difesa territoriale e polizia. È un numero notevole. Allo stesso tempo, scarseggia la benzina, la gente non lavora e perde soldi, ci sono 7,5 milioni di sfollati. L’esito di questa guerra è imprevedibile", conclude.


Generali russi uccidono i propri soldati feriti: il racconto dei prigionieri sulla guerra in Ucraina
«Un comandante si è avvicinato a un compagno chiedendo come stesse. Quando gli ha risposto che non poteva camminare, l'ha ucciso...»
Lunedì 16 Maggio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/coman ... 93216.html

I comandanti russi stanno uccidendo i propri soldati feriti, anziché provare a salvarli e curarli. A rivelare l'agghiacciante retroscena sulla guerra in Ucraina sono le stesse truppe di Putin. Alcuni militari di Mosca catturati dall'esercito ucraino, hanno parlato in un videoclip realizzato da Open Media Ukraine. Un tenente colonnello è stato accusato di aver sparato personalmente a morte ai soldati che giacevano a terra per le ferite.

«Un comandante si è avvicinato a un compagno chiedendo come stesse. Quando gli ha risposto che non poteva camminare, l'ha ucciso...», dice sconvolto uno dei prigionieri. «E questo non è un caso isolato», replica un altro. «Ne ha sparati quattro o cinque in questo modo. Erano tutti giovani. Potevano essere salvati, aiutati, portati fuori di lì».

Le difficoltà della Russia

La Russia nel frattempo continua a minimizzare la realtà sulle perdite. Il portavoce del Cremlino Peskov ha detto che Mosca «non ha informazioni» né sui corpi dei soldati morti né sui feriti in Ucraina, per rispondere all'accusa di Kiev, che ha raccontato dei vani frigoriferi che i russi stanno usando per portare via le salme dei soldati uccisi. Secondo il report giornaliero del ministero della Difesa ucraino, i russi uccisi sarebbero ora 27.700 (300 in più rispetto a ieri).

I racconti dal fronte si rincorrono giorno dopo giorno e svelano le difficoltà dell'esercito russo e il perché di così tante sconfitte. L'ultima, in ordine di tempo, nella regione di Kharkiv. Dopo Kiev è passata agli atti la seconda ritirata. Questa mattina le truppe russe hanno cercato di sfondare il confine ucraino nella regione nord-orientale di Sumy, ma le unità di Kiev sul campo sono riuscite a respingere l'attacco costringendo i soldati di Mosca a ritirarsi oltre il confine.

L'aiuto della Bielorussia

Per rialzare la testa, ora la Russia spera in un intervento dell'alleato più vicino, la Bielorussia. La presenza delle forze di Minsk lungo il confine con l'Ucraina terrà probabilmente impegnati i soldati di Zelensky nel nord del Paese, impendendo a Kiev di schierarli a est a sostegno delle operazioni nel Donbass: lo riporta oggi l'intelligence britannica nel suo aggiornamento sulla situazione in Ucraina pubblicato dal ministero della Difesa di Londra. Basterà per una vittoria convincente?



Kiev abbatte tre super jet SU-30 russi da 45 milioni di dollari: la debacle aerea di Mosca
Michela Allegri
16 maggio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/mosca ... 93305.html

Jet russi di ultima generazione, del valore di oltre 130 milioni di dollari in tutto, abbattuti dall’Ucraina in soli due giorni. Le perdite di Mosca diventano sempre più pesanti, nonostante il suo esercito sia nettamente superiore a quello di Kiev in termini sia di forze che di equipaggiamento. L’ultima batosta risale all’inizio del mese, quando le truppe ucraine hanno abbattuto tre caccia russi SU-30. Si tratta degli aerei da guerra più avanzati, che costano circa 45 milioni di dollari l’uno.


I Jet russi abbattuti

Il Sukhoi Su-30M è un caccia biposto, simile all’F-15E americano. È armato con missili anti-superficie di precisione e ha un raggio di lancio di 120 km. Può trasportare bombe AB-500, KAB-500KR e KAB-1500KR, pacchetti di razzi da 80 mm e 130 mm e razzi S-25 da 250 mm. Dall’inizio della guerra, l’esercito ucraino sostiene di avere abbattuto e distrutto circa 200 aerei russi. Sergej Sumlenny, un analista politico, stima che il costo delle perdite per il Tesoro russo ammonti ad almeno 5 miliardi di dollari: «L’esercito ucraino ha abbattuto il duecentesimo aereo da guerra russo - ha detto - il velivolo più economico costa circa 25 milioni di dollari. Quindi il costo complessivo delle perdite, considerando solamente gli aerei da guerra, ha raggiunto almeno i 5 miliardi».

Il fiore all'occhiello di Mosca

La forza aerea avrebbe dovuto essere uno dei fiori all’occhiello dell’esercito russo, portando enormi vantaggi nella guerra: la flotta di caccia e velivoli militari è nettamente superiore a quella Ucraina. Mosca aveva puntato sull’aviazione che, con quasi 4.000 aerei da combattimento e una vasta esperienza nel bombardamento di obiettivi, avrebbe dovuto svolgere un ruolo fondamentale nell’invasione, consentendo all’esercito russo di conquistare terreno. Dall’inizio dell’invasione, però, Vladimir Putin non ha ancora conquistato il controllo dei cieli. La resistenza ucraina ha mostrato una forza sorprendente ed è riuscita ad adattarsi e a cambiare le strategie con l’evolversi del conflitto. Quello che è emerso è una certa dose di approssimazione nei combattimenti.

Le forze aeree dipendono da tecnologie sofisticatissime e che devono essere gestite da personale altamente qualificato: stazioni radar, stazioni di rifornimento di carburante mobili, aeromobili per la guerra elettronica per azzerare le difese degli avversari, aerei d’attacco per localizzare e distruggere le forze nemiche. La modernizzazione dell’aviazione russa, troppo recente, non si è dimostrata efficiente come ci si immaginava: le operazioni logistiche sono ancora imperfette e manca un addestramento regolare. Invece di lavorare per controllare i cieli, l’aviazione russa ha finora fornito principalmente supporto aereo alle truppe di terra, o ha bombardato le città ucraine. Kiev, invece, è riuscita a concentrarsi sulle capacità antiaeree, per ostacolare l’assalto, soprattutto con i missili terra-aria portatili e con sistemi missilistici S-300, a lungo raggio.


La profezia di Zelensky: "Riconquisteremo i territori occupati dalla Russia"
Federico Giuliani
19 maggio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/pr ... 1652943260


Nel consueto video notturno rilanciato sui social network Volodymyr Zelensky ha lanciato un messaggio ai territori dell'Ucraina occupati da Mosca. Il presidente ucraino ha spiegato che Kiev punta a riprendere il controllo sulle città meridionali di Kherson, Melitopol, Berdyansk, Enerhodar e ovviamente Mariupol. Nel frattempo l'avanzata delle forze del Cremlino nel quadrante orientale continua, anche se molto a rilento.

L'obiettivo di Kiev

"Tutte le nostre città e comunità sotto occupazione, sotto temporanea occupazione, devono sapere che l'Ucraina tornerà". Più che una profezia, quella di Zelensky è una frase talmente a effetto che c'è da chiedersi se Kiev ha veramente intenzione di riconquistare i centri urbani finiti sotto il giogo di Mosca. Nel caso in cui l'obiettivo del governo ucraino fosse davvero questo, allora il conflitto non potrà che andare avanti almeno fino a quando Mosca non avrà alzato bandiera bianca. E la sensazione è che Vladimir Putin, al netto di errori e ritardi, non abbia alcuna intenzione di perdere quel poco fin qui messo in cassaforte.

Zelensky ha quindi spiegato che il fatto che la Russia stia usando armi laser indicherebbe il "completo fallimento dell'invasione". "Un rappresentante russo ha detto che gli occupanti stanno usando armi laser, apparentemente per risparmiare missili. Primo, va notato che abbiano bisogno di risparmiare missili... hanno lanciato oltre 2000 missili contro l'Ucraina, che era la gran parte del loro arsenale. Ora hanno solo rimasugli", ha scandito il presidente ucraino.



Il "fallimento dell'invasione"

Un altro indizio che sottolineerebbe il presunto fallimento russo coinciderebbe con la presenza nel territorio ucraino di "militari di leva senza esperienza, lanciati in battaglia come carne da cannone. Predoni che vedono per la prima volta normali elettrodomestici in un paese straniero. Blindati sovietici senza protezioni moderne. Bombe al fosforo proibite, che usano per bruciare scuole e case". E poi l'utilizzo di missili, la maggior parte dei quali "usati per distruggere infrastrutture civili senza alcun vantaggio strategico militare".

Infine l'affondo finale, con il paragone tra l'annuncio russo sulle armi laser e la propaganda nazista. "Nella propaganda nazista c'era l'espressione wunderwaffe, l'arma delle meraviglie. Più diventava chiaro che non avevano chance di vincere la guerra, più cresceva la propaganda sull'arma delle meraviglie, capace di cambiare le sorti della guerra", ha affermato Zelensky, aggiungndo che "al terzo mese di guerra, la Russia cerca di trovare la sua wunderwaffe. Pare che sia il laser. Tutto ciò indica il completo fallimento dell'invasione".


Stallo militare

Intanto sul campo di battaglia la situazione è più complessa del previsto. Si pensava che l'esercito russo, riorganizzatosi per spingere sul Donbass, potesse in qualche modo riscattarsi dopo il mezzo flop ottenuto nella parte settentrionale dell'Ucraina. Invece, secondo quanto riportato la Cnn - che ha citato un anonimo funzionario militare della Nato - è prevista una fase di sostanziale stallo che potrebbe andare avanti per settimane.

Nello specifico, ha spiegato la fonte, non sono previsti guadagni significativi per nessuna delle parti, sebbene lo slancio sia cambiato a favore dell'Ucraina. Basti pensare che per contrastare l'artiglieria pesante russa nel Donbass, Kiev chiede da tempo la fornitura di lanciarazzi multipli Mlrs, il sistema più pesante, complesso e potente sviluppato in tale categoria d'armamenti dall'industria occidentale. Joe Biden, ha scritto Politico, starebbe tuttavia resistendo alle pressanti richieste ucraine di ottenere sistemi lancia razzi a lunga gittata, nel timore che possano essere usati per lanciare attacchi in territorio russo, espandendo e prolungando il conflitto in Ucraina.



"Così si riducono gli spazi di dialogo. Ma su armi e sanzioni no a dietrofront"
Stefano Zurlo
19 maggio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1652938413

La guerra delle spie. « Diciamo pure dispetti reciproci - spiega Giulio Terzi di Sant'Agata, ambasciatore e ministro degli Esteri nel governo Monti -. All'inizio di aprile l'Italia aveva allontanato alcune presunti agenti segreti e ora, attesa da settimane, arriva la replica russa».

Però questa non le sembra una spirale senza fine?

«In guerra o, se preferisce, parallelamente alla guerra si combattono molte battaglie. Naturalmente, in questo confronto logorante non possono mancare le ritorsioni reciproche, giustificate o no ha poca importanza. Certo, in questo modo la tensione sale e a ogni mossa corrisponde fatalmente una contromossa dell'avversario».

Che non riguarda solo l'Italia.

«No. E questo conferma proprio il carattere generale, anzi astratto di questi provvedimenti: ad aprile molti Paesi europei, dopo essersi consultati fra di loro, avevano steso una lista degli ospiti non più graditi, ora gli ambasciatori di diversi paesi europei sono stati chiamati in simultanea e a tutti è stato consegnato lo stesso messaggio: far partire al più presto i connazionali dell'elenco russo».

Si riducono progressivamente gli spazi della diplomazia?

«Non posso negare che su questo versante la situazione stia peggiorando. Ci sono tante iniziative, anche di piccola ma non modesta entità, che vengono messe a rischio dal progressivo irrigidimento degli uni e degli altri. Pensi alle tante azioni umanitarie condotte dalla Croce rossa e ad altri interventi che in questa situazione non si possono più fare».

Passano i giorni e non si aprono spiragli. Non ci vorrebbe più diplomazia?

«È uno dei punti decisivi di questa vicenda. Non possiamo andare avanti con i decreti di espulsione, bisogna cambiare registro».

D'accordo, ma come?

«Forse a qualcuno può apparire strano, ma fermezza e dialogo procedono insieme».

Cosa intende per fermezza?

«La linea è quella tracciata nelle scorse settimane e non può cambiare. Bisogna armare gli ucraini che non si possono difendere con i temperini. E non si può fare retromarcia sulle sanzioni».

L'ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato darà un altro colpo al partito della trattativa?

«Mi pare che Putin abbia ridimensionato il problema, purché Helsinki e Stoccolma non dispieghino arsenali nucleari. D'altra parte in poche settimane sono cambiati equilibri consolidati da decenni: evidentemente Finlandia e Svezia, che pure hanno un apparato militare di tutto rispetto, non si fidano più di un contesto internazionale così scivoloso».

A proposito, molti si chiedono: che fine ha fatto l'Onu?

«Gli organismi internazionali fanno poco e non riescono a rispondere agli obiettivi per cui erano nati. C'è una crisi globale, ma qualcosa accade. L'assemblea generale dell'Onu per tre volte e a larga maggioranza ha condannato la Russia. La Russia è il Paese aggressore e l'Ucraina è il Paese aggredito. L'assemblea generale e la Corte internazionale di giustizia dell'Onu hanno fotografato questa realtà».

Ma sono istantanee che non cambiano la situazione sul campo.

«Purtroppo senza la buona volontà della Russia questo conflitto si trascinerà ancora a lungo. Ma speriamo che Mosca trovi il modo di arrestare questa folle carneficina che danneggia tutti, a cominciare dalla Russia».

Su che basi si potrà negoziare?

«Pochi se lo ricordano, ma Kiev aveva già avuto tutta una serie di garanzia politiche, economiche militari nel 1994».

Il memorandum di Budapest?

«Esatto. L'Ucraina aveva restituito alla Russia l'arsenale nucleare, Mosca si era impegnata a rispettarne indipendenza e integrità. Il 24 febbraio, con il via al l'invasione, Putin ha calpestato quell'accordo, già violato nel 2014 con l'occupazione della Crimea. In un modo o nell'altro si deve tornare allo spirito del 94. Altrimenti, il compromesso sarebbe la resa allo strapotere di Mosca».
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 16, 2022 8:26 am

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Messaggioda Berto » lun mag 16, 2022 8:27 am

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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 16, 2022 8:28 am

15)
Crimini di guerra e contro l'umanità, iniziano i processi ai russi, ai soldati, ai loro comandanti, alla dirigenza militare e politica russa e al loro capo il criminale politico Putin che dopo quanto accaduto possiamo ben paragonare a Maometto, Hitler, Stalin, Saddam Hussein, Gheddafi, Komeini, e a tanti altri dittatori che hanno insanguinato demenzialmente la storia ...

Condanne, intimazioni ed espulsioni di e da organismi internazionali.
Boicottaggi e sanzioni



Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

viewtopic.php?f=143&t=3003
Dove sta il nazismo e chi è il nazista nella questione Ucraina Russia?
Non è difficile e non ci vuole molto per capirlo.
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 1493516620

Dove sta il nazismo e chi è il nazista nella questione Ucraina Russia?
Non è difficile e non ci vuole molto per capirlo.
La Grande Russia imperiale di Putin, come prima quelle degli Zar e dell'URSS è un pericolo per tutta l'Europa, per Israele, per gli USA e l'Occidente e per la stabilità del Mondo intero, per il futuro dell'umanità.
Lo è per la nostra civiltà libera e democratica, lo è per il nostro benessere materiale e spirituale, lo è per l'uomo di buona volontà universale.
Essa è alleata e sostenitrice dei totalitarismi comunista e nazimaomettano, un pericolo mortale, portatrice perenne di conflitto, di miseria, di inciviltà e di disumanità.
Essa è la negazione del cristianismo.


Capitolo 16)
Le sanzioni economico finanziarie alla Russia funzionano, come funzionano gli aiuti militari all'Ucraina, come funziona la minaccia di ritorsione nucleare che incombe sulla Russia, come pesa il rischio di un intervento diretto della NATO se Putin dovesse compiere qualche errore contro un paese NATO e nel malaugurato caso che usasse armi chimiche e batteriologiche contro l'Ucraina.




Il Donbass e la Crimea sono parte dell'Ucraina e non della Russia

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1613077124
Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non dei russi e della Russia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 143&t=3000
https://www.facebook.com/profile.php?id=100078666805876

Capitolo 8)
Violazione dei diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass, il terrorismo della minoranza russofila sostenuto e finanziato dalla Russia

Capitolo 18)
I crimini di guerra e contro l'umanità della Russia di Putin, del macellaio Putin e dei suoi sottoposti

Capitolo 20)
Pulizia etnico-politica degli ucraini nel Donbass da parte dei criminali invasori russi per alterarne la composizione etnica e la maggioranza politica in vista di un possibile futuro referendo pro Ucraina o Russia:

mediante uccisioni, stragi, sterminio sistematico, vedasi le fosse comuni e i possibili viaggi della morte in Siberia;
deportazioni di massa in Siberia;
costrizioni forzate alla fuga, all'esodo e all'esilio, all'abbandono delle proprie case e del proprio paese mediante intimidazioni, minacce, terrorismo.

Capitolo 23)
Le sanzioni alla Russia e le ritorsioni russe




Arcivescovo Kiev, 500 in una fossa comune con un colpo alla testa

Mondo
"In una fossa comune recentemente hanno scoperto quasi 500 persone con le mani legate e con una pallottola nella testa.
Agenzia ANSA
14 maggio 2022

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 80ae0.html

Vuol dire che sono state assassinate in un modo crudele, nello stesso modo in cui ai tempi di Stalin assassinarono gente innocente gettandola in fosse comuni".

Lo ha riferito l'arcivescovo maggiore di Kiev, mons. Sviatoslav Shevchuk rendendo una testimonianza della situazione del suo Paese in video collegamento con il XXIII Convegno Nazionale per la Pastorale della Salute della Cei, che si è tenuto a Cagliari dal 9 al 12 maggio. Lo rende noto il Segretariato dell'arcivescovo maggiore, con sede a Roma.

L'arcivescovo di Kiev: 'In una fossa comune 500 persone con un colpo alla testa'

Quello che vive l'Ucraina è un "momento drammatico", con una guerra che ha comunque fatto cadere le maschere e mostrato tutti per quello che sono davvero, ha spiegato Shevchuk. Dal ricordo del 24 febbraio, quando Kiev è stata messa sotto il fuoco russo, alla decisione di salvare vite umane, "un dovere primario" come "Chiesa e comunità cristiana", fino alle difficoltà di farlo in quelle condizioni. Ma "grazie a Dio, siamo sopravvissuti", ha detto il primate della Chiesa greco-cattolica ucraina. E ha aggiunto: "Non pensavo che sarei riuscito a sopravvivere perché la capitale in tre giorni era quasi circondata. L'esercito ucraino è stato capace di fermare i carri armati russi a 50 chilometri dalla nostra cattedrale". Monsignor Shevchuk ha definito i 78 giorni di guerra, come "78 giorni di lacrime, di fiumi di sangue che scorrono sul terreno ucraino". Ha ripercorso le sue visite pastorali nella sua diocesi, ora "simile a un deserto", con città in gravissima distruzione come quella di Chernihiv dove i quartieri sono stati rasi al suolo e la scoperta di fosse comuni sempre più frequente. Durante la sessione di domande e risposte, l'arcivescovo maggiore ha sottolineato che in quella situazione di guerra ci vuole la fede, perché "per rimanere e dominare la tua stessa paura bisogna affidarsi completamente a Dio". E ha ricordato che ci sono 12 milioni di profughi, e 5 milioni sono già fuori dall'Ucraina, ma ci sono anche migliaia di persone che devono essere curate dopo le ferite causate dalla guerra, devono sottoporsi a cure lunghe e riabilitazione". Rivolgendosi ai vescovi, Shevchuk ha quindi detto che "adesso in Ucraina non c'è questa possibilità di aiutare tutti, perciò se ci sarà qualche programma per fare le protesi per bambini feriti di guerra, fateci sapere, perché così farete veramente felici questi poveri innocenti". Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina si è infine appellato anche alla solidarietà della Chiesa italiana per accogliere i rifugiati.



Ucraina, Chiara Cordoletti, Unhcr: «È stata persa traccia di molti bambini, mai visto tanto accanimento sui civili»

Marco Ventura
4-5 minuti

https://www.ilmessaggero.it/mondo/ucrai ... 88393.html

«È la prima volta in tanti anni nell'Alto commissariato per i rifugiati che vedo un numero così concentrato di donne e bambini». Chiara Cardoletti, rappresentante dell'Unhcr per l'Italia, denuncia la complessità di gestire questi flussi: «Ci sono vulnerabilità da considerare, se bisogna assicurare l'integrazione in un Paese nuovo e gettare le basi per una vita degna». Col divieto di espatrio per gli uomini dai 18 ai 60 anni, gli ucraini «non hanno potuto fare altrimenti, era una questione di vita o di morte per rispondere a un'invasione. Ma una delle cose che hanno reso l'esodo siriano più sostenibile è che c'erano gli uomini, qui invece ci sono donne sole in un mondo che non conoscono, con tutti questi bambini».

Chiara Cordoletti


Quali i numeri aggiornati?
«Ai 6 milioni di persone fuggite dall'Ucraina si aggiungono oltre 8 milioni di sfollati interni, e 13 milioni in aree di conflitto. Più di 3 milioni sono in Polonia, gli altri tra da Romania, Ungheria, Federazione Russa e Moldavia. Ma 2.4 milioni sono già arrivati nei paesi non confinanti. La popolazione che vediamo alle frontiere di tutta l'Europa è costituita per oltre un terzo da bambini. Il resto sono donne. C'è qualche anziano, ma molti rimangono in Ucraina per la difficoltà del tragitto o per prendersi cura delle loro case. Durante la Pasqua c'è stato il ritorno di molti per vedere i parenti, prendere quanto avevano lasciato, ma tornare è pericoloso, sia per l'imprevedibilità degli attacchi aerei, sia per lo stato delle città in cui sono stati distrutti pure scuole e ospedali, sia per le mine. Mai visti prima, in Europa, attacchi così indiscriminati e sistematici ai civili, pure nell'Ovest del Paese. Sono state utilizzate armi come le bombe a grappolo, che lasciano segni importanti. I bambini giocano in cortile e chissà in cosa possono inciampare».


La crisi alimentare provocata dal blocco del Porto di Odessa può portare a flussi migratori anche dall'Africa?
«L'Ucraina è un grande produttore di grano e fertilizzanti. Non abbiamo stime, del resto una possibile carestia di per sé non basta a determinare la condizione di rifugiato. Ci aspettiamo che la situazione peggiorerà nel Corno d'Africa, con carestie e penuria di viveri in Etiopia, Sudan, nel Sahel. Ma molti movimenti saranno intra-africani, non ci aspettiamo deflussi importanti dal continente. Non vedo lo scenario biblico in cui gli africani cercheranno un passaggio verso l'Europa».


Che ne sarà dei bambini?
«Si dice che l'Ucraina abbia più di 100mila minori negli orfanotrofi, anche se molti in realtà i genitori ce li hanno. L'Italia ha sempre avuto un rapporto con questi orfanotrofi, i bambini venivano a passare l'estate da noi, e coloro che li avevano accolti hanno dato vita a un movimento solidale per estrarli, diverse organizzazioni sono riuscite a riportarli in Italia. Molti di questi minori si muovono però con persone che non sono i loro genitori o tutori, non sono riconosciute dal governo italiano ed è quindi importante che i bambini vengano identificati e registrati, perché non si perdano nel sistema nazionale ma abbiano un percorso di protezione adeguato e il prima possibile vengano riunificati ai genitori».


Si sa quanti sono?
«Non c'è una stima. Nonostante vi sia un sistema di registro e segnalamento, molti non sono segnalati e i numeri non sono attendibili. Dei 106 mila rifugiati in Italia, gli anziani sono il 9 per cento. I bambini non accompagnati, in 18 Paesi europei, il 36 per cento. E poi dovremo gestire l'arrivo degli uomini. In tutto il mondo, con la guerra in Ucraina siamo passati da 84 a 90 milioni di rifugiati».


Ucraina, primo processo per crimini di guerra al soldato russo che uccise un civile
Il Giorno
14 maggio 2022

https://www.ilgiorno.it/mondo/ucraina-p ... -1.7666826

Mariupol (Ucraina) - Iniziato a Kiev il primo processo per crimini di guerra che vede alla sbarra il primo soldato russo, Vadim Shishimarin di 21 anni, accusato di aver ucciso un civile nella regione di Sumy. Shishimarin è accusato di «violazione delle leggi e dei costumi di guerra» e rischia l'ergastolo, sottolinea l'agenzia Unian ricordando che è il primo militare russo a comparire davanti a un tribunale ucraino. Secondo le indagini ucraine il 28 febbraio a Chupakhivka, nella regione di Sumy, l'imputato ha sparato alla testa di un civile che stava andando in bicicletta lungo il ciglio di una strada, parlando al telefono. L'uomo, 62 anni anni, è morto sul colpo a poche decine di metri dalla propria abitazione.

Inquirenti del Comitato investigativo della Russia hanno ispezionato numerosi edifici della città ucraina di Mariupol, fra i quali il teatro e rifugio di civili distrutto da un raid delle forze armate di Mosca lo scorso marzo, oltre ad aver interrogato 4mila soldati ucraini catturati. A riferirlo è stato il presidente dell’agenzia federale, Alexander Bastrykin, al termine di una riunione che si è svolta nella città di Donetsk, capoluogo dell’omonima regione orientale quasi completamente controllata da Mosca e sede di una auto proclamata repubblica filo russa.

Il dirigente, rilanciato da media di Mosca come le agenzie Tass e Interfax, ha affermato che “investigatori hanno interrogato circa 4mila persone, inclusi più di 200 ufficiali” nell’ambito di “indagini sui crimini commessi dalle forze armate ucraine e da gruppi nazionalisti contro la popolazione civile e il personale militare russo”. Bastrykin, già vice procuratore generale della Russia, ha inoltre comunicato che gli inquirenti hanno visitato “più di 900 infrastutture civili di Mariupol”, il porto dell’Ucraina sud-orientale pure quasi completamente controllato dalla Russia, “compresi quattro ospedali cittadini, due scuole secondarie” e il teatro colpito lo scorso 16 marzo.

Il bilancio delle vittime di quell’attacco, che secondo fonti ucraine sarebbe di diverse centinaia di persone, non è stato mai accertato. A differenza di quanto sostenuto da Kiev e da buona parte degli osservatori e dei media internazionali, Mosca afferma che la distruzione degli edifici di Mariupol colpiti dalle ostilità sia da attribuire a “nazionalisti ucraini”. Nella città proseguono i combattimenti attorno all’accaieria Azovstal, ultimo avamposto di soldati e para militari ucraini dove sarebbero asserragliati anche decine di civili secondo fonti di Kiev.

A inizio marzo anche la Corte penale internazionale con sede a L’Aia ha aperto un’indagine sui crimini commessi in Ucraina nel contesto della guerra in corso e a partire dal 2013, anno di inizio della crisi politica poi sfociata nel primo conflitto nel Donbass. Lo scorso aprile il capo procuratore del tribunale, Karim Khan, si è recato in Ucraina e nella aree nei dintorni di Kiev dove le forze armate russe avrebbero commesso violazioni e omicidi di massa.


VADIM E GLI ALTRI
Niram Ferretti
14 maggio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 1578962618

Si chiama Vadim Shishimarin, il ventunenne soldato russo, catturato dalle forze ucraine e accusato di avere ucciso a sangue freddo un civile ucraino di sessantadue che pedalava in bicicletta, dopo essere fuggito insieme ad altri soldati russi dalle linee di combattimento. Sarebbe stato un suo compagno a ordinargli di ucciderlo perché avrebbe potuto denunciarli al nemico.
Ora Vadim rischia il carcere a vita per crimini di guerra. È un ragazzino. Con la testa rasata dimostra ancora meno dei suoi anni. Il viso è impietrito e terreo mentre, risponde alle domande chiuso nella struttura di vetro protettiva del tribunale dove verrà giudicato.
Ragazzi di leva, giovanissimi come lui sono stati mandati allo sbaraglio in Ucraina, senza sapere esattamente cosa andavano a fare. Con ogni probabilità gli è stato detto che andavano a combattere i “nazisti”.
Vadim e altri quattro commilitoni sono scappati dal combattimento quando sono stati respinti dalle unità ucraine. Non erano e non sono adatti al combattimento contro soldati molto più motivati e che, contrariamente a loro, sanno esattamente quello che sta avvenendo. Devono combattere una aggressione immotivata, brutale e spietata, non un nemico immaginario, un nazismo fantomatico.
Quanti ragazzini come Vadim sono finiti nei sacchi da obitorio? Quante madri non li vedranno più tornare a casa? Ragazzini poco istruiti, nella stragrande maggioranza dei casi provenienti da famiglie molto modeste.
Non si tratta di trovare una giustificazione a Vadim per il delitto che ha commesso, si tratta solo di allargare campo di visione del periscopio, e allora si vedrà, a visione allargata, che anche lui è una vittima, buttato dentro come tanti altri suoi coetanei nel tritacarne della guerra.



Figli di Putin
A Kiev si apre il primo processo per crimini di guerra: il soldato russo in gabbia
È accusato di aver ucciso un civile inerme con un colpo sparato in testa

14 maggio 2022

https://www.rainews.it/video/2022/05/a- ... e78b8.html

Si è aperto a Kiev il primo processo per crimini di guerra a carico di un soldato russo dall'inizio del conflitto in Ucraina. L'imputato è il sergente Vadim Shyshimarin, 21 anni, accusato di aver ucciso un civile di 62 anni nel villaggio nord-orientale di Chupakhivka sparandogli alla testa. Rischia l'ergastolo. Shyshimarin è comparso in una piccola gabbia di vetro nell'aula del tribunale di Kiev, piena di giornalisti.

Secondo l'accusa Shysimarin era di stanza nella regione di Sumy quando ha ucciso il civile lo scorso 28 febbraio nel villaggio di Chupakhivka. E' accusato di aver sparato all'auto della vittima dopo che il convoglio di veicoli militari è stato attaccato dalle forze ucraine e lui e altri quattro militari sono fuggiti. Shysimarin ha sparato all'uomo disarmato che era su una bicicletta e stava parlando al telefono dopo aver ricevuto l'ordine di "uccidere il civile in modo che non segnalasse" lui e altri quattro soldati fuggiti alle forze ucraine, sostiene il procuratore.



Nel comunicato finale del summit dei ministri degli Esteri G7 si legge che il Gruppo dei Sette "non riconoscerà mai le frontiere" che la Russia tenta di modificare con la forza in Ucraina
Il G7 avverte la Russia: "Non riconosceremo i nuovi confini"
Federico Giuliani
14 Maggio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/g7 ... 1652533121

I Paesi del G7 non riconosceranno "mai le frontiere" che la Russia tenterà di modificare con la forza nel corso del conflitto in Ucraina. È questo il primo, forte messaggio che i ministri degli Esteri del Gruppo dei Sette hanno inviato a Mosca da Weissenhaus, in Germania, dove è in corso una riunione ministeriale.

Riconoscimento dei confini e sanzioni

Il vertice ha ovviamente ruotato attorno alla guerra in Ucraina, ai suoi effetti sulla comunità internazionale e alle sue conseguenze economiche, politiche e sociali. Il comunicato finale della riunione dei ministri - nell'occasione raggiunti dai capi delle diplomazie di Ucraina e Moldavia, Paese, quest'ultimo, che teme un'estensione del conflitto al suo territorio, in particolare nella regione separatista filorussa della Transnistria - ha subito chiarito che i membri del G7 – ovvero Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti – non hanno alcuna intenzione di riconoscere i confini che la Russia, nel caso, cambierà sul territorio ucraino.

Non solo. Nella nota si legge anche che gli stessi ministri del G7 vogliono "ulteriori sanzioni che prendano di mira i settori da cui la Russia è dipendente", con espliciti riferimenti al settore energetico. E non è un caso che i presenti hanno promesso di rafforzare l'isolamento economico e politico di Mosca, continuare a fornire armi a Kiev e lavorare per alleviare la carenza alimentare globale derivante dal conflitto. "Perseguiremo la nostra assistenza militare e di difesa in corso all'Ucraina per tutto il tempo necessario", è la posizione comune.

"Riaffermiamo la nostra determinazione ad aumentare ulteriormente pressioni economiche e politiche sulla Russia, continuando ad agire in unità", si legge ancora nella dichiarazione finale, in cui i G7 sottolineano, come detto, di attuare sanzioni aggiuntive nei settori da cui la Russia è "dipendente" per eliminare gradualmente o vietare le importazioni di carbone e petrolio russi.

Nella nota conclusiva, i ministri hanno inoltre invitato la Cina "a desistere dall'impegnarsi nella manipolazione delle informazioni, nella disinformazione e in altri mezzi per legittimare la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina".

Crisi alimentare

La guerra in corso, hanno aggiunto i ministri, ha anche generato "una delle più gravi crisi alimentari ed energetiche della storia recente" che ora "minaccia le persone più vulnerabili in tutto il mondo". "Siamo determinati ad accelerare una risposta multilaterale coordinata per preservare la sicurezza alimentare globale e sostenere i nostri partner più vulnerabili in questo senso", prosegue la nota.

I ministri degli Esteri hanno inoltre chiesto alla Russia di mettere fine al blocco delle esportazioni di grano dall'Ucraina in modo da scongiurare proprio una grave crisi umanitaria. Nella dichiarazione finale del vertice, gli stessi ministri hanno affermato che l'invasione russa ha gettato ombre sulle prospettive economiche globali causando un'impennata dei prezzi di cibo, carburante ed energia, con circa 43 milioni di persone a rischio di carestia. L'aumento dei costi delle materie prime ha inoltre reso più difficile per le organizzazioni umanitarie fornire aiuto ai più bisognosi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 16, 2022 8:29 am

GLI ERRORI DEGLI AUTOCRATI
di Federico Rampini, Il Corriere della Sera
12 maggio 2022
Niram Ferretti

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 6349018141

«È iniziata la disfatta militare della Russia. Putin ha sbagliato a voler ricostituire la sfera d’influenza dell’Unione sovietica. La sua violazione della sovranità di altri Stati è la più grande minaccia per la pace, la stabilità e la sicurezza dell’Eurasia». Queste affermazioni non susciterebbero sorpresa se non per l’autore: Gao Yusheng, ex ambasciatore cinese in Ucraina. Il sito dove era apparsa questa sua analisi ha dovuto cancellarla, ma nel frattempo aveva fatto il giro del mondo. È una sconfessione della scelta strategica di Xi Jinping di appoggiare con «amicizia illimitata» Putin. La critica implicita del diplomatico cinese al proprio presidente giunge mentre a Pechino si moltiplicano i mormorii di malcontento che dalle alte sfere del partito comunista trapelano fino a raggiungere la stampa estera. Non siamo di fronte a una vera opposizione interna, e rimane probabile che questo autunno Xi incoroni se stesso con un mandato a vita. Però all’appuntamento con la propria «rielezione» ci arriva carico di guai. Molti se li è cercati.
Fra le tante previsioni sbagliate di questo periodo spiccano le sue. Oggi Xi forse è l’uomo più potente del pianeta, a giudicare dall’accentramento di potere personale. E ppure tutto sembra andargli storto: il Covid non si piega ai suoi feroci lockdown; l’economia rallenta; i capitali esteri se ne vanno. Su tutto incombe l’enorme rischio che il leader cinese ha deciso di correre schierandosi con l’aggressore russo.
Queste turbolenze non sono tutte collegabili fra loro, tuttavia un filo rosso le unisce: la rigidità del regime autoritario, sempre restìo ad ammettere errori. La politica «zero Covid» infligge restrizioni sproporzionate: per spegnere dei focolai di contagio ha messo in lockdown duro 45 città con una popolazione totale di 373 milioni di abitanti, tra cui la capitale finanziaria Shanghai. L’area del Paese che subisce limitazioni severe vale il 40% del Pil. Poiché Xi ha raccontato al suo popolo che la risposta occidentale al Covid è stata un disastro mentre la sua è un capolavoro, è costretto a tenere duro. Quando il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità ha osato definire sbagliata la strategia «zero Covid», è stato censurato.
I danni all’economia si vedono. Xi aveva promesso quest’anno un aumento del 5,5% del Pil e il sorpasso sulla velocità di crescita degli Stati Uniti. Il Fondo monetario già taglia di oltre un punto questa previsione. Rispetto alle performance passate della Repubblica Popolare sarebbe un rallentamento inquietante. Gli investitori stranieri hanno smobilitato 30 miliardi di dollari di bond cinesi in due mesi e disertano la Borsa. Pesa anche la mano pesante usata da Xi contro i suoi colossi digitali: il leader comunista ha voluto imprimere una sterzata a sinistra alla politica economica, ufficialmente per ridurre le diseguaglianze, di sicuro per sottomettere dei capitalisti troppo autonomi. Il dinamismo dell’economia ne risente. Ora Pechino per scongiurare la crisi promette di tornare alla ricetta statalista: un nuovo boom di investimenti pubblici in infrastrutture. Funzionò in passato, al prezzo di creare pericolose bolle speculative nel mercato immobiliare, che oggi trema sotto l’ondata di fallimenti.
La guerra in Ucraina è un danno ulteriore, almeno nel breve Xi non aveva in mente questo scenario, quando il 4 febbraio scorso ricevette Putin a Pechino, ne cantò le lodi, proclamò un’alleanza sempre più stretta fra le due nazioni. Appena l’aggressione ebbe inizio la diplomazia cinese fece propria la teoria dell’accerchiamento: tutta colpa della Nato. Per tutelare gli interessi di Pechino, Xi avrebbe fatto meglio a usare il suo ascendente su Putin per dissuaderlo dall’attacco militare.
Certo nel lungo termine una Russia sempre più debole è destinata a diventare una colonia della Cina, che potrà usarne le risorse minerarie ed energetiche. Il guadagno compensa i costi che Pechino rischia di pagare nei suoi rapporti con l’Occidente? Le grandi aziende cinesi si stanno barcamenando per sfruttare le opportunità di business con la Russia, senza però incappare nelle sanzioni occidentali. Alcune ci riescono. Altre hanno preferito battere in ritirata e chiudere le filiali russe, pur di non mettere a repentaglio l’accesso al ben più ricco mercato degli Stati Uniti e dell’Europa.
Ancora di recente il leader cinese ha rilanciato il tentativo di scavare divisioni tra Bruxelles e Washington: con frasi come «evitate la mentalità da guerra fredda» e nuove allusioni al ruolo negativo della Nato, ha invitato l’Unione europea a dissociarsi da Biden. Per adesso l’unica cosa che incassa è un’ulteriore diffidenza europea nei suoi confronti. Una recente indagine della Camera di commercio europea in Cina rivela che molte aziende presenti su quel mercato stanno pensando a ridimensionare la propria attività.
Non giova presso i governi e le opinioni pubbliche europee, un gesto come l’arresto del cardinale cattolico di Hong Kong (poi rilasciato su cauzione). Se il regime comunista è intenzionato a costruirsi un «soft power», un’influenza internazionale fondata anche sulla capacità di seduzione, Xi è un corteggiatore maldestro.
Su un altro fronte Taiwan studia la lezione dell’Ucraina. L’isola che Xi minaccia di annettere alla Repubblica Popolare è in procinto di comprare nuove armi americane scelte su misura per una «strategia del porcospino»: arsenali studiati per rendere molto indigesta la preda all’aggressore. Poiché Xi proclama in modo esplicito l’intenzione di sanare quella che ai suoi occhi è l’anomalia di Taiwan (provincia ribelle nel linguaggio della propaganda, ma anche unica democrazia cinese), pure qui la scelta di assecondare Putin rischia di complicare i suoi piani. Perfino l’avvicinamento di Finlandia e Svezia alla Nato è una brutta notizia per Xi visto il recente interesse dell’alleanza per l’Indo-Pacifico.
Se non bastassero quelli di Mosca, gli errori commessi a Pechino dovrebbero insegnarci a non prendere per buona la narrazione degli autocrati sulla loro infallibilità.


“Guardiamo la realtà, o ce ne pentiremo”. Mikhail Khodaryonok, l’analista militare che dice la verità davanti alla propagandista del Cremlino Olga Skabeyeva

«La Russia ha ormai il mondo contro. Siamo completamente isolati. Basta col tintinnio di sciabole sui missili in direzione della Finlandia»
JACOPO IACOBONI
17 Maggio 2022

https://www.lastampa.it/esteri/2022/05/ ... /?ref=fbpp

https://www.lastampa.it/esteri/2022/05/ ... -PM5-S6-T1

L’altra sera, sul canale del Cremlino Russia 1, è accaduta una cosa straordinaria: un analista militare russo, Mikhail Khodaryonok, ha detto completamente la verità sul fatto che la Russia non sta guardando in faccia la realtà militare sul campo, la Russia è totalmente isolata geopoliticamente, in Ucraina stanno arrivando milioni di armi e l’esercito ucraino ha morale altissimo, ha detto «non guardare a questo ci porterà prima o poi a essere colpiti duramente dalla realtà della storia, una cosa di cui ci pentiremo».

Albertro Pento
È naturale e logico che chi fa del bene abbia il morale alto e che chi fa del male lo abbia basso.



"Non so cosa abbia promesso la parte russa a quella ucraina, ma non scambierà gli "Azoviti" con i prigionieri russi.

Tatiana Smith
Andrey Malgin:
https://www.facebook.com/avmalgin/posts ... 0990613778

"Non so cosa abbia promesso la parte russa a quella ucraina, ma non scambierà gli "Azoviti" con i prigionieri russi.
In primis perché non le frega nulla dei suoi.
Ma la cosa principale è che hanno bisogno degli "Azoviti" per annunciare che uno dei 3 obiettivi dell'operazione militare speciale è stato raggiunto - i nazisti sono stati eliminati. Il 2o obiettivo - la "liberazione" delle regioni di Lugansk e Donetsk - non li sembra lontana. Per raggiungere il 3o - la "demilitarizzazione" - ora stanno lanciando i missili contro le città.
Ad un certo punto sarà annunciato - è tutto, le infrastrutture militari sono state distrutte, l'operazione è finita, la pace per il mondo!
E poi, naturalmente, arriverà: "Guardate, ma sono gli ucraini che non vogliono la pace, perché attaccano le LNR e DNR! Salvate i bambini dell'LNR e del DNR dai bombardamenti ucraini!" Forse ci sarà in più anche la repubblica di Kherson (KhNR) se riusciranno a tenerla.
Tornando ai prigionieri di Azov. Non saranno scambiati, sono necessari per la propaganda. Saranno torturati, le confessioni di atrocità immaginarie verranno strappate a loro con le tenaglie, saranno girati i film di propaganda che mostreranno i tatuaggi, con i filmati di fiaccolate, con le così dette "testimonianze dei civili" che, piangendo, racconteranno di essere stati usati come il così detto "scudo umano" nei sotterranei di #Azovstal. Poi ci sarà un processo farsa e gli ergastoli.
Inoltre, la mancanza dello scambio potrebbe, secondo il #Cremlino, minare le posizioni politiche interne di #Zelensky, perché ha dato l'ordine lui di arrendersi. Inizieranno le manifestazioni e le proteste nel centro di Kyiv, che bellezza!
Questo è lo scenario che si intravede. Non uno scambio affatto."
______
P.S. Il deputato Leonid Slutsky ha proposto di revocare la moratoria sulla pena di morte in Russia per poter uccidere i combattenti di Azov "se i loro atroci crimini contro l'umanità saranno provati". Ne ha scritto nel suo canale Telegram. Slutsky dirige la commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato."


Crimini contro l'umanità
:

"Case cedute ai siberiani": la mossa di Mosca per russificare Kherson
Mauro Indelicato
19 maggio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/co ... 1652970404

A Kherson una possibile annessione alla Russia sembra diventato quasi un problema secondario. Il vero spauracchio è dato da una possibile colonizzazione che, secondo gli ucraini, sarebbe già in corso. Case e campi sarebbero già stati assegnati a russi provenienti da più parti della federazione, anche dall'estremo oriente. Mentre, di contro, molti ucraini dopo l'arrivo delle truppe di Mosca hanno lasciato la regione.


Il contesto di Kherson

Nell'economia del conflitto ucraino, Kherson ha una precisa peculiarità: è la prima grande città ucraina a essere stata conquistata dai russi. I soldati inviati da Mosca hanno definitivamente piazzato la bandiera il 3 marzo scorso. La resistenza, alle porte della città, c'è stata. Ma nel sud del Paese i russi già dai primi giorni di guerra hanno manifestato una certa superiorità militare, al contrario invece di quanto visto a Kiev e a Kharkiv.

Per cui l'esercito ucraino si è dovuto dividere su più fronti e ha dovuto indietreggiare da Kherson. Il suo territorio, strategico in quanto chiave di ingresso della zone dell'Ucraina affacciate sul Mar Nero, non è stato particolarmente danneggiato. Non c'è stata, al contrario di Mariupol, una battaglia urbana.

Dunque Mosca, una volta consolidate le posizioni, ha potuto iniziare ad amministrare la regione. A dir la verità, come riportato più volte dai vertici dell'amministrazione locale ucraina spodestata, la Russia già ad aprile voleva organizzare un referendum secessionista. C'è stata però la reazione della popolazione, non convinta di questa scelta.


L'imposizione del rublo

Il primo maggio poi, si è avuta l'introduzione del rublo. Altro segno di una “russificazione” in corso. Proprio nei primi giorni del mese inoltre, per quasi una settimana gli abitanti di Kherson non hanno avuto internet. I vertici filorussi arrivati in città hanno dato la colpa ad azioni di sabotaggio ucraine, ma per NetBlocks, la società che si occupa del monitoraggio internazionale della rete, è probabile che in quei giorni la connessione locale sia stata agganciata alle infrastrutture russe.

Soldi e internet quindi oramai dipendono da Mosca. Un'annessione de facto, un veloce passaggio verso una dipendenza dalla federazione russa che costringerà in futuro, volente o nolente, la popolazione a non dover guardare più verso Kiev. Per questo quando i vertici del governo regionale locale hanno ufficialmente chiesto l'annessione alla Russia, con il Cremlino però che ha rinviato la questione a un altro momento, tutto è sembrato scontato. Il destino che Mosca vuole per Kherson è quello di un'annessione sullo stilo di quanto già visto in Crimea nel 2014.


Le case a russi e siberiani

Un'annessione de facto può anche essere ribaltata. O per vie politiche o anche per vie militari. Ciò che spaventa gli abitanti ucraini di Kherson è il ribaltamento demografico, ovvero una russificazione forzata che starebbe già prendendo piede.

Su La Stampa, Riccardo Coletti ha riportato le dichiarazioni di alcuni cittadini fuggici da Kherson. Molti parlano del fatto le case lasciate incustodite da chi è scappato dalla città e dalla regione circostante vengano assegnate ai russi. E, in particolare, a persone provenienti dalla Crimea.

L'esodo da queste località ha lasciato parecchi appartamenti vuoti. Così come anche non pochi campi senza più i proprietari e i lavoratori. Nelle campagne starebbero giungendo diverse famiglie dall'estremo oriente russo, attratte dalla prospettiva di abitare in territori più miti e più fertili rispetto a quelli di origine. Circostanze che velocizzerebbero ulteriormente la russificazione e quindi una separazione da Kiev in primis a livello sociale e culturale, oltre che politico.

Ma gli ucraini fuggiti parlano anche di cellule dormienti pronte ad attivarsi e a difendere “l'ucrainicità” di Kherson con la guerriglia. Cellule che per Mosca rappresentano "gruppi di nazionalisti ucraini", come definiti ieri dalla portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. "Sappiamo - ha detto - che gruppi di nazionalisti hanno attaccato civili per il loro supporto dato alla Russia".

Come sempre in guerra le verità sono due e appaiono diametralmente opposte. Da Kiev parlano di russificazione in corso e di preparazione del proprio tentativo di controffensiva per riprendere Kherson. Da Mosca invece la regione viene considerata oramai pacificata, con la popolazione favorevole all'integrazione con la federazione e dunque chi parla di russificazione lo fa con l'intento di destabilizzare il territorio. L'unica cosa certa per ora è che il futuro di Kherson, comunque vada, a guerra finita sarà diverso dal suo presente e dal suo passato.



Argentieri (J.Cabot): "battaglione Azov nazisti? È falsificazione russa"

Adnkronos
18 maggio 2022

https://www.adnkronos.com/argentieri-jc ... efresh_ce=

Docente di scienze politiche e studioso dell'Europa dell'est, Argentieri racconta un suo incontro con Cerven, un comandante del battaglione di Azov. Con l'evacuazione dell'acciaieria Azvostal, afferma, Zelensky ha scelto il male minore

La reputazione nazista del battaglione di Azov "fu fabbricata dai russi". Intervistato dall'Adnkronos, lo studioso dell'Europa orientale Federigo Argentieri ricorda un suo incontro con "Cerven", un comandante di Azov che raccontò come nacque il battaglione e come ne furono espulsi gli estremisti. Oggi, afferma il docente di scienze politiche, Zelensky ha scelto "il male minore" facendo uscire i combattenti da Azovstal prima che morissero di stenti.

"Nel novembre 2018 andai in viaggio con i mei studenti e un collega a Leopoli, nell'ambito di un gemellaggio con l'universtà cattolica di Leopoli", racconta il docente della John Cabot University. In quell'occasione fu organizzato un incontro con un comandante del battaglione di Azov, che si presentò con il nome di Cerven e "rispose a tutte le domande con grande pacatezza".

"Noi siamo nati come reazione all'occupazione illegittima del Donbass e della Crimea nel 2014 - disse Cerven agli studenti - il nostro obiettivo è ricacciare i russi a casa loro. Siamo un battaglione volontario, da tempo inserito nell'esercito regolare ucraino". Il comandante ammise che agli inizi c'erano "un po' troppi estremisti", un fatto che descrisse come "inaccettabile". "Abbiamo denunciato questi estremisti, che poi sono stati processati per atti di violenza precedenti, e li abbiamo espulsi dal battaglione prima che questo fosse integrato nell'esercito regolare", ha assicurato Cerven.

Il comandante raccontò che il battaglione, pur integrato nell'esercito, continuava ad accettare volontari, una parte dei quali stranieri, provenienti soprattutto da Polonia, Bielorussia e Georgia. "Noi non ci caratterizziamo politicamente, non andiamo a vedere il curriculum politico di chi vuole entrare nel battaglione, guardiamo al comportamento e alla preparazione militare", disse ancora Cerven, spiegando che il nome Azov fu scelto perché il battaglione ha la sua base a Mariupol, che si affaccia su questo mare.

"La Russia fa propaganda contro di noi perché ci teme, perché qualche successo l'abbiamo ottenuto. Noi siamo molto determinati. Abbiamo dato fiducia all'esercito ucraino con la nostra volontà di difendere il territorio", disse ancora Cerven, aggiungendo che "questa reputazione di nazisti è stata fatta fabbricata ad arte in Russia è ha avuto molta presa in Italia". "Questa storia del nazismo è tipica dei russi - affermò - per i quali il nazismo è tutto ciò che non è russo e non obbedisce alla logica imperiale".

Con l'evacuazione dei combattenti dall'acciaieria Azovstal, "non c'è stata la resa del battaglione nazista, come vuole la narrativa russa", dice Argentieri, sfidando a trovare presunti crimini di guerra commessi dal battaglione di Azov. "La Russia ha costruito una narrativa del battaglione di Azov protagonista di un genocidio nel Donbass, senza nessun riscontro nella realtà, appropriandosi anche dei morti", continua il docente. "L'esercito ucraino ha perso 16mila uomini in otto anni di guerra" nel Donbass, ma la stessa cifra viene usata dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov quando parlano del presunto genocidio.

I combattenti del battaglione erano disposti a morire nell'acciaieria Azovstal, ma il rischio, ragiona Argentieri, è che morissero "di dissenteria e colera, in assenza di medicinali, acqua, e cibo". E quindi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto loro di cominciare a uscire. Così facendo, "Zelenski si è assunto una responsabilità enorme, ma ha fatto la cosa giusta, scegliendo il male minore", afferma il docente. Che ha poi ricordato come un deputato della Duma russa abbia chiesto alla Corte suprema di Mosca di valutare la denuncia contro il battaglione di Azov per crimini di guerra, con la possibilità che i combattenti siano processati, invece che scambiati con altri prigionieri come vorrebbe Kiev.



Negare tutto, mentire sempre. La disinformatija di guerra di Putin
Luciano Capone
20 mag 2022

https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/05/ ... n-4021952/

Dalle "provocazioni" di Bucha e del teatro di Mariupol ai soldati ucraini che uccidono civili ucraini "travestiti" da russi, passando per i “biolab” segreti. Negazione della realtà, manipolazioni preventive, balle fantascientifiche. Per il Cremlino la menzogna di stato è un metodo

Massimo D’Alema ha raccontato che, durante il viaggio a Mosca per i funerali di Andropov, Enrico Berlinguer gli confidò la prima legge del socialismo reale: “I dirigenti mentono, sempre, anche quando non sarebbe necessario”. Ora le cose in Russia sembrano cambiate, ma in peggio. Nel senso che le autorità continuano a mentire, sempre, ma la qualità delle menzogne è notevolmente più scadente.

Da prima dell’invasione dell’Ucraina il regime di Putin non ha fatto altro che diffondere bugie e disinformazione, attraverso ricostruzioni talmente false e incredibili da risultare grottesche. L’ultimo caso è l’allarme lanciato dal ministero della Difesa russo secondo cui l’Ucraina starebbe preparando una “provocazione” seguendo “lo scenario di Bucha”: a Konstantinovka, nell’oblast di Donetsk, “i militari ucraini vestiti nell’uniforme delle Forze armate russe devono sparare ai civili davanti alla telecamera. La provocazione sarà filmata dai videoregistratori di presunte auto casuali e il filmato sarà diffuso dai media occidentali”. Soldati ucraini, travestiti da russi, che uccidono civili ucraini per far ricadere la colpa sui russi, quindi. A Mosca parlano di “scenario di Bucha” perché, a dispetto della montagna di prove e testimonianze accumulate, la versione russa è che quell’eccidio sia “una messa in scena del regime di Kiev per i media occidentali”. Ma se nel caso di Bucha per le autorità russe si trattava di negare la realtà, in questo di Konstantinovka le menzogne sono preventive. Il Cremlino fa produrre disinformazione anche su ciò che potrebbe accadere, per avere una scusa già pronta. E questo è il lato più inquietante: è come se il ministero della Difesa e degli Esteri stessero disseminando alibi sui crimini di guerra russi in arrivo.

Ci sono ormai numerosi esempi di entrambi i tipi di menzogne. Nella prima casistica rientra, ovviamente, Bucha: il massacro simbolo di questa guerra. Per le autorità russe “tutte le foto e i video pubblicati dal regime di Kiev che testimonierebbero certi ‘crimini’ dei militari russi a Bucha, nella regione di Kiev, sono solo un’altra provocazione”. Dicono “un’altra” perché anche il precedente bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol secondo i russi è stato una “messa in scena” del battaglione Azov volta a “suscitare emozioni e ignorare i fatti”: la donna incinta che compariva nelle immagini era una modella che recitava una parte. Successivamente hanno cambiato versione, perché la donna è poi stata usata come strumento di propaganda dagli stessi russi: non recitava, era davvero lì, ma l’esplosione è comunque colpa degli ucraini. Allo stesso modo, sarebbe stata un’altra “provocazione”, del solito e onnipresente battaglione Azov, anche il bombardamento del teatro di Mariupol del 16 marzo, che ha fatto 600 morti: “L’aviazione russa non ha colpito nessun obiettivo – diceva il ministero della Difesa –. Secondo i dati del Ministero i militanti del battaglione nazionalista ucraino ‘Azov’ hanno fatto un’altra provocazione facendo saltare in aria il teatro che avevano minato”. Uguale per il missile precipitato sulla stazione di Kramatorsk che ha fatto oltre 50 morti e 100 feriti: tutto falso, sono stati sempre gli ucraini a bombardarsi.

Al secondo filone, quello delle menzogne preventive, appartiene l’ultimo allarme sull’eccidio di civili che dovrebbe verificarsi a Konstantinovka con militari ucraini travestiti da russi. La stessa identica accusa era stata lanciata un mese fa, ma con location Odessa: i servizi segreti ucraini stanno “preparando un’altra mostruosa provocazione per accusare il personale militare della Federazione russa dei cosiddetti crimini di guerra con la distruzione di massa di civili nella regione di Odessa”, scrivevano i russi a metà aprile, denunciando un travestimento “con l’uniforme del personale militare russo” per “giustiziare in modo dimostrativo i residenti locali”. Non sono mancati allarmi su “una provocazione su impianti di energia nucleare presso la centrale di Zaporizhzhia” o su un attacco ucraino al “deposito di scorie radioattive” di Kamenskoe. C’è poi, come sottogruppo, la versione fantascientifica delle balle, con la storia dei biolaboratori segreti finanziati da “Clinton, Rockefeller, Soros e Biden” in accordo con Big Pharma per fare esperimenti su uomini e uccelli e produrre “armi biologiche”.

Menzogne continue, come nel periodo sovietico, ma di fattura più scadente. Eppure efficaci su una parte dell’opinione pubblica occidentale, che non necessariamente le crede vere ma inizia a dubitare di “quello che ci dicono” i media. In fondo è questo l’obiettivo della disinformazione: pervertire così tanto la verità per rendere le persone talmente confuse da non sapere più a chi e cosa credere. È per questo che ora come allora mentono, sempre, anche quando non ce n’è bisogno.
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 16, 2022 8:29 am

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Messaggioda Berto » lun mag 16, 2022 8:29 am

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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2022 9:09 am

16)
La criminale operazione speciale del Cremlino nazifascista di Putin

Il criminale nazifascista del Cremlino chiama "Operazione speciale" e non "guerra" l'invasione/aggressione armata in atto dell'Ucraina, come se fosse una operazione di ordine pubblico e di polizia internazionale simile a quelle condotte dall'ONU e dalla NATO in Serbia, ma non sono simili in nulla perché nel caso della Serbia vi erano delle risoluzioni dell'ONU a difesa prima dei bosniaci e poi dei kosovari minacciati di genocidio, sterminio e pulizia etnica da parte dei serbi, mentre nel caso dell'Ucraina l'ONU si è pronunciata contro l'intervento russo non riconoscendo esserci alcun genocidio, alcuna pulizia etnica, alcuna oppressione dei filo russi nel Donbass o in altre parti dell'Ucraina.

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista di Putin
viewtopic.php?f=143&t=3008
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 9492799153



Ucraina, anche il rabbino capo di Mosca scappa dalla Russia: "Pressioni per sostenere il conflitto"
Mauro Indelicato
8 giugno 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/uc ... 1654666933

La notizia più eclatante sulla guerra in Ucraina nella notte è arrivata da Mosca. Il rabbino capo della capitale russa, Pinchas Goldschmidt, ha lasciato il Paese. Il motivo risiederebbe nel fatto che il massimo rappresentante della comunità ebraica avrebbe ricevuto pressioni da parte delle autorità per prendere pubblicamente posizione a favore della guerra in Ucraina. Una presa di posizione però che non è mai arrivata.

A rivelarlo è stata su Twitter la nuora del rabbino, Avital Chizhik-Goldschmidt, giornalista residente negli Stati Uniti. In un post, la cronista ha spiegato che il rabbino capo di Mosca ha ricevuto forti pressioni e ha preferito lasciare il Paese. Un gesto che, in seno alla comunità ebraica russa e non solo, potrebbe avere importanti ripercussioni.


La situazione a Severodonetsk

Sul fronte militare, l'attenzione si è spostata da Severodonetsk a Lysychansk. La distanza tra le due città è breve e anche il loro destino potrebbe essere comune. Quello cioè di diventare il fronte più caldo della guerra in Ucraina. Nella notte e nelle ultime ore sono arrivate nuove notizie dall'oblast di Lugansk, quello dove sono situate le due cittadine nel mirino di Mosca.

In particolare, secondo il governatore di Lugansk Sergj Hayday, i russi starebbero bombardando sistematicamente Lysychansk. “Stanno attuando – ha dichiarato nella serata di ieri – la strategia della terra bruciata, stanno devastando la città”. I soldati del Cremlino, aiutati dai separatisti dell'autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk, stanno colpendo Lysychansk in quanto situata su una piccola altura.

Questo determina, per chi ha in mano il suo territorio, il controllo del fuoco sulla zona circostante, compresa Severodonestk. Le recenti difficoltà russe in quest'ultima città, vero attuale obiettivo strategico per il Cremlino, sono in gran parte dipese proprio dal mancato controllo di Lysychansk. È verosimile quindi che anche i futuri report dalla regione di Lugansk arriveranno soprattutto da qui. Intanto all'interno di Severodonetsk preoccupa la situazione nell'impianto chimico Azot, lì dove sarebbero bloccati almeno 800 civili che avevano qui trovato rifugio dai combattimenti.

Nella notte, a livello di avanzamenti territoriali da parte dei due schieramenti, non sono emerse comunque grandi novità. L'avanzata russa appare rallentata ma sempre attiva, con gli ucraini hanno da un lato rivendicato la possibilità di arginare le forze di Mosca, dall'altro ammesso che al momento la situazione è molto variabile e potrebbe mutare ora dopo ora, in un verso o nell'altro.

Le novità dal resto del Donbass

Battaglie in corso anche su altri fronti del Donbass. A partire da Popasna, dove ucraini e russi si fronteggiano dopo l'avanzata delle truppe del Cremlino nelle scorse settimane in quest'area situata nell'oblast di Donetsk. Una regione, quest'ultima, che secondo il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu sarebbe “al 70% controllata da Mosca”.

Da Lyman invece nella notte sono arrivate notizie di scambi di colpi di artiglieria tra le due parti, senza però significative novità. È probabile che i russi stiano solidificando le posizioni conquistate a nord del fiume Seversky Donetsk nei giorni scorsi. Da qui poi potrebbero puntare verso Slovjansk, altra città importante del Donbass.

Nella notte poi non sono mancati nuovi allarmi aerei in varie regioni del Paese, anche nelle regioni occidentali e nella stessa capitale Kiev. Nuovi raid poi sono stati segnalati nella regione di Kharkiv, l'unica dove la controffensiva ucraina ha permesso un allontanamento dei russi, al di fuori ovviamente della regione di Kiev. Le truppe di Mosca sono più lontane dal cuore della seconda città del Paese, ma si continuano a bombardare villaggi e località limitrofe.
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2022 9:09 am

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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2022 9:11 am

17)
Le lingue in Ucraina e l' infondata accusa all'Ucraina di negare/opprimere la lingua russa alle minoranze russofone-russofili, per demonizzarla come dittatura nazista, in realtà è accaduto proprio il contrario, la Russia zarista e sovietica prima e poi i governi filorussi dell'Ucraina hanno promosso politiche e leggi contro la lingua ucraina.




Ecco alcuni casi (3) in cui si tratta di questa falsa accusa sui social web, con tutta una serie di imprecisioni/discrepanze sul numero della legge (n°5506 o n° 5670-d) e sulle date di approvazione e di promulgazione (...), com'è tipico di chi fa proprio questo genere di infomazioni disinformanti senza mai verificarle e deformandole ulteriormente ...



Primo caso:


L'UCRAINA È NAZISTA, CON UN REGIME NAZISTA, UN ESERCITO NAZISTA.. chi l'appoggia e la sostiene È NAZISTA E FAVORISCE L'OPPRESSIONE DEL POPOLO. punto, esclamativo!

Daniele Furlan
29 aprile 2022

https://www.facebook.com/daniele.furlan ... 4829273316

Altra prova, tra le tante:
Questa è una vera e propria inammissibile LEGGE RAZZIALE
"LEGGE n.5506 SUI POPOLI AUTOCTONI" sottolineo "PRESIDENZIALE" varata il 1 LUGLIO 2021 cioè un anno e mezzo dopo l'insediamento di Zelensky.
"Popoli autoctoni" fa schifo solo leggere questa espressione figuriamoci il resto ...
PURA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE, CANCELLAZIONE TOTALE DI OGNI RIFERIMENTO ETNICO CULTURALE E LINGUISTICO DEI RUSSI UCRAINI...IN NOME DELLA RAZZA ECCELSA AUTOCTONA UCRAINA.
L'ORRORE FASCIO-NAZISTA ISTITUZIONALIZZATO
Cancellati i partiti che si erano opposti.
PS: l'articolo nel primo commento



Ucraina: quella legge "sui popoli indigeni" ignorata dall'occidente 'inclusivo' e 'democratico'.... - VP News - 'vietato parlare' - Blog di Patrizi
o Ricci
Patrizio Ricci
14 Marzo 2022

https://www.vietatoparlare.it/ucraina-q ... mocratico/

L‘anno scorso è stata varata dal governo ucraino la ”legge per i popoli indigeni” con cui il parlamento (‘Verkhovna Rada’) ordina la cancellazione di ogni riferimento etnico e linguistico della parte russofona , mentre altre minori, come quella tatara vengono preservata.
Ora se guardiamo questa cartina preparata dall’ Università di Kiev, forse qualche perplessità c’è ….

Ucraina: quella legge "sui popoli indigeni" ignorata dall'occidente 'inclusivo' e 'democratico'.... 1

La legge la legge presidenziale n. 5506 “sui popoli indigeni” è stata presentata al Parlamento da Aleksey Reznikov.
La legge è stata varata il 1° luglio 2021, ovvero un anno e mezzo circa dopo l’insediamento del presidente Vladimir Zelensky.

Questa legge ha conseguenze rilevanti. Innanzitutto perché – con la sua entrata in vigore – il governo ucraino smette di considerare i russi in Ucraina un popolo indigeno, ovvero da tutelare. Quindi a quella parte della popolazione che corrisponde al 17% della popolazione ucraina, è negata la possibilità di parlare la propria lingua etc (le conseguenze sono pesanti, perchè, per capirci, nel Donbass la maggior parte della popolazione non conosce l’ucraino, mentre in molte parti dell’Ucraina è prevalente la lingua russa).

Pertanto la discriminazione è evidente, anche perché ora in Ucraina etnie numericamente minoritarie – come i tartari di Crimea, i caraiti e i krymchak – , sono tutelate come popolazioni indigene del paese. Quindi, la nuova norma protegge questi ultimi dalla discriminazione, conferisce loro il diritto all’autodeterminazione, consente loro di studiare nella loro lingua madre e di creare i propri media. Ma, paradossalmente, la tutela non si applica per la parte di popolazione russofona.

È evidente nella stesura della legge una forzatura ideologica, ove si vuol trasformare il paese attraverso misure coercitive che hanno il fine di assorbire ed omologare quelle parti della popolazione mal digerita perché immessa durante l’ex impero sovietico.

La linea di demarcazione oltre la quale si viene tutelati e dall’altra parte no, coincide con la parte russofona che cade dalla parte dei reietti. Tutto ciò per realizzare quella che viene descritta come l’ ‘Ucraina moderna’ .

Quindi i russi, così come i bielorussi, i polacchi, gli armeni, gli ungheresi e altri popoli, non rientrano nella protezione della legge. Sebbene nel 2001 durante il censimento più di 8 milioni 300 mila abitanti dell’Ucraina si definissero russi, e questo è più del 17 percento della popolazione del paese.

È innegabile che se a tutto questo aggiungiamo l’appartenenza alla Nato nella Costituzione, le esercitazioni con la Nato nel Mar Nero e una ostilità continua contro la Russia e le popolazioni del Donbass e della Crimea che ha contrassegnato gli ultimi anni, non è stata fatta una politica lungimirante e di buon vicinato.

L’opposizione ucraina, da tempo decimata con vari provvedimenti giudiziari – perché considerata ‘filo-russa’ -, così commentò la legge sui popoli indigeni: “È assolutamente chiaro che questo disegno di legge è diretto contro i russi, che considerano l’Ucraina la loro patria, che vivono qui. Contro gli ungheresi, che considerano l’Ucraina la loro patria, i romeni e tutte le minoranze che sono presenti nel nostro Paese e che, dopo l’adozione di questa legge, si sentiranno persone di seconda classe” (Yuriy Boyko, co-presidente della fazione Opposition Platform – For Life nella Verkhovna Rada dell’Ucraina).
VPNews

Nota a margine

Tutti hanno diritto ma non i russofoni…

La legge definisce che “le popolazioni indigene dell’Ucraina, che si sono formate sul territorio della penisola di Crimea, sono i tartari di Crimea, i caraiti, i krymchak”.

“Il popolo indigeno dell’Ucraina – una comunità etnica autoctona che si è formata sul territorio dell’Ucraina ed è portatrice di una lingua e cultura distintive, ha organismi tradizionali, sociali, culturali o rappresentativi, autocoscienza di sé come popolo indigeno di L’Ucraina, costituisce una minoranza etnica nella sua popolazione e non ha una propria istruzione statale al di fuori dell’Ucraina”, afferma il documento.

La legge afferma per i popoli indigeni il diritto all’autodeterminazione in Ucraina e lo status politico nel quadro delle leggi e della costituzione ucraine, nonché “il diritto collettivo e individuale al pieno possesso di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali”. La legge vieta la negazione dell’etnia o dell’identità etnica delle popolazioni indigene dell’Ucraina.

Secondo la legge, i popoli indigeni hanno il diritto di rispettare la rinascita e lo sviluppo delle loro tradizioni e costumi spirituali, religiosi e culturali, la conservazione del patrimonio culturale materiale e immateriale; determinazione dell’elenco dei propri luoghi e oggetti di significato religioso e culturale; restauro della sua toponomastica storica; cooperazione con le istituzioni educative per garantire lo studio della loro lingua, storia, cultura delle popolazioni indigene.

I popoli indigeni hanno anche il diritto, attraverso organismi rappresentativi, di creare i propri mezzi di comunicazione e di ricevere sostegno statale.

Inoltre, “i popoli indigeni possono dirigere parte delle entrate derivanti dall’uso delle risorse naturali situate sul territorio della Repubblica Autonoma di Crimea e Sebastopoli per i propri bisogni; per le prenotazioni dei rappresentanti dei popoli indigeni, vengono restituiti al territorio di Crimea, terreni agricoli e di altro tipo”.

Gli organi rappresentativi dei popoli indigeni possono partecipare alla loro rappresentanza internazionale.

La legge entra in vigore dal giorno della sua pubblicazione (fatta eccezione per la parte 3 dell’articolo 7, che definisce il diritto dei popoli indigeni a destinare parte del reddito derivante dall’uso delle risorse naturali ai bisogni dei popoli indigeni dell’Ucraina, che entra in vigore dopo il ritorno del “territorio temporaneamente occupato della Repubblica autonoma di Crimea e Sebastopoli” sotto la giurisdizione generale dell’Ucraina).



Ecco il secondo caso:

Da un posto della pagina di Giovanni Bernardini, in cui un certo Eugenio Capozzi cita l'accusa

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... &ref=notif

Eugenio Capozzi
Giovanni Bernardini per i russi gli abitanti del Donbass sono una minoranza discriminata come per la Nato i kosovari in Serbia. Con argomentazioni astratte come queste non si può mai stabilire a priori chi abbia ragione. Per me le uniche argomentazioni valide sono quelle sulla strategia generale di politica estera di un paese o di una alleanza. Cosa è meglio per l'Occidente? Cosa è meglio per l'Italia? Io rispondo: non avere tutto il resto del mondo contro, e in particolare Russia e Cina insieme. Meglio avere la Russia amica o quanto meno neutrale, perché altrimenti oltre a rafforzare la Cina allontana da noi pure India, arabi sunniti, quasi tutta l'Africa e l'America latina. Per non parlare dei danni economici catastrofici. Ci conviene allargare la Nato a Est a questo prezzo? Assolutamente no. Le contese nazionalistiche tra slavi ci portano solo guai, non dobbiamo alimentarle.


Eugenio Capozzi
Giovanni Bernardini se non è una contesa nazionalistica perché le minoranze russofone non possono mandare i figli a scuola in lingua russa? Perché sono sistematicamente discriminate? È chiaro che l'Ucraina è un paese composito da un punto di vista etnico e culturale. È il confine tra Europa occidentalizzata e civiltà russo-ortodossa, e come giustamente scriveva Huntington nel 2006 o resta unita sotto un governo amico della Russia o è destinata a dividersi. Cercare di assimilare l'Ucraina alla Nato per usarla come un'ariete contro i russi, come hanno fatto le amministrazioni Usa dal 2004 in poi (con l'eccezione di Trump, che proprio per questo è stato ostracizzato) significa alimentare un conflitto catastrofico che si poteva e doveva evitare. Demonizzare i russi non ha senso. Bisogna riconoscere la loro sfera di influenza per difendere la sicurezza europea nei paesi dove la democrazia occidentale ha radici e possibilità di consolidarsi. L'Ucraina, così com'è, non è tra questi.

Giovanni Bernardini
Vedo che anche tu, come tanti altri inizi il discorso dicendo di essere dalla parte dell’occidente e di non essere,con Putin, poi ne sposi tutti gli argomenti.
Nessuno sostiene che gli ucraini siano degli angeli, ma dovrebbe essere chiaro che non è possibile trovare una buona soluzione al problema delle minoranze linguistiche quando un paese potentissimo tuo vicino finanzia una guerra secessionista ed i suoi carri armati occupano una parte importante del tuo territorio.
Scusami ma trovo divertente l’affermazione secondo cui un paese confinante con la Russia e che ha fatto parte del suo impero è inevitabilmente destinato o ad essere fagocitato dalla stessa o a dividersi. Circa il 92% degli ucraini hanno votato a suo tempo per l’indipendenza del loro paese, compresa la gran maggioranza degli abitanti del Donbass e della Crimea. Non mi pare che polacchi o finlandesi siano ansiosi si entrare nell’orbita russa e non mi sembra esistano tensioni secessioniste in Finlandia o in Polonia. Inoltre, CHI deve decidere se l’Ucraina deve essere o meno collocata nell’area di influenza russa o se ha o meno la possibilità di occidentalizzarsi? Io? Tu? Putin? Sarò ingenuo ma penso lo debbano decidere gli ucraini. E tutto il loro comportamento dimostra quale è la loro decisione. L’Ucraina ha subito un genocidio ed una brutale politica di denazionalizzazione da parte dei comunisti russi e questo ha segnato profondamente il suo popolo. Contrariamente a quanto pensano i finti pacifisti e gli pseudo realisti anche se Zelens’kyj si arrendesse con tutta probabilità continuerebbe una guerra sotterranea contro i russi.
Infine, la affermazione secondo cui la Nato vuole usare l’Ucraina come maglio contro la Russia mi sembra tratta pari pari dalla peggior propaganda putiniana. E’ dal 2008 che l’Ucraina ha chiesto di entrare nella Nato… davvero strani questi guerrafondai Nato che dopo 14 anni ancora non hanno deciso di prenderselo, questo “maglio”!
A suo tempo ho acquistato e letto un tuo libro “il suicidio dell’occidente” e lo ho trovato interessante. Mi spiace dirti che sono molto deluso da queste tue prese di posizione. Pazienza, così va il mondo.


Eugenio Capozzi
Giovanni Bernardini il libro per essere precisi si chiama "L'autodistruzione dell'Occidente" E mi pare che la condotta dell'Occidente rispetto alla crisi russo-ucraina sia assolutamente in linea con questa tendenza autodistruttiva. A te invece pare che sia una difesa e promozione dei principi di libertà occidentale ... Lo pensavamo in molti anche della politica di Bush jr. Poi ci siamo dovuti rendere conto che c'era qualche grosso problema, che il resto del mondo, come Huntington ci ammoniva, non ne voleva sapere di occidentalizzarsi a tappe forzate e sulla punta delle baionette, e che forse il problema fondamentale era quello di riflettere su quali veramente sono i principi dell'Occidente, e cominciare a rafforzarlo dentro l'Occidente, prima di "esportarli". Ecco, il punto per me è questo, ed è tanto più vero oggi che le nostre società sono sempre più autoritarie, illiberali e nemiche della vita umana, e che ci avviamo a diventare demograficamente ed economicamente e culturalmente marginali in un mondo che va in tutt'altre direzioni. Altro che ucraini e russi, questi sono i problemi fondamentali. Io spero che l'Ucraina o la Russia non si occidentalizzino se l'Occidente è Biden, Hillary, Nancy Pelosi.


Giovanni Bernardini
Eugenio Capozzi Nessuno vuole “esportare” l’occidentalizzazione sulla punta delle baionette. Neppure Bush in realtà lo fece, malgrado le polemiche furibonde nei suoi confronti. L’invasione dell’Iraq non rispondeva a motivazioni ideologiche e neppure imperiali, era il tentativo, poi rivelatosi sbagliato, di rispondere alla aggressività del fondamentalismo islamico e cercare di assicurare un minimo di stabilità ad un’area decisiva del mondo.
Una cosa però è NON esportare l’occidentalizzazione sulla punta delle baionette, cosa del tutto diversa reagire a chi cerca di IMPEDIRE con le baionette che un paese marci autonomamente nel senso della occidentalizzazione. Nessun paese occidentale ha cercato di imporre con le armi agli ucraini l’occidentalizzazione, è Putin a voler impedire con le armi che questi si occidentalizzino. Il nuovo Rasputin che Affianca Putin lo dice chiaramente: il liberalismo è una forma di nazismo (nulla di nuovo sotto il sole, ricorda lo staliniano “social fascismo), noi dobbiamo impedire che l’Ucraina ceda al nazi liberalismo. L’occidente ha tutto il diritto, ed anche il dovere, di opporsi a simili follie.
Tu dici di sperare che Russia ed Ucraina non si occidentalizzino, se l’occidente è il politicamente corretto alla Nancy Pelosi. Il politicamente corretto NON è l’occidente, è la sua malattia. Io vorrei che si combattesse la malattia, non che si uccidesse il corpo malato. L’alternativa alla crisi dell’occidente NON è, NON può essere l’autocrazia russa, o il neo totalitarismo cinese, sarebbe come sostenere i talebani perché si è contrari alla filosofia gender. Tra l’altro fra i sostenitori di Putin ci sono personaggi, Massimo Fini ad esempio, che a suo tempo hanno sostenuto proprio i Talebani contro gli odiati Stati Uniti d’America. Non credo sia un caso.
E con questo ritengo chiusa la discussione. Abbiamo esposto i rispettivi punti di vista e non credo che valga la pena, per entrambi, di continuare a ripetere le stesse cose.


Alberto Pento
La sola minoranza discriminata è quella ucraina in Donbass e in Crimea.
La minoranza russofona russofila non è mai stata discriminata ed è proprio questa minoranza russofona russofila in Ucraina che è maggioranza in Donbass e in Crimea a discriminare gli ucraini.
L'Ucraina non ha mai impedito la lingua russa ha solo reso obbligatoria quella ucraina e il bilinguismo.
Lo stesso Zelensky è di lingua madre russa e ha imparato l'ucraino solo poco prima di diventare Presidente dell'Ucraina.



Terzo caso in cui si cita questa accusa tra le demenzialità che circolano sul web contro l'Ucraina


Come forse ho già detto, c'è una cosa che mi turba profondamente nell'attuale dibattito sulla guerra in Ucraina: l'approssimazione. Nelle scorse settimane mi è capitato spesso di sentire frasi tanto lapidarie quanto inesatte. In particolare, sembra esserci una tendenza di alcune parti della sinistra italiana a ridurre l'intricatissimo scenario gepolitico del Donbass a cinque frasi fatte:
Fabio Ghelli
16 maggio 2022

https://www.facebook.com/fabio.ghelli.g ... 2142418409

1. In Donbass c'è stato un genocidio (di russi).
Falso. È vero che dal 2014 a oggi nelle regioni orientali dell'Ucraina si è consumata una guerra tanto sanguinosa quanto insensata. Il Cremlino ha parlato di 14.000 vittime civili appartenenti alla minoranza russa. La cifra figura realmente in un rapporto delle Nazioni Unite sul conflitto in Donbass, ma riguarda il numero totale di vittime del conflitto – ucraine e russe, militari e civili. Il numero di vittime civili fino a dicembre 2021 è di circa 3.400 persone (di lingua russa e ucraina). È vero anche che l'esercito ucraino si è reso responsabile di attacchi ai civili – esattamente come le milizie separatiste assistite da unità militari russe, come ci dicono i rapporti annuali di Human Rights Watch.

2. Il Mondo ha assistito in silenzio al genocidio in Donbass
Falso. Come si vede dall'intenso lavoro di documentazione condotto dall'ufficio del Commissario per i Diritti Umani dell'ONU e da varie organizzazioni umanitarie, la guerra in Donbass è stata fin dall'inizio oggetto di osservazione da parte della comunità internazionale. Se non vi è stato nessun intervento diplomatico o militare è a causa delle elevate tensioni con la Russia e del tentativo (soprattutto da parte europea) di evitare ad ogni costo un'escalation – escalation successivamente indotta dall'invasione dell'Ucraina.

3. Sì, ma... i russi in Ucraina vengono comunque discriminati da anni. Per esempio è proibito parlare russo.
Sì e no. La storia delle politiche linguistiche in Ucraina è oltremodo complessa e io non ho né le competenze né gli skills linguistici per districare questa matassa. In breve però... Nel 2019 il governo ucraino ha approvato una legge per il "Sostegno dell'ucraino come lingua dello Stato" che indica l'ucraino come principale lingua dell'amministrazione nonché lingua di insegnamento nelle scuole. La legge è stata criticata (tra gli altri) dal Consiglio d'Europa per lo scarso coinvolgimento delle minoranze nel processo legislativo [4]. Detto questo... No, non è proibito parlare russo in Ucraina. Ci sono canali televisivi ucraini che trasmettono in russo [5] e molte personalità pubbliche russofone – una su tutte: il presidente Zelensky. Ah.. Così per dire... Altre minoranze linguistiche in Europa hanno subito discriminazioni analoghe – per esempio i baschi in Spagna, i bretoni e i corsi in Francia e i germanofoni in Romania. Nessuno ha invocato un intervento militare in questi casi.

4. Ma il popolo del Donbass avrà pur diritto a decidere se vuole essere parte dell'Ucraina o della Russia!
Anche qui... Questione complessa. Non è vero che la maggioranza degli abitanti delle regioni di Donetzk e Lugansk sia favorevole a un'annessione/integrazione con la Russia. Un bell'articolo Matteo Zola per EaST Journal spiega nel dettaglio come le due regioni siano in realtà un mosaico molto complesso – e come il conflitto sia dovuto in larga misura a un misto di corruzione, ingerenze criminali e tensioni tra potentati locali.

5. Ma il Battaglione Azov...
Il Battaglione Azov è – diciamolo una volta per tutte – una banda di estremisti e neonazisti (almeno nella sua composizione originaria). Forse più per caso che per calcolo, il Battaglione è diventato un asset strategico dopo l'invasione della Crimea nel 2014. Le strette relazioni tra il Battaglione e l'ex ministro degli Interni Avakov sono un'eredità pesantissima per l'attuale governo [8]. Detto questo... il Battaglione Azov non è né espressione della linea politica del governo ucraino, né tantomeno una forza dominante all'interno degli apparati militari. Primo: fino allo scoppio della guerra l'estrema destra ucraina aveva un peso politico minimo. Lo sponsor del Battaglione, Avakov, è stato messo alla porta dal presidente Zelensky dopo un intenso conflitto interno nel 2021. Secondo: per quanto nel corso degli anni il Battaglione abbia attratto secondo alcune stime fino a 50.000 "foreign fighters", le sue forze sono ormai ridotte a circa 2.000 unità – attualmente asserragliate nello stabilimento Azovstal – corrispondenti a circa l'un per cento delle forze armate ucraine.



Articoli giornalistici che trattano della questione e che sono contro l'Ucraina

Leggi razziali e repressione: ecco il vero volto del regime di Zelensky in Ucraina

L'Antidiplomatico
di Fabrizio Verde e Francesco Guadagni
22 mar 2022

https://www.lantidiplomatico.it/dettnew ... 289_45693/

Questa mattina, ore 11, nel Parlamento italiano ha fatto tappa il tour del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, fresco di chiusura nel suo paese di ben 11 partiti e dopo aver imposto le reti unificate h 24.

La tappa italiana giunge appena dopo quella in Israele, dove alla Knesset ha paragonato i russi ai nazisti e l’invasione dell’Ucraina all’Olocausto. Diversi politici, osservatori e partiti israeliani hanno espresso contrarietà rispetto a quanto affermato da Zelensky. Esponenti dei partiti arabo-isreliani riuniti nella Joint-List hanno inoltre disertato il collegamento con l’alleato dei nazisti di Kiev e ribadito che quanto accade in Ucraina è frutto delle scellerate politiche portate avanti dalla Nato.

Altro che “splendida democrazia”, l’Ucraina è un paese eterodiretto dove prospera il neonazismo

Qualcuno in Italia evidentemente fattosi prendere la mano dal clima di isteria russofoba che regna nel nostro paese come nel resto dell’Occidente, si è spinto sino a dipingere l’Ucraina come una “splendida democrazia”. La realtà però è ben diversa rispetto alla propaganda filo-Nato in onda a reti unificate in Italia.

Si credeva che il presidente ucraino Vladimir Zelensky fosse un riformatore e un liberale quando assunse la presidenza succedendo a Petro Poroshenko. Zelensky, comico e attore prima di diventare presidente, prometteva di portare la pace nel Donbass dopo la vittoria alle elezioni presidenziali del 2019. In Occidente era visto come qualcuno che avrebbe potuto portare il liberalismo occidentale in Ucraina.

Tuttavia poco dopo aver ottenuto la presidenza, il di 5 agosto, il presidente ucraino ha dimostrato di non aver cambiato strada rispetto all'ideologia reazionaria ed estremista del suo predecessore Poroshenko. Zelensky sul canale Dom TV affermava che "per il bene dei vostri figli e nipoti", coloro che si identificano come russi nel Donbass dovrebbero "cercare un posto per voi stessi nella Federazione Russa".

Insomma, dichiarava di volere la pulizia etnica dei russi nel Donbass, indipendentemente dal fatto che il Donbass è stato parte integrante della patria russa dal 1600. Non si può sorvolare sul fatto che l'appello di Zelensky alla pulizia etnica dei russi dal Donbass viola la Convenzione europea sui diritti umani e la Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite.

Non ha ricevuto alcuna condanna dall'UE o dall'ONU o da parte di qualsiasi governo occidentale.

Poiché la guerra nel Donbass è estremamente impopolare, la classe dirigente ucraina usa l'estrema destra del paese, comprese le forze neonaziste che hanno svolto un ruolo centrale nel golpe del 2014 e nella guerra che ne è seguita come manovalanza contro le popolazioni del Donbass.

Zelensky, nonostante sia lui stesso ebreo, conosce questa realtà e non si è astenuto dall'usare l'estrema destra nelle ostilità non solo contro il Donbass, ma anche la Crimea.

L'ex ministro degli Interni ucraino, Arsen Avakov, ha persino fatto appello a queste forze su Facebook, descrivendole come "patrioti" nelle sue esortazioni a prepararsi alla guerra contro la Russia per "proteggere la Patria". Sebbene Avakov alla fine si sia dimesso a luglio, è stato sotto di lui che le milizie di estrema destra, incluso il battaglione neonazista Azov, sono passate sotto il controllo del Ministero degli affari interni. Andriy Biletsky, uno dei fondatori del Battaglione Azov, è uno stretto collaboratore di Avakov. Biletsky ha anche co-fondato il movimento neonazista dell'Assemblea Social-Nazionale.

Denys Monastyrsky è ora il ministro degli Interni di Kiev, ma viene considerato come "l'uomo di Avakov" a causa dei suoi noti legami con quelli all'interno della sua rete. In effetti, Zelensky ha sostituito Avakov, il cui figlio Oleksandr ha partecipato all'assedio di Slaviansk del 2014, con uno dei suoi lacchè che continuerà a servire i suoi interessi personali.

Tuttavia, i collegamenti del governo con le organizzazioni e l'ideologia dell'estrema destra non sono solo limitati al Ministero degli Interni, ma sono una caratteristica dell'intero apparato statale ucraino.

L'ultranazionalismo ha raggiunto livelli così assurdi nel paese che Zelensky è stato fotografato con in mano una maglia della nazionale ucraina prima del torneo di calcio Euro 2020 che recava il messaggio "Gloria ai nostri eroi", un grido di battaglia durante l'aggressione militare ucraina del 2014 contro il Donbass . La UEFA, il principale organismo calcistico europeo, ha ritenuto che lo slogan sulla maglia fosse "di natura chiaramente politica" e ne ha imposto la rimozione. Sebbene uno slogan su una maglia possa a prima vista sembrare un non-problema, questo significa l'ideologia dello Stato ucraino e i tentativi di far passare questo messaggio genocida e guerrafondaio nella società.

Il CATO Institute, un influente think tank libertario fondato dal miliardario Charles Koch, ha persino dovuto ammettere che “ i funzionari degli Stati Uniti amano ritrarre l'Ucraina come una coraggiosa democrazia che respinge la minaccia dell'aggressione da parte di una Russia autoritaria. (…) Diverse azioni che il governo del presidente Volodymyr Zelensky ha intrapreso negli ultimi mesi sono chiaramente autoritarie” e quindi “cercare di ritrarre l'Ucraina come un modello di democrazia che merita la protezione degli Stati Uniti per motivi morali è ancora più inverosimile”.

Il CATO poi aggiunge che nonostante la situazione in Ucraina fosse tutt’altro che buona sotto Poroshenko, “è anche peggiorata sotto il suo successore, Zelensky". Sotto la sua presidenza non solo l’ideologia neonazista non è stata per nulla contrastata, addirittura è divenuta mainstream.

Ma nei media occidentali - come evidenzia la rivista statunitense The National Interest - è diffusa l'opinione che, a differenza della Russia, l'Ucraina, seppur non senza problemi, stia seguendo un percorso di sviluppo democratico. Questa illusione si basa sul presupposto che la scelta a favore dell'integrazione nell'UE dichiarata dall'Ucraina significhi una scelta a favore della democrazia liberale, della realizzazione dei diritti e delle libertà civili. Zelensky al contrario di quanto aveva promesso di fare in campagna elettorale non ha democratizzato il sistema, cambiato la politica socioeconomica e terminato di fare la guerra alle popolazioni russofone del Donbass. Insomma, non ha fatto nulla di ciò gli elettori gli avevano dato mandato di fare.

Il leader ucraino ha invece scelto la strada del rafforzamento del potere personale. Oggi, il ramo esecutivo rappresentato dall'Ufficio del Presidente sta impiegando il NSDC (Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale) per controllare tutti gli altri rami del governo del paese. Il partito del presidente ha la maggioranza assoluta nella Verkhovna Rada, il che fornisce al presidente il controllo sul ramo legislativo del governo. Poiché il parlamento forma il governo e controlla anche il Gabinetto dei ministri. Un certo problema per il presidente era l'indipendenza della Corte costituzionale dell'Ucraina. Ma alla fine Zelensky ha emesso un decreto che ha sostituito quello del suo predecessore sulla nomina di due giudici della Corte costituzionale, e uno di loro era il presidente della Corte. La legge ucraina non prevede un tale modo di revocare un giudice. È come se il presidente Joe Biden avesse ribaltato le decisioni sulla nomina di due giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti nominati da Donald Trump per alterare gli equilibri di potere alla Corte a favore di giudici di mentalità liberale.

Zelensky ha inoltre intrapreso una campagna di repressione delle opposizioni. Le decisioni del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa, messe in atto dai decreti presidenziali, hanno imposto sanzioni contro un certo numero di persone fisiche e giuridiche ucraine. Una mossa fatta ignorando il divieto costituzionale diretto di imporre sanzioni contro i cittadini ucraini. Tali sanzioni comportano il sequestro stragiudiziale di beni senza alcuna evidenza di attività illecite delle persone fisiche e giuridiche interessate. Tre canali televisivi ucraini sono stati sanzionati. La prova che si tratta di una decisione illegale di matrice politica è che quando i giornalisti di questi canali ne hanno creato uno nuovo, questo è stato disconnesso dalle trasmissioni solo un'ora dopo l’avvio, questa volta senza alcun decreto presidenziale.

La politica di Zelensky è distruttiva per il paese - aggiunge The National Interest - non solo perché sta concentrando il potere nelle sue mani ignorando la legge, distruggendo così quei modestissimi risultati nello sviluppo democratico che esistevano un tempo in Ucraina, ma anche perché mina le basi dell'armonia civile. Zelensky dovrà probabilmente fare sempre più affidamento sulla soppressione con la forza di ogni resistenza e dissidenza.

Anche la politica religiosa dello Stato è divisiva e mira a fornire benefici alla Chiesa ortodossa ucraina (OCU) creata nel 2018 da Poroshenko e dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Allo stesso tempo, vengono esercitate pressioni sulla Chiesa ortodossa ucraina, la più grande delle confessioni ucraine, al punto da sorvolare sull'acquisizione ostile delle chiese e il pestaggio di sacerdoti e membri della chiesa.

La politica umanitaria basata sulla narrativa del nazionalismo etnico, portata avanti da Poroshenko e adottata da Zelensky, è collegata alla violazione dei diritti delle minoranze nazionali. Ciò non solo costringe i cittadini ucraini di lingua russa a guardare maggiormente verso Mosca, aprendo così opportunità per rafforzare l'influenza russa nel paese, ma serve anche da ostacolo alla cooperazione dell'Ucraina con l'Occidente. Pertanto, l'Ungheria, difendendo i diritti della popolazione ungherese dell'Ucraina, che, come la popolazione di lingua russa, è soggetta a una violenta ucrainizzazione, pone sistematicamente il veto all'approfondimento della cooperazione tra l'Ucraina e la NATO.

Ma il regime di Kiev è andato oltre. Si è spinto sino alle leggi razziali. Mentre la popolazione ucraina parla normalmente sia russo che ucraino, ma spesso anche ungherese (o magiaro), dal 1 settembre 2020 l'uso di qualsiasi lingua diversa dall'ucraino è severamente vietato nelle pubbliche amministrazioni e nelle scuole. Le scuole di lingua russa e magiara sono state chiuse, provocando proteste ufficiali da Russia e Ungheria.

Il 21 luglio 2021, il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato la legge sui "popoli indigeni dell'Ucraina". Stabilisce che solo gli ucraini di origine scandinava, così come i tartari e i caraiti hanno “il diritto di godere pienamente di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali”, privando così gli ucraini di origine slava degli stessi diritti.

I neonazisti ucraini fanno ampio uso dei simboli nazisti, non solo dell'alfabeto runico delle lingue proto-germaniche, ma anche dei numeri 14 e 88.

Il primo si riferisce alle quattordici parole dello slogan suprematista bianco di David Lane: "Dobbiamo garantire l'esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi". David Lane è uno dei leader dell'Ordine, un'organizzazione terroristica statunitense. Morì in carcere nel 2007.

Il numero 88 si riferisce all'ottava lettera dell'alfabeto: HH (abbreviazione di "Heil Hitler") e alle iniziali del saluto nazista.

Ad esempio, il gruppo incaricato dal sindaco di Kiev ed ex campione mondiale di pugilato dei pesi massimi, Vitali Klitschko, per stanare e uccidere i “sabotatori” tra gli ucraini di origine slava si chiama C14. "C" sta per l'ex "Cento di Svyatoslav" e "14" per la loro ideologia suprematista bianca.

Nei fatti, con la presidenza di Zelensky si è instaurato a Kiev un regime autoritario filo-occidentale in Ucraina, dove il potere è concentrato nelle mani del presidente, la società è mobilitata per combattere i nemici esterni e interni, e ogni dissidenza è etichettata come appoggio al nemico ed è soppressa con la forza.


Zelensky può dire quel che vuole ai parlamentari italiani

Cosa si sarà inventato adesso l’ex comico ucraino davanti ad una platea che pendeva plaudente dalle sue labbra?

Ha paragonato il collaborazionista dei nazisti Stepan Bandera a Sandro Pertini? I nostri partigiani della resistenza ai suoi battaglioni nazisti Azov?

Poteva e ha fatto di peggio, sapendo che nessuno lo avrebbe contestato, nonostante la figuraccia fatta in Israele. Lui, amico e alleato dei nazisti - come abbiamo visto - che ha firmato leggi razziali e invocato la pulizia etnica del Donbass ha accusato di nazismo la Russia.

Non ha ricordato le armi che gli abbiamo inviato per contribuire ancora di più a distruggere il suo paese. E ha chiesto nuove e ulteriori sanzioni contro la Russia. Ci ha praticamente chiesto di morire per i nazisti di Kiev.

Visto il clima mediatico in Italia le richieste di Zelensky come la creazione una no-fly zone e altri interventi propedeutici alla terza guerra mondiale, troveranno sicuramente più favori.

Il presidente ucraino sa sicuramente che se ci sono servi sciocchi nella NATO, il nostro Paese è in prima fila, potrebbe essere solo scalzato dal suo paese, dove qualsiasi richiesta contro la Russia è lecita.

Saprà quanto siamo ingrati, appena due anni richiedevamo l’intervento di esperti russi durante i primi periodi della Pandemia da Covid-19 e adesso siamo in prima linea nella guerra economica contro la Russia a scapito dei nostri stessi cittadini.



UCRAINA-RUSSIA Kiev: i russi non sono un popolo nativo dell’Ucraina
AsiaNews.it
16 giugno 2021

https://www.asianews.it/notizie-it/Kiev ... 53402.html

Lo afferma una proposta di legge presentata dal presidente ucraino Zelenskyj. L’ira di Putin: “Stanno copiando le teorie e le pratiche della Germania nazista”. Il russo è equiparato a una lingua straniera, per di più “non europea”. La diatriba sulla Rus’ di Kiev dell’XI secolo.

Mosca (AsiaNews) – Una polemica storico-antropologica sta accendendo gli animi dei russi nei confronti degli ucraini. Non bastava il conflitto permanente nel Donbass, e perfino la diatriba sulle magliette della nazionale di calcio dell’Ucraina, che presenta un riferimento alla Crimea occupata dai russi nel 2014. La nuova miccia è una proposta di legge presentata alla Rada (Parlamento) di Kiev dal presidente Volodymyr Zelenskyj sui “popoli nativi” del Paese attraversato dal Dnepr.

Nella lista di queste etnie originarie non è stata inclusa quella russa, facendo andare su tutte le furie lo stesso Vladimir Putin. Il 12 giugno, festa nazionale della Russia indipendente, il presidente russo ha ipotizzato che “adesso prenderanno la misura del cranio dei nostri consanguinei, e a milioni dovranno lasciare l’Ucraina per non vivere come cittadini di secondo piano. Stanno copiando le teorie e le pratiche della Germania nazista”. Anche la Duma di Stato russa ha diffuso una nota di protesta, chiamando il progetto una “offesa alla memoria storica, un nuovo tentativo di frapporre ostacoli e motivi di odio reciproco tra gli ucraini, i russi e gli altri popoli nativi dell’Ucraina”.

In effetti, nella lista di Zelenskyj ci sono solo altri tre popoli, oltre agli ucraini veri e propri: i tatari di Crimea, gli abitanti originari della penisola crimeana e i caraiti, una comunità ebraica di ceppo turco stanziata in Crimea e sulla costa del Mar Nero. Gli stessi ucraini, del resto, sono imparentati con i polacchi e discendono in larga parte dai cosacchi del Don, che radunavano uomini liberi da oriente a occidente in cerca di autonomia.

Il presidente ucraino ha promesso che la legge sarà approvata prima dell’estate. È stata presentata alla Rada lo scorso 18 maggio, giorno in cui l’Ucraina ricorda le vittime del genocidio dei tatari della Crimea, con le deportazioni di massa del 1944 decise da Stalin: due milioni di persone furono trasferite in Siberia in una settimana. Zelenskyj ha anche chiarito che la legge permetterà di realizzare “la de-occupazione e la reintegrazione della Crimea e di Sebastopoli, con una concezione dello sviluppo della lingua tataro-crimeana entro il 2032”. La legge ha dunque una finalità direttamente anti-russa, prevedendo il ritorno della penisola alla patria ucraina.

Secondo Zelenskyj “faremo finalmente quello che andava fatto 30 anni fa, dopo otto mandati della Rada e di tutti i miei predecessori “. Il termine “popoli nativi” (korennye narody) è fissato addirittura nella Costituzione ucraina, in cui lo Stato si impegna per “lo sviluppo dell’identità etnica, culturale, linguistica e religiosa non soltanto delle minoranze nazionali, ma anche di tutti i popoli nativi dell’Ucraina”. La stessa concezione risulta da diverse leggi del Paese, come quella sulle lingue ufficiali, di cui l’ucraino è quella statale. Quelle dei “popoli nativi” possono essere usate fino alle scuole medie per l’insegnamento, e tutte le altre si studiano come lingue straniere (quelle europee possono essere usate per singoli corsi). Il russo viene di fatto equiparato a una lingua straniera, per di più “non europea”.

Nel progetto di legge vengono riportate le caratteristiche di un “popolo nativo”: si è formato sul territorio dell’Ucraina; è portatore di un’identità linguistica e culturale; ha degli organismi di rappresentanza tradizionali, sociali e culturali; ha coscienza di essere un popolo nativo dell’Ucraina; costituisce una minoranza nel Paese. Infine – ciò che esclude i russi – esso non ha alle spalle un proprio Stato al di fuori dei confini ucraini. Secondo Zelenskyj si tratta di caratteristiche in linea con i documenti delle Nazioni Unite su questi temi.

La diatriba tra russi e ucraini affonda le sue radici nelle origini comuni della Rus’ di Kiev dell’XI secolo, di cui Mosca sarebbe diventata erede dopo il “giogo tartaro” nel ‘400. Anche i russi hanno leggi per la protezione di “popoli nativi” minoritari, e ritengono gli ucraini una delle varianti della propria composizione multinazionale a guida russa, di fatto senza veramente distinguerli dalla propria etnia, come anche i bielorussi.

L’iniziativa di Zelenskyj, che Putin dileggia dicendo che “lui stesso è di nazionalità ebraica”, cerca dunque di chiudere una disputa plurisecolare in modo piuttosto sbrigativo, e le definizioni sulla carta non cambieranno di molto la situazione di un popolo la cui identità rimane da sempre in sospeso, sul confine tra occidente europeo e oriente asiatico.


Stampa libera ma filorussa.

La nuova provocazione di Zelensky: l'Ucraina approva la legge che fa arrabbiare i russi - Free Press
Stampa libera
giugno 2021

https://www.slobodenpecat.mk/it/nova-pr ... ti-rusite/

La Corte suprema ucraina ha approvato una legge sui popoli indigeni dell'Ucraina che non include i russi. L'iniziativa per l'adozione della legge è stata avviata dal presidente Volodomir Zelenski. Nella sessione straordinaria di oggi, la legge è stata sostenuta da 326 parlamentari ed entrerà in vigore dopo la firma del presidente, riferisce TAS.

La legge definisce i diritti delle popolazioni indigene della comunità etnica originaria del territorio dell'Ucraina, che hanno la propria lingua e cultura originaria, organismi tradizionali, sociali, culturali e di difesa, sentendosi un "vero" popolo ucraino. Questa legge copre principalmente le minoranze etniche che vivono nel paese, che non hanno i propri stati al di fuori dell'Ucraina.

Cosa fa davvero arrabbiare i russi?

La definizione della legge afferma che in Crimea questo status è detenuto da tartari di Crimea, Crimea e Crimea, mentre i russi non sono considerati un popolo indigeno dell'Ucraina.
L'iniziativa di Zelensky e il disegno di legge hanno suscitato critiche diffuse in Russia e, secondo Peter Tolstoj, vicepresidente della Duma di Stato russa, gli ucraini stanno cancellando 20 milioni di russi dalla loro storia.
La Chiesa ortodossa russa ha detto agli ucraini che una tale decisione potrebbe minare la stabilità e l'integrità dell'Ucraina.
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha rilevato che il problema degli ucraini con i popoli indigeni è presente in tutti i dibattiti internazionali e che è discusso con la dirigenza di varie strutture internazionali, e ha aggiunto che con tale iniziativa essi discriminare milioni di russi.
Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che la legge ucraina non è in linea con le norme del diritto umanitario internazionale e reca gravi danni al popolo russo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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