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Altre demenzialità e calunnie contro gli USA e l'UcrainaL'Ucraina se l'è comprata l'AmericaIl Giardiniere
17 maggio 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9010695713Sapete perché gli Usa mandano tante armi all’ucraina? Non per carità cristiana, siatene certi. Semplicemente perché 3 grandi multinazionali statunitensi hanno comprato da Zelensky 17 milioni di ettari di ottima terra.
Si tratta di CArgill, Dupont e Monsanto (la quale è formalmente germano-australiana ma di capitale statunitense). Il 5 per cento del terreno agricolo Ucraino è stato poi acquistato dallo stato cinese.
Per capire quanto siano 17 milioni di ettari, basti pensare che tutta l'Italia ha 16,7 milioni di ettari di terra agricola.
Insomma, tre compagnie americane si sono comprate in ucraina una superficie agraria utile più vasta dell'intera italia.
E chi sono gli azionisti di queste tre compagnie?
Sempre loro: Vanguard, Blackrock, Blackstone. Cioè le stesse tre società finanziarie che controllano anche tutte le banche al mondo e tutte le maggiori industrie belliche dell'universo.
Insomma, se la suonano e se la cantano.
Ecco perché mangimi (cargill e Du pont) e concimi (Monsanto-Bayer) hanno subito aumenti clamorosi sin da prima della guerra: perché sapevano già tutto, erano informati di tutto.
E sapete quando finirà la guerra? Quando le grandi compagnie finanziarie avranno smaltito il loro stock di armi facendole pagare a noi, europei idioti, già spremuti dalla stessa combriccola che nel frattempo specula su grano, riso, mangimi, concimi.
Gli organi di informazione pompano la guerra. Per forza, sono sempre di proprietà di Vanguard, Blackrock e Blackstone. E Biden vuole la guerra. Per forza: è stato eletto dai magnifici tre.
Aveva ragione Battiato: abbocchi sempre all'amo.
Ma poi, mi chiedo io, di tutti questi soldi che se ne faranno i soliti noti - Buffet, Soros, Gates - che delle tre grandi compagnie finanziarie sono i soci palesi e occulti? Mangiano forse bank's guarantee ed hedge founds? Boh
No, la Monsanto NON ha comprato terreni in Ucraina, per due fondamentali motivi:Antonio Gabbatore
18 maggio 2022
https://www.facebook.com/antonio.gabbat ... 3981852102Primo: Monsanto non esiste più dal 2018, anno in cui è stata comprata dalla Bayer ( tedesca) che ha eliminato il marchio. Quindi niente Usa che in cambio avrebbero regalato le armi all'Ucraina. Il controllo della Bayer è tedesco, e tra i principali azionisti e investitori ci sono vari fondi sovrani. Il principale è il fondo sovrano di Singapore e tanti altri.
Secondo: in Ucraina fino a luglio del 2021 nessuno, nemmeno i privati, potevano acquistare i terreni. Dal 1 luglio del 2021 gli ucraini possono acquistare, al massimo, 100 ettari. La stessa legge vieta la vendita a soggetti e società straniere. C'è una proposta di legge che vuole consentire, a partire dal 2024, di poter vendere anche a società straniere, legge che comunque dovrebbe essere suffragata da un referendum. Prima, anche volendo, Monsanto non avrebbe potuto comprare nemmeno un orto.Mi chiedo: perché propagandare delle bufale EVIDENTI? Qual è il contributo al dibattito? Se per perorare una causa o giustificare una posizione si raccontano evidenti falsità non vi sorge il dubbio che forse siete dalla parte del torto?
In fondo al post tutti i riferimenti e le fonti.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Monsanto_Company https://it.m.wikipedia.org/wiki/Bayer https://www.facebook.com/antonio.gabbat ... 3981852102https://ccipu.org/news/cade-la-moratori ... ri-terreni Un'altra demenzialità.
ZELENSKY: EROE, O PRODOTTO HOLLYWOODIANO!?
Luigi Testa
18 maggio 2022
https://www.facebook.com/luigi.testa.52 ... 3221306603Fin dai primi tempi dell’affrancamento dell’Ucraina dalla Russia, Brezinsky – consigliere politico militare USA – aveva sostenuto che sottraendo l’Ucraina alla Russia, questa avrebbe cessato di essere una potenza europea, confinata definitivamente nell’arretratezza asiatica. Dopo alcuni anni di indipendenza fra crisi e contrasti, la rivoluzione arancione e poi il colpo di Maidan sono stati finanziati dagli americani per sovvertire il sistema con ben 5 miliardi di dollari, come ha dichiarato pubblicamente Victoria Nuland, inviata speciale presso l’ambasciata ucraina che ha gestito tutte queste operazioni eversive per conto della Commissione esteri del Senato Usa, presieduta da Joe BIDEN.
Era già in atto il processo di “nazificazione” dell’Ucraina, come denunciano i russi, via via imposta dall’elezione della Timoschenko, nota esponente della destra radicale, poi da Youshenko, il presidente Ucraino che oltre aver portato al governo noti esponenti della frangia ‘oltranzista’ delle milizie D’AZOV, ha dichiarato eroe nazionale Stefan Bandera, esponente del movimento nazista ucraino responsabile di molte stragi nel suo paese.
Dopo un periodo confuso di grave crisi politica, con l’avvento alla presidenza dell’oligarca miliardario Poroschenko, ai tempi della secessione della Crimea e dell’inizio del conflitto nel Donbass, il nostro Zelensky stava affermandosi come il comico più popolare dell’Ucraina con la sua telenovela a puntate “Servo del popolo” che imperava sulla principale televisione nazionale. E’ da quel momento che, visto il successo strabordante del comico, nasce l’idea nell’entourage di Igor Kolomoisky, il potente oligarca miliardario proprietario dell’emittente, di proporlo davvero per la carica di Presidente alle elezioni nazionali del 2019, dove batte lo stesso Poroshenko col 70% dei consensi, senza aver mai fatto politica neanche un giorno, e completamente all’oscuro di ogni affare di stato. In pochi anni di potere, entrambi finiti sotto indagine per malversazioni varie, sono poi comparsi negli elenchi segreti dei fondi illegali parcheggiati nel paradiso fiscale di Panama, e in varie altre inchieste pubbliche; detentori di ville e proprietà nel paese e all’estero, con patrimoni di miliardi di dollari, ben occultati in occidente.
Come se da noi Claudio BISIO fosse stato eletto presidente della Repubblica dopo aver fatto ridere tutta l'Italia col suo film!
Probabilmente il Tycoon televisivo ucraino, misurate le possibilità, e considerata l’arretratezza generale del suo popolo, non ha fatto che copiare un altro noto proprietario di televisioni private in Italia, anche lui riuscito a prendere il potere per quella via.
In questi ultimi anni, completamente manipolato dagli uomini degli apparati governativi, tutti di destra anti russa, Zelensky, privo di alcuna capacità di governo, ha completamente assecondato la politica di aggressione del DONBASS e di ostracismo della Crimea, facendo carta straccia degli accordi di Minsk, alimentando un conflitto che in otto anni ha provocato 14 mila morti. Fino al rifiuto, tre giorni prima dell’invasione, di una proposta di mediazione del Cancelliere tedesco Sholtz che avrebbe evitato la guerra, concordata con Russi e americani, col beneplacito europeo.
Ora, come tutti sanno, la strategia comunicativa del Presidente “eroe” ucraino è in mano a raffinati specialisti americani, che confidando nella completa ignoranza del resto del mondo dei fatti ucraini, fanno strame di verità attraverso gli schermi televisivi. Cosa che al paese inventore di HOLLYWOOD sta riuscendo magistralmente da quasi un secolo.
Questo è “l’eroe nazionale” militarizzato in maglietta, etero diretto e teleguidato da mani espertissime che vediamo tutti i giorni strabordare da tutti gli schermi occidentali, un magnifico attore che fa solo quel che può fare, recitare un copione rigorosamentre preparato per farlo apprire il 'presidente vittima' che guida generosamente il suo popolo in guerra.
I pacifisti italiani hanno sempre un nuovo motivo per non armare l'UcrainaLuciano Capone
18 maggio 2022
https://www.ilfoglio.it/societa/2022/05 ... a-4013076/Da "Putin ha già vinto" e "la resa ucraina è ineluttabile" a "non umiliamo troppo la Russia". Previsioni sballate, analisi ribaltate, ma conclusioni sempre uguali: è colpa della Nato. Il fantastico mondo di Orsini, Mini, Montanari & co.
Una cosa è certa: gli ucraini non vanno aiutati a difendersi, ma i motivi cambiano. In tanti, a partire da Vladimir Putin, hanno sbagliato le previsioni. Succede in ogni guerra, d’altronde era il generale Eisenhower a dire che “i piani non sono niente, pianificare è tutto”. Ciò che conta è adeguarsi al contesto che cambia. E questa capacità di adattamento i generali di Putin dovrebbero mutuarla dai sedicenti pacifisti italiani, in grado di cambiare repentinamente le ragioni per non aiutare gli ucraini e incolpare la Nato.
Inizialmente il motivo per non inviare armi all’Ucraina era che “Putin ha già vinto”, come sentenziò Alessandro Orsini nella performance a Piazzapulita che l’ha reso famoso: “Bisogna riconoscere la sconfitta. Questa guerra è già persa, non esiste possibilità al mondo che qualcuno sottragga l’Ucraina a Putin”, diceva. “L’Ucraina è persa – disse all’inizio dell’invasione –. che Kiev possa resistere è da escludersi”. La resistenza avrebbe solo prolungato l’agonia, la resa era la scelta più realistica e incruenta: “Da un punto di vista militare questa guerra non può essere vinta dall’Ucraina, e dunque il nostro invio di armi rischia di far pagare un prezzo ancora più alto”, diceva Tomaso Montanari. Lo storico dell’arte scriveva sul Fatto quotidiano che le armi sarebbero servite solo a “prolungare e aggravare una guerra dall’esito purtroppo scontato”, ovvero “l’ineluttabile resa a una potenza così più grande”.
D’altronde, sempre sul Fatto, comparivano le analisi di Fabio Mini che descrivevano la marcia trionfale di Putin, anche dopo i primi evidenti rovesci. “È strumentale l’idea che la Russia abbia cercato di impadronirsi di Kiev per eliminare Zelensky”, sciveva il generale Mini. Anzi, Putin voleva tenerlo al potere per negoziare. E per i russi tutto procedeva secondo i piani: “Il ‘rallentamento’ che i nostri ‘esperti’ attribuiscono alla cattiva logistica è solo la conseguenza di aver raggiunto i loro obiettivi”. Erano fesserie. L’Ucraina ha resistito e inflitto enormi perdite ai russi, costringendoli a ritirarsi da Kyiv, Sumy, Chernihiv, Kharkiv. Putin non aveva “già vinto”, anzi, ora rischia di subire una sconfitta epocale. E cosa dicono quegli stessi commentatori? Che non bisogna più aiutare l’Ucraina perché si rischia di umiliare Putin!
Senza ammettere di aver sbagliato analisi, si salta da un ragionamento all’altro fischiettando. Bianca Berlinguer chiede se la guerra stia andando male per Putin e Orsini dice che ha “una grande difficoltà a rispondere” perché “è difficile capire cosa stia succedendo sul campo”. Se prima dell'invasione Orsini aveva la certezza che Putin avesse già vinto, ora che la guerra è in corso e ci sono gli elementi per valutarne l'evoluzione gli è impossibile capire cosa stia succedendo. In ogni caso per Orsini “sono molto importanti le parole di Macron” che dice che “non dovremo umiliare la Russia”, presupponendo quindi che chi aveva già vinto ora ha quasi perso, Mini, in coppia con Franco Cardini e sempre sul Fatto, invece ora ammette che Putin ha commesso degli errori, come “il celebre passo falso dell’invito agli alti ufficiali dell’esercito ucraino a destituire Zelensky”. Prima scriveva che non voleva eliminarlo, ora che il suo errore è stato provarci. Mini e Cardini riconoscono anche gli errori e le criticità sul campo dei russi, ma è colpa della “trappola tesa dagli americani” a Putin, che è consistita “nell’obbligarlo a scegliere” l’azione militare per poi fargli “trovare la sorpresa di un paese che era sostanzialmente già membro della Nato”.
In pratica, quella vecchia volpe di Sleepy Joe (Biden) ha fatto credere a quel pollo di Putin di dover invadere l’Ucraina per non farla entrare nella Nato, mentre quella già era nella Nato! E così, per continuare a dare la colpa agli Usa, Putin che solo poche settimane prima veniva descritto come un lucido stratega diventa il più grande boccalone della storia.
Questa è una testata di estrema destra, antiamericana, antiucraina e filorussa. Poco affidabile e poco credibile. Fa disinformazione.Che fine faranno le armi fornite all’Ucraina? Negli USA cominciano a chiederselo – Analisi Difesa
Gianandrea Gaiani
17 maggio 2022
https://www.analisidifesa.it/2022/05/ch ... llucraina/La stampa statunitense si sta accorgendo dei rischi connessi alle massicce forniture di armi all’Ucraina per combattere i russi e comincia a porre gravi e inquietanti interrogativi circa la capacità di Washington di mantenere un efficace controllo delle armi inviate a Kiev.
Il Washington Post, in particolare, ha posto il problema in un ampio e documentato articolo di John Hudson pubblicato il 14 maggio, chiedendo se gli aiuti militari andranno nelle mani giuste e quanto alto sia il rischio che vengano risucchiate in un’Ucraina che è uno dei principali hub europei del traffico di armi.
Ora oltre Atlantico c’è chi teme che parte delle attrezzature donate a Kiev possa finire nelle mani degli avversari dell’Occidente o che possa riemergere in altri conflitti nei prossimi decenni. Questo perché – dice al Washington Post William Hartung, un esperto del think tank Quincy Institute – mentre in Afghanistan “gli Stati Uniti avevano una presenza importante nel Paese che consentiva di avere almeno la possibilità di tracciare i percorsi delle armi, in Ucraina il governo statunitense è cieco in termini di monitoraggio delle armi fornite alle milizie civili e ai militari”.
Nonostante questa differenza di presenza sul campo però, la fuga degli americani e dei loro alleati da Kabul e il successivo immediato tracollo delle forze armate governative afghane, hanno lasciato in mano ai talebani 7,12 miliardi di dollari di armi e mezzi statunitensi inclusi missili, aerei, elicotteri, veicoli, armi e munizioni, secondo un rapporto del Pentagono di cui Analisi Difesa si è occupata a fine aprile.
In Ucraina, secondo Rachel Stohl, vicepresidente dello Stimson Center – “è semplicemente impossibile tenere traccia non solo di dove vanno tutti questi equipaggiamenti e chi li userà, ma anche come vengono usati”.
Il quotidiano statunitense ha del resto ricordato che l’Ucraina è sempre stata, fin dalla sua indipendenza post-sovietica, il paradiso del traffico e dei trafficanti di armi grazie anche alla corruzione endemica e dilagante.
Small Arms Survey ha valutato che una parte dei 7,1 milioni di armi portatili a disposizione dell’esercito ucraino nel 1992 fu “dirottata verso aree di conflitto” sottolineando “il rischio di fuoriuscite nel mercato nero locale”.
Situazione aggravatasi dopo lo sc oppio della guerra nel Donbass quando i combattenti di entrambe le fazioni svuotarono i depositi di armi e munizioni delle istituzioni statali e regionali, senza che si sappia dove questi equipaggiamenti siano poi finiti, aggiunge il Washington Post ricordando che funzionari dell’amministrazione Biden si sono incontrati con specialisti nel controllo degli armamenti per decidere una strategia.
“Non è chiaro – dice Annie Shiel, consulente del Center for Civilians in Conflict – quali misure di mitigazione del rischio o di monitoraggio abbiano adottato gli Stati Uniti e gli altri Paesi, o quali garanzie abbiano ottenuto, per garantire la protezione dei civili”.
Fa sicuramente piacere vedere che istituzioni e media statunitensi si pongono oggi gli stessi interrogativi che Analisi Difesa aveva evidenziato oltre due mesi or sono, con l’editoriale “I rischi della belligeranza” pubblicato l’11 marzo.
All’epoca molti grandi media e tv non fecero molto caso alle valutazioni espresse in proposito sul nostro web-magazine che riportiamo qui sotto.
Le armi distribuite alle milizie potrebbero inoltre venire impiegate per compiere azioni criminali o finire sul mercato clandestino che alimenta malavita organizzata e gruppi terroristici, specie in una nazione che registra un elevatissimo tasso di corruzione negli apparati pubblici.
Meglio non dimenticare che la mafia ucraina è ramificata anche in Medio Oriente e Caucaso e che almeno due battaglioni di jihadisti ceceni combattono al fianco degli ucraini in contrapposizione alle truppe di Mosca e ai governativi ceceni filo-russi presenti anch’essi in questo conflitto.
L’ipotesi che un buon quantitativo di missili e lanciarazzi anticarro o antiaerei possano finire nelle mani di milizie jihadiste è un incubo per la sicurezza della stessa Europa che quelle armi sta fornendo a Kiev senza alcun apparente controllo circa la loro destinazione.
Di fronte a questa minaccia l’opzione che tali arsenali cadano in mano ai russi o vengano distrutti in battaglia appare quasi auspicabile rispetto al rischio di armare pesantemente malavitosi e terroristi che potrebbero impiegare missili anticarro nelle nostre città e antiaerei per abbattere aerei di linea.
Aggiungiamo oggi che il tema andava posto e affrontato a inizio marzo, quando tutti in Occidente decisero di armare in modo massiccio gli ucraini.
Considerando la gigantesca mole di armi e munizioni già fornita da tutte le nazioni della NATO al governo di Kiev che arma Esercito, Guardia Nazionale e persino civili oltre a tenere conto che la situazione bellica potrebbe determinare il collasso dello stato ucraino, porsi oggi il problema come fa il Washington Post e altri media statunitensi equivale a prendere in considerazione l’ipotesi chiudere il recinto quando i buoi sono già scappati da tempo.
I pacifisti italiani hanno sempre un nuovo motivo per non armare l'UcrainaLuciano Capone
18 maggio 2022
https://www.ilfoglio.it/societa/2022/05 ... a-4013076/Da "Putin ha già vinto" e "la resa ucraina è ineluttabile" a "non umiliamo troppo la Russia". Previsioni sballate, analisi ribaltate, ma conclusioni sempre uguali: è colpa della Nato. Il fantastico mondo di Orsini, Mini, Montanari & co.
Una cosa è certa: gli ucraini non vanno aiutati a difendersi, ma i motivi cambiano. In tanti, a partire da Vladimir Putin, hanno sbagliato le previsioni. Succede in ogni guerra, d’altronde era il generale Eisenhower a dire che “i piani non sono niente, pianificare è tutto”. Ciò che conta è adeguarsi al contesto che cambia. E questa capacità di adattamento i generali di Putin dovrebbero mutuarla dai sedicenti pacifisti italiani, in grado di cambiare repentinamente le ragioni per non aiutare gli ucraini e incolpare la Nato.
Inizialmente il motivo per non inviare armi all’Ucraina era che “Putin ha già vinto”, come sentenziò Alessandro Orsini nella performance a Piazzapulita che l’ha reso famoso: “Bisogna riconoscere la sconfitta. Questa guerra è già persa, non esiste possibilità al mondo che qualcuno sottragga l’Ucraina a Putin”, diceva. “L’Ucraina è persa – disse all’inizio dell’invasione –. che Kiev possa resistere è da escludersi”. La resistenza avrebbe solo prolungato l’agonia, la resa era la scelta più realistica e incruenta: “Da un punto di vista militare questa guerra non può essere vinta dall’Ucraina, e dunque il nostro invio di armi rischia di far pagare un prezzo ancora più alto”, diceva Tomaso Montanari. Lo storico dell’arte scriveva sul Fatto quotidiano che le armi sarebbero servite solo a “prolungare e aggravare una guerra dall’esito purtroppo scontato”, ovvero “l’ineluttabile resa a una potenza così più grande”.
D’altronde, sempre sul Fatto, comparivano le analisi di Fabio Mini che descrivevano la marcia trionfale di Putin, anche dopo i primi evidenti rovesci. “È strumentale l’idea che la Russia abbia cercato di impadronirsi di Kiev per eliminare Zelensky”, sciveva il generale Mini. Anzi, Putin voleva tenerlo al potere per negoziare. E per i russi tutto procedeva secondo i piani: “Il ‘rallentamento’ che i nostri ‘esperti’ attribuiscono alla cattiva logistica è solo la conseguenza di aver raggiunto i loro obiettivi”. Erano fesserie. L’Ucraina ha resistito e inflitto enormi perdite ai russi, costringendoli a ritirarsi da Kyiv, Sumy, Chernihiv, Kharkiv. Putin non aveva “già vinto”, anzi, ora rischia di subire una sconfitta epocale. E cosa dicono quegli stessi commentatori? Che non bisogna più aiutare l’Ucraina perché si rischia di umiliare Putin!
Senza ammettere di aver sbagliato analisi, si salta da un ragionamento all’altro fischiettando. Bianca Berlinguer chiede se la guerra stia andando male per Putin e Orsini dice che ha “una grande difficoltà a rispondere” perché “è difficile capire cosa stia succedendo sul campo”. Se prima dell'invasione Orsini aveva la certezza che Putin avesse già vinto, ora che la guerra è in corso e ci sono gli elementi per valutarne l'evoluzione gli è impossibile capire cosa stia succedendo. In ogni caso per Orsini “sono molto importanti le parole di Macron” che dice che “non dovremo umiliare la Russia”, presupponendo quindi che chi aveva già vinto ora ha quasi perso, Mini, in coppia con Franco Cardini e sempre sul Fatto, invece ora ammette che Putin ha commesso degli errori, come “il celebre passo falso dell’invito agli alti ufficiali dell’esercito ucraino a destituire Zelensky”. Prima scriveva che non voleva eliminarlo, ora che il suo errore è stato provarci. Mini e Cardini riconoscono anche gli errori e le criticità sul campo dei russi, ma è colpa della “trappola tesa dagli americani” a Putin, che è consistita “nell’obbligarlo a scegliere” l’azione militare per poi fargli “trovare la sorpresa di un paese che era sostanzialmente già membro della Nato”.
In pratica, quella vecchia volpe di Sleepy Joe (Biden) ha fatto credere a quel pollo di Putin di dover invadere l’Ucraina per non farla entrare nella Nato, mentre quella già era nella Nato! E così, per continuare a dare la colpa agli Usa, Putin che solo poche settimane prima veniva descritto come un lucido stratega diventa il più grande boccalone della storia.