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La propaganda URSS, russo sovietica contro gli USA e la NATOLa disinformazione russa sulla missione Defender? Ecco come ha funzionato Gabriele Carrer e Stefano Pioppi
12 marzo 2020
https://formiche.net/2020/03/defender-e ... ormazione/ C’è chi prova a sfruttare il Coronavirus. Lo fa la Cina, portando “aiuti” che in realtà altro non sono che forniture pagate, per ripulirsi coscienza e faccia sul palcoscenico internazionale. Lo fanno anche le galassie antioccidentali che stanno alimentando il complottismo. C’è chi lo fa strizzando l’occhio a Pechino e accusando Stati Uniti e Unione europea di immobilismo e assenza di solidarietà. C’è, invece, chi lo fa guardando al Cremlino e alimentando un circuito di disinformazione attorno alla maxi esercitazione Nato in Europa.
UNO STRANO COMPLOTTISMO
Il quadro della disinformazione è infatti in questi giorni piuttosto evidente su Defender Europe 2020, la maxi esercitazione che dovrebbe portare in Europa 20.000 militari americani direttamente dagli Stati Uniti, da aggiungere ai 10.000 già presenti e ai 7.000 degli altri 17 Paesi partecipanti, con il condizionale dovuto alle possibili rimodulazioni e riduzioni proprio per l’emergenza sanitaria. Seppur programmate da diversi anni e finalizzate a testare le capacità di difesa del Vecchio continente, le manovre sono state oggetto di uno strano complottismo anche nel nostro Paese, vista la contestualità dei primi dispiegamenti con il crescere dei numeri di contagi da Coronavirus. Le teorie del complotto e dell’invasione americana non sono però il frutto di letture annoiate durante la forzata permanenza domestica di questi giorni. Lo dimostra l’analisi pubblicata dal Digital Forensic Research Lab (DFRLab) dell’Atlantic Council, il laboratorio specializzato nell’indagine su campagne di disinformazione e sulla ricostruzione della diffusione anomala di contenuti digitali.
LA NARRATIVA DEL CREMLINO
A leggere l’analisi dell’esperta Nika Aleksejeva, quanto sta accadendo in Italia non sarebbe altro che un piccolo sintomo di una campagna di disinformazione ben orchestrata che è in corso tra Germania e Repubbliche baltiche, proprio lì dove si concentrerà Defender Europe tra circa un mese. Esperti russi, politici di estrema sinistra tedeschi e un anonimo lettone attivo sui social sono tra i protagonisti di questa storia. L’obiettivo? Diffondere il sentimento anti-Nato approfittando delle paure generate dall’epidemia in corso, descrivendo l’esercitazione come un rischio di contagio per i Paesi coinvolti e un fattore di insicurezza per l’Europa. Al centro di tale narrativa c’è l’idea che i militari americani in partenza dall’Italia per partecipare a Defender Europe possano diffondere il virus.
ANONIMI LETTONI
Il primo contenuto online che ha associato l’esercitazione al Coronavirus è apparso il 26 febbraio sul sito in lingua inglese OpEdNews.com, a firma Alvis Petus, per poi venire ripreso da BulgarianMilitary.com, BalticWord.eu, e TheDuran.com. Alvis Petus non ha profili social, e la firma appare esclusivamente legata a contenuti anti-Nato. Per quanto riguarda i siti in questione, ad eccezione di BulgarianMilitary.com, sono tutti già identificati dal DFRLab come parte del network impegnato a diffondere campagne ostili all’Alleanza Atlantica tra Lettonia e Lituania.
POLITICI TEDESCHI
Hanno nomi e cognomi invece i politici tedeschi Alexander Neu e Torsten Koplin, parlamentari in quota Die Linke, partito di sinistra attualmente all’opposizione. Il primo ha firmato sul sito del partito un commento dal titolo “Defender 2020 must be stopped”, ripreso poi il 27 febbraio da Sputnik Germany. Il secondo ha espresso le stesse argomentazioni il giorno seguente sul quotidiano Nordkurier. Eppure, già da fine gennaio era sulla homepage di Die Linke il link alla sezione “Stop Defender 2020”, collegata a contenuti pubblicati sull’omonima pagina Facebook che già a metà dicembre (ben prima dei primi casi di Coronavirus) si scagliava contro Defender Europe per un fantomatico rischio alla sicurezza del Vecchio continente (cosa che la Russia ripete da sempre sull’esercitazione). Sullo stesso sito c’è anche un link ad antidef20.de, portale della campagna guidata da un’organizzazione pacifista tedesca a cui l’11 febbraio ha scritto per avere maggiore supporto per le sue battaglie proprio Alvis Petus.
ED ESPERTI RUSSI
Il 27 febbraio si è attivato anche il canale russo della faccenda. Sul portale russo Voenno Politicheskoe Obozren è apparso un articolo di Vladimir Vyachich (esperto vicino al Cremlino) dal titolo “Defender Europe, la strada mortale del Coronavirus in Europa”, secondo cui la situazione nella base americana di Vicenza sarebbe fuori controllo per l’epidemia. L’articolo è stato ripubblicato il giorno dopo su RusVesna e NovostiDnya24.ru, altri siti di propaganda russa, mentre i colleghi di EADaily rilanciavano contenuti simili citando altri esperti russi. A News Front è toccata la traduzione della faccenda in inglese, spagnolo e francese, anche se il successo maggiore in termini di interazioni social (come riscontrato attraverso BuzzSumo) lo hanno avuto i contenuti tedeschi.
IL CASO IN ITALIA
Ad alimentare la narrativa di una “invasione” Nato nel nostro Paese sono stati in molti. Tra questi, Diego Fusaro e Fabrizio Barca. Tutto nasce da un articolo di Manlio Dinucci sul Manifesto dal titolo allarmistico “30mila soldati dagli Usa in Europa senza mascherina”, prontamente ripreso anche da siti come l’Antidiplomatico, vicino ad Alessandro Di Battista, e da Byoblu, una delle più attive fucine di complottisti d’Italia curata dal grillino Claudio Messora. Ecco il tweet (che ha riscosso molto successo negli ambienti sovranisti) di Fusaro, da sempre schierato con tutti i regimi antioccidentali.
Tweet Fusaro
Fusaro si è lanciato addirittura in un post sul suo blog sul Fatto Quotidiano per dire quanto segue: “Giacché il tutto si svolge precipuamente sul fronte orientale, in direzione del confine russo, o addirittura negli ex spazi sovietici ora atlantizzati (come la Lettonia e l’Estonia), la risposta è autoevidente: l’obiettivo è difendere l’Europa dalla Russia di Putin”. È sufficiente evidenziare che tra gli obiettivi dell’esercitazione non compare affatto l’amata Russia di Fusaro per convincersi che non serve tornare indietro, all’inizio del virgolettato, per provare a capire che cosa il filosofo volesse dire.
Ecco, invece, il tweet dell’economista di area Pd Fabrizio Barca.
Tweet barca
E L’INTERVENTO NECESSARIO DEL MINISTRO GUERINI
È dovuta intervenire la politica per mettere un freno alla diffusione di fake news. Prima la nota dei deputati pentastellati Gianluca Rizzo e Luca Frusone, rispettivamente presidente della Commissione Difesa della Camera e capo della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea della Nato, per spiegare che l’esercitazione “non si svolge sul territorio italiano né coinvolge reparti delle Forze armate del nostro Paese”. Infine, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini: “Gli uomini e le donne della Difesa sono in campo senza sosta per fronteggiare, in questo delicato momento, l’emergenza sanitaria e per garantire l’attuazione delle importanti delibere decise del governo”. Ecco la ragione dietro la scelta della Difesa di non confermare il nostro contributo all’esercitazione Defender 2020 “pur sostenendo il valore strategico dell’esercitazione”. Nella stessa nota il ministro ha sottolineato che la Nato rappresenta “il pilastro fondamentale, insieme all’Unione europea, per la nostra difesa e l’Italia continuerà a fornire il suo prezioso contributo nelle missioni internazionali per la stabilizzazione delle aree di crisi da dove provengono le minacce per la nostra sicurezza”.
Perché il blog di Grillo aggredisce l'America di Biden e loda la Cina di Xi? - StartmagLe tesi del blog di Beppe Grillo commentate da Gianfranco Polillo
1 aprile 2021
https://www.startmag.it/mondo/perche-il ... ina-di-xi/ Il giorno stesso in cui Walter Biot, ufficiale della Marina militare, veniva arrestato con l’accusa infamante di tradimento, per aver passato ai russi segreti militari, Beppe Grillo, sul suo blog pubblicava un lunghissimo articolo di Fabio Massimo Parenti. Titolo: “Un maccartismo disastroso. USA ed UE hanno perso la ragione?”. Un intervento tutto proiettato in difesa di Russia e Cina e completamente ostile nei confronti della nuova Amministrazione americana e di chi in Europa ne vorrebbe assecondare il relativo disegno. Quella sorta di new containment, che ricalca la dottrina elaborata da Washington, alla fine degli anni Cinquanta, per scongiurare possibili effetti domino, dovuti all’avanzare delle truppe comuniste, specie alla periferia del loro impero. La formula adottata da Grillo (La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. (Karl Marx)) ne suona ulteriore conferma.
Impossibile, almeno per noi, capire la logica che ha guidato la scelta dell’Elevato. Una svista? Una becera provocazione? La mano protesa verso l’impero del male? La ricerca di una sponda straniera per fini inconffesabile? Indispensabile sarebbe un chiarimento che dovrebbe essere dato, nell’ordine, dallo stesso Grillo, quindi da Giuseppe Conte, prossimo capo del movimento. Poi da Luigi Di Maio, innanzitutto, come ministro degli Esteri (non basta aver convocato l’ambasciatore russo) quindi come past capo politico di quello stesso movimento. Ed infine da Enrico Letta, così rapido nel mettere in luce le presunte o reali debolezze di Matteo Salvini, ancora rubricato come sovranista, ma stranamente silente di fronte ad un affondo, come quello che appare sul blog del padre-padrone dei suoi principali alleati.
Ma quali sono stati gli argomenti usati dall’autore? Soprattutto chi è costui? Un curriculum di tutto rispetto. Foreign Associate Professor di Economia Politica Internazionale alla China Foreign Affairs University, Beijing. In Italia insegna all’Istituto Internazionale Lorenzo de’ Medici a Firenze, dopo aver prestato servizio in altre università straniere. Un sinologo, quindi. Come ce ne sono stati tanti in Italia, durante l’epoca della presidenza di Mao Tze Tung. Intellettuali prestati alla causa, pronti a far proseliti tra i giovani più fragili da un punto di vista politico e culturale. A volte destinati a consumare la loro esistenza nell’inferno del terrorismo.
Il testo pubblicato da Grillo contiene alcune inesattezze e tante nefandezze. A partire dal titolo: del tutto improprio il riferimento al maccartismo. Che negli USA degli anni ‘50 fu caccia alle streghe, condotta contro cittadini americani, accusati di essere comunisti o filo-comunisti. La contrapposizione nei confronti del blocco socialista (URRS, Cina e loro alleati) fu ben più dura, fino alla guerra aperta, nel tentativo di determinare quel roll back che era stato nell’auspicio dell’Amministrazione, fin dai tempi di Dwight Eisenhower.
Le accuse maggiori, nel blog, sono rivolte contro il duo Biden-Blinken, per la loro pretesa di essere portatori di “suprematismo valoriale” che, secondo l’autore, “mette in pericolo l’umanità”. Una pretesa che si fonda sul “mantra sulla violazione dei “diritti umani”, che, come tutti sanno, altro non è che una montatura della CIA, che manipola continuamente l’informazione. Anzi per essere più precisi un’informazione veicolata da “rapporti di ONG basati su informazioni e speculazioni non verificabili”. E poi c’è da chiedersi, aggiunge sempre il nostro, ma da che pulpito viene la predica? Sulla base delle informazioni del Consiglio di stato cinese (sic!) la realtà americana, tra fenomeni di razzismo, violenze della polizia e stragi di innocenti, è il Paese meno titolato per esprimere giudizi.
Date queste premesse, le conclusioni sono coerenti, al grido “non abbiamo bisogno di una nuova guerra fredda”. Che l’Europa si svegli e faccia di tutto per dissuadere l’Amministrazione americana. O almeno si dissoci da qualsiasi atteggiamento guerriero. In particolare il gasdotto North Stream 2, che porterà in Germania il gas russo, etichettato come “cattiva idea” da parte dello stesso Biden, dovrà essere completato. E l’Italia dovrà insistere per rimanere nella BRI (Belt and Road Initiative), la famosa Via della seta. Vendendo semmai qualche parte pregiata del suo territorio nazionale, per garantire ulteriori sbocchi alla produzione cinese. In modo da contribuire ad estenderne l’influenza in campo internazionale.
Ma dove l’autore, complice Grillo, raggiunge punte di assoluto lirismo è sui vaccini. Nessun accenno, ovviamente, all’origine della pandemia, né ai ritardi (ma si tratta solo di questo?) con cui è stato lanciato l’allarme, tanto meno ai rilievi dell’OMS, sulle difficoltà incontrate dai tecnici occidentali in visita nei luoghi in cui tutto era iniziato. Al contrario la Cina, sta vaccinando “senza fretta perché l’epidemia è sotto controllo (grazie a uno dei più avanzati sistemi di diagnosi e tracciamento). Nel frattempo, lo stesso paese sta producendo e distribuendo dosi di vaccini a più di 70 paesi, soprattutto in via di sviluppo e meno sviluppati, attraverso una combinazione di donazioni, contratti standard, prestiti di sostegno ecc., fornendo anche la licenza per riprodurre i propri vaccini, secondo il principio del vaccino “bene comune” e della solidarietà internazionale”.
Ed, invece, dall’altra parte dell’Atlantico, “abbiamo un paese, gli Stati Uniti, che sta vaccinando solo la propria popolazione, bloccando le esportazioni e la liberalizzazione delle licenze presso l’OMC, anche qui con l’appoggio dell’UE. Quindi: nessuna solidarietà, nessuna cooperazione internazionale, nessuna azione globale proprio quando più ce ne sarebbe bisogno”. Insomma, credendo che possa bastare, è il mondo a testa in giù. La Cina e la Russia, come modello da imitare. Gli Stati Uniti, orribile alleato e l’Europa, la bella addormentata che finora ha preferito, sbagliando, l’Occidente.
Quando Grillo ha deciso di pubblicare queste farneticazioni sul suo blog, forse, aveva il mal di testa. Come tutto ciò sia compatibile con la futura alleanza con il Pd, entrambi – lo stesso Grillo e Enrico Letta – dovrebbero spiegarlo ai propri militanti. Per quanto ci riguarda, invece, tutto ciò non ci meraviglia. Per molti versi si assiste ad un ritorno alle origini. Quella voglia di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, per poi finire nelle grinfie dell’ultima nomenclatura comunista.
Grazie NATO!I fatti messi in riga come birilli uno con l'altro. Fuori dalle penose tifoserie, dalle approssimazioni, dalle falsità, dalla propaganda. Paolo Mieli non ha il privilegio di confrontarsi qui su Facebook con i massimi esperti della questione, ma gli lasciamo comunque il diritto di parola.
Niram Ferretti
28 febbraio 2022
LA CRISI UCRAINA: LA NATO, UN PO' DI STORIA (E NOI)
di Paolo Mieli, Il Corriere della Sera
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 Al cospetto delle atrocità compiute dai russi in Ucraina, rimane, inespressa, una piccola domanda. Quando è accaduto che noi occidentali abbiamo indotto l’Ucraina a varcare il Rubicone provocando l’ira di Putin. E quando è stato che Zelensky ha incautamente lanciato il guanto di sfida all’autocrate di Mosca. Che giorno? Che mese? Che anno?
La storia alle nostre spalle racconta cose diverse da quelle che si dicono e si scrivono in questi giorni. Dopo il crollo dell’impero sovietico, ci fu, nel 1994, una proposta della Nato alla Russia di un «Partenariato per la pace». Subito dopo, la Russia è stata accolta nel Consiglio d’Europa e nel G7. Nel 2002 Mosca è entrata nel Consiglio Nato-Russia. Quattordici anni fa (2008), nel consiglio Nato di Bucarest, gli Alleati annunciarono che l’Ucraina sarebbe potuta entrare, in un futuro imprecisato, nell’Organizzazione atlantica. Appena eletto Presidente degli Stati Uniti, Obama, nel 2009, volle verificare con l’allora segretario della Nato, l’olandese Jaap de Hoop Scheffer, lo stato della «pratica Ucraina e Georgia» (25 marzo). E, pur senza citarle esplicitamente, disse che le cose sarebbero andate avanti stando attenti a non urtare la suscettibilità russa.
Nel luglio di quello stesso anno (2009) Obama si recò a Mosca, incontrò Putin e furono rose e fiori. Poi venne il 2014 con piazza Maidan, la «rivoluzione arancione» a cui si accompagnò l’annessione russa della Crimea. Le cose si complicarono. Da quel momento la questione Ucraina-Nato è rimasta lì, sospesa. Niente è accaduto che possa giustificare l’apertura di una crisi di queste proporzioni.
Se n’è accorto Enrico Letta che, in anticipo sulla fase più drammatica dell’invasione dell’Ucraina, ha voluto fare chiarezza in modo definitivo. Annalisa Cuzzocrea («La Stampa»), gli ha posto una domanda diretta echeggiando quel che sostengono tanti (forse tutti) gli ex comunisti e molti liberal conservatori: «La Nato si è allargata troppo a est provocando questa reazione?». Il segretario del Pd le ha risposto in maniera franca: «È l’opposto. Quello che è successo dimostra che la Nato doveva far entrare l’Ucraina prima». E dimostra altresì, ha sostenuto Letta, «che l’Alleanza atlantica serve perché la democrazia va difesa». Poi il segretario del Pd ha aggiunto: «Abbiamo integrato l’Europa centro-orientale, Budapest, Vilnius, Varsavia, non possiamo tornare indietro». Più chiaro di così?
Va notato che, nei giorni successivi all’intervista, nessun dirigente o semplice militante del Pd si è sentito in dovere di aggiungere una chiosa alle parole del segretario. Neanche esponenti della sinistra esterna al Pd. Nessuno. Segno che o sono tutti distratti (il che non è da escludere) oppure l’intera comunità progressista italiana — eccezion fatta per l’Associazione nazionale partigiani — ritiene che l’Ucraina avrebbe dovuto essere ammessa e integrata nella Nato già una ventina d’anni fa. E che i fatti di questi giorni dimostrano che la Nato è un presidio della democrazia in Europa.
Letta, con poche e misurate espressioni, ha fatto giustizia di una leggenda riproposta negli ultimi giorni da molti «analisti». Cioè che nel 1991 alcuni leader occidentali (chi con precisione?) avrebbero preso con Gorbaciov l’impegno a non far entrare nella Nato le ex repubbliche sovietiche. Accadde qualcosa di ben diverso. L’allora segretario dell’Alleanza atlantica, Manfred Wörner (già ministro della difesa tra il 1982 e il 1988 nella Germania di Helmut Kohl), si impegnò con Gorbaciov a che l’organizzazione da lui guidata, a fronte dello scioglimento del Patto di Varsavia, mai avrebbe attentato alla sicurezza della Russia. Nient’altro.
Se qualcuno avesse fatto una promessa più impegnativa, non si capirebbe come sia potuto accadere che ben quindici di queste repubbliche siano poi entrate nell’Alleanza atlantica senza che Gorbaciov si sia sentito in obbligo di denunciare la violazione del presunto patto. Neanche Putin, al potere da più di vent’anni, ha mai protestato per il fatto che quindici repubbliche ex sovietiche sono state inserite nell’Alleanza atlantica «a dispetto» di quel fantomatico impegno del ‘91. Ernesto Galli della Loggia si è giustamente domandato giorni fa su queste pagine come mai Putin non si sia lamentato «per il fatto che la Polonia — membra anch’essa della Nato e confinante anch’essa con la russa Kaliningrad — potrebbe, se volesse sbriciolare in poche ore con un lancio di semplici missili da crociera la base della flotta russa del Baltico». Già, come mai?
Il fatto è che Enrico Letta, a differenza di alcuni suoi predecessori, non è particolarmente affascinato dall’antiamericanismo tuttora ben vivo dalle sue parti. E ha avuto l’audacia di dire qualcosa di non equivocabile. Qualcosa che renderà meno facile ai filorussi d’Italia — compresi quelli che adesso fanno atto di contrizione in pubblico — tornare alla carica quando tra qualche tempo sarà passata l’emozione per quel che di orribile è accaduto in questi giorni. Verrà il momento, ne siamo sicuri, in cui in molti torneranno a domandarsi pubblicamente se vale la pena fare dei sacrifici per gli ucraini i quali, a ben guardare, «se la sono cercata». Si dirà che Zelensky e i suoi sono responsabili dei torti subiti a causa della protervia con la quale, «sotto insegne naziste» (Putin), intendevano puntare dei missili contro Mosca e San Pietroburgo. Torneranno a sottolineare, quei molti, che l’impatto delle sanzioni è asimmetrico, nel senso che danneggia l’Italia più di quanto nuoccia agli Stati Uniti. E concluderanno che è giunta l’ora di prestar ascolto alle «ragioni dei russi». Cose già viste e sentite in passato, con altri dittatori, altre asimmetrie e altre «ragioni» dei prepotenti.
Quanto a Enrico Letta, se qualcuno tra un po’ lo metterà in croce per le dichiarazioni di cui si è detto, potrebbe proporsi come segretario generale della Nato (ne ha i titoli). Avrebbe il vantaggio di lasciarsi alle spalle le baruffe del «campo largo», con le quali pure ha dato prova di sapersi destreggiare in modo efficace. Ce ne sono altri mille che amano quel genere di cimento da «campieri», capaci, per giunta, di mordersi la lingua prima di pronunciar parole a favore della Nato. Lui, dati i tempi, non avrebbe difficoltà a far capire a una parte del mondo da cui proviene, che l’Alleanza atlantica è, forse, più importante.
USA ARROGANTI?Giovanni Bernardini
21 febbraio 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 8537177346 Indipendentemente da come la si può pensare sulla crisi ucraina, mi sembra che in questa occasione siano emersi, in maniera abbastanza trasversale, fortissimi sentimenti anti americani.
Gli USA sono il gendarme del mondo. Ci sono basi americane un po’ ovunque. Gli americani combattono a migliaia di chilometri da casa loro.
Mi è capitato spesso di leggere cose simili in questi giorni. Più o meno le stesse che negli anni 70 dello scorso secolo strillavano i contestatori dell’estrema sinistra, ammiratori di Mao, Guevara e, spesso, di Giuseppe Stalin. Stavolta però capita che a dire cose di questo genere siano persone vicine al centro destra. Le posizioni politiche, specie sui temi internazionali, si sono alquanto rimescolate ultimamente. Alcuni di coloro che strillavano “fuori dalla NATO” oggi si atteggiano a strenui difensori della alleanza atlantica. Sull’altro versante avviene a volte il contrario. Alcune persone di centro destra vedono la NATO come il fumo negli occhi, e non solo la NATO. Vedono male gli USA, gli USA indipendentemente da Trump o da Biden, gli USA in quanto “gendarmi del mondo".
Il discorso potrebbe farsi lunghissimo. Per affrontarlo compiutamente dovremmo parlare della crisi di identità dell’occidente, del diffondersi del cancro del politicamente corretto, delle elezioni americane, di moltissime cose insomma. Non è mia intenzione farlo. Mi limito a commentare una delle tante accuse che si fanno agli USA: quello di essere i “gendarmi del mondo” e di avere basi sparse un po’ ovunque per il pianeta.
Gli USA sono una potenza mondiale e sono il centro di complessi sistemi di alleanze. Una potenza mondiale che ha alleati un po’ ovunque ha basi militari un po’ ovunque. Solo degli ingenui possono stupirsi di una cosa simile o considerarla in quanto tale, indipendentemente da ogni altra considerazione, la prova di una intollerabile “arroganza”.
Davvero qualcuno pensa che ogni paese dovrebbe tenere il proprio esercito rigorosamente dentro i propri confini, senza effettuare mai alcun tipo di intervento esterno? È mai venuto in mente a certi critici degli USA che molto spesso i soldati americani, combattendo a migliaia di chilometri da casa loro, hanno risolto, o cercato di risolvere, bene o male, problemi che noi, stati “pacifici”, non militaristi siamo del tutto incapaci di Affrontare? L’esercito italiano avrebbe mai potuto affrontare l’ISIS? Nel caso in cui una guerra civile riportasse al potere in Egitto i fratelli musulmani esiste un esercito europeo in grado di rintuzzare i pericoli che da questa situazione potrebbero derivare?
Una cosa è criticare o condannare, anche duramente, certi interventi americani chiaramente sbagliati ed arroganti, basti pensare alla Libia, cosa del tutto diversa condannare qualsiasi intervento esterno dei soldati made in USA. In fondo anche coloro che sbarcarono in Sicilia e Normandia combattevano a migliaia di chilometri da casa loro. Per fortuna! Senza quegli sbarchi saremmo caduti nelle mani di baffetto o di baffone.
Val la pena, prima di concludere, di sottolineare un’altra cosa. Chi accusa gli americani di essere troppo presenti nel mondo dimentica stranamente la super presenza nel mondi di altri.
La Russia è vasta oltre 17 milioni di chilometri quadrati, la vecchia URSS superava i 20. Si tratta non di uno stato federale basato su un delicato equilibrio fra potere centrale ed autonomia degli stati ma di un autentico impero, retto per secoli con pugno di ferro. L’impero comunista nel momento della sua massima potenza si estendeva dal mare adriatico all’oceano pacifico. Il paese guida di tale impero non ha esitato un attimo ad intervenire manu militari nel cuore d’Europa.
Alla fine del secondo conflitto mondiale Mosca ha imposto un regime comunista di strettissima osservanza sovietica a tutti i paesi “liberati” dall’armata rossa. Non solo, ha imposto ai partiti comunisti di questi paesi leader di strettissima fede staliniana. Ed ogni volta che l’autocrate del Cremlino dubitava di tale fede i vari leader dei partiti comunisti est europei conoscevano le camere di tortura, spesso i plotoni d’esecuzione.
I carri armati sovietici sono intervenuti in Ungheria nel 1956 ed in Cecoslovacchia nel 1968. Forme meno dirette ma sempre brutali di intervento sovietico ci sono state un po’ in tutti i paesi del “campo socialista”.
Se c’è un paese che che ha effettuato un controllo asfissiante, brutale sui propri “alleati” è stato l’URSS.
Meno male che c’era la NATO si potrebbe dire. Ma allora i filo atlantici di oggi erano violentemente anti atlantici.
Non val la pena di continuare. Mi piacerebbe un po’ più di conoscenza storica ed un po’ meno di emotività anti americana da parte di tutti. Forse si potrebbe ragionare anche della crisi ucraina in maniera più distesa.
Solo questo.
IL RAPACE ZIO SAM, LA BUONA RUSSIA E LA SANA DIPENDENZAGEO-ENERGETICA
Niram Ferretti
22 febbraio 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 PREMESSA
Tra le varie tessere della propaganda filorussa, estremamente attiva ed aggressiva c’è un fantasy di Alexander Del Valle spacciato per analisi, che ha lo scopo di spiegare come l’attuale situazione di tensione tra Russia ed Ucraina sia da inquadrare nella prospettiva della “guerra energetica dichiarata dall’America alla Russia“. È una affermazione perentoria che pone in premessa già subito la responsabilità di ciò che sta accadendo sugli Stati Uniti, stendendo una coltre opportuna su come la Russia agisca da decenni per utilizzare il fabbisogno energetico dell’Europa come strumento di condizionamento geopolitico. La Russia, nel pezzo in questione deve apparire come parte lesa e gli Stati Uniti devono sembrare i colpevoli. Attenzione al verbo “sembrare”, perché in realtà si tratta di un gioco di prestigio in cui il trucco appare immediatamente in trasparenza.
CAMPIONARIO
Prendiamo questa frase di Del Valle a proposito del gasdotto South Stream. “Il progetto del gasdotto South Stream ha subito il peso maggiore di quella che abbiamo soprannominato la guerra 'neo-fredda' USA-Russia. Questo gasdotto, lungo 3,600 chilometri, destinato all’esportazione del gas siberiano aggirando l’Ucraina, doveva fornire fino a 63 miliardi di metri cubi all’anno ai paesi europei grazie a due diramazioni, una all’Austria, l’altra ai Balcani e all’Italia. Avviato nel 2007, questo progetto, sostenuto in particolare dall’Italia e da altri paesi dell’Europa meridionale e balcanica, è stato abbandonato nel 2014, a causa dei paesi più antirussi dell’Unione Europa e quindi degli Stati Uniti, che volevano che i loro alleati ucraini restassero nel affare del gas e soprattutto non dipendessero direttamente da Mosca”.
Dunque, il progetto South Stream è stato abbandonato a causa dell’ostilità “dei paesi più antirussi dell’Unione Europea“, che non vengono specificati. Sicuramente non la Germania, sicuramente non l’Italia, sicuramente non la Francia, sicuramente non la Gran Bretagna, ne restano ventiquattro. Forse, Malta, la Grecia, il Portogallo, il Belgio, l’Austria? Paesi che coalizzati contro la Russia, sarebbero sicuramente in grado di mettere in difficoltà i paesi citati, soprattutto la Germania, il cui ruolo secondario nell’Unione Europea è noto. C’è però un fatto che è più eclatante, e che Del Valle non menziona, probabilmente considerandolo a priori una pregiudiziale antirussa, ovvero l’aggressione e annessione illegale della Russia nei confronti della Crimea, guardacaso avvenuta proprio nel 2014. Non è stato questo episodio e le sanzioni internazionali che ne sono conseguite a determinare l’abbandono del progetto South Stream, è stata la russofobia europea e quella americana.
Sul fatto che gli Stati Uniti non desiderino che la Russia possa, attraverso le proprie politiche energetiche, creare una forte dipendenza europea nei suoi confronti è una di quelle ovvietà che non meriterebbero nemmeno di essere specificate. Per Del Valle questo risulta criticabile, lo capiamo, ma fa parte del grande gioco geopolitico in atto dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, e si iscrive nella contrapposizione tra USA e Russia in merito all’estensione dell’influenza politica in occidente.
ANTECEDENTI
Negli anni '60, l'Europa occidentale importava solo il 6% del proprio petrolio dal blocco sovietico. All'epoca venne pianificato un nuovo oleodotto, che, dall'estremo oriente russo avrebbe attraversato diversi paesi europei tra cui l’Ucraina e la Polonia, per terminare in Germania. Era una opportunità per i sovietici di cambiare la situazione a loro vantaggio. Come è comprensibile, agli Stati Uniti questa idea non piacque. Nel 1963, Kennedy tentò di bloccare l’oleodotto con un embargo nei confronti dei paesi allineati ai sovietici, sui tubi di ampio diametro e cercò l’aiuto degli alleati, tra cui la Germania occidentale. L’embargo fu solo parziale e un anno dopo l’oleodotto venne costruito. La stessa cosa accadde nel 1981, quando Ronald Reagan cercò di persuadere gli alleati europei di bloccare il progetto di un gasdotto dalla Siberia all’Europa dell’Est. La Francia e la Germania si opposero e gli Usa applicarono le sanzioni che potevano mettere in atto atte a bloccare il finanziamento del gasdotto. L’azione americana provocò una crisi con i partner europei che, alla fine portò all’eliminazione delle sanzioni da parte americana. Stiamo parlando di un’Europa già disponibile verso la Russia quando era ancora Unione Sovietica. Già allora la vigilanza americana nei confronti dell’Europa in merito ai suoi legami commerciali con la Russia veniva vissuta da quest'ultima come una ingerenza fastidiosa.
TEMPI ATTUALI
Con il dissolvimento dell’Unione Sovietica nel 1991 e il progressivo consolidamento di Vladimir Putin, la Russia ha proseguito in modo scaltro la sua politica di penetrazione dell’Europa e di condizionamento attraverso la dipendenza energetica. Per Putin, come prima di lui, per i leader sovietici, una dipendenza europea sul piano energetico nei confronti della Russia è un mezzo per creare dissidio tra gli alleati, in primis con gli Stati Uniti, al fine di indebolire e idealmente annullare lo stesso principio di Alleanza Atlantica, spostando l’Europa dall’influenza e dipendenza americana per avvicinarla a quella russa. Ad Alexander Del Valle, questo sta benissimo. Lo dice a chiare lettere: “Siamo lontani dalla solidarietà russo-europea e dall’asse geo-energetico Parigi-Berlino-Mosca voluto dal Generale De Gaulle nell’ambito del suo piano Fouchet”. Il piano Fouchet, aveva il fine di allontanare l’Europa dall’influenza americana con la Francia come mosca cocchiera. Già allora la Russia, sotto forma di Unione Sovietica, era vista come un interlocutore possibile. Del Valle rimpiange quel tempo, e quella possibilità sfumata.
Veniamo ai nostri giorni e apprestiamoci a concludere l'analisi di Del Valle.
“Il progetto del gasdotto che collega la Russia e la Germania, e che doveva entrare in funzione all’inizio del 2020 non è alla fine delle sue traversie. L’America, e quindi non solo Trump ma anche il suo successore Joe Biden, continuano a moltiplicare le tattiche di pressione per rimandare o mettere a repentaglio l’avvio del gasdotto, vedendo in Europa uno sbocco naturale per il suo abbondante gas naturale di scisto…Ciò dimostra ancora una volta come la potenza unilaterale americana sfrutti conflitti come quello ucraino (che peraltro ha contribuito a fare esplodere) e argomentazioni moralistiche per perpetuare l’aberrazione internazionale costituita dalle leggi extraterritoriali americane che consentono al Tesoro di congelare i beni di qualsiasi stato e aziende nel mondo (con multe da miliardi di dollari) accusate di fare affari con “stati canaglia” attraverso le sanzioni, in realtà i cui interessi energetici (Russia, Iran), ecc. turbano quelli delle aziende americane e frenano le strategie del Deep State americano”.
Questo condensato surreale di affermazioni dovrebbe aprire gli occhi anche ai più sprovveduti. Il conflitto ucraino sarebbe frutto della pressione americana (vecchio cavallo di battaglia russo, che risale ai tempi dello zarismo, secondo cui, ogni tensione interna nel paese è frutto di influenze esterne), non sarebbe nato dall’esigenza legittima del paese di sottrarsi all’influenza russa. Che gli USA guardino a ogni processo che possa avviare la democrazia in un paese antidemocratico o dalla democrazia precaria come a un fatto positivo e da incoraggiare è, come dire, del tutto naturale, ma per Del Valle deve per forza esserci dietro la zampa di quell’entità metafisica che è il “Deep State” americano, una versione aggiornata degli illuminati di Baviera. Gli Usa metterebbero a repentaglio il gasdotto russo non perché condizionerebbe l’Europa nei confronti della Russia, ma perché vorrebbe che l’Europa dipendesse dal proprio gas. Bene. Anche se così fosse sarebbe poi così terribile pagare più soldi per il gas americano invece di servirsi di un fornitore del tutto inaffidabile il quale ha il potere di erogare o meno il gas in base a come l’Europa si comporta nei suoi confronti in merito alla sua politica di aggressione nei confronti di stati indipendenti?
Sarebbero “argomentazioni moralistiche” per Del Valle quelle che sostengono che uno Stato indipendente non si aggredisce e si annette dopo averlo aggredito in virtù di un referendum farsa? Certamente nel mondo del puro e cinico calcolo politico e della legge del più forte in cui vive Putin, il diritto internazionale non ha alcun valore, è solo un impaccio. Quanto alle leggi extraterritoriali degli Stati Uniti, che risalgono nella loro prima formulazione al 1917, in tempo di guerra e poi riformulate per il tempo di pace, esse sono state istituite per colpire economicamente i paesi le cui attività sono considerate ostili agli Stati Uniti e potenzialmente pericolose per i loro interessi e la loro sicurezza. Per Del Valle sono “aberranti”, meno aberranti sono invece gli interessi energetici dell’Iran e della Russia (non a caso alleati in Siria), soprattutto l’interesse energetico iraniano di cui il nucleare è un legittimo sviluppo, si immagina sia così per l’analista.
Veniamo all’ultima parte della sua analisi, forse la più gustosa. E’ quella in cui l’autore ci spiega che oltre al gas russo, l’Europa si rifornisce di gas proveniente dalla Norvegia, dall’Algeria e potrebbe rimpiazzare la Russia con il Qatar. Ed è qui che casca l’asino. A Doha ci sono i Fratelli Musulmani, e insomma, l’Europa che mette sanzioni alla Russia per l’annessione della Crimea poi si potrebbe approvvigionare dal Qatar dovrebbe pensarci due volte a “demonizzare” la Russia.
A parte che quella qatariota è ancora una ipotesi, che andrebbe vista in termini di eventuali perecentuali di gas erogabile, si tratta del solito trucco di agitare uno spauracchio ipotetico per nascondere un problema reale. L'Europa non ha un legame di dipendenza energetica con il Qatar, lo ha con la Russia.
Ma, torniamo agli americani. I veri villains del pezzo. Sarebbe il gas di scisto la questione fondamentale. Del Valle è molto chiaro in proposito: “Quando Joe Biden promette ai russi ‘sanzioni economiche terribili come quelle contro l’Iran in caso di (fantasiosa) invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il parallelo è più che rivelatore delle reali intenzioni geo-energetiche americane: il regime sanzionatorio statunitense contro l-Iran motivato non solo dalla ‘morale’ ma anche dalla competizione energetica-ha infatti aperto nuovi mercati al petrolio e al gas Americano che ha così in parte sostituito il greggio iraniano esportato in Europa”.
Si è tutto chiaro. L’Europa dovrebbe smarcarsi dagli Stati Uniti, così come voleva De Gaulle nel 1961 con il Progetto Fouchet, non immediatamente in senso geo-politico (questo passo occorrerebbe farlo forse dopo) ma in senso geo-energetico. Un’Europa a trazione energetica russo-iraniana sarebbe, infatti l’ideale, considerazioni ‘morali’ (come le virgoletta il Nostro) a parte. L’importante è disfarsi degli Stati Uniti e, ovviamente della NATO, perché servire gli interessi russi e, perché no, iraniani, è sicuramente molto meglio. Manca solo un ultimo tocco e poi il quadro si completerebbe. Russi e iraniani (per quanto i secondi siano musulmani) condividono con noi antiche radici e parentele (gli iraniani non sono forse "ariani"?) e i russi non sono forse gli eredi della Terza Roma?
Gli americani, in fondo hanno corrotto tutto con il loro mercantilismo e con la diffusione di quella cosa orrenda che si chiama “democrazia”.
CAMPIONARIO DI DESTRANiram Ferretti
26 febbraio 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 Leggere Marcello Veneziani su "La Verità" a proposito della crisi in corso, ti fa capire subito in che livello comatoso versa la destra italiana, visto che Veneziani è uno dei suoi intellettuali di riferimento. Un insieme di falsità, grossolanità storiche, un antiamericanismo di riporto senza se e senza ma.
Il filoputinismo come riflesso automatico, rictus pavolviano. Alcune perle:
"Vi ricordate cosa successe a parti invertite quando a Cuba l'Unione Sovietica stava puntando i suoi missili sugli Stati Uniti? Come sempre fu il 'pacifista', umanitario e democratico Kennedy che usò la forza e sfiorando il conflitto mondiale evitò quella minaccia contrapponndone un'altra. E vi ricordate gli interventi umanitari militari in Kosovo, le bombe umanitarie di Clinton, la Libia, l'Iraq, la Siria? perchè non dovrebbe fare la stessa cosa Putin?".
Perché, Veneziani, le situazioni sono completamente diverse e lo capirebbe anche un liceale fresco di studi di storia contemporanea. Al di là della penosa ironia sull'umanitarietà di Kennedy e Clinton, (si sa, Veneziani va subito al sodo, come Nietzsche, legge dietro i paraventi della morale la presenza della volontà di potenza), vanno specificate alcune cose.
La Russia non è sotto potenziale attacco da parte di missili ucraini o americani. Non ci sono batterie missilistiche puntate sulla Russia come c'erano a Cuba nel 1961 missili sovietici a 90 miglia dagli Stati Uniti e in grado di colpirli. C'era la Guerra Fredda allora, una minaccia nucleare incombeva sopra il mondo, e il rischio di una guerra era concreto tra due superpotenze profondamente ostili una all'altra. Come ha scritto oggi su "Il Corriere della Sera" Ernesto Galli della Loggia,
"Come mai la suscettibilità nazionale del despota moscovita non ha mai mostrato eccessiva preoccupazione per il fatto che la Polonia — membro anch’essa della Nato e confinante anch’essa con la russa Kaliningrad — potrebbe, se volesse, sbriciolare in poche ore con un opportuno lancio di semplici missili da crociera la base della flotta russa del Baltico? E come mai invece la semplice, del tutto remota, ipotetica, eventualità che l’Ucraina aderisse alla medesima Nato lo ha spinto addirittura a replicare contro Kiev un Blitzkrieg di schietto stampo hitleriano?".
Ecco sì, come mai? Semplicemente perché non c'era il pretesto dell'ingresso della Polonia nella NATO, ingresso non ostacolato da Yeltsin nel 1993, ma c'era quello, del tutto campato in aria, di un possibile e remoto ingresso dell'Ucraina nella NATO, dove proprio a causa del conflitto fomentati da Putin nell'Ucraina orientale, l'Ucraina NON PUÒ entrare.
Gli interventi, giusti o sbagliati che fossero, in Kossovo, Libia e Iraq, paesi in cui, nel caso del Kossovo e della Libia, era in corso una sanguinosa guerra civile, e nel caso dell'Iraq vi era la presenza di un dittatore sanguinario implicato nel terrorismo islamico internazionale, non hanno nulla, ma proprio nulla a che vedere con l'aggressione a freddo di uno Stato sovrano che non rappresenta una minaccia per nessuno, indipendente dal 1991, democratico, il quale ha come sola colpa quella di avere chiesto l'ammissione nella NATO e di spostarsi dunque verso occidente. L'odiato, esecrato occidente, che anche Veneziani, nostalgico di un passato ormai sepolto, patisce tanto.