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Demenzialità contro i cristiani dell'OccidenteUna guerra non solo militare e commerciale, anche religiosa.Di Antonio Catalano
15 gennaio 2023
https://www.facebook.com/passigli.manue ... X4kxoGsMfl LA DESTABILIZZAZIONE AMERICANA DEL MONDO ORTODOSSO
da Patrizia Lecardi
Chi voleva capirlo lo ha capito: il 24 febbraio non segna l’inizio della guerra russo-ucraina. Gli altri, quelli in buona fede, saranno convinti dai fatti materiali quando questi gli urleranno nei timpani la realtà delle cose. Mentre, quelli in busta paga della propaganda Nato, continueranno a ripetere il verbo impartito da Washington, almeno fino a quando gli attuali scenari lo consentiranno, poi si vedrà… della serie siam tutti antifascisti quando il fascismo cade.
Chi ha capito come sono andate le cose sa quindi che l’intervento russo scaturisce dalla pluridecennale strategia americana di avanzamento verso oriente, nello specifico con le manovre tese a utilizzare l’Ucraina in funzione anti russa, in particolare a partire dal colpo di stato procurato a Kiev nel 2014. Un processo che si è concretizzato nell’insediamento di avamposti Nato nei paesi dell’ex campo sovietico, nell’eseguire grandi esercitazioni ai confini occidentali della Russia, nell’imporre ai sudditi europei sanzioni commerciali contro gli stessi propri interessi (obiettivo principale: spezzare l’asse Berlino-Mosca) e, da un anno a questa parte, nel finanziare armare e istruire il collaborazionista Zelensky.
Ma la guerra alla Russia si è giocata oltre che sul piano commerciale, economico, politico, diplomatico, militare, culturale anche su quello religioso. Tralasciare o addirittura negare quest’ultimo piano è segno di una miopia che impedisce di scorgere la forza che sprigiona il fattore religioso nel movimento reale, specialmente in un’area in cui la religiosità è forte elemento identitario e si combina con un profondo richiamo ai valori della tradizione.
Motivo per cui gli Usa, con il suo Dipartimento di Stato, si sono mossi da tempo per favorire la rottura delle varie Chiese ortodosse (autocefale, ovvero autonome) nazionali con Mosca. Processo culminato nell’imposizione in Ucraina della celebrazione del Natale il 25 dicembre invece che il 7 gennaio, come è tradizione per il mondo ortodosso di orientamento moscovita, che segue il calendario giuliano.
L’Occidente collettivo (come da un anno a questa parte definiscono in Russia l’Occidente), col suo transumanesimo, il suo sesso fluido, il suo neo malthusianesimo, la sua cancellazione della storia e le sue altre distopie che attentano la gerarchia naturale dei valori umani, è vissuto in Russia come minaccia contro la quale opporre un sistema di valori basato sulla tradizione della civiltà cristiana della quale ci si sente depositari. Per capire meglio quale sia la distanza culturale e antropologica che separa l’animo russo da quello occidentale si leggano, per esempio, le recenti dure parole del Segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia, Nikolaj Patrušev.
«L’Occidente promuove valori neoliberali contrari alla natura umana. Le corporation transnazionali influenzano le politiche dei vari paesi, come esperimenti con agenti patogeni e virus pericolosi condotti nei laboratori biologici militari gestiti dal Pentagono. Dopo aver fatto il lavaggio del cervello alle persone con la propaganda di massa, adesso l’Occidente cerca di utilizzare armi cognitive targettizzando tutti e ciascuno attraverso tecnologie informatiche e mezzi neuropsicologici mentre l’agenda Lgbt punta a ridurre gradualmente il numero di persone in più che non rientrano nel famigerato miliardo d’oro [espressione indicante il totale della popolazione dei paesi sviluppati]. Quelli che promuovevano gli ogm sono gli stessi che oggi esortano le donne a non avere figli per combattere il cambiamento climatico. I ricercatori di oltre oceano stanno misurando e calcolando gli esseri umani come facevano gli scienziati nazisti, per stabilire criteri di distinzione tra razze superiori e inferiori».
Insomma, per esprimerci con linguaggio religioso, una Russia che si vive come una sorta di Katéchon (concetto biblico che sta per “colui che trattiene”) contro l’Anticristo rappresentato dal dissoluto e satanico Occidente, quasi si fosse finalmente giunti all’inveramento della profezia di Mosca “Terza Roma” del monaco Filiteo. Il quale, nel 1520, predisse l’assunzione della capitale russa del ruolo di unico baluardo della fede, dopo la caduta delle due precedenti capitali, Roma e Costantinopoli. La tradizione vuole infatti che il monaco Filiteo, rivolgendosi al Granduca Vasily III, ebbe a dirgli: «Ricorda che le due Roma caddero, la terza, Mosca, sta e non ci sarà una quarta».
Le agenzie di alta intelligence occidentali si sono scatenate in tutti i Balcani per dividere le Chiese ortodosse dalla Chiesa ortodossa russa; e purtroppo ci sono riusciti, incassando la costituzione della “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” e il suo riconoscimento da parte delle altre Chiese ortodosse.
Grande artefice di questo lavoro è stato Geoffry Pyatt, che, insieme a Vittoria Nuland (quella che nel 2014 a Kiev distribuiva biscottini a Maidan e incitava al colpo di stato contro il legittimo governo ucraino) gestì la situazione all’epoca dei violenti fatti del 2014 a Kiev. Pyatt, una volta svolto il compitino in Ucraina viene trasferito dal Dipartimento americano in Grecia, dove si dedica a “condizionare” (qualcuno dice corrompere) il patriarca “primus inter pares” (nel mondo ortodosso non c’è un papa) Bartolomeo di Costantinopoli, fino a che questi non cede. Ed ecco che nel settembre del 2018 il Dipartimento di Stato americano dichiara in modo perentorio che gli Stati Uniti sostengono l’autocefalia in Ucraina e considerano il patriarca Bartolomeo come la voce della tolleranza nel mondo. Come può il patriarca Bartolomeo, lusingato da questa attribuzione, deludere i suoi amici americani? Quindi, nel gennaio 2019, concede il Tomos (documento) di autocefalia alla “Chiesa ortodossa dell’Ucraina”. Ottimo lavoro, Geoffry!
Il rapporto di collaborazione tra Bartolomeo e i suoi nuovi padrini culmina nel viaggio di 12 giorni negli Stati Uniti dell’autunno scorso (23 ottobre – 3 novembre 2022). Dodici giorni fitti di incontri e di ricevimenti, in cui il patriarca “ecumenico” (quanto piacciono ai globalisti patriarchi e papi “ecumenici”!) parla di libertà religiosa, maggiore giustizia ambientale, accesso universale al vaccino anti covid, situazione in Medio Oriente e Nord Africa. In un eccesso di trasporto, Bartolomeo arriva a definire Biden «un uomo di fede e lungimirante, che offrirà a questo meraviglioso Paese e al mondo la migliore guida e direzione». E poi, in qualità di “costruttore di ponti”: «Il cammino verso l’unità dei cristiani non è stato né pacifico né indolore. L’unità è un compito che resta difficile da realizzare. Ma i vincoli di amicizia tra le Chiese divise e i ponti attraverso i quali possiamo superare le nostre divisioni sono indispensabili, ora più che mai». Proprio a questo proposito, Bartolomeo indica come esempio l’appello per la protezione dell’ambiente lanciato «per la prima volta nella storia del cristianesimo» insieme a Papa Francesco e all’arcivescovo di Canterbury.
Solo di sfuggita, e mi avvio alle conclusioni, un richiamo al diverso atteggiamento americano nei confronti di papa Benedetto XVI, del quale si osteggiò – come scrive Germano Dottori su Limes di maggio 2017 – in tutti i modi la «ferma volontà di pervenire a una riconciliazione storica con il patriarcato di Mosca, che sarebbe stata nelle sue intenzioni [del papa] il vero e proprio coronamento religioso di un progetto geopolitico di integrazione euro-russa sostenuto con convinzione dalla Germania e anche dall’Italia di Silvio Berlusconi – ma non quella più filo americana, che si riconosceva in Giorgio Napolitano. Come è andata a finire» conclude l’articolo di Dottori, «è noto a tutti. Governo italiano e papato sarebbero stati simultaneamente investiti da una campagna scandalistica, coordinata, di rara violenza e priva di precedenti, alle quali sarebbero associate anche manovre più o meno opache nel campo finanziario, con l’effetto finale di precipitare nel novembre 2011 l’allontanamento di Berlusconi e nel febbraio 2013 l’abdicazione di Ratzinger».
I fatti prima sinteticamente esposti permettono di inquadrare meglio la posizione evidentemente filo-ucraina di papa Bergoglio, nonostante quell’«abbaiare della Nato alle porte di Mosca» pronunciato nel giugno scorso, compensato dalla recente “scivolata” in un’intervista rilasciata sulla rivista dei gesuiti “America” in cui definisce ceceni e buriati (due popoli della Russia) i più crudeli tra i militari russi. Cosa che ha suscitato l’ira della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, la quale ha replicato così: «Le parole del Papa sulla crudeltà dei ceceni e dei buriati non sono più una prova di russofobia, ma una perversione della verità». Incidente chiuso dopo le scuse del Vaticano. Ma con la Zakharova che lascia ben intendere come questo “incidente” abbia chiuso definitivamente qualsiasi possibilità che il Vaticano si sieda a un futuro tavolo di trattativa in qualità di parte mediatrice.
Queste manovre tese a spaccare il mondo dell’Ortodossia non potevano che trascinare l’Ucraina in una spirale di vera e propria caccia alle streghe e repressione, ispirate dal governo banderista di Zelensky. Con tanto di individuazione dei “traditori” nel clero, di aggressioni fisiche (vedi l’accoltellamento dell’arciprete Kovtonyuk davanti all’altare della sua chiesa), di irruzione nei luoghi di culto (vedi monastero delle grotte di Kiev), di arresti di ecclesiastici e suore, di minacce a semplici fedeli di osservanza moscovita, di chiusura di chiese di rito russo. Fino ad arrivare alla proclamazione del 2 dicembre 2022 del decreto che bandisce la Chiesa ucraina filorussa, che ha un peso rilevante in Ucraina.
Il bene che si difende dal male, il caso Ucrainaviewtopic.php?f=143&t=3021 https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... hk4rMP8BTl Difendersi con le armi dall'aggressione violenta che calpesta i tuoi diritti umani, civili e politici, per predarti, stuprarti, ridurti in schiavitù o ucciderti e sterminarti, è una necessità universale, un diritto e un dovere umano, civile e politico insindacabile, eticamente e cristianamente ineccepibile e irreprensibile.
Solo attraverso la legittima difesa si tutela e si salva il diritto, la vita, la dignità, la libertà e la sovranità, non esiste altra possibilità per l'uomo.
Bravo Zelensky, difendi il tuo paese da questi demenziali cristiani filorussi.Zelensky sospende la cittadinanza a 13 sacerdoti 'filorussi'
Agenzia ANSA
7 gennaio 2022
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 6399c.html Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sospeso la cittadinanza a 13 sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Lo riporta Unian che cita il decreto firmato dal capo dello Stato ucraino, non pubblicato, spiegano i media ucraini, perché contiene informazioni personali.
L'intelligence ucraina ha condotto perquisizioni in alcune chiese a seguito delle quali sono stati trovati sacerdoti con passaporti russi, contanti, materiale propagandistico russo e molto altro.
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito su Telegram "satanismo" la decisione di Zelensky di sospendere la cittadinanza di 13 sacerdoti della Chiesa canonica ortodossa ucraina.
Lo riporta Ria Novosti.
CONFERENZA SUI CRIMINI DI GUERRA
I ministri della Giustizia di molti Paesi si riuniranno a Londra a marzo per una conferenza a sostegno della Corte penale internazionale (Cpi) che indaga su presunti crimini di guerra in Ucraina. Lo ha annunciato il governo britannico. L'incontro, co-organizzato da Regno Unito ed Olanda, si terrà a Lancaster House e sarà presieduto dal vicepremier britannico Dominic Raab e dal ministro per la Giustizia e la Sicurezza olandese Dilan Yeşilgöz-Zegerius. Mira ad aumentare il sostegno finanziario e pratico globale offerto alla Cpi e coordinare gli sforzi per garantire i mezzi per svolgere indagini e perseguire i responsabili.
L'incontro - si legge sul sito del governo di Londra - arriva mentre la Russia intensifica la sua campagna di terrore contro l'Ucraina, colpendo infrastrutture energetiche cruciali e immergendo le persone nel freddo oscuro e gelido dell'inverno. Nelle aree liberate dell'Ucraina, i pubblici ministeri continuano a raccogliere prove di atrocità e violenze sessuali.
Il vice Primo Ministro e Segretario di Stato per la Giustizia, Dominic Raab, ha dichiarato che "le forze russe dovrebbero sapere che non possono agire impunemente e sosterremo l'Ucraina finché non sarà fatta giustizia. A quasi un anno dall'invasione illegale, la comunità internazionale deve dare il suo più forte sostegno alla CPI in modo che i criminali di guerra possano essere ritenuti responsabili delle atrocità a cui stiamo assistendo. L'incontro consentirà ai paesi di determinare come fornire ulteriore assistenza alla Corte. Ciò include un sostegno pratico come aiutare a raccogliere informazioni e condividere le prove delle atrocità commesse sul terreno. I ministri discuteranno anche su come aiutare le vittime e i testimoni a fornire testimonianze senza causare loro ulteriori sofferenze".
Insieme agli Stati Uniti e all'Ue il Regno Unito ha già istituito l'Atrocity Crimes Advisory Group per sostenere le indagini e ha finanziato un programma di formazione per i giudici ucraini destinati a condurre processi per crimini di guerra. Vi stanno già partecipando 30 giudici e un programma di formazione simile per i pubblici ministeri in Ucraina, guidato dalla Procura reale britannica, dovrebbe iniziare entro la fine dell'anno.
MOSCA: 'OSSERVIAMO LA TREGUA NONOSTANTE LE VIOLAZIONI UCRAINE'
La Russia continua ad osservare la tregua per il Natale ortodosso in Ucraina, malgrado "gli attacchi" da parte di Kiev in violazione di essa, secondo quanto afferma il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass. Secondo il portavoce della Difesa, Igor Konashenkov "l'insieme delle truppe russe nell'area dell'operazione speciale (così Mosca chiama l'invasione ucraina, ndr) dalle 12:00 del 6 gennaio osserva il cessate il fuoco lungo l'intera linea di contatto", mentre "il regime di Kiev ha continuato a bombardare gli insediamenti e le posizioni russe il giorno precedente", scrive la Tass.
STORIA DEL CRISTIANESIMO ORTODOSSO A KYIV E A MOSCA DALL'867 AD OGGIOmar Nadiv Mirzan Iacci
7 gennaio 2022
https://www.facebook.com/omar.mirzan/po ... WS11FKxZwlQuest’anno il mio augurio di buone feste va sopra tutto agli amici parenti, compagni ucraini e a quegli italiani che hanno lasciato il cuore come me in Ucraina!
E vorrei dire a tutti voi: non lasciate che vi rubino il sorriso.
Che voi siate ortodossi, cattolici, ebrei o atei, siate forti e continuate a vivere perché presto arriverà la vittoria.
Non permettete ai moskal di sottrarvi neanche un giorno della vostra vita.
Anche se siete in lutto, uscite, combattete, vivete! E soprattutto a chi è cristiano ortodosso vorrei dire: non dimenticate la vostre usanze e le vostre tradizioni.
Non siete voi che dovete cambiare.
Perché non Mosca ma Kyiv fu la culla della cristianizzazione!
Pochi a Mosca ricordano o preferiscono dimenticare che fu per volontà di Volodimir Svjatoslavic detto il Grande, della dinastia UCRAINA dei Rjurikidi, Gran Principe di KYIV, nato a KYIV e morto a KYIV, che l’ortodossia divenne La Religione.
Fu grazie alla sua conversione e alla conversione della sua popolazione che si ebbe la diffusione ad Est di questa religione.
Il Cristianesimo arrivò per la prima volta a Kyiv con l'apostolo Andrea, che predisse la fondazione di una grande città cristiana.
Poi fu la volta del principe Askold.
Nell'867 il battesimo di Fozio (patriarca di Costantinopoli) fece divenire KYIV la prima sede episcopale della Chiesa russa (russa perché della Rus’).
Nel 945, la reggente di KYIV Olga venne battezzata cristiana.
988 VOLODIMIR E LA CRISTIANIZZAZIONE DEL RUS'
Dovremo attendere il 988 per una reale espansione del cristianesimo a Kyiv.
Un anno prima, i generali Barda Sclero e Barda Foca il Giovane si rivoltarono contro l’imperatore bizantino Basilio II avanzando su Costantinopoli.
Basilio II chiese aiuto a Volodimir, principe di Kyiv, che lo soccorse, chiedendo in cambio la mano di sua figlia Anna Porfirogenita. L’imperatore accolse la proposta, ma ad un’unica condizione: che Volodimir si convertisse al Cristianesimo.
Fu così che una volta sedata la rivolta, Volodimir fu battezzato a Cherson, si unì in matrimonio con rito cristiano alla figlia dell’imperatore e tornò a Kyiv per convertire nel fiume Dnepr i suoi dodici figli, i boiardi e tutti i vassalli del reame. Ordinò in seguito la distruzione delle statue lignee degli déi pagani.
Per commemorare la conversione, Volodimir innalzò la prima chiesa in pietra di Kyiv, che dedicò all'Assunzione della Vergine. Ne fece erigere una seconda sulla cima della collina, dove prima spiccavano le statue pagane.
KYIV quindi e non Mosca, che allora neppure esisteva, divenne capoluogo di una nuova provincia ecclesiastica, posta sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli.
1299 LA CAPITALE DEL CRISTIANESIMO ORTODOSSO SI TRASFERISCE A VLADIMIR
Fu solo 300 anni dopo, nel 1299, che la sede di questa ortodossia venne trasferita in una città dell’attuale Federazione Russa, Vladimir, città peraltro fondata dallo stesso Volodimir da cui prese il nome e capitale della Rus' dal 1169, quando Andrej Bogolyubsky di Vladimir-Suzdal saccheggiò Kyiv spodestando e uccidendo suo fratello Daniil, Gran Principe della Rus’.
Andrej, ignorando le regole della Russkaja Pravda, che imponevano che il Gran Principe dovesse rimanere a Kyiv, nominò suo fratello minore Gleb principe di Kyiv e fece ritorno a Suzdal’ e infine a Vladimir, che divenne la nuova capitale della Rus’.
Kyiv rimase però sede del potere ecclesiastico fino al 1299, quando il metropolita Massimo decise di abbandonare la città, invasa dai Tatari-Mongoli, cercando rifugio a Vladimir.
SCISSIONE IN DUE METROPOLIE: KYIV E VLADIMIR
I vescovi di Kyiv, Galizia e Volinia rifiutarono il trasferimento della sede religiosa a Vladimir e nel 1303 elessero un proprio metropolita, contrapposto a Massimo, che il patriarca di Costantinopoli, Atanasio I, non poté che accettare sancendo pertanto una scissione in due metropolie.
Nel 1325, Ivan I Danilovič, anch’esso della dinastia dei Rjurikidi, forte del sostegno militare e politico dell’Orda d’oro, fece trasferire la sede del metropolita di Kyiv, Pietro (nato in Volinia, area in cui ora sorgono, tra le altre, le città di Rivne e Lutsk), da Vladimir a Mosca, atto che rafforzò la sua autorità come principe di Mosca e che di fatto segnò l’inizio dell’ascesa di questa città come centro nevralgico del cristianesimo ortodosso.
RINASCITA DI KYIV
Dopo l’ingresso di Kyiv nel Granducato di Lituania (1362), avviene la sua graduale rinascita come centro spirituale e religioso. Da questo momento e per quasi un secolo Kyiv e Mosca elessero il proprio metropolita di Kyiv.
Nel 1433, dopo la morte di Fozio, metropolita di Kyiv e di tutta la Russia, il principe di Mosca decise di nominare metropolita Iona, vescovo di Ryazan (città dell’attuale Federazione Russa, a sud di Mosca). Ma, arrivato a Costantinopoli, Iona non ricevette l’approvazione del patriarca e fu nominato metropolita il protetto del Granduca di Lituania Svidrigaila , il vescovo Gerasim di Smolensk, allora parte del Granducato di Lituania.
Nel 1436 il patriarca ordinò metropolita di Kyiv Isidoro, sostenitore dell’unione delle chiese ortodosse e cattoliche procurandosi l’ostilità del metropolita e del principe di Mosca, il quale dopo l’Unione di Firenze (1441), lo arrestò come eretico, anche se in seguito riuscì a fuggire.
SCISSIONE DELLA METROPOLIA DI MOSCA DA COSTANTINOPOLI
Il principe di Mosca chiese a Costantinopoli di dare alla Rus’ un nuovo metropolita, ma il patriarca si rifiutò di farlo. Fu così che un consiglio di vescovi della Russia orientale, “per ordine del sovrano”, senza il consenso del patriarca di Costantinopoli, nominò nel 1448 il vescovo Iona di Ryazan metropolita di Kyiv e di tutta la Rus’.
Il metropolita eletto dopo la morte di Iona, Teodosio , portava già il titolo di metropolita di Mosca e di tutta la Russia.
UNIONE DI FIRENZE
Nel 1458 Isidoro rinunciò ufficialmente al titolo di metropolita di Kyiv in favore di un suo allievo, lo stesso sostenitore dell’Unione di Firenze, Gregorio il Bulgaro forse su pressione di Papa Callisto III.
Il Patriarca di Costantinopoli diede al metropolita di Kyiv (che ora comprendeva 11 diocesi: Kyiv, Bryansk, Smolensk, Polotsk, Turov, Lutsk, Vladimir-Volynsk, Brest, Przemysl, Galiziano e Kholmsk) un nuovo titolo: metropolita di Kyiv, Galizia e di tutta la Russia, titolo che rimase fino all’adesione della metropolia di Kyiv al Patriarcato di Mosca nel 1686.
I primi metropoliti di Kyiv, della Galizia e di tutta la Rus’, dopo la separazione da Mosca, furono sostenitori dell’Unione di Firenze e quindi vicini al Papa, ma mantennero legami con il Patriarca di Costantinopoli e tutti (tranne Misail) ricevettero l’approvazione dell’investitura a metropoliti da Patriarca.
L’ultimo metropolita sostenitore dell’Unione di Firenze fu il metropolita Iosif Bolgarinovich.
RIAVVICINAMENTO A MOSCA
Il principe lituano Alessandro, volendo avvicinarsi a Mosca, sposò la principessa moscovita Elena (figlia del granduca Ivan III il Grande).
Nel 1501, grazie al sostegno della principessa Elena, Iona II fu eletto metropolita di Kyiv, della Galizia e di tutta la Russia. Si oppose all’Unione di Firenze e recise ogni legame con Roma ed il papato.
Nel 1507 Iosif II Soltan divenne il nuovo metropolita ricevendo l’iniziazione dal Patriarcato di Costantinopoli.
PATRIARCATO DI MOSCA
Nel 1589 fu istituito il Patriarcato di Mosca, facendo del metropolita Giobbe il primo patriarca di Mosca e di tutta la Rus’. Durante il mezzo secolo successivo, quando lo zarismo era debole, i patriarchi (in particolare Germogeno e Filarete) gestivano lo Stato insieme (e talvolta sostituendosi) agli zar.
UNIONE DI BREST: CHIESA RUTENA + CHIESA CATTOLICA
Mychajlo Rohoza fu eletto metropolita ruteno di Kyiv, Galizia e tutta la Russia dal 1588. Nel 1595 firmò l’Unione di Brest, che fu sostenuta dalla maggior parte dei vescovi della metropoli di Kyiv (ma non dai sacerdoti e i laici ordinari, che non furono nemmeno interpellati) e sancì l’unione della Chiesa rutena con la Chiesa cattolica, formando così la Chiesa greco-cattolica rutena, preservando il rito bizantino, le pratiche liturgiche, il diritto canonico e il matrimonio per i chierici.
ORTODOSSI VS. GRECO-CATTOLICI RUTENI
Gli oppositori dell’Unione di Brest lottarono per il mantenimento dell’ortodossia e questa lotta intestina portò all’esistenza parallela di due metropoli di Kyiv: quella greco-cattolica di Rohoza e quella ortodossa guidata da Jacek Balyka.
I monaci di Kyiv-Pechersk Lavra e il loro abate Nikifor Tur opposero una forte resistenza. Tanto che il re Sigismondo III dovette ammettere la sconfitta e nel 1603 liberò ufficialmente la Lavra dalla giurisdizione uniate.
Tuttavia, la Cattedrale di Santa Sofia, diverse chiese della Città Alta e il Monastero Vydubitsky rimasero nelle mani degli uniati.
Fu una guerra interconfessionale tra i borghesi ortodossi, i cosacchi e il clero da un lato e gli uniati e le autorità polacche dall’altro. La Chiesa ortodossa ucraina e la sua gerarchia ortodossa furono rinnovate, i cosacchi ucraini si trasformarono in un’influente parte progressista della società e Kyiv ritornò ad essere una delle principali città ucraine – un centro culturale, scientifico e spirituale dell’ucrainesimo.
LA PRIMA LOTTA PER L'INDIPENDENZA DI KYIV
La ribellione contro l’Unione a Kyiv mobilitò la popolazione ucraina nella lotta per i propri diritti nazionali e sociali e in larga misura avvicinò l’inizio della guerra di liberazione del popolo ucraino.
Nel 1615, gli oppositori dell’Unione si unirono nella Confraternita di Kyiv.
Quando nel 1618 il governatore uniate Antony Grekovych cercò di confermare con la forza i diritti degli uniati di possedere il monastero dalle cupole dorate di San Michele, i cosacchi lo uccisero annegandolo nel pozzo della città. La stessa sorte toccò in seguito all’esattore delle tasse Oklinskyi.
RIPRISTINO DELLA ORTODOSSIA A KYIV
Nel 1620 , il patriarca di Gerusalemme Teofane III, grazie ai cosacchi e all’atamano Pyotr Sahaidachny, ordinò metropolita Iov Boretsky, ripristinando così la gerarchia ortodossa a Kyiv.
Nel 1624 i cittadini ortodossi attaccarono Santa Sofia. Nel gennaio dell’anno successivo, il borgomastro uniate Khodyka-Kobizevych fu annegato nel Dnepr e il sacerdote uniate Ivan Yuzefovich fu ucciso.
Dal 1626 chiese, monasteri e i loro possedimenti iniziarono a passare nelle mani degli ortodossi.
La morte di Sigismondo III pose fine alla lotta.
Nel 1633, il nuovo re Vladyslav IV riconobbe la legittimità della Chiesa ortodossa e Mohyli, nuovo metropolita di Kyiv, restituì tutte le chiese e i monasteri della città agli ortodossi. Solo il monastero Vydubytsky rimase in possesso di Rutsky fino alla sua morte nel 1637.
TRATTATO DI PEREJESLAV - MOSCA SI RIPRENDE KYIV
Nel 1654 venne stipulato il trattato di Perejaslav (città dell’ Ucraina), fra i cosacchi di Zaporizhzhia, guidati da Bohdan Chmel'nyc'kyj, e lo zar di Russia Alessio I per rispondere al tentativo polacco di irreggimentare (1638) alcuni gruppi di cosacchi con lo scopo di smantellare le istituzioni tradizionali dei cosacchi.
La Russia offrì sostegno e protezione ai cosacchi dell’atamano Bohdan Chmel'nyc'kij, ma produsse un effetto molto diverso da quello sperato da Bohdan perché sottrasse sì incosacchi all'influenza polacca ma li spinse nell'orbita russa e segnò la separazione dell'Ucraina dalla Polonia rafforzando la potenza russa.
La zona, che ai tempi del predominio polacco faceva riferimento alla tradizione cattolica, passò sotto l'influenza della chiesa ortodossa.
Per la Russia, l'acquisizione dell'Ucraina segnò il rafforzamento del suo potere e giustificò il nome di "impero" e il titolo di zar come "imperatore di tutte le Russie".
Il Metropolita di Kyiv, della Galizia e di tutta la Rus', Sylvester Kosiv, fu un attivo oppositore all’unione con il regno di Mosca), e fu anche contrario ad un accordo incondizionato con la Federazione Polacco-Lituana e all'Unione di Brest difendendo l’indipendenza della Chiesa ortodossa ucraina e la sua permanenza sotto la giurisdizione del Patriarca di Tsargorod.
GUERRA RUSSO-POLACCA
Durante la guerra russo-polacca (1654-1667) anche chiamata “Guerra d’Ucraina”, l’ultimo grande conflitto tra il Regno russo e la Confederazione Polacco-Lituana, l’Unione venne bandita nei territori occupati dalle truppe russe.
Dopo il Trattato di Andrusovo del 1667, con il quale la Confederazione cedette alla Russia la fortezza di Smolensk ed il territorio dell'Ucraina ad est del fiume Dnepr più la città di Kyiv, i circoli dominanti della Federazione Polacco-Lituana aumentarono invece notevolmente il loro sostegno all’Unione.
Quando la maggior parte delle diocesi della Chiesa Uniate divenne parte dell’Impero russo, alcuni dei greco-cattolici si unirono alla Chiesa russa ortodossa e alcuni rimasero subordinati a Roma.
PIETRO IL GRANDE E LA SECOLARIZZAZIONE
Il patriarcato fu abolito da Pietro il Grande il 25 gennaio 1721 e sostituito dall’istituzione del Santissimo Sinodo Governativo, il nuovo organo supremo, composto dai più importanti esponenti del clero russo, tutti nominati dallo Zar, e di cui faceva parte anche il Metropolita di Mosca, con a capo un procuratore imperiale.
Nel 1762 Pietro III tentò di secolarizzare tutta la terra e i servi della chiesa.
CATERINA
Nel 1787, Caterina II decretò che solo le tipografie subordinate al Santissimo Sinodo potessero stampare libri spirituali nell’impero russo e le attività delle tipografie greco-cattoliche cessarono.
Nel 1794, il vescovo ortodosso Viktor Sadkovskyha chiese agli uniati di convertirsi “alla retta fede”. Le autorità elargivano un assegno in denaro a chi decideva di convertirsi all’Ortodossia e inviavano un sacerdote con un distaccamento di soldati per confiscare le chiese ai greco-cattolici, consegnarle agli ortodossi ed espellere le famiglie e i sacerdoti dei primi.
Le diocesi greco-cattoliche, ad eccezione di Polotsk, furono abolite e i vescovi furono mandati in pensione o all’estero.
Nel 1807, Papa Pio VII firmò la bolla “In universalis Ecclesiae regimine”, secondo la quale la metropoli greco-cattolica di Galizia veniva proclamata erede della metropoli uniate di Kyiv.
NICOLA I E LA REPRESSIONE
L’imperatore Nicola I usò metodi ancora più repressivi di quelli di Caterina II.
Nel 1839, in un consiglio a Polotsk, le decisioni del Trattato di Brest furono annullate: 1.607 parrocchie uniate e più di 1.600.000 persone passarono sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa. L’unica diocesi uniate nell’impero russo rimase la diocesi di Kholm, che fu anch’essa convertita all’Ortodossia nel 1875.
ABOLIZIONE DEL SANTISSIMO SINODO E RIABILITAZIONE DDL PATRIARCATO DI MOSCA
Il Santissimo Sinodo fu abolito il 6 aprile 1918 in seguito alla rivoluzione d'ottobre e il patriarcato di Mosca fu ristabilito.
RIVOLUZIONE UCRAINA
Sulla scia della disgregazione dell'Impero russo alcuni gruppi nazionali cercarono l'autonomia o l'autocefalia da Mosca . La Chiesa ortodossa ucraina fu proclamata sotto la Repubblica nazionale ucraina nel 1917 e sopravvisse nell'Ucraina sovietica fino all'inizio degli anni '30.
La rivoluzione ucraina del 1917-1921 realizzò per un breve periodo il desiderio di creare una Chiesa ortodossa indipendente in Ucraina. Il 1 marzo 1918, a Zhytomyr, la Rada centrale adottò una serie di leggi, secondo le quali il calendario gregoriano e la valuta nazionale - la grivna - furono introdotti nella Repubblica popolare ucraina, fu determinato l'emblema dello Stato della Repubblica popolare ucraina - "il tridente dei tempi di Volodymyr il Grande", e venne adottata anche la legge sulla cittadinanza nella Repubblica popolare ucraina.
Nel 1921 a Kyiv, la capitale della nuova Ucraina indipendente, fu convocato un Sobor (Sinodo) tutto ucraino e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina fu dichiarata indipendente dal Patriarcato di Mosca (MP). I delegati di Sobor hanno scelto il metropolita Vasyl Lypkivsky come capo della chiesa. Il Sobor del 1921 è diventato noto come la "prima resurrezione" dell'UAOC.
L'indipendenza ucraina fu di breve durata in questo periodo e nel 1922 nacque l' URSS . I sovietici introdussero un regime ateo, sebbene inizialmente alla chiesa fosse permesso di funzionare.
BOLSCEVICHI E SEPARAZIONE TRA CHIESA E STATO
Negli stessi anni e più precisamente all’inizio di febbraio 1918, il governo della Russia sovietica controllato dai bolscevichi emanò il decreto sulla separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa che proclamava la separazione tra Chiesa e Stato in Russia, la libertà di “professare qualsiasi religione o non professarne nessuna”.
La Chiesa ortodossa russa sostenne la Russia zarista, creando quindi una ragione per cui i bolscevichi avrebbero tentato di diminuire la loro influenza sul popolo e sul governo russi.
LE REPRESSIONI DI LENIN
Già nell’agosto 1920 Lenin scrisse a Skliansky, vicepresidente del Consiglio militare rivoluzionario : “Soffocheremo con il pugno la borghesia, il clero e i proprietari terrieri.
Ci sarà un premio di 100.000 rubli per ognuno di loro che verrà impiccato.” Stava parlando delle azioni future nei Paesi vicini alla Russia.
Migliaia di sacerdoti e credenti ortodossi vennero torturati, deportati in campi di prigionia, di lavoro ed ospedali psichiatrici dove vennero sottoposti ad orribili punizioni psicologiche ed esperimenti di controllo mentale per costringerli a rinunciare alle loro convinzioni religiose.
Nei primi cinque anni dopo la rivoluzione bolscevica furono giustiziati 28 vescovi e 1.200 sacerdoti.
Circa 20.000 persone furono giustiziate appena fuori Butovo, inclusi molti ecclesiastici, asceti e laici.
GUERRA SOVIETICO-POLACCA - UCRAINA SOTTO LA POLONIA
A seguito della guerra sovietico-polacca e della lotta con la chiesa in URSS , i rapporti con il Patriarcato di Mosca si complicarono e lo stesso Patriarcato subì forti pressioni da parte delle autorità punitive sovietiche. Ciò costrinse i vescovi ortodossi della Polonia Yuriy (Yaroszewski) e Dionysius (Valedynski) a fare appello, tramite il rappresentante diplomatico polacco a Mosca, al patriarca Tikhon in materia di concessione dell'autocefalia. Il Patriarca rifiutò di concedere l'autocefalia.
Il 16 giugno 1922 si tenne il Consiglio dei vescovi polacchi, che esaminò la questione dell'autocefalia e la acconsentì.
Il 13 novembre 1924, il Patriarca Gregorio VII di Costantinopoli firmò il " Tomos patriarcale e sinodale-canonico del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli sul riconoscimento della Chiesa ortodossa in Polonia come autocefala".
PATTO MOLOTOV-RIBBENTROP - UCRAINA SOTTO LA RUSSIA
Nel 1939 , dopo il patto Molotov-Ribbentrop , l'Ucraina occidentale fu occupata dalle truppe sovietiche. Subito dopo iniziarono le repressioni dell'NKVD contro la chiesa. E il Patriarcato di Mosca ha avviato azioni attive per subordinare la Chiesa polacca a Mosca.
L'esarca patriarcale, l'arcivescovo Mykolay Yarushevich, arrivò a Volyn, i gerarchi locali furono costretti a venire a Mosca e lì fare una dichiarazione di lealtà al Patriarcato di Mosca.
La chiusura di massa delle chiese ricominciò e continuò fino al 1939, quando ormai ne erano rimaste solo poche centinaia. Secondo i dati ufficiali della Commissione governativa per la “riabilitazione” nel 1937 furono arrestati 136.900 chierici ortodossi, di cui 85.300 fucilati; nel 1938 28.300 arrestati, 21.500 dei quali fucilati; nel 1939 1.500 arrestati, 900 dei quali fucilati; nel 1940 5.100 arrestati, 1.100 dei quali fucilati.
Il campo "per scopi speciali" Solovki fu istituito nel monastero delle isole Solovetsky nel Mar Bianco. Vi morirono 8 metropoliti, 20 arcivescovi e 47 vescovi della Chiesa ortodossa, insieme a decine di migliaia di laici. Di questi, 95.000 furono messi a morte, fucilati.
STALIN E LA CHIESA ORTODOSSA
Dopo l’attacco della Germania nazista all’Unione Sovietica nel 1941, Stalin fece rivivere la Chiesa ortodossa russa per intensificare il sostegno patriottico allo sforzo bellico.
OCCUPAZIONE TEDESCA
Nel 1941 - dopo l'occupazione da parte della Germania hitleriana, nel territorio dell'Ucraina operavano due chiese ortodosse: quella degli "Autonomisti" guidati dall'arcivescovo Oleksiy (Hromadskyi), subordinato al Patriarcato di Mosca, e la Chiesa ortodossa di Polonia.
Dalla fine del 1941, il regime di occupazione tedesco iniziò a reprimere tutte le manifestazioni dell'attività nazionale ucraina, vietando anche le attività del Consiglio della Chiesa ortodossa tutta ucraina.
OCCUPAZIONE SOVIETICA
1942-1944 — L'Ucraina fu nuovamente occupata dalle truppe sovietiche. I sacerdoti rimasti in Ucraina subirono repressioni e molti vennero uccisi. Molti vescovi, in fuga dalle persecuzioni, si trasferirono nella Germania Ovest, poi negli Stati Uniti, in Canada e in altri Paesi.
Nel 1942, la Chiesa autocefala fu ristabilita durante l'occupazione dell'Ucraina da parte della Germania nazista. Questo periodo durò fino al ritorno dell'Armata Rossa nel 1944.
KHRUSHCHEV CONTRO LA CHIESA ORTODOSSA
Ma nel 1959 Nikita Khrushchev ricominciò la campagna russa contro la Chiesa ortodossa russa e costrinse la chiusura di circa 12.000 chiese. Nel 1985 erano rimaste attive meno di 7.000 chiese. Si stima che 50.000 ecclesiastici siano stati giustiziati entro la fine dell’era Krushchev.
GORBACIOV
Un momento cruciale nella storia della Chiesa ortodossa russa si ebbe nel 1988 per il 1000° anniversario della Cristianizzazione della Rus’ (era il 988 quando il principe di Kyiv Volodimir iniziò questo processo): per tutta l’estate di quell’anno, a Mosca, a Kyiv, a Zagorsk e in altre città si svolsero importanti celebrazioni sostenute dal Governo di Gorbaciov.
1989
Il 15 febbraio 1989, con il sostegno delle forze filoucraine, iniziò a operare a Kiev un comitato di iniziativa per il ripristino della Chiesa ortodossa autocefala ucraina in Ucraina.
Il 5 e 6 giugno 1990 si tenne a Kyiv il Concilio panucraino ortodosso con la partecipazione di circa 700 delegati provenienti da tutta l'Ucraina, tra cui 7 vescovi e oltre 200 sacerdoti. Il Consiglio approvò la restaurazione della Chiesa ortodossa autocefala ucraina e il già metropolita della Chiesa ortodossa ucraina del Canada, Mstyslav, fu intronizzato come patriarca.
La chiesa ha riacquistato il riconoscimento statale nel 1991.
Dal 2000, il primate della chiesa è stato il metropolita di Kyiv e di tutta l'Ucraina.
KIRILL E PUTIN
Kirill nel 2009 divenne Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' e Primate della Chiesa ortodossa russa.
Nacque da una famiglia di ecclesiastici. Putin dice che suo padre l'abbia battezzato ed è innegabile il forte legame tra i due, nato forse quando entrambi erano agenti del KGB, come risulterebbe dagli archivi sovietici.
Il potere della Chiesa in Russia è cresciuto enormemente negli ultimi anni e ciò si deve soprattutto a Putin che ha reso il patriarcato il braccio spirituale del Cremlino.
Tanto che il numero di russi che si dichiarano credenti è passato dal 31% degli anni Novanta al 73% nel 2014.
La Chiesa ortodossa russa è tornata in possesso di tutte le proprietà confiscate dai bolscevichi ed ha ottenuto incredibili “privilegi” potendo importare tabacco e alcolici esentasse, cosa che è fruttata per le tasche della Chiesa almeno 4 miliardi di dollari secondo il Moscow Times.
Così il rapporto tra Chiesa e Stato è cresciuto nel nome di quella che Kirill chiama “symphonia”, termine che in epoca giustinianea descriveva la comunanza armonica del potere spirituale con quello secolare.
IL MONDO RUSSO E L'IMPERIALISMO
Il Cremlino ha sapientemente usato la religione come strumento di coesione sociale, inserendola in quel complesso processo di (ri)costruzione di un’identità pan-russa culminato nel russkij mir, vera impalcatura ideologica dello stato emerso dalle ceneri sovietiche.
Uno Stato che, non potendo più attingere all’ideologia comunista, necessitava di reinventarsi ritagliando per sé un destino, una missione, nei confronti del mondo.
L’esito fu appunto il russkij mir, “mondo russo”, dottrina elaborata a partire dalla metà degli anni Novanta, e perfezionata nell’ultima decade, secondo cui la nuova Russia deve porsi come alternativa al modello occidentale, quale diversa forma di “civilizzazione”, inserendosi in un ordine mondiale che Mosca vuole multipolare.
La dottrina del “mondo russo” assume in sé caratteri propri dell’imperialismo, dell’antioccidentalismo e del conservatorismo religioso. La Chiesa ortodossa russa ne è un elemento fondamentale poiché, mentre da un lato garantisce unità interna al paese, dall’altro diventa strumento di politica estera.
“PUTIN DIFENSORE DELL’OCCIDENTE”
Il più grande successo diplomatico ottenuto dal Cremlino attraverso il patriarcato è stata la rottura dell’isolamento diplomatico seguito all’annessione della Crimea.
BERGOGLIO, KIRILL, PUTIN E LA SIRIA
Un intreccio di relazioni tra Kirill, Papa Bergoglio e Putin, portò infine il presidente russo a farsi carico dell’appello del Papa per “la pace in Siria” intervenendo direttamente nel conflitto a fianco di Assad. Era il settembre 2015.
In quell’occasione Kirill definì Putin “l’ultimo difensore dell’Occidente”.
Anche grazie all’intercessione vaticana, la Russia poté uscire dall’angolo. Nel 2015 Kirill celebrò l’attacco russo alla Siria arrivando a dire che i militari portavano "amore e speranza per la pace con l'arrivo del Cristo Salvatore in terra siriana".
BERGOGLIO E KIRILL ALL'HAVANA
Nel 2016 Bergoglio e Kirill si incontrarono all’Havana dove firmarono una dichiarazione congiunta in cui, rimarcando i valori tradizionali della Chiesa, si sosteneva e supportava l’intervento russo in Siria e in Ucraina.
Non solo, la chiesa ucraina veniva invitata a superare le divergenze e riappacificarsi con Mosca.
Una chiara presa di posizione da parte del Vaticano.
LA CADUTA DELLA TERZA ROMA
Un sinodo di vescovi presieduto dal patriarca di Costantinopoli l’11 ottobre 2018, concesse l'autocefalia (indipendenza) alla chiesa ortodossa in Ucraina, ristabilì una stauropegione (organo ecclesiale responsabile solo nei confronti del Patriarca ecumenico) a Kyiv, ritenne invalido lo statuto di Dionigi IV del 1686 e ha annullato tutti i diritti concessi in passato al Patriarcato di Mosca per amministrare il metropolita di Kyiv e infine revocò le scomuniche che colpivano il clero e i fedeli di due chiese ortodosse orientali ucraine non riconosciute da Mosca: la Chiesa ortodossa autocefala ucraina (COAU) e la Chiesa ortodossa ucraina - Patriarcato di Kyiv (COU-PK) che il 15 dicembre 2018 si fusero per formare la Chiesa ortodossa dell'Ucraina dopo un consiglio di unificazione.
“Questa è la caduta della Terza Roma, l’antichissima formula utilizzata per definire Mosca e il suo dominio sul mondo” dichiarò allora enfaticamente Poroshenko.
Il patriarca di Mosca, Kirill, reagì minacciando il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, con uno scisma che avrebbe interrotto ogni rapporto tra le due chiese e così fece il 15 ottobre 2018 interrompendo unilateralmente la piena comunione con il secondo.
Il 21 ottobre 2019, l'arcivescovo Geronimo II di Atene, primate della Chiesa di Grecia, inviò una lettera pacifica a Epifanio, il primate della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, per consolidare la comunione tra le due Chiese. E così fecero anche i primati delle chiese di Cipro e di Alessandria.