Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » dom ott 02, 2022 8:05 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » mar gen 17, 2023 6:54 pm

13)
Demenzialità contro i cristiani dell'Occidente



Una guerra non solo militare e commerciale, anche religiosa.
Di Antonio Catalano
15 gennaio 2023
https://www.facebook.com/passigli.manue ... X4kxoGsMfl

LA DESTABILIZZAZIONE AMERICANA DEL MONDO ORTODOSSO
da Patrizia Lecardi
Chi voleva capirlo lo ha capito: il 24 febbraio non segna l’inizio della guerra russo-ucraina. Gli altri, quelli in buona fede, saranno convinti dai fatti materiali quando questi gli urleranno nei timpani la realtà delle cose. Mentre, quelli in busta paga della propaganda Nato, continueranno a ripetere il verbo impartito da Washington, almeno fino a quando gli attuali scenari lo consentiranno, poi si vedrà… della serie siam tutti antifascisti quando il fascismo cade.
Chi ha capito come sono andate le cose sa quindi che l’intervento russo scaturisce dalla pluridecennale strategia americana di avanzamento verso oriente, nello specifico con le manovre tese a utilizzare l’Ucraina in funzione anti russa, in particolare a partire dal colpo di stato procurato a Kiev nel 2014. Un processo che si è concretizzato nell’insediamento di avamposti Nato nei paesi dell’ex campo sovietico, nell’eseguire grandi esercitazioni ai confini occidentali della Russia, nell’imporre ai sudditi europei sanzioni commerciali contro gli stessi propri interessi (obiettivo principale: spezzare l’asse Berlino-Mosca) e, da un anno a questa parte, nel finanziare armare e istruire il collaborazionista Zelensky.
Ma la guerra alla Russia si è giocata oltre che sul piano commerciale, economico, politico, diplomatico, militare, culturale anche su quello religioso. Tralasciare o addirittura negare quest’ultimo piano è segno di una miopia che impedisce di scorgere la forza che sprigiona il fattore religioso nel movimento reale, specialmente in un’area in cui la religiosità è forte elemento identitario e si combina con un profondo richiamo ai valori della tradizione.
Motivo per cui gli Usa, con il suo Dipartimento di Stato, si sono mossi da tempo per favorire la rottura delle varie Chiese ortodosse (autocefale, ovvero autonome) nazionali con Mosca. Processo culminato nell’imposizione in Ucraina della celebrazione del Natale il 25 dicembre invece che il 7 gennaio, come è tradizione per il mondo ortodosso di orientamento moscovita, che segue il calendario giuliano.
L’Occidente collettivo (come da un anno a questa parte definiscono in Russia l’Occidente), col suo transumanesimo, il suo sesso fluido, il suo neo malthusianesimo, la sua cancellazione della storia e le sue altre distopie che attentano la gerarchia naturale dei valori umani, è vissuto in Russia come minaccia contro la quale opporre un sistema di valori basato sulla tradizione della civiltà cristiana della quale ci si sente depositari. Per capire meglio quale sia la distanza culturale e antropologica che separa l’animo russo da quello occidentale si leggano, per esempio, le recenti dure parole del Segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia, Nikolaj Patrušev.
«L’Occidente promuove valori neoliberali contrari alla natura umana. Le corporation transnazionali influenzano le politiche dei vari paesi, come esperimenti con agenti patogeni e virus pericolosi condotti nei laboratori biologici militari gestiti dal Pentagono. Dopo aver fatto il lavaggio del cervello alle persone con la propaganda di massa, adesso l’Occidente cerca di utilizzare armi cognitive targettizzando tutti e ciascuno attraverso tecnologie informatiche e mezzi neuropsicologici mentre l’agenda Lgbt punta a ridurre gradualmente il numero di persone in più che non rientrano nel famigerato miliardo d’oro [espressione indicante il totale della popolazione dei paesi sviluppati]. Quelli che promuovevano gli ogm sono gli stessi che oggi esortano le donne a non avere figli per combattere il cambiamento climatico. I ricercatori di oltre oceano stanno misurando e calcolando gli esseri umani come facevano gli scienziati nazisti, per stabilire criteri di distinzione tra razze superiori e inferiori».
Insomma, per esprimerci con linguaggio religioso, una Russia che si vive come una sorta di Katéchon (concetto biblico che sta per “colui che trattiene”) contro l’Anticristo rappresentato dal dissoluto e satanico Occidente, quasi si fosse finalmente giunti all’inveramento della profezia di Mosca “Terza Roma” del monaco Filiteo. Il quale, nel 1520, predisse l’assunzione della capitale russa del ruolo di unico baluardo della fede, dopo la caduta delle due precedenti capitali, Roma e Costantinopoli. La tradizione vuole infatti che il monaco Filiteo, rivolgendosi al Granduca Vasily III, ebbe a dirgli: «Ricorda che le due Roma caddero, la terza, Mosca, sta e non ci sarà una quarta».
Le agenzie di alta intelligence occidentali si sono scatenate in tutti i Balcani per dividere le Chiese ortodosse dalla Chiesa ortodossa russa; e purtroppo ci sono riusciti, incassando la costituzione della “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” e il suo riconoscimento da parte delle altre Chiese ortodosse.
Grande artefice di questo lavoro è stato Geoffry Pyatt, che, insieme a Vittoria Nuland (quella che nel 2014 a Kiev distribuiva biscottini a Maidan e incitava al colpo di stato contro il legittimo governo ucraino) gestì la situazione all’epoca dei violenti fatti del 2014 a Kiev. Pyatt, una volta svolto il compitino in Ucraina viene trasferito dal Dipartimento americano in Grecia, dove si dedica a “condizionare” (qualcuno dice corrompere) il patriarca “primus inter pares” (nel mondo ortodosso non c’è un papa) Bartolomeo di Costantinopoli, fino a che questi non cede. Ed ecco che nel settembre del 2018 il Dipartimento di Stato americano dichiara in modo perentorio che gli Stati Uniti sostengono l’autocefalia in Ucraina e considerano il patriarca Bartolomeo come la voce della tolleranza nel mondo. Come può il patriarca Bartolomeo, lusingato da questa attribuzione, deludere i suoi amici americani? Quindi, nel gennaio 2019, concede il Tomos (documento) di autocefalia alla “Chiesa ortodossa dell’Ucraina”. Ottimo lavoro, Geoffry!
Il rapporto di collaborazione tra Bartolomeo e i suoi nuovi padrini culmina nel viaggio di 12 giorni negli Stati Uniti dell’autunno scorso (23 ottobre – 3 novembre 2022). Dodici giorni fitti di incontri e di ricevimenti, in cui il patriarca “ecumenico” (quanto piacciono ai globalisti patriarchi e papi “ecumenici”!) parla di libertà religiosa, maggiore giustizia ambientale, accesso universale al vaccino anti covid, situazione in Medio Oriente e Nord Africa. In un eccesso di trasporto, Bartolomeo arriva a definire Biden «un uomo di fede e lungimirante, che offrirà a questo meraviglioso Paese e al mondo la migliore guida e direzione». E poi, in qualità di “costruttore di ponti”: «Il cammino verso l’unità dei cristiani non è stato né pacifico né indolore. L’unità è un compito che resta difficile da realizzare. Ma i vincoli di amicizia tra le Chiese divise e i ponti attraverso i quali possiamo superare le nostre divisioni sono indispensabili, ora più che mai». Proprio a questo proposito, Bartolomeo indica come esempio l’appello per la protezione dell’ambiente lanciato «per la prima volta nella storia del cristianesimo» insieme a Papa Francesco e all’arcivescovo di Canterbury.
Solo di sfuggita, e mi avvio alle conclusioni, un richiamo al diverso atteggiamento americano nei confronti di papa Benedetto XVI, del quale si osteggiò – come scrive Germano Dottori su Limes di maggio 2017 – in tutti i modi la «ferma volontà di pervenire a una riconciliazione storica con il patriarcato di Mosca, che sarebbe stata nelle sue intenzioni [del papa] il vero e proprio coronamento religioso di un progetto geopolitico di integrazione euro-russa sostenuto con convinzione dalla Germania e anche dall’Italia di Silvio Berlusconi – ma non quella più filo americana, che si riconosceva in Giorgio Napolitano. Come è andata a finire» conclude l’articolo di Dottori, «è noto a tutti. Governo italiano e papato sarebbero stati simultaneamente investiti da una campagna scandalistica, coordinata, di rara violenza e priva di precedenti, alle quali sarebbero associate anche manovre più o meno opache nel campo finanziario, con l’effetto finale di precipitare nel novembre 2011 l’allontanamento di Berlusconi e nel febbraio 2013 l’abdicazione di Ratzinger».
I fatti prima sinteticamente esposti permettono di inquadrare meglio la posizione evidentemente filo-ucraina di papa Bergoglio, nonostante quell’«abbaiare della Nato alle porte di Mosca» pronunciato nel giugno scorso, compensato dalla recente “scivolata” in un’intervista rilasciata sulla rivista dei gesuiti “America” in cui definisce ceceni e buriati (due popoli della Russia) i più crudeli tra i militari russi. Cosa che ha suscitato l’ira della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, la quale ha replicato così: «Le parole del Papa sulla crudeltà dei ceceni e dei buriati non sono più una prova di russofobia, ma una perversione della verità». Incidente chiuso dopo le scuse del Vaticano. Ma con la Zakharova che lascia ben intendere come questo “incidente” abbia chiuso definitivamente qualsiasi possibilità che il Vaticano si sieda a un futuro tavolo di trattativa in qualità di parte mediatrice.
Queste manovre tese a spaccare il mondo dell’Ortodossia non potevano che trascinare l’Ucraina in una spirale di vera e propria caccia alle streghe e repressione, ispirate dal governo banderista di Zelensky. Con tanto di individuazione dei “traditori” nel clero, di aggressioni fisiche (vedi l’accoltellamento dell’arciprete Kovtonyuk davanti all’altare della sua chiesa), di irruzione nei luoghi di culto (vedi monastero delle grotte di Kiev), di arresti di ecclesiastici e suore, di minacce a semplici fedeli di osservanza moscovita, di chiusura di chiese di rito russo. Fino ad arrivare alla proclamazione del 2 dicembre 2022 del decreto che bandisce la Chiesa ucraina filorussa, che ha un peso rilevante in Ucraina.



Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina
viewtopic.php?f=143&t=3021
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... hk4rMP8BTl

Difendersi con le armi dall'aggressione violenta che calpesta i tuoi diritti umani, civili e politici, per predarti, stuprarti, ridurti in schiavitù o ucciderti e sterminarti, è una necessità universale, un diritto e un dovere umano, civile e politico insindacabile, eticamente e cristianamente ineccepibile e irreprensibile.
Solo attraverso la legittima difesa si tutela e si salva il diritto, la vita, la dignità, la libertà e la sovranità, non esiste altra possibilità per l'uomo.


Bravo Zelensky, difendi il tuo paese da questi demenziali cristiani filorussi.
Zelensky sospende la cittadinanza a 13 sacerdoti 'filorussi'
Agenzia ANSA
7 gennaio 2022

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 6399c.html

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sospeso la cittadinanza a 13 sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Lo riporta Unian che cita il decreto firmato dal capo dello Stato ucraino, non pubblicato, spiegano i media ucraini, perché contiene informazioni personali.
L'intelligence ucraina ha condotto perquisizioni in alcune chiese a seguito delle quali sono stati trovati sacerdoti con passaporti russi, contanti, materiale propagandistico russo e molto altro.
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito su Telegram "satanismo" la decisione di Zelensky di sospendere la cittadinanza di 13 sacerdoti della Chiesa canonica ortodossa ucraina.

Lo riporta Ria Novosti.

CONFERENZA SUI CRIMINI DI GUERRA

I ministri della Giustizia di molti Paesi si riuniranno a Londra a marzo per una conferenza a sostegno della Corte penale internazionale (Cpi) che indaga su presunti crimini di guerra in Ucraina. Lo ha annunciato il governo britannico. L'incontro, co-organizzato da Regno Unito ed Olanda, si terrà a Lancaster House e sarà presieduto dal vicepremier britannico Dominic Raab e dal ministro per la Giustizia e la Sicurezza olandese Dilan Yeşilgöz-Zegerius. Mira ad aumentare il sostegno finanziario e pratico globale offerto alla Cpi e coordinare gli sforzi per garantire i mezzi per svolgere indagini e perseguire i responsabili.

L'incontro - si legge sul sito del governo di Londra - arriva mentre la Russia intensifica la sua campagna di terrore contro l'Ucraina, colpendo infrastrutture energetiche cruciali e immergendo le persone nel freddo oscuro e gelido dell'inverno. Nelle aree liberate dell'Ucraina, i pubblici ministeri continuano a raccogliere prove di atrocità e violenze sessuali.

Il vice Primo Ministro e Segretario di Stato per la Giustizia, Dominic Raab, ha dichiarato che "le forze russe dovrebbero sapere che non possono agire impunemente e sosterremo l'Ucraina finché non sarà fatta giustizia. A quasi un anno dall'invasione illegale, la comunità internazionale deve dare il suo più forte sostegno alla CPI in modo che i criminali di guerra possano essere ritenuti responsabili delle atrocità a cui stiamo assistendo. L'incontro consentirà ai paesi di determinare come fornire ulteriore assistenza alla Corte. Ciò include un sostegno pratico come aiutare a raccogliere informazioni e condividere le prove delle atrocità commesse sul terreno. I ministri discuteranno anche su come aiutare le vittime e i testimoni a fornire testimonianze senza causare loro ulteriori sofferenze".

Insieme agli Stati Uniti e all'Ue il Regno Unito ha già istituito l'Atrocity Crimes Advisory Group per sostenere le indagini e ha finanziato un programma di formazione per i giudici ucraini destinati a condurre processi per crimini di guerra. Vi stanno già partecipando 30 giudici e un programma di formazione simile per i pubblici ministeri in Ucraina, guidato dalla Procura reale britannica, dovrebbe iniziare entro la fine dell'anno.

MOSCA: 'OSSERVIAMO LA TREGUA NONOSTANTE LE VIOLAZIONI UCRAINE'

La Russia continua ad osservare la tregua per il Natale ortodosso in Ucraina, malgrado "gli attacchi" da parte di Kiev in violazione di essa, secondo quanto afferma il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass. Secondo il portavoce della Difesa, Igor Konashenkov "l'insieme delle truppe russe nell'area dell'operazione speciale (così Mosca chiama l'invasione ucraina, ndr) dalle 12:00 del 6 gennaio osserva il cessate il fuoco lungo l'intera linea di contatto", mentre "il regime di Kiev ha continuato a bombardare gli insediamenti e le posizioni russe il giorno precedente", scrive la Tass.


STORIA DEL CRISTIANESIMO ORTODOSSO A KYIV E A MOSCA DALL'867 AD OGGI
Omar Nadiv Mirzan Iacci
7 gennaio 2022

https://www.facebook.com/omar.mirzan/po ... WS11FKxZwl

Quest’anno il mio augurio di buone feste va sopra tutto agli amici parenti, compagni ucraini e a quegli italiani che hanno lasciato il cuore come me in Ucraina!
E vorrei dire a tutti voi: non lasciate che vi rubino il sorriso.
Che voi siate ortodossi, cattolici, ebrei o atei, siate forti e continuate a vivere perché presto arriverà la vittoria.
Non permettete ai moskal di sottrarvi neanche un giorno della vostra vita.
Anche se siete in lutto, uscite, combattete, vivete! E soprattutto a chi è cristiano ortodosso vorrei dire: non dimenticate la vostre usanze e le vostre tradizioni.
Non siete voi che dovete cambiare.

Perché non Mosca ma Kyiv fu la culla della cristianizzazione!
Pochi a Mosca ricordano o preferiscono dimenticare che fu per volontà di Volodimir Svjatoslavic detto il Grande, della dinastia UCRAINA dei Rjurikidi, Gran Principe di KYIV, nato a KYIV e morto a KYIV, che l’ortodossia divenne La Religione.
Fu grazie alla sua conversione e alla conversione della sua popolazione che si ebbe la diffusione ad Est di questa religione.
Il Cristianesimo arrivò per la prima volta a Kyiv con l'apostolo Andrea, che predisse la fondazione di una grande città cristiana.

Poi fu la volta del principe Askold.
Nell'867 il battesimo di Fozio (patriarca di Costantinopoli) fece divenire KYIV la prima sede episcopale della Chiesa russa (russa perché della Rus’).

Nel 945, la reggente di KYIV Olga venne battezzata cristiana.
988 VOLODIMIR E LA CRISTIANIZZAZIONE DEL RUS'
Dovremo attendere il 988 per una reale espansione del cristianesimo a Kyiv.
Un anno prima, i generali Barda Sclero e Barda Foca il Giovane si rivoltarono contro l’imperatore bizantino Basilio II avanzando su Costantinopoli.
Basilio II chiese aiuto a Volodimir, principe di Kyiv, che lo soccorse, chiedendo in cambio la mano di sua figlia Anna Porfirogenita. L’imperatore accolse la proposta, ma ad un’unica condizione: che Volodimir si convertisse al Cristianesimo.
Fu così che una volta sedata la rivolta, Volodimir fu battezzato a Cherson, si unì in matrimonio con rito cristiano alla figlia dell’imperatore e tornò a Kyiv per convertire nel fiume Dnepr i suoi dodici figli, i boiardi e tutti i vassalli del reame. Ordinò in seguito la distruzione delle statue lignee degli déi pagani.
Per commemorare la conversione, Volodimir innalzò la prima chiesa in pietra di Kyiv, che dedicò all'Assunzione della Vergine. Ne fece erigere una seconda sulla cima della collina, dove prima spiccavano le statue pagane.

KYIV quindi e non Mosca, che allora neppure esisteva, divenne capoluogo di una nuova provincia ecclesiastica, posta sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli.

1299 LA CAPITALE DEL CRISTIANESIMO ORTODOSSO SI TRASFERISCE A VLADIMIR
Fu solo 300 anni dopo, nel 1299, che la sede di questa ortodossia venne trasferita in una città dell’attuale Federazione Russa, Vladimir, città peraltro fondata dallo stesso Volodimir da cui prese il nome e capitale della Rus' dal 1169, quando Andrej Bogolyubsky di Vladimir-Suzdal saccheggiò Kyiv spodestando e uccidendo suo fratello Daniil, Gran Principe della Rus’.
Andrej, ignorando le regole della Russkaja Pravda, che imponevano che il Gran Principe dovesse rimanere a Kyiv, nominò suo fratello minore Gleb principe di Kyiv e fece ritorno a Suzdal’ e infine a Vladimir, che divenne la nuova capitale della Rus’.
Kyiv rimase però sede del potere ecclesiastico fino al 1299, quando il metropolita Massimo decise di abbandonare la città, invasa dai Tatari-Mongoli, cercando rifugio a Vladimir.

SCISSIONE IN DUE METROPOLIE: KYIV E VLADIMIR
I vescovi di Kyiv, Galizia e Volinia rifiutarono il trasferimento della sede religiosa a Vladimir e nel 1303 elessero un proprio metropolita, contrapposto a Massimo, che il patriarca di Costantinopoli, Atanasio I, non poté che accettare sancendo pertanto una scissione in due metropolie.
Nel 1325, Ivan I Danilovič, anch’esso della dinastia dei Rjurikidi, forte del sostegno militare e politico dell’Orda d’oro, fece trasferire la sede del metropolita di Kyiv, Pietro (nato in Volinia, area in cui ora sorgono, tra le altre, le città di Rivne e Lutsk), da Vladimir a Mosca, atto che rafforzò la sua autorità come principe di Mosca e che di fatto segnò l’inizio dell’ascesa di questa città come centro nevralgico del cristianesimo ortodosso.

RINASCITA DI KYIV
Dopo l’ingresso di Kyiv nel Granducato di Lituania (1362), avviene la sua graduale rinascita come centro spirituale e religioso. Da questo momento e per quasi un secolo Kyiv e Mosca elessero il proprio metropolita di Kyiv.
Nel 1433, dopo la morte di Fozio, metropolita di Kyiv e di tutta la Russia, il principe di Mosca decise di nominare metropolita Iona, vescovo di Ryazan (città dell’attuale Federazione Russa, a sud di Mosca). Ma, arrivato a Costantinopoli, Iona non ricevette l’approvazione del patriarca e fu nominato metropolita il protetto del Granduca di Lituania Svidrigaila , il vescovo Gerasim di Smolensk, allora parte del Granducato di Lituania.
Nel 1436 il patriarca ordinò metropolita di Kyiv Isidoro, sostenitore dell’unione delle chiese ortodosse e cattoliche procurandosi l’ostilità del metropolita e del principe di Mosca, il quale dopo l’Unione di Firenze (1441), lo arrestò come eretico, anche se in seguito riuscì a fuggire.

SCISSIONE DELLA METROPOLIA DI MOSCA DA COSTANTINOPOLI
Il principe di Mosca chiese a Costantinopoli di dare alla Rus’ un nuovo metropolita, ma il patriarca si rifiutò di farlo. Fu così che un consiglio di vescovi della Russia orientale, “per ordine del sovrano”, senza il consenso del patriarca di Costantinopoli, nominò nel 1448 il vescovo Iona di Ryazan metropolita di Kyiv e di tutta la Rus’.
Il metropolita eletto dopo la morte di Iona, Teodosio , portava già il titolo di metropolita di Mosca e di tutta la Russia.

UNIONE DI FIRENZE
Nel 1458 Isidoro rinunciò ufficialmente al titolo di metropolita di Kyiv in favore di un suo allievo, lo stesso sostenitore dell’Unione di Firenze, Gregorio il Bulgaro forse su pressione di Papa Callisto III.
Il Patriarca di Costantinopoli diede al metropolita di Kyiv (che ora comprendeva 11 diocesi: Kyiv, Bryansk, Smolensk, Polotsk, Turov, Lutsk, Vladimir-Volynsk, Brest, Przemysl, Galiziano e Kholmsk) un nuovo titolo: metropolita di Kyiv, Galizia e di tutta la Russia, titolo che rimase fino all’adesione della metropolia di Kyiv al Patriarcato di Mosca nel 1686.
I primi metropoliti di Kyiv, della Galizia e di tutta la Rus’, dopo la separazione da Mosca, furono sostenitori dell’Unione di Firenze e quindi vicini al Papa, ma mantennero legami con il Patriarca di Costantinopoli e tutti (tranne Misail) ricevettero l’approvazione dell’investitura a metropoliti da Patriarca.
L’ultimo metropolita sostenitore dell’Unione di Firenze fu il metropolita Iosif Bolgarinovich.

RIAVVICINAMENTO A MOSCA
Il principe lituano Alessandro, volendo avvicinarsi a Mosca, sposò la principessa moscovita Elena (figlia del granduca Ivan III il Grande).
Nel 1501, grazie al sostegno della principessa Elena, Iona II fu eletto metropolita di Kyiv, della Galizia e di tutta la Russia. Si oppose all’Unione di Firenze e recise ogni legame con Roma ed il papato.
Nel 1507 Iosif II Soltan divenne il nuovo metropolita ricevendo l’iniziazione dal Patriarcato di Costantinopoli.

PATRIARCATO DI MOSCA
Nel 1589 fu istituito il Patriarcato di Mosca, facendo del metropolita Giobbe il primo patriarca di Mosca e di tutta la Rus’. Durante il mezzo secolo successivo, quando lo zarismo era debole, i patriarchi (in particolare Germogeno e Filarete) gestivano lo Stato insieme (e talvolta sostituendosi) agli zar.

UNIONE DI BREST: CHIESA RUTENA + CHIESA CATTOLICA
Mychajlo Rohoza fu eletto metropolita ruteno di Kyiv, Galizia e tutta la Russia dal 1588. Nel 1595 firmò l’Unione di Brest, che fu sostenuta dalla maggior parte dei vescovi della metropoli di Kyiv (ma non dai sacerdoti e i laici ordinari, che non furono nemmeno interpellati) e sancì l’unione della Chiesa rutena con la Chiesa cattolica, formando così la Chiesa greco-cattolica rutena, preservando il rito bizantino, le pratiche liturgiche, il diritto canonico e il matrimonio per i chierici.

ORTODOSSI VS. GRECO-CATTOLICI RUTENI
Gli oppositori dell’Unione di Brest lottarono per il mantenimento dell’ortodossia e questa lotta intestina portò all’esistenza parallela di due metropoli di Kyiv: quella greco-cattolica di Rohoza e quella ortodossa guidata da Jacek Balyka.
I monaci di Kyiv-Pechersk Lavra e il loro abate Nikifor Tur opposero una forte resistenza. Tanto che il re Sigismondo III dovette ammettere la sconfitta e nel 1603 liberò ufficialmente la Lavra dalla giurisdizione uniate.
Tuttavia, la Cattedrale di Santa Sofia, diverse chiese della Città Alta e il Monastero Vydubitsky rimasero nelle mani degli uniati.
Fu una guerra interconfessionale tra i borghesi ortodossi, i cosacchi e il clero da un lato e gli uniati e le autorità polacche dall’altro. La Chiesa ortodossa ucraina e la sua gerarchia ortodossa furono rinnovate, i cosacchi ucraini si trasformarono in un’influente parte progressista della società e Kyiv ritornò ad essere una delle principali città ucraine – un centro culturale, scientifico e spirituale dell’ucrainesimo.

LA PRIMA LOTTA PER L'INDIPENDENZA DI KYIV
La ribellione contro l’Unione a Kyiv mobilitò la popolazione ucraina nella lotta per i propri diritti nazionali e sociali e in larga misura avvicinò l’inizio della guerra di liberazione del popolo ucraino.
Nel 1615, gli oppositori dell’Unione si unirono nella Confraternita di Kyiv.
Quando nel 1618 il governatore uniate Antony Grekovych cercò di confermare con la forza i diritti degli uniati di possedere il monastero dalle cupole dorate di San Michele, i cosacchi lo uccisero annegandolo nel pozzo della città. La stessa sorte toccò in seguito all’esattore delle tasse Oklinskyi.

RIPRISTINO DELLA ORTODOSSIA A KYIV
Nel 1620 , il patriarca di Gerusalemme Teofane III, grazie ai cosacchi e all’atamano Pyotr Sahaidachny, ordinò metropolita Iov Boretsky, ripristinando così la gerarchia ortodossa a Kyiv.
Nel 1624 i cittadini ortodossi attaccarono Santa Sofia. Nel gennaio dell’anno successivo, il borgomastro uniate Khodyka-Kobizevych fu annegato nel Dnepr e il sacerdote uniate Ivan Yuzefovich fu ucciso.
Dal 1626 chiese, monasteri e i loro possedimenti iniziarono a passare nelle mani degli ortodossi.
La morte di Sigismondo III pose fine alla lotta.
Nel 1633, il nuovo re Vladyslav IV riconobbe la legittimità della Chiesa ortodossa e Mohyli, nuovo metropolita di Kyiv, restituì tutte le chiese e i monasteri della città agli ortodossi. Solo il monastero Vydubytsky rimase in possesso di Rutsky fino alla sua morte nel 1637.

TRATTATO DI PEREJESLAV - MOSCA SI RIPRENDE KYIV
Nel 1654 venne stipulato il trattato di Perejaslav (città dell’ Ucraina), fra i cosacchi di Zaporizhzhia, guidati da Bohdan Chmel'nyc'kyj, e lo zar di Russia Alessio I per rispondere al tentativo polacco di irreggimentare (1638) alcuni gruppi di cosacchi con lo scopo di smantellare le istituzioni tradizionali dei cosacchi.
La Russia offrì sostegno e protezione ai cosacchi dell’atamano Bohdan Chmel'nyc'kij, ma produsse un effetto molto diverso da quello sperato da Bohdan perché sottrasse sì incosacchi all'influenza polacca ma li spinse nell'orbita russa e segnò la separazione dell'Ucraina dalla Polonia rafforzando la potenza russa.
La zona, che ai tempi del predominio polacco faceva riferimento alla tradizione cattolica, passò sotto l'influenza della chiesa ortodossa.
Per la Russia, l'acquisizione dell'Ucraina segnò il rafforzamento del suo potere e giustificò il nome di "impero" e il titolo di zar come "imperatore di tutte le Russie".
Il Metropolita di Kyiv, della Galizia e di tutta la Rus', Sylvester Kosiv, fu un attivo oppositore all’unione con il regno di Mosca), e fu anche contrario ad un accordo incondizionato con la Federazione Polacco-Lituana e all'Unione di Brest difendendo l’indipendenza della Chiesa ortodossa ucraina e la sua permanenza sotto la giurisdizione del Patriarca di Tsargorod.

GUERRA RUSSO-POLACCA
Durante la guerra russo-polacca (1654-1667) anche chiamata “Guerra d’Ucraina”, l’ultimo grande conflitto tra il Regno russo e la Confederazione Polacco-Lituana, l’Unione venne bandita nei territori occupati dalle truppe russe.
Dopo il Trattato di Andrusovo del 1667, con il quale la Confederazione cedette alla Russia la fortezza di Smolensk ed il territorio dell'Ucraina ad est del fiume Dnepr più la città di Kyiv, i circoli dominanti della Federazione Polacco-Lituana aumentarono invece notevolmente il loro sostegno all’Unione.
Quando la maggior parte delle diocesi della Chiesa Uniate divenne parte dell’Impero russo, alcuni dei greco-cattolici si unirono alla Chiesa russa ortodossa e alcuni rimasero subordinati a Roma.

PIETRO IL GRANDE E LA SECOLARIZZAZIONE
Il patriarcato fu abolito da Pietro il Grande il 25 gennaio 1721 e sostituito dall’istituzione del Santissimo Sinodo Governativo, il nuovo organo supremo, composto dai più importanti esponenti del clero russo, tutti nominati dallo Zar, e di cui faceva parte anche il Metropolita di Mosca, con a capo un procuratore imperiale.
Nel 1762 Pietro III tentò di secolarizzare tutta la terra e i servi della chiesa.

CATERINA
Nel 1787, Caterina II decretò che solo le tipografie subordinate al Santissimo Sinodo potessero stampare libri spirituali nell’impero russo e le attività delle tipografie greco-cattoliche cessarono.
Nel 1794, il vescovo ortodosso Viktor Sadkovskyha chiese agli uniati di convertirsi “alla retta fede”. Le autorità elargivano un assegno in denaro a chi decideva di convertirsi all’Ortodossia e inviavano un sacerdote con un distaccamento di soldati per confiscare le chiese ai greco-cattolici, consegnarle agli ortodossi ed espellere le famiglie e i sacerdoti dei primi.
Le diocesi greco-cattoliche, ad eccezione di Polotsk, furono abolite e i vescovi furono mandati in pensione o all’estero.
Nel 1807, Papa Pio VII firmò la bolla “In universalis Ecclesiae regimine”, secondo la quale la metropoli greco-cattolica di Galizia veniva proclamata erede della metropoli uniate di Kyiv.

NICOLA I E LA REPRESSIONE
L’imperatore Nicola I usò metodi ancora più repressivi di quelli di Caterina II.
Nel 1839, in un consiglio a Polotsk, le decisioni del Trattato di Brest furono annullate: 1.607 parrocchie uniate e più di 1.600.000 persone passarono sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa. L’unica diocesi uniate nell’impero russo rimase la diocesi di Kholm, che fu anch’essa convertita all’Ortodossia nel 1875.
ABOLIZIONE DEL SANTISSIMO SINODO E RIABILITAZIONE DDL PATRIARCATO DI MOSCA
Il Santissimo Sinodo fu abolito il 6 aprile 1918 in seguito alla rivoluzione d'ottobre e il patriarcato di Mosca fu ristabilito.

RIVOLUZIONE UCRAINA
Sulla scia della disgregazione dell'Impero russo alcuni gruppi nazionali cercarono l'autonomia o l'autocefalia da Mosca . La Chiesa ortodossa ucraina fu proclamata sotto la Repubblica nazionale ucraina nel 1917 e sopravvisse nell'Ucraina sovietica fino all'inizio degli anni '30.
La rivoluzione ucraina del 1917-1921 realizzò per un breve periodo il desiderio di creare una Chiesa ortodossa indipendente in Ucraina. Il 1 marzo 1918, a Zhytomyr, la Rada centrale adottò una serie di leggi, secondo le quali il calendario gregoriano e la valuta nazionale - la grivna - furono introdotti nella Repubblica popolare ucraina, fu determinato l'emblema dello Stato della Repubblica popolare ucraina - "il tridente dei tempi di Volodymyr il Grande", e venne adottata anche la legge sulla cittadinanza nella Repubblica popolare ucraina.
Nel 1921 a Kyiv, la capitale della nuova Ucraina indipendente, fu convocato un Sobor (Sinodo) tutto ucraino e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina fu dichiarata indipendente dal Patriarcato di Mosca (MP). I delegati di Sobor hanno scelto il metropolita Vasyl Lypkivsky come capo della chiesa. Il Sobor del 1921 è diventato noto come la "prima resurrezione" dell'UAOC.
L'indipendenza ucraina fu di breve durata in questo periodo e nel 1922 nacque l' URSS . I sovietici introdussero un regime ateo, sebbene inizialmente alla chiesa fosse permesso di funzionare.

BOLSCEVICHI E SEPARAZIONE TRA CHIESA E STATO
Negli stessi anni e più precisamente all’inizio di febbraio 1918, il governo della Russia sovietica controllato dai bolscevichi emanò il decreto sulla separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa che proclamava la separazione tra Chiesa e Stato in Russia, la libertà di “professare qualsiasi religione o non professarne nessuna”.
La Chiesa ortodossa russa sostenne la Russia zarista, creando quindi una ragione per cui i bolscevichi avrebbero tentato di diminuire la loro influenza sul popolo e sul governo russi.

LE REPRESSIONI DI LENIN
Già nell’agosto 1920 Lenin scrisse a Skliansky, vicepresidente del Consiglio militare rivoluzionario : “Soffocheremo con il pugno la borghesia, il clero e i proprietari terrieri.
Ci sarà un premio di 100.000 rubli per ognuno di loro che verrà impiccato.” Stava parlando delle azioni future nei Paesi vicini alla Russia.
Migliaia di sacerdoti e credenti ortodossi vennero torturati, deportati in campi di prigionia, di lavoro ed ospedali psichiatrici dove vennero sottoposti ad orribili punizioni psicologiche ed esperimenti di controllo mentale per costringerli a rinunciare alle loro convinzioni religiose.
Nei primi cinque anni dopo la rivoluzione bolscevica furono giustiziati 28 vescovi e 1.200 sacerdoti.
Circa 20.000 persone furono giustiziate appena fuori Butovo, inclusi molti ecclesiastici, asceti e laici.

GUERRA SOVIETICO-POLACCA - UCRAINA SOTTO LA POLONIA
A seguito della guerra sovietico-polacca e della lotta con la chiesa in URSS , i rapporti con il Patriarcato di Mosca si complicarono e lo stesso Patriarcato subì forti pressioni da parte delle autorità punitive sovietiche. Ciò costrinse i vescovi ortodossi della Polonia Yuriy (Yaroszewski) e Dionysius (Valedynski) a fare appello, tramite il rappresentante diplomatico polacco a Mosca, al patriarca Tikhon in materia di concessione dell'autocefalia. Il Patriarca rifiutò di concedere l'autocefalia.
Il 16 giugno 1922 si tenne il Consiglio dei vescovi polacchi, che esaminò la questione dell'autocefalia e la acconsentì.
Il 13 novembre 1924, il Patriarca Gregorio VII di Costantinopoli firmò il " Tomos patriarcale e sinodale-canonico del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli sul riconoscimento della Chiesa ortodossa in Polonia come autocefala".

PATTO MOLOTOV-RIBBENTROP - UCRAINA SOTTO LA RUSSIA
Nel 1939 , dopo il patto Molotov-Ribbentrop , l'Ucraina occidentale fu occupata dalle truppe sovietiche. Subito dopo iniziarono le repressioni dell'NKVD contro la chiesa. E il Patriarcato di Mosca ha avviato azioni attive per subordinare la Chiesa polacca a Mosca.
L'esarca patriarcale, l'arcivescovo Mykolay Yarushevich, arrivò a Volyn, i gerarchi locali furono costretti a venire a Mosca e lì fare una dichiarazione di lealtà al Patriarcato di Mosca.
La chiusura di massa delle chiese ricominciò e continuò fino al 1939, quando ormai ne erano rimaste solo poche centinaia. Secondo i dati ufficiali della Commissione governativa per la “riabilitazione” nel 1937 furono arrestati 136.900 chierici ortodossi, di cui 85.300 fucilati; nel 1938 28.300 arrestati, 21.500 dei quali fucilati; nel 1939 1.500 arrestati, 900 dei quali fucilati; nel 1940 5.100 arrestati, 1.100 dei quali fucilati.
Il campo "per scopi speciali" Solovki fu istituito nel monastero delle isole Solovetsky nel Mar Bianco. Vi morirono 8 metropoliti, 20 arcivescovi e 47 vescovi della Chiesa ortodossa, insieme a decine di migliaia di laici. Di questi, 95.000 furono messi a morte, fucilati.

STALIN E LA CHIESA ORTODOSSA
Dopo l’attacco della Germania nazista all’Unione Sovietica nel 1941, Stalin fece rivivere la Chiesa ortodossa russa per intensificare il sostegno patriottico allo sforzo bellico.

OCCUPAZIONE TEDESCA
Nel 1941 - dopo l'occupazione da parte della Germania hitleriana, nel territorio dell'Ucraina operavano due chiese ortodosse: quella degli "Autonomisti" guidati dall'arcivescovo Oleksiy (Hromadskyi), subordinato al Patriarcato di Mosca, e la Chiesa ortodossa di Polonia.
Dalla fine del 1941, il regime di occupazione tedesco iniziò a reprimere tutte le manifestazioni dell'attività nazionale ucraina, vietando anche le attività del Consiglio della Chiesa ortodossa tutta ucraina.

OCCUPAZIONE SOVIETICA
1942-1944 — L'Ucraina fu nuovamente occupata dalle truppe sovietiche. I sacerdoti rimasti in Ucraina subirono repressioni e molti vennero uccisi. Molti vescovi, in fuga dalle persecuzioni, si trasferirono nella Germania Ovest, poi negli Stati Uniti, in Canada e in altri Paesi.
Nel 1942, la Chiesa autocefala fu ristabilita durante l'occupazione dell'Ucraina da parte della Germania nazista. Questo periodo durò fino al ritorno dell'Armata Rossa nel 1944.

KHRUSHCHEV CONTRO LA CHIESA ORTODOSSA
Ma nel 1959 Nikita Khrushchev ricominciò la campagna russa contro la Chiesa ortodossa russa e costrinse la chiusura di circa 12.000 chiese. Nel 1985 erano rimaste attive meno di 7.000 chiese. Si stima che 50.000 ecclesiastici siano stati giustiziati entro la fine dell’era Krushchev.

GORBACIOV
Un momento cruciale nella storia della Chiesa ortodossa russa si ebbe nel 1988 per il 1000° anniversario della Cristianizzazione della Rus’ (era il 988 quando il principe di Kyiv Volodimir iniziò questo processo): per tutta l’estate di quell’anno, a Mosca, a Kyiv, a Zagorsk e in altre città si svolsero importanti celebrazioni sostenute dal Governo di Gorbaciov.
1989
Il 15 febbraio 1989, con il sostegno delle forze filoucraine, iniziò a operare a Kiev un comitato di iniziativa per il ripristino della Chiesa ortodossa autocefala ucraina in Ucraina.
Il 5 e 6 giugno 1990 si tenne a Kyiv il Concilio panucraino ortodosso con la partecipazione di circa 700 delegati provenienti da tutta l'Ucraina, tra cui 7 vescovi e oltre 200 sacerdoti. Il Consiglio approvò la restaurazione della Chiesa ortodossa autocefala ucraina e il già metropolita della Chiesa ortodossa ucraina del Canada, Mstyslav, fu intronizzato come patriarca.
La chiesa ha riacquistato il riconoscimento statale nel 1991.
Dal 2000, il primate della chiesa è stato il metropolita di Kyiv e di tutta l'Ucraina.

KIRILL E PUTIN
Kirill nel 2009 divenne Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' e Primate della Chiesa ortodossa russa.
Nacque da una famiglia di ecclesiastici. Putin dice che suo padre l'abbia battezzato ed è innegabile il forte legame tra i due, nato forse quando entrambi erano agenti del KGB, come risulterebbe dagli archivi sovietici.
Il potere della Chiesa in Russia è cresciuto enormemente negli ultimi anni e ciò si deve soprattutto a Putin che ha reso il patriarcato il braccio spirituale del Cremlino.
Tanto che il numero di russi che si dichiarano credenti è passato dal 31% degli anni Novanta al 73% nel 2014.
La Chiesa ortodossa russa è tornata in possesso di tutte le proprietà confiscate dai bolscevichi ed ha ottenuto incredibili “privilegi” potendo importare tabacco e alcolici esentasse, cosa che è fruttata per le tasche della Chiesa almeno 4 miliardi di dollari secondo il Moscow Times.
Così il rapporto tra Chiesa e Stato è cresciuto nel nome di quella che Kirill chiama “symphonia”, termine che in epoca giustinianea descriveva la comunanza armonica del potere spirituale con quello secolare.

IL MONDO RUSSO E L'IMPERIALISMO
Il Cremlino ha sapientemente usato la religione come strumento di coesione sociale, inserendola in quel complesso processo di (ri)costruzione di un’identità pan-russa culminato nel russkij mir, vera impalcatura ideologica dello stato emerso dalle ceneri sovietiche.
Uno Stato che, non potendo più attingere all’ideologia comunista, necessitava di reinventarsi ritagliando per sé un destino, una missione, nei confronti del mondo.
L’esito fu appunto il russkij mir, “mondo russo”, dottrina elaborata a partire dalla metà degli anni Novanta, e perfezionata nell’ultima decade, secondo cui la nuova Russia deve porsi come alternativa al modello occidentale, quale diversa forma di “civilizzazione”, inserendosi in un ordine mondiale che Mosca vuole multipolare.
La dottrina del “mondo russo” assume in sé caratteri propri dell’imperialismo, dell’antioccidentalismo e del conservatorismo religioso. La Chiesa ortodossa russa ne è un elemento fondamentale poiché, mentre da un lato garantisce unità interna al paese, dall’altro diventa strumento di politica estera.

“PUTIN DIFENSORE DELL’OCCIDENTE”
Il più grande successo diplomatico ottenuto dal Cremlino attraverso il patriarcato è stata la rottura dell’isolamento diplomatico seguito all’annessione della Crimea.

BERGOGLIO, KIRILL, PUTIN E LA SIRIA
Un intreccio di relazioni tra Kirill, Papa Bergoglio e Putin, portò infine il presidente russo a farsi carico dell’appello del Papa per “la pace in Siria” intervenendo direttamente nel conflitto a fianco di Assad. Era il settembre 2015.
In quell’occasione Kirill definì Putin “l’ultimo difensore dell’Occidente”.
Anche grazie all’intercessione vaticana, la Russia poté uscire dall’angolo. Nel 2015 Kirill celebrò l’attacco russo alla Siria arrivando a dire che i militari portavano "amore e speranza per la pace con l'arrivo del Cristo Salvatore in terra siriana".

BERGOGLIO E KIRILL ALL'HAVANA
Nel 2016 Bergoglio e Kirill si incontrarono all’Havana dove firmarono una dichiarazione congiunta in cui, rimarcando i valori tradizionali della Chiesa, si sosteneva e supportava l’intervento russo in Siria e in Ucraina.
Non solo, la chiesa ucraina veniva invitata a superare le divergenze e riappacificarsi con Mosca.
Una chiara presa di posizione da parte del Vaticano.

LA CADUTA DELLA TERZA ROMA
Un sinodo di vescovi presieduto dal patriarca di Costantinopoli l’11 ottobre 2018, concesse l'autocefalia (indipendenza) alla chiesa ortodossa in Ucraina, ristabilì una stauropegione (organo ecclesiale responsabile solo nei confronti del Patriarca ecumenico) a Kyiv, ritenne invalido lo statuto di Dionigi IV del 1686 e ha annullato tutti i diritti concessi in passato al Patriarcato di Mosca per amministrare il metropolita di Kyiv e infine revocò le scomuniche che colpivano il clero e i fedeli di due chiese ortodosse orientali ucraine non riconosciute da Mosca: la Chiesa ortodossa autocefala ucraina (COAU) e la Chiesa ortodossa ucraina - Patriarcato di Kyiv (COU-PK) che il 15 dicembre 2018 si fusero per formare la Chiesa ortodossa dell'Ucraina dopo un consiglio di unificazione.
“Questa è la caduta della Terza Roma, l’antichissima formula utilizzata per definire Mosca e il suo dominio sul mondo” dichiarò allora enfaticamente Poroshenko.
Il patriarca di Mosca, Kirill, reagì minacciando il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, con uno scisma che avrebbe interrotto ogni rapporto tra le due chiese e così fece il 15 ottobre 2018 interrompendo unilateralmente la piena comunione con il secondo.
Il 21 ottobre 2019, l'arcivescovo Geronimo II di Atene, primate della Chiesa di Grecia, inviò una lettera pacifica a Epifanio, il primate della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, per consolidare la comunione tra le due Chiese. E così fecero anche i primati delle chiese di Cipro e di Alessandria.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » mar gen 17, 2023 6:54 pm

Smascherati 12 falsi miti sulla guerra della Russia in Ucraina
24 febbraio 2023

https://italy.representation.ec.europa. ... 3-02-24_it

Un anno fa la Russia ha lanciato una guerra di aggressione non provocata contro il suo pacifico vicino, l'Ucraina, mostrando al mondo la vera natura delle ambizioni imperiali del Cremlino. Oggi l'Ucraina continua a combattere, facendo prova di resilienza e determinazione, per respingere l'aggressione russa.

La Russia si è preparata alla guerra contro l'Ucraina diffondendo una serie di falsi miti sul paese. Ben prima dell'invasione su vasta scala del 24 febbraio 2022, un flusso costante di disinformazione ha preparato la strada all'aggressione militare russa. Nel corso della guerra abbiamo individuato e smascherato gli interventi di disinformazione a vantaggio del Cremlino. In questa rassegna esporremo alcuni dei falsi miti principali sulla guerra attivamente propagati dall'ecosistema di disinformazione del Cremlino.

Falso mito: è inevitabile che la Russia esca vincitrice dalla guerra. O la Russia vince la guerra o sarà la terza guerra mondiale. Il sostegno militare dell'Occidente all'Ucraina provoca un'escalation della situazione e prolunga le sofferenze. L'unica via verso la pace è la demilitarizzazione dell'Ucraina.

La notevole resilienza dell'Ucraina, la sua determinazione e il suo indomito spirito combattivo hanno dimostrato una volta di più che le prospettive del Cremlino nella guerra di aggressione contro lasciano presagire tutto tranne una vittoria. Il mondo ha boicottato la Russia chiedendo un'immediata cessazione dell'offensiva in Ucraina e il ritiro incondizionato delle truppe russe al di fuori dei confini dell'Ucraina riconosciuti a livello internazionale. Da quando la Russia ha avviato questa non provocata "guerra dei tre giorni", l'Ucraina ha contrastato con successo l'avanzata degli invasori, contrattaccando e liberando un numero considerevole di territori dal controllo militare temporaneo della Russia. Le forze ucraine hanno inoltre fortemente eroso l'arsenale militare russo.

La perseveranza dell'Ucraina di fronte all'aggressione di una superpotenza è un esempio di cosa significhino coraggio e determinazione. Il sostegno militare occidentale all'Ucraina si sta rivelando ogni giorno decisivo sul campo di battaglia, aiutando l'Ucraina a esercitare il proprio diritto all'autodifesa sancito dalla Carta delle Nazioni Unite.

Le proposte russe per un cessate il fuoco o negoziati di pace non sono sincere e rappresentano soltanto una serie di acrobazie nel campo delle pubbliche relazioni. Tali proposte rivelano, a un'attenta analisi, l'atteggiamento imperialistico della Russia che chiede all'Ucraina di arrendersi e di consegnare ulteriori parti del suo territorio e della sua sovranità.

La vera strada verso la pace è il ritiro completo delle forze russe fuori dai confini dell'Ucraina riconosciuti a livello internazionale e il completo abbandono da parte della Russia della sua politica di aggressione. La Russia ha avviato in Europa una guerra non provocata in palese violazione del diritto internazionale e in particolare della Carta delle Nazioni Unite. La pace non può essere ottenuta lasciando un'Ucraina disarmata di fronte a una Russia fortemente militarizzata che non ne riconosce la sovranità e non nasconde gli appelli popolari al genocidio.

Falso mito: la Russia è in guerra con l'Occidente. In Ucraina è in atto una guerra per procura della NATO in cui l'Ucraina è solo il campo di battaglia. La Russia si limita a difendersi dall'aggressore ucraino.

Dal 24 febbraio 2022, giorno in cui la Russia ha lanciato un'invasione su larga scala del paese, l'Ucraina non ha smesso di difendersi. La false affermazioni secondo cui l'Ucraina sarebbe l'aggressore costituiscono una classica tattica di manipolazione al servizio del Cremlino tesa a rappresentare la Russia come vittima e a distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dal fatto che il vero aggressore è la Russia. Benché questa versione dei fatti sia chiaramente assurda per la maggior parte del mondo, in Russia, grazie a un contesto dell'informazione sempre più chiuso in sé stesso, essa funge da esortazione a serrare le fila per mobilitare il sostegno dell'opinione pubblica alle politiche autoritarie del Cremlino.

Le attività di disinformazione al servizio del Cremlino, intese a diffondere la menzogna che in Ucraina la Russia stia combattendo contro l'Occidente, sono aumentate di intensità dopo il successo della controffensiva ucraina contro gli invasori russi. Gli esperti di disinformazione pro-Cremlino sono particolarmente inclini a diffondere questa versione dei fatti ogni volta che l'Ucraina riceve sostegno militare dai suoi partner occidentali o quando la Russia perde terreno nei territori ucraini temporaneamente occupati. Né l'UE, né l'Occidente o la NATO hanno dichiarato guerra alla Russia. L'UE, gli USA e molti Stati membri della NATO forniscono assistenza militare all'Ucraina per aiutare il paese a respingere l'aggressione non provocata della Russia, ma non sono coinvolti nei combattimenti.

Falso mito: l'Ucraina cerca di procurarsi ordigni nucleari, attacca le infrastrutture nucleari civili e nasconde armi nelle centrali nucleari. L'Ucraina sta mettendo a punto una "bomba sporca". Per questo sarebbe legittimo l'uso da parte della Russia di armi nucleari tattiche contro l'Ucraina.

Si tratta qui di un groviglio di informazioni difficile da sbrogliare, benché nel complesso la tattica sia chiara. La retorica allarmista punta a sfruttare la naturale avversione dell'opinione pubblica agli armamenti nucleari e una retorica nucleare sempre più belligerante nei confronti dell'Ucraina è stata uno dei fili conduttori delle narrazioni della guerra al servizio del Cremlino.

Nonostante le continue accuse del Cremlino, non vi sono prove del fatto che l'Ucraina abbia mai lavorato allo sviluppo di armi nucleari da utilizzare contro la Russia o chiunque altro. Di fatto l'Ucraina è un paese libero da armi nucleari dal 1994, anno in cui ha firmato il memorandum di Budapest. È uno dei pochi paesi al mondo ad aver rinunciato a un arsenale nucleare, avendo eliminato gli armamenti ereditati dall'Unione sovietica. La Russia, invece, ha agevolmente dimenticato l'impegno assunto con la firma del trattato, ovvero quello di rispettare l'indipendenza, la sovranità e i confini dell'Ucraina.

Il Cremlino è inoltre sempre pronto a utilizzare l'argomento delle armi nucleari per allontanare da sé le colpe, a proferire minacce appena velate o a fare ricorso al ricatto nucleare a sostegno dell'aggressione. Creare l'immagine di un animale braccato e però dotato di armamenti nucleari (come sottolineato a più riprese dai demagoghi pro-Cremlino) va a tutto vantaggio di quest'ultimo.

La Russia ha utilizzato le sue accuse secondo cui l'Ucraina sta cercando di sviluppare una "bomba sporca" come pretesto per un'ulteriore escalation. L'Ucraina ha invitato l'AIEA a ispezionare i siti che, secondo la Russia, sarebbero utilizzati per lo sviluppo di una bomba sporca. L'Agenzia non ha ravvisato alcuna prova del fatto che l'Ucraina stia mettendo a punto materiali nucleari da usare contro la Russia.

Altrettanto infondate sono le accuse che l'Ucraina starebbe danneggiando intenzionalmente le proprie infrastrutture nucleari. In realtà, l'Ucraina e gli USA hanno cercato a più riprese di allentare la tensione intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. La Russia si è invece resa protagonista di molte azioni sconsiderate aventi per oggetto tale impianto. Ha trasferito attrezzature militari e truppe all'interno della centrale, ha utilizzato le zone circostanti come base per il lancio razzi e missili, assumendo di fatto il controllo della struttura e interrompendone la linea elettrica principale a più riprese. L'AIEA non ha confermato alcun bombardamento o attacco da parte dell'Ucraina alla centrane nucleare, né prima né dopo le accuse in tal senso formulate dal Cremlino.

Falso mito: tutta l'Europa aveva sostenuto l'invasione dell'Unione Sovietica da parte della Germania nazista, come ora l'Europa sostiene l'Ucraina nazista. La Russia non fa che proseguire la grande guerra patriottica in Ucraina per sradicarvi l'universo nazista.

Per anni abbiamo seguito da vicino l'utilizzo da parte del Cremlino dell'argomentazione dello "spetto nazista". Per tutto il corso della guerra il Cremlino ha utilizzato ripetutamente questo comodo elemento di disinformazione al fine di disumanizzare e diffamare gli ucraini. La rappresentazione di una Russia capace di domare il nazismo, proposta da Putin, è un classico esempio di proiezione – una strategia per allontanare da sé la colpa delle proprie azioni distruttive.

Le accuse secondo cui l'intera Europa avrebbe sostenuto l'invasione dell'Unione Sovietica da parte della Germania nazista sono del tutto stravaganti e stravolgono completamente la storia. In realtà, già nel 1942 la coalizione antihitleriana comprendeva 26 Stati, come pure i governi in esilio dei paesi europei occupati. L'asserzione della Russia secondo cui starebbe combattendo il nazismo, finalizzata a provocare una forte risposta psicologica o emotiva, non costituisce soltanto una manipolazione ma è assolutamente ridicola, in particolare considerando il fatto che il Cremlino fa perno su una retorica apertamente antisemita.

Falso mito: l'Ucraina è una creazione artificiale e non uno Stato sovrano. Il territorio ucraino fa storicamente parte della Russia. Le popolazioni che vi abitano hanno liberamente espresso la volontà politica di fare ritorno in Russia e la Russia ha pertanto un dovere patriottico di liberare e proteggere tali popolazioni.

L'Ucraina è uno Stato sovrano con identità propria e una lunga storia. Negare l'esistenza dell'Ucraina come Stato e la sua sovranità è una strategia di disinformazione che i fautori del Cremlino utilizzano ormai da anni. Quando la Russia ha cercato di giustificare l'annessione illegale di territori organizzando referendum farsa nei territori temporaneamente occupati in Ucraina, non è stata una sorpresa che l'ecosistema di disinformazione al servizio del Cremlino si sia messo nuovamente in azione per mettere in discussione la sovranità dell'Ucraina.

I sostenitori del Cremlino hanno spesso utilizzato il revisionismo storico come tattica di manipolazione per orientare il discorso pubblico verso il sostegno alle attuali politiche del Cremlino, compresi i tentativi di annessione illegale di territori temporaneamente occupati in Ucraina. L'ossessione di Putin di voler riscrivere la storia è altrettanto ben documentata.

I referendum farsa non avevano nulla di libero o democratico. Gli elettori sono stati costretti a votare da soldati armati che sono passati di porta in porta a raccogliere voti, in diretta violazione della costituzione ucraina. L'intero processo ha rappresentato una violazione del diritto internazionale ed è stato condannato dalle risoluzioni delle Nazioni Unite sull'annessione. La decisione di annettersi tali territori illustra il carattere imperialistico della guerra avviata dalla Russia.

Falso mito: in Ucraina la Russia combatte contro l'imperialismo e il neocolonialismo occidentali per creare un ordine mondiale multipolare in cui i paesi non interferiscono nei rispettivi affari interni.

Il regime del Cremlino cerca da tempo di profilarsi pubblicamente come antimperialista e anticolonialista. Tuttavia, la brutale guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina ha messo in luce le ambizioni imperiali e coloniali della Russia nei confronti dei paesi vicini in Europa, nel Caucaso e in Asia.

Con l'avvio della guerra nell'Ucraina orientale nel 2014, l'annessione illegale della Crimea lo stesso anno e l'inizio di un'invasione su vasta scala nel 2022, la Russia ha palesemente violato il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite, minacciando la pace, la sicurezza e la stabilità mondiali.

Il 2 marzo 2022 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, a stragrande maggioranza, una risoluzione che respingeva la brutale invasione dell'Ucraina da parte della Federazione russa e chiedeva alla Russia di ritirare immediatamente le sue truppe e di rispettare il diritto internazionale.

Nell'ottobre 2022 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha condannato a stragrande maggioranza i tentativi della Russia di annettere quattro regioni temporaneamente occupate dell'Ucraina a seguito di referendum farsa.

La condanna a livello mondiale dell'aggressione militare della Russia a un pacifico paese vicino dimostra che la Russia è sola e isolata.

Falso mito: poiché l'Ucraina per anni si è resa colpevole di un genocidio nel Donbas, la Russia è dovuta intervenire per difenderne la popolazione. L'Ucraina, inoltre, conduce operazioni sotto falsa bandiera e inscena atrocità per poi accusare la Russia di crimini di guerra.

Accusare l'Ucraina di crimini di guerra e genocidio è probabilmente una delle più odiose menzogne diffuse dalla campagna di disinformazione al servizio del Cremlino. Con genocidio si intende l'annientamento deliberato e sistematico di un gruppo di persone a causa dell'origine etnica, della nazionalità, della religione o della razza. Un piano di questo tipo non è mai esistito in Ucraina e non vi è alcuna prova a sostegno delle accuse della Russia.

Uno degli esempi più lampanti di come la Russia cerchi di far ricadere sull'Ucraina i propri crimini riguarda le atrocità commesse dai soldati russi a Bucha. L'accusa che l'Ucraina abbia condotto operazioni "sotto falsa bandiera" per incolpare la Russia è tanto vergognosa quanto falsa. Al contrario, i crimini di guerra della Russia sono già stati oggetto di indagini a Bucha, Irpin, Mariupol e in molti altri luoghi.

Inoltre, attacchi deliberati della Russia contro civili e infrastrutture, tra cui scuole, ospedali e quartieri residenziali, sono stati ben documentati, ad esempio a Chernihiv, Mariupol, Kharkiv e altrove. Secondo l'ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, essi potrebbero configurarsi come crimini di guerra.

Falso mito: la Russia combatte in Ucraina una guerra santa contro satanisti sacrileghi per proteggere il cristianesimo e i valori tradizionali.

Per quanto eccentrica possa sembrare questa accusa, la Russia ha frequentemente asserito di combattere una guerra santa contro lo stesso Satana, per giustificare la guerra contro l'Ucraina. Nelle prime settimane e nei primi mesi di guerra il Cremlino ha fatto spesso riferimento a una presunta diabolica alleanza dell'Ucraina con le forze dell'Ade per spiegare la mancanza di progressi delle forze russe sul campo di battaglia.

Spesso i fautori della disinformazione al servizio del Cremlino, in particolare Vladimir Solovyov, associano al flusso di false informazioni accuse infondate nei confronti dell'Ucraina, secondo le quali il paese starebbe cercando di distruggere la chiesa ortodossa. Queste tattiche di manipolazione hanno preso vigore nel 2019, anno in cui la chiesa ortodossa ucraina ha ottenuto lo status di chiesa indipendente, e poi nuovamente nel novembre 2022, dopo l'annuncio del governo ucraino che intendeva proporre una legge per bandire le chiese affiliate alla Russia.

Demonizzare l'Ucraina e i suoi partner occidentali come infedeli senza Dio va di pari passo con la disinformazione al servizio del Cremlino secondo cui l'Occidente intende distruggere i "valori tradizionali". E presentano invece la Russia come protettore di questi valori tradizionali. La retorica sulla protezione dei valori minacciati, impregnata di omofobia, sfocia spesso in un vero e proprio incitamento all'odio.

Falso mito: gli Stati Uniti hanno finanziato, sviluppato e gestito in laboratori ucraini programmi segreti per la messa a punto di armi biologiche, sperimentando quest'ultime sulla popolazione locale, e dotando l'Ucraina di armi biologiche per attaccare la Russia.

Storie inventate come quelle sui "laboratori biologici clandestini degli Stati Uniti" costituiscono un classico esempio di teoria della cospirazione, una tattica basata sulla retorica allarmista utilizzata spesso dal Cremlino per distrarre e confondere. Inizialmente utilizzata per ostacolare il partenariato tra USA e Ucraina finalizzato a ridurre le minacce biologiche, l'ecosistema di disinformazione al servizio del Cremlino ha riorientato una vecchia campagna di disinformazione per giustificare l'invasione non provocata dell'Ucraina da parte della Russia.

La disinformazione al servizio del Cremlino mira a confondere la linea di demarcazione tra le armi biologiche e ricerca biologica, per suscitare paura, screditando al contempo l'Ucraina.Fonti autorevoli, tra cui l'alto rappresentante delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo Izumi Nakamitsu, hanno ripetutamente smascherato le accuse secondo cui i laboratori finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina sarebbero utilizzati per scopi militari.

Falso mito: l'UE non può sopravvivere senza le risorse energetiche russe. Gli Stati Uniti hanno spinto l'UE ad attuare politiche che hanno causato una crisi energetica globale a tutto vantaggio delle imprese energetiche statunitensi.

Il Cremlino vanta una lunga tradizione di strumentalizzazione dell'energia nelle sue relazioni esterne e la diffusione della disinformazione è parte integrante di queste tattiche. Solo che questa volta il tentativo della Russia di intimidire l'UE interrompendo i flussi del gas si è ritorto in modo spettacolare contro il Cremlino. Quando la Russia ha chiesto all'Europa di scegliere tra l'Ucraina e l'energia russa, la risposta europea è stata inequivocabile: l'Ucraina.

L'UE e i suoi Stati membri hanno rapidamente adottato varie contromisure per aumentare la sicurezza energetica, quali il piano REPowerEU e il piano "Risparmiare gas per un inverno sicuro", che prevede una riduzione volontaria del 15% della domanda di gas naturale. Le riserve di gas sotterranee dell'UE sono state riempite di oltre il 95% della loro capacità, ben più di quanto previsto per il 1º novembre 2022, termine fissato per raggiungere la capacità dell'80%. L'Europa, che si era preparata ad affrontare l'inverno, è riuscita così a non sottostare al ricatto energetico della Russia.

La disinformazione al servizio del Cremlino cerca inoltre di incrinare l'unità transatlantica, diffondendo la falsa immagine di una perdita di sovranità dell'UE. Più nello specifico, secondo queste fonti gli Stati Uniti avrebbero sottomesso l'Europa, traendo benefici dalle turbolenze sui mercati mondiali dell'energia. Tuttavia, la diversificazione dell'approvvigionamento energetico è una pietra angolare della politica energetica dell'UE. Contribuisce a rafforzare la sicurezza energetica europea, a prevenire la monopolizzazione e a introdurre una maggiore concorrenza nel mercato dell'energia.

Falso mito: l'UE ha causato una carenza alimentare a livello mondiale vietando i prodotti agricoli e i fertilizzanti russi. La Russia non ha alcuna responsabilità per la crisi alimentare mondiale. L'UE tiene per sé tutti i cereali provenienti dall'Ucraina, riducendo alla fame altri paesi.

Invadendo l'Ucraina, la Russia ha di fatto estromesso i prodotti alimentari ucraini dai mercati mondiali e ha esacerbato la situazione economica mondiale. Le azioni della Russia sono alla base dei prezzi elevati dell'energia e dei fertilizzanti a livello mondiale, con un impatto particolare sull'Africa e sui paesi più vulnerabili, ma con un'incidenza crescente anche su altre regioni e altri paesi.

A livello mondiale, i conflitti, i cambiamenti climatici e gli effetti duraturi della COVID-19 hanno un impatto devastante sui sistemi alimentari e sulle persone che ne dipendono. Tuttavia, l'aggressione non provocata della Russia all'Ucraina ha significativamente aggravato questi problemi e vulnerabilità.

Bombardando le infrastrutture ucraine nei settori dell'energia, dell'acqua e dei trasporti, bruciando le colture e rubando i cereali ucraini, distruggendo le attrezzature agricole ucraine e lo stoccaggio di carburante e minando i terreni agricoli, la Russia ha compromesso la produzione alimentare a lungo termine in Ucraina e le capacità di esportazione del paese.

La Russia, inoltre, continua ad applicare tasse e contingenti all'esportazione sia sui concimi che sui cereali come frumento, frumento segalato, segale, orzo e granturco.

Le sanzioni dell'UE escludono esplicitamente le forniture alimentari e i fertilizzanti: le esportazioni russe di prodotti alimentari verso i mercati mondiali non sono soggette a sanzioni. Chiunque può gestire, acquistare, trasportare e mettere a disposizione alimenti e fertilizzanti provenienti dalla Russia. Contrariamente alle false notizie diffuse dalla Russia, nessuno Stato membro dell'UE impedisce la donazione di fertilizzanti russi a paesi che ne hanno bisogno.

Secondo le Nazioni Unite, la maggior parte delle esportazioni alimentari agevolate grazie all'iniziativa sui cereali del Mar Nero è destinata a paesi non UE. Solo il 34% di questo importo ha avuto come destinazione l'UE. E il 64% del frumento esportato ha avuto per destinazione le economie in via di sviluppo.

L'Unione europea e i suoi partner internazionali sono in prima linea negli interventi a livello mondiale per affrontare l'insicurezza alimentare. Dall'attuazione dei corridoi di solidarietà e dell'iniziativa sui cereali del Mar Nero, i prezzi dei prodotti alimentari non hanno fatto che diminuire, ritornando ai livelli precedenti la guerra.

Falso mito: le sanzioni occidentali nei confronti della Russia sono illegali e causano danni a livello mondiale. Esse destabilizzano l'economia mondiale e fanno aumentare il costo della vita per i comuni cittadini di tutto il mondo. Le sanzioni non hanno alcun effetto sull'economia russa e la Russia ha dimostrato che esse non funzionano.

Le false informazioni diffuse dai fautori del Cremlino riguardo alle sanzioni dell'UE e dell'Occidente sono un esempio di contraddizioni. Da un lato le sanzioni sono una forma illegale e inaccettabile di coercizione, ma dall'altro esse non hanno alcun impatto sulla Russia. Questa esercizio di disinformazione sminuisce l'impatto delle sanzioni per l'opinione pubblica in Russia, diffondendo la falsa immagine che l'Occidente sia sul punto di crollare. A livello internazionale, invece, la Russia vuole fomentare paure ingiustificate, secondo cui le azioni dell'Occidente contro la Russia avrebbero conseguenze negative sul piano mondiale.

Tutte le sanzioni dell'UE sono pienamente conformi gli obblighi derivanti dal diritto internazionale. Esse riducono le capacità della Russia di finanziare la guerra e acquisire componenti fondamentali per il suo complesso militare-industriale. Gli effetti delle sanzioni sono visibili in tutti i principali settori dell'economia russa. Nel 2022il disavanzo di bilancio della Russia è aumentato in modo esponenziale(di ben 14 volte). Nel 2022 si è registrata una contrazione dell'economia che ha raggiunto il 5%. Le sanzioni funzionano.

La decisione internazionale di fissare un massimale ai prezzi del petrolio, che mira a limitare i picchi di prezzo determinati da condizioni di mercato straordinarie, ridurrà drasticamente gli introiti che la Russia ottiene dal petrolio da quando ha avviato l'invasione dell'Ucraina. Il massimale al prezzo del petrolio servirà anche a stabilizzare i prezzi dell'energia a livello mondiale, riducendo le conseguenze negative sull'approvvigionamento energetico dei paesi terzi.

Le sanzioni dell'UE prevedono deroghe significative. Esse escludono esplicitamente le forniture alimentari e i fertilizzanti. Inoltre, sebbene lo spazio aereo europeo non sia aperto agli aeromobili russi, gli Stati membri dell'UE possono autorizzare il sorvolo del loro spazio aereo da parte di aeromobili russi, se ciò è necessario per scopi umanitari.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » mer mar 22, 2023 7:16 am

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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » mer mar 22, 2023 7:18 am

14)
Crozza, Biden e la NATO


https://www.facebook.com/1736337926/vid ... 885423842/

Crozza racconta la NATO come un'entità imperialista a egemonia americana USA e descrive l'ingresso nella NATO degli ex paesi del Patto di Varsavia come un'espansione dell'imperialismo USA e una minaccia per la Russia e paragona tutto ciò con il caso dei missili nucleari sovietici URSS piazzati a Cuba durante la Guerra fredda:
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_fredda

Beh, Crozza sbaglia alla grande e dimostra di non conoscere affatto la storia e si fa utile idiota e megafono della demenziale e falsa propaganda russa:

1) all'epoca dei missili di Cuba si era in piena guerra fredda e di contrapposizione tra gli USA (e gli alleati europei, più Canada e Australia) e l'URSS;
2) all'epoca dell'ingresso degli ex paesi del Patto di Varsavia nella NATO la guerra fredda era finita ed era finita anche l'URSS e nessuno minacciava la Russia ex URSS (1989/1991;
3) la NATO non era e non è un'entità statuale politico militare imperiale, tanto meno una federazione a egemonia imperiale USA, era ed è una libera associazione di stati per la mutua difesa e in quanto tale non aveva poteva e non può avere alcuna mira imperialista espansionistica, nei confronti di chichessia;
4) le basi NATO non sono basi americane ma basi NATO e servono per la difesa e non per l'aggressione e l'espansione imperiale di nessuno;
5) nel 1997 quando Biden pronunciò queste parole, non vi era alcuna contrapposizione tra la NATO e la Russia (la URSS non esisteva più e la Russia imperiale di Putin ancora non era nata):
a)
Il discorso di Biden al Consiglio atlantico del 1997: “L’espansione Nato agli Stati Baltici provocherebbe una risposta ostile di Mosca”
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... a/6519585/
Consiglio atlantico degli Stati Uniti, 20 giugno 1997: il tema è l’espansione della Nato.
Mentre Joe Biden annuncia lo stop all’importazione del petrolio di Mosca, ennesima sanzione in risposta all’invasione russa dell’Ucraina, il sito della rivista americana Newsweek pubblica un video di quasi un quarto di secolo fa.
Sul palco parla l’allora senatore Biden ed esprime un concetto: “Annettere alla Nato gli Stati Baltici” sarebbe l’unica mossa che rischierebbe di provocare una “riposta vigorosa e ostile” da parte della Russia. Nel 2004 Lituania, Lettonia ed Estonia entrarono invece a far parte dell’Alleanza atlantica, insieme a Repubblica Ceca, Romania e Bulgaria. Da allora a fare da “cuscinetto” tra la Russia e la Nato restano l’alleata Bielorussia, la Finlandia e l’Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin ha inserito tra le motivazioni della sua aggressione anche l’espansione dell’Alleanza atlantica verso Est e i timori di un’adesione alla Nato anche da parte di Kiev. Il discorso tenuto da Biden nel 1997, prima di diventare vice di Barack Obama e di essere poi eletto 46esimo presidente degli Stati Uniti, sembra in qualche modo prevedere il rischio di una guerra. La guerra che Vladimir Putin ha poi effettivamente scatenato.

b)
innanzi tutto Biden ha usato termini sbagliati come "espansione e annessione" e la Russia di allora, non era la Russia imperialista di Putin e nessuno temeva e aveva da temere alcunché dall'adesione alla NATO dei paesi ex Patto di Varsavia: Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca.
Biden si credeva ancora immerso nel vecchio mondo della guerra fredda come se la URSS esistesse ancora ma di fatto l'URSS non esisteva più e la Russia non era l'URSS e quindi non vi erano allora, ragioni di contrapposizione, politico militare come in precededenza con l'URSS e la Russia imperialista di Putin ancora doveva nascere.
L'allargamento o estensione della NATO o alleanza di mutua difesa di vari paesi euroamericani non violava alcun diritto di chichessia, anzi serviva a garantire i diritti di questi paesi e non costituiva alcuna minaccia espansionista offensiva ai danni dei paesi non NATO. Solo i malvagi paesi imperialisti, aggressivi e offensivi potevano temere questa alleanza allo stesso modo che i delinquenti e i criminali temono le forze dell'ordine; ma il delinquere e l'azione criminale non è un diritto ma una sua violazione.


https://it.wikipedia.org/wiki/NATO
- 8 luglio 1997: tre Paesi ex-comunisti, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, vengono invitati a unirsi alla NATO nel 1999 in base alla decisione del 10 gennaio 1994 al vertice di Bruxelles di agevolare l'allargamento agli altri Paesi europei.
- 12 settembre 2001: la NATO invoca, per la prima volta nella sua storia, l'articolo 5 che stabilisce che ogni attacco a uno Stato membro è da considerarsi un attacco all'intera alleanza. Questo avviene in risposta all'attacco terroristico dell'11 settembre 2001.[13]

Vertice della NATO 2002 a Praga (Repubblica Ceca)

- 28 maggio 2002: al vertice di Pratica di Mare (Roma), presso la base aerea, viene adottata la Dichiarazione del summit di Roma,[14] che dà vita al "Consiglio a 20" con la Russia.
- 21 novembre 2002: durante il vertice di Praga (Repubblica Ceca) altri sette Stati sono invitati ad aprire dei colloqui per l'unione all'alleanza: Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.
- 10 febbraio 2003: Francia e Belgio rompono la procedura del tacito assenso riguardante la tempistica delle misure protettive a favore della Turchia in caso di una possibile guerra con l'Iraq. La Germania, pur non usando il suo diritto di rompere la procedura, annuncia il suo supporto al veto.
-16 aprile 2003: la NATO accetta di prendere il comando, in agosto, dell'ISAF (International Security Assistance Force) in Afghanistan. La decisione viene presa su richiesta della Germania e dei Paesi Bassi, che guidavano l'ISAF al momento dell'accordo. Il progetto viene approvato all'unanimità. Il passaggio del controllo alla NATO avvenne l'11 agosto, ed è, nella storia della NATO, la prima missione al di fuori dell'area nord-atlantica.

c)
Putin e la rinascita dell'imperialismo russo con nostalgie dell'URSS sono arrivati due anni dopo nel 1999.

d)
i timori di Biden avrebbero dovuto accelerare l'adesione alla NATO, di tutti i paesi dell'ex Patto di Varsavia ed anche quelli dell'ex URSS che lo desideravano e non rallentarli, così probabilmente avremmo evitato i casi Donbass, Crimea e Ucraina e fors'anche quelli della Bielorussia e della Georgia.


Note:
Vi era in Europa chi dopo la fine dell'URSS, ipotizzava/auspicava che la Russia potesse entrare a far parte della NATO e anche chi sognava un'Europa unita dall'Atlantico agli Urali, dimenticando che la Russia andava oltre gli Urali e sino all'oceano Pacifico




Gorbaciov, l'uomo che cambiò il mondo e pagò il 'tradimento' di volere una sola Europa
Il Riformista
Paolo Guzzanti
1 settembre 2022

https://www.ilriformista.it/gorbaciov-l ... pa-316708/

Fu l’incanto dell’Occidente mentre l’Oriente lo ha sempre ignorato e spesso disprezzato. Da ieri tutta la stampa e i media dell’Europa occidentale e dell’America di lingua inglese celebrano la morte dell’ultimo Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Michail Gorbaciov, perché con lui muore un sogno occidentale. Ero a Mosca pochi giorni prima che un piccolo golpe ordito dal Kgb lo mettesse fuori circolazione per qualche giorno per poi restituirlo al mondo denudato dei magici poteri con cui era venuto al mondo, specialmente le sibilline armi della “perestroika” e della “glasnost”, grossomodo riforma e trasparenza, su cui in Occidente furono versati inchiostri abbondanti.

Per i giornalisti che andavano all’esame per diventare professionisti era particolarmente raccomandato, in Italia, non in Unione Sovietica, essere ferratissimi in materia. Oggi, con quel che sta accadendo in Russia e fuori dei suoi confini, non resta che celebrare la memoria di quel sogno, ricordandone le cause. Chi è giovane non ricorderà il longevo Leonid Breznev dalle enormi sopracciglia, ricco, corrotto e prigioniero di una classe dirigente che dissipava tutte le risorse in armamenti inutili. Morto Breznev fu il turno di un vero stratega: Yuri Andropov di cui si può dire, come per certi imperatori romani, che fu spietato ma intelligente. Andropov si rese conto che l’Urss stava andando in bancarotta e che sia le forze armate che la catena degli Stati “satelliti” costavano un occhio e producevano solo guai e dissidenti. L’Europa occidentale stava diventando un progetto sempre più concreto e specialmente i francesi spingevano molto per il vecchio sogno del generale De Gaulle: fare un’Europa “dall’Atlantico agli Urali” (Russia inclusa) imponendo ad americani e inglesi di lasciare il continente europeo. La Russia aveva sempre avuto bisogno della tecnologia europea e l’Europa del petrolio e del gas russo.

Il dissidente e scrittore russo Vladimir Bukowski pubblicò un libro, intitolato “Eurss”, che sintetizzava sarcasticamente il progetto. Andropov selezionò fra i candidati anche l’emergente Michail Gorbaciov perché aveva tutte le qualità che piacciono agli occidentali, persino una moglie elegante come Raissa che infatti furoreggiò in Occidente. A causa del tumore che lo stava uccidendo, Andropov tentò di convincere il Comitato Centrale ad eleggere Gorbaciov come successore, ma quel club di vecchie cariatidi preferì uno dei loro, Cernenko. Eppure, aveva spiegato Andropov allo stesso Comitato Centrale, l’obiettivo era non solo semplice e da raggiungere con urgenza, ma anche che richiedeva qualità personali: concedere all’Occidente tutti gli Stati della cosiddetta “cortina di ferro” incapaci di mantenersi, a cominciare dalla Repubblica Democratica, e ottenere in cambio una procedura di ingresso nell’Europa occidentale. E poi trovare un accordo con gli americani sulla insostenibile corsa agli armamenti in cui la tecnologia recitava un ruolo da protagonista.

Finalmente nel 1985 Cernienko muore e Gorbaciov ottiene il posto che gli spetta e per cui era stato addestrato con molta cura. Comportandosi come un leader occidentale Gorby parla volentieri in pubblico e a braccio, cosa inappropriata in terra sovietica. Ma fa di più: impone parole nuove come glasnost – la trasparenza – attraverso la quale far accettare l’idea di una gigantesca riforma come la Perestroika poco compresa in Occidente e che era stata elaborata dallo stesso Andropov. La sovietologa francese Hélène Blanc concorda con un altro grande analista Nicolas Jallot: «Fabbricando la Perestroika, il Kgb comprende che la sola soluzione per far ripartire l’Unione Sovietica è abbandonare l’Europa Centrale puntando sull’Europa Occidentale».

Cominciano gli anni d’oro del grande flirt fra l’Occidente e Gorbaciov che entusiasma in particolare gli eurocomunisti italiani, spagnoli, portoghesi e francesi. Ma in Italia anche la Democrazia Cristiana è felice dell’incoraggiante piega che sembra prendere lo scenario internazionale perché si può sperare di vedere la fine della guerra fredda e dunque la possibilità di ringraziare gli americani per i servizi resi con preghiera di tornarsene a casa. La controstoria, che emergerà con qualche anno di ritardo, saranno i grandi movimenti delle mafie russe protette dal Kgb solleticate dalle possibili alleanze con le mafie europee, giocando un ruolo fondamentale nella fuga dei capitali di Stato organizzata dai servizi segreti per rimettere la Russia in una posizione favorevole.

Nel gennaio 1986 Alessandro Natta, segretario del Pci, volle incontrare Gorbaciov per parlare della creazione del Mercato Unico Europeo previsto per il 1992. Gorbaciov era perfettamente d’accordo e ripeté ufficialmente che ciò “che avviene oggi in Europa occidentale determinerà il corso degli eventi per molti e forse per secoli”. Gorbaciov spiegava che la nuova linea internazionale non consisteva nel dividere l’Europa occidentale dagli Usa, ma nel far uscire gli Usa dall’Europa, in perfetta coincidenza col progetto gollista poi rilanciato dal Presidente Francois Mitterrand. Fra i consiglieri di Gorbaciov viene arruolato il generale Jaruzelski, ex presidente – golpista per necessità – della Polonia dal febbraio del 1981 che propone una serie di incontri con ex politici europei come Willy Brandt. L’incontro fra Gorbaciov e la sinistra socialdemocratica europea diventa un trend: nel maggio del 1988, Vogel, leader dei socialdemocratici tedeschi va da Gorbaciov dichiarandosi favorevole a una vasta “perestroika” internazionale.

Anche i laburisti inglesi cominciano a guardare a Mosca con nuovo interesse e il 23 agosto 1988 Vladimir Zagladin, il miglior esperto di politica estera, corse da Gorbaciov per dirgli di aver avuto un colloquio con il parlamentare laburista Ken Livingstone secondo cui “il nocciolo duro” del partito ritiene che esistano ampie opportunità per incrementare i rapporti tra Europa occidentale e Urss”. Un colpo vincente dopo l’altro. Un anno dopo Kenneth Coats, presidente del sottocomitato per i diritti dell’uomo del Parlamento Europeo fece la tanto attesa proposta: preparare entro due anni una sessione congiunta dell’Europarlamento e del Soviet supremo dell’Urss. Finalmente il 26 novembre del 1988 si incontrarono a Mosca Gorbaciov e Mitterrand, che mise in chiaro il grande sogno: “L’Europa, unita nella Cee, è solo il primo passo verso la totalità dell’Europa”.

Certo, osservò Mitterrand, che nel campo dei diritti individuali l’Europa occidentale segue una prassi “più perfetta di quella vigente in Urss”, ma per i diritti collettivi “l’Occidente nel suo complesso dovrà lavorarci molto”. A Mitterrand era poi succeduto Chirac, che diceva di non amare affatto l’idea della “casa comune europea”, ma decide di appoggiare il progetto. Fu poi la volta del ministro degli Esteri spagnolo Ordonez, il quale disse a Mosca che “il successo della perestroika significa il successo della rivoluzione socialista nelle condizioni odierne”. L’anno successivo, il 1989 della caduta del muro di Berlino, l’ex Cancelliere tedesco Willy Brandt chiese al leader sovietico “che tipo di aiuto per la perestroika si aspetta dal cosiddetto Occidente e da noi socialdemocratici”. Brandt era stato travolto dallo scandalo del suo segretario Guillaume, il quale era stato arrestato per essere sempre stato un agente sovietico. E per far meglio capire da che parte stava disse che avrebbe scoraggiato qualsiasi tentativo delle Repubbliche baltiche di uscire dalla federazione con l’Urss.

Tutti questi movimenti si trasformavano in spostamenti reali: la gente dell’Est sovietico faceva capolino in Europa occidentale alla guida delle misere Trabant e venivano fotografati come marziani. Il mondo occidentale si stava preoccupando: che intenzioni ha Gorbaciov? Vuole aprire le frontiere a milioni di fuggiaschi che si riverseranno in Europa? A novembre del 1989 il ministro degli Esteri francese Dumas si precipitò a Mosca molto preoccupato. Ma Gorbaciov era allegro: “Noi stiamo cambiando, gli disse. Ma sta cambiando l’Occidente? Noi rappresentiamo due tendenze del movimento socialista”. E Dumas rispose: “Se lei scorge una certa sorpresa nei miei occhi, è solo perché stavo per dire la stessa cosa”.

La questione del muro di Berlino rientrava nell’ambito dell’altro tavolo, quello con gli Stati Uniti, dove il Presidente Donald Reagan poneva la precondizione, per trattare, che “Mister Gorbaciov butti giù quel muro”. E Gorbaciov volle darne l’annuncio personalmente al Bundestag di Bonn, dove disse di ritenere quel muro un errore da correggere. Pensava di poter realizzare i programmi con ordine, ma la folla dei berlinesi lo accolse il giorno dopo con i picconi in mano, gridando “Gorby! Gorby!” e il muro venne giù a furor di popolo. A chi in patria era furioso per quel gesto che si sarebbe tradotto prima o poi nella riunificazione della Germania, Gorbaciov rispose che la riunificazione avrebbe dissanguato la Repubblica federale e che avrebbe dovuto dare garanzie reali di disarmo e di pacifismo, come poi avvenne realmente dopo gli incontri del Cancelliere Kohl con gli altri leader europei: lasciateci fare la riunificazione e noi in cambio vi permetteremo di usare in tutta Europa il Deutsche Mark, magari chiamandolo euro.

Furono anni febbrili i primi Novanta perché Mitterrand era totalmente favorevole a qualche forma di associazione dell’Urss con l’Ue e il fronte gorbacioviano si allargava fino alla Spagna di Felipe Gonzales, il quale il 26 ottobre del 1990 ricevette Gorbaciov a Madrid e disse pubblicamente di provare “disgusto intellettuale” di fronte agli atti del G7 in cui si equiparano i problemi della democrazia e dell’ideologia dell’economia di mercato. Mitterrand andò a Praga per parlare con Havel di una possibile Assemblea per “una confederazione europea”. Tuttavia, il presidente Havel, un grande scrittore che aveva trascorso alcuni anni in galera, mandò a monte il progetto, almeno per la parte cecoslovacca. Finalmente si arrivò al Summit del G7 a Londra dove il Segretario generale del Pcus fu invitato come ospite e protagonista. Giulio Andreotti disse: «Sono felice di aver vissuto abbastanza per arrivare al giorno in cui siamo noi a dire all’Urss di mantenere le sue posizioni».

Ma tutto questo fermento europeista di Gorbaciov, che nel frattempo aveva ottenuto una pace di fatto con gli Stati Uniti pagando come prezzo un declassamento di fatto dell’Urss da superpotenza a potenza regionale, aveva fatto imbestialire i quadri del Kgb, all’interno del quale però Gorbaciov aveva costruito un suo proprio Kgb molto attivo sul piano internazionale. Si arrivò così al teatrale colpo di Stato contro Gorbaciov che doveva avere soltanto l’effetto che poi realmente ebbe: frantumare il prestigio di Gorbaciov e portare a un repulisti all’interno dello stesso Kgb con l’arresto del suo capo Vladimir Kryuchkov. Spaccata in due, la grande casa madre del Kgb si affossò e con decreto dello stesso Gorbaciov il Kgb venne frantumato in nuovi Direttorati da cui nascono l’Svr, l’Fsb, il servizio interno, e il Fapsi.

Il Paese era arrivato al collasso: Gorbaciov non aveva avuto mezzi e capacità sufficiente per tenere sotto controllo i suoi nemici che ormai erano tutti. Alla fine del 1991 Gorbaciov cede e lascia il potere a Boris Eltsin che, non aveva esitato a prendere a cannonate il Parlamento di Mosca dove si erano asserragliati i rivoltosi che avevano tentato il golpe. Da allora, Michail Gorbaciov diventò un fantasma sulla scena internazionale dove appariva saltuariamente ai convegni cui era invitato. In patria gli rimproveravano una nuova forma di totalitarismo consistente nel distruggere la tradizione russa per assumere dall’Occidente, sia pure europeo e sia pure socialista, atteggiamenti incompatibili con la Russia e la sua anima profonda, che è quella di gente come Dugin, il grande ispiratore di Vladimir Putin,

A Gorbaciov non piaceva Putin che era stato imposto a Eltsin dal circolo ristretto del Kgb, impegnato e riprendere il potere dopo l’ondata delle violenze e delle sopraffazioni degli oligarchi che avevano fatto riciclare all’estero gran parte del tesoro sovietico e dello stesso partito comunista. Gorbaciov aveva sempre con sé una vistosa ed elegante borsa firmata di Luis Vuitton e compariva sempre meno perché era noto che fosse malato e del resto ampiamente dimenticato in Occidente, mentre nella sua Russia era ed è considerato una disgrazia per aver causato lo spappolamento dell’impero, un danno cui il presidente Vladimir Putin è intenzionato a porre rimedio.
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