Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » gio apr 14, 2022 8:34 pm

"Pronti i droni più potenti al mondo": ora Kiev può cambiare la guerra
Alessandro Ferro
15 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/mq ... 1650011045

L'Ucraina sarà presto rifornita dei droni più potenti in circolazione forniti dagli Stati Uniti: ecco cosa sono gli MQ-9 e l'aiuto degli americani nell'addestramento dell'esercito ucraino

L'arma decisiva contro l'invasione russa potrebbero essere i droni di nuova generazione, i più moderni e potenti possibili, che gli Stati Uniti stanno per inviare all'Ucraina. Fabbricati dalla General Atomics, produttore americano degli MQ-9 Repear, letteralmente "mietitore", sono i principali velivoli senza pilota utilizzati dall'aeronautia miliatare Usa. Mark Brinkley, portavoce della General Atomics, ha affermato di avere a disposizione "aerei per il trasferimento immediato e con il supporto del governo degli Stati Uniti, quegli aerei potrebbero essere nelle mani di piloti militari ucraini nel giro di pochi giorni".

Come sono gli MQ-9 "Repear"

Come fa sapere direttamente l'azienda produttrice, l'aereo a pilotaggio remoto (Rpa) MQ-9A multi-missione a turboelica è stato sviluppato ha volato per la prima volta nel 2001. L'MQ-9A "Reaper" è uno sviluppo altamente sofisticato basato sull'esperienza acquisita ed è un importante balzo in avanti evolutivo in termini di prestazioni e affidabilità complessive. MQ-9A è stato designato "Reaper" dagli Stati Uniti e dalla Royal Air Force, ma è diventato il nome ampiamente utilizzato per qualsiasi "Predator" dotato di armi. Dotato di una flessibilità operativa senza pari, MQ-9A ha una durata di oltre 27 ore, velocità di 240 Ktas (450 Km/h), può operare fino a 50mila piedi (15mila metri) e ha una capacità di carico utile di 3.850 libbre (1.746 chilogrammi) che include tremila libbre (1361 chilogrammi) di materiale esterno.

L'aereo- drone trasporta il 500% in più di carico utile e ha una potenza nove volte superiore rispetto ai droni delle precedenti generazioni e fornisce una capacità di sorveglianza/attacco persistente e di lunga durata per il combattente di guerra. È progettato per soddisfare e superare gli standard di affidabilità degli aeromobili con equipaggio. L'aereo è altamente modulare ed è facilmente configurabile con una varietà di carichi utili per soddisfare i requisiti della missione. L'MQ-9A è in grado di trasportare carichi per missioni multiple che includono lettori ottici a infrarossi, radar di sorveglianza marittima multimodale, misure di supporto elettronico, laser e varie armi. Insomma, un capovolavoro di ingegneria e tecnologia.

Stati Uniti a fianco dell'Ucraina

Come abbiamo visto sul Giornale.it, gli americani hanno già dotato gli ucraini dei droni Switchblade, progettati da AeroVironment e utilizzati da diversi rami dell'esercito americano. Abbastanza piccoli da stare in uno zaino, lo Switchblade si lancia da un tubo, vola nell'area bersaglio e si schianta contro il suo bersaglio mentre fa esplodere la sua testata esplosiva. Biden ne ha già dati dieci di ultima generazione ma il budget stanziato per l'Ucraina ne prevede almeno altri 100: costo dell'operazione 300 milioni di dollari. Sono conosciuti anche con il nome di "droni kamikaze", hanno un'autonomia di volo di 40 chilometri e possono indugiare su un bersaglio per quasi tre quarti d'ora prima di colpirlo allam velocità di 180 km/h distruggendo i tank grazie a speciali testate perforanti.

Inizia l'addestramento di Kiev

Negli ultimi giorni, il Pentagono sta esaminando le opzioni disponibili su come addestrare un maggior numero di forze ucraine all'uso dei droni Switchblade e degli altri dispositivi militari forniti a Kiev dagli Stati Uniti. Lo ha riferito alla Cnn un alto funzionario del dipartimento della Difesa Usa, mentre in queste ore è attesa la riunione del Pentagono con i principali produttori di armi statunitensi per discutere delle capacità che l'industria Usa potrebbe avere sul lungo periodo in un eventuale sostegno militare da portare all'Ucraina nel conflitto contro la Russia. Secondo la fonte, l'addestramento ai nuovi dispositivi potrebbe avvenire con il supporto delle truppe Usa che sono state schierate sul fianco orientale della Nato nel quadro del conflitto in corso, confermando l'aumento delle capacità militari di Washington in quest'area. "Abbiamo assolutamente aumentato le nostre capacità in questi Paesi del fianco orientale", ha affermato il funzionario. "Soldati con vari set di capacità e varie abilità professionali, che si tratti di artiglieria, missili a lungo raggio, difesa aerea, fanteria o altre attrezzature. E quindi, se è necessaria una formazione aggiuntiva da svolgere su qualsiasi sistema fornito all'Ucraina, esamineremo una serie di opzioni su come dovrebbe essere erogata tale formazione", ha dichiarato il funzionario.




Il presidente ucraino: "Il mondo si prepari all’uso del nucleare". Poi chiede a Biden di inserire la Russia tra i Paesi che fiancheggiano il terrorismo.
L’orgoglio di Zelensky: "Ci avevano dato 5 giorni ma resistiamo già da 50"
Andrea Cuomo
16 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/l- ... 1650084760

Alle volte l'aritmetica può fare la storia. Quella dell'Ucraina certamente. Il presidente Volodymyr Zelensky ieri ha fatto una moltiplicazione che lo ha riempito di orgoglio. «Abbiamo già resistito cinquanta giorni. Cinquanta giorni di invasione russa, anche se gli occupanti ci avevano dato un massimo di cinque». Prendi la resistenza e moltiplicala per dieci, almeno.

Zelensky ha arringato il suo popolo in un discorso, citato ieri mattina dal Guardian, dai toni particolarmente enfatici: «Cinquanta giorni della nostra difesa sono un risultato. Un risultato di milioni di ucraini. Durante i cinquanta giorni di questa guerra, l'Ucraina è diventata un eroe per tutto il mondo libero. Per coloro che hanno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Per coloro che non sono avvelenati dalla propaganda».
Dopo essersi rivolto al resto del mondo gonfiando il petto, il presidente-attore ha poi interpellato direttamente i suoi connazionali glorificandoli. «Siete diventati tutti eroi - ha detto -. Tutti gli uomini e le donne ucraini che hanno resistito e non si arrendono. E che vinceranno. Questo restituirà la pace all'Ucraina, ne sono sicuro». Poi l'uomo di Kiev ha ricordato quel 24 febbraio, giorno di inizio dell'invasione. «Ricordo il primo giorno dell'invasione da parte della Federazione Russa. Ricordo quello che mi è stato detto il 24 febbraio, per dirla tutta, nessuno era sicuro che avremmo resistito. Tutti simpatizzavano. Molti mi consigliavano di fuggire dal Paese. Consigliavano di arrendersi davvero alla tirannia. Ma neanche loro ci conoscevano. E non sapevano quanto sono coraggiosi gli ucraini, quanto apprezziamo la libertà. La nostra possibilità di vivere come vogliamo. Non come il popolo governato in modo tale che il suo esercito vede per la prima volta in vita sua i bagni nei territori occupati e ruba anche i comuni elettrodomestici». Poi Zelensky si è tolto qualche sassolino dalle sue scarpe strette. «In questi cinquanta giorni ho visto in modo differente molti leader» e ho visto alcuni politici comportarsi come se non avessero potere». In ogni caso, la Russia «sarà responsabile per tutto quello che ha fatto in Ucraina».

Ecco, la Russia. La soddisfazione per aver portato l'ex armata rossa ai tempi supplementari non fa perdere al «servitore del popolo» il suo sano realismo. «Tutti i Paesi del mondo - avverte in una successiva intervista alla Cnn, andata in onda alle 22 italiane - dovrebbero prepararsi alla possibilità che Vladimir Putin possa usare armi nucleari tattiche nella guerra in Ucraina. Non solo io, tutto il mondo, tutti i Paesi dovrebbero essere preoccupati» perché «per loro la vita delle persone non vale niente. Dovremmo pensare di non avere paura non avere paura, ma essere pronti. Ma non si tratta di una questione per l'Ucraina, non solo per l'Ucraina ma per tutto il mondo penso». Una preoccupazione che però il ministero della Difesa di Kiev in parte smonta: «L'intelligence ucraina e i partner stranieri - scrive il canale di informazioni Ukrainiska Pravda citando fonti del dicastero - non vedono alcun segno che la Russia possa usare armi nucleari contro l'Ucraina».

E in serata il Washington Post, citando fonti informate, ha rivelato che nel corso di una conversazione telefonica svoltasi qualche giorno fa il presidente ucraino avrebbe chiesto a Joe Biden di inserire la Russia nella lista nera degli Stati che sponsorizzano il terrorismo, misura che gli Stati Uniti non avevano assunto nei confronti di Mosca neanche durante la Guerra Fredda. L'inserimento nella lista nera comporterebbe sanzioni anche a danno di quei Paesi che continuano a fare affari con la Russia. Il presidente Usa avrebbe risposto che esplorerà le opzioni per aumentare la pressione su Mosca.
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Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » gio apr 14, 2022 8:35 pm

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Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » gio apr 14, 2022 8:35 pm

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Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » gio apr 14, 2022 8:35 pm

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Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » sab apr 16, 2022 9:25 am

18)
L'odio razzista per l'Ucraina e per il suo presidente di etnia ebraica Zelensky è molto simile all'odio razzista per Israele e per i suoi ebrei.
La vergogna umana dei nazi fascisti e dei nazi comunisti anche ebrei contro Zelensky e l'Ucraina, che demonizzano con le calunnie gli ucraini e il loro buon presidente ebreo, allo stesso modo che gli antisemiti di destra, di sinistra e nazi maomettani fanno con gli ebrei e con Israele.



Questa vignetta è stata pubblicata sul Fatto Quotidiano ed è firmata dal solito Vauro Senesi.

C’è un limite a tutto.
Emanuel Segre Amar
13 aprile 2022

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 6044030146

Mentre vi riporto l’ottima denuncia dell’amico Uri, vi invito a scrivere tutti al direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, per chiedergli se, a questo punto, non ritenga doveroso da parte sua allontanare dalla redazione Vauro Senesi (che, come molti di voi ricorderanno, già sovente nel passato si è dimostrato un autentico antisemita).
L'ENNESIMA IGNOBILE VIGNETTA FIRMATA VAURO SENESI
Dobbiamo forzatamente tornare ad occuparci del "signor" Vauro Senesi, vignettista che non perde occasione per offendere o dire castronerie nascondendosi dietro al diritto di satira come lo chiama lui: nella vignetta pubblicata ieri* sul Il Fatto Quotidiano (e dove altrimenti?...) in cui vengono rappresentati Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, sotto la didascalia: "No alla guerra senza Ze e senza Vla" salta subito agli occhi il naso adunco affibbiato dall'autore al presidente ucraino, un chiaro riferimento alle vignette antisemite di epoca nazista.
Ovviamente Vauro è subito intervenuto con il suo consueto stile regalando "vaffanculo" a chi gli ha dato dell'antisemita e dicendo che lui non deve spiegare nulla a chi non capisce il senso delle sue vignette.
Su una cosa ha ragione però: non c'è nulla da spiegare. La sua posizione ed il suo pregiudizio sono chiari a tutti. Da tempo.

Enzo Gagliardino
Chissà se questo infame troglodita avrebbe il coraggio di esercitare il suo diritto alla satira verso un sedicente profeta con barba e turbante e con la passione per le bambine?

Anna Alcini Rigato
Enzo Gagliardino Domanda oziosa. Certo che NO.

Mario Bardazzi
Enzo Gagliardino mai lo ha fatto , uno perché non ci guadagna visto che il suo bacino è antisemita e filoislamico, due perché gli islamici non sono gli ebrei, vedi Charlie Ebdo!

Ferruccio Loche
È troppo vigliacco per fare satira verso quella religione.
È vigliacco e in malafede, insomma un uomo di m.

Fulvio Del Deo
Vauro è un antisemita incallito, e su questo non ci sono dubbi. Ma il naso di Zelenskij non è molto diverso da quello della caricatura e stavolta andarlo a criticare per come disegna e non per i contenuti, mi sembra eccessivo e rischia di vanificare le proteste per fatti più concreti commessi dallo stesso vignettista.


Fulvio Del Deo
No. Il fatto che Nirenstein ne abbia fatto un articolo non vuol dire che è una cosa importante. Vauro conta meno di zero, ma fare la caricatura di una persona è porprio questo: accentuare i tratti del suo viso. Smettetela di rendervi ridicoli! Siete adulti, o bambini piagnucolsi?
Zelenskij ha quel naso. Doveva farglielo all'insù? Ma per cortesia!

Fulvio Del Deo
E cosa dovrebbero dire i Russi, degli zigomi di Putin? Che è un razzista perché fa la caricatura degli slavi orientali con gli zigomoni?
Ormai gli ebrei italiani stanno facendo i salti mortali, pur di appoggiare un kapò, un ebreo traditore, fantoccio delle lobby USA.

Bene Detto
Alberto Pento che sia tendenziosa è un tuo pregiudizio, ma di gente coi pregiudizi è pieno il mondo. Il nasone importante c'è. Poi "la caricatura è tendenziosa" non si può leggere, è una caricatura appunto. Alla faccia della libertà di caricatura di Cherlie hebdo memoria invocata a gran voce. Adesso evidentemente non vale più. Quanti ipocriti inconsapevoli. A Vauro un processo sommario alle intenzioni, solo perchè vi sta antipatico.

Fulvio Del Deo
Bene Detto, il problema non è che gli sta antipatico Vauro, che è comprensibile perché è un essere abominevole. Il fatto grave è che difendono un criminale come Zelenskij, per il solo fatto che è ebreo. E questo è puro razzismo.

Daniela D'Alessandro
Il naso disegnato da Vauro non è una caricatura di quello di Zelensky, che è dritto; io però mi soffermerei più sulla frase, in cui si mettono sullo stesso piano Zelensky e Putin.

Daniela D'Alessandro
Fulvio del Deo, io che sono un’attenta osservatrice le dico che il naso di Zelensky è grosso e dritto, non grosso ed aquilino. Per cui se volessi dare un giudizio sulla caricatura, senza entrare nel merito del suo significato, le dico che è fatta male

Fulvio Del Deo
Daniela D'Alessandro, concordo che non si possa mettere sullo stesso piano un comico che recita il copione inviatogli da Washington e un freddo calcolatore ex-KGB, ma l'argomento era il naso. Ho già posato una foto (in un commento più sopra) in cui puoi vedere con i tuoi occhi che il naso di Zelenskij è caricaturabile proprio come lo ha caricaturato quello schifoso di Vauro.
Comunque state a discutere del sesso degli angeli, mentre appoggiate un regime golpista che ha riabilitato da 8 anni Stepan Bandera e ha istituito campi-scuola paramilitari in stile hamas per bambini dai 9 anni in su.

Fulvio Del Deo
Vergognoso è non rendersi conto di appoggiare un regime nazista e trastullarsi attorno alle vignette di un morto di fame.
Sono davvvero esterrefatto che gli ebrei italiani continuino a sostenere un regime nazista, solo perché il fantoccio usato come presidente è un kapò di origine ebraica!
Guardate qui uno dei tanti video che stanno postando i vostri "eroi" ucraini per vantarsi di come massacrano i Russi. Sono identici ai jihadisti palestinesi.
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La mamma del soldato russo riceve la videochiamata, appare il suo volto, lei crede che sia il figlio e pronuncia il suo nome “Iliusha, Iliusha” (diminutivo di Ilija) con tono allarmato.
Il militare ucraino ride e dice “Slava Ucraina”, “Gloria all’Ucraina”.
La mamma dice “non c’è Iliusha?”.
Lui risponde. “E’ morto. Ha fatto tre errori: si è perso, si è perso in Ucraina, è morto come un cane”. E ride.
Si vede il volto della madre impietrita che inizia a tremare. Lui dice: “cosa ti succede, perché ti tremano le labbra?”.
La mamma, con un altro telefonino, chiama una ragazza, probabilmente la fidanzata del figlio. E’ la ragazza a continuare a parlare con il militare ucraino. La ragazza dice alla madre: “Questo è un bastardo”. Poi rivolta al soldato: “Non crediamo a quello che dici. Facci vedere il nostro ragazzo”.
Lui risponde: “Non è rimasto niente di questo qui, è rimasto solo il culo, la gamba è staccata dal corpo, per fortuna è rimasto solo il telefono per chiamarvi e dirvi che lo stronzo fottuto non c’è più”.
La ragazza dice: “Sei tu che al posto della testa hai il culo”.
Lui ride: “E’ il vostro ragazzo che dove aveva la testa adesso ha il culo, grazie all’artiglieria ucraina”.
Si sente il pianto disperato della madre.
La ragazza dice: “Facci vedere il nostro ragazzo”.
Lui dice: “Cosa devo farvi vedere che lo stanno mangiando i cani, non abbiamo tempo per seppellire i vostri russi, li lasciamo finire ai cani, da un lato c’è la gamba, dall’altro la testa, è tutto sparso”.
La madre piange e chiude la conversazione.
Il soldato ucraino ride.


Graziella Ardia
Fulvio Del Deo eppure sono dei dotti e non è possibile che non siano à conoscenza dei massacri fatti agli ebrei dalla nascita nel 300 di questo stato, fino ai nostri giorni. E le parentale con capi nazisti della Germania perfino dei loro vice leader. Sarà secondo te la sindrome sorosiana decaduta poi à Lerneriana o quella di Stoccolma?. Io di questo squallidi, ripugnante vignettista raccolsi anni fa tutte le vignette antisémite per denunciarlo. Però questa mi pare proprio bellina. Forse non l'ho capita.

Giusy Santoro
La ferocia degli ucraini, a prescindere dalla dimensione del naso, e' sempre stata più che conosciuta, ha impressionato persino i gerarchi nazisti. La presenza assodata e purtroppo vera del battaglione neonazista Azov ,ALLEATO di Zelensky, mette all'angolo ogni altra polemica, compresa quella sulla vignetta di Vauro,di cui conosciamo le discutibili opinioni politiche.
È più scandalosa l'esistenza del battaglione Azov più che la vignetta di Vauro.

Daniel Mosseri
Giusy Santoro vero o falso il suo argomento non c'entra nulla. siamo in Italia e non in Ucraina. Perché mai l'esistenza di altre forme di antisemitismo dovrebbe giustificare l'oscena vignetta di Vauro?


Giusy Santoro
Daniel Mosseri giustificare assolutamente no.
Anche perché non sta a me giudicare o giustificare. Ognuno trarrà le sue valutazioni.
Il verbo giusto è paragonare, e tirando le somme a me fanno più schifo i neonazisti che ammazzano,dopo quegli orrori che I loro predecessori hanno combinato anche in Italia .
Vauro è solo una caricatura vivente.


Daniel Mosseri
caricatura o meno, propone materiale antisemita su media nazionali. e non va bene.

Emanuel Segre Amar
Giusy Santoro non farei comunque confronti; sono due cose vergognose entrambe


Bene Detto
Sull'Ansa la risposta di Vauro mi pare molto poco vaffa. E non ho motivo di credere che non dica il vero. E basta col vittimismo ebraico. Zelensky c'ha il nasone tanto quanto ce l'ho io, ora non si può nemmeno fare caricatura su un'uomo, se ebraico, che parte la manfrina sull'antisemitismo. Vietato fare caricature su chi è di religione ebraico, e se uno non lo sa si deve documentare prima. Ma per favore. Tutto sto casino per un naso. Non credo proprio che ci sia alcun nesso con l'ebraismo. Il naso c'è, mica ce l'hanno adunco solo gli ebrei. Altro che cancel culture!

Bene Detto
Mario Bazzani primo, perché si permette di fare ironia sul mio nome? È meglio di fare ironia sul naso di Zelensky? Secondo, a me pare cha Vauro sta sulle scatole a molti perché è comunista, anzi dato che i suoi nemici naturali sono proprio gli estremisti di destra dato che è comunista, sospetto che tutta sta manfrina contro Vauro sia assai pretestuosa.

Bene Detto
Mario Bazzani anche gli estremisti musulmani non amano le vignette blasfeme, evidentemente anche fare vignette su Zelensky è blasfemia, ma da ateo per me non esiste niente di sacro ne di blasfemo e si può e si DEVE poter criticare tutto e fare vignette su tutto.

Emanuel Segre Amar
Bene Detto mi spiace ma il naso adunco lo usa regolarmente quando disegna persone di religione ebraica, quindi la sua difesa non regge

Bene Detto
Emanuel Segre Amar non so chi sia questa Fiamma. Comunque il punto è che mi pare si usino le etichette un po' con nonchalance, anzi, proprio ad cazzum. Cioè quindi una persona, di qualsiasi nazionalità, politico o altro, non può essere criticata in alcun modo se è di religione ebrea? Sul serio? Se Berlusconi era ebreo non si poteva criticare? Ma io critico chi mi pare, e soprattutto critico chi se lo merita. Siamo all'assurdo. Ora mi faccio ebreo pure io così divento intoccabile. Nel merito non sono nemmeno d'accordo con Vauro nel senso che non metterei Zelensky e Putin sullo stesso piano, perché il primo è stato invaso. Tuttavia gradirei che Zelensky smettesse di tirare la Nato per la giacchetta egoisticamente perché io di entrare in guerra non ci tengo, gli mandiamo armi e carri, che dobbiamo fare di più? Ogni giorno critica gli europei perché non entriamo in guerra.

Emanuel Segre Amar
Bene Detto Shmuel Zarhi ho dovuto cancellare alcuni vostri commenti inaccettabili sul mio profilo. Quanto alla incomprensione della vignetta ulteriormente da me postata, per sua informazione si tratta di Fiamma Nirenstein, corrispondente da Israele del Giornale e scrittrice. Visto che nemmeno la conosce le consiglio di approfondire gli argomenti sui quali intende cimentarsi prima di esporsi a queste figure. Grazie e buona giornata.

Bene Detto
Emanuel Segre Amar nessuna figura, ribadisco che non si può fare un processo alle intenzioni, nessuno può leggere nella mente dell'autore delle vignette. Nemmeno basandosi sul passato. Se i processi in tribunale fossero fatti così sommariamente staremmo freschi. Così condanniamo gli imputati a sensazione e a simpatia. Smettetela di fare vittimismo su una cavolo di vignetta, ci vuole senso per il ridicolo e dignità nella vita, nessuno ha problemi con gli ebrei se non qualche debosciato nazi tedesco. Avete dei fantasmi e paranoie un po' persistenti e non ve ne rendete conto. È proprio una forma di fobia acuta. E anche un po' permalosetti per una vignetta caricaturale. Non è che se uno disegna un naso adunco a un personaggio che per mera casualità è di religione ebraico significa che gli vuole male. È una barzelletta tutta sta faccenda. Invece di sentenziare sarebbe meglio facesse qualcosa di propositivo e si prendesse un caffè con Vauro per chiarire. Non lo farà, perché lei per primo ha un pregiudizio verso la persona.

Emanuel Segre Amar
Bene Detto evidentemente lei, come non sa chi sia Fiamma Nirenstein, non conosce nemmeno il sottoscritto che molto spesso ha offerto incontri e dibattiti proprio a chi pensa diversamente da me, ricevendo regolarmente rifiuti con scuse banali. Ma quanto alla sua persone, le ribadisco di approfondire i temi che non conosce: lo sa quanto stanno aumentando i fenomeni considerati antisemiti in Italia e in tutta Europa secondo la dichiarazione IHRA (immagino che la conosca nella sua interezza)?

Bene Detto
Emanuel Segre Amar Per me non c'è proprio alcun pericolo in Italia verso di voi, non conosco nessuno che abbia qualche problema o pregiudizio contro di voi, per me resta paranoia, è una mia opinione e me la tengo. Arrivederci

Alberto Pento
L'orrore non sta solo nella caricatura di Zelensky che ripropone lo stereotipo calunniatore dell'ebreo dal naso adunco, infido e avido, manipolatore e complottista che si nutrirebbe di sangue umano e che vorrebbe ridurre in sua schiavitù l'umanità intera, ma nell'associare Zelensky e l'Ucraina, vittima dell'aggressione criminale della Russia imperialista di Putin, al carnefice Putin come se la causa della guerra fosse di Zelensky l'ucraino ebreo e non del russo e falso cristiano Putin.
Ancora più desolante è l'orrore degli ebrei che demonizzano l'Ucraina e il suo Presidente di etnia ebraica, come fanno anche con Israele.



I protocolli dei Savi di Kiev | Dagli zar a Putin, i russi sono sempre stati maestri di menzogne
Linkiesta.it
Maurizio Stefanini
12 aprile 2022

https://www.linkiesta.it/2022/04/propag ... di-guerra/

“Bugie di guerra, la disinformazione russa dall’Unione Sovietica all’Ucraina” si intitola il libro di Paesi edizioni che esce giovedì e che cerca appunto di ricostruire la continuità di un certo tipo di propaganda.

Il racconto inizia già da una copertina che raffigura la ragazzina simbolo della guerra in Ucraina, immortalata dal padre fotografo il 22 febbraio 2022 – cioè due giorni prima dell’inizio della guerra – con il lecca lecca e il fucile in mano, in attesa dell’invasore russo come fosse una vedetta. «L’autore del manifesto si chiama Oleksii Kyrychenko, ed è il padre della bambina che ha scattato e poi pubblicato sul suo profilo Facebook la foto-simbolo della guerra e dei suoi orrori», spiega l’editore Luciano Tirinnanzi nella premessa del libro. «Perché abbiamo scelto quell’immagine così forte ed evocativa? Non solo per rendere ancora più attuale il contenuto di questo libro, ma anche perché la storia di quella foto resterà a lungo come un caso-scuola della comunicazione visiva e, al tempo stesso, della propaganda politica in tempo di guerra. Che poi è l’oggetto ultimo di questo saggio».

«Mi chiamo Oleksii. Ho una moglie e tre figli. Prima della guerra lavoravo come ingegnere in un’azienda di Kiev. Vivevo nella mia casa in una piccola città vicino a Kiev. La fotografia è il mio hobby. Mi sono diplomato in arte fotografica», ha raccontato il padre. «La tensione nervosa era molto grande nelle ultime settimane prima della guerra. L’Occidente e l’intelligence ci parlavano di una guerra inevitabile, ma per noi era incredibile. Allo stesso tempo, la società occidentale ha dimostrato di essere “preoccupata” ma di non far seguire subito sanzioni contro la Russia. Così ho deciso di fare delle foto che potessero attirare l’attenzione sulla possibile guerra. Desideravo dimostrare come sarebbe potuta apparire l’Ucraina nel prossimo futuro. Come si può vedere, ho scattato questa foto il 22 febbraio 2022, cioè due giorni prima dell’inizio della guerra». La foto della figlia con una caramella e un fucile in un edificio abbandonato. «La pistola è mia, mia figlia non sa sparare. Lei ha 9 anni. Naturalmente, la pistola non è stata caricata durante le riprese».

Racconta Oleksii che lo stesso giorno ha pubblicato la foto su alcuni gruppi Facebook di fotografi stranieri. È stato immediatamente bandito in quelli con amministratori russi, ma anche negli altri gruppi ci sono state dure critiche. «Infine, la foto è rimasta visibile in un solo gruppo. E l’indomani, senza dichiarare guerra, alle 4 del mattino, Putin ci ha attaccato. […]. Alcuni giorni fa, ho caricato questa foto nel gruppo ucraino di Facebook “hobby per la coltivazione di cactus”. E improvvisamente si è diffusa in tutto il mondo ed è diventata un meme. Poi questa foto è stata pubblicata persino da Donald Tusk (grazie, Donald!) nel suo tweet al Parlamento europeo. Ora, l’atteggiamento verso questa foto è completamente diverso, in quanto il mondo ha visto il vero volto dell’invasione russa».

Osserva Tirinnanzi, «ciò che il fotografo intendeva comunicare, l’indignazione che intendeva suscitare, è dunque arrivato in tutta la sua drammaticità a ciascuno di noi. In modo meno edulcorato e certo non in posa, infatti, simili scene si sono poi verificate puntualmente: il popolo ucraino davvero resiste e arma i suoi figli contro l’invasore russo, per non vederli morire». Che è poi il messaggio esattamente contrario a quello di Alessandro Orsini secondo cui «i bambini possono vivere bene anche sotto una dittatura», efficacemente volgarizzato da Crozza nel concetto «e hanno anche meno carie, perché con la fame non abusano di zuccheri».

Il libro è poi diviso in tre parti. “Dezinformacija. La strategia del Cremlino dall’epoca sovietica alla Russia di Putin” è a cura di Luigi Sergio Germani: direttore scientifico dell’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici, ed esperto di politica interna ed estera russa, con particolare riferimento alle strategie di guerra ibrida e servizi d’intelligence russi. «Sin dall’antichità la disinformazione come strumento di potere costituisce un argomento centrale del pensiero politico e strategico», ricorda. «E ciò vale sia in Oriente che in Occidente. Basti pensare ai trattati di strategia militare dei pensatori dell’antica Cina – e in particolare lo stracitato Sun Tzu, secondo cui “tutta la guerra si basa sull’inganno” – che sottolineano l’importanza di confondere la mente del comandante nemico e demoralizzare le sue truppe».

Ma la Russia in ciò ha raggiunto delle vette. Già in epoca zarista, se si pensa al modo in cui l’allora servizio segreto Ochrana fabbricò il famigerato falso antisemita dei “Protocolli dei Savi di Sion”. Ma in epoca sovietica a tal punto la fama del know-how sovietico in materia crebbe che “Dezinformacija” divenne un termine internazionale. Faceva parte «di una categoria più ampia degli strumenti utilizzati da Mosca – le cosiddette “misure attive” (aktivnye meroprijatija) – per creare divisioni e instabilità all’interno del mondo occidentale, e fiaccare sempre di più la sua volontà di fronteggiare la sfida sovietica a livello militare». Così furono diffuse ad esempio le voci che il virus Hiv/Aids era stato creato dal Pentagono nell’ambito di un progetto di ricerca sulle armi biologiche svolto nella base militare di Fort Detrick, nel Maryland; che la Cia aveva assassinato John F. Kennedy, Martin Luther King, Olaf Palme e Indira Ghandi; che il Pentagono avrebbe prodotto un’arma «etnica» in grado di uccidere solo le persone di colore ed innocua per i bianchi; che bambini sudamericani verrebbero cresciuti e ingrassati per fornire organi umani destinati al mercato americano; che la Cia e i servizi segreti italiani avrebbero appoggiato le Brigate Rosse e le formazioni terroristiche di estrema destra in Italia nell’ambito della «strategia della tensione».

Non era però solo verso l’esterno ma anche verso l’interno: «il controllo dell’informazione consentiva al regime sovietico di sopprimere l’autonomia della società civile, impedendo ai cittadini di costituire delle comunità indipendenti dal Partito-Stato, assicurando così la completa sottomissione della società e degli individui all’apparato di potere». È «un’eredità che la Russia di Vladimir Putin ha ereditato e applica ancora oggi alla lettera», anche perché nell’era della Rete e dei Social vi sono opportunità in passato sconosciute. Gli «hacker patriottici» diventano a loro volta uno strumento essenziale. Sono tutti strumenti di guerra non lineare che il Cremlino ha scatenato fin dall’inizio della crisi ucraina nel 2014. Nella propaganda anti-ucraina sono stati utilizzati tra loro elementi chiaramente in contraddizione: definire il governo di Kyiv «nazista» è ad esempio non omogeneo al definirlo «asservito a lobby gay», dal momento che i nazisti gli omosessuali li mandavano nei lager.

È lo stesso che sì è visto al momento dell’abbattimento del volo MH17 Amsterdam-Kuala Lumpur della Malaysia Airlines da parte di un missile dei separatisti filo-russi del Donbass, quando fonti russe hanno diffuso le tesi sia che il missile fosse stato lanciato dagli ucraini e/o che fosse stato un missile israeliano; sia che fossero stati invece caccia ucraini, o Usa, o Nato; sia che c’era una bomba a bordo. La stessa eterogeneità di tesi che abbiamo visto sui cadaveri di Bucha, di cui le fonti russe hanno sostenuto sia che fossero in realtà attori; sia che fossero stati messi dopo; sia che fossero stati uccisi dagli ucraini. Come spiega Germani, «per i tecnici della disinformazione del regime putiniano, …l’idea della verità è irrilevante. Anzi, un obiettivo della disinformazione russa di oggi è sovvertire il concetto di “verità” e accreditare l’idea che non esiste una versione “vera” degli eventi, allo scopo di paralizzare il processo decisionale del target cui si mira. Quindi, la disinformazione russa oggi mira non tanto a prima parte persuadere il pubblico di destinazione a credere a una tesi precisa, ma piuttosto punta a creare confusione cognitiva, a mettere in dubbio le narrazioni occidentali, a relativizzare e screditare il concetto di “verità” facendo passare l’idea che esistano “molteplici verità” e che tutta l’informazione è manipolata, da qualunque parte essa provenga». Un po’ quello che si è visto sulle polemiche No Vax, infatti pompate a loro volta dai troll putiniani.

“La guerra fredda e l’ingerenza russa in Italia”, la seconda parte, è di Francesco Bigazzi: già direttore dell’Ansa, poi corrispondente del Giorno e di Panorama, è stato collaboratore di numerose riviste scientifiche, settimanali e quotidiani. Dal 2004 al 2009 addetto stampa e cultura presso il consolato generale di San Pietroburgo, è uno dei massimi esperti italiani del dissenso dell’Est europeo. Anche lui ricorda come «L’importanza della dezinformacija cresce enormemente negli anni del terrore staliniano, fino a diventare uno dei settori più importanti dell’attività del Kgb. Nel momento stesso in cui Felix Dzerzhinsky decide di dare vita alla Čeka, ritiene indispensabile creare contemporaneamente un Ufficio disinformazione. Del resto, proprio quando Stalin, nella primavera del 1946, intende riorganizzare il Kgb, ecco che nel nuovo organico viene inserita un’apposita struttura specializzata nel lavoro di disinformazione. In questa nuova Direzione è previsto che agiscano di concerto la sezione “DN” e il Gruppo speciale per missioni particolari presso il ministero della Sicurezza di Stato».

Nel tracciare questa storia, Bigazzi dedica un ampio spazio alle risorse investite nell’editoria. «Non è un caso che una parte molto rivelante dei finanziamenti del Pcus ai partiti “fratelli” abbia finito per essere convogliata nel settore propaganda. Le case editrici “sorelle” sin dagli anni Cinquanta cominciano a ricevere somme di denaro sempre più grandi. L’appetito verrà mangiando. Per soddisfare la sete di denaro della stampa non solo “sorella”, ma anche “amica”, si escogitano nuovi sistemi di finanziamento, sempre più sofisticati. Al punto che i loro corrispondenti stranieri dalla fine degli anni Cinquanta, nel vano tentativo di sviare i sospetti, vengono foraggiati nientemeno che con i soldi fatti versare dalla Croce rossa e dalla Mezzaluna rossa».

Nel ricostruire vicende di rapporti con vari gruppi editoriali italiani, «a dir poco singolare» viene definita «la vicenda del quotidiano Paese Sera che riesce, con metodi oltremodo sbrigativi e al limite del ricatto, a ottenere un ultimo finanziamento alla vigilia del crollo. Come si può leggere in un documento di cui chi scrive è entrato in possesso, il Pcus autorizza il pagamento di 900 milioni di lire alla testata per la seguente motivazione: «Il compagno “N” [il cui nome non viene rivelato perché al momento in cui viene mandato in stampa questo libro si trova sotto inchiesta giudiziaria, nda] è estremamente convincente quando afferma che potrebbero emergere “rivelazioni scandalose a proposito degli organismi, delle proposte e delle persone che impartivano ordini”». Cioè, o pagate, o diciamo che ci avete pagati!

C’è d’altronde un altro documento, del 17 gennaio 1983. «In conformità alla delibera del Cc del Pcus del 22 maggio 1982 è stata prestata un’assistenza finanziaria alle forze sane del Partito comunista italiano (Armando Cossutta). Questo ha permesso loro di acquistare il pacchetto azionario di controllo del quotidiano Paese Sera, di sostituire il direttore del giornale e alcuni corrispondenti esteri. Il passaggio di questo quotidiano, largamente conosciuto in Italia, nelle mani del compagno Armando Cossutta e dei suoi amici schierati su posizioni marxiste-leniniste e in rapporti di amicizia con l’Urss, permetterà al giornale di fornire una corretta interpretazione della politica estera e interna dell’Unione Sovietica e di contribuire alla propaganda delle conquiste del socialismo reale, del movimento comunista internazionale e del movimento operaio italiano, con ampia eco anche in altri Paesi capitalistici. Per poter proseguire la pubblicazione del giornale, gli amici stanno facendo ogni sforzo per raccogliere i mezzi a loro disposizione. Nel contempo il compagno Armando Cossutta chiede che venga fornito da parte nostra un aiuto urgente (telegrammi cifrati Kgb da Roma prot. Spec. 2994 dell’1 dicembre e prot. Spec. 3333 del 26 dicembre 1982). Secondo gli amici un tale aiuto potrebbe essere preteso vendendo loro, con una usuale transazione commerciale in valuta, 600 mila tonnellate di petrolio e 150 mila tonnellate di carburante per motori diesel, ma applicando condizioni di favore – una certa diminuzione dei prezzi (1% circa) e una maggiore rateazione dei pagamenti (3-4 mesi invece del mese solitamente concesso). Sarebbe opportuno soddisfare la richiesta summenzionata degli amici italiani affinché questi possano ottenere dalla transazione commerciale circa 4 milioni di dollari. Boris Ponimariov». Direttore del Dipartimento internazionale del Pcus dal 1955 al 1986.

“Le tecniche moderne: cyber disinformazione e giornalismo collettivo”, cioè la terza parte, è infine di Dario Fertilio: giornalista, scrittore, docente di Teorie e tecniche della comunicazione giornalistica all’Università Statale di Milano, e con Vladimir Bukovskij ideatore di Memento Gulag, giornata della memoria per le vittime dei totalitarismi che si celebra il 7 novembre. Ci ricorda che una novità apportata da Putin nella storia della propaganda e della guerra parallela è consistita nella invenzione di «una vera e propria fabbrica di troll». «Ovvero, nel gergo di Internet, utenti anonimi di una comunità virtuale, che intralcia il normale svolgimento di una discussione inviando messaggi provocatori, irritanti o fuori tema».

«Nota in Occidente come Internet research agency (Ira), la Agenstvo Internet Issledovanij è la principale fabbrica di troll russa. Si sviluppa rapidamente, impiegando già nel 2015 più di mille dipendenti nella sede centrale di San Pietroburgo, quartiere di Olgino, allungando i suoi rami operativi su un’area vasta e difficilmente controllabile (dal momento che molti collaboratori lavorano su pc remoti in differenti località)». «Qualche fuga di notizie e vari studi di contro-intelligence europea e americana permettono di conoscere diversi particolari organizzativi della “fabbrica di troll”: persino gli stipendi accordati alle reclute, che pur aggirandosi su appena 700-800 euro al mese, costituiscono comunque un reddito allettante per un cittadino medio in Russia. Ogni membro dell’agenzia ha il compito di crearsi alcuni account falsi, dai quali diffondere una quantità fissa giornaliera d’informazioni fittizie o inquinate su argomenti sensibili per la politica estera di Mosca».

«Quali? Sostenere la legittimità dell’occupazione della Crimea ucraina; la guerra contro Kiev; influenzare la politica americana (il che avviene per la prima volta in occasione delle elezioni presidenziali che portano all’elezione di Donald Trump)». La supervisione del commando di manipolatori in rete spetterebbe a un amico personale del presidente Putin, Vyacheslav Volodin, già presidente della Duma. «L’efficacia di questa fabbrica della disinformazione risiede essenzialmente nel coordinamento delle attività: una volta individuato il bersaglio, si procede all’invasione di siti, blog e social network, diffondendo notizie allarmanti e manipolate (come l’inesistente esplosione di una fabbrica chimica in Louisiana). Oppure critiche all’opposizione interna russa (segnatamente nei confronti del dissidente Aleksey Navalny). O ancora elogiando l’azione di Vladimir Putin e di Mosca, prima durante la guerra in Siria, al fianco del presidente Bashar al Assad, e poi al momento dell’invasione in Ucraina. «Normalmente i troll utilizzano per comodità i contenuti propagandistici diffusi da agenzie controllate dal Cremlino – come Russia Today o Sputnik News – ma in alcune circostanze confezionano anche prodotti più sofisticati, come nel 2015 il video falso, interpretato da un attore, in cui un soldato americano sparava platealmente contro un Corano».

All’attenzione mondiale è arrivata in particolare l’attività di questi troll in occasione della campana elettorale Usa del 2016, ma non sono mancate operazioni in Italia. Dall’offensiva contro Mattarella, con un hashtag sostenuto da centinaia di profili che ne chiedevano le dimissioni, ai commenti sulla operazione «Dalla Russia Bugie di guerra con amore»: la missione sanitaria mandata nell’Italia in preda alla pandemia all’epoca presentata come operazione umanitaria, di cui alla fine sono saltati fuori pesanti retroscema non solo propagandistici ma addirittura spionistici.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » sab apr 16, 2022 9:25 am

LA FEDELTA' DEL COMPAGNO VAURO
Niram Ferretti
15 aprile 2022

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Il compagno Vauro, un vecchio superstite del comunismo che fu e di cui tiene alto il vessillo lacerato, il compagno Vauro, quello che raffigura gli ebrei con i nasi adunchi come i vignettisti di "Der Sturmer", pubblicazione che il compagno Vauro assai probabilmente non conosce, insomma, il compagno Vauro, nel salottino di Mirta Merlino, passata alla storia per essersi ingionocchiata in studio per la morte di George Floyd, ha dichiarato che "dietro" Zelensky ci sarebbe l'oligarca ucraino Ihor Kolomoisky, che finanzierebbe il nazistissimo Battaglione Azov, e, colpa assai maggiore, ha un passaporto israeliano.
Il punto fondamentale, per il compagno Vauro, che ha sottolineato due volte il fatto, è proprio questo. Kolomoisky è nazista non solo perché finanzierebbe il Battaglione Azov, secondo la vulgata del foglio putinista al quale Vauro collabora, ma perché è israeliano.
Il compagno Vauro, che non è antisemita, ma disegna Zelensky con naso adunco perché è un caricaturista, anche se nella sua grossolana vignetta non si comprende la necessità di evidenziarne l'apparteneza etnica (e Vauro non crede nelle etnie, come ha dichiarato, ma rappresenta Zelensky connotato in modo etnico, vagli a spiegare il principio di non contraddizione...), non lo ha detto, ma è implicito.
Come si fa a dubitare che essendo israeliani come lo è Kolomoisky che vive a Tel Aviv, non si possa essere anche nazisti? D'altronde il paragone venne istituito proprio a Mosca a metà anni Sessanta, proprio come adesso è stato riconfezionato su misura per gli ucraini, e Vauro, il compagno Vauro, è nei secoli fedele alla direttive della Casa Madre.



LA NECESSARIA FORZA DI CONTRASTO

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Per il bene di tutti, per il bene soprattutto dei bambini (a Orsini qualcosa bisogna pure concedere) bisognare abbandonare Zelensky. A cosa serve difendere il paese degli uteri in affitto? Il conflitto si può allargare, può lambire i paesi che fanno parte della NATO e allora scatterebbe l'Articolo 5.
Abbandonare Zelensky e l'Ucraina al suo destino ci conviene, in primis alla Germania, compromessa fino al collo con la Russia per il fabbisogno energetico, ma in fondo anche a noi italiani, e poi, una volta che l'Ucraina sarà concessa al gangster del Cremlino, si accontenterà, come si accontentò Hitler con i Sudeti. Putin è, alla pari di Bruto, uomo d'onore, mai trasgredirebbe la parola data. E invece, invece questi guerrafondai di ameriKani che insieme agli inglesi (Ah, perfida Albione!) vogliono la guerra e portarci tutti verso l'Armageddon.
Capuozzo, Orsini, Travaglio (tralasciamo Canfora, nel suo ferreo sostegno alla Russia, sempre e per sempre), i nostri putiniani di assalto, continuano a dirci che dare all'Ucraina la possibilità di resistere fornendole armi è la nostra rovina.
Nessuno di loro ha capito una cosa semplicissima, che l'Ucraina è un simbolo, siamo noi, che una sua eventuale capitolazione è anche la nostra, perché Putin e i suoi fedelissimi, lo hanno messo in chiaro, si tratta di modificare l'assetto geopolitico internazionale sorto dopo la Seconda guerra mondiale e proseguito con la fine della Guerra Fredda.
Non capiscono che la posta in gioco va molto oltre l'Ucraina. Nessuno di loro ha letto una sola riga di Lev Gumilëv o di Ivan Illyn, gli ispiratori della visione mistico-nazionalista che ha permeato completamente Putin. Non sanno chi sono. Se lo sapessero capirebbero che la matrice di questa guerra è fondamentalmente ideologica e che dunque non può arrestarsi sulla base di una concessione territoriale. Può solo essere frenata con l'uso della forza. È una conclusione che fa paura, certamente, ma non è voltandosi dall'altra parte rispetto alla realtà, che la realtà cesserà di affermarsi perentoriamente


TOCCANDO IL FONDO
Niram Ferretti
15 aprile 2022

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Per Gianfranco Pagliaruolo, presidente dell'ANPI, il 25 aprile le bandiere della NATO non sono appropriate perché la NATO non è una "associazione pacifista", però vanno bene le bandiere palestinesi, che, notoriamente, sono simbolo di pacifismo.
Ma non c'è da meravigiarsi tanto. L'antiamericanismo e l'antiatlantismo della sinistra massimalista è ben radicato ed è del tutto coerente volere ospitare bandiere di chi si oppone all'esistenza di Israele, considerato Stato colonialista, se non fascista, contro cui i "resistenti" palestinesi lotterebbero da anni, nonchè alleato degli Stati Uniti.
È un altro dei motivi per i quali si ha così in uggia la resistenza ucraina all'aggressione russa. Gli ucraini hanno infatti lo "svantaggio" per la sinistra dura e pura di avere alle spalle gli ameriKani, e infondo Putin è pur sempre un russo, anche se non comunista. I vecchi automatismi ideologici si mettono subito in moto con primitiva semplicità.
La resistenza può essere solo antiamericana, e non importa se, 80 anni fa senza gli americani la resistenza partigiana sarebbe stata spazzata via dalle armate tedesche come un fastidio marginale, quello che conta è capovolgere la realtà, avere trasformato in nemici chi difende l'Occidente e i suoi valori. Tutto il resto è irrilevante.



Germania, secondo intelligence l'antisemitismo è sempre più diffuso
27 Aprile 2022

https://www.progettodreyfus.com/germani ... iffusione/

L’antisemitismo si è radicato nella società tedesca. È quanto affermato da uno studio dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV), l’agenzia di intelligence interna della Germania.

A colpire è che oltre alle frange estremistiche; estrema destra (per la maggior parte), estrema sinistra e islam radicale, anche gli ambienti moderati abbiano iniziato a strizzare l’occhio agli slogan contro gli ebrei.

Lo studio copre il periodo che va dall’estate 2020 all’autunno del 2021, lasso temporale che ha fatto coincidere l’antisemitismo con la pandemia di Covid-19, manifestatosi “in due forme”: “antisemitismo codificato” e “potenze segrete”, che rispettivamente rappresentano le teorie tradizionali del complotto giudaico e l’idea di creare “un nuovo ordine mondiale”, cavalcando chissà quale onda del coronavirus.

Entrambi sono cavalli di battaglia del movimento QAnon che dagli Stati Uniti è arrivato anche in Germania, dove le manifestazioni contro i vaccini e le restrizioni per la pandemia sono state associate e equiparate, a vario titolo, agli ebrei e alla Shoah.

L’antisemitismo nella società tedesca ha avuto una tappa anche sul web e sulle piattaforme social, dove la propaganda antiebraica ha trovato la sua giustificazione alla guerra tra Ucraina e Russia, affibbiata all’ebraicità di Volodymyr Zelensky.

Secondo il direttore del BfV, Thomas Haldenwang:

“È spaventoso che le narrazioni antisemite possano a volte giungere fino al centro della società tedesca e fungere da legame tra discorsi sociali e le ideologie estremiste”.

L’incaricato del governo federale per il contrasto all’antisemitismo, Felix Klein, ha sottolineato che la pandemia di coronavirus ha avuto la funzione di “acceleratore” per il fenomeno dell’antisemitismo, collegando “diversi ambienti” prima isolati.

Siamo sicuri che l’antisemitismo “scatti” a causa di determinate forze esterne, quali pandemia e restrizioni?

Meglio. Sembra che partendo dall’idea di base che gli ebrei abbiano il controllo del mondo, questi sia responsabili di tutti i cambiamenti negativi.

Ancora meglio. Siamo sicuri che l’odio antiebraico non abbia radici più profonde e sia insito e nascosto in tante persone e società?



L'INTERVISTA A LAVROV: "ANCHE HITLER AVEVA ORIGINI EBRAICHE" ISRAELE CONVOCA L'AMBASCIATORE
di Redazione online, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
2 maggio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 1503084959

Nella serata di domenica 1 maggio, Sergei Lavrov, ministro degli Esteri della Russia, è stato intervistato nel corso del programma Zona Bianca, su Rete 4. Lavrov ha pronunciato parole di accusa nei confronti dell'Italia — «in prima fila contro la Russia: siamo rimasti sorpresi, non lo siamo più» — e dell'Occidente — che combatterebbe «sul campo» in Ucraina: una frase a supporto della quale Lavrov non ha portato prove.
Il ministro degli Esteri di Mosca ha anche sostenuto che la Russia abbia sempre lavorato per ridurre al minimo la possibilità di una guerra nucleare («Ma non si può sottovalutarne il rischio», ha aggiunto, dimenticando che solo sui canali russi, e non su quelli occidentali, scorrono ormai regolarmente simulazioni della devastazione che armi nucleari potrebbero creare nelle capitali europee) e che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sia portatore di idee antisemite e naziste, benché ebreo: «Ma questo non significa niente, anche Hitler», ha detto Lavrov, «aveva origini ebraiche». (Le affermazioni sulle presunte origini ebraiche di Hitler fanno parte di una teoria del complotto promulgata da Hans Frank, che è stato governatore della Polonia occupata dai nazisti. Si basano sulla diceria che la nonna paterna di Hitler fosse stata messa incinta da un ebreo mentre lavorava come cuoca a Graz. Gli storici dell’Olocausto hanno contestato in più occasioni le presunte prove storiche della circostanza).
Quest’ultima affermazione sta suscitando forti reazioni internazionali. Israele si appresta a convocare l’ambasciatore russo per chiedere spiegazioni «Ci aspettiamo che Lavrov chieda scusa in merito al paragone sul sangue ebraico di Zelensky e Hitler» ha detto il ministro degli esteri Yair Lapid. Anche lo Yad Vashem «custode» della memoria della Shoah è intervenuta duramente definendo «false, deliranti e pericolose» le parole usate da Lavrov . Il presidente Dani Dayan ha definito «degne di condanna» le affermazioni. Lo Yad Vashem aveva già condannato la tesi russa secondo la quale l’Ucraina doveva essere «denazificata» definendola «non basata sui fatti» e che «banalizza e distorce l’Olocausto».
Ha sostenuto anche che la Russia abbia sviluppato i missili ipersonici «per rispondere a un possibile attacco» occidentale (dimenticando però che Mosca è stata il primo Paese al mondo a usarli in un conflitto, e che l'Ucraina non ha alcun missile ipersonico), che Zelensky dovrebbe «cessare le ostilità», e ha risposto seccamente alla domanda sullo stato di salute di Putin: «Questo dovete chiederlo ai leader che lo hanno incontrato».

Ecco alcune delle principali dichiarazioni di Lavrov.
— «Non vogliamo rovesciare Zelensky. Non puntiamo a un cambio di regime a Kiev, questa è una specialità degli americani. Non chiediamo nemmeno che si arrenda. Quello che chiediamo è che interrompa le ostilità e lasci andare i civili. Vogliamo fare in modo che dall'Ucraina non vengano più minacce per la Russia». (Che il piano principale di Mosca prevedesse la presa di Kiev è dimostrato dall'andamento delle operazioni militari sul campo; solo la resistenza ucraina ha impedito che il cambio di regime venisse portato a termine. Non è chiaro poi che cosa intenda Lavrov quando parla di «lasciare andare i civili»).
- «La Russia non ha mai interrotto gli sforzi per arrivare a un accordo che eviti una guerra nucleare, una Terza guerra mondiale. Sono i media occidentali ad aver travisato i nostri messaggi e ad aver dato una rappresentazione scorretta dei nostri obiettivi in questa operazione. La Russia ha sviluppato armi ultrasoniche per difendersi contro un possibile attacco dall'Occidente. Noi eravamo pronti a parlare con gli Usa per un nuovo accordo sulla stabilità strategica, ma la controparte americana ha interrotto i negoziati». (Sui negoziati la posizione di Mosca è sempre rimasta ferma su richieste come la denazificazione del Paese che non partono da un principio di realtà e che sono inaccettabili dalla controparte. Inoltre La Russia è stata il primo Paese a usare armi ultrasoniche in un conflitto).
- «Zelensky cambia continuamente le proprie posizioni, gli ucraini hanno sabotato i negoziati. Il governo ucraino è diventato uno strumento degli estremisti nazisti e del governo degli Stati Uniti». (Le posizioni di Zelensky e quelle di Putin sono state portate avanti in negoziati il cui andamento sembra essere ormai particolarmente difficile, specie dopo quanto avvenuto a Bucha e a Kramatorsk, con il lancio di missili contro i civili in fuga dalla zona del conflitto).
- «Il fatto che Zelensky sia ebreo non comporta che in Ucraina ci siano elementi nazisti, e che il presidente li abbia consentiti. I peggiori antisemiti sono ebrei, anche Hitler aveva origini ebraiche». (Il paragone tra Zelensky, che è di fede ebraica, e Hitler, che ha sterminato milioni di ebrei, è assolutamente inaudito anche per la diplomazia russa, che pure nelle ultime settimane si è trasformata in uno strumento di governo interno).
— «La Russia non mira ad affrettare il completamento dell'operazione speciale in Ucraina entro il 9 maggio, Giorno della Vittoria contro il nazismo. I nostri militari non adatteranno artificialmente le loro azioni a nessuna data. Il ritmo dell'operazione in Ucraina dipende, in primo luogo, dalla necessità di ridurre al minimo i rischi per la popolazione civile e il personale militare russo». (Mosca ripete, nelle sue dichiarazioni diplomatiche, che l'obiettivo dei suoi attacchi sono le infrastrutture militari ucraine — frasi difficilmente compatibili con le immagini che arrivano dalle zone del conflitto, prime fra tutte da Mariupol, città praticamente rasa al suolo).
- Il gruppo di mercenari Wagner, i cui elementi sono in Ucraina per conto del governo russo, «è privato e non ha nulla a che fare con lo Stato russo. Ci sono molti rappresentanti militari occidentali e mercenari che combattono in Ucraina». Lavrov non ha portato alcuna prova a sostegno di queste affermazioni. (A fine marzo l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, ha querelato il quotidiano La Stampa per un articolo di Domenico Quirico pubblicato il 22 marzo, un excursus storico filosofico sul tirannicidio intitolato ‘Se uccidere il tiranno è l’unica via d’uscita»).
- L'Italia è «in prima fila nelle iniziative contro la Russia. Per noi è stata una sorpresa. Eravamo abituati all'idea che l'Italia, grazie alla sua storia, sapesse distinguere il bianco dal nero. Ci sono stati politici e media italiani che sono andati oltre le buone norme diplomatiche e giornalistiche, l'ambasciata ha trasmesso il materiale ed è stato aperto un procedimento per violazione del diritto da parte dei media italiani. Ma io ho un bellissimo rapporto con il popolo italiano, non è questo in discussione».
- «La verità è solo una: il 30 marzo, i militari sono usciti da Bucha, il sindaco ha dichiarato la vittoria e che la città era tornata a una vita normale. Poi dopo tre giorni hanno cominciato a far vedere questi morti. Non voglio approfondire, ma è talmente evidente che è un fake». (Su quanto accaduto a Bucha, oltre alle innumerevoli prove giornalistiche che mostrano la falsità di quanto dichiarato da Lavrov, sono in corso indagini internazionali).
- «Zelensky può promuovere la pace: basterebbe che smettesse di dare ordini criminali alle sue truppe naziste. Noi vogliamo solo garantire la sicurezza degli ucraini filo russi nell'Est del Paese». ( L’Ucraina è un paese dalle istituzioni liberaldemocratiche, non è un paese neo-nazista o neo-fascista, ci sono formazioni neo-naziste e neo-fasciste in Ucraina come anche in altre parti d’Europa. Alle ultime elezioni il partito di estrema destra Svoboda è passato dal 10 al 2%).
- «Secondo lo schema ideato dal Cremlino, nulla cambia per gli importatori di gas. Noi lo considereremo pagato solo dopo la conversione della valuta in rubli». (L'Unione europea ha dichiarato irricevibile l'obbligo di pagare il gas in rubli — e in particolare proprio il meccanismo che considererebbe il pagamento perfezionato solo al momento della conversione in rubli della somma versata in euro).




La feccia che risale il pozzo
Niram Ferretti
2 Maggio 2022

http://www.linformale.eu/la-feccia-che-risale-il-pozzo/

In questi giorni stiamo assistendo a un progressivo accumularsi di infamie e menzogne come non se ne ascoltavano e non se ne leggevano da tempo memorabile. Un anziano provocatore alcolizzato che ha sempre sognato di essere un grande intellettuale sulfureo e “maledetto” senza mai riuscire a diventarlo, ci ha spiegato sulle colonne de Il Fatto Quotidiano, una delle principali filiere della propaganda antiamericana di questo Paese, che durante l’occupazione nazifascista dell’Italia i nazisti si comportarono meglio degli americani. Alcuni di questi ultimi, infatti, commisero degli stupri, mentre i tedeschi furono impeccabili.

Un sociologo della Luiss, diventato nel giro di due mesi una star televisiva giocando sul suo inventato ruolo di “vittima” della cenusra dei poteri forti, ha spiegato che lo scoppio della Seconda guerra mondiale avvenuto a seguito dell’invasione della Polonia da parte della Germania, non fu Hitler a volerlo, sottointendendo che la responsabilità fu della Gran Bretagna in primis e quindi della Francia.

Ma il culmine (attuale) si è avuto ieri sera in tv, quando, senza contraddittorio, il Ministro della Propaganda russa, (pardon, il Ministro degli Esteri) Sergei Lavrov, ha dichiarato che, «Il fatto che Zelensky sia ebreo non comporta che in Ucraina ci siano elementi nazisti, e che il presidente li abbia consentiti. I peggiori antisemiti sono ebrei, anche Hitler aveva origini ebraiche».

Occorre fermarsi un attimo. Occorre respirare con calma. Cosa sta accadendo? E’ semplice. Qui in Italia, più che in ogni altro paese europeo, dove le cose scritte e dette che abbiamo letto e ascoltato non potrebbero avere alcun corso, e dove si annuncia con orgoglio che l’intervista a Lavrov gode dell’esclusiva europea (non ne avevamo dubbi), l’infiltrazione della disinformatia russa è strutturale. Ed è strutturale perchè nel paese è presente una fitta e articolatà rete di aderenze e complicità con il regime criminale del Cremlino. Sono complicità politiche, accademiche, giornalistiche, impreditoriali. E’ il combinato disposto, ben oleato e ben remunerato delle quinte colonne che seguono tutte, con varianti personali, il medesimo spartito. Ideologicamente lo spettro del consenso a Putin va dai fascisti ai comunisti di osservanza ortodossa, all’amalgama rossobruno ma trova aderenze anche all’interno del mondo cattolico, progressista e reazionario.

Non c’è da meravigliarsi eccessivamente da quanto detto da Lavrov, uomo d’apparato. L’accusa di nazismo nei confronti degli ebrei è infatti una specialità russa, confezionata a Mosca a metà anni Sessanta al fine di proiettarla su Israele. Diffusa nel mondo islamico, il suo successo è stato enorme. Come fu enorme la diffusione del falso antisemita più celebre e longevo del Novecento, creato non a caso a fine Ottocento, dall’Ocrana, la polizia segreta zarista, l’equivalente ante litteram del KGB, ovvero I Protocolli dei Savi Anziani di Sion.

Oggi il nazismo viene proiettato su Zelensky, presidente ebreo dell’Ucraina, e viene specificato che i “peggiori antisemiti” sarebbero ebrei, dunque, per implicazione, non c’è da meravigliarsi se in Ucraina, ci sarebbero i nazisti…Come ciliegina sulla torta il vecchio e screditato fake delle orgini ebraiche di Hitler.

Forse abbiamo toccato il fondo. Ma è meglio non esserne persuasi. Il peggio potrebbe ancora venire.




Conflitto Russia e Ucraina, per Lavrov Hitler era ebreo come Zelensy. Lasciate in pace gli Ebrei, hanno già dato
Paola Farina
3 Maggio 2022

https://www.vipiu.it/leggi/conflitto-ru ... -gia-dato/

A me spiace dire “io lo sapevo”, anzi fino a ieri ero sorpresa che non fosse ancora accaduto (ufficialmente), ma era evidente che l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina avrebbe, nel tempo dato rilievo all’essere o non essere ebreo. Segnali nel privato, soprattutto per quanto riguarda Zelensky ce ne sono stati tanti. È vergognoso però che i conduttori delle televisioni non siano in grado di intervenire in esternazioni così vigliacche.

Serghei Lavrov ha lubrificato le sue fauci affette da xerostomia: “Che il presidente Volodymyr Zelen’skyj sia ebreo non ha alcun significato. Secondo me anche Hitler aveva origini ebraiche. I maggiori antisemiti sono proprio gli ebrei“. Le parole del ministro degli Esteri russo hanno scatenato la reazione di Israele e della comunità ebraica internazionale.

Questa esternazione ha svegliato gli animi di Dani Dayan, presidente dello Yad Vashem che ha tacciato le parole del Ministro degli Esteri russo con “false, deliranti e pericolose degne di ogni condanna”. Anche Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma ha reagito con “Grave che Lavrov abbia detto questo in una tv italiana, senza contraddittorio e senza che l’intervistatore opponesse la verità storica”.

Il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid ha preteso le sue scuse e annunciato la convocazione dell’ambasciatore russo. Lapid ha definito le parole di Lavrov “imperdonabili, oltraggiosi e un errore storico“.

Le parole di Lavrov, sul “sangue ebreo” di Hitler sono “gravi” e “l’utilizzo dell’Olocausto del popolo ebraico come strumento politico deve cessare immediatamente” ha scritto in una nota il premier israeliano, Naftali Bennett. “Menzogne del genere hanno l’obiettivo di accusare gli ebrei stessi dei crimini terribili compiuti nei loro confronti nella Storia e quindi di rimuovere la responsabilità dai loro persecutori“, ha aggiunto Bennett nel comunicato diffuso dalla stampa israeliana. Inoltre, ha affermato “come ho già detto in passato nessuna guerra attuale è l’Olocausto né può essere paragonabile a esso“.

Ma chi è ebreo? Secondo la legge religiosa e rabbinica, è ebreo il figlio di una madre ebrea o chi si converte al giudaismo ed è riconosciuto come ebreo da un tribunale religioso. L’Halakha (la pratica religiosa ebraica, letteralmente “cammino”) definisce ampiamente l’identità ebraica. Ergo, Hitler non rientra in alcun parametro.

Grande anche la polemica sul Presidente Ucraino, ebreo o non ebreo, polemica vissuta per lo più tra amici. La scorsa settimana il Rabbino Capo della Comunità ebraica di Kryvyi Rih (città di nascita del Presidente Zelen’skyj e ancora di residenza dei suoi genitori), rav Liron Ederi, rappresentante del movimento Chabad-Lubavitch ha parlato a lungo a un giornale ortodosso in Israele dei suoi legami con Oleksandr e Rymma Zelen’skyj, che, secondo il rabbino lo hanno aiutato a promuovere almeno due cause per la comunità ebraica, anche con il contributo del presidente Zelen’skyj.

L’intervista con il rabbino ha offerto una panoramica ebraica sulla vita della famiglia, molto riservata che non ama il coinvolgimento mediatico e molto attiva nella vita comunitaria anche se non particolarmente presente al Tempio. Per molti, continua il Rabbino Ederi, il presidente dell’Ucraina è un eroe – alcuni ebrei lo hanno definito un “moderno Maccabeo” – a causa della sua transizione a leader in tempo di guerra dopo l’invasione russa in Ucraina del 24 febbraio e lo scoppio di ostilità che hanno causato migliaia di morti. Di certo Zelen’skyj si porta appresso la piaga dei non sostenitori, per i quali non è ebreo. E allora? Potrei continuare a lungo sul suo privato, ma ebreo o no, questo non servirebbe a riportare in vita i morti e a limitare i danni a venire.

Di una cosa sono certa, i civili continuano a morire e trovo assurde le polemiche che si concentrano attorno al fatto che Zelen’skyj, sia o meno ebreo (per me lo è), è prima di tutto un uomo che lotta a fianco del suo popolo. Che lui sia ebreo o no, sposato con una non ebrea, con figli non ebrei, se lui fosse cristiano questo non aiuterebbe a morire di meno, perché questa guerra (a differenza di quella della seconda guerra mondiale) non ti chiede un documento di identità prima di ammazzarti, no, ti stupra, violenta, tortura e poi ti ammazza comunque.

Ti ammazza nel nome di un potere, nel nome di un gerarca nazicomunista o nel nome di Allah come fanno i ceceni. Questa guerra non serve a ricostruire l’impero russo, Putin non è affatto un difensore della cristianità, come molti lo ritengono, perché, se così fosse non ci sarebbero né vittime, né fosse comuni ma a prevalere sarebbero i valori della vita profusi dalla cristianità.

Il criminale ha scelto l’eccidio di civili benché l’evoluzione nella guerra sia arrivata ai massimi livelli, Putin poteva utilizzare tutta la tecnologia possibile, poteva scegliere una guerra cibernetica che purtroppo non mette in evidenza i muscoli ma il cervello e quello non è in vendita.

L’unica certezza che ho è che se queste stragi di civili fossero state per mano di Israele, il mondo intero avrebbe invaso le piazze per vomitare odio su Israele e Ebrei. Invece i sostenitori di Putin sono seduti al bar, con una birretta e due patatine americane (anche se sono antiamericani) a disquisire di torti e ragioni, senza pensare che prima di tutto c’è il dolore, non di chi muore, ma di chi resta.



Cupo, oscuro, pesante: Lavrov oltre a peggiorare, se possibile, l'immagine del suo Paese, esce dalla triste performance televisiva italiana con una bolla di volgarità

La miseria di un leader senza credibilità
Fiamma Nirenstein
3 Maggio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1651564550

Cupo, oscuro, pesante: Lavrov oltre a peggiorare, se possibile, l'immagine del suo Paese, esce dalla triste performance televisiva italiana con una bolla di volgarità, un leader che ha gettato la credibilità alle ortiche suscitando una tempesta diplomatica di misero contenuto: un personaggio di primo piano in difficoltà, che non sapendo cosa dire spara stupidaggini arroganti e disonorevoli. L'intervista è stata la conferma di quanto la guerra per i russi vada sostanzialmente male, e anche di quanto povera sia la ratio originaria sostenuta dalla propaganda di Putin, che parla di «denazificazione». È stata una parola d'ordine che è andata male fin dall'inizio, una scelta avventata: era difficile far passare Zelensky il suo governo, le sue aspirazioni, per naziste: con tutto lo sconto dovuto alla Russia per la sua grandiosa battaglia contro il nazismo durante la seconda guerra mondiale, mai si è potuto identificare come il motivo attuale di una crociata in cui la Russia avesse ragione.

Quindi, il primo errore di Lavrov è stato quello di ritirare fuori lo stereotipo dello Zelensky nazista cui non ha mai creduto nessuno. E poi di associarlo alla parola ebreo, occhieggiando a chi gli ebrei non li ha simpatici, e ce ne sono parecchi, specie in questo periodo di antisemitismo rampante. Ebrei, Zelensky, lobby ebraica, Israele, America aggressiva, denazificazione come pacifismo, magari partigiani... un pacchetto ammiccante quanto volgare.

Il mondo occidentale ormai ce l'ha con la Russia per lo stuolo di inaspettate atrocità sempre più accertate, inoltre osserva l'incompetenza dell'esercito russo, teme l'irresponsabilità e la mancanza di preveggenza che fa prevedere guai infiniti nel campo energetico e persino atomico; verifica il rifiuto di Putin di accettare che Ucraina e Georgia non accettano di piegarsi al dominio russo. Lavrov deve essere molto irritato da questo insieme, e le dichiarazioni lo dimostrano. Zelensky è ebreo, ergo poiché l'Ucraina è nazista gli ebrei possono essere i peggiori antisemiti, anzi gli ebrei magari sono nazisti. Anzi, Hitler, ha detto, forse era ebreo. L'aveva già scritto Hans Frank, governatore nazista della Polonia occupata in un memoriale Norimberga, già in galera. È la storia miserabile di una bisnonna cameriera che forse resta incinta del padrone di casa. Roba da poveracci. Non è invece solo da poveracci ma da antisemiti l'accusa agli ebrei di essere loro i peggiori nazisti. Ne esiste un'intera biblioteca, è il famoso «rovesciamento» di cui parla lo storico Robert Wistrich, chiamandola anche «nazificazione» di Israele e del popolo ebraico: gli ebrei farebbero ai palestinesi ciò che i nazisti fecero loro. Propaganda molto comune. Adesso un altro passo: gli ebrei, ovvero Zekensky, da ebrei nazisti, governano il Paese nazificato che si ribella alla Russia, l'Ucraina. Chi con un'altra aggressione antisemita, nei giorni scorsi ha detto che gli ucraini sono come i palestinesi e gli ebrei come i russi, adesso ha la chiusura del cerchio a portata di mano: gli ebrei sono nazisti, e anche talora ucraini, come volevasi dimostrare.


A VOLTO SCOPERTO
Niram Ferretti
3 maggio 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 0369670739
E dunque sono venuti finalmente allo scoperto. Era solo questione di tempo. Bennett andava da Putin. Prima di lui Netanyahu andava da Putin. Andavano per ottenere che la Russia non si mettesse di traverso in Siria consentendo le incursioni aeree contro gli obbiettivi israeliani, ma è bastato che Yair Lapid, Ministro degli Esteri di Israele, pronunciasse una dura condanna nei confronti delle parole oscene di Lavrov, sull'origine ebraica di Hitler e sulla contiguità di Zelensky con il "nazismo" che dominerebbe in Ucraina, perchè il Ministero degli Esteri russo accusasse apertamente Israele di contiguità con il "neonazismo":
«Abbiamo prestato attenzione alle dichiarazioni antistoriche del capo del ministero degli Esteri israeliano Yair Lapid, che spiegano ampiamente il corso dell’attuale governo israeliano a sostegno del regime neonazista a Kiev».
Sono settimane che scrivo che la vicinanza di Israele alla Russia, e la vicinanza di certi ebrei della diaspora, non tiene conto di come sia stata la Russia a creare il più virulento apparato antisemita del Novecento. Prima con "I Protocolli", e poi associando il nazismo al sionismo. E ora, per consecutio logica, si arriva ad accusare Israele di sostenere il fantomatico nazismo ebraico.
Cosa c'era da aspettarsi?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » sab apr 16, 2022 9:25 am

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Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » sab apr 16, 2022 9:26 am

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Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » sab apr 16, 2022 9:32 am

19)
Putin il malvagio dittatore russo.

Il criminale dittatore, nazi fascio comunista russo Putin e la sua politica suprematista e imperialista finalizzata a ripristinare la Grande Russia, l'Impero russo degli Zar e dell'URSS, a danno dei popoli e dei paesi liberatisi nel 1991 e risottomessi e risoggiogati con l'inganno, la minaccia, il ricatto, la forza, lo sterminio e la distruzione.
Un personaggio demenziale peggiore di Hitler, di Stalin, di Maometto, di Kim Jong-un, di Mao e di Xi-Ping.
L'ex colonnello del kgb l'oligarca Vladimiro Putin, una mostruosità umana eletta a idolo, messia, redentore, vendicatore, ... da un'umanità disastrata e disumana.



Il demenziale bullo del Cremlino.

Il demenziale bullo nazifascista del Cremlino,
il gemello eterozigote di Kin Jong-un.

Il macellaio del Cremlino è un criminale assassino,
un brigante, un grassatore, un mafioso, un oligarca ladro e farabutto,
un suprematista e imperialista russo come gli Zar e Stalin.

Il bullo del Cremlino è un demenziale fallito,
fallito come uomo, come cristiano, come statista.

Questo bullo criminale con il suo Impero del male minaccia il Mondo di sterminio nucleare.

Il macellaio del Cremlino come ha detto Trump è un genio ma del male
e per questo verrà ricordato come un criminale assassino,
uno stupratore di popoli e di cristiani,
come Moametto, Hitler e Stalin,
come i peggiori dittatori e assassini della storia,
una vergogna dei cristiani e dell'umanità.

E come per lui vi sarà grande vergogna anche per tutti coloro che demenzialmente lo hanno eletto a eroe, a santo, a paladino, a messia, a redentore dei cristiani e dell'umanità.

Costui dovrà essere bannato dall'ONU (già bandito dal Consiglio per i Diritti Umani) e da tutti i paesi del Mondo Libero e condannato dalla Corte Internazionale dell'Aia per gravi crimini contro l'umanità (sono già iniziate le pratiche sia all'ONU che all'Aia), dovrà essere braccato e arrestato da tutte le polizie dei paesi civili, sulla sua testa si dovrà mettere una taglia adeguata vivo o morto e i paesi che gli daranno rifugio dovranno essere boicottati in tutto come si fece con l'Afganistan che diede rifugio al criminale Osama Bin Laden.


La Russia di Putin è alleata, sostenitrice e paladina di tutte le dittature della terra:
della staliniana Corea del Nord con il suo culto della personalità,
del Venezuela social comunista di Maduro,
dell'Iran nazi maomettano che vorrebbe l'atomica per distruggere Israele e l'Occidente cristiano,
della Cina che è cresciuta economicamente grazie al lavoro portato dall'Occidente industriale e capitalista e che pratica la concorrenza sleale che inquina il Mondo più del resto degli altri paesi industrializzati, che è diventata una minaccia militare per tutto il Mondo Libero.
Putin è un dittatore prepotente e violento, imperialista antidemocratico e antioccidentale che fa parte di una oligarchia economica nazionalista, prepotente e mafiosa che affama la sua gente il suo stesso popolo preferendo impiegare le sue risorse per costruire armi offensive, che non ha alcun rispetto per i paesi confinanti europei che non ne vogliono sapere della Russia di Putin erede della Russia imperialista e autoritaria degli Zar e dell'URSS.
Putin è un falso cristiano pieno di violenza e di spirito di sopraffazione, altro che gli ucraini nazisti, il russo Putin pare la fusione di Hitler e di Stalin, il peggio del peggio e un bugiardo matricolato.


La triplice alleanza del Male:

la Russia nazi fascista e imperiale di Putin, prosegue quella degli Zar e quella internazi comunista dell'URSS;
Putin è un falso cristiano che usa il cristianismo per legittimarsi con il suopopolo e con l'Occidente cristiano, dove una parte dei cristiani abbandonati dall'Europa e dal Papa sinistrati e politicamente corretti, lo hanno eletto a loro paladino ed eroema che e con il suo imperialismo nazionalista opprime e ammazza i cristiani d'Europa;
la Russia dal primo novecento è sempre alleata dei paesi canaglia, di tutta la terra, come oggi con:
Cina/Corea del Nord/Venezuela di Maduro/Cuba nazi comunisti,
Iran nazi maomettano ed altri paesi islamici, che vogliono distruggere Israele,
da ricordare sempre:
i pogrom russi contro gli ebrei,
la persecuzione degli ebrei nella Russia sovietica,
I Protocolli dei Savi di Sion per demonizzare calunniosamente gli ebrei elaborati dalla Russia antisemita,
l'invenzione del Popolo palestinese e l'organizzazione del suo terrorismo ad opera dell'URSS,
gli scud sovietici che nel 1991 Saddam Hussein fece piovere su Israele,
mai dimenticare che la Russia di Putin all'ONU ha sempre votato contro Israele.
Il regime russo sovietico dell'URSS ha oppresso come mai nessun'altro i popoli d'Europa su cui era riuscito a imporre il suo dominio e questi popoli al crollo dell'URSS hanno scelto l'Europa e la NATO come anche l'Ucraina liberatasi dal gioco russo moscovita con il Referendo del 1991 scegliendo il Sì con oltre il 90%.



Ecco una falsa lettera che circola in questi giorni e attribuita a Putin ma scritta da dei demenziali adoratori di Putin che hanno eletto questo criminale a Salvatore del Mondo

LETTERA DI VLADIMIR PUTIN A TUTTI I BUONI CITTADINI DEL MONDO...
Cari cittadini del nostro meraviglioso pianeta Terra!
Io, Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, ho deciso di rivolgermi a tutti voi direttamente, senza avere come intermediari i vostri diplomatici, i vostri governanti ei “vostri” giornalisti. In Russia, è comunemente accettato il "passaparola" che non si dovrebbe mentire, imbrogliare e giocare con le persone. Pertanto parlerò il più rozzamente e francamente possibile, affinché possiate percepire e poi verificare la veridicità delle mie parole.
La Russia è un paese enorme e ricco. La sua principale ricchezza e valore è costituita da più di 150 popoli, che vivono in un territorio dove la giustizia è prima di tutto.
Non abbiamo bisogno di nuovi territori. Abbiamo un'abbondanza di energia e disponiamo di innumerevoli risorse naturali.
Dai tempi della Grande Tartaria e del Grande Mongolo, i popoli dell'Eurasia settentrionale si sono sviluppati, e non grazie ai saccheggi perpetrati nelle Crociate, né alla colonizzazione dell'America, dell'Africa o dell'India, né al business della tossicodipendenza inoculato nell'antica Cina. Ma grazie al tuo duro e tenace lavoro e al mantenimento della pace.
Chi conosce il russo capisce che "russo" è un aggettivo per tutti i popoli del nostro paese. Gli slavi russi, i tartari russi, gli ebrei russi, gli evenchi russi, ecc., sono russi nel cuore, anche se la loro cultura, lingua e modo di vivere possono differire. Abbracciamo e accogliamo questa grande diversità nell'unità.
E ancora una volta i popoli russi della Russia sono costretti a sacrificare la propria vita, proteggendo il mondo dal nazismo e dal fascismo.
Abbiamo scambiato 50 dei nostri prigionieri di guerra con 50 soldati ucraini. I soldati ucraini hanno ricevuto cure mediche nei nostri ospedali, hanno consumato tre pasti abbondanti al giorno e sono tornati a casa. In cambio riceviamo soldati russi con dita mozzate e organi sessuali mutilati. Nemmeno i nazisti l'hanno fatto durante l'ultima guerra!
Presenteremo prove e prove di tutto questo in tribunale nel prossimo futuro. Sarà un peccato per coloro che ora supportano questi selvaggi.
I vostri governanti negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone, in Australia e in altri paesi si sono schierati dalla parte di questi uomini malvagi, che mettono al primo posto in battaglia civili, donne incinte e bambini e storpiano deliberatamente i prigionieri di guerra.
È difficile per me immaginare una persona sana e sana di mente che sostiene questi mostri.
E i loro Biden, i loro Scholz, i loro Macron e altri "democratici" oscurantisti non solo proteggono questi criminali, ma li armano generosamente e forniscono loro denaro. Ma anche questo non basta per tenere bassi i prezzi di beni importanti nei loro paesi. Funziona per il contrario.
I prezzi stanno aumentando e il mondo vacilla, ma NON perché i russi stiano affrontando gli spiriti maligni nazisti in Europa, ma perché molti stanno silenziosamente osservando e sostenendo effettivamente la nuova ondata di nazismo.
Questa volta non arriveremo a Berlino. Ci fermeremo ai nostri confini storici, ma al di là di essi, tutti gli spiriti nazisti malvagi, ai quali i vostri governanti spalancano le porte, avranno per voi una 'nuova vita', "cristallina", come ai loro tempi offerta dai nazisti.
Faccio appello a tutti coloro che vogliono vivere e lavorare in pace, crescere tranquillamente i propri figli e fraternizzare con tutti i popoli del mondo intero: Aiuta la Russia ad affrontare questo nuovo cancro: NAZISMO UCRAINO.
Non siamo contro l'Ucraina, dove vivono persone pacifiche e laboriose, ma contro il NAZISMO, alimentato dai falchi USA e NATO, per spremere le tasse. Se i tuoi governanti sostengono il nazismo, accusali pubblicamente, portali in tribunale e prendi il potere nelle tue mani.
I nazisti ucraini si proteggono dai proiettili con i civili; i loro governanti, con il pretesto della "terribile Russia", e hanno anche deciso di trasferire l'onere e la colpa per i prezzi elevati e le difficoltà imminenti che ci devasteranno la popolazione. Ma la verità è che sia in Ucraina che in altri paesi i nazisti vivono bene a spese dei cittadini comuni. La gente comune, pensano, deve soffrire: sono crimini identici sia in Ucraina che in tutto l'Occidente.
Non abbiamo infranto nessuna delle nostre promesse, invece i loro governanti hanno rubato tra 300 miliardi di dollari ed euro al popolo russo. Rubano proprietà da tutto il mondo, dai cittadini del nostro paese, mutilano deliberatamente i nostri soldati, bandiscono la lingua russa e attaccano la Chiesa cristiana ortodossa russa.
Vedo come nei paesi in cui i governanti stanno inasprindo le sanzioni contro la Russia, c'è anche una crescente consapevolezza di ciò che sta accadendo, che sta provocando un'ondata di proteste in aumento.
Dovresti pensare a sostituire i politici che ti si nascondono dietro le spalle dai proiettili e usarci come scusa per aumentare i prezzi.
Non lasciarlo troppo tardi. Se ci uniamo, entro una settimana non ci saranno nazisti in Ucraina, la vita normale sarà ripristinata in Europa, negli Stati Uniti e in altri paesi. E insieme proveremo i nazisti ucraini e tutti i governanti che sostengono il nazismo, in un nuovo tribunale.
La nostra causa è corretta.
Sconfiggeremo il nazismo e vorrei condividere questa vittoria con tutti insieme, uniti e il prima possibile.
Affettuosamente,
V.V. Putin.

Questa lettera è impostata su l discorso fatto da Putin ai russi il 24 febbraio 2022
Perché la Russia ha attaccato: la traduzione integrale del discorso di Putin
24 febbraio 2022
https://www.lindipendente.online/2022/0 ... -di-putin/
Nella notte italiana è cominciata l’invasione russa in Ucraina. Riportiamo oggi integralmente, per completezza d’informazione, il discorso di Vladimir Putin che ha di fatto dato inizio alle operazioni militari. 28 minuti di argomentazioni, giustificazioni e attacchi che rappresentano la posizione del governo russo su quanto sta accadendo. Pochi media, o forse nessuno, riporterà integralmente l’intervento di Putin, noi riteniamo invece importante farlo per mostrare le ragioni di tutte le parti in causa, per tutelare l’informazione obiettiva e indipendente. Di seguito la traduzione integrale del discorso con il quale il presidente russo Valdimir Putin ha annunciato ai cittadini russi l’inizio delle operazioni militari in Ucraina. Il discorso è stato trasmesso dalla televisione russa quando in Italia erano le 03:50 di questa mattina, 24 febbraio 2022.

«Cari cittadini russi. Cari amici.
Oggi ancora una volta ritengo necessario tornare sui tragici eventi tragici che stanno accadendo in Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza russa. Inizierò con ciò che ho detto nel mio discorso del 21 febbraio, partendo da quello che ci fa quindi sprofondare in uno stato di preoccupazione e ansia: le minacce nei nostri confronti che di anno in anno, passo dopo passo, sgarbatamente e senza tante cerimonie, sono state avanzate da politici irresponsabili in occidente. Intendo l’estensione del blocco NATO a est, cosa che permette all’Alleanza di avvicinare le sue forze ai nostri confini. Negli ultimi trent’anni siamo stati pazienti e abbiamo cercato di negoziare con i leader dei paesi della NATO sui principi di uguaglianza e sicurezza in Europa. In risposta alle nostre proposte, abbiamo ricevuto soltanto inganni e menzogne, a cui si aggiungono i tentativi di pressioni e ricatti. L’alleanza nordatlantica, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, ha continuato la propria espansione, facendo avanzare la loro macchina da guerra verso i nostri confini. Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo sfacciato di parlare di posizioni di esclusività, infallibilità e permissività, trattando i nostri interessi e richieste legittime con un atteggiamento incurante e sprezzante. La risposta è chiara e ha un’origine storica, risalente a quando l’Unione Sovietica alla fine degli anni Ottanta si è indebolita per poi dissolversi, perdendo la sua potenza. A noi però quegli eventi ci servono oggi da lezione, mostrandoci come la mancanza di forza di volontà sia il primo passo verso il degrado e l’oblio.

Le forze nel mondo si sono rivelate divise e questo ha portato a una conclusione: i precedenti trattati, gli accordi, la persuasione non funzionano più. Chiedere non risolve nulla. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti vengono ridotti in ginocchio. Dopo il crollo dell’URSS gli Stati Uniti si proclamarono, insieme agli alleati, come i vincitori della Guerra Fredda e avvenne la redistribuzione dei territori nel mondo. Questa però avrebbe dovuto tener conto degli interessi di tutti i Paesi coinvolti, e invece no. Uno spirito di euforia e di assoluta supremazia prevalse e le cose si svilupparono in modo diverso. Senza alcuna sanzione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, dove per diverse settimane continui bombardamenti devastarono la città. Devo ricordare questi eventi ad alcuni colleghi occidentali a cui non piace farlo. Poi è stata la volta dell’Iraq, Libia, Siria: tutte accomunate dal fatto di essere state invase con forze militari non legittime. Nel caso della Libia, le decisioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno portato alla distruzione dello Stato, alla nascita di un enorme focolaio di terrorismo internazionale e di una catastrofe umanitaria. Una tragedia che ha condannato centinaia di migliaia di persone, non solo in Libia ma in tutta la regione, dando origine a massicci esodi verso l’Europa. Un destino simile è stato preparato per la Siria, dove diverse operazioni militari della coalizione occidentale si sono susseguite sul territorio, senza il consenso del Governo. Un posto speciale in questa serie di eventi è riservato all’Iraq e alla sua invasione senza alcune base giuridica, inscenata su quella che si rivelò poi una menzogna: la presenza di armi di distruzione di massa nel Paese. Un enorme bluff da parte degli Stati Uniti. I risultati dei loro interventi non solo hanno portato a numerose vittime, ma anche a una pesante ondata di terrorismo. L’impressione generale nei Paesi in cui vengono a imporre il loro ordine è quasi ovunque la medesima: sangue, ferite non cicatrizzate, terrorismo ed estremismo è tutto ciò che portano con sé.

Tornando alla Russia, ripeto che con le loro parole siamo stati ingannati. Il loro comportamento non è solo contrario ai principi delle relazioni internazionali ma anche, e soprattutto, agli standard generalmente accettati di moralità, giustizia e verità. Il tutto si è rivelato soltanto un mucchio di bugie e ipocrisia. A proposito, diversi politici, scienziati e giornalisti americani scrivono e parlano di cosa si nasconda realmente negli Stati Uniti: un impero delle bugie. Come non essere d’accordo? Loro restano tuttavia il grande Paese rappresentante la spina dorsale degli Stati satellite, che docilmente e in modo sottomesso li supportano in qualsiasi momento e occasione, anche copiando i loro comportamenti e accettando le regole imposte. Sono sicuro che si possa dire che tutto il cosiddetto blocco occidentale si sia plasmato sul modello degli Stati Uniti, assumendo sembianze imperiali. Dopo il crollo dell’URSS anche noi ci siamo aperti nei loro confronti, lavorando onestamente sia con gli Stati Uniti sia con i partner occidentali, anche a condizione di un disarmo unilaterale con cui di fatto hanno cercato di finirci e distruggerci completamente, finanziando perfino i mercenari separatisti nel sud della Russia. Noi abbiamo resistito e abbiamo spezzato la spina dorsale del terrorismo internazionale nel Caucaso. Ma loro (occidentali) continuano a minacciare i nostri valori per imporci i propri, tentando di corrompere la nostra gente. Questo non accadrà mai. Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di trovare un accordo con gli Stati Uniti e i suoi alleati sul principio di sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano, la posizione degli Stati Uniti non è cambiata. Non ritengono necessario negoziare con la Russia e perseguono i propri obiettivi, trascurando i nostri.

Naturalmente ci siamo chiesti: “Cosa fare?”, “Cosa aspettarsi?”. Dalla storia è arrivata una lezione. Era il 1941 e l’URSS cercava di prevenire o almeno ritardare l’inizio della guerra, non provocando il potenziale aggressore. Non servì a nulla e il 22 giugno la Germania nazista, senza dichiarare guerra, ci invase. Allora riuscimmo a fermare l’avanzata del nemico, schiacciandolo, a un costo umano però elevatissimo. Dunque il tentativo di placare gli aggressori alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale si è rivelato un errore che è costato caro alle nostre persone. Non faremo lo stesso errore una seconda volta. Coloro che rivendicano il dominio del mondo, pubblicamente e impunemente, dichiarano noi, la Russia, il loro nemico. Oggi hanno grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Ne siamo consapevoli e valutiamo oggettivamente le minacce che ci vengono costantemente rivolte in ambito economico, nonché la nostra capacità di resistere a questo ricatto sfacciato e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni, in modo estremamente realistico. Per quanto riguarda la sfera militare, la Russia moderna anche dopo il crollo dell’URSS resta una potenza mondiale, con un proprio arsenale nucleare e altro ancora (nuovi tipi di armi). Nessuno dovrebbe dubitare del fatto che un attacco diretto al nostro Paese si tradurrebbe in distruzione dell’aggressore. Ci sarebbero terribili conseguenze per chiunque.

Allo stesso tempo lo sviluppo militare adiacente ai nostri confini rappresenta una minaccia per la Russia in costante crescita: se lo permettessimo, la situazione rimarrebbe tale per i decenni a venire o forse per sempre. Mentre la NATO si espande a est la situazione per il nostro Paese peggiora sempre di più, diventando pericolosa. Non possiamo più permettercelo: un’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza, compreso lo sviluppo militare nel territorio dell’Ucraina, è inaccettabile per noi. Questa presenza a est sta nutrendo nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità verso la nostra Patria. Si tratta di territori posti sotto il pieno controllo esterno fortemente plasmato dalle forze della NATO. Questa situazione porta la Russia di fronte un bivio: vita o morte? Da questa decisione dipende il nostro futuro, come Stato e come persone. Questa non è un’esagerazione ma la realtà: c’è una vera minaccia alla nostra porta, e rappresenta un pericolo per i nostri interessi e per l’esistenza stessa del nostro Paese. C’è in gioco la sovranità della Russia. La linea rossa, citata diverse volta, è stata superata. Loro l’hanno superata.

Anche i tentativi, durati 8 anni, di risolvere la questione in Donbass sono stati vani. È stato dunque necessario fermare immediatamente l’incubo di questo genocidio contro i milioni di abitanti che fanno affidamento esclusivamente sulla Russia. Soltanto su di noi. Il loro dolore è stata dunque la nostra motivazione principale per riconoscere le Repubbliche popolari del Donbass. In Ucraina, i nazisti del regime di Kiev non perdonano e non lo faranno mai l’annessione della Crimea, una riunificazione dettata dalla libera scelta degli abitanti. Quindi si riverseranno sicuramente nella penisola, come avvenuto in Donbass, per uccidere persone indifese e innocenti, così come fecero anni fa le bande nazionaliste ucraine, complici del massacro di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Loro rivendicano un certo numero di territori russi e le informazioni in nostro possesso lo dimostrano. Allora lo scontro con la Russia è inevitabilmente solo questione di tempo. Loro si stanno preparando e aspettano il momento giusto per attaccare. Non lasceremo che accada come nel 1941.

La Russia, dopo il crollo dell’URSS, ha rispettato i trattati internazionali e le nuove realtà geopolitiche, mostrando vicinanza e supporto quando la loro sovranità è stata minacciata, come nel recente caso del Kazakistan. Oggi però non possiamo stare tranquilli con la minaccia proveniente dal territorio della moderna Ucraina. Non abbiamo altro modo per proteggerci da quello che useremo oggi. La circostanza ci impone un’azione immediata. Le Repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di assistenza. A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con la Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale. L’obiettivo è proteggere le persone che per otto anni hanno subito abusi e genocidi da parte del regime di Kiev. Per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa. Voglio ribadire che i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza.

Negli ultimi tempi in Occidente si afferma sempre più l’idea secondo cui i documenti firmati dal regime sovietico, che consolidano i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere eseguiti. Ebbene, i risultati della Seconda Guerra Mondiale, così come i sacrifici fatti dal nostro popolo sull’altare della vittoria sul nazismo, sono sacri. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, radicati nelle realtà che si sono sviluppate in tutti i decenni del dopoguerra. Inoltre, non annulla il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite. Va ricordato poi che né durante la creazione dell’URSS, né dopo la seconda guerra mondiale, alle persone sia stato mai imposta l’organizzazione della propria vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per ciascuno di determinare autonomamente il proprio futuro e il futuro dei propri figli. E riteniamo importante che questo diritto, il diritto di scelta, possa essere utilizzato da tutti i popoli che vivono sul territorio dell’odierna Ucraina, da chiunque lo desideri.

A questo proposito, mi rivolgo ai cittadini ucraini. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da coloro che possono essere definiti nazisti. Lì i residenti hanno scelto di stare con la loro patria storica, con la Russia, e noi lo abbiamo sostenuto. Ripeto, semplicemente non avremmo potuto fare altrimenti. Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino, ma sono connessi alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio lo Stato e stanno cercando di usarlo contro il nostro Paese e il suo popolo. Ripeto, le nostre azioni sono semplice autodifesa contro le minacce che si stanno creando nei nostri confronti. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di collaborare per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo tale da creare le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, di rafforzarci nel nostro insieme. Credo che questo sia il nostro futuro.

Vorrei anche rivolgermi al personale militare delle forze armate ucraine… Cari compagni.
I vostri padri, nonni, bisnonni hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, ma oggi i neonazisti hanno preso il potere in Ucraina. Voi avete giurato fedeltà al vostro popolo e non alla giunta antipopolare che saccheggia il Paese e deride queste stesse persone. Non seguite i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che lo faranno, potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie. Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina.

Adesso voglio dire alcune parole importanti, rivolgendomi a coloro che potrebbero essere tentati di intervenire negli eventi in corso. Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia arriverà immediatamente e porterà a conseguenze che non avete mai visto nella storia. Siamo pronti per qualsiasi scenario. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese, spero di essere ascoltato.

Cari cittadini russi.
Il benessere, l’esistenza stessa di interi stati e popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel potente apparato radicale della loro cultura e valori, esperienze e tradizioni dei loro antenati e, ovviamente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in continuo cambiamento, sulla coesione della società, sulla sua disponibilità a consolidarsi, a raccogliere tutte le forze per andare avanti. Le forze sono necessarie sempre, ma la forza può essere di qualità diversa. Al centro della politica dell‘”impero della menzogna“, di cui ho parlato all’inizio del discorso, c’è principalmente la forza bruta e schietta. In questi casi, diciamo: “C’è potere, la mente non è necessaria”. Mentre noi sappiamo che la vera forza risieda nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se è così, allora è difficile non essere d’accordo con il fatto che sono la forza e la volontà di combattere che stanno alla base dell’indipendenza e della sovranità, rappresentando le fondamenta su cui poter progettare in modo affidabile il futuro, costruire la vostra casa, la vostra famiglia, la vostra patria…

Cari connazionali.
Sono fiducioso che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe devoti al loro Paese adempiranno al loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di Governo, gli specialisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario, della sfera sociale, i capi delle nostre aziende e tutte le imprese russe agiranno in modo coordinato ed efficiente. Conto su una posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche. In definitiva, come è sempre stato nella storia, il destino della Russia è nelle mani affidabili del nostro popolo multinazionale. E questo significa che le decisioni prese saranno attuate, gli obiettivi fissati saranno raggiunti, la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile. Credo nel vostro sostegno, in quella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria».


Anche in Trentino pubblicata la lettera pro-Putin che giustifica l’invasione in Ucraina. Bufale.net: “Per ora non c’è alcuna fonte attendibile”
28 febbraio 2022
https://www.ildolomiti.it/cronaca/2022/ ... ttendibile
In queste ore sta circolando sui social (ma è stata rilanciata anche da La Voce del Trentino) una “lettera” dove, tra ricostruzioni astruse condite con nozioni di geopolitica un tanto al chilo, si sposano le tesi sostenute dal presidente russo Vladimir Putin per giustificare l’invasione dell’Ucraina

TRENTO. “Le ragioni di questa guerra” è questo il titolo di una “lettera” che sta circolando sui social ma che è stata ripresa anche da alcuni siti online come “La Voce de Trentino” e “Stopcensura.online”. Lo stesso testo è stato rilanciato sia da profili social che fanno riferimento ad ambienti legati tanto alla Sinistra quanto alla Destra, persino la pagina Facebook de il Popolo della Famiglia Gioia del Colle, il partito ultraconservatore di Mario Adinolfi. In questa “lettera” firmata da tale Claudio Rufo di fatto si tenta di giustificare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Mescolando una serie di fatti realmente accaduti con ricostruzioni del tutto fuorvianti nel testo si sposano di fatto le tesi sostenute dal presidente russo Vladimir Putin nell’ormai famoso discorso dove si ripercorre (adattandola a una versione di comodo) la storia della Russia e vengono pubblicamente riconosciute le repubbliche separatiste del Donbass.

Uno dei passaggi più controversi riguarda sicuramente il genocidio che secondo Putin (e l’autore della “lettera”) sarebbe in atto del Donbass. Si fa riferimento anche a 14mila morti ma la cifra si raggiunge soltanto sommando le vittime civili a quelle militari di entrambi gli schieramenti.

In una commistione tra ricostruzioni astruse condite con nozioni di geopolitica un tanto al chilo l’autore conclude affermando: “A questo punto non è difficile comprendere la reazione di Putin, acclamato dalle popolazioni filo-russe del Donbass come un liberatore di quelle zone che non devono essere annesse alla Russia ma rese alla loro libertà dopo i massacri di questi anni”.

Come se non bastasse nell’ultima riga viene riportata una citazione attribuita a un certo R. Humber: “Non esistono buoni e cattivi, ma solo una buona o una cattiva informazione”. Peccato che neppure questa citazione trovi dei riscontri. Come riporta Bufale.net, sito che si occupa di verificare fonti e notizie che appaiono online, né la citazione né il fantomatico autore sembrerebbero essere mai esistiti. “Per il momento – concludono da Bufale.net – sia l’esistenza dell’autore che la frase di R. Humber non hanno alcuna fonte attendibile”.




Il racconto dell'ex consigliera di Trump: lo Zar non beve neanche quando si trova in presenza di alti funzionari di Stato. Ecco perché
"Non beve nulla, mai". Quella (strana) ossessione di Putin

Alessandro Ferro
14 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/no ... 1649926903

Negli ultimi tempi, oltre alle voci sulle sue presunte malattie, il quadro della vita di Vladimir Putin si è arricchito di una particolare ossessione che l'accompagna ormai da anni, ben prima del conflitto con l'Ucraina. Lo zar sarebbe ossessionato dall'essere avvelenato. Tant'é che, secondo voci ovviamente non confermate ufficialmente, non beve mai a tavola, neanche durante gli incontri ufficiali con Capi di Stato, consiglieri e funzionari di alto rango. A raccontarlo è stata Fiona Hill, tra le massime esperte della Russia e consigliera nelle amministrazioni di Bush, Barack Obama e membro del Consiglio di Sicurezza quando c'era Donald Trump, dal 2017 al 2019. Ne ha parlato nel suo libro There is nothing for you here.

L'ossessione per il veleno

Come abbiamo visto sul Giornale.it, quanto raccontato recentemente dall'ex spia francese secondo cui ci sarebbe un piano per uccidere Putin, troverebbe conferma nel fatto che il presidente russo non si fida più di nessuno, nemmeno dei suoi più stretti e sceltissimi collaboratori che ha cambiato un paio di mesi fa licenziando circa mille persone (dai cuochi alle guardie del corpo), che si occupavano dei suoi bisogni personali e professionali di ogni giorno e sostituendoli con un nuovo gruppo di assistenti. La paura di essere avvelenato sarebbe così forte che prima di mangiare farebbe assaggiare i cibi a chi gli sta intorno. "Ho avuto l’opportunità di osservare Putin da vicino diverse volte. Per esempio, ricordo di essermi trovata a sedere non lontana da lui in un pranzo ufficiale. Mi ha colpito il fatto che non abbia bevuto niente. Non ha mai toccato la sua tazza che non so se contenesse dell’acqua o del tè", racconta nel suo libro Fiona Hill.

"Porta le lenti a contatto"

Secondo l’ex consigliera di Trump, Putin è ossessionato dalla sicurezza personale probabilmente perché "alcuni dei suoi oppositori sono stati avvelenati sciogliendo il polonio proprio nel tè". Il leader russo, poi, è un essere umano come tutti e non "quel superman che la propaganda ci vuole fare credere". La Hill racconta, a tal proposito, sempre lo stesso incontro: sopra il tavolo aveva un foglio di carta con appunti stampati a caratteri molto grandi, enormi. Ecco l'alta paranoia dello zar: "Putin porta le lenti a contatto ma non vuole che si sappia, probabilmente perché teme possa trasmettere una sensazione di debolezza all’opinione pubblica". Un uomo incredibilmente problematico, pure le normali patologie che affliggono ogni essere umano. Che sia un tipo molto particolare lo sottolinea l'esperta affermando che "vive in una bolla", circondato da un minuscono gruppo di collaboratori "che non sono gli oligarchi", riporta il Corriere. In pratica, si tratta di persone del ceto medio russo che non hanno né investimenti né altri interessi al di fuori della Russia. "Sono profondamente radicati nel loro Paese e tutti molto legati a Putin. Per questo è difficile immaginare dei cambiamenti nel potere a Mosca".

"Non ha un bell'aspetto"

Come abbiamo scritto recentemente sul Giornale.it, poi, il caso dei casi riguarda lo stato di salute di Putin: ma è malato o no? Se sì, cosa potrebbe avere? Dal tumore al morbo di Parkinson, sono molte le voci che si rincorrono ma tanti indizi forniscono più prove. Lo zar, benissimo, non starà. Quel gonfiore sul viso se lo porta dietro già da tempo come viene messo in risalto dalla stessa Fiona Hill nel suo libro. "Non ha un bell'aspetto, ha la faccia piuttosto gonfia. Sappiamo che si è lamentato di avere problemi alla schiena. Potrebbe essere che stia assumendo alte dosi di steroidi, o potrebbe esserci qualcos'altro", riporta Huffpost. La sensazione che la sua vita terrena sia agli sgoccioli potrebbe averlo spinto all'azione scriteriata in Ucraina. "La probabilità - concude la Hill - che un leader russo se ne vada volontariamente o attraverso le elezioni è piuttosto sottile".


Il sogno suprematista e criminale della grande Russia imperiale del nazi fascista e social comunista ed ex colonnello del kgb dell'URSS Putin
è destinato ad affondare rovinosamente e disonorevolmente come l'incrociatore russo Moskva e tutte le cose malvage.
Il male è sempre soccombente, poiché il fine ultumo del male è la morte come quello del bene è la vita.


Le guerre imperialiste di Putin per riprendere i territori resisi indipendenti dall'URSS, ed altri interventi armati:

Le guerre di Putin e il silenzio del mondo
di Paul Ricard
8 marzo 2022

http://www.vita.it/it/article/2022/03/0 ... do/162111/

La passione per la guerra a Putin inizio poche settimane dopo essere stato indicato come primo ministro e suo successore da Eltin nel 1999. La Cecenia, piccola repubblica caucasica perseguiva l’indipendenza da Mosca dal 1991 la ottenne solo Il 30 agosto 1996 con la firma degli Accordi di Khasavyur.

Il 9 agosto del 1999 Putin viene indicato da Eltsin come nuovo premier, e come suo successore in vista delle elezioni presidenziali previste l’anno successivo. Putin si sarebbe insediato ufficialmente solo il 16 agosto, ma da subito agì come fosse già nel pieno delle sue funzioni risolvendo la crisi daghestana (gli islamici ceceni avevano occupato la parte settentrionale del Daghestan, territorio russo) entro due settimane. Restava però da porre rimedio allo smacco del ’96, e non perse tempo. Ebbe gioco facile a riaprire le ostilità con la Cecenia anche per via degli attentati esplosivi che colpirono tra il 4 e il 16 settembre del 1999 diverse edifici residenziali a Mosca e nelle città meridionali di Buynaksk e Volgodonsk. I morti furono 307. Alcune evidenze suggerirono che a mettere le bombe sarebbe stato il servizio segreto federale, per incolpare gli insorti ceceni. Tra chi supportò questa versione dei fati ci furono la giornalista Anna Politkovskaya, uccisa a colpi di pistola nell’ascensore del suo condominio il 7 ottobre 2006, e l’ex agente segreto Alexander Litvinenko, morto per avvelenamento il 4 dicembre dello stesso anno.

Il 1 ottobre 1999 Putin diede inizio a una nuova, feroce e brutale, offensiva di terra e di aria sulla Cecenia. I militari russi non si facevano scrupoli a colpire la popolazione civile. L’episodio più noto avvenne il 21 ottobre, quando un missile russo bersagliò il mercato della capitale cecena Grozny: morirono 140 persone, tra cui donne e bambini, centinaia furono ferite. Otto giorni dopo un aereo russo bombardò un convoglio di profughi, tra i 25 morti c’erano volontari della croce rossa e giornalisti. Emersero racconti di stupri e violenze sulla popolazione civile, di stragi a sangue freddo.

Il 31 dicembre 1999, a guerra ancora in corso, Boris Eltsin, malato e screditato per i suoi problemi di alcolismo, si dimise e Putin assunse l’interim. Le elezioni anticipate, svoltesi nel marzo 2000, lo confermeranno al Cremlino con il 53% dei voti. Giurò come presidente il 7 maggio 2000, un mese dopo insediò un uomo di fiducia a capo dell’amministrazione cecena. Le polemiche sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia andarono avanti per qualche tempo, ma la Comunità internazionale non intraprese alcuna azione a riguardo.

Non c’è da stupirsi. Il Caucaso non era infatti l’unico scenario bellico che vedeva impegnata la Russia: da un anno faceva parte, insieme ai paesi Nato, della Kosovo Force (Kfor), l’operazione di peacekeeping nell’ultima delle guerre balcaniche iniziate un quasi un decennio prima.

I rapporti della Russia con i paesi atlantici sarebbero rimasti buoni a lungo, tanto che nel 2007 il G7, il gruppo dei paesi più industrializzati del mondo di cui fa parte anche l’Italia, si allargò alla Russia diventando G8.

Putin restò presidente fino al 2008: allora la costituzione della Federazione non consentiva un ulteriore mandato, così al Cremlino salì il suo stretto collaboratore Dmitrij Medvedev, mentre Putin fu nominato primo ministro, mantenendo di fatto ben salde in mano le leve del potere.

In questa fase, si accese un'altra crisi nel Caucaso. La Georgia, che faceva parte della Comunità degli stati indipendenti, l’organizzazione internazionale che raggruppava buona parte delle ex repubbliche sovietiche, cercava da tempo di affrancarsi dall’influenza di Mosca, ma doveva fare i conti con le regioni russofile dell’Abkhazia dell’Ossezia del Sud, con cui vigeva un precario cessate il fuoco dopo tre anni di scontri terminati nel 1994 e che nel frattempo avevano raggiunto un’autonomia de facto.

La notte del 7 agosto 2008 la Georgia bombardò la capitale sud-osseta Tskhinvali provocando centinaia di morti e enormi distruzioni. L’indomani Mosca intervenne a fianco dei secessionisti e la Georgia dichiarò lo stato di guerra, nei giorni successivi il conflitto si allargò in Abkhazia. Con la mediazione dell’allora presidente francese Nicolas Sarkozy il 12 agosto fu raggiunto l’accordo per il cessate il fuoco. Due settimane dopo Mosca riconobbe l’indipendenza delle due repubbliche separatiste, facendo leva sul riconoscimento del Kosovo di pochi mesi prima da parte di numerosi stati: di nuovo, Putin si avvalse di quel che avveniva nel conflitto balcanico per rafforzare la sua posizione nel Caucaso.

Putin si ricandidò alla presidenza alle elezioni del 4 marzo 2012, vincendole con il 64% dei voti. Da allora è sempre stato presidente, due anni fa ha anche ottenuto la riforma costituzionale che gli consente di candidarsi per altri due mandati e restare al Cremlino potenzialmente fino al 2035.

Due anni dopo, nel 2014, mentre si chiudevano le Olimpiadi invernali che per la prima volta si tenevano in Russia, a Sochi, si infiammò l’Ucraina: la tendopoli pro-Ue di piazza Maidan a Kiev, gli scontri, il governo filo-russo di Yanukovic rovesciato. La reazione di Putin fu mandare soldati russi senza mostrine né a bandiere a occupare militarmente la penisola di Crimea, annettendola ufficialmente il 18 marzo. Le conseguenze di questi fatti, e dei lunghi anni di guerriglia separatista in Donbass sono la tetra cronaca di questi giorni.

Negli otto anni passati da quei fatti i rapporti con l'Occidente si sono guastati, il G8 non si è mai più riunito, l'Occidente ha opposto all'espansionismo di Mosca le prime sanzioni, molto meno pesanti di quelle attuali.

Frattanto, Putin ha continuato a fare la guerra, in altri scenari. A settembre 2015 la Russia entra attivamente nel conflitto in Siria, a fianco del governo di Bashar Assad e contro le fazioni ribelli, che dopo oltre quattro anni di conflitto, erano finite per essere egemonizzate da gruppi islamisti radicali. L’intervento russo fu determinante nel permettere al regime di Damasco dato per prossimo alla sconfitta, di riconquistare gran parte del paese a spese della popolazione civile massacrata dai bombardamenti. In Siria in 11 anni di guerra ci sono stati più di 400mila morti e 11 milioni di profughi. Troppe immagini di questi primi 13 giorni di aggressione all’Ucraina sono simoli alle immagini che negli anni scorsi arrivavano dalla Siria, le città rase al suolo, i civili uccisi sull’asfalto.

Il penultimo intervento militare russo, prima dell'aggressione all'Ucraina, risale solo a due mesi fa, quando con tutta probabilità i piani per l’invasione dell’Ucraina erano già in fase avanzata, e ha riguardato un’altra enorme repubblica ex sovietica, il Kazakhinstan . Lo scorso gennaio Putin ha inviato le forze armate ad aiutare il presidente Kassym-Jomart Tokayev a far rientrare i violenti moti di protesta innescati dall’aumento dei prezzi dell’energia. Anche qui Mosca ha avuto il suo tornaconto: cementare i rapporti non solo con il Kazakhistan e altri stati asiatici nati dalla dissoluzione dell’Urss, ma anche con la Cina, interessata al mantenimento degli equilibri regionali. E Pechino, di fronte all’invasione dell’Ucraina, ha mantenuto un approccio morbido e dialogante.



Gli assassinii di Putin

Cittadini, oppositori e giornalisti: la scia di sangue che segna i vent'anni dell'era Putin. Dentro e fuori la Russia
di Lorenzo Robustelli
7 marzo 2022

https://www.eunews.it/2022/03/07/civili ... sia/170667

Bruxelles – Dalla Cecenia all’Ucraina, passando per l’eliminazione fisica delle voci critiche in Russia. In quasi 23 anni di potere ininterrotto, l’autocrate Vladimir Putin ha inanellato una lista di accuse per crimini e morti che si perde nella frammentarietà delle notizie, della negazione di coinvolgimento e delle giustificazioni di protezione del Paese dal terrorismo e dalle provocazioni esterne. Il filo rosso del sangue scorre e si dipana dall’agosto del 1999, quando l’allora neo-primo ministro Putin scatenò l’offensiva contro la Cecenia separatista, fino al marzo 2022, con l’invasione russa dell’Ucraina e gli attacchi indiscriminati alla popolazione di un Paese sovrano e indipendente.


I crimini ordinati da Putin in Cecenia

Era il 9 agosto del 1999 quando un allora semi-sconosciuto tenente colonnello ed ex-direttore del Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa (erede del KGB sovietico), Vladimir Putin, venne nominato primo ministro della Federazione Russa. Il primo atto del neo-premier (dopo nemmeno tre settimane dall’insediamento) fu un’offensiva militare per riottenere il controllo dei territori conquistati dai separatisti ceceni dopo la fine della prima guerra nella regione (1994-1996). A un mese dall’inizio dei bombardamenti, nel settembre del 1999 Putin dichiarò alla stampa russa che “noi perseguiteremo dappertutto i terroristi e quando li troveremo li butteremo dritti nella tazza del cesso”. Non furono perseguitati solo i terroristi jihadisti, ma anche la popolazione civile.

Cecenia Russia CaucasoIl 21 ottobre 1999 un missile colpì il mercato nel centro della città di Groznyj, provocando la morte di 140 persone, tra cui donne e bambini. Solo una settimana più tardi un aereo russo attaccò un convoglio di profughi ceceni diretti verso la Repubblica d’Inguscezia: furono uccisi in 25, tra civili, volontari della Croce Rossa e giornalisti. Dopo la conquista di Groznyj, nel gennaio del 2000 le rappresaglie russe contro i combattenti ceceni sfociarono nel massacro di Katyr-Yurt, quando 170 civili furono uccisi durante l’attacco a un convoglio protetto da bandiera bianca. Allora Putin aveva accentrato nelle sue mani sia la carica di primo ministro sia di presidente della Federazione Russa. Si stimano tra le 25 e le 50 mila morti di innocenti nei dieci anni complessivi di guerra scatenata da Putin, ma anche crimini di guerra, stupri e saccheggi da parte dell’esercito e dei mercenari assoldati da Mosca. I gruppi russi per i diritti umani e Amnesty International hanno documentato più di 5 mila sparizioni forzate dal 1999 nella Cecenia occupata, all’interno di un quadro che è stato definito “un genocidio”.

Una situazione che è andata peggiorando con il sorgere del terrorismo ceceno di matrice islamista. Il caso più emblematico dei crimini ordinati da Putin è datato 23-26 ottobre 2002. A seguito dell’attacco da parte di 40 militanti armati del teatro Dubrovka di Mosca – dove tennero per più di due giorni in ostaggio 850 persone – il presidente russo ordinò l’irruzione delle forze speciali Spetsnaz. Non prima di aver dato il via libera alla diffusione nel teatro di un gas derivato del fentanyl (narcotico oppioide) per far perdere i sensi agli assalitori. A causa del panico generato dal gas e dell’intervento armato delle forze speciali, 33 militanti ceceni e 129 ostaggi morirono al teatro Dubrovka, molti dei quali per soffocamento: quasi tutti (almeno 700) rimasero intossicati e alcuni vivono oggi con disabilità dovute agli effetti del composto. Nel 2011 la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo condannò la Russia a pagare oltre un milione di euro di risarcimenti per violazione della Convenzione sui Diritti Umani. La giornalista russa Anna Politkovskaya, prima di essere uccisa, attaccò l’autocrate del Cremlino in questo modo: “Con Putin la Russia sta recuperando i peggiori valori sovietici, come il brutale fondamentalismo stalinista”.


L’eliminazione fisica di oppositori e giornalisti

È proprio l’omicidio della giornalista Anna Politkovskaya che apre il capitolo degli assassinii attribuiti al mandato dell’autocrate russo (ma per evidenti ragioni a lui mai imputati). La professionista dell’informazione a cui è oggi intitolata la sala stampa del Parlamento Europeo a Bruxelles fu freddata il 7 ottobre del 2006 nei pressi del suo appartamento a Mosca da cinque uomini. Politkovskaya aveva denunciato dalle colonne di Novaja Gazeta le brutalità commesse dal Cremlino in Cecenia e accusava Putin di aver fatto della Russia uno stato di polizia. Quasi a discolparsi, il padre-padrone della Federazione dichiarò che l’omicidio della giornalista “ha fatto più danni alla Russia e alla Cecenia della sua attività professionale”.

Come documentato dal Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), organizzazione indipendente a tutela della libertà di stampa nel mondo, Politkovskaya è una dei 31 giornalisti uccisi in Russia tra il 27 ottobre 1999 e il 29 maggio 2017, cioè da quando Vladimir Putin ha preso le redini del Paese come primo ministro (1999-2000, 2008-2012) o come presidente (1999-2008, 2012-in corso). Tra i crimini più efferati, si ricorda quello di Pavel Klebnikov, creatore e caporedattore della versione in lingua russa della rivista Forbes: il 9 luglio del 2004, dopo la pubblicazione della lista delle persone più ricche di Russia, il giornalista fu assassinato all’uscita della redazione di Mosca e morì nell’ascensore dell’ospedale in cui fu trasportato. Il caso è tuttora irrisolto.Crimini Putin Russia

Tra i crimini mai risolti – ma tutti con il minimo comune denominatore delle vittime in contrasto con Putin – è lunga la lista degli oppositori politici. Fare una stima del numero totale è quasi impossibile a causa delle circostanze misteriose dei decessi e dell’insabbiamento delle indagini, ma basta citare i casi più eclatanti per constatare che tutto il ventennio di dominio quasi assoluto dell’autocrate russo è costellato di assassinii ai danni di chi ha alzato la voce contro Putin. Il 15 aprile 2003 fu ucciso il deputato liberale Sergei Yushenkov, dopo un’inchiesta sugli attentati che quattro anni prima avevano fornito il pretesto per l’invasione della Cecenia. Il 23 novembre del 2006 l’ex-agente del KGB Alexander Litvinenko morì avvelenato con il polonio a Londra (la Corte europea dei diritti umani ha riconosciuto lo Stato russo colpevole nel settembre dello scorso anno).

Nel 2009 furono uccisi a distanza di pochi mesi gli attivisti Stanislav Markelov e Natalia Estemirova per le investigazioni sugli abusi del Cremlino, in particolare nel Caucaso. Il 16 novembre dello stesso anno morì in carcere l’avvocato Sergei Magnitsky, arrestato per frode fiscale dopo aver studiato casi di corruzione di alcune imprese russe. Le autorità gli avevano negato le cure mediche. Il 23 marzo 2013 l’oligarca Boris Berezovsky fu trovato impiccato nella sua casa di Sunninghill (Regno Unito), ma i giudici inglesi non hanno potuto stabilire che si sia trattato realmente di suicidio. Il 27 febbraio del 2015 Boris Nemcov, ex-vicepremier e una delle principali figure di opposizione al regime di Putin fu assassinato a pochi passi dal Cremlino. L’ultimo di questa lista – se non fosse stato salvato dai medici del Charité Hospital di Berlino – è Alexei Navalny, l’oppositore di Putin avvelenato nell’agosto del 2020 e attualmente detenuto in Russia dopo essere rientrato nel Paese dalla Germania.


I crimini dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina
Morti Irpin Russia Putin
I corpi dei civili uccisi a Irpin, dopo l’attacco dell’esercito russo del 6 marzo 2022 (fonte: New York Times)

Si inserisce nella cornice dell’invasione russa dell’Ucraina l’ultima lista di crimini ordinati da Putin. Senza dimenticare che il Cremlino sta portando guerra da 11 giorni a uno Stato sovrano, l’esercito russo non sta attaccando solo obiettivi militari, ma anche e soprattutto la popolazione ucraina. Secondo quanto riportato dall’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCR), tra il 24 febbraio e il 6 marzo sono morti più di 360 civili, che si vanno a sommare agli oltre 4 mila dei sette anni di guerra nel Donbass. Il procuratore generale della Corte penale internazionale dell’Aja, Karim Khan, ha accolto la richiesta di 39 Paesi di aprire un’indagine per crimini di guerra contro l’establishment russo per l’occupazione dell’Ucraina: il focus sarà sulle violenze contro i civili negli otto anni tra l’occupazione della Crimea e l’invasione del territorio ucraino.

Bombardamenti aerei contro le città – da Kiev a Kharkiv, da Mariupol a Odessa – oltre alle continue violazioni dei cessate il fuoco degli ultimi giorni per evacuare i civili intrappolati nelle zone di combattimento di Mariupol e fuori dalla capitale ucraina. Sabato (5 marzo) in un’imboscata delle forze russe fuori Kiev era caduta anche la troupe di Sky News, che ne era poi uscita incolume. Il fuoco incrociato dell’esercito di Mosca non ha però risparmiati ieri (domenica 6 marzo) una famiglia durante l’evacuazione della città di Irpin: madre, padre e due bambini sono stati colpiti dai colpi di mortaio appena dopo aver attraversato il fiume omonimo per dirigersi verso Kiev. Sono le ultime quattro morti della lista di crimini ordinati direttamente o indirettamente dall’autocrate Vladimir Putin.

Active investigations formally commence in Ukraine situation upon receipt of referrals by 39 states parties: https://t.co/DDkDs7qHlc

— Karim A. A. Khan QC (@KarimKhanQC) March 2, 2022
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Re: Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo in Ucraina

Messaggioda Berto » sab apr 16, 2022 9:32 am

Putin e gli omicidi politici | Sicurezza internazionale
LUISS
18 ottobre 2017

https://sicurezzainternazionale.luiss.i ... -politici/

L’omicidio politico è diventato una sorta di costante nella Russia di Putin. Aleksandr Litvinenko, Anna Politkovskaja, Boris Nemcov, Stanislav Markelov, Sergej Magnitskij e Boris Berezovskij sono solo i nomi più noti di una lista cui si aggiungono oltre 150 giornalisti e, forse, anche l’ex premier Egor Gajdar.

Aleksandr Litvinenko è morto a Londra il 23 novembre 2006, tre giorni dopo aver bevuto una tazza di tè avvelenata al polonio-210. Ex agente del KGB, era diventato un critico di Putin, che accusava di aver ordinato centinaia di omicidi politici prima come capo dei servizi segreti e poi come capo di stato. Gli inquirenti britannici hanno riconosciuto gli agenti russi Dmitrij Kovtun e Andrej Lugovoj come esecutori dell’omicidio. La Russia ha negato l’estradizione e Putin ha premiato Lugovoj nel 2015 per i servigi resi alla patria.

Anna Politkovskaja è stata assassinata il 7 ottobre del 2006 da cinque uomini che le hanno sparato a bruciapelo nei pressi del suo appartamento moscovita. Giornalista della Novaja Gazeta, aveva denunciato le brutalità commesse dai russi in Cecenia e accusava Putin di aver fatto della Russia uno stato di Polizia. Putin ha negato ogni addebito, sottolineando come “il suo omicidio abbia fatto più danni alla Russia e alla Cecenia delle sue attività”.

Boris Nemcov, ex vicepremier di El’cin, è stato assassinato a Mosca nel febbraio 2015. Avvocato, era una delle voci di spicco dell’opposizione “politica” a Putin. Per la sua morte sono stati condannati tre ceceni.

Stanislav Markelov e Anastasija Baburova sono stati uccisi il 26 gennaio 2009 da un gruppo nazionalista di estrema destra, di cui due componenti sono stati condannati. Markelov era un avvocato molto attivo nelle cause contro i soldati russi che avevano commesso abusi su civili durante la guerra in Cecenia.

Sergej Magnitskij morì mentre era sotto custodia della polizia nel novembre 2009, dopo essere stato brutalmente picchiato gli furono negate le cure mediche. Magnitskij era un avvocato che collaborava con le autorità americane che investigavano su una frode fiscale in Russia in cui, a quanto pare, erano coinvolti alti ufficiali della polizia.

Boris Berezovskij, oligarca ed ex uomo forte della Russia di El’cin, cui secondo molti Putin deve la sua ascesa, fu trovato impiccato nel suo appartamento nei pressi di Londra il 23 marzo 2013. Aveva accusato Putin di essere responsabile dell’omicidio Litvinenko. L’inchiesta non ha chiarito se si sia trattato di omicidio o suicidio.

A queste morti eccellenti bisogna aggiungere quelle dell’ex deputato comunista Denis Voronenkov, ucciso il 23 marzo di quest’anno a Kiev, della giornalista Natalija Estemirova, rapita e assassinata a Mosca nel luglio 2009, del politico Sergej Jušenkov e del giornalista Jurij Ščekočichin, morti entrambi nel 2003 mentre indagavano sul possibile coinvolgimento di Putin nelle esplosioni che tra il 4 e il 16 settembre 1999 provocarono 293 morti a Mosca.

L’ex premier Egor Gajdar nel 2006 sostenne di essere stato avvelenato come Litvinenko dalle autorità russe. Le accuse non furono confermate dell’équipe medica irlandese che lo ebbe in cura. Gajdar morì improvvisamente tre anni dopo per una trombosi.

Il Presidente, che domina il paese ormai da 18 anni, è spesso accusato di essere il mandante di questi omicidi, o almeno di quelli eccellenti. Putin ha infatti la fama di uomo risoluto e poco disposto al negoziato, come ha avuto modo di dimostrare in occasione della seconda guerra cecena, terminata con la capitale Groznij rasa al suolo. I sequestri del Teatro Dubrovka a Mosca (2002) e della scuola di Beslan in Ossezia del Nord (2004), terminati con l’assalto delle forze speciali russe e centinaia di morti, hanno confermato – almeno in Occidente – l’immagine di un Putin eccessivamente duro anche quando sono in gioco molte vite umane.

La Russia di oggi è un paese con una libertà di stampa assai relativa e con una giustizia asservita al potere politico. Un paese in cui i nemici del presidente non fanno carriera e spesso finiscono in galera. Aleksej Naval’nyj, Anatolij Karpov e Sergej Udalcov sono solo gli oppositori politici più noti alle cronache occidentali, e le angherie e gli arresti che subiscono e che limitano la loro azione politica sono ampiamente documentati, a differenza delle migliaia di oppositori “ignoti” al grande pubblico.

L’opposizione, tuttavia, opera in un sistema che tiene Putin al riparo da ogni possibile fastidio, tanto che Naval’nyj nell’ultimo anno ha cambiato bersaglio della sua propaganda, accusando il premier Medvedev di corruzione e conquistando così maggior seguito nel paese. Putin gode infatti di grandi consensi, soprattutto nelle regioni meridionali e orientali della Russia, tali consensi poggiano sul controllo ferreo che il Presidente esercita sulle istituzioni e sull’economia e che lo rendono, apparentemente, invincibile e intoccabile.

Perché dunque un uomo così potente e quasi invincibile dovrebbe ricorrere all’omicidio politico? – Si chiedono tutti coloro che non credono alla colpevolezza di Putin. La storia dell’oligarca Chodrokovskij dimostrerebbe il contrario. Privato delle sue aziende, arrestato, condannato, rinchiuso in un carcere siberiano e infine graziato e mandato in esilio, Chodrokovskij sembra essere la prova vivente che Putin non abbia bisogno di ricorrere all’omicidio politico.

Eccezion fatta per la morte di Litvinenko, di cui la giustizia britannica ha riconosciuto le autorità russe come mandanti, le altre morti potrebbero – secondo vari analisti – rientrare nei giochi di potere interni al Cremlino. I vari gruppi di potere eliminerebbero, insomma, gli avversari di Putin per conquistare i suoi favori. Ne è riprova il fatto che molte morti eccellenti siano legate alla Cecenia: il leader ceceno Ramzan Kadyrov, eliminando molti suoi critici, farebbe al contempo “un favore” al Cremlino, conquistando così maggiore potere.

Se non sono i morti di Putin, Anna Politkovskaja e gli altri sarebbero dunque morti per compiacere Putin, e, ad ogni modo, la loro morte ha fatto molto più rumore all’estero che non in Russia.


Il criminale russo minaccia il mondo che aiuta l'Ucraina.

"Basta armi o reagiremo": altissima tensione tra Putin e Biden
Alessandro Ferro
16 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/or ... 1650095956

Botta e risposta tra Russia e Stati Uniti sull'invio di armi agli ucraini per difendersi in Donbass. Putin non ci sta: "Conseguenze imprevedibili". La risposta del Pentagono: "Avevamo avvertito la Russia..."

"Basta armi o reagiremo": altissima tensione tra Putin e Biden

La fornitura di armi sofisticate che gli Stati Uniti stanno inviando all'Ucraina rischia di portare le tensioni tra Mosca e Washington ai livelli massimi. Putin ha intimato Biden di non procedere con gli aiuti altrimenti potrebbero esserci "conseguenze imprevedibili" per la sicurezza globale. Il Pentagono, però, va per la sua strada e "entro 24 ore" il primo carico arriverà "nella regione", senza ovviamente specificare dove. Come abbiamo visto su InsideOver, il pacchetto di aiuti militari vale 800 milioni di dollari e include, tra l’altro, elicotteri e cannoni obice da 155 mm, che possono cioè colpire obiettivi anche a lunghissima distanza.


Il rischio escalation

Intanto, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, fa fosche previsioni sulla durata della guerra per tutto il 2022 e moltiplica i fattori di rischio di uno scontro tra Russia e mondo occidentale. Le tensioni aumentano anche sui rapporti tra l'Unione europea e Mosca, che ha deciso di espellere 18 membri dello staff della rappresentanza Ue in risposta all'analoga "azione ostile" presa da Bruxelles nei confronti di 19 funzionari russi dell'ambasciata presso la Ue. Ma l'Unione ha risposto parlando di "decisione infondata" che farà aggravare "l'isolamento internazionale" della Russia ribadendo l'appello a "mettere fine all'aggressione contro l'Ucraina".


L'avvertimento di Putin

L'avvertimento di Vladimir Putin sull'invio di nuove armi americane è stato ricevuto da Washington e fa riferimento alla possibile fornitura alle forze ucraine di lanciarazzi multipli, anche se non è ancora certo che gli Usa e la Nato abbiano in programma di inviare questo tipo di arma. Oltre agli americani, il Comitato investigativo russo ha affermato che sono 24 i Paesi che armano Kiev, tra i quali 21 sono membri dell'Alleanza. "Facciamo appello agli Stati Uniti e ai loro alleati perché mettano fine all'irresponsabile militarizzazione dell'Ucraina, che comporta conseguenze imprevedibili per la sicurezza regionale e internazionale", scrivono i russi in una nota che accusa l'Occidente di non prendere in considerazione il pericolo che armi sofisticate finiscano nelle mani di quelle che Mosca definisce "forze radicali nazionaliste" in Ucraina.


La risposta di Washington

Come detto, Biden va per la sua strada con le nuove forniture a Zelensky, specie adesso che la guerra si combatte in un territorio più favorevole ai russi, il Donbass. "Avevamo avvertito la Russia che se avessero invaso l'Ucraina la risposta sarebbe stata senza precedenti. Come dice Biden, le grandi nazioni non bluffano", ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato. Il Pentagono non ha reso noto quali armi verranno consegnate per prime ma, oltre a elicotteri e cannoni, indispensabili per cercare di controbilanciare la superiorità dell'artiglieria russa prima dell'offensiva terrestre nell'est dell'Ucraina, ci saranno anche mezzi blindati, centinaia di sistemi anti-carro Javelin e 300 droni suicidi Switchblade.


Il ruolo dei soldati americani

Per essere certi che gli ucraini utilizzino al meglio tutte le armi e la tecnologia inviata dagli Usa. soldati americani dovranno anche addestrare le forze di Zelesnky nell'uso di alcuni dei sistemi più sofisticati, in particolare alcuni tipi di radar. Nonostante il totale sostegno all'Ucraina, Biden ha rinunciato, su suggerimento dei suoi collaboratori, alla missione che avrebbe voluto compiere a Kiev. Un viaggio ritenuto troppo "a rischio", ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. Secondo indiscrezioni, nella capitale ucraina potrebbero però recarsi il capo del Pentagono Lloyd Austin o il segretario di Stato Blinken, che ha condiviso con gli alleati europei la sua profezia sulla probabile durata della guerra nei prossimi mesi. E a gettare benzina sul fuoco contribuisce la messa in guardia della portavoce del ministero degli Esteri russo alla Svezia e alla Finlandia. Se i due Paesi entreranno nella Nato, afferma Maria Zakharova, non vi troveranno "maggiore sicurezza", ma al contrario "si troveranno automaticamente sulla prima linea dell'Alleanza".



I discorsi (e la propaganda) dello Zar ai raggi X. Per farsi mitizzare dai suoi e il mondo a inseguire
Klaus Davi
16 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1650084742

La sua imprevedibilità lo ha ormai bruciato per sempre come interlocutore dell'Occidente, ma gli consegna per mesi le chiavi dell'agenda internazionale
I discorsi (e la propaganda) dello Zar ai raggi X. Per farsi mitizzare dai suoi e il mondo a inseguire

Sembra passato un secolo da quando Vladimir Putin, il fautore spregiudicato dell'aggressione a uno stato democratico come quello ucraino, veniva descritto alternativamente come pazzo, malato, zoppicante, delirante, ipocondriaco, isolato. Molti di questi aggettivi venivano rilanciati dalla stampa anglosassone e amplificati in Italia, citando all'unisono non ben precisate fonti d'intelligence.

In queste ultime ore ci siamo resi conto che forse ci vorrebbe un po' di prudenza nella narrazione e nel descrivere un uomo che, col passo inqualificabile della guerra, ha lucidamente giocato una carta che da una parte lo brucerà come interlocutore dell'Occidente per sempre, dall'altra gli consegna l'agenda internazionale per molti mesi ancora. Proprio in virtù della sua imprevedibilità, Putin costringe tutti a rincorrerlo, paradossalmente anche sul piano della comunicazione.

Si è fatto un baffo della modernità e della tecnologia, «spegnendo» brutalmente i social per imporre una narrazione tutta sua che, pur nel delirio di un uomo che impone una guerra ottocentesca, riesce con la sua spregiudicatezza a condizionare l'opinione pubblica russa e, ancora, a orientarla. Cosi facendo ha dettato i tempi della sua personale mitologia. Iniziando con il discorso del 24 febbraio. L'entrata in guerra. Uno stillicidio coerente di metafore storiche degne del teorico della fine del secolo breve Eric Hobsbawm: denazificazione, inconsistenza e complicità dell'Ue. In quella sede al dittatore premeva identificare culturalmente una guerra per giustificare un passo cosi aggressivo verso i fratelli ucraini, consapevole che l'opinione pubblica interna era disorientata da una scelta politicamente suicida. Mettere i paletti usando la Storia come legittimazione era tra gli obiettivi del discorso.

Fece seguito quello dello stadio del 18 marzo, frutto di attacchi e analisi spesso un po' azzardate, dove Putin rispondeva plasticamente all'ipotesi di essere isolato. In questo secondo passaggio, dalla lettura aristotelica della storia si passava a un codice più metafisico ed espressamente biblico. Il sacrificio individuale e collettivo del popolo russo per una giusta causa. Un appello diretto alla Russia profonda e intima, una galvanizzazione dell'identità mistico-religiosa. L'ultimo durante il bilaterale col leader bielorusso Lukashenko, tenuto sapientemente al cosmodromo di Vostochny nella Giornata mondiale del volo umano nello Spazio. Un rimando all'epoca di Yuri Garagarin, simbolo degli anni d'oro (politici e tecnologici) della Russia; gli anni dei primati nella conquista dello spazio (tradotto: l'ignoto verso cui conduce una guerra). In pochissimi hanno notato che lo Zar ha usato per la prima volta il termine «guerra» (Blitzkrieg) per definire l'offensiva e le sanzioni occidentali. E, rivolto a un'opinione pubblica che comincia a essere sconcertata da tanta violenza, da immagini di stragi e di città distrutte, proprio lui che negava la guerra ha parlato di «tragedia inevitabile». Un'immersione nella Realpolitik, forse architettata per celebrare con codici «imperiali» la probabile conquista del Donbass.




Sulla tv russa si alza il livello della tensione anti-occidentale. "Stiamo combattendo contro la Nato", sostiene la conduttrice Olga Skabeyeva. E allo Zar viene richiesta l'atomica contro Kiev
"Usiamo la bomba atomica su Kiev": le frasi choc della tv russa

Marco Leardi
16 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1650125424

I tamburi di guerra rimbombano con forza sulla tv russa. E a fare da grancassa al Cremlino con toni tutt'altro che pacifici sono, ormai da settimane, gli stessi volti noti al pubblico locale: conduttori, giornalisti, presunti esperti e opinionisti rigorosamente filoputiniani. Nei programmi televisivi la situazione Ucraina viene raccontata con toni accesi e anti-occidentali, talvolta alzando l'asticella della tensione. Lo ha fatto, nelle scorse ore, anche la presentatrice di Russia 1, Olga Skabeyeva, commentatrice politica nota per essere una fedelissima dello Zar.

"La Terza guerra mondiale è già cominciata", ha affermato la conduttrice nel corso di un dibattito sulla crisi ucraina, prendendo spunto dalla notizia dell'affondamento dell'incrociatore Moskva. Un episodio che all'opinione pubblica russa è stato raccontato come conseguenza di "un incendio" (e non di un attacco ucraino andato a segno). In ogni caso, l'escalation registrata sul fronte militare è diventata un assist che la propagandista russa ha immediatamente colto. "Ora stiamo decisamente combattendo contro le infrastrutture della Nato, se non contro la Nato stessa. Dobbiamo riconoscerlo", ha incalzato Olga Skabeyeva, dando prova di un inasprimento dei toni rispetto ai primi giorni della cosiddetta "operazione militare speciale", quando i riferimenti alla guerra erano del tutto vietati sulla tv russa.

"Il disastro del Moskva è stato causato certamente dalla guerra", hanno per l'appunto sostenuto alcuni ospiti intervenuti nella trasmissione. E gli animi a quel punto si sono surriscaldati. Qualcuno ha infatti suggerito una soluzione drastica, chiedendo a Putin di "usare armi nucleari su Kiev, così che la Russia possa bombardarli una volta e basta". Parole tremende, simili a quelle altrettanto forti pronunciate nelle scorse settimane nel programma del conduttore Vladimir Solovyov, dove l'atomica era stata evocata esplicitamente anche contro la Polonia. "L’Europa deve sapere una cosa semplice, che la nostra unica reazione sarebbe la guerra nucleare nel caso di una missione Nato di peacekeeping", aveva affermato il politologo Serghey Mikheyev.

In un altro recente dibattito è stato raccontato al pubblico che l'Occidente sta fornendo all'Ucraina una quantità di armi che sta consentendo all'Ucraina di preparare "provocazioni ancora più sanguinose, orribili, completamente impensabili" con l'obiettivo di incolpare la Russia. Proprio come - sempre secondo la propaganda del Cremlino - era accaduto con la strage di Bucha. "Costringeranno le persone a rabbrividire e dire che la Russia non è degna di essere sulla mappa del mondo", ha affermato con toni vittimistici un opinionista politico. Uno dei tanti impegnati a raccontare al pubblico la versione monocorde dello Zar.



Così i dittatori finiscono vittime delle proprie illusioni
Paolo Armaroli
17 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1650172830

La Storia non si ripete mai allo stesso modo. Ma le assonanze tra la campagna di Grecia condotta da Mussolini e la campagna di Ucraina condotta da Putin sono davvero impressionanti.

Così i dittatori finiscono vittime delle proprie illusioni

La Storia non si ripete mai allo stesso modo. Ma le assonanze tra la campagna di Grecia condotta da Mussolini e la campagna di Ucraina condotta da Putin sono davvero impressionanti. E il vecchio Carlo Marx, riflettendo sulle vicende francesi a cavallo tra il Sette e l'Ottocento, non a caso sosteneva che la Storia si manifesta una prima volta in tragedia e una seconda volta in farsa.

Il 30 marzo 1938 Camera e Senato approvano per acclamazione la legge sul primo maresciallo dell'Impero conferito a Vittorio Emanuele III e al Duce. Con vive rimostranze del vecchio re per essere parificato al capo del governo. E quando Mussolini gli mostra il parere del presidente del Consiglio di Stato Santi Romano, una celebrità del giure, che sosteneva la piena legittimità del provvedimento legislativo, Vittorio Emanuele III resta del proprio avviso e ha parole di fuoco nei confronti dei costituzionalisti.

In quello stesso 30 marzo del 1938 Mussolini a Palazzo Madama tra gli applausi scroscianti dei senatori magnifica le nostre forze armate, che giudica tra le più potenti del mondo. Ecco, Putin non è da meno. Sa che il suo popolo ha un reddito pro capite di gran lunga inferiore a quello degli europei e degli americani. Ma in compenso s'illude di disporre di forze armate con i fiocchi. Ma il budino bisogna assaggiarlo per sapere se è buono o no. E, alla prova dei fatti, sia Mussolini sia Putin sono costretti a ricredersi. Il 28 ottobre 1940 Mussolini muove guerra alla Grecia. Ma l'offensiva si rivela presto un disastro. La Grecia va al contrattacco e arriva in Albania. Come al solito volano gli stracci. Occorrerà l'intervento delle forze germaniche per costringere la Grecia alla resa nell'aprile del 1941.

Putin si comporta, né più né meno, come Mussolini. Come a quest'ultimo era stato fatto credere che i greci fossero un popolo di pastori pronti ad arrendersi, così al dittatore russo i suoi servizi segreti e i suoi generali avevano fatto credere che l'Ucraina sarebbe stata spazzata via in quattro e quattr'otto. Insomma, la campagna contro Zelensky sarebbe stata poco più di una passeggiata. Ma così non è stato. E, seguendo le orme del Duce, Putin fa volare gli stracci. Il comandante in capo della spedizione viene rimosso sui due piedi e sostituito da un generale di maggiore esperienza. Con una fama di boia, tanto per esser chiari. E Putin si umilierà al punto di chiedere soccorso militare alla Cina, la Germania di Mussolini.

Nessuno può dire come andrà a finire. Fatto sta che la guerra lampo è clamorosamente fallita. La guerra continua con alterna fortuna. Le truppe ucraine danno filo da torcere e ottengono risultati insperati come l'affondamento della nave ammiraglia russa, il gioiello di Putin. Per il tiranno del Cremlino questa sciagurata campagna sarà l'inizio della fine. Si è messo contro Biden, considerato fino a ieri una colomba o giù di lì. Si è messo contro i Paesi dell'Unione europea, ben lieti fino al 24 febbraio scorso di intrattenere lucrosi scambi commerciali con il novello zar. E adesso la Finlandia e la Svezia, timorose dell'orso russo, si accingono a chiedere l'ombrello della Nato. Mentre l'Ucraina non vede l'ora di aderire all'Unione europea. Un suicidio in diretta, a conti fatti, quello di Putin. Che, memore delle glorie di Stalin, vorrebbe arrivare alla vittoria il 9 maggio. Quando il dittatore georgiano nel 1945 piegò la Germania alla resa. Proprio quel 9 maggio, ma del 1936, quando l'Italia conquistò un effimero impero. Corsi e ricorsi di vichiana memoria
È destino dei dittatori, si sa, rimanere vittime delle proprie illusioni.



«La guerra finirà con la morte di Putin», la minaccia del capo delle spie Ucraine: «Lo Zar ha firmato la sua condanna»
Martedì 3 Maggio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/putin ... 65328.html

Solo la morte di Vladimir Putin potrà porre fine alla guerra. L'invasione dell'Ucraina si concluderà solo quando lo Zar sarà stato eliminato. Parola del capo delle spie militari ucraine, citato dal Mirror. Per il generale Kyrylo Budanov il presidente russo «firmato la sua condanna a morte ordinando alle sue truppe di entrare nel nostro Paese».

«Putin ha firmato la sua condanna a morte»

Una minaccia, riferisce il tabloid, lanciata lunedì sera dal leader degli 007 ucraini. «Lasciargli un modo per ritirarsi è una delle strategie, ma è quasi irrealistico», ha detto a The New Voice of Ukraine quando gli è stato chiesto se Putin sarebbe sopravvissuto alla guerra. «È un criminale di guerra per il mondo intero - dice Budanov - Si è spinto in un vicolo cieco, è la sua fine. Vincerà l'Ucraina».

Le sorti della Russia

Il capo dell'intelligence non si sofferma sul come il presidente russo finirà (se estromesso dal potere o assassinato) ma ha una doppia previsione per il futuro a breve termine della Russia. Potrebbe essere smembrata «in seguito al fallimento nell'invasione», oppure «potrebbe rimane unita, ma sotto una nuova guida». Il generale ha continuato suggerendo che la Russia sarebbe «a meno di una settimana dalla mobilitazione di massa». «La Russia ha già attuato una mobilitazione segreta e si sta preparando ad annunciare una mobilitazione di massa», ha detto.

Il 9 maggio

Nelle ultime settimane gli osservatori russi hanno rivolto la loro attenzione al 9 maggio, giorno in cui il paese celebra la sua vittoria sulla Germania nazista. Sebbene l'invasione non sia andata come previsto - le forze ucraine non solo hanno rallentato l'avanzata russa, ma l'hanno costretta a concentrarsi sulla parte orientale del paese - Putin dovrebbe fare una sorta di dichiarazione di vittoria. Molti analisti militari hanno avvertito che potrebbe anche essere una data chiave per l'escalation della guerra, che il leader russo ha affermato essere uno sforzo per "de-nazificare" l'Ucraina.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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