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Bandera era un “nazista”? Un “collaborazionista”? O un temporaneo “alleato dei nazisti”? La risposta è importante.
Nazisti in Ucraina: separare i fatti dai miti. 2. Stepan Bandera e la Germania nazistaMassimo Introvigne
3/22/2022
https://bitterwinter.org/nazisti-in-ucr ... a-nazista/Il principale argomento usato dai russi per dimostrare che gli ucraini attuali hanno simpatie naziste sono gli onori ufficialmente tributati al leader nazionalista Stepan Bandera (1909-1959). La Russia di Putin ha ereditato dai sovietici l’uso di “banderista” come sinonimo di “nazista ucraino”. La storia, tuttavia, è un po’ più complicata.
In primo luogo, non c’è dubbio che Bandera è celebrato come un eroe nazionale in Ucraina. Ci sono letteralmente centinaia di monumenti, memoriali, musei e strade intitolate a lui. Solo il presidente filorusso Viktor Yanukovych ha cercato di invertire questa tendenza, e negare a Bandera alcuni degli onori che aveva ricevuto. Tuttavia, sarebbe falso affermare che Bandera non è un personaggio controverso nell’attuale Ucraina. Dopo che gli onori che l’Ucraina gli tributa sono stati criticati da organizzazioni ebraiche internazionali e dal Parlamento europeo, sondaggi hanno mostrato che nel 2021 solo un terzo degli ucraini aveva una visione totalmente positiva di Bandera.
Come spesso accade, la storia può essere raccontata da diverse angolazioni. Come abbiamo visto nel primo articolo di questa serie, gli ucraini approfittarono della caduta dell’impero zarista per proclamare la loro indipendenza, ma furono sconfitti dai bolscevichi che incorporarono l’Ucraina nell’Unione Sovietica. Ma i sovietici non avevano dimenticato con quanta tenacia gli ucraini avevano combattuto per la loro indipendenza. Anche gli ucraini non lo dimenticavano, e periodicamente scoppiavano delle rivolte.
Questo portò Stalin (1878-1953) a concepire ed eseguire uno dei suoi crimini più efferati. Nel 1932-33, organizzò una carestia artificiale in una vasta area dell’Ucraina, con le truppe sovietiche che impedivano agli ucraini di spostarsi altrove. Nella mente di Stalin, la carestia doveva sterminare i piccoli proprietari terrieri ucraini, la spina dorsale dell’opposizione antisovietica. L’Holodomor, l’olocausto ucraino per fame, uccise almeno tre milioni e mezzo di ucraini, ed è ora ampiamente, anche se non unanimemente, riconosciuto come un genocidio.
Chi vuole capire la storia dell’Ucraina dovrebbe sempre considerare gli orrori dell’Holodomor. Spero che un giorno sia di nuovo possibile per gli stranieri visitare il Museo Nazionale dell’Holodomor-Genocidio a Kiev. I filmati e le immagini di alcuni tra i milioni di bambini, donne e uomini che morirono di fame sono un’esperienza terribile e indimenticabile. Non si può nemmeno immaginare quanto debba essere stata devastante l’esperienza di coloro che sono sopravvissuti a malapena e hanno visto morire i loro cari.
Questo immenso crimine e tragedia spiega il profondo odio per i sovietici e Stalin che prevalse tra molti ucraini dopo il 1933, e le cui conseguenze si avvertono ancora oggi. Coloro che avevano assistito agli orrori dell’Holodomor erano pronti a collaborare con chiunque avesse promesso loro la liberazione dall’Unione Sovietica.
Gli esuli ucraini avevano fondato nel 1929 a Vienna l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN). Liti interne l’avevano divisa in due fazioni, guidate rispettivamente da Andriy Melnyk (1890-1964) e Stepan Bandera (1909-1959). Anche se Melnyk, un fervente cattolico, era un po’ più moderato, entrambi erano d’accordo che nella guerra mondiale che vedevano arrivare si sarebbero schierati con chiunque avesse combattuto Stalin.
Quando iniziò la Seconda guerra mondiale, sia Melnyk sia Bandera, che pure erano in competizione tra loro, incontrarono l’ammiraglio Wilhelm Canaris (1887-1945), allora capo dell’intelligence militare tedesca (Abwehr). Si accordarono per reclutare ucraini della diaspora per unità che avrebbero partecipato all’Operazione Barbarossa, l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica del 1941. La presenza di soldati ucraini e il sostegno dei più noti leader nella diaspora del nazionalismo ucraino persuase molti ucraini che l’Operazione Barbarossa avrebbe ripristinato la loro indipendenza.
Sulla scia dell’invasione tedesca, sia Bandera sia Melnyk proclamarono governi ucraini indipendenti concorrenti, con Bandera che celebrava più enfaticamente il nazismo e prometteva alleanza alla Germania nazista e al suo nuovo ordine europeo. Tuttavia, i nazionalisti ucraini furono rapidamente disillusi. I leader nazisti consideravano gli ucraini come parte di una razza inferiore e non avevano alcuna intenzione di concedere l’indipendenza all’Ucraina.
Alla fine, Bandera e Melnyk, che insistevano sull’indipendenza, furono entrambi arrestati e nel gennaio 1942 Bandera fu portato nel campo di concentramento di Sachsenhausen. I suoi due fratelli furono deportati ad Auschwitz, dove morirono nel 1942. Solo nel settembre 1944, quando una sconfitta tedesca sembrava probabile, Bandera fu liberato e gli fu permesso di tornare in Ucraina, nella speranza che i suoi partigiani potessero ritardare l’avanzata delle truppe sovietiche. In realtà, Bandera ricominciò a coltivare il suo sogno di indipendenza, e la sua guerriglia prese di mira sia i sovietici sia i tedeschi.
Dopo la guerra, Bandera fuggì in Occidente e visse in Germania, da dove ispirò ma non controllò una guerriglia “banderista”, che nelle foreste dell’Ucraina continuò a combattere i sovietici fino agli anni 1950. Fu assassinato a Monaco di Baviera nel 1959 dal KGB, che, come dimostrarono più tardi documenti e testimonianze, aveva ricevuto l’ordine di eliminare Bandera direttamente dal leader sovietico Nikita Khrushchev (1894-1971), il quale sperava di porre fine alla resistenza ucraina una volta per tutte.
Quando combattevano i partigiani nel 1950, i sovietici usavano “banderisti” e “collaborazionisti nazisti” come sinonimi. Come menzionato nell’articolo precedente, anche il cardinale Slipyj fu condannato come “collaborazionista nazista”, così come altri vescovi e preti cattolici. Pur preferendo la fazione di Melnyk, che rimase comunque una minoranza tra gli ucraini antisovietici, Slipyj e la Chiesa Cattolica alla fine appoggiarono Bandera.
Bandera era più un “alleato dei nazisti” che un “collaborazionista” nel senso più usuale del termine. Credeva, erroneamente, che i nazisti lo avrebbero aiutato a restaurare l’indipendenza dell’Ucraina. Certamente i nazisti non lo consideravano un nazista. Dopo aver usato Bandera per i loro scopi, lo deportarono in un campo di concentramento, come fecero con i suoi fratelli, che vi morirono.
Mentre Bandera era detenuto in Germania, migliaia di “banderisti” combatterono con la Wehrmacht fino alla fine, anche se altri andarono nei boschi a lottare sia contro i tedeschi sia contro i sovietici. Ci furono collaborazionisti ucraini che si arruolarono nelle SS e divennero anche guardie nei campi di concentramento, ma non facevano parte del movimento di Bandera, e anzi Bandera li sconfessò.
Pur non essendo ideologicamente un nazista, Bandera era antisemita, anche se – come parte delle inestricabili contraddizioni di quei tempi – alcuni membri di spicco del suo partito erano di origine ebraica o avevano sposato donne ebree, e in una fase fu accusato dai nazisti di aver salvato alcuni ebrei consegnando loro passaporti falsi.
Tuttavia, Bandera credeva che una componente ebraica fosse prominente nel comunismo russo e ucraino, e la sua incendiaria retorica antiebraica ebbe un ruolo nei pogrom che seguirono l’invasione tedesca del 1941 e nella partecipazione di ucraini, alcuni dei quali membri del suo partito, a gravissime atrocità naziste contro gli ebrei.
Come ho riferito nell’articolo precedente, ho incontrato più di una volta il cardinale Slipyj alla fine degli anni 1970 a Roma. Non aveva alcuna simpatia per il nazismo, ma non condivideva l’opinione prevalente in Occidente che il regime sovietico fosse in qualche modo meno criminale di quello nazista, né era disposto a condannare quegli ucraini che si erano schierati con la Germania nazista nella Seconda guerra mondiale considerandola come il minore di due mali. Slipyj è una figura complessa, ma la mia impressione è che gli mancassero gli strumenti culturali per percepire pienamente la dimensione intrinsecamente perversa del nazismo, e fosse anche amareggiato perché l’Occidente gli sembrava impreparato o non disposto a riconoscere l’enormità dell’Holodomor.
Per quanto riguarda gli ucraini di oggi, i sondaggi che mostrano diverse opinioni su Bandera confermano che la maggior parte di loro è disposta ad affrontare il proprio passato e ad ammettere la natura perversa della collaborazione con il nazismo, così come denuncia la natura perversa della collaborazione con il comunismo sovietico.
Tuttavia, proprio come accade in Lituania, dove alcuni di coloro che sono onorati come combattenti per la libertà contro i sovietici hanno anche un imbarazzante passato antisemita o filonazista, questa purificazione della memoria storica è qualcosa cui gli ucraini non possono che arrivare da soli. Le pressioni e le manipolazioni da parte dei russi, che ripetono i vecchi slogan propagandistici secondo cui tutti coloro che erano contro i sovietici erano “banderisti”, e tutti i “banderisti” erano “nazisti”, non fanno che perpetuare negli ucraini un atteggiamento difensivo rispetto al loro passato.
Ecco un esempio della propaganda antiucraina con l'utilizzo di Bandera e del Battaglione Azov per demonizzare l'Ucraina e giustificare l'aggressione da parte dei russiLETTERA APERTA AGLI ANTIFASCISTI NOSTRANIAntonio Catalano
https://www.facebook.com/antonio.catala ... 5806860605 Miei cari antifascisti nostrani,
so bene che siete a conoscenza della natura neo nazista del reggimento Azov e del fatto che sia stato decisivo nel colpo di stato del 2014 come nell’orribile strage alla Casa dei Sindacati di Odessa, come pure so bene che siete a conoscenza di quanto sia costato agli americani quel cambiamento di regime (5 miliardi di dollari disse l’allora numero due del dipartimento di Stato Usa Victoria Nuland). Come so bene che siete informati del fatto che i nostri media ora ci raccontano che no, non è così come si dice in giro, è un pregiudizio il pensiero che la Azov sia una formazione neo nazista, come balbetta in diretta il direttore del tg La7 Mentana e a seguire la “Stampa” rimuove dal proprio sito l’articolo di Mariagrazia Bruzzone in cui si raccontano le numerose infiltrazioni neonaziste delle istituzioni ucraine.
Posso bene immaginare, miei cari antifascisti nostrani, che voi condividiate le preoccupazioni del giornalista Toni Capuozzo, il quale dice che mentre dell’Azov si conosce bene la natura, si fa di tutto per ignorare la milizia ucraina Centuria. Quella Centuria cui Kuzmenko, della George Washington University, pochi mesi fa (settembre 2021), dedicava uno studio approfondito dal quale si può apprendere che questa milizia, ampiamente «tollerata» dall’eroico Zelensky, si autodefinisce niente meno che un «ordine militare europeo tradizionalista», il cui obiettivo dichiarato è «rimodellare l’esercito» ucraino all’insegna della «identità culturale ed etnica» contro «i politici e i burocrati di Bruxelles». E sicuramente saprete anche che uno dei leader di Centuria, un certo Kyrylo Dubrovskyi, solo nel 2019 pubblicava sul suo profilo Instagram una citazione di Hitler, e che i militi di questo ordine paramilitare regolarmente salutano col braccio destro teso a 120 gradi rispetto al torso.
So bene, miei sempre cari antifascisti nostrani, come in questi ultimi anni avete speso tutto voi stessi nel denunciare le mille forme del fascismo eterno, scovandolo con un lavoro certosino nelle parole, nel linguaggio, nei comportamenti, financo nei pensieri e nella più intima intimità. E so bene ancora di quanto vi siete spesi per denunciare il fascismo dei Gilet gialli francesi, dei sovranisti e dei populisti, dei portuali di Trieste, dei camionisti canadesi, insomma di tutti quelli che, in un modo o nell’altro – retrogradi! – hanno opposto resistenza alle magnifiche e progressive sorti della globalizzazione. Come so bene del vostro diuturno impegno nell’affermare una società multiculturale accogliente includente e anti discriminante per un arcobalenico mondo senza frontiere, fortunatamente agiti dal sacro orrore di ogni pur minimo riferimento alla perniciosa e fascista idea di sovranità nazionale.
Ora concludo, miei cari antifascisti nostrani, ma non senza segnalare alle giovani generazioni l’ardore che accompagna quel vostro “Putin no pasara!” e la coraggiosa richiesta di “No fly zone”, che inspiegabilmente quei moderati della Nato tardano ad applicare; e non vi nascondo che sarebbe per me motivo di grande gioia vedervi stringere a coorte dietro i vessilli di Centuria, con i vostri radiosi sguardi rivolti al sol dell’avvenire mentre si canta “Bella ciao” insieme alla bella Khrystna Solovivy. Ma che c’è scritto sullo stivale della fatale Khrystna? Niente, così, una semplice scritta, parole inneggianti a un certo Stepan Bandera. Collaboratore del Terzo Reich.
Con affetto e stima
Bandera, chi era?Un patriota ucraino eroico che scelse quello che per lui e per il suo sogno di un'Ucraina libera e indipendente dal giogo sovietico e russo, era il male minore, la Germania di Hitler per combattere l'URSS che opprimeva la sua terra e il suo popolo ucraino.
Certo commise delle atrocità contro i polacchi e contro gli ebrei ma queste atrocità commesse da molti in Europa e nell'URSS non sminuiscono la sua patriotticità ucraina.
Stepan Andrijovič Bandera (in ucraino: Степан Андрійович Бандера?; Staryj Uhryniv, 1º gennaio 1909 – Monaco di Baviera, 15 ottobre 1959)
https://it.wikipedia.org/wiki/Stepan_Bandera è stato un politico ucraino, leader dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) e fondatore dell'Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA). Aderente all'ideologia fascista, fu un criminale di guerra e terrorista, che collaborò con la Germania nazista durante la seconda guerra mondiale per combattere contro i sovietici in Ucraina.
Quando le truppe sovietiche si ritirarono da Leopoli, con l'"Atto di restaurazione dello Stato ucraino", annunciò la creazione di uno Stato ucraino indipendente e dichiarò di voler sostenere i piani espansionistici nazisti, giurando fedeltà ad Adolf Hitler.
La Germania nazista reagì negativamente alle richieste dei nazionalisti ucraini e invase la regione. Bandera venne internato come prigioniero politico nel Campo di concentramento di Sachsenhausen nel 1942, ma in seguito liberato nel 1944 perché dirigesse azioni di resistenza all'Armata Rossa. Alla fine della guerra Bandera si rifugiò in Germania Ovest con la moglie e i figli, sotto la protezione degli alleati, ma fu assassinato a Monaco di Baviera da un agente del KGB nel 1959.
La sua figura rimane controversa poiché è ritenuto, insieme ai suoi seguaci, in gran parte responsabile del massacro di civili polacchi e in parte dell'Olocausto in Ucraina, mentre nel suo Paese al termine della guerra fredda è stato insignito dell'onorificenza di Eroe dell'Ucraina. La sua famiglia subì pesanti ritorsioni dai sovietici e dai polacchi, oltre che dagli stessi tedeschi.
Nacque il 1º gennaio 1909 a Staryi Uhryniv, un villaggio nell'allora provincia di Kaluš, nella Galizia (ora nell'Oblast' di Ivano-Frankivs'k), che allora apparteneva all'Austria-Ungheria. Suo padre, Andrij Bandera, era un sacerdote di rito uniate cattolico nel villaggio, mentre sua madre, Myroslava Bandera, proveniva da un'antica famiglia di sacerdoti cattolici di rito bizantino ed era la figlia del sacerdote di Staryi Uhryniv.
Il giovane Bandera nel 1923
Stepan trascorse la sua infanzia in questo villaggio, nella casa dei suoi genitori e dei nonni, che lo crebbero in un clima di patriottismo e cultura nazionale ucraina, ed ebbe un forte interesse personale per la politica sociale.
Nella primavera del 1922, sua madre morì di tubercolosi. Nel 1931 divenne vice-direttore delle Guide Regionali, Amministratore Delegato regionale e Comandante dell'OUN/UVO.
Nel 1934 fu condannato a morte per aver organizzato con altre undici persone l'omicidio del Ministro dell'interno polacco Bronisław Pieracki, ma la sentenza fu commutata in ergastolo, e venne imprigionato nella prigione polacca di Wronki; fu liberato dal carcere nel settembre del 1939, sebbene non sia chiaro chi fu l'autore materiale della sua scarcerazione, se siano stati i suoi connazionali ucraini o i nazisti dopo l'invasione della Polonia.
Il collaborazionismo con i nazisti
"Gloria a Hitler! Gloria a Bandera! Lunga vita allo Stato Indipendente ucraino! Lunga vita al nostro leader S. Bandera", Castello Zhovkva nell'Ucraina occidentale luglio-agosto 1941.
Dopo la sua liberazione si spostò a Cracovia, sede del Governatorato Generale tedesco. Lì, entrò in contatto con il leader del movimento dell'OUN, Andriy Melnyk, ma la divergenza di idee e strategie portò i due ad un aperto conflitto, che ebbe come conseguenza la spaccatura all'interno del movimento indipendentista, con una fazione denominata OUN-M, di indirizzo più conservatore e capitanata da Melnyk, ed una più rivoluzionaria, capitanata da Bandera, e denominata OUN-B.
Prima della proclamazione dell'indipendenza del 30 giugno 1941, Bandera organizzò e supervisionò i cosiddetti Gruppi Mobili (in ucraino мобільні групи), ovvero piccoli gruppi di 5-15 persone, che avrebbero avuto il compito di seguire l'avanzata tedesca verso l'Ucraina orientale in cerca di supporto per le attività dell'OUN-B e per fare in modo che le nuove autorità locali fossero composte da loro attivisti. Il numero complessivo di coloro che parteciparono a questi gruppi di propaganda fu di circa 7.000 persone, reclutate anche nei circoli intellettuali, e tra questi ultimi troviamo lo scrittore Ivan Bahrianyi ed il poeta Vasyl Barka. Il 30 giugno 1941 Bandera emanò l'Atto di restaurazione dello Stato ucraino, nel quale, oltre a proclamare la nascita di uno Stato Ucraino Indipendente, dichiarò che quest'ultimo avrebbe collaborato con la Germania nazionalsocialista, che stava creando un nuovo ordine europeo e collaborava alla liberazione degli ucraini dal giogo di Mosca.
Bandera e i suoi seguaci, analogamente ai nazisti, sostenevano una riproduzione selettiva volta alla creazione di una razza ucraina "pura".
Come credevano in molti in tutta Europa e nel Mondo.
Stepan Andrijovič Bandera patriota ucraino che adottò il nazismo hitleriano per combattere il nazicomunismo dell'URSS che opprimeva la sua terra ucraina e che fu ucciso da un sicario del KGB in Germania
Zelensky e sua moglia Olena, patriota ucraino e presidente dell'Ucraina eletto democraticamente nel 2019 con il 73% dei voti e di origine ebraica, a riprova che l'Ucraina non è uno stato nazione nazista e antisemita
Dmitry Utkin nazifascista, fondatore e capo dei mercenari della Wagner al servizio di Putin
Vladimir Putin nazicomunista russo del KGB a servizio dell'URSS staliniana, oggi oligarca autocrate nazi fascista dittatore della Russia post comunista e nazifascista
Luciano Dondero16 marzo 2022
"La polemica sulla distruzione dell'ospedale rilancia infatti il Reggimento Azov come tema centrale della propaganda putiniana sulla "denazificazione" dell'Ucraina. Ma per una sigla accusata di nazismo che sta con gli ucraini dall'altra parte ne sono state contate almeno 13: Battaglione Sparta, Unità Nazionale Russa, Esercito Ortodosso Russo, Battaglione Svarozich, Alba Ortodossa, Legione di Santo Stefano, Distaccamento Jovan Šević, ’Unione della Gioventù Euroasiatica, Movimento Imperiale Russo, Unione Slava, Movimento contro l’Immigrazione Illegale, Battaglione Rusich, Battaglione Ratibor, Interbrigate... Tra i loro emblemi ci sono almeno cinque variazioni della svastica, oltre a simboli zaristi e altra roba tipo teschi e bombe a mano. La svastica riportata sull'articolo in bianco e nero, in realtà in bianco e rosso, è l'emblema di Unità Nazionale Russa. Come ricordo, era un suo membro quel Pavel Gubarev che fu il fondatore della Milizia Popolare del Donetsk ed anche il primo «governatore» della Repubblica Popolare del Donetsk. Ma è uomo di Barakshov anche Dmitry Boytsov: il comandante di un Esercito Ortodosso Russo che combatte tra i separatisti del Donbass con circa 4000 effettivi, e che è stato accusato di rapimenti, pestaggi e minacce verso protestanti, cattolici, ebrei e membri della Chiesa Ortodossa Ucraina, oltre che di saccheggi. L’8 giugno del 2014 a Slaviansk uccise alcuni pentecostali, e nel novembre 2014 sequestrò due sacerdoti cattolici. La cosa buffa (umorismo nero evidentemente, dato il contesto...) che è assieme agli ultra-ortodossi tra i putiniani nel Donbass ci sono anche i neo-pagani, anche loro con una variante della svastica come emblema. Il Battaglione Svarozich, adoratori del dio slavo Svarog, arrivò ad avere 1200 combattenti, anche se ora è stato assorbito dalla Brigata Vostok." Maurizio Stefanini
Aggiungo: ai tempi di Gorbaciov fu molto attivo un gruppo chiamato Pamyat (Memoria) che riesumava il peggio dello stalinismo e dell'antisemitismo. Non sono sicuro se esista ancora.
"Se si vuole parlare dell'Ucraina attuale occorrerebbe averne o conoscenza diretta, o aver per lo meno letto qualcosa di meno banale delle generalizzazioni giornalistiche. Caterina Simiand
https://www.facebook.com/cate.si https://www.facebook.com/vittorio.quagl ... 2396943749Infatti bisognerebbe sapere che per 50 anni, ovvero durante tutto il regime sovietico, il nome di Stepan Bandera e di altri appartenenti all'Esercito Insurrezionalista Ucraino fu totalmente sconosciuto ai suoi compatrioti. Semplicemente non esisteva perché cancellato dai libri di testo e da qualsiasi altro mezzo di comunicazione. La cosa andò avanti del più o del meno anche negli anni '90 sotto i governi degli oligarchi locali, sostenuti dalla Russia.
Ma poteva una grande nazione come l'Ucraina non riscoprire la propria storia e magari cucirsela addosso come un abito nuovo? Ovviamente no, perché comunque esisteva oramai un sistema democratico, anche se manipolato dai governi fino alle elezioni del 2003-2004, travagliatissime e ripetute causa brogli e finalmente vinte da un liberale, Viktor Juščenko.
Da allora si riscoprì la figura dell'eroe criminale Stepan Bandera, la sua vita travagliatissima, perché inviso sia ai tedeschi (finì in campo di concentramento) che ai sovietici (che gli sterminarono l'intera famiglia e infine lo uccisero nel 1959 per ordine di Kruscev).
In sostanza, una parte degli ucraini ha visto nel partigiano nazionalista un eroe patriottico, colui che prima si era opposto ai tedeschi che ostacolavano il disegno indipendentista dell'Ucraina e che poi, dopo l'invasione nazista, aveva affiancato col suo esercito volontario gli stessi tedeschi contro i comunisti. Non perché fosse ideologicamente nazista, ma perché per un ucraino che aveva assistito alla morte per fame di milioni di compatrioti nell'Holodomor era naturale pensare che anche i tedeschi fossero meglio dei comunisti e comunque rappresentavano l'unica occasione per opporvisi.
Bandera fu certamente un fascista e un razzista, in quanto voleva un'Ucraina priva di minoranze etniche, ma la sua associazione con i nazisti rimane controversa. Viene vista da molti storici come una relazione "tattica" con la Germania nazista, con la quale condivideva nemici comuni, i sovietici e i polacchi. L'Esercito Insurrezionalista Ucraino è stato il responsabile della micidiale pulizia etnica dei polacchi nella Volinia e Galizia orientale (cui i polacchi reagirono nel dopoguerra con altre stragi a danno degli ucraini) e, anche se non è chiara la catena di comando, Stepan Bandera non può che essere definito un criminale per via di quegli eccidi.
Sta di fatto che, dopo mezzo secolo di oblio, c'è stata una sbornia patriottica per Bandera - in mancanza di altri, verrebbe da dire - cui Poroshenko ha acconsentito, ma che Zelensky ha cominciato a frenare da prima dell'invasione russa. Ad esempio, le cose sono un po' cambiate nella lettura della memoria storica a partire dalla sostituzione nel 2019 del direttore dell'importante Istituto per la Memoria Nazionale con Anton Drobovych, già direttore del Babi Yar Holocaust Memorial Center, il quale ha cercato di imprimere un indirizzo più equilibrato, imbattendosi però prima nella pandemia e poi nella guerra. Ci sono state varie votazioni parlamentari contro riconoscimenti all'Esercito Insurrezionalista, proprio in considerazione dei crimini di cui si era macchiato.
La rappresentanza parlamentare dei gruppi di estrema destra è inesistente, non raggiungendo questi il 2%.
Ritenere che la coraggiosa reazione degli ucraini all'invasione di uno stato totalitario superiore per forze sia riducibile nella sua natura a qualcosa di simile al nazismo è fuori dalla realtà. Il tutto riferito ad uno stato con presidente un ebreo che coltiva ottime relazioni con Israele.
Significa non considerare la complessità della storia e l'esigenza precipua degli ucraini, ovvero quella di "decomunistizzarsi" dopo 70 anni di oppressioni e di atrocità inenarrabili. Esigenza che è innanzi tutto dei democratici che si sono battuti contro gli oligarchi locali e che si sono fatti ammazzare nella piazza del Maidan per rivendicare la Costituzione e l'adesione all'Europa. Se si dimenticano i cento morti del febbraio 2014 non si può capire dove è andata l'Ucraina dopo quella strage in piazza e si finisce per confondere la parte con il tutto, ovvero il battaglione Azov, comunque irregimentato nell'esercito, con l'intera resistenza ucraina."