Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2022 9:40 am

29)
L'andamento della ciminale guerra di aggressione russa all'Ucraina
Russia il penultimo impero poi resta quello cinese.
La possibile fine della malvagia Russia imperiale di Putin e delle sue menzogne sostenute dai peggiori umani della terra nazi fascisti (nostalgici di Hitler), comunisti (nostalgici di Stalin e dell'URSS) e maomettisti.




(Nostalgici di Stalin e dell'URSS come Santoro e Sansonetti)

Bruttissimo giorno per Putin
.
Peter W. Kruger
1 aprile 2022

https://www.facebook.com/peter.kruger/p ... 6380223312

Ho scritto prima che era in corso oggi la ritirata di tutte le forze russe a nord ovest di Kiev. È peggio. Molto peggio. Stiamo assistendo al totale collasso dell’intera infrastruttura bellica russa schierata attorno a Kiev. Non solo a nord-ovest, ma anche a est e attorno a Chernihiv. E nel processo stanno abbandonando di tutto, incluse tante unità isolate. Insomma: una rotta.
Per la resistenza ucraina una vittoria strategica enorme che nessuno avrebbe potuto immaginare su una simile scala.
E, ora, i guai per il Cremlino si fanno veramente seri. Non solo ciò che rimarrà di questa rotta risulterà totalmente inutile per sostenere le ambizioni dichiarate nel Donbas (mentre per gli ucraini si liberano tutti i contingenti migliori che erano stati messi a protezione di Kiev), ma non vedo come, con lo stato in cui sono ridotte le forze russe ritiratesi in Bielorussia, sia anche solo possibile per Mosca mantenere una presenza organizzata in quest’altro paese satellite.
In altre parole: occhi puntati ora sulla Bielorussia dove, in queste settimane, è già montata una resistenza interna molto pesante contro il regime di Lukashenko. Già in Ucraina si è formato un intero reggimento bielorusso (non ho detto una compagnia, non un battaglione, ma un intero reggimento) armato fino ai denti. Insomma, senza il supporto di Mosca, il rischio qui è che dopo le varie proteste soffocate nel sangue degli anni scorsi, nel paese monti una vera e propria insurrezione armata.
Le sorprese non finiscono qui.



L’esercito russo non risponde più agli ordini di Putin.
1 aprile 2022
https://www.facebook.com/laragione.eu/p ... 7885577182

Jeremy Fleming, capo del servizio di spionaggio britannico, descrive il comportamento delle forze armate russe impegnate in Ucraina, in seguito all’ attività di intelligence svolta sul territorio: “abbiamo visto soldati russi a corto di armi e morale, rifiutarsi di eseguire gli ordini, sabotare il proprio equipaggiamento e persino abbattere accidentalmente il proprio aereo" afferma Fleming.
“Sembra sempre più chiaro che Putin abbia valutato male la situazione. È evidente che ha giudicato male la resistenza del popolo ucraino. È diventata la sua guerra personale, con il costo pagato da persone innocenti in Ucraina e, sempre più, anche dai cittadini russi".
Secondo Fleming, il Cremlino si troverebbe in una tale situazione critica da scoraggiare i consiglieri a raccontare a Putin la verità sulla riuscita della missione in Ucraina e i dubbi inerenti alla prosecuzione dell'alleanza tra Mosca e Pechino.




Qualcosa di grosso sta accadendo al Cremlino.

Peter W. Kruger
9 aprile 2022

https://www.facebook.com/peter.kruger/p ... 3509508312

Abbiamo già molte analisi sul significato operativo della nomina, comunicata giusto ieri, del Generale d’Armata Aleksandr Dvornikov a capo dell’intera operazione militare “speciale” in Ucraina. Per questo non posso che rimandarvi al sempre ottimo Tom Cooper che, con puntuale precisione, vi spiegherà come una delle principali ragioni del disastro russo fin qui in Ucraina sia stata proprio la caotica direzione politica delle operazioni militari, gestite dirrettamente da Putin e dalla sua cerchia più stretta.
Non è l’unica ragione. Un’altra, più sul piano tattico, è l’incredibile livello di impreparazione delle truppe russe, dove perfino le unità più d’élite, come i leggendari battaglioni VDV delle truppe aviotrasportate, stanno dimostrando livelli di impreparazione operativa da far impallidire anche i gruppi militari volontari più recentemente istituiti dagli ucraini nella loro mobilitazione generale (per questo tipo di analisi, ad esempio, seguite su YouTube “Combat Veteran Reacts”). E se pensate che esagero, leggete qui cosa è stato in grado di fare uno di questi gruppi volontari nei giorni scorsi: https://www.esquire.com/.../nova-basan- ... litary.../.
Ciò detto, sul piano strategico, la nomina di Dvornikov rappresenta una cattiva notizia per gli ucraini. Almeno al livello della direzione strategica delle operazioni, i russi stanno imparando dai loro errori e cercando di riappropriarsi di una conduzione della guerra più coerente (in primo luogo più coerente con il loro approccio dottrinale). Nulla di nuovo nella storia russa. Basti pensare alla seconda guerra mondiale, quando le alterne vicende dell’armata rossa erano sempre collegate a questo pendolo di responsabilità che oscillava continuamente tra i disastri causati dalla direzione sotto il pugno fermo di Stalin e i “miracolosi” recuperi operati sotto il comando più competente dei generali dell’Armata Rossa (con la figura di Zukov ad emergere quasi come un anti-Stalin).
Sarà sufficiente per rivitalizzare le truppe russe e scuoterle dallo shock subito nelle prime settimane di guerra? Difficile dirlo. Ci vorranno almeno settimane per operare una significativa riorganizzazione e i tempi stringono (vedi alla voce 9 maggio, Festa della Vittoria nella grande Guerra Patriottica). Per questo motivo, continuo a ritenere che, nelle prossime settimane, l’azione militare russa sarà prevalentemente orientata a conseguire risultati “punitivi” verso gli ucraini (vedi anche alla voce Kramatorsk ieri) oltreché al consolidamento delle proprie linee di fronte.
Tuttavia, c’è un fatto politico che non può sfuggire. La nomina di Dvornikov rappresenta chiaramente un serio rafforzamento dello stato maggiore russo nei complessi equilibri di potere all’interno del Cremlino, e conseguentemente un ridimensionamento di Putin (di che entità, toccherà aspettare per capirlo).
La mia sensazione, ma potrei sbagliarmi, è che i comandi militari russi, ben consapevoli dei limiti operativi della propria macchina bellica (per non parlare delle più vaste vulnerabilità strategiche della Russia), non abbiano mai particolarmente amato questa operazione “speciale”, e che, proprio per questo, Putin & co., abbiano cercato di by-passare le ordinarie gerarchie militari per “forzare” la guerra su apparati che, evidentemente, erano molto recalcitranti (e poi, per uno come Putin, nulla deve spaventare di più che un gigantesco apparato militare compatto e pompato per condurre una guerra).
I generali cercheranno la pace? Beh, non a tutti i costi. Nulla può essere peggio per la carriera di un militare che ritrovarsi a presiedere la sconfitta del proprio esercito. Ma, sicuramente, la posizione di Putin da oggi è più vulnerabile. E, chiaramente, cambia il livello di “razionalità” degli interlocutori con cui gli ucraini (e l’Occidente) dovranno confrontarsi.
Per il bene, e per il male.




Putin, nemici segreti anche al Cremlino: le pressioni sullo zar e quel golpe (per ora) impossibile

Marco Prestisimone
20 aprile 2022

https://www.facebook.com/Messaggero.it/ ... 5315335815

Il numero è ancora limitato e insufficiente per qualsiasi tipo di strategia. Eppure al Cremlino c'è un crescente numero di addetti ai lavori che sta mettendo in dubbio la guerra di Vladimir Putin in Ucraina e sta manifestando preoccupazione per l'impatto e politico «potenzialmente devastante» dell'invasione. Bloomberg ha citato dieci fonti interne al Cremlino: i critici nei confronti dello zar sarebbero sia membri di alto livello del governo che nelle imprese statali. Secondo il rapporto di Bloomberg, gli addetti ai lavori russi ritengono che l'invasione sia stato un errore catastrofico da parte di Putin oltre che una decisione che porterà la Russia indietro di decenni.

Putin, arrestato il fedelissimo dello zar Vladislav Surkov: chi è e perché lo hanno accusato. Ora accanto allo zar restano solo falchi


Le reazoni al Cremlino

Putin però non prende in considerazione alcuna opinione che sia in contrasto con la sua. Anche perché - spiegano le fonti a Bloomberg - si è circondato di consiglieri intransigenti e ha respinto qualsiasi tentativo di metterlo in guardia dai costi economici e politici elevati che avrebbe scaturito un conflitto. I timori interni al Cremlino riguardano anche il nucleare: così come l'intelligence statunitense, anche a Mosca più di qualche funzionario condivide la paura che Putin possa ricorrere all'uso di armi nucleari tattiche in Ucraina.

Ma come ha reagito lo zar alle sanzioni? Le fonti spiegano che ha riconosciuto il danno delle contromosse economiche dell'Occidente ma lui si considera impegnato in una «missione storica e sa di avere il sostegno del popolo russo». Anche per questo è difficile che qualcuno possa anche solo provare un colpo di stato o un rovesciamento del potere.


La situazione in Ucraina

Il rapporto di Bloomberg fa eco alle precedenti affermazioni degli analisti secondo cui il Cremlino è stato sorpreso dall'ampiezza e dalla portata delle sanzioni occidentali e ha sottovalutato la dura resistenza ucraina. La Russia inizialmente prevedeva di impadronirsi di Kiev nel giro di pochi giorni. Dopo quasi due mesi di combattimenti, però, le sue forze si sono ritirate dalla città e gli sforzi si stanno invece concentrando sulla conquista del Donbass. Putin in un botta e risposta con la governatrice della Banca centrale russa Nabiullina ha spiegato pubblicamente che le sanzioni occidentali non sono riuscite a minare l'economia russa, con il valore del rublo recuperato nelle ultime settimane dopo un crollo del valore del 40% sulla scia delle sanzioni.




Due manager del gas "impazziti" in 48 ore: hanno sterminato le famiglie prima di uccidersi
Il mistero degli oligarchi russi suicidi
Angelo Allegri
23 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 28400.html

«La grande epurazione è iniziata: funzionari e oligarchi legati al business del petrolio muoiono uno dopo l'altro in circostanze sospette». A stabilire un legame, anche se non meglio precisato, tra le stragi che hanno coinvolto le famiglie di due uomini d'affari russi, era ieri Tsn, il servizio giornalistico del canale tv ucraino 1+1, lo stesso che ha reso famoso il presidente Volodymyr Zelensky. Ma a parte i siti ucraini, a cui non par vero di pescare nel torbido, nessun organo di informazione internazionale si azzarda a fare delle ipotesi su quello che appare come un intricato giallo o come un'incredibile coincidenza: due manager russi, entrambi diventati ricchi grazie al business del gas, decidono di uccidere moglie e figlia e poi di suicidarsi. A poche ore e a 3.500 chilometri di distanza: uno a Mosca e l'altro a Lloret de Mar, nella spagnola Costa Brava.

Sul tappeto restano le voci più disparate: quella di un legame con gli affari «sporchi» di un settore in cui la corruzione è diffusa (come in ogni comparto dell'economia russa). O di un collegamento con la guerra in Ucraina, anche se nessuno degli interessati si era esposto pubblicamente sul tema, o era, tanto meno, diventato oggetto di sanzioni.

La prima strage familiare viene scoperta in un bel palazzo dell'Universitetsky Prospekt, a due passi dalla maggiore università di Mosca. Qui vengono trovati i corpi senza vita di Vladislav Avayev, vice presidente di Gazprombank, istituto di credito attraverso cui passano molti dei pagamenti per le forniture di gas del Paese, della moglie e della figlia di 13 anni. Alcuni giornali russi scrivono che la coppia era in crisi, che la donna era incinta di un figlio concepito non con il marito ma con l'autista, e che l'appartamento era chiuso dall'interno. A far buttare giù la porta è la figlia maggiore che da ore cercava invano di mettersi in contatto con la famiglia. L'ipotesi degli investigatori sarebbe quella di un omicidio-suicidio del marito mosso dal movente passionale.

La dinamica può apparire simile anche nell'altro caso. Qui il protagonista è Sergey Protosenya, ex vice-presidente di Novatek, maggior produttore russo di gas liquefatto. Protosenya vive da anni in Francia e ha una villa al mare, in Costa Brava. Moglie e figlia vengono trovate a letto, colpite da un'ascia e da un coltello. Il marito è invece impiccato a un albero del giardino. Anche qui a dare l'allarme è il figlio maggiore, rimasto in Francia. Protosenya, secondo quanto riferiscono i giornali catalani, non sembra avere problemi economici. È appassionato di auto e in garage vengono trovate molte vetture di pregio. Fino a novembre 2021 è azionista di una banca, Forbank, a cui è stata ritirata la licenza per uno scandalo che ha coinvolto un colonnello del Fsb condannato a 7 anni di galera. Da Cipro arriva la notizia che una delle holding a cui fa capo il suo patrimonio (circa 400 milioni) è registrata sull'isola: solo due settimane fa Protosenya ha chiesto che la società fosse divisa in due; il figlio riferisce di un' ultima telefonata con i genitori che gli erano sembrati «inquieti». Anche qui si indaga per omicidio-suicidio, ma su coltello e ascia, stranamente, non sembra ci siano impronte. Il cronista che riferisce il dettaglio dice che l'assassino forse indossava dei guanti, elemento che potrebbe rimettere in discussione tutta la ricostruzione.

I siti ucraini che collegavano i due episodi ricordavano che negli ultimi mesi altri manager russi del settore petrolifero sono morti misteriosamente. Due si sono suicidati a Mosca; uno, Michael Watford, è stato trovato impiccato nel suo garage di Londra.




Putin, accuse su Telegram. «Ha insabbiato le notizie sull'incendio al centro ricerche, morti 25 scienziati»
23 aprile 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/incen ... 46618.html

Quante sono le vittime nell'incendio scoppiato a Tver il 21 aprile? Al momento l'agenzia russa Tass dice 11 morti citando una fonte dei servizi di emergenza. Ma il regime di Putin è accusato di "insabbiare" il vero bilancio delle vittime e in particolare la morte di 25 scienziati militari. Quattro di loro sono stati costretti a saltare dalle finestre dell'edificio giovedì. Ma i giornalisti locali sostengono che almeno 25 sono stati uccisi (e non «fino a sette» come dicono i media statali).

C'è un video che mostra l'inferno nel Secondo Istituto Centrale di Ricerca del Ministero della Difesa della Federazione Russa a Tver, quello dove sono progettati i missili Iskander e altre "armi segrete". Quattro scienziati militari sono stati costretti a saltare dalle finestre dell'edificio in fiamme, e i media statali hanno riferito che cinque o sette persone sono state uccise. Quel numero non sarebbe reale perché sarebbero 25 le persone uccise.

Un giornalista locale Alexander Gamburg ha riferito sul canale Telegram SOTA di aver visto in esclusiva la lista dei "periti". E ha detto di non poterle pubblicare: «Alle 22:00 del 22 aprile ci sono 25 persone. Sette persone dal 21 aprile e 18 persone sono state trovate e identificate il 22 aprile. Il più giovane è un maggiore, un uomo nato nel 1983. Il più vecchio aveva 90 o 91 anni ed era nato nel 1931. Non so cosa facesse a quell'età sul suo posto di lavoro all'istituto. La maggior parte dei deceduti erano uomini», ha scritto.

Ma com'è possibile che un incendio abbia colpito una struttura chiave della Difesa russa? Uno scienziato militare salvato ha detto che erano di fronte al fumo nero che riempiva i lunghi corridoi. Le cause dell'incendio non sono ancora note.




"Uccisi altri due generali": continua la caccia di Kiev agli ufficiali russi
Alessandro Ferro
23 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/kh ... 1650737602

Il ministero della Difesa ucraino ha rivendicato l'uccisione di due generali russi in uno scontro avvenuto vicino Kherson: un terzo sarebbe ferito in gravi condizioni. Ecco l'annuncio di Kiev
"Uccisi altri due generali": continua la caccia di Kiev agli ufficiali russi

Due generali russi sarebbero stati uccisi vicino a Kherson secondo quanto affermato dalla direzione dell'intelligence del ministero della Difesa ucraino. Un terzo sarebbe in condizioni critiche. Salgono così almeno a 18, secondo le fonti internazionali, gli alti ufficiali dell'esercito russi morti sul campo di battaglia dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Ieri, ricorda il ministero della Difesa a Kiev, l'esercito ucraino aveva colpito il 49esimo posto di comando russo vicino alla città meridionale di Kherson.

Il post della Difesa

Sulla pagina Facebook, il ministero ucraino hanno spiegato come è avvenuto l'attacco e l'uccisione dei due generali: "ll 22 aprile 2022, le Forze Armate dell'Ucraina hanno effettuato un colpo distruttivo al punto di controllo della 49esima Armata Generale delle Forze di Occupazione Russe che, in contrasto con le istruzioni di combattimento e il buon senso, è stata posta a breve distanza dal centro commerciale nella regione di Kherson". In uno scontro, quindi, i due generali russi avrebbero perso la vita. Di loro, ancora, non si conoscono i nominativi. "ll risultato dell'impatto ha eliminato due generali degli occupanti, uno è ferito gravemente e, in condizioni critiche, evacuato". Il post si chiude con una nota alla popolazione ucraina: "L'intelligence militare continua la ricerca di obiettivi importanti per procurare il massimo danno possibile agli occupanti della nostra terra ucraina! Gloria all'Ucraina!"

Tutti i generali uccisi

Prima di oggi erano stati 16 tra generali, comandanti e altre cariche quali colonnelli e capitani russi a perdere la vita. L'ultimo in ordine cronologico era stato il generale Yakov Rezantsev, 48 anni, comandante della 49esima armata del distretto militare meridionale. Appena cinque giorni prima era toccato ad Andrei Mordvichev, comandante dell'ottava Armata del Distretto Militare meridionale delle Forze armate della federazione russa, quinto generale a morire per mano ucraina ucciso da colpi di artiglieria nella città di Chernobayevka, nei pressi di Kherson. Il nome di Mordvichev si era aggiunto a quello di altri quattro generali di lungo corso: si tratta di Vitaly Gerasimov, Andrei Kolesnikov, Oleg Mityaev e Andrei Sukhovetsky, tutti veterani delle guerre combattute negli ultimi trent'anni dalla Federazione russa contro Cecenia, Georgia, Siria e Donbass.

Perché la Russia ne ha persi così tanti

Secondo quanto riferito da alcune fonti, il Cremlino sarebbe molto irritato per la perdita di alcuni dei suoi massimi generali: alcuni esperti hanno affermato che potrebbero esserci diverse ragioni per cui gli alti ufficiali russi sono caduti: le apparecchiature elettroniche di comunicazione sarebbero molto inaffidabili, costringendo quindi i generali a muoversi in prima persona. I subordinati, poi, sarebbero "troppo terrorizzati" dal prendere decisioni rapide. Le motivazioni, però, non sono soltanto interne: come abbiamo visto su InsideOver, gli ucraini possono contare su ottimi cecchini in grado di prendere di mira personaggi chiave quando una catena di comando russa si rompe. Gli analisti ritengono che i comandanti russi stiano subendo un tasso di vittime più elevato rispetto a qualsiasi conflitto dalla Seconda Guerra Mondiale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2022 9:41 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2022 9:41 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2022 9:41 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2022 9:41 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2022 9:43 am

30)
Post di Alberto Pento e di Franco Campoli



Alberto Pento
Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo e nazismo in Ucraina e in Russia
e la Russia nazi fascista e comunista, suprematista e imperialista del falso cristiano Putin il violento e criminale dittatore russo

viewtopic.php?f=143&t=3004
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9263248411


Franco Campoli
Prima di fare simili osservazioni bisognerebbe documentarsi almeno un po'...
https://m.facebook.com/story.php?story_ ... 2777308604

I PRODROMI dell'INVASIONE russa dell'UCRAINA
Franco Campoli
11 maggio 2022
https://www.facebook.com/franco.campoli ... 4053676493

L’“abbaiare occidentale alle porte della Russia” denunciato da Papa Francesco, l’oblio dello “spirito di Helsinki”, la russofobia in aumento, il riarmo e l’allargamento a Est della NATO hanno creato tra Russia ed Europa un fossato politico quasi incolmabile, ed anche culturale.
Nessuno di noi giustifica l'invasione russa del 24 febbraio, ma non possiamo dimenticate che già da prima del 2014 si sono verificati misfatti che (come dice papa Francesco) "certo l’hanno facilitata."
"""Nel 2015, la Fondazione per lo Studio della Democrazia invia un rapporto all’Osce (che cita e amplia un primo resoconto, pubblicato il 24 novembre 2014). Esso riferisce delle violenze perpetrate dai servizi del Sbu e da paramilitari neo-nazi ucraini, non solo contro i militanti separatisti ma anche contro i russofoni non-combattenti del Donbass catturati assieme ai combattenti.
Nel rapporto si menzionano elettrocuzioni, torture con bastoni di ferro e coltelli, waterboarding (simulazioni di annegamento impiegati dagli Usa in Afghanistan, Iraq e a Guantanamo), soffocazione con sacchi di plastica, torture dell’unghia, strangolamenti tramite la garrota (detta anche “garrota banderista” in omaggio a Stepan Bandera, collaboratore dei nazisti nelle guerre hitleriane, eroe nazionale per l’estrema destra e occasionalmente anche per i governi ucraini).
In altri casi i prigionieri venivano sospinti a forza su campi minati o stritolati da carri armati. A ciò si aggiungano la frantumazione di ossa, le temperature gelide delle prigioni, la sottrazione di cibo, la somministrazione di psicotropi letali. Numerosi prigionieri ricevevano, sulla propria pelle, lo stampiglio della svastica o della parola “SEPR” (separatista) inciso con lame roventi sul petto o sulle natiche.
Torture e violenze simili sono evocate anche in documenti successivi, tra cui quello dell’associazione ucraina “SUCCESSFUL GUARDS” (14 settembre 2018). Il rapporto enumera le atrocità che vedono coinvolti partiti di estrema destra come National Druzhina, Bratstvo, Right Sector, e in particolare il gruppo C14, noto per aver stretto con numerose amministrazioni distrettuali –Kiev compresa– un Memorandum di Partnership e Cooperazione...
Lo Stato ucraino lasciò impuniti tali torture e trattamenti inumani, proibiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.....
Credo che ognuno di noi, in coscienza, debba riflettere un attimo seriamente su quanto accaduto. Sono grato all'autore delll'articolo che ri-posto per aiutarci a farlo...



Gli orrori neonazisti in Ucraina e la guerra senza fine della Nato
9 maggio 2022

https://infosannio.com/2022/05/09/gli-o ... ella-nato/

Man mano che passano i giorni, i neonazisti che combattono a fianco delle truppe regolari ucraine, e in particolare quelli asserragliati nell’acciaieria Azovstal, sono chiamati con nomi più benevoli: vengono presentati come eroici partigiani […]

(DI BARBARA SPINELLI – Il Fatto Quotidiano) – Man mano che passano i giorni, i neonazisti che combattono a fianco delle truppe regolari ucraine, e in particolare quelli asserragliati nell’acciaieria Azovstal, sono chiamati con nomi più benevoli: vengono presentati come eroici partigiani, difensori ultimi dell’indipendenza ucraina. Zelensky che inizialmente voleva liberarsi dei neonazisti oggi dipende dalla loro resistenza e li elogia. La loro genealogia viene sistematicamente occultata e anche i giornalisti inviati tendono a sorvolare, ricordando raramente che nel Donbass questa maledetta guerra non è nata nel 2022 ma nel 2014, seminando in otto anni 14.000 morti. Oppure si dice che il battaglione Azov è una scheggia impazzita, certo pericolosa ma non diversa da roba tipo Forza Nuova in Italia.

Invece il battaglione Azov è tutt’altra cosa: è un reggimento inserito strutturalmente nella Guardia Nazionale ricostituita nel 2014 dopo i tumulti di Euromaidan e ha legami organici con i servizi (Sbu, succedaneo ucraino del sovietico Kgb). Così come sono tutt’altro che schegge le formazioni neonaziste o i partiti vicini al battaglione: Right Sector (Settore di Destra), Bratstvo, National Druzhina, la formazione C14, il partito Svoboda oggi in declino, e vari drappelli militarizzati. Sono i partiti su cui Washington e la Nato puntarono durante la rivoluzione colorata di Euromaidan, perché Kiev rompesse con Mosca. Sono strategicamente cruciali perché la guerra per procura Usa-Nato-Mosca continui senza scadenza. Se davvero fosse una guerra locale tra Kiev e Mosca, il segretario della Nato Stoltenberg non avrebbe respinto con tanta iattanza la rinuncia alla Crimea, prospettata qualche ora prima da Zelensky come primo passo verso una tregua.

Oleksiy Arestovych è stato dirigente di primo piano di Bratsvo ed è uno dei consiglieri politici di Zelensky: attore anch’egli, esperto in propaganda, è maggiore nell’esercito ed entrò nei servizi segreti nel 1990. Nel 2014 si unì alla guerra contro i separatisti filorussi delle repubbliche di Donec’k e Luhans’k, partecipando a 33 missioni militari. Il massimo del successo, come blogger, lo raggiunse quando presidente era Porošenko, che più si adoperò per legittimare le destre russofobe e neonaziste inserendole nel sistema militare e amministrativo. Quando Zelensky vinse alle urne, Arestovych fu nominato suo consigliere speciale e portavoce del Gruppo di Contatto Trilaterale di Minsk, creato nel 2014 per negoziare con Mosca sul Donbass. Del Gruppo facevano parte Russia, Ucraina e Osce (l’Organizzazione Onu per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa).

Nel 2015, è all’Osce che la Fondazione per lo Studio della Democrazia (associazione civile russa) invia un rapporto sulle violenze perpetrate dai servizi del Sbu e da paramilitari neo-nazi non solo contro i militanti separatisti ma anche contro i russofoni non-combattenti del Donbass catturati assieme ai combattenti. Il rapporto cita e amplia un primo resoconto, pubblicato il 24 novembre 2014. Nel secondo si menzionano elettrocuzioni, torture con bastoni di ferro e coltelli, waterboarding (simulazioni di annegamento impiegati dagli Usa in Afghanistan, Iraq e a Guantanamo), soffocazione con sacchi di plastica, torture dell’unghia, strangolamenti tramite la garrota (detta anche “garrota banderista” in omaggio a Stepan Bandera, collaboratore dei nazisti nelle guerre hitleriane, eroe nazionale per l’estrema destra e occasionalmente anche per i governi ucraini).

In altri casi i prigionieri venivano sospinti a forza su campi minati o stritolati da carri armati. A ciò ci aggiungano la frantumazione di ossa, le temperature gelide delle prigioni, la sottrazione di cibo, la somministrazione di psicotropi letali. Lo Stato lasciò impuniti tali torture e trattamenti inumani, proibiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Si trattò di azioni volutamente naziste se è vero che numerosi prigionieri ricevettero, sulla propria pelle, lo stampiglio della svastica o della parola “SEPR” (separatista) inciso con lame roventi sul petto o sulle natiche. La Costituzione ucraina, nell’articolo 37, proibisce l’esistenza di gruppi paramilitari nei partiti e nelle istituzioni pubbliche.

Torture e violenze simili sono evocate anche in documenti successivi, tra cui quello dell’associazione ucraina “Successful Guards” (14 settembre 2018). Il rapporto enumera le atrocità che vedono coinvolti partiti di estrema destra come National Druzhina, Bratstvo, Right Sector, e in particolare il gruppo C14, noto per aver stretto con numerose amministrazioni distrettuali –Kiev compresa– un Memorandum di Partnership e Cooperazione. Il C14 è responsabile non solo di azioni violente nel Donbass ma di pogrom contro i rom e di violenze contro le annuali commemorazioni di eroi antinazisti russi come Anastasia Baburova e Stanislav Markelov. Nel Donbass il C14 compie spesso azioni che il SBU non può legalmente permettersi, scrive il rapporto. Il metodo è sempre quello: l’esercito o il SBU o i ministeri dell’Interno e dei Veterani affidano i prigionieri sospetti di collaborazione con Mosca ai propri bracci torturatori: battaglione Azov o C14.

Queste violenze andrebbero rievocate, nel giorno che commemora la vittoria sovietica del ’45 e quella che Mosca chiama “grande guerra patriottica”. La chiamano così anche i commentatori occidentali, per dissimulare il fatto che fu una vittoria che liberò dal nazismo l’Europa intera, con gli alleati occidentali, e che costò alla Russia almeno 30 milioni di morti.

Da tempo si relativizza, sino a farlo scomparire, il contributo decisivo dell’armata rossa alla liberazione europea. Il contributo viene obliterato, come non fosse mai esistito, perfino dal Parlamento europeo (memorabile una risoluzione del settembre 2019 che attribuisce solo al patto Ribbentrop-Stalin le colpe della guerra e non fa menzione della Resistenza russa).

Il riarmo e l’allargamento a Est della Nato, uniti all’impudenza delle dimenticanze storiche e delle frasi di Stoltenberg, hanno creato tra Russia ed Europa un fossato quasi incolmabile, politico e anche culturale. A questo servono l’“abbaiare occidentale alle porte della Russia” denunciato dal Papa, l’oblio dello “spirito di Helsinki”, la russofobia in aumento. Sono misfatti che non giustificano la brutale aggressione russa del 24 febbraio, ma che certo l’hanno facilitata. Che spingeranno la Russia, per molto tempo, a prender congedo da un’Europa che sempre più crede di progredire confondendo i propri interessi con quelli statunitensi.



Alberto Pento a Franco Campoli

Nessun genocidio di russofoni russofili nel Donbass ucraino ad opera degli ucraini, la Corte Internazionale condanna la Russia di Putin e il nazifascista Putin per crimini contro l'umanità.
Putin si era inventato un presunto genocidio dei russofili incorso nel Donbass da parte degli ucraini per giustificare l'intervento armato in Ucraina

Guerra Ucraina, in arrivo decisione Corte giustizia su ricorso contro Russia
La decisione mercoledì
14 marzo 2022
https://www.adnkronos.com/guerra-ucrain ... OXRp223HKR
Guerra Ucraina-Russia, la Corte di Giustizia internazionale (massimo organismo giuridico dell'Onu per le dispute tra Stati) annuncerà la sua decisione sul ricorso presentato da Kiev per imporre misure contro Mosca che accusa falsamente l'Ucraina di genocidio per giustificare la sua invasione. "Mercoledì 16 marzo la Corte emetterà un ordine sulla richiesta dell'Ucraina" si legge in un comunicato della Corte che ha sede all'Aja alla quale Kie ha chiesto "una decisione urgente che ordini alla Russia di mettere fine alle attività militari" negando nel modo più assoluto le accuse di genocidio. "La Russia non ha nessuna base legale per prendere misure contro l'Ucraina con il proposito di evitare nessun presunto genocidio" in Donbass, recita il ricorso del governo ucraino.




La Corte Internazionale di Giustizia dell'Onu ordina alla Russia di fermare la guerra
Paolo Busco e Filippo Fontanelli
17 marzo 2022

https://www.corriere.it/esteri/22_marzo ... f215.shtml

La decisione del tribunale delle Nazioni Unite è una vittoria per il governo di Kiev. Rigettate le accuse di Mosca sul genocidio della popolazione del Donbass

La Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ha ordinato ieri alla Russia di sospendere immediatamente le «operazioni militari» iniziate in Ucraina, con 13 voti favorevoli e 2 contrari (da parte dei giudici russo e cinese). L’ordine è stato adottato in via urgente, nell’attesa di una decisione definitiva nel merito del giudizio che l’Ucraina ha introdotto contro la Russia all’Aja lo scorso 26 febbraio. Qual è la portata della decisione odierna, e in cosa consiste di preciso il caso instaurato dall’Ucraina davanti alla Corte?

Disputa fra Stati

Il ricorso dell’Ucraina contro la Russia verte sulla interpretazione e applicazione della Convenzione sulla prevenzione e repressione del crimine di genocidio del 1948. Non è la prima volta che la Convenzione è oggetto di una disputa fra Stati davanti alla Corte: per esempio, la Convenzione è stata invocata dalla Bosnia contro la Serbia e il Montenegro negli anni ’90, nel contesto della guerra di Balcani; più di recente, dal Gambia contro Myanmar rispetto alla situazione della minoranza Rohingya. Se confrontato con questi casi, e con le ordinarie dinamiche fra Stato attore e Stato convenuto in una disputa internazionale, il caso introdotto dall’Ucraina è inusuale.

La questione del Donbass

L’Ucraina non accusa la Russia di aver compiuto atti di genocidio nei confronti della popolazione ucraina durante la guerra in corso. Al contrario, chiede alla Corte di confermare che la stessa Ucraina non ha commesso atti di genocidio contro la popolazione russofona del Donbass; inoltre, e in ogni caso, che la risposta armata russa sarebbe comunque illegittima, poiché la repressione di un eventuale genocidio potrebbe avvenire solo con i mezzi previsti dalla Convenzione, che non contempla l’uso unilaterale della forza. Come noto, invece, il Cremlino giustifica l’invasione proprio sulla base della necessità di fermare un asserito genocidio perpetrato dall’Ucraina nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. L’idea di fondo della richiesta dell’Ucraina è in sostanza la seguente: la Russia ha usato la Convenzione sul genocidio per fini impropri e in mala fede; l’uso unilaterale della forza sarebbe vietato anche laddove si stesse davvero consumando un genocidio e dunque è tanto più vietato quando l’accusa di genocidio è pretestuosa. Si tratta di un caso non «lineare», viste le circostanze. Perché l’Ucraina non ha più semplicemente chiesto di accertare direttamente l’illiceità dell’aggressione armata russa, invocando il diritto internazionale e la Carta ONU, oppure di dichiarare che la Russia sta commettendo un genocidio ai danni della popolazione ucraina nel contesto delle ostilità?

La Convenzione sul genocidio

Sul primo punto, la spiegazione è che la competenza della Corte si basa sul consenso delle parti. Perciò, uno Stato può convenirne un altro in giudizio per accertare la commissione di un illecito internazionale solo se quest’ultimo accetta la giurisdizione della Corte sulla materia della controversia. La Russia non si è assoggettata alla giurisdizione della Corte su qualsiasi questione, ma lo ha fatto sulle questioni trattate dalla Convenzione sul genocidio, quando ha deciso di diventarne parte nel 1954. Per questo motivo, per adire la Corte, l’Ucraina ha dovuto formulare un ricorso inusuale, costretto dall’aggancio indispensabile all’argomento del genocidio. Sul secondo punto, la risposta è che, almeno per il momento, un’accusa diretta di genocidio alla Russia avrebbe avuto poche chances di successo davanti alla Corte.

Crimini di guerra e crimini contro l’umanità

Il crimine di genocidio ha difatti una definizione tecnica, il cui elemento centrale è la volontà soggettiva di annientare un gruppo (etnico, religioso, ma anche nazionale) in quanto tale, per le sue specifiche caratteristiche. I crimini di guerra e i crimini contro l’umanità non costituiscono genocidio, se non è data prova di questo specifico intento. La difesa dell’Ucraina può aver ritenuto strategicamente più opportuno, almeno per il momento, concentrare gli sforzi su obiettivi più limitati, ma più realistici da ottenere. Passando ora alla decisione di ieri, è evidente che la strategia dell’Ucraina, pur con le limitazioni di cui si è detto, mirava ad alcuni obiettivi concreti, tutti centrati.

Gli obiettivi

Primo, l’introduzione del giudizio ha permesso all’Ucraina di chiedere e ottenere un ordine diretto di cessazione delle ostilità da parte della massima istanza giudiziaria internazionale, in meno di tre settimane dall’attacco russo. Secondo, la Corte ha indicato che le tesi dell’Ucraina sono quanto meno plausibili (fermi restando gli approfondimenti che la Corte dovrà fare in seguito) tanto rispetto al fatto che nel Dombass non sia in atto un genocidio della popolazione russofona; quanto rispetto al fatto che l’uso della forza unilaterale sia in ogni caso vietato. Questi passaggi fondamentali smascherano la povertà delle dichiarazioni russe sulla necessità e legalità dell’intervento armato. Da ultimo, non si può escludere che ora che il caso è incardinato, l’Ucraina valuti di ampliare l’oggetto della domanda, e introdurre accuse ulteriori di violazione diretta da parte della Russia delle disposizioni centrali della Convenzione contro il genocidio, ove emergano elementi in tal senso. È difficile immaginare che le misure ordinate ieri saranno rispettate; ma la decisione è importante soprattutto per un aspetto: perché non è assunta da un organo le cui decisioni sono sorrette da valutazioni politiche, ma da una corte, per sua natura terza ed imparziale. Nella propaganda che inevitabilmente accompagna ogni guerra, una parola obiettiva come quella pronunciata ieri è quanto mai importante.
(Paolo Busco è avvocato internazionalista presso lo studio Twenty Essex di Londra; Filippo Fontanelli è docente di diritto internazionale alle Università di Edimburgo e LUISS di Roma).

La verità è proprio il contrario,
con la guerra civile in Donbass istigata, fomentata e finanziata dal suprematismo imperialista russo del nazifascista e falso cristiano Putin, teso a ricostruire la Grande Russia zarista e sovietica è iniziata la pulizia etnica e il genocidio degli ucraini non filorussi.



Onu, la CIG ordina alla Russia di “sospendere immediatamente” la guerra
La Voce di New York
16 marzo 2022

https://www.lavocedinewyork.com/onu/202 ... la-guerra/

Con 13 voti a favore e 2 contrari – quelli del vicepresidente russo Kirill Gevorgian e del cinese Xue Hanqin – la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha stabilito che la Russia “deve sospendere immediatamente le operazioni militari che ha iniziato il 24 febbraio” in Ucraina.

La sentenza – primo verdetto del genere emesso dalla “corte ONU” dall’inizio dell’invasione russa – è in risposta a una causa presentata dall’Ucraina alla fine dello scorso mese, che incolpa la Russia di manipolare il concetto di genocidio per giustificare la sua aggressione militare.

La tempistica non è casuale: giovedì, infatti, il Governo di Mosca presenterà una risoluzione umanitaria al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, giustificando il suo intervento militare in Ucraina proprio sulla base del presunto genocidio ucraino contro le popolazioni russofone del Donbass. La mossa della CIG va quindi letta anche come una maniera di ‘mettere le mani avanti’ rispetto all’interpretazione del diritto internazionale fornita da Mosca.

Ciò premesso, malgrado i verdetti della Corte internazionale di giustizia siano pienamente vincolanti, c’è più di qualche dubbio che Mosca rispetterà la sentenza, dal momento che il tribunale dell’Aja non ha mezzi diretti per farli rispettare.

Il caso

La Corte ha esordito ricordando che il 26 febbraio l’Ucraina ha presentato un ricorso contro la Russia per “una controversia” sull’interpretazione, applicazione e adempimento della Convenzione sul genocidio del 1948.

L’Ucraina sostiene che la Russia, avendo falsamente evidenziato atti di genocidio contro la popolazione delle regioni di Luhans’k e Doneck, avesse dichiarato e attuato una “operazione militare speciale” per prevenire e punire i presunti atti.

La CIG ha chiesto a Mosca di sospendere immediatamente i suoi attacchi e cessare tutte le operazioni militari in quanto basate sullo scopo dichiarato dal Cremlino di prevenire o punire Kyiv per aver commesso un genocidio.

La Corte ha anche sottolineato come la Russia avesse deciso di non partecipare al procedimento orale e, successivamente, avesse presentato un documento con la propria posizione, secondo cui la Corte non avrebbe giurisdizione, e chiedendole di “astenersi dall’indicare misure provvisorie e di rimuovere il caso dalla sua agenda”.


Le condizioni

Nel pronunciare il verdetto, il presidente – lo statunitense Joan E. Donoghue – ha sottolineato che sono state soddisfatte le condizioni necessarie per dare alla CIG l’autorità di indicare misure provvisorie, vale a dire che i diritti rivendicati dall’Ucraina sono plausibili; il genocidio non è stato commesso; e la condizione di urgenza è stata soddisfatta in quanto danni irreparabili possono “verificarsi in qualsiasi momento”.

“In effetti, qualsiasi operazione militare, in particolare una della scala realizzata dalla Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina, provoca inevitabilmente la perdita di vite umane, danni mentali e fisici, e danni alla proprietà e all’ambiente”, ha riferito il presidente della CIG.

Per conto della Corte ONU, ha continuato, “la popolazione civile colpita dall’attuale conflitto è estremamente vulnerabile”, aggiungendo che l’aggressione della Russia ha provocato “numerosi morti e feriti civili (…), danni materiali significativi, compresa la distruzione di edifici e infrastrutture”.

“Gli attacchi sono in corso e stanno creando condizioni di vita sempre più difficili per la popolazione civile. Molte persone non hanno accesso agli alimenti più elementari, all’acqua potabile, all’elettricità, alle medicine essenziali o al riscaldamento. Un numero molto elevato di persone tenta di fuggire dalle città più colpite in condizioni di estrema insicurezza”, ha spiegato.

I giudici sono stati peraltro unanimi nell’ordinare che entrambe le parti si astengano da qualsiasi azione che possa “aggravare o estendere la controversia (…) o renderla più difficile da risolvere”.



Vorrei chiarire le informazioni su questo conflitto e riferire il numero reale di vittime da entrambe le parti basati sui dati ONU:
20 marzo 2022
https://www.facebook.com/luciano.donder ... 8951419483

La Federazione Russa, guidata da Putin, si è posta l'obiettivo di riportare i paesi indipendenti nello stato dell'ex Unione Sovietica. Il primo colpo è arrivato in Ucraina!
Preistoria.
Nel dicembre 2005 è stata fondata l'organizzazione regionale di Donetsk "Repubblica di Donetsk", che ha condotto una campagna per la dichiarazione di indipendenza del Donbass dall'Ucraina, come la Transnistria.
Le prime foto con l'attuale bandiera DNR sono state scattate in Russia al Forum Seliger nel 2013.

Fatti:
1. La guerra nel Donbass è stata iniziata dalle truppe russe che hanno invaso il territorio del Donbass ucraino nell'aprile 2014 (dopo che la Federazione Russa si è impadronita della Crimea).
Per creare un'immagine della "guerra civile", la Russia ha organizzato una "rivolta popolare" nel Donbass, che, come si è scoperto, si stava preparando da diversi anni.
Sono iniziate le manifestazioni per la separazione del Donbass. Funzionari russi e media hanno definito il nuovo governo ucraino una "giunta" e hanno definito il cambio di governo un "colpo di stato". Secondo le statistiche, il sostegno ai separatisti era solo del 30%, ma la Russia ha fornito loro leader e armi.
(Nota: la Russia non ha riconosciuto il suo coinvolgimento nella guerra in quel momento. Ma ci sono ampie prove della presenza di soldati russi senza identificazione e equipaggiamento militare russo. Tutte le prove sono state raccolte e saranno trasmesse all'Aia)

2. Le forze filoucraine si sono riunite a Donetsk per una grande marcia pacifica di molte migliaia di partecipanti.La marcia è stata brutalmente attaccata da gruppi di "manifestanti" filorussi e militanti che sono stati portati in autobus dalla Russia (Rostov). Un giovane attivista è stato ucciso e molti partecipanti sono rimasti gravemente feriti.
Altri due attivisti delle forze patriottiche ucraine, Volodymyr Rybak e Yuriy Popravka, sono stati brutalmente uccisi a Horlivka. Successivamente, sono continuate le brutali uccisioni e torture di patrioti nelle camere di tortura allestite nelle stazioni di polizia e nei locali delle scuole.

3. In maggio si è tenuto un "referendum" espresso sotto le armi della "milizia" su moduli ordinari stampati su una stampante, i cui risultati sono stati annunciati quasi immediatamente. Fu proclamata la Repubblica popolare di Donetsk e immediatamente fece appello a Putin per inviare le sue truppe.
(Nota: la Repubblica popolare di Luhansk è stata organizzata in parallelo secondo lo stesso schema.)

4. Sono iniziati gli scontri di combattimento tra i distaccamenti DNR-LNR e la Guardia nazionale ucraina, che hanno cessato molto rapidamente di essere una normale operazione antiterrorismo. Dopotutto, dalla parte delle autoproclamate "repubbliche" c'erano "volontari" russi, armati con equipaggiamento e armi dell'esercito regolare russo. Le forze armate ucraine non hanno potuto entrare in vigore perché non c'era un'invasione russa formale.
(Nota: "volontari" anonimi in uniforme senza insegne hanno sparato mortai e lanciagranate contro quartieri residenziali e ospedali, cercando di incolpare le truppe ucraine.)
- Il 24 maggio, il DNR ha avanzato rivendicazioni territoriali all'Ucraina in altre regioni meridionali e orientali: Odessa, Mykolaiv, Kherson, Zaporizhia, Dnipropetrovsk e Kharkiv.L'obiettivo era ovvio: impadronirsi di parte dell'Ucraina per unire la Crimea alla Russia.
- Nel frattempo, il presidente Poroshenko si è impegnato urgentemente nel ripristino della capacità di combattimento delle forze armate. Il processo è stato lungo e complicato, la maggior parte delle armi e dell'equipaggiamento militare era in cattivo stato, è stato necessario organizzare riparazioni, attrezzature, ripristinare scorte di munizioni, carburante, pezzi di ricambio, servizi medici e ingegneristici.
- I "militanti" della Federazione Russa hanno effettuato molte provocazioni, sparando contro i civili dalle postazioni ucraine nella speranza che la popolazione locale li sostenesse.
- Ci sono stati bombardamenti di massa di posizioni ucraine dal territorio della Russia. Quando le truppe ucraine occuparono la città di Ilovaisk, un gran numero di truppe russe entrò nelle loro retrovie e le circondò. Putin ha promesso alle truppe ucraine un'uscita libera dall'accerchiamento senza armi. Nel processo di partenza, quasi disarmati, sono stati brutalmente fucilati.
- Le pesanti perdite hanno costretto l'Ucraina ad andare ai difficili accordi conclusi a Minsk, che hanno permesso di congelare virtualmente il conflitto. I combattimenti non si sono fermati, ma il numero delle vittime è diminuito in modo significativo.

STATISTICHE
(dati ONU dal 14 aprile 2014 al 31 gennaio 2021)
Secondo le stime dell'UNHCR, il numero totale di vittime legate al conflitto in Ucraina (dal 14 aprile 2014 al 31 gennaio 2021) è 13100-13300.
Di loro:
- 3.375 civili
- 4.150 militari ucraini
- 5.700 membri di gruppi armati



Le menzogne sul Donbass, dove fu il genocidio?

Giovanni Catelli
22 Aprile 2022

https://www.eastjournal.net/archives/125348

È il caso di rispondere una volta per tutte alle menzogne che vengono ogni volta sostenute dai governanti russi per giustificare l’aggressione all’Ucraina: parlano ogni volta di un fantomatico genocidio, anche di donne e bambini, che si sarebbe svolto in questi anni nel Donbass; benissimo, ci dicano dove e quando sarebbe avvenuto questo “genocidio” e ci mostrino le prove: con la potenza della loro ossessiva disinformazione, i russi avrebbero ricoperto di denunce i media anche per la morte di un singolo piccione, nel Donbass da loro occupato con le armi nel 2014. Dei famigerati 14mila morti nel Donbass si dimentica di dire chi sono, cioè per circa un terzo militari e paramilitari ucraini, per un terzo paramilitari russofili e soldati russi, e per l’ultimo terzo civili – di lingua ucraina e russa, indistintamente. Dov’è il genocidio?

La verità conclamata è che nel Donbass non sarebbe avvenuta nessuna guerra, se non l’avesse portata con le armi e i suoi mercenari la Russia. Possiamo ripetere qui il giudizio del grande giornalista Luke Harding: “Senza la Russia, nel 2014 non ci sarebbe stata nessuna guerra. Indubbiamente ci sarebbero state le tensioni tra il governo centrale di Kiev e le sue regioni orientali a maggioranza russa: una disputa politica su autonomia, devoluzione del potere, molteplici fallimenti dello stato ucraino e status della lingua russa, ma l’Ucraina non sarebbe caduta nel caos”. Ancora Harding: “Putin scatenò una guerra in Ucraina orientale, per quanto combattuta di nascosto, con soldati camuffati e agenti clandestini. Il conflitto che gravò sull’Ucraina nel 2014 non era, come affermò Mosca, una guerra civile. Si trattava in realtà di qualcosa di artificiale, una specie di Frankenstein creato a tavolino dal governo russo e portato alla vita dal brutale shock della forza militare e dell’invasione. Il GRU ebbe in questo un ruolo cruciale.”

Ora, a tutti i propagandisti che ripetono come pappagalli le vuote formule della disinformazione russa sarebbe il caso di chiedere prova di quanto affermano. Non è sufficiente enunciare formule gradite ai tanti neneisti solo per alzare l’audience con risse da pollaio.

Sono morti i poveri coscritti ucraini mandati a difendere il paese, con scarsi mezzi, contro soldati e mercenari professionisti. I 14mila morti ufficiali hanno un volto e un nome (qui il report delle Nazioni Unite), e sono morti a causa dei bombardamenti e del tiro indiscriminato che il territorio ucraino subisce da anni.

La responsabilità di questa tragedia ricade, oltre che sull’aggressore russo, che mandò interi autobus di mercenari capeggiati da Igor Girkin, sugli uomini fedeli all’ex presidente Yanukovich, vero ras della regione: la polizia a lui fedele non mosse un dito per fermare le proteste inscenate dalla Russia. Anche l’oligarca Rinat Akhmetov avrebbe potuto fermare gli scalmanati inviati e sobillati dalla Russia ma non volle farlo. Esistono di questo centinaia di testimonianze e decine di studi

Gli ammiratori di queste repubbliche del malaffare, che le hanno variamente confuse con dei paradisi di libertà, di socialismo, di difesa della tradizione, di opposizione all’atlantismo, non si sono mai recati personalmente ad ammirare i paradisi che tanto difendono. Se lo avessero fatto, avrebbero compreso la portata delle menzogne che con falsa autorità fanno circolare nel dibattito come dati di fatto.


Tags Donbass genocidio Giovanni Catelli
Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.



Ucraina, dalla guerra civile nel 2013/14, causata dal nazifascista russo Putin a oggi,
dalle stragi di Euromaidan del 2013 a quella di Odessa del 2014
viewtopic.php?f=143&t=3006
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9099264249

Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014 con repressione violenta del governo filorusso dei manifestanti filoeuropei e feroci scontri tra i filo russi e i filo europei, con centinaia di morti e migliaia di feriti.
Con interventi di cecchini, mercenari, infiltrati e squadre speciali russe contro gli ucraini antigovernativi e filoeuropei.
Fu in questo contesto di guerra civile, di repressioni poliziesche e militari, di scontri e violenze generalizzate, tra cui l'invasione russa della Crimea e l'inizio dei moti separatisti terroristici nel Donbass che avvenne anche la Strage di Odessa in cui morirono una quarantina di persone a causa di un incendio di cui non si conosce con certezza l'origine.


Le demenzialità, le menzogne e le calunnie contro gli USA e la NATO
viewtopic.php?f=143&t=3005
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 1061722663

La Russia nazi fascista di Putin
La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria
viewtopic.php?f=92&t=2990

Ucraina e Russia, non sono una stessa grande famiglia
viewtopic.php?f=143&t=3002
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2022 9:43 am

Intervista lunga alla nostra preziosa Aleksievic - Premio Nobel, ma bandita in Patria e odiata in Russia.
"Svetlana Aleksievic: nella Russia di Putin vedo il fascismo."

La Repubblica, il Venerdì del 13 maggio 2022, Ezio Mauro
Tatiana Smith

https://www.facebook.com/naiada.incogni ... 7384498032
Svetlana Aleksievic è nata in Ucraina nel 1948 ma è cresciuta e ha vissuto prevalentemente in Bielorussia. Oppositrice del regime del presidente Aleksander Lukashenko, ha trascorso lunghi periodi in esilio ed è dovuta fuggire in Germania nel 2020. Da giornalista e scrittrice ha raccontato le principali vicende dell'Urss e della Russia nella seconda metà del Novecento in una serie di romanzi corali basati su centinaia di testimonianze. Nel 2015 ha ricevuto il premio Nobel per la Letteratura "per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo" (dalla motivazione). Su sua iniziativa l'editore Bompiani pubblica ora le sue Opere principali in due volumi a cura di Sergio Rapetti con la traduzione di Rapetti e Nadia Cicognini: Guerre (1.040 pagine, 35 euro) e Tornare al cuore dell'uomo (1.104 pagine, 35 euro, in libreria dal 25 maggio). Ecco il suo colloquio con Ezio Mauro
-- Svetlana Aleksandrovna, lei è cresciuta sovietica, è diventata scrittrice di lingua russa, con padre bielorusso e madre ucraina. Come vive oggi il conflitto tra queste quattro nature, entrate in guerra tra di loro?
"Quando ho ricevuto il premio Nobel dissi che avevo due case, perfino tre: la Bielorussia, l'Ucraina e la cultura russa. Ma erano tempi completamente diversi, e tutti noi eravamo sotto l'influsso grandioso della cultura russa, sentivamo tutto il suo incanto, mentre oggi sembra di essere in un altro mondo. Dobbiamo domandarci, e domandare all'intera élite russa, perché la cultura del Paese è divenuta impotente, perché non aiuta in questa situazione tragica, perché le persone non si rivolgono alla parola della cultura, e non la ascoltano, e invece ascoltano soltanto la televisione".
-- Che cosa è successo?
"Me lo chiedo ogni giorno. Lei sa che si parla sempre della 'misteriosa anima russa', nel Diciannovesimo secolo era un modo di dire molto comune. Oggi, dov'è finita quell'anima? Le faccio un solo esempio che mi ha colpito di recente. I servizi segreti ucraini effettuano continuamente intercettazioni delle conversazioni dei soldati russi con i loro genitori, le loro famiglie. Ed ecco che un soldato russo telefona alla moglie, e la informa: 'Noi qui stiamo rubando, stiamo facendo sciacallaggio. Io non ho con me un borsone, ma qualcosa sono riuscito a prendere. Per esempio, argento non fresco'. 'Argento non fresco? Che vuoi dire?' chiede lei. 'È ad esempio quello che leviamo ai morti. Ma tu riesci a lavorare con l'argento vecchio?'. Risposta: 'Tu prendi, prendi tutto quel che trovi...'. Capito? Ecco dove nasce la mia domanda: come sta operando questa grande cultura russa? Perché oggi non funziona? Perché una propaganda così primitiva come quella della televisione ha preso il sopravvento? Senti che cosa dicono i soldati russi tra loro, o al telefono con i familiari, e ti chiedi: come è potuto accadere, perché abbiamo perso le persone in così poco tempo?".
-- È una mutazione indotta dalla guerra o in atto già da prima?
"Io so che fino a poco tempo fa parlavamo di una nazione spirituale, di un Paese che, come sempre si dice, legge più di ogni altro: ed oggi, ecco, siamo arrivati all'argento non fresco da togliere ai morti... E tenga conto che potrei fare moltissimi esempi come questo. Quando, dopo lo scontro armato, il battaglione ripiega a riposare in Bielorussia, arrivano prima i carri armati colpiti e i blindati ammaccati, e subito dopo li seguono i Kamaz, i camion carichi di lavatrici, frigoriferi, biciclette da bambino... Una razzìa. E io mi sento disperata, e penso a come si può trovare una strada per raggiungere questo tipo di umanità, come scegliere le parole perché la gente capisca che sono cose terribili. La Russia sta facendo quello che i nazisti facevano sul suo territorio: ora abbiamo a che fare col fascismo russo".
-- È una spoliazione?
"Sì, esattamente. I soldati razziano questi beni in Ucraina e li spediscono a casa utilizzando la nostra posta bielorussa. Centinaia di chili. E poi, soprattutto, laggiù le loro mogli, i figli, le famiglie indossano e usano quelle cose. Come ai tempi delle tribù primitive. Un bottino di guerra, un saccheggio dell'anima".
-- Noi parliamo di guerra, ma in Russia non si può. I giornalisti per raccontare quello che vedono al fronte devono usare le formule scelte dal potere. Perché la guerra comincia sempre con l'arresto delle parole?
"Ma perché qualunque guerra è innanzitutto una grande menzogna. Lei deve tener conto, sempre, che Putin vuole appropriarsi del popolo. Per questo non vuole che la gente sappia la verità: che conosca la ragione per cui, ad esempio, la radio Eco di Mosca ha dovuto chiudere le trasmissioni. Ecco, questo è il motivo: la popolazione non deve sapere. La cosa più sorprendente è la reazione dei cittadini a questa confisca della verità. Ho visto in televisione un giornalista che cammina sulla Piazza Rossa, a Mosca, e domanda ai passanti: che ne pensa della guerra in Ucraina? La risposta di uno su due, se non di più, è di sostegno a Putin. Mi ha colpito una donna che ha detto: 'Mia sorella vive a Kharkov, che è stata bombardata e lei è rimasta senza casa, ma io appoggio comunque il nostro Presidente. Perché se non fossimo stati noi ad aggredire saremmo stati aggrediti dagli americani'. Sono mitologie che vengono inculcate nella coscienza delle persone".
-- Ma come spiega questo consenso, è solo frutto della propaganda?
"Certamente no. Vede, io in questo momento sto scrivendo un libro sulla situazione in Bielorussia e sulla guerra in Ucraina, e devo dire che studiando e analizzando quel che accade è sempre più difficile considerare Putin come l'unico colpevole. Ogni russo porta la sua parte di responsabilità. Perché ognuno, anche nel suo isolamento, nella paura, nella sua solitudine, può domandarsi cos'è questa guerra, cosa c'è di giusto in quel che facciamo in Ucraina, e trarre le proprie conclusioni. Fino a scoprire la vera questione: questa guerra chiama in causa una colpa collettiva".
-- Tutti colpevoli, nessun vero colpevole?
"Proprio il contrario. Voglio dire che la finzione di un popolo oppresso e disgraziato è troppo facile, non spiega niente. Bisogna comprendere che anche il popolo è colpevole, e avere il coraggio di dirlo, perché è da qui che si deve ripartire. Ecco per esempio di nuovo un'intercettazione: un soldato russo in Ucraina parla con suo padre, il ragazzo non gli racconta le cose tremende che stanno facendo, ma si lamenta: "Papà, ci hanno detto che ci avrebbero pagato di più, invece ci hanno pagato pochissimo". Ed è di questo che si mettono a discutere lui e il padre, è sui soldi che si sentono ingannati, non sulle ragioni della guerra. Non una parola sulle sofferenze di Mariupol, sulla tragedia di Bucha, sui cinque milioni e più di profughi e rifugiati, sulle centinaia di bambini che sono scomparsi o morti. Il mondo è annichilito da questo dramma e noi siamo davanti a un padre che dice a un figlio di guadagnare il più possibile per quando tornerà a casa. E io, personalmente, come scrittrice sono disperata".
-- Ma lei si aspettava l'invasione dell'Ucraina? In Occidente molti pensavano fosse una minaccia che non sarebbe diventata realtà. Lei aveva capito?
"Io parlo molto con gli ucraini e loro, tutti, se lo aspettavano. Si preparavano. Facevano scorte di cibo, compravano benzina per le auto, partecipavano alle esercitazioni per imparare a sopravvivere in una situazione di guerra. Il fatto è che l'Ucraina da tempo avverte la Russia come un pericolo. Negli anni Trenta Stalin voleva prenderla per fame, oggi Putin la prende con i missili. Io sono ammirata dalla capacità di combattimento degli ucraini. Conosco ragazze e donne ucraine che lavorano qui in Germania, nelle pulizie delle case, mi raccontano che sono arrivate da poco coi bambini e coi mariti, i quali sono subito tornati indietro a combattere. Nessuno li obbligava, ma loro appena messa in salvo la famiglia sono rientrati in quell'inferno. Anche altri, che già da tempo vivevano in Germania, sono tornati in patria per combattere. Sono ammirata da questo popolo".
-- Lei si aspettava una resistenza di questo tipo da parte degli ucraini?
"Io sono cresciuta con la mia nonna ucraina, ho passato molto tempo con lei, conosco la mentalità delle persone in quel Paese. Ma no, non mi aspettavo che avrebbero mostrato questa forza d'opposizione, temevo che si perdessero in un momento così estremo. Pochi avrebbero potuto mettere in campo una resistenza di questo genere. Ricordiamo l'effetto che ha fatto su di noi vedere tutti quei carri armati che arrivavano alla frontiera, quelle colonne in fila dalla Russia: e loro? Mi sembrava logico pensare che avrebbero tremato, anche per la sproporzione delle forze in gioco, potevano disgregarsi. Invece sono rimasti lì, ci sono ancora e continuano a resistere".
-- Ma Putin che cosa vuole con questa guerra? Io non credo che punti a ripristinare lo spazio dell'Unione Sovietica, perché manca il cemento ideologico del comunismo. Piuttosto credo che voglia reinterpretare il sovietismo come esercizio sovrano dell'autorità di Mosca, restituendo la Russia alle dimensioni imperiali di una volta. È questo l'obiettivo, il recupero del ruolo imperiale per il Cremlino?
"Lui vuole ristabilire l'impero zarista. Ha l'idea e il mito della Grande Russia, e noi sappiamo bene come finisce nella Storia l'inseguimento di questo sogno di grandezza, la Grande Serbia, la Grande Germania, e ora la Russia. C'è sempre una premessa vittimistica. Putin continua a ripetere che la Russia è stata offesa, che è stata mortificata, che dobbiamo costringere gli altri a rispettarci, E poi c'è un odio quasi fisico verso l'Ucraina. Che cosa è la Russia senza Ucraina? Non c'è più l'antica Rus' di Kiev, sparisce col suo deposito mitologico di tradizione. Putin, in poche parole, ritiene che l'Ucraina si sia appropriata della storia russa. E vuole riscrivere quella storia. Infatti alla vigilia dell'intervento armato ha dichiarato che la creazione di quello Stato fu un errore commesso da Lenin".
-- Non crede che l'Occidente abbia sbagliato, dopo la fine dell'Unione Sovietica, a ridurre la Russia al rango di potenza regionale, pensando che la dimensione imperiale fosse una sovrastruttura del bolscevismo - mentre invece c'era prima e sopravvive dopo - perché è parte dell'anima russa?
"Io credo che nessuno si sia davvero reso conto di quel che sarebbe rimasto dopo il crollo dell'Impero. Intanto è rimasto un uomo corrotto, l'homo sovieticus - prodotto del bolscevismo - che per prima cosa vuole che lo si rispetti. Ma mi domando: per che cosa va rispettato? Per la quantità di armi nucleari che controlla? Ci sono molte cose per cui si può rispettare un Paese moderno, le idee, la ricerca tecnologica, le sue conquiste scientifiche. Invece no, noi dobbiamo rispettare soltanto la potenza militare, cioè il pericolo rappresentato dall'homo sovieticus: perché così, ridotto ad una sola dimensione, si tratta di un uomo cresciuto nella cultura della violenza, e che solo con la violenza sa risolvere i suoi problemi".
-- Non pensa che Putin, più che la Nato e la sfida territoriale, tema il contagio occidentale della democrazia?
"A giudicare da quel che accadde a Minsk, durante la Rivoluzione bielorussa, quando centinaia di migliaia di persone scesero in piazza, direi che Putin ha aiutato Lukashenko proprio perché aveva molta paura della democrazia. Ha capito che sarebbe dilagata e per questo, poco per volta, le truppe russe hanno occupato la Bielorussia. All'inizio si disse che era per le manovre congiunte, ma poi le truppe non hanno più lasciato il nostro territorio. Oggi è Putin a guidare la Bielorussia, non è Lukashenko a stabilire se i carri armati passeranno di qui o di là e se i missili partiranno".
-- Ma è per questo tornaconto che Putin ha rinunciato al rango di leader di una grande potenza rispettata nel mondo? Per diventare il campione dell'antidemocrazia?
"Io penso che Putin, diciamo così, è un uomo che è stato rinchiuso in un lager per tutta la vita. A un certo punto è uscito da quella gabbia. Eccolo, adesso è fuori, ma questo non vuol dire che superato il cancello del lager riesca a trasformarsi in un uomo libero. E guardi che questo è esattamente ciò che è accaduto a noi, a tutti noi. Siamo usciti dal recinto del lager, ma non sapevamo che cosa fosse la libertà. Neanche Putin lo sa. E non lo sanno i nostri oligarchi. Non lo sanno i nostri eserciti. Secondo un grande filosofo russo, Caadaev, l'idea che la Russia sia un Paese come gli altri è solo un'impressione. In realtà in Russia tutto dipende da chi si trova al vertice, tutto dipende sempre da un uomo solo. Dal suo egoismo, dalla sua idea della vita stessa, dalle sue ossessioni. La Russia di oggi è il riflesso di quello che Putin immagina della vita e del mondo".
-- Quattro anni fa, Putin ha detto che la democrazia liberale dell'Occidente ha fallito, non mantiene le sue promesse: che modello ha in testa?
"Non comprende il principio basilare della democrazia, la sua concezione. Pensa che corrisponda alla discussione aperta nella società, tutto qui. È questa apertura che non capisce, la interpreta come un segno di debolezza. Per lui, tutto ciò che non è forza, è debolezza".
-- Ma la Russia è condannata a non conoscere la democrazia?
"In ogni caso, penso non nella mia generazione. Noi non la vedremo. La via per la democrazia è lunga e costa fatica. Noi negli anni Novanta credevamo che la democrazia fosse lì lì per arrivare, a portata di mano, solo più tardi abbiamo compreso che invece è un percorso senza scorciatoie. Come si dice? Lunga è la strada per la libertà, e non si possono saltare le tappe. E per questo noi paghiamo col nostro sangue, con il nostro tempo nella storia. Sì, sì, siamo ancora in cammino".
-- Come può il Cremlino considerare l'Ucraina legata alla Russia sul piano spirituale e distruggere le sue città massacrando la popolazione civile?
"Nella coscienza del mondo russo, tutto avviene attraverso la violenza. È il metro che misura tutto quello che succede in Russia. Ecco, ora, nei giorni della Pasqua, i russi dipingevano le uova e uccidevano gli uomini. E per loro è normale. Non solo. Arriva il Patriarca di tutte le Russie, Kirill, e benedice la guerra in Ucraina dicendo che il conflitto eviterà che da noi si facciano i Gay Pride: si rende conto?".
-- È l'arruolamento di Dio?
"Si fa perfino fatica a credere che certe persone riescano a pensare cose del genere e che credano in quello che dicono".
-- Che giudizio dà di Zelensky? In Occidente c'è qualcuno che pensa che la resistenza ad oltranza porti ad aumentare il numero delle vittime, e il cinismo della Realpolitik quasi consiglia all'Ucraina di arrendersi. Cosa ne pensa?
"In queste settimane ho avuto molte occasioni di ascoltare gli ucraini, e credo proprio che si difenderanno, come dicono, fino all'ultimo uomo. Perché Putin vuole distruggere il loro Paese, la loro cultura, la loro lingua. Per lui l'Ucraina non è degna di essere uno Stato, di esistere e di sopravvivere. E la gente ha reagito. È un popolo fiero e non accetterà nessuna capitolazione. Per questo è importante che il mondo sostenga l'Ucraina. Che dia armi e tutto ciò che serve, che aiuti".
--Ma Putin ha sbagliato i suoi calcoli? E oggi che cosa può sbloccare la guerra, portare a un cessate il fuoco e a un negoziato serio?
"Vede, Putin non è uno di quelli che accettano una resa. Prima di capitolare spinge il bottone nucleare".
-- Lei pensa che ci sia questo rischio? Che sia concreto?
"Vorrei poterle rispondere che anche in Russia non tutti sono fanatici come lui: perché prima di premere quel bottone bisogna passare attraverso una lunga catena di controllo con soggetti diversi. E tutti hanno figli, nipoti, persone amate, e non spingeranno quel tasto perché sono esseri umani che hanno molto da perdere. Ma è davvero così? Qual è oggi l'equilibrio segreto del potere al Cremlino? Quella catena di comando, è operativa? Ha qualche grado di autonomia da Putin? O è solo lui a decidere? Perché lui sembra non amare nessuno, e agisce come un fanatico".
--- Lei è scesa nell'inferno di Chernobyl con 485 villaggi svuotati dalle radiazioni, due milioni di persone nelle zone contaminate. Cosa ha pensato quando i soldati russi hanno preso il controllo della centrale?
"È stata, che dire, una notte tremenda, perché so bene che cos'è Chernobyl, e lì volavano pallottole, colpi di mortaio. E poi non solo hanno fatto irruzione, ma hanno cominciato a scavare, a toccare la terra, a smuovere ogni cosa, un disastro. Ora se ne sono andati. E però tra i soldati ci sono già molti malati, perché quella terra e quell'erba non si possono toccare e non si può vivere e dormire nelle tende in quel territorio. Questo significa che per Putin la vita di quei soldati non vale niente, tanto che non ha sentito il dovere elementare di consultarsi con gli scienziati: gli avrebbero spiegato che una cosa del genere non si può fare. Che è un suicidio".
-- Chernobyl, la bomba, la guerra: lei ha paura dell'Apocalisse?
"Come posso spiegarle? Io ho già vissuto a lungo, ho visto molte cose. Ho paura per la mia nipotina, per mia figlia: ecco, sì, per loro ho paura. Quel che temo è che l'umanità possa finire per distruggere se stessa".
-- C'è davvero il rischio che questo conflitto degeneri in una terza guerra mondiale?
"Questo rischio esiste, inutile negarlo. Qui bisogna essere molto accorti. Da un lato aiutare l'Ucraina e dall'altro utilizzare tutte le possibilità della diplomazia".
-- È questo che chiede all'Occidente?
"Sì, questo, e con la massima urgenza".
-- Ma Est e Ovest sono condannati ad essere nemici? La Russia può fare a meno dell'Europa e l'Europa può fare a meno della Russia?
"Non bisogna pensare che Putin sia la Russia: non è così. E questa domanda che si ripete sempre - come vivremo senza la Russia? - va aggiornata. Io credo che la politica delle sanzioni sia molto giusta per colpire proprio Putin. Perché si decide il suo destino di leader del Paese. Insisto: la Russia e Putin non sono la stessa cosa, mettiamocelo in testa. Quindi la Russia e l'Occidente torneranno insieme, non ho dubbi: ma quando non ci sarà più Putin".
-- Lei ritiene possibile un cambio di regime ai vertici della Russia?
"Per ora non ho questa sensazione. Bisognerà vedere l'effetto delle sanzioni, e il corso della guerra. Perché se vince l'Ucraina vinciamo tutti, l'Europa, la Bielorussia, tutti: l'Ucraina combatte non solo per sé, ma anche per noi. Per esempio per quanto riguarda la Bielorussia, se vince l'Ucraina, anche il mio Paese avrà una chance".
-- Dipenderà anche dall'effetto che i soldati morti avranno sull'opinione pubblica russa, o ciò che ne rimane. In Ragazzi di zinco lei ha raccontato i viaggi di ritorno dei 15-20 mila caduti in Afghanistan sul "Tulipano nero", l'aereo che trasportava i corpi in patria per le sepolture di notte. E oggi?
"In Ucraina sono apparsi i crematori mobili al seguito dell'esercito russo. Anche questo è un modo per nascondere i morti, per riportarne il meno possibile in Russia. Per non dire la verità sul costo della guerra: nemmeno alle famiglie".
-- Lei racconta che ai tempi dell'Afghanistan i ragazzi non sapevano perché venivano mandati a morire, e volevano solo tornare a casa: è così anche adesso?
"No, non credo. Oggi molti sono in guerra per guadagnare soldi, è proprio cambiato tutto in questi anni. Ascoltiamo di nuovo le intercettazioni, rivelano ogni cosa. Un soldato telefona alla madre. 'Mamma, qui stiamo ammazzando la gente normale'. E la mamma risponde : 'Ma no, io vedo sempre la televisione e voi state facendo una grande opera, state eliminando i nazisti'. E questo inganno per un intero popolo mette paura, non crede?".
-- Per Ragazzi di zinco lei ha subìto un processo perché l'esercito russo l'ha denunciata per diffamazione. Quelle pagine valgono ancora adesso per spiegare questa guerra?
"Sì, anche oggi quelle pagine vengono lette e recitate in molti teatri. Ora finirò questo nuovo libro, il libro uscirà, e credo che mi aspetti un'altra denuncia e un altro processo per quel che racconto sulla guerra in Ucraina".
-- Lei scrive che i ragazzi-soldato russi partivano per Kabul parlando di internazionalismo, e in guerra scoprivano la realtà. Poi ricorda la scritta sul campo di concentramento delle isole Solovki, "Con mano di ferro costringiamo l'umanità alla felicità": è questo il totalitarismo?
"Sì, è il principio del totalitarismo".
- Lei ha raccolto molte voci di persone che hanno patito la Seconda guerra mondiale. Raccontano che quando tornavano nei villaggi distrutti dai nazisti, si vergognavano che gli animali avessero assistito a questo scempio. Gli altri esseri viventi giudicano la nostra abiezione?
"Sì. E io credo che l'esercito russo sarà giudicato. Quando l'Ucraina vincerà, tutto il mondo la ricostruirà. Ma prima ci sarà il giudizio".
-- I suoi libri vengono tradotti in quaranta lingue ma sono banditi in Bielorussia e lei ha dovuto lasciare il suo Paese. Si sente in esilio?
"Sì, un moderno esilio. Oggi vorrei vivere a casa mia, lo vorrei molto".
-- Diceva, pochi anni fa, che siamo tutti uomini e donne "vicini nel tempo", abbiamo gli stessi smartphone in tasca e soprattutto siamo uniti dalle stesse paure e dalle stesse illusioni. Perché questa convivenza civile si è rotta?
"È una domanda complessa. Potrei risponderle che ciò è accaduto perché non abbiamo avuto la forza necessaria per resistere, e cambiare. Negli anni Novanta noi credemmo molto in questa possibilità, ma forse non c'era l'uomo libero, e per costruire la libertà ci vuole un uomo liberato. E allora quest'uomo non esisteva. Perché dal socialismo bolscevico non nasce un uomo libero".
-- Noi abbiamo la stessa età: lei pensa che quando finirà la generazione dell'homo sovieticus, la nostra, le cose cambieranno in Russia?
"Difficile dirlo. Perché anche chi è nato dopo la fine dell'Urss è stato comunque educato da genitori che provengono dall'Urss, in un ambiente che deriva dall'Urss e ne porta ancora tutti i segni. È un processo più lungo di quello che noi avremmo immaginato e voluto. È tutto finito, e nello stesso tempo non sappiamo quando finirà davvero".
-- Suo padre è rimasto comunista fino all'ultimo giorno della sua vita, mentre lei spiega che l'Urss si lascia alle spalle "un mare di sangue e una fossa dove sono sepolti i nostri fratelli": come sono possibili le due cose insieme?
"Lei deve pensare una cosa: le persone che credevano in quel mondo erano persone oneste. Mio padre era un romantico. Mi diceva: l'idea era bella, è stato Stalin a rovinarla. È sempre stato una persona giusta, perbene, entrò nel partito durante la battaglia di Stalingrado, e lui ci credeva. Poi io lo amavo e lui amava me, e con il nostro amore abbiamo superato il fatto che vedevamo la vita in modi diversi".
-- Nei suoi libri mi ha colpito moltissimo proprio quello che lei sta dicendo adesso, la generosità di tante persone che hanno creduto nel comunismo in buona fede. Oggi si sentono ingannate?
"Ma io sono convinta che persone del genere non ci saranno più, già adesso nessuno crede in questa idea. Anzi, ciò che sopravvive di questa idea oggi ha un carattere cinico e mercantile".
-- Scrive a un certo punto: "Siamo stati educati a fidarci della nostra patria". È questa una delle ragioni del consenso?
"Quando sono andata in Afghanistan rimasi molto colpita dal fatto che tra i soldati c'erano moltissimi volontari, ed erano figli dell'intellighenzia, anche contadina. Quelli che avevano sinceramente creduto avevano educato i figli nella stessa convinzione. Solo lì, in Afghanistan, i ragazzi hanno incominciato a capire. E io stessa, quando sono tornata da Kabul, ero un'altra persona, finalmente libera".
-- C'è un passaggio quasi metafisico nel suo libro, quando lei scrive: "Pensavamo che il comunismo fosse morto ma è una malattia cronica", e aggiunge quel che dopo la caduta dell'Urss le ripetevano i vecchi sovietici: "Non ci dovete giudicare in base alle leggi della logica, ma a quelle della fede". Si trattava di questo, una fede?
"Proprio così, come una religione".
-- E questo culto cos'ha lasciato? Lei sostiene che i russi possono parlare di libertà solo per negazione, perché non l'hanno mai conosciuta, e aggiunge: "Il dolore è il nostro dono e la nostra condanna". È la dimensione tragica dell'anima russa vittima e carnefice, immersa in una ordinarietà - lei scrive - sempre eccezionale. Le domando: fino a quando?
"Ciò che posso dirle è che al momento si vive così in Russia. Ho letto recentemente le parole di una madre che stava accogliendo la bara di suo figlio dall'Ucraina. E diceva: 'Io sono orgogliosa di mio figlio, è morto per la Russia'. Non so capire e non so spiegare come tutto si sia confuso così nella sua coscienza di madre, il male e il bene".
-- Dostoevskij si domanda: "Perché diavolo abbiamo bisogno di discernere il bene dal male se ci costa così caro?". E lei aggiunge che "il male non è mai chimicamente puro". Ma l'evidenza di questa guerra non si tradurrà in pedagogia del bene e del male anche per il popolo russo?
"Questa è una guerra che non ha nessuna giustificazione, nulla che possa dimostrare la giustezza delle sue ragioni, una qualche motivazione sensata. Ciò nondimeno, ecco che cosa ha fatto Putin: ha investito nella propaganda un'enorme quantità di denaro, ricavato dalla vendita del gas e del petrolio. È un investimento sulla guerra: e infatti è riuscito a fare quello che voleva".
-- Il premio Nobel Dmitrij Muratov, direttore della Novaja Gazeta, costretta a chiudere dalla censura, ha detto che come non si può rimanere immuni dalle radiazioni se si sosta davanti al gruppo 3 della centrale di Chernobyl, così non si può vivere a Mosca e rimanere immuni dalla propaganda. Ha questo potere totale?
"Qualche settimana fa ho fatto la prova: ho deciso di guardare i programmi della televisione russa per un giorno intero. E ho capito com'è difficile per una persona normale resistere. Molto difficile. Lo so, lei potrebbe dirmi che tocca a noi scrittori e artisti squarciare il velo, trovando le parole giuste. Ma vede, ne troviamo poche".
-- Intanto la guerra conta i suoi morti. Lei ha scritto: "Noi che veniamo dal socialismo abbiamo un rapporto particolare con la morte". Mi spiega che cos'è?
"Io immagino che per uno spagnolo o un italiano o un francese sia molto importante la sua vita. Ecco, per quella madre russa di cui abbiamo parlato prima è più importante l'idea. Ha appena visto morire suo figlio, ma l'idea della Russia prevale sul dolore di madre. Capisce quel che intendo dire?".
-- Ci sono pochi vincitori ma molti vinti. È un suo giudizio di dieci anni fa sul conflitto in Afghanistan. Vale anche come epitaffio anticipato per la guerra in Ucraina?
"Sì. Gli uni riportano i trofei, gli altri le bare. Allo stesso tempo il 68 per cento dei russi sostiene Putin. E quanto più forti sono le sanzioni, tanto più lo sostengono. Perché pensano che la guerra sia la dimostrazione del fatto che intorno al Paese ci sono i nemici: noi siamo vittime dei nostri nemici e dobbiamo compattarci tutti insieme. Tipica, eterna, reazione della Russia quando si sente circondata".
-- Il futuro non è più al suo posto, e lei ci avverte che non possiamo più dichiarare con Cechov che "tra cent'anni il cielo pullulerà di diamanti". Annichilita dalla guerra, è la fine della letteratura?
"Non credo alla fine della letteratura, tanto che sto scrivendo. Ma sicuramente nel buio di questa grande crisi sarà difficile spiegare quel che ci è accaduto: e raccontare non solo la violenza del potere, ma soprattutto l'umiliazione della Russia".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2022 9:46 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2022 9:46 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia

Messaggioda Berto » sab feb 18, 2023 8:10 am

31)

I demonizzatori/calunniatori dell'Ucraina e degli ucraini e del loro Presidente ucraino di origine ebraica Zelensky, che stanno tutti dalla parte della Russia di Putin e della sua criminale aggressione all'Ucraina e dello sterminio degli ucraini, sono generalmente anche antisemiti/antisraeliani e filo nazi maomettani detti palestinesi.
Accusano gli ucraini di nazismo per mascherare (nascondere giustificare) il loro nazifascismo all'ennesima potenza.



Io non conto nulla, ma sto con voi, vittime.
Alessandra Casula
31 marzo 2022
https://www.facebook.com/alessandra.cas ... 2021963447

È surreale. Ogni sera, in un talk show italiano, il dibattito è monopolizzato dall'antiamericano, antinato, antieuropeo, giustificatore di Putin, fine analista di turno, che ripercorre tutte le guerre passate, a partire dall'età della pietra, attribuendone le colpe all'occidente, per concludere che dobbiamo far vincere Putin perché altrimenti ci rimane male e usa il nucleare. Questi strani sedicenti pacifisti, hanno protestato e continuano a protestare per tutte le guerre, ma non per quelle fatte dai russi. Non senza lamentarsi per mezz'ora di quanto invece la televisione stia fornendo la narrazione unica, quella dell'aggredito. È sbagliata, ci dicono. Stasera Santoro è stato brutale. Non dobbiamo piangere per i bambini ucraini, perché anche i bambini nazisti sono morti. Non ci facciamo impressionare dalle immagini della donna morta dopo essere stata torturata e marchiata a fuoco con una svastica sul ventre. Nessuno spazio alla solidarietà. Quando ha visto le immagini dei talk show russi in cui dicono che vogliono bombardare Varsavia e occupare tutta l'Ucraina in 10 anni, non ha battuto ciglio. Quando ha visto che i telegiornali russi fanno credere che Mariupol sia stata bombardata dagli ucraini, tace. Nessun interesse per gli oppositori politici russi. Mai vista così tanta disonestà intellettuale come in questo periodo.



Questo è un figlio di puttana, un bastardo, ...

Ale Tzu
Non è così scontato tutto ciò che affermi ma sicuramente sto con i civili ucraini e contro gli orchi militari russi!
La verità sta dove i giornalisti non son venduti e ne verremo a conoscenza tra qualche anno.

Ale Tzu
Esempio: questi bambini di Mariupol (a Mariupol il 95% sono russofoni), liberati dai nazisti Azof non mi sembrano molto terrorizzati... Io osservo, analizzo e non mi fido della.propaganda.
Se uno stato aggredisce un altro stato gratuitamente sto con lo stato aggredito. Ma se lo stato aggredito ha fatto di tutto per essere aggredito le cose cambiano.
Possiamo non essere d'accordo su questo, ok, ma non diventiamo nemici su tutto ciò per cui eravamo "amici".
Tra pseudo-vaccini e guerra ci stiamo dividendo come non ci fosse un domani...
Buona notte


Alberto Pento
Tu sei come quelli che calunniano gli ebrei (accusandoli di mille falsità a partire dall'uccisione di Gesù Cristo) e Israele per giustificare la loro persecuzione secolare, il loro sterminio e la distruzione di Israele con il terrorismo palestinese e con il nuclerae iraniano. Tu sei una vergogna umana, tu mi fai orrore!

Alessandra Casula
Ale Tzu se vuoi informarti ancora dì più, ascolta bene cosa dice Putin da anni: l’Ucraina non esiste. Ascolta Dugin. La voleva tutta, convinto dì non trovare resistenza. Fra i candidati, Zelensky era il più morbido con i russi. Ha pensato dì poter agire senza trovare troppa opposizione. I russi sono predatori. Sono sfigati, non producono niente. Hanno una economia basica, fatta dì sfruttamento delle risorse naturali. Nei talk show dicono che vogliono radere al suolo Varsavia, prendere tutta l’Ucraina, sottrarla all’Occidente. La loro lotta, dicono, è contro tutto l’occidente. Stanno fornendo al loro popolo una informazione al contrario. Ricorda, che quando è finita l’URSS , gli ucraini hanno scoperto per la prima volta che in Occidente si viveva bene. Nella narrazione sovietica, veniva fatto credere loro il contrario… Leggi, se hai tempo, quella lunga storia della ragazza Ucraina che ho pubblicato qualche giorno fa. I russi hanno fomentato e finanziato una insurrezione in Donbass. Con lo scopo dì fare quello che hanno fatto ora! Ci sono stati morti sia fra i separatisti che fra i lealisti. Ucraina è uno stato libero, ed è il contagio della democrazia quello che teme Putin. Questa è l’unica colpa dell’Ucraina. Volere la libertà. Con tutte le difficoltà interne, si stavano avvicinando al modello europeo. E i russi all’opposizione, che vengono incarcerati, vogliono la fine del modello dittatoriale imperialista e cleptocratico russo. La storiella delle motivazioni, la denazificazione, è una balla. Tanto che hanno smesso dì raccontarla anche in Russia! Tu ci credi ancora? Se è così, ti prego dì toglierti dai miei contatti, perché ho deciso dì non farmi più venire la gastrite.



Kateryna Sadilova
"Non c'è tempo per piangere per chi è o è stato a Mariupol. Per chi ha assistito al disastro umanitario. "Ai pianti infiniti, incessanti dei neonati, affamati. Allo sguardo disperato delle madri che non hanno più latte per loro. Ai furti nei negozi per trovare un po di porridge. Ai fuochi per le strade per cucinare per i loro piccoli bambini, sciogliere la neve e dissetarsi, riscaldarsi...Ho visto l'inferno. Ed ho avuto paura ma non ho pianto ed ho promesso che piangerò solo il giorno della nostra vittoria". Kateryna Yerska, 31 anni, giovane imprenditrice originaria di Odessa, trasferitasi per ironia della sorte qualche mese fa a Mariupol dove durante i bombardamenti russi ha lavorato da volontaria, è scappata lo scorso 16 marzo ed ancora sotto choc parla con l'Adnkronos, da una cafetteria della sua città natale dove "la vita sembra procedere in modo normale". "Ho visto i carri armati russi e quella Z. Ho visto i mercenari ceceni; i veicoli distrutti. Ho visto il nemico intimidire i civili ai check point dei corridoi umanitari. Il loro odio per noi volontari che ci ha spinti ad andar via. Ma il mio dolore più grande - afferma ingoiando la commozione - è per quei bambini che sono rimasti a Mariupol. E' incredibile che nel ventunesimo secolo dei bimbi siano vittime di tutto questo". Kateryna fa una pausa, e riprende: "Ero lì quando hanno bombardato il teatro. Sono scappata verso Odessa quando sono cominciati i combattimenti nelle strade. Provengo da una famiglia conservatrice sovietica, la propaganda russa ci ha sempre parlato di fratellanza fra Kiev e Mosca. Ma la realtà è un'altra: la Russia è il nostro nemico. Sono pazzi. Peggio dei nazisti. Noi abbiamo rivissuto la seconda guerra mondiale. Abbiamo visto l'inferno. E chi non era lì non può crederlo". (di Roberta Lanzara) (Rol/Adnkronos)




I demenziali adoratori, sostenitori e giustificatori del criminale nazifascista russo Putin
viewtopic.php?f=143&t=3009
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0789336381


La vergogna dei veneti e dei leghisti pro Russia di Putin
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Precedente

Torna a Guerre

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite