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I russi dissidenti contro il criminale dittatore Putin, che scappano, che manifestano, che contestano, che vengono arrestati e imprigionati, che vengono uccisiÈ arrivato alla stazione di Helsinki l’ultimo treno che collegava la capitale della Finlandia e San Pietroburgo.La nostra inviata Giorgia De Benetti ha raccolto le parole dei russi in fuga
28 marzo 2022
https://www.facebook.com/watch?v=270131071980310“Putin non è la malattia, ma un sintomo”“Noi russi dobbiamo ripulire il nostro paese da soli, Putin è un sintomo ma non è la malattia”, lo scrittore Mikhail Shishkin riflette sull’avvenire del proprio paese
Giovanni Catelli
5 Aprile 2022
https://www.eastjournal.net/archives/125065È apparso in questi giorni sul Guardian un articolo molto importante dello scrittore russo Mikhail Shishkin, che tenta di spiegare, riuscendovi molto bene, la situazione della sua Russia, paese aggressore dell’Ucraina. Nella frase conclusiva appare una sintesi folgorante: il dittatore non è la malattia, è un sintomo. Dunque il problema è molto più grande, e strutturale, rispetto a quello di un dittatore assassino che decide una guerra sanguinaria: il problema è nel paese che ha generato il mostro, e continua a produrre cittadini che non vogliono vedere la realtà, seguono come automi la martellante propaganda televisiva, e pongono sull’auto o alla finestra adesivi con la lettera Z, il sinistro simbolo dell’invasione, dipinto su tutti i macchinari di morte inviati sulle strade del paese fratello.
Lo scrittore mette in rilievo il fatto che i russi siano separati dal mondo moderno, e lo siano in un senso preciso: si identificano ancora con la tribù, non hanno raggiunto la priorità dell’individuo rispetto alla coscienza collettiva; di conseguenza “questo enorme divario nella civiltà non è stato ancora colmato. Questo è il dramma della mia patria: un piccolo numero di miei compatrioti è pronto per vivere in una società democratica, ma la stragrande maggioranza ancora si inchina davanti al potere e accetta questo stile di vita”.
Si potrebbero ricordare poi numerosi altri fattori che segnano e dimostrano la strutturale distanza ideale della Russia dalla cultura occidentale: innanzitutto la mancanza, nella storia russa, di un pensiero essenziale per lo sviluppo dell’Occidente come l’illuminismo, poi il fatto che la Russia, nella intera sua storia, non abbia conosciuto che brevissimi anni di democrazia, e infine il fatto che la servitù della gleba, in Russia, fu abolita solo nel 1861, e che l’attuazione concreta di quella decisione durò decenni, mantenendo comunque in uno stato di sostanziale dipendenza decine di milioni di contadini.
Sono dati di fatto così macroscopici che autorizzano, per chi la voglia vedere, una sostanziale differenza culturale, e si potrebbe dire anche di struttura mentale, fra un europeo di formazione e un russo. Dobbiamo poi aggiungere, che nel ventesimo secolo il paese ha subito traumi devastanti, quali la rivoluzione sovietica, la guerra civile, lo sterminio dei piccoli agricoltori (i kulaki), le deportazioni staliniane, che hanno causato milioni di vittime, la tragedia della seconda guerra mondiale, con altri milioni di morti, e infine la dissoluzione dell’Unione Sovietica, trauma culturale molto severo, con l’aggiunta dell’avvento di un capitalismo crudele, che negli anni novanta ha impoverito vaste fasce della società e generato risentimento.
Una costante tirannide, e un potere per sua natura sempre sanguinario, che ha sempre spazzato via chi pensasse con la propria testa, hanno generato secondo l’autore un popolo avvezzo alla servitù, in cui la conservazione di sé passa per la sottomissione al potere. Shishkin ricorda che: “Non c’è stata destalinizzazione in Russia e non ci sono stati processi di Norimberga per il partito comunista. Ora il destino della Russia dipende dalla de-putinizzazione. Proprio come alla popolazione tedesca ‘ignorante’ furono mostrati campi di concentramento nel 1945, così ai russi ‘ignoranti’ devono essere mostrati città ucraine distrutte e cadaveri di bambini. Noi russi dobbiamo riconoscere apertamente e coraggiosamente la nostra colpa e chiedere perdono”.
Coraggiosa e ammirevole questa ammissione collettiva di colpa da parte dell’autore: affermare con tanta chiarezza evidenze di questo tipo, nel suo paese, può causare il carcere. Lo scrittore prosegue poi con considerazioni pessimistiche sul destino della Russia, ma afferma una cosa importante: “Né la Nato né gli ucraini possono de-putinizzare la Russia. Noi russi dobbiamo ripulire il nostro paese da soli“.
Il problema è che non è facile, posta la possibilità di creare una società civile matura, creare elettori responsabili in breve tempo, così come non è facile “sostituire improvvisamente milioni di funzionari corrotti, agenti di polizia mercenari e giudici compiacenti”. Sarà dunque necessaria una lunga e dolorosa rinascita. E la cosa più difficile sarà la rinascita interiore.
Shishkin mostra di conoscere bene il proprio paese, certo molto più dei laudatores occidentali che si commuovono di fronte alla squisita arte dei grandi scrittori russi, dimenticando lo stato in cui il succedersi delle dittature ha lasciato la sostanza morale della nazione, esposta ogni giorno all’arbitrio e al puro dominio del potere e del denaro, senza nessuna possibilità di giustizia, con il potere giudiziario totalmente schiavo del potere politico. Una tale mancanza di speranza anche nella giustizia più elementare, in breve tempo fiacca e corrompe qualunque società.
Lo sfrontato materialismo e il culto esteriore del denaro e del successo che ha inondato le società post-sovietiche, rappresenta una forma di irresponsabilità che si salda inestricabilmente con il totale sopruso politico e giudiziario e l’assenza di speranza per una società migliore. Dunque sarà difficile trovare gli strumenti per questa rinascita, in un deserto così assordante di idealità, che non siano il cupo nazionalismo e militarismo iniettati dal potere sin nelle generazioni più giovani, con una simil-hitlerjugend per bambini.
Davvero, un cammino difficile e doloroso attende la Russia, e purtroppo, di conseguenza, i paesi che la Storia le ha posto a fianco. Così conclude Shishkin: “Una lunga e dolorosa rinascita è l’unica via da percorrere per la Russia. E tutte queste sanzioni, la povertà e l’emarginazione internazionale non saranno la cosa peggiore che incontreremo lungo la strada. Sarà più terribile quando non ci sarà una rinascita interiore per il popolo russo. Putin è un sintomo, non la malattia“.
Questo capita solo nei paesi totalitari nazi fascisti, comunisti e maomettisti.IL CORAGGIO DI UNA DONNA
Niram Ferretti
15 marzo 2022
https://www.facebook.com/roberta.cuciti ... 5583145790 "Maria Ovsyannikova è, per citare Lermontov, una eroina del nostro tempo. Durante il tg del Primo Canale dell tv russa è apparsa dietro la conduttrice con un cartello sul quale era scritto
"No alla guerra" in inglese, e sotto, in russo, «Fermate la guerra, non credete alla propaganda, qui vi stanno mentendo».
Ci vuole un grande coraggio e altrettanto amore per la verità per compiere un gesto di questa portata che è costato immediatamente alla Ovsyannikova l'arresto. Il prezzo che pagherà sarà molto salato.
Mentre qui da noi ci si esercita con ripugnanti sofismi e un pacifismo ipocrita a sostenere che l'Ucraina dovrebbe arrendersi all'invasore per fare terminare la guerra, in Russia c'è chi viene arrestato perchè protesta contro la guerra e contro il castello di menzogne edificato da Putin e il suo regime. Non chiedono agli ucraini di arrendersi, i russi che protestano e vengono arrestati, chiedono che la guerra si fermi, che la Russia, l'aggressore, fermi questo scempio.
Una Ovsyannikova oggi, una Ovsyannikova domani può fare la differenza".
LE PAROLE PROFETICHE DI ANNA POLITKOVASKAJA E LE PRIME CREPE NELL'INFORMAZIONE DI REGIME A MOSCAhttps://www.facebook.com/groups/6713805 ... ently_seen"Con il presidente Putin non riusciremo a dare forma alla nostra democrazia, torneremo solo al passato. Non sono ottimista in questo senso e quindi il mio libro è pessimista. Non ho più speranza nella mia anima. Solo un cambio di leadership potrebbe consentirmi di sperare"
Così scriveva profeticamente la coraggiosa giornalista russa Anna Politkovaskaja, che ebbi l'onore di conoscere a Mantova 20 anni fa. La Politkovaskaja denunciava i crimini compiuti dall'esercito russo nella guerra in Cecenia, il ruolo fondamentale che quel conflitto ebbe per l'ascesa di Putin, la strategia della tensione messa in atto in quel periodo, il consolidamento del suo potere e la sua svolta autoritaria. Dava fastidio al Cremlino, eccome se dava fastidio. Fu trucidata nel 2006, dai "kadirovki", quei Ceceni che dopo aver combattuto contro i Russi hanno stretto con Putin un patto scellerato di spartizione del potere, divenendo gli spietati guardiani della Russia in Cecenia e utilizzati anche altrove per le "missioni sporche". Non a caso i pretoriani di Kadirov (figlio) sono ora schierati nei dintorni di Kiev (Kijv in Ucraino) pronti ad entrare in azione nei combattimenti casa per casa qualora dovesse concretizzarsi il terribile scenario dell'assalto diretto alla città.
Il coraggio, come diceva qualcuno, è però merce rara. E per una Politkovaskaja uccisa, in questi decenni in Russia hanno fatto carriera decine di giornalisti trasformati di fatto in veline del Putin pensiero. Lo era fino a ieri anche Marina Ovsyannikova. Fino al suo eclatante gesto: l'irruzione con un cartello di protesta alle spalle della sua collega durante il TG del primo canale della TV di Stato. Un cartello con scritto "no alla guerra, non credete alla propaganda". Mentre scrivo questo post non si sa che fine abbia fatto. Arrestata immediatamente, nemmeno il suo avvocato riesce a mettersi in contatto con lei. Ora, io non so se il suo sia stato uno spontaneo gesto di indignazione, oppure un'abile anche se pericolosa mossa in vista di un possibile "dopo Putin", se ha deciso tutto da sola o se in qualche modo pezzi del potere moscovita l'abbiano consigliata in tal senso. Di certo è che la rete di potere attorno a Putin sta traballando.
Da un lato questo mi fa ben sperare. Dall'altro mi preoccupa. Fino a dove potrebbe spingersi un uomo che ha fatto del potere la ragione della sua vita e che sente attorno a lui i segni di un possibile crollo?
Il suprematismo nazifascista russo di Putin è analogo a quello tedesco ariano di Hitler, a quello dell'Umma di Maometto, a quello ideologico comunista di Stalin e dell'URSS, a quello cinese di Xi-Pjing, a quello nero dei BLM, a quello gender del mondo LGBT, a quello del Politicamente Corretto.
Questo è in sintesi il Male umano della Terra.Premesso che il problema non sono i nazisti ucraini che patriotticamente difendono il loro paese pur ispirandosi al nazionalismo tedesco di Hitler, e che sono una minoranza minimale sia all'interno della società ucraina che delle forze armate ucraine che si stanno difendendo dall'aggressione armata suprematista russa.
Armata criminale al cui interno il nazifascismo suprematista russo della Russia di Putin è assai ben più pericoloso perché non è difensivo come quello ucraino ma imperialista e offensivo e investe l'intero esercito della Russia di Putin che ha criminalmente aggredito e invaso l'Ucraina, sostenuto da una larga parte della popolazione russa che condivide questo sentimeno suprematista e nazifacsista della Grande Russia di Putin erede e continuatrice dell'Impero zarista e dell'Impero sovietico.