Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2022 8:27 pm

Guerre della Russia, dalla caduta dell’Urss a oggi
Francesco Battistini
13 marzo 2022

https://www.corriere.it/esteri/22_marzo ... cf94.shtml

Dalla Cecenia alla Georgia, gli interventi militari di Mosca dalla caduta dell’Unione sovietica all’invasione dell’Ucraina

Trent’anni di storia, diciannove conflitti. Un intervento militare ogni diciotto mesi. Quando si dice che la Guerra Fredda finì con la morte dell’Unione Sovietica, bisogna aggiungere che la nascita della Russia ha comportato decine d’altre guerre congelate o al calor bianco. Dichiarate, segrete, mascherate, per procura. Ufficialmente, tutte mosse dal desiderio di restaurare l’orgoglio imperiale, di sedare scontri fra etnie, di proteggere minoranze russe, d’instaurare governi amici.

«Abbiamo sempre un’adeguata risposta militare a qualsiasi avventurismo«, ricordò Vladimir Putin un giorno del 2015, conversando d’Ucraina con Angela Merkel . E la Cancelliera capì bene a che cosa si riferisse: che stia a simboleggiare la vittoria («Za Pobedy»), la pace («Za Mir») o il popolo («Za Nashikh»), la «Z» bianca dello Zar che oggi i soldati di Putin portano sui blindati e sulle divise è la sintesi – perfetta - delle motivazioni che hanno sempre spinto Mosca a organizzare le sue «operazioni militari speciali». Pura propaganda, naturalmente: in Georgia, i russi andarono per aiutare i fratelli osseti minacciati di genocidio, in Cecenia per difendere la cristianità dall’Islam, in Kazakistan per riportare l’ordine sociale. Ovunque, sono regolarmente corsi a chiarire che (sempre parole del leader) «nessuno deve avere l’illusione di poter ottenere una superiorità militare sulla Russia, di poterci mettere un qualche tipo di pressione».

In principio fu la Georgia. Quando due mesi dopo la dissoluzione dell’Urss, all’alba dell’era Eltsin, comincia a rumoreggiare la regione filorussa dell’Ossezia del Sud. È l’inizio d’una guerra civile che dura tre anni, fra i sostenitori del presidente eletto e di quello imposto, coi separatisti osseti che non accettano il nuovo corso di Tbilisi e nel febbraio 1992 ottengono i primi, sporadici appoggi militari di Mosca: l’Orso s’è svegliato, le cancellerie mondiali prima si stupiscono e poi s’allarmano, e pur d’evitare uno scontro aperto con la Russia suggeriscono alla Georgia d’accettare subito una tregua, sottoscrivendo il «pattugliamento» delle truppe russe. È la prima missione all’estero del nuovo Cremlino de-sovietizzato.

Pochi mesi, ed ecco esplodere anche l’altra regione separatista, l’Abkhazia: è una guerra in cui Eltsin si dichiara neutrale, alternando però proposte di negoziato a un vero sostegno bellico agli abkhazi. «Guerra moldo-russa» è invece il nome che, nel ’92, viene dato allo scontro in Transnistria fra le milizie cosacche armate da Mosca e il governo della neonata Repubblica di Moldova: una fulminea guerra che scoppia quasi in contemporanea con un’altra, nell’Ossezia del Nord-Alania, che farà 700 morti e spingerà la Russia a impegnare il più grande dei suoi contingenti, 1.500 uomini. Sono gli anni turbolentissimi d’un impero in frantumi. Del risveglio delle spaccature etniche, delle divisioni religiose, delle aspirazioni democratiche. E le operazioni militari del Cremlino servono, nella maggior parte dei casi, a tamponare braci d’odio che la repressione sovietica aveva tenuto sotto la cenere per più di settant’anni. Com’è nella guerra civile del Tagikistan, oggi dimenticata, ma che provoca cinque anni di devastazioni, quasi 50mila morti, l’esilio d’un tagiko su cinque: il primo conflitto aperto di Mosca, che sostiene la vecchia guardia post-sovietica, contro movimenti islamici organizzati e ispirati dal vicino Afghanistan.

Il primo Vietnam (o Afghanistan) russo è però la Cecenia. «La vergognosa avventura», com’ebbe a definirla l’ultimo leader sovietico, Mikhail Gorbaciov. «La follia allo stato puro», secondo le parole del cancelliere tedesco Helmut Kohl. Che nel suo primo round (1994-1996) si risolve in una sonora sconfitta e nel secondo (1999-2009) si trasforma in una feroce vittoria. La Prima guerra cecena si presenta come molte altre: in tutta l’ex Urss, c’è un 70 per cento d’etnie russe che deve vedersela con un centinaio d’altre nazionalità e con una miriade di repubblichette indipendenti. In Cecenia, la sfida è alla proclamata Repubblica di Ichkeria, 1.600 chilometri a sud di Mosca, che trascina Eltsin in una campagna militare fra le più sanguinose della sua storia. Centomila civili ammazzati, diecimila guerriglieri morti, e nessuno ha mai saputo quanti soldati russi: 5.500 (fonte ufficiale) o quindicimila? Da Pietro il Grande a Stalin, la Cecenia è sempre stata la spina nel fianco russo e questa guerra non fa eccezione, quando l’ex generale sovietico Dzochar Dadaev butta giù dalla finestra il capo locale del Partito comunista e si proclama primo presidente indipendente. La fronda interna, gli attentati, i tentati avvelenamenti non danno risultati e nemmeno quelli che Eltsin spera siano solo «attacchi chirurgici»: il conflitto degenera in una bolgia di missili, prese d’ostaggi, scudi umani, diserzioni, gas, decapitazioni e crimini di guerra assortiti. I ceceni e i vicini ingusci chiamano a raccolta jihadisti da mezzo mondo, molto più motivati delle reclute russe e di un’opinione pubblica che a Mosca è sempre più contraria alla carneficina: «Sarà un bagno di sangue, un altro Afghanistan», prevede prima di dimettersi un viceministro della Difesa, Boris Gromov, e la sua si rivela una profezia facilissima. Su Grozny s’abbatte, nel 1995, la peggiore pioggia di bombe in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale e di Dresda: 35mila civili uccisi, cinquemila dei quali bambini. Le ferita cecena è l’emorragia di Eltsin.

Mentre la repubblica indipendente precipita in un triennio d’anarchia, razzie, mafie locali, rapimenti e regolamenti di conti, a Mosca comincia il countdown. E quando uno Eltsin azzerato dall’alcol e nei consensi consegna il Cremlino a Putin, nell’estate 1999, il primo pensiero del nuovo Zar è chiudere i conti con la Cecenia, col Dagestan (la prima campagna militare di Mad Vlad, vinta in meno d’un mese), con l’Inguscezia e con quanti hanno minato l’orgoglio imperiale. La Seconda guerra cecena è un deserto che Putin, a tutt’oggi, chiama pace: una tempesta di fuoco martellante e senza sconti; una prima linea sceltissima di Spetsnaz, corpi speciali molto più preparati dei fantaccini di Eltsin; un’impotente resistenza di guerriglieri che ci provano solo con ii kamikaze e gli assassinii mirati; un nuovo attacco a Grozny, così devastante da spingere l’Onu a definirla «la città più devastata del mondo». Oggi in Cecenia c’è una dittatura zitta e Mosca, obbediente e fedele, dove sono stati aboliti sia l’incarico di primo ministro, sia i diritti civili. Qualcuno ricorda ancora che la Seconda guerra cecena cominciò nel ’99 – Putin s’era insediato da un mese - con una strana serie d’attentati a Mosca e nelle città russe. Qualcuno non dimentica che la giornalista Anna Politkovskaja e l’ex spia Alexander Litvinenko rivelarono come ci fosse l’Fsb, l’ex Kgb, dietro quegli attentati. Anna e Alexander, li ammazzarono: e chi parla più della Cecenia, ormai?

C’è una parola che torna sempre nei discorsi di Putin: Kosovo. L’ha pronunciata per giustificare l’intervento a sostegno delle repubbliche russofile del Donbass, come la pronunciò nel 2008 prima d’entrare in Georgia. In Kosovo, i russi c’erano: furono i primi a entrare a Pristina, più veloci degli americani a piantare bandiera su una vittoria che non era la loro. Ma il Kosovo è sempre stata l’extra-dose di sale sull’orgoglio ferito di Mosca: l’indipendenza strappata a un Paese slavo e fratello, la Serbia, un riconoscimento che l’Occidente concesse senza chiedere troppi pareri in giro, men che meno al Cremlino. «Interveniamo in Georgia a sostegno dei russofoni – dice Putin nell’estate del 2008 –, esattamente come la Nato è intervenuta in Kosovo in aiuto degli albanesi». La prima guerra del XXI secolo è rapidissima, fa seguito al bombardamento di Tbilisi sull’Ossezia del Sud (centinaia di morti) e all’accendersi delle ostilità anche in Abkhazia. Sei giorni, e la mediazione francese di Sarkozy ferma i tank russi a pochi chilometri dalla capitale georgiana. Un mese, e la Russia (unica al mondo) riconosce le repubbliche osseta e abkhaza, quel che già fece per la Transnistria: «Ho copiato la soluzione Kosovo», chiude Putin.

Quante divisioni ha Mad Vlad? Viene da chiederselo, ripercorrendo tutti gl’interventi armati di questi decenni, dalla contesa del Batken fra kirghizi e tagiki (1999), agli scontri etnici nel sud del Kirgizistan (2010). Perché c’è stata anche la guerra all’Isis nel Caucaso settentrionale (209-2017), quasi 4mila morti e lo smantellamento dell’Emirato che voleva portare il jihad anti-russo dall’Azerbaigian alla Cabardino-Balcaria. Per non dire dell’alleanza in Siria al fianco di Assad, prima con gli attacchi aerei e poi con le truppe sul campo. Undici anni di guerra, 400mila morti, undici milioni di profughi: fu grazie a Putin che il dittatore di Damasco, ormai allo stremo, riuscì a ribaltare il fronte e a ricacciare fazioni ribelle e jihadisti. Quante divisioni ha Putin, dunque? La comparsa dei mercenari del Gruppo Wagner ha spiegato molte cose: Mosca li schiera un po’ ovunque, dalla Crimea alla Libia, dal Mali al Centrafrica, consiglieri militari senza bandiere e senza mostrine, «omini verdi» che esonerano il Cremlino dall’onere di dichiarare perdite e sconfitte, ma intanto preparano il terreno a (eventuali) interventi più massicci. Li fece esordire in Ucraina, nel 2014, quando invase Sinferopoli e Sebastopoli senza sparare un colpo, per preparare l’invasione di oggi dei soldati con la Z. Stava per mandarli in Kazakistan a gennaio, quando la folla inferocita ha cacciato il dittatore filorusso Nazarbayev. Poi ci ha ripensato: meglio usare le truppe regolari. In Kazakistan è stato un blitz, una decina di giorni, per chiudere veloci la pratica. Sbrigarsi, fu l’ordine perentorio agli omini con la «Z»: c’era solo un mese di tempo, per invadere l’Ucraina.



I DONI DI PUTIN
Niram Ferretti
26 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Avrebbe dovuto essere un successo militare da vantare con la Cina, l’alleato più importante. L’Ucraina sarebbe caduta e il conquistatore russo, accolto festosamente dai filorussi, avrebbe posto il suo sigillo sul paese. A ormai un mese dall’inizio, con perdite ingenti, non ancora perfettamente calcolabili, ma nell’ordine delle migliaia, l’esercito russo si trova impantanato, privo del raggiungimento di un singolo obbiettivo strategico (Kiev, Kharkiv e Nikolaev, le tre città chiave, sono ancora in mano ucraina) e con ben sette generali morti, nove tenenti colonnelli, e venti maggiori.
Fallito il Blitzkrieg, la Russia è passata all’uso di forze leggere sostenute dall’aviazione. Non ha avuto esiti significativi. Allora si è optato su un attacco concentrico rivolto alle città più piccole, basato su forze di terra che si sono rivelate assai poco coordinate e facilmente colpibili dalla resistenza ucraina, molto più agile, sul proprio territorio, e meglio coordinata. Successivamente, visto che anche questa strategia non portava a risultati si è passati al bombardamento indiscriminato, ma anche in questo caso non si è riusciti a fiaccare la resistenza e a costringere il governo Zelensky alla resa. Chernihiv, Sumy, Kharkiv e la martoriata Mariupol, hanno resistito e continuano a resistere. Eppure, il generale Rudskoy, traccia una realtà parallela, in cui la Russia sta trionfando, e i morti sono nell’ordine massimo di un migliaio. Vento in poppa insomma, anche se ora non si parla più di denazificare il paese e rovesciare il governo Zelensky, composto da nazisti e da drogati, ma si profila un obbiettivo assai meno ambizioso, la conquista del Donbass.
La catastrofe russa era già stata predetta da un "profeta” in patria, è come tale, inascoltato, il Generale Leonid Ivashov, già presidente dell’Accademia dei Problemi Geopolitici, il quale, il 31 gennaio, in una lettera scritta a nome degli ufficiali in congedo, scriveva: «L’uso della forza contro l’Ucraina metterà in forse l’esistenza stessa della Russia come Stato…Noi ufficiali russi chiediamo al presidente di rinunciare alla criminosa politica intesa a provocare una guerra nella quale la Russia si troverà sola contro le forze unite dell’Occidente».
È ancora prematuro per giungere a un bilancio definitivo, la guerra è ancora in corso, ma alcune considerazioni, ormai oggettivamente fondate e legata all’hic et nunc, si possono fare.
L’esercito russo non è stato all’altezza dell’operazione, e sta arrancando. La resistenza ucraina si è mostrata estremamente agguerrita ed efficace, la risposta occidentale, rifornimento armi e sanzioni, è stata e continua ad essere efficace. La Russia è sempre più marginalizzata. La delusione della Cina è palpabile. Nessun braccio teso. Ultimamente solo silenzio.
Oggi, Federico Rampini, ha scritto, "Vladimir Putin sta distruggendo quel che i dirigenti sovietici non eliminarono mai: un cordone ombelicale. L’Europa inizia – molto lentamente, e anche dolorosamente, con costi elevati – a girarsi verso l’Atlantico anche per il proprio approvvigionamento energetico. Ci vorrà tempo perché l’Unione europea costruisca nuovi rigassificatori per usare il gas americano, però certe scelte e certi investimenti avviati oggi daranno frutto in qualche anno. Per il petrolio la riconversione geografica delle fonti è un po’ più facile perché già oggi buona parte del greggio viaggia su navi. Arabia saudita ed Emirati hanno ampie capacità inutilizzatà".
È uno dei doni involontari di Putin a quell’Europa che credeva di avere parzialmente in pugno in virtù della dipendenza energetica che era riuscito a imporre negli ultimi 15 anni. L’altro dono involontario è stato il ricompattamento della NATO. Da alcuni definita obsoleta e ormai morente, la NATO si mostra oggi quanto mai necessaria, come argine di contenimento alle ambizioni imperialiste della Russia.
Ulteriore dono, non secondario, Putin ha mostrato come sia esiziale crogiolarsi nell’idea che ormai la guerra sia una cosa del passato, che il comparto militare europeo vada marginalizzato nella spesa.
L’aggressione dell’Ucraina ha risvegliato la “potenza erbivora” dal suo letargo prolungato. La Germania, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale ha stanziato 100 miliardi di euro per le forze armate. Ma forse il dono più grande che Putin ha fatto, quello che ci si augura sia un lascito perenne, è la sua fine.
Non avverrà subito, ma l’esito di questa avventura, nonostante alla fine Putin possa portare a casa dei risultati, lo ha politicamente fortemente e probabilmente, irrimediabilmente indebolito. Non sarà il popolo, naturalmente, a segnarne l’epilogo, sarà un affare tutto interno, come è sempre stato tra le mura del Cremlino.



Анастасия Боер è con Elena Pereverzeva.
25 febbraio 2022

https://www.facebook.com/luciano.donder ... 8447116857


- La figlia di Stalin - ha vissuto per decenni ed è morto negli USA
- Figlio di Khrushchev - cittadino americano.
- Dove sono le figlie di Putin? In Russia non sono visibili.
- Agente Pehtin. Con mio figlio negli USA.
- Ministro dei trasporti della regione di Mosca - Katsyva. Con mio figlio negli USA.
- I figli del vice Zhelesnyak - vivono in Svizzera.
- I figli di Astakhov. Uno in Francia, l'altro in Inghilterra.
- Figli e nipoti del "patriota principale della Russia" capo della Federazione Russa Vladimir Yakunin vivono fuori dal paese - in Inghilterra e Svizzera.
- La figlia del ministro degli Esteri Sergei Lavrov Ekaterina vive e studia negli USA.
- Figlio - Vicepresidente della Duma di Stato A. Zhukova ha vissuto e studiato a Londra per molto tempo.
- Figlia del vicepresidente dello Stato. la duma di Sergei Andenko studia e vive in Germania.
- Il figlio maggiore del Vice Primo Ministro Dmitry Kozak - Alexey vive all'estero e fa impresa edile.
— Il fratello minore di Alexey Kozak, Alessandro, lavora per Credit Suisse
- Il figlio maggiore del deputato Remezkov, Stepan, si è da poco laureato al Valley Forge Military College in Pennsylvania (anno di istruzione costa 1 milione 295 761 rubli. ). Sua figlia minore vive a Vienna, dove pratica ginnastica. Masha Remezkova ha rappresentato la nazionale austriaca(!!! ) alle competizioni per bambini a Lubiana.
- Figlia del vice V. Fetisova - Anastasia, cresciuta e studia negli USA. Nastya non ha mai imparato a scrivere e leggere in russo.
- Figlia di Svetlana Nesterova, Deputato di Stato. duma dalla fazione "Russia Unita" - vive in Inghilterra.
- Il principale combattente per i "valori tradizionali ortodossi" E. Il figlio di Nikolai di Misulina ha studiato a Oxford, ha ricevuto un diploma e si è trasferito a vivere permanentemente nel Belgio tollerante, dove i matrimoni dello stesso sesso sono consentiti.
- Figlia del vice Vorontsov Anna vive in Italia. Lì si è trasferita dalla Germania.
- La russa Elena Rakhova, famosa per essere residente a Leningrado, che ha vissuto meno di 120 giorni di blocco, ha definito "infedele" sua figlia che vive negli USA.
- La figlia dell'ex portavoce della GD, uno dei fondatori del partito "Russia Unita", e ora membro dell'Unione Sovietica Boris Gryzlov Eugenia vive a Tallinn. E anche di recente ho ottenuto la cittadinanza estone.
- Il figlio dell'ex ministro dell'istruzione Andrei Fursenko vive in modo permanente negli USA.
- Figlio di V. Nikolova (nipote di Molotov), presidente della Fondazione "Politika" - cittadino statunitense.


TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA DI PUTIN A BIDEN
Ragione Critica
18 marzo 2021

https://www.facebook.com/stefano.rivier ... 3772543120

“Per quanto riguarda le parole del mio collega americano, noi davvero, come lui ha detto, ci conosciamo di persona. Cosa gli potrei rispondere? Che stia in salute! Gli auguro salute! Lo dico senza ironia. Nella storia di ogni popolo, di ogni Stato, ci sono molti avvenimenti drammatici, pesanti, sanguinosi. Ma quando noi valutiamo le altre persone, o persino gli altri Stati o popoli, è come se ci guardassimo allo specchio e lì vediamo noi stessi, perché trasferiamo agli altri ciò di cui noi respiriamo, ciò che noi siamo in sostanza. Mi viene in mente quando noi da bambini, giocando in cortile, ci raccontavamo una storiella di scherno, dicevamo che se uno affibbia all’altro un brutto nome, quel nome lì definisce proprio chi lo ha detto”. Questa non è una semplice burla ma nasconde un senso profondo, un significato psicologico. Noi nell’altra persona vediamo sempre proiettate le nostre proprie qualità e pensiamo che lui è come noi. Quando valutiamo gli altri, o persino gli altri Stati o popoli, è come se ci guardassimo allo specchio: vediamo noi stessi.
Per quanto riguarda l’establishment americano, non parlo del popolo americano, dove ci sono molte persone per bene, oneste che vogliono vivere con noi in pace e in amicizia, questo lo sappiamo, lo apprezziamo e su di loro faremo affidamento in futuro. Per quanto riguarda invece la classe dirigente americana, la sua coscienza si è sviluppata in un divenire di condizioni non semplici e ben note: l’assimilazione da parte degli europei del continente americano è avvenuta per mezzo dello sterminio della popolazione locale, col genocidio vero e proprio delle tribù indiane native locali. A questo è seguito un lunghissimo periodo di schiavitù, molto crudele e spietata. E questo continua nella storia americana, fino ai nostri giorni accompagna la vita degli Stati Uniti d’America, altrimenti da dove sarebbe saltato fuori il movimento “Black Lives Matter”? Tuttora gli afroamericani si scontrano con le ingiustizie e lo sterminio. Proprio facendo perno su tali fattori cruciali, la classe dirigente americana decide i suoi problemi interni ed esterni. Voglio ricordare che gli Stati Uniti sono l’unico Stato al mondo che ha impiegato la bomba atomica contro un altro Stato - privo di questa arma atomica - contro il Giappone, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, contro Hiroshima e Nagasaki. In questo non vi era assolutamente nessun senso militare, si è trattato solo di puro sterminio diretto della popolazione civile.
Noi sappiamo che gli Stati Uniti sono interessati ad avere con noi determinati rapporti e solo sulle questioni che a loro convengono e alle loro condizioni. Noi siamo diversi, noi abbiamo un altro codice genetico e un altro codice morale, tuttavia noi sappiamo difendere i nostri interessi e collaboreremo con gli Stati Uniti, ma solo in quei campi e alle condizioni che a noi convengono, dovranno fare i conti con questo, nonostante tutti i loro tentativi di fermare il nostro sviluppo, nonostante tutte le loro sanzioni e insulti”.


1) assimilazione da parte degli europei del continente americano è avvenuta per mezzo dello sterminio della popolazione locale, col genocidio vero e proprio delle tribù indiane native locali.
2) a questo è seguito un lunghissimo periodo di schiavitù, molto crudele e spietata. E questo continua nella storia americana, fino ai nostri giorni accompagna la vita degli Stati Uniti d’America, altrimenti da dove sarebbe saltato fuori il movimento “Black Lives Matter”? Tuttora gli afroamericani si scontrano con le ingiustizie e lo sterminio.
3) gli Stati Uniti sono l’unico Stato al mondo che ha impiegato la bomba atomica contro un altro Stato - privo di questa arma atomica - contro il Giappone, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, contro Hiroshima e Nagasaki. In questo non vi era assolutamente nessun senso militare, si è trattato solo di puro sterminio diretto della popolazione civile.

1) non vi è stato alcun sterminio della popolazione locale indiana e il 90% degli americani discende da migranti giunti negli USA dopo la fine delle guerre indiane e pertanto non hanno alcuna responsabilità di quanto può essere avvenuto prima del loro arrivo;
mentre i russi sono pienamente responsabili di quanto è avvenuto durante l'Impero zarista e l'Impero dell'URSS ai danni dei popoli soggetti all'imperio russo.
2) solo una parte degli americani dei secoli passati ha praticato la schiavitù e l'altra parte ha operato per abolirla e questo è servito come buon esempio per il Mondo intero;
mentre in Russia al tempo degli Zar vi erano i servi della gleba e ai tempi dell'URSS i gulag e lo sterminio di milioni di contadini kulaki;
il suprematismo razzista nero dei BLM è una demenzialità politicamente corretta con la sua criminale Teoria Critica della Razza alimentata dall'ideologia sinistrata antiamericana e filo nazimaomettana e non ha alcuna giustificazione umana e sociale. https://it.wikipedia.org/wiki/Schiavit% ... %27America
3) i nazifascisti giapponesi giapponesi erano responsabili di milioni morti e le bombe su Hiroshima e Nagasaki con i loro duentomila morti hanno costretto il Giappone alla resa incondizionata risparmiando chissà quante altre sofferenze all'umanità vittima e oppressa dai giapponesi nazifascisti.
Questi due bombardamenti atomici sono stati un'esperienza terrificante che da allora ha impedito all'umanità di usare queste armi di distruzione di massa che danneggiano non solo il nemico ma anche chi le usa e l'intera umanità.
https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardam ... e_Nagasaki





QUEL VIRUS TOTALITARIO RUSSO CHE CONTAGIA I CONSERVATORI
di Stefano Magni, La Nuova Bussola
27 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Dario Fertilio, giornalista, già firma storica del Corriere della Sera, nell’invasione russa dell’Ucraina ha visto la realizzazione di una sua “profezia”. Nel suo lavoro teatrale Uomini e Cyborg, del 2016, sulla guerra nel Donbass (ora è in uscita la seconda edizione, con il titolo di Lettere dal Donbass), aveva previsto: “Putin che dichiara di voler conquistare Kiev in mezza giornata, gli industriali italiani che protestano per le scorte di invenduto per la Russia, i professori russi emarginati perché hanno osato mettere in discussione la guerra, la repressione delle manifestazioni”. Tutto questo “è giunto al suo compimento, in modo ancor più drammatico”, ci spiega Fertilio. Oggi la narrazione russa sulla guerra si muove su due canali: uno interno ed uno estero. In quello interno, Putin proclama la “denazificazione” dell’Ucraina quale scopo del conflitto in corso. In quello esterno, ideologi seguiti anche in Italia, come Alexander Dugin, parlano un altro linguaggio, metafisico: quella combattuta dalla Russia è una guerra di civiltà, contro il globalismo e il Grande Reset. Abbiamo dunque chiesto a Fertilio, grande conoscitore dell’area e soprattutto della cultura totalitaria (su cui ha scritto, nel 2017, Il virus totalitario, uno degli studi più completi e affascinanti sul tema), per capire cosa è vero e cosa è falso.
Denazificazione dell’Ucraina, cosa c’è di vero nella narrazione di Putin?
Il tema della denazificazione è esclusivamente propagandistico e ad uso interno. Putin parla di “nazismo” ucraino per far apparire, agli occhi dell’opinione pubblica russa, la guerra contro l’Ucraina come la “Grande Guerra Patriottica”, come chiamano in Russia la Seconda Guerra Mondiale. In grandissima parte, i russi ci credono. Ma è propaganda: l’ultra-nazionalismo (come il Battaglione Azov, citato in continuazione come “prova”) è poco diffuso in Ucraina, al massimo il 6% ed è anche scorretto equipararlo al nazismo vero.
Quindi a cosa mira Putin?
L’obiettivo chiave, reale, è la “neutralità” dell’Ucraina. Molti dei commentatori occidentali usano questo termine pensando al modello austriaco o svedese. Ma a Mosca si intende una differente forma di neutralità: la finlandizzazione. Dunque, condizioni analoghe a quelle imposte dall’Urss alla Finlandia dopo la Seconda Guerra Mondiale. In Finlandia, dietro al paravento della neutralità, i sovietici mantenevano l’egemonia dell’economia, della cultura e della politica. Non si poteva profferire nemmeno una parola contro Mosca. Così finirebbe l’Ucraina, in caso di vittoria russa.
La propaganda che la Russia rivolge all’Occidente è incentrata sulla lotta al Grande Reset e al Nuovo Ordine Mondiale. Il filosofo Alexander Dugin contrappone il “Grande Risveglio” russo al “Grande Reset” occidentale. Quanto è autentica questa causa?
L’idea che in Ucraina si stia combattendo uno scontro metafisico è una tattica confezionata dagli eredi del Kgb per far passare il concetto che esista, in Occidente, un complotto plutocratico. La teoria del complotto, di grandi imprenditori e filantropi (spesso identificati in miliardari di origine ebraica) intenti a scristianizzare l’Occidente e corromperlo moralmente, è un tipico strumento della propaganda sovietica e russa, non da oggi. Ha fatto breccia anche nella classe intellettuale conservatrice occidentale, soprattutto perché sfrutta elementi di realtà.
Quali?
È reale un’ideologia (non una cospirazione) che io definisco “mass-radicale” o “radicalismo di massa”. Questa ideologia è pre-totalitaria e cerca di mettere le radici in tutto l’Occidente, promuovendo i suoi “valori”: lotta di genere, emancipazione Lgbt, ecologismo radicale, scomparsa dei confini nazionali, dominio della tecnica, manipolazione dell’essere umano, fino all’idea di una “nuova normalità”, dunque una società pianificata. Questa ideologia agisce moltiplicando all’infinito i diritti. Il caos che ne risulta richiede, poi, l’imposizione di un ordine autoritario, un tecnocrate forte che stabilisce quali diritti riconoscere e quali sopprimere. Questo è il rischio reale che corre l’Occidente, su cui fa leva il Cremlino.
Cosa è vero e cosa no, in sintesi?
L’ideologia radicale di massa è reale ed è molto diffusa. La teoria del complotto, invece, è propaganda del Cremlino.
E perché molti conservatori credono alla propaganda del Cremlino?
Disgustati o giustamente preoccupati dall’ideologia radicale di massa dell’Occidente e dalle sue pulsioni totalitarie (come abbiamo visto negli ultimi due anni di regime sanitario), sono caduti nelle braccia di un altro nemico, speculare e opposto. È un errore ricorrente nella storia contemporanea: credere che un virus totalitario possa essere combattuto con un altro virus totalitario.
Se il nazional-comunismo dovesse trionfare, cosa ci toccherebbe subire?
Dobbiamo distinguere fra quel che progetta di fare in Russia e quel che potrebbe succedere in Occidente. In Russia lo vediamo all’opera, con l’instaurazione di un regime poliziesco all’interno ed espansionista all’estero. Il nazional-comunismo si basa sui concetti di sangue e suolo: dove c’è sangue russo, quella è Russia. L’espansione è la strada da seguire. Per l’Europa, invece, si punta a conquistare l’egemonia politica ed economica, per sfruttare la ricchezza occidentale, senza distruggerla, ma privandola della sua componente liberale. È la stessa strategia che il Pcus aveva adottato ai tempi dell’Eurocomunismo (con Enrico Berlinguer in Italia): dare una fiducia limitata a leader locali per completare un’opera di penetrazione politica ed economica. Occupare tutti i gangli della società, cancellare la dissidenza o a ridurla a una dimensione irrilevante. Nella vita pubblica non si potrebbe più mettere in discussione l’egemonia del Cremlino.
Come salvarsi?
La sfida è duplice. Non dobbiamo cascare nella trappola totalitaria: una persona libera deve combattere sia contro il radicalismo di massa, sia contro il nazional-comunismo propagandato in Occidente da Dugin. Deve accusarli apertamente. La lotta contro il regime sanitario di questi due anni è la stessa che oggi si deve combattere anche contro il nazional-comunismo. Perché il secondo sarebbe una medicina peggiore del male.



ANCORA SUI PRODI CAVALIERI ANTINAZISTI DEL GRANDE ZAR VLADIMIR I.
30 marzo 2022
https://www.facebook.com/groups/salviam ... 3978496511

È notizia di questi ultimissimi giorni: il presidente russo Putin ha appena onorato e promosso il famigerato leader ceceno Ramzan Kadyrov al rango di tenente generale dell'Esercito della Federazione Russa.
https://www.thetimes.co.uk/article/noto ... -5qhm0t8l7

Ma chi è Ramzan Kadyrov?

Figlio di un altrettanto famigerato leader secessionista ceceno, Akhmat Kadyrov, oggi Ramzan ha 45 anni e fin dal 2007 è Presidente della Repubblica Autonoma di Cecenia; dal 2011 poi è addirittura <<Capo a vita>> della stessa Cecenia, nominalmente una provincia autonoma russa, in realtà un feudo personale del clan Kadyrov, che prima Akhmat poi, dopo il suo omicidio, ancor più il figlio Ramzan, succedutogli per gentile concessione di zar Vladimir, hanno 'normalizzato' a forza, soffocando letteralmente nel sangue ogni pur labile voce critica.
Vittime non solo oppositori e critici politici della secolare dominazione russa sulla piccola nazione caucasica, ma anche gay e lesbiche, deportati in appositi lager: nell'aprile 2017, dopo un ennesimo vertice bilaterale con Putin a Mosca, intervistato dalla stampa russa Kadyrov ha negato, a modo suo, tutte le ricorrenti accuse di crimini contro l'umanità, 'argomentando' che non hanno alcun fondamento perché <<gay e lesbiche, in Cecenia, non esistono!>> (=anche perché muoiono per la fame e le torture nei suddetti lager...).

https://www.independent.co.uk/news/worl ... 43466.html

E non esistono perché nel suo personale feudo ceceno Kadyrov, un musulmano integralista, ha imposto la Shari'a, la famigerata legge coranica, in base alla quale i c.d. 'sodomiti' possono essere 'giustiziati' (e dunque per il solo fatto di esistere...), andando persino oltre la stessa legislazione russa, notoriamente omofoba ma non sino al punto da mettere gli omosessuali a morte; può farlo essendo notoriamente devoto a Putin, in nome e per conto del quale ha, appunto, sanguinosamente 'normalizzato' la Cecenia, ottenendo in cambio di governarla proprio come un suo feudo islamico personale, gestito con la brutalità di un regime totalitario, con una combinazione di vecchi metodi stalinisti, da professionali aguzzini del KGB, e nuovi metodi islamisti, da tagliagole della Shari'a.

https://www.theguardian.com/world/2017/ ... -gay-purge
https://www.nytimes.com/2017/04/21/worl ... -gays.html
https://www.independent.co.uk/news/worl ... 26791.html
https://www.huffingtonpost.co.uk/entry/ ... baf540b892

Una feroce e sistematica repressione totalitaria aiutata dalla fattiva collaborazione delle autorità della Federazione Russa putiniana, che non esitano nemmeno a riconsegnare gli omosessuali ceceni fuggiti alla sbirraglia islamista di Kadyrov:
https://www.voanews.com/a/europe_two-ga ... 01757.html
Una feroce e sistematica repressione totalitaria che è la vera, drammatica e per ciò nascosta faccia della tanto vantata 'normalizzazione' putiniana della Cecenia:
https://www.glistatigenerali.com/geopol ... -di-putin/
Una feroce repressione evidentemente capace di colpire, sino ad oggi, anche ben oltre la Cecenia, sino in Europa, con le proprie squadre di assassini:
https://www.theguardian.com/world/2019/ ... an-kadyrov
Resta tuttora senza risposta una domanda: quanto è credibile la <<Crociata Antinazista>> bandita dal prode zar Vladimir I in Ucraina, se è portata avanti con i tagliagole islamisti ceceni del sanguinario capoclan Kadyrov (ed anche con i mercenari russi del neonazista comandante Dmitry Utkin, altro fedelissimo di Putin)?
https://www.ilgiorno.it/mondo/dmitry-ut ... -1.7431725




Putin nemico del popolo
IL FOGLIO DI OGGI
30 MARZO 2022

I veri responsabili dei suoi crimini sono i russi che scelgono di non vedere cosa fa un macellaio. Il presidente russo raccontato da Anna Politkovskaja, giornalista di Novaja Gazeta uccisa nel 2006
Anna Politkovskaja è stata una giornalista di inchiesta russa, molto critica con Vladimir Putin e molto attiva sui temi dei diritti. Il 7 ottobre 2006, mentre lavorava per il suo giornale, Novaja Gazeta, giornale indipendente che due giorni fa è stato costretto a chiudere i battenti a seguito della nuova legge sulla stampa voluta dal governo russo, Politkovskaja è stata assassinata a Mosca. Quello che segue è un suo articolo raccolto da Adelphi in un libro dedicato alla giornalista pubblicato nel 2004.
Ho riflettuto a lungo sul perché ce l’ho tanto con Putin. Che cosa me lo fa detestare al punto da dedicargli un libro. Non sono un suo oppositore politico, sono solo una cittadina russa. Una moscovita quarantacinquenne che ha potuto osservare l’Unione Sovietica all’apice della sua putrefazione comunista, negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, e non vuole ricascarci. (…)
Mi sono prefissa di concludere il libro oggi, 6 maggio 2004. Ancora poche ore, e il 7 maggio del 2004 Putin, tipico tenente colonnello del kgb sovietico con la forma mentis – angusta – e l’aspetto – scialbo – di chi non è riuscito a diventare colonnello, con i modi di un ufficiale dei servizi segreti sovietici a cui la professione ha insegnato a tenere sempre d’occhio i colleghi, quell’uomo vendicativo (alla cerimonia di insediamento non è stato invitato nessun rappresentante dell’opposizione o di qualunque partito che non sia in completa sintonia con il suo), quel piccoletto che ci ricorda così da vicino l’Akakij Akakievi gogoliano in cerca del suo cappotto, tornerà a insediarsi sul trono. Sul trono di tutte le Russie. (...)
Una breve parentesi. Non su Putin, ma su noi russi. I putiniani – quelli che l’hanno messo dov’è, che volevano che salisse al trono una prima volta, quelli che ora siedono nell’ufficio del presidente e di fatto guidano il Paese (non il governo, che esegue le volontà del presidente, e non il Parlamento, che ratifica le leggi che il presidente vuole) – seguono con grande attenzione le reazioni dell’opinione pubblica. Non è vero che se ne infischiano. E ciò significa una cosa importantissima: i veri responsabili di quanto sta accadendo siamo noi. Noi, e non Putin. Il fatto che la nostra reazione a lui e alle sue ciniche manipolazioni si sia limitata a sparuti borbottii da cucina gli ha garantito l’impunità nei primi quattro anni di mandato. La nostra apatia è stata senza confini e ha concesso a Putin l’indulgenza plenaria per i quattro anni a venire. Le nostre reazioni a quel che ha detto e fatto non sono state solo fiacche, ma impaurite. Abbiamo mostrato di aver paura dei Cekisti, inducendoli a perseverare nel trattarci da popolo bue. Il kgb rispetta solo i forti, i deboli li sbrana. E lo dovremmo sapere, ormai. Invece ci siamo scelti la parte dei deboli e siamo stati sbranati. La paura è pane per i denti di un Cekista. Non c’è nulla di meglio, per lui, del sentire che la massa che vorrebbe sottomettere trema come una foglia. Era ciò che volevano. Giornali e televisione traboccavano della nostra paura. L’opposizione non faceva che ripetere quanto grande fosse il pericolo – e dunque la sua paura – che Putin fosse rieletto... E anche lei è stata sbranata. (...)
Arriva il 14 marzo. Si vota. Tutto procede come pianificato al Cremlino. La vita torna a essere quella di sempre. I burocrati ricominciano a rubare a testa bassa. In Cecenia riprendono i massacri: la breve pausa durante le elezioni aveva acceso una speranza in chi aspettava la pace da cinque anni. Come vuole la tradizione asiatica, prima della seconda elezione presidenziale due alti comandanti ceceni avevano deposto le armi ai piedi del leader. I loro parenti erano stati prelevati e furono trattenuti come prigionieri fino a che i comandanti non ebbero dichiarato di stare con Putin e di aver rinunciato all’indipendenza. Dalla cella in cui si trovava, anche Chodorkovskij scrisse al presidente delle lettere contrite. Il tracollo della Iukos era lento e inesorabile. Venne Berlusconi in visita ufficiale, e la prima domanda che pose all’amico Vladimir fu come si facesse a incassare il settanta per cento dei voti. Putin non poté dargli una risposta precisa, tanto più che, se anche l’avesse fatto, il caro Silvio – europeo – non avrebbe capito. Insieme sono andati a Lipeck, in provincia, a inaugurare una fabbrica di lavatrici e a godersi uno spettacolo dell’Aeronautica militare. In televisione Putin continua a tirare le orecchie ai suoi più alti funzionari. È così che ce lo fanno vedere, di solito: nel suo ufficio, al Cremlino, mentre ascolta le relazioni dei funzionari, oppure mentre dispensa uno dei suoi monologhi-ramanzina. Le riprese sono sempre ben studiate, estrema è la cura dell’immagine, nulla è lasciato alla discrezione del singolo o al caso. Putin è stato presentato al popolo per Pasqua, a quasi un mese dalla sua rielezione. Durante la celebrazione del rito pasquale nella Chiesa del Redentore (l’antica cattedrale di Mosca ricostruita ex novo, in cemento, al posto di una piscina scoperta), al fianco del presidente, come in una parata militare, si segnavano in modo goffo e clownesco il primo ministro Fradkov e la nuova eminenza grigia del Cremlino Dmitrij Medvedev, l’ometto basso basso con la testa grossa a capo dell’ufficio del presidente. Medvedev si faceva il segno della croce portando la mano alla testa e ai genitali. Una scena ridicola. Come Putin, anche lui strinse la mano al “compagno” Patriarca, invece di baciargliela come prescrive il rituale. Il Patriarca sorvolò. Gli addetti alle pubbliche relazioni del Cremlino saranno anche solerti, ma sono ignoranti in materia religiosa e non avevano saputo istruirli adeguatamente. Accanto a Putin c’era anche il sindaco di Mosca Jurij Lužkov, che l’aveva “costruita”, quella chiesa. Lužkov è l’unico che si sia segnato come si conviene. Il Patriarca si è rivolto a Putin chiamandolo “Sua Eccellenza” e scandalizzando tutti quanti. Pertanto la Pasqua, celebrata in presenza di così numerosi esponenti del kgb tra gli alti ranghi politici, è diventata la festa di precetto più importante in Russia, un analogo della parata del Primo maggio di altri tempi. L’inizio della celebrazione fu ancora più comico della stretta di mano al Patriarca. La televisione di Stato trasmise a reti unificate, in diretta, la Via crucis intorno alla Chiesa del Redentore che precedeva la messa. Per quanto malato, il Patriarca volle prendervi parte. Lo speaker – credente e teologicamente edotto – spiegava ai telespettatori che fino a mezzanotte, come vuole la tradizione ortodossa, le porte della chiesa dovevano restare chiuse, a simboleggiare il masso posto davanti all’entrata della grotta in cui era stato deposto il corpo di Cristo. Dopo la mezzanotte i fedeli che avevano preso parte alla Via crucis avrebbero atteso che le porte si aprissero. Il primo a varcare la soglia della chiesa vuota dove Cristo era già risorto sarebbe stato il Patriarca. (…)
Più o meno in quei giorni, l’8 aprile, due gemelle cecene di nove mesi furono dichiarate shahid – martiri della fede. Morte prima ancora di imparare a camminare. La storia è la solita. Dopo il 14 marzo in Cecenia erano riprese le operazioni militari. L’esercito – lo “Stato Maggiore operativo per la direzione della Guerra al terrorismo”, come lo chiamano adesso – aveva annunciato che stavano dando la caccia a Basaev e che era “in corso un’operazione su larga scala per annientare i membri delle bande armate”. Basaev non venne catturato, ma l’8 aprile, verso le due del pomeriggio, nell’ambito di quella stessa operazione un missile cadde su una casa colonica di Rigach. Morirono tutti: una madre e i suoi cinque figli. La scena che si presentò agli occhi del padre – Imar-Ali Damaev – era di quelle che trasformerebbero qualunque persona dura di cuore in un pacifista o in un kamikaze. La moglie ventinovenne di Imar-Ali, Maidat, era già morta ma stringeva a sé la figlia Džanati (quattro anni), l’altra figlia Žaradat (tre anni), il maschio Umar Chaži (due anni) e la piccolissima Zara, di nove mesi. L’abbraccio della madre non era servito a salvare nessuno di loro, furono tutti uccisi dalle schegge. Poco distante giaceva il corpicino di Zura, la gemella di Zara. Maidat non aveva avuto braccia e tempo a sufficienza per raccogliere sotto di sé anche la quinta figlia, e a Zura non era riuscito di gattonare fino a lei. Imar-Ali raccolse le schegge del missile e risalì al numero di matricola: 350 F 5-90. Non fu difficile: il numero era rimasto intatto. Il mullah del villaggio vicino annunciò che le vittime sarebbero state tutte dichiarate martiri della fede, shahid. Come tali le seppellirono, quella sera stessa: senza lavare i corpi, senza sudari, con gli abiti con cui la morte se li era presi. E Imar-Ali Damaev di Rigach è diventato padre di cinque martiri. Perché ce l’ho tanto con Putin| Perché il tempo passa. Quest’estate saranno sei anni che la seconda guerra cecena è iniziata affinché Putin potesse diventare presidente. E non se ne vede la fine. All’epoca i bimbi shahid non erano ancora nati, ma dal 1999 a oggi tutte le stragi di bambini – tra le bombe e le pulizie etniche – sono rimaste impunite: i carnefici non sono mai finiti sul banco degli imputati. Putin non l’ha mai preteso, sebbene abbia fama di “amico di tutti i bimbi”. In Cecenia i militari continuano a comportarsi com’è stato loro permesso da che la guerra è iniziata: pensano di essere in un poligono di tiro senza nessuno intorno, bambini compresi. Questa strage di innocenti non ha scosso il Paese. Nessuna televisione ha mostrato le immagini dei cinque piccoli ceceni uccisi. Il ministro della Difesa non si è dimesso seduta stante (perché è un amico di Putin e perché è uno dei papabili alle presidenziali del 2008). Non ha lasciato il suo posto nemmeno il comandante dell’Aeronautica militare. È rimasto tutto com’era. Il comandante in capo non ha indirizzato una sola parola di conforto o di condoglianze a quel padre rimasto solo. Il mondo continua a ribollire attorno a noi. In Iraq sono stati ammazzati degli ostaggi. Popoli e nazioni hanno chiesto a chi li governa e alle organizzazioni internazionali di ritirare le truppe per salvare la vita di quanti stanno facendo il loro dovere. Da noi niente. La morte di quei bambini assurti a martiri non solo non ci ha spinti a chiedere di ritirare le truppe, ma nemmeno a iniziare un dibattito su quanto sta accadendo in Cecenia con l’intento di aprire una strada al dialogo, alla pacificazione, alla smilitarizzazione e a tutto ciò che consegue alla fine di un conflitto. Perché ce l’ho tanto con Putin? Per tutto questo. Per una faciloneria che è peggio del latrocinio. Per il cinismo. Per il razzismo. Per una guerra che non ha fine. Per le bugie. Per i gas nel teatro Dubrovka. Per i cadaveri dei morti innocenti che costellano il suo primo mandato. Cadaveri che potevano non esserci. Io la penso così. Altri avranno punti di vista differenti. Nonostante la strage, la gente continua a sperare che il mandato presidenziale si prolunghi fino a dieci anni. Di solito è il Cremlino, nella persona di Vladislav Surkov, a creare l’ennesimo movimento giovanile pro-Putin. Surkov, vicecapo dell’ufficio del presidente, non è solo un gran tessitore di alleanze, ma anche il miglior PR del Paese – dove “pubbliche relazioni” diventa sinonimo di menzogna, inganno e parole invece che fatti. I movimenti politici nati da un decreto del Cremlino sono in gran voga a casa nostra, affinché l’Occidente non sospetti che il nostro sia un sistema monopartitico, autoritario e non-pluralistico. E così spuntano gruppi che prendono nomi del tipo Marciamo insieme, Cantiamo insieme, Per la stabilità1 e altre varianti della Gioventù comunista di un tempo. Il tratto distintivo di questi movimenti parapolitici pro-Putin è che il ministero della Giustizia – solitamente incline a creare difficoltà a chi tenta qualche passo in politica – li registra in quattro e quattr’otto, senza lungaggini burocratiche. E come primo atto pubblico il neonato movimento annuncia che si adopererà a favore dell’estensione del mandato per l’amato presidente. Putin ha ricevuto un regalo simile anche il 7 maggio, il giorno del suo insediamento. Alla fine di aprile il movimento per la stabilità aveva, infatti, già avviato la procedura per estendere il mandato a colui che il popolo aveva eletto appena un mese prima (Putin quale garante della stabilità del Paese, dunque). I membri del minuscolo movimento pretendevano anche il riesame delle privatizzazioni (si legga: siamo contro Chodorkovskij e pro-Putin). La Commissione elettorale di Mosca è stata assai solerte nell’accogliere la richiesta di quei giovani ‘stabilizzatori’ e nel promuovere un referendum sull’estensione del mandato presidenziale. Così abbiamo accolto il giorno dell’insediamento, il 7 maggio 2004. Putin, che – per puro caso – si è ritrovato ad avere un potere enorme, lo ha gestito con conseguenze catastrofiche per la Russia. E se non mi piace è anche perché nemmeno noi piacciamo a lui. Non ci sopporta. Ci disprezza. Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov’è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l’ho con un tipico Cekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino.
DI ORIGINALLY PUBLISHED IN ENGLISH BY THE HARVILL PRESS UNDER THE TITLE “PUTIN’S RUSSIA”



Mosca. «Infanga l'Urss»: così la Corte suprema russa chiude la ong Memorial
Marta Ottaviani
martedì 28 dicembre 2021

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/mo ... g-memorial

Il più antico gruppo per la difesa dei diritti umani, fondato dal Nobel per la pace Sakharov, raccontava le epurazioni dell'era staliniana ed era un simbolo della democratizzazione post-sovietica

Un supporter di Memorial protesta davanti alla sede della Corte Suprema a Mosca. Nel cartello la scritta: "Noi siamo Memorial"

Un supporter di Memorial protesta davanti alla sede della Corte Suprema a Mosca. Nel cartello la scritta: "Noi siamo Memorial" - Ansa

«My budem zhit vsegda», noi vivremo per sempre. Era scritto su un cartello fuori dalla Corte Suprema di Mosca, poco prima che venisse emessa la sentenza sulla chiusura dell’organizzazione Memorial International. Un verdetto che, purtroppo, era stato ampiamente annunciato ed è stato reso noto appositamente sotto Capodanno, quando tutta la Russia è avvolta dal clima ovattato delle feste.

Memorial International, la più importante organizzazione di denuncia dei crimini del comunismo (e non solo) è stata chiusa perché viola l’ormai tristemente nota legge sugli agenti stranieri. Il provvedimento, in vigore dal 2012, bolla come «agenti stranieri», un’espressione che in Unione Sovietica era comparata a quella di «spia», le organizzazioni che ricevono fondi dall’estero e le cui azioni sono ritenute contrarie agli interessi della Russia. Sotto la sua mannaia, nel giro di pochi mesi, hanno cessato le pubblicazioni o sono stati chiusi numerosi media di opposizione e Ong. Fra queste, c’è anche la Fondazione Anti Corruzione di Alexeij Navalny, il maggiore oppositore al presidente Vladimir Putin, a sua volta in carcere, ufficialmente per appropriazione indebita.

In particolare, Memorial è stata accusata di aver «denigrato la memoria dell’Unione Sovietica» e delle sue vittorie, e di aver riabilitato i «criminali nazisti». Durante l’udienza di ieri un pubblico ministero ha affermato che Memorial «crea una falsa immagine dell’Urss come stato terrorista e denigra la memoria della Seconda guerra mondiale». Quella di Mosca come potenza vincitrice sul nazismo e liberatrice di Berlino è un’immagine alla quale decine di milioni di russi sono molto affezionati e sulla quale si basa buona parte della retorica nazionalista.

Il fato a volte sa essere davvero spietato e ha voluto che questa sentenza arrivasse a tre giorni dal trentesimo anniversario della dissoluzione dell’Unione Sovietica. Segno che la componente ideologica può essere venuta a mancare e che il sistema economico possa essere in parte cambiato. Ma la repressione del dissenso e la quasi totale mancanza di una vera opposizione, accentuatasi dal 2010 in poi, rendono la differenza fra i due periodi sempre più labile.

«Si tratta di una sentenza politica, che arriva dai livelli più alti dello Stato – hanno detto da Memorial ad Avvenire, senza menzionare direttamente il presidente, Vladimir Putin –. Una decisione che colpisce non solo il nostro lavoro di indagine storica, ma anche quanto fatto per difendere i diritti umani. E si tratta di un messaggio terribile per la società civile russa. Da questo momento ormai davvero nessuno può sentirsi al sicuro. Questa sentenza dimostra anche la mancanza di indipendenza della magistratura».

L’organizzazione già ieri ha fatto sapere che farà appello in Cassazione per annullare la sentenza e di essere pronta ad arrivare fino alla Corte Europea dei Diritti Umani. La sezione italiana dell’organizzazione ha chiesto un incontro con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio per sollecitare un suo intervento ufficiale. «Se l’appello dovesse andare male – hanno spiegato ancora da Mosca ad Avvenire – troveremo il modo di continuare a lavorare come comunità di volontari, che poi è come siamo nati. Anche se sappiamo che questo potrebbe rendere la nostra vita ancora più difficile». Se fuori dai confini nazionali, Memorial International è conosciuta e molto rispettata per il suo lavoro di denuncia storica, il mese scorso, un sondaggio del Levada Centre, istituto di ricerca indipendente e anch’esso iscritto nella lista degli agenti stranieri, ha rivelato che appena un terzo dei russi è a conoscenza dell’esistenza dell’organizzazione. Durante la conferenza di fine anno, Putin ha difeso la legge sugli agenti stranieri, dicendo che negli Stati Uniti è in vigore un provvedimento analogo ancora più severo.

Intanto, la comunità internazionale si mobilita. Amnesty International ha definito la chiusura di Memorial «un attacco alla società civile» e un «tradimento alla memoria delle vittime dei gulag».

DA SAPERE

L’Ong Memorial è stata fondata nel 1989 da un gruppo di dissidenti, fra cui il premio Nobel per la Pace, Andrej Sakharov. È l’unica organizzazione a possedere un archivio che documenta i crimini commessi durante il periodo sovietico, raccolti grazie a un capillare lavoro portato avanti su tutto il territorio dell’ex Urss da decine di volontari che appoggiano l’associazione. Grazie a Memorial è stato possibile fare luce sulle persecuzioni contro milioni di persone e l’ubicazione di alcune fosse comuni nelle quali sono stati fatti scomparire i «nemici del popolo».




Soldati russi intercettati, le telefonate agghiaccianti a casa: "Ruba tutto". Saccheggi e crimini, orrore senza fine
Giada Oricchio
31 marzo 2022

https://www.iltempo.it/esteri/2022/03/3 ... -31048395/

Furti, saccheggi e fame. C’è tutto l’orrore della guerra nelle telefonate intercettate dai servizi segreti ucraini e pubblicate dal profilo Twitter “Ukraine”. In questi 40 giorni di invasione, i soldati russi hanno raso al suolo città salvaguardando le infrastrutture, ma rubando in case e negozi abbandonati dai civili in fuga. Sull’account si legge: “Si tratta di vere e proprie chiamate intercettate i soldati russi in Ucraina chiamano i loro cari in Russia per raccontare come sta andando finora. Saccheggi e crimini di guerra inclusi. Condividete! Il mondo deve conoscere la verità su ciò che stanno facendo alle nostre case e alle nostre persone”. Le conversazioni private dei soldati russi con i familiari sono terribili. Si sente un militare raccontare a una donna: “Dove siamo andati? Un po’ a saccheggiare in giro”, “Non un po’, alla grande” gli fa eco un commilitone. E ancora: “Ieri ho sparato a un’auto”, “Bravo, spara a quei figli di put**na, finché non sei tu va bene, spara a quei fo**uti drogati e nazisti” risponde una voce femminile russa. Rubano pellicce e oggetti di valore: “Adesso hai due cappotti di visone e Dasha uno di volpe artica. Abbiamo preso il controllo della casa, ci vivono 20 di noi, abbiamo bevuto un cognac da 7mila rubli. Forse c’è anche la Coca cola, alla fine mi poterò via un televisore di 70mila rubli. Siamo autorizzati a portare via”.
I soldati russi trafugano perfino utensili di ferramenta, saldatori, frullatori e tritacarne. Qualcuno lamenta la fame. Masoprattuto c'è l’agghiacciante ammissione di uccisioni deliberate sui civili: “Le abbiamo fermati, spogliati e controllati, eravamo indecisi se lasciarli andare, alla fine abbiamo sparato loro nella foresta perché potevano rivelare la nostra posizione”. Ci sono perfino risatine davanti ai cadaveri degli ucraini. Colloqui criminali dalle tenebre dell’animo umano.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2022 8:27 pm

Questo scritto russo, della Russia di Putin è peggio del Mein Kampf di Hitler

"Cosa la Russia deve fare con l'Ucraina?"

[Un assurdo progetto, che non è tanto assurdo perché già si sta realizzando in Bielorussia, dove viene rapidamente cancellato tutto lo sfondo etnico-storico-nazionale].
RIA Novosti, 04/03/2022, Timofey Sergeytsev filosofo, metodologo, membro del Club Zinoviev MIA Russia Today
"Abbiamo scritto dell'inevitabilità della denazificazione dell'Ucraina ad aprile dello scorso anno. Non abbiamo bisogno dell'Ucraina nazista, di Bandera, del nemico della Russia e lo strumento dell'Occidente per la distruzione della #Russia. Oggi la questione della denazificazione si è spostata su un piano pratico.
La denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo - molto probabilmente la maggioranza - è stata dominata e tirata dal regime nazista nella sua politica. Cioè, quando l'ipotesi "le persone sono buone - il governo è cattivo" non funziona più.
Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica di denazificazione, di tutte le sue misure, e il fatto stesso ne è l'oggetto.
L'Ucraina è proprio in una situazione del genere. Il fatto che l'elettore ucraino abbia votato per la "pace di Poroshenko" e la "pace di #Zelensky" non deve indurre in errore: gli ucraini erano abbastanza soddisfatti della via più breve verso la pace attraverso la guerra lampo, a cui gli ultimi 2 presidenti ucraini hanno chiaramente accennato quando sono stati eletti. Proprio questo metodo di "pacificazione" degli antifascisti interni - attraverso il terrore totale - è stato usato a Odessa, Kharkiv, Dnipro, Mariupol e in altre città russe (!). E questo si adattava perfettamente all'uomo ucraino comune.
La denazificazione è un insieme di misure mirate alla massa nazificata della popolazione, ma che tecnicamente non può essere soggetta alle punizioni dirette come i criminali di guerra.
I nazisti che usano le armi devono essere distrutti sul campo di battaglia al massimo possibile. Senza la distinzione significativa fra le Forze Armate e i cosiddetti battaglioni nazionali, o la difesa territoriale che si è unita a questi due tipi di formazioni militari. Tutti loro sono ugualmente coinvolti nell'estrema crudeltà contro la popolazione civile, sono ugualmente colpevoli del genocidio del popolo russo, non rispettano le leggi e gli usi della guerra. I criminali di guerra ei nazisti attivi devono essere puniti in modo esemplare ed esplicativo. Ci deve essere una lustrazione totale. Tutte le organizzazioni che si sono associate alla pratica del nazismo devono essere liquidate e bandite.
Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche il popolo, nella sua parte significativa che rappresenta i nazisti passivi, complici del nazismo. Hanno sostenuto e assecondato il potere nazista. La giusta punizione di questa parte della popolazione è possibile solo sopportando le inevitabili fatiche di una giusta guerra contro il sistema nazista, svolto con la massima cura e discrezione nei confronti dei civili. Un'ulteriore denazificazione di questa massa di popolazione consiste nella rieducazione, che si realizza attraverso la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e una severa censura: non solo nell'ambito politico, ma anche necessariamente nell'ambito della cultura e dell'istruzione. Proprio attraverso la cultura e l'educazione che è stata preparata e realizzata una profonda nazificazione della popolazione, assicurata dalla promessa dei dividendi della vittoria del regime nazista sulla Russia, attraverso la propaganda nazista, la violenza interna e terrore, oltre alla guerra contro il popolo del #Donbas ribellatosi al nazismo ucraino, che dura da 8 anni.
La denazificazione può essere effettuata solo dal vincitore, il che implica (1) - il suo controllo assoluto sul processo di denazificazione e (2) - il potere per garantire tale controllo. In questo senso, un paese denazificato non può essere sovrano.
Lo stato denazizzante - la Russia - non può procedere alla denazificazione con un approccio liberale. L'ideologia del denazificatore non può essere contestata dal colpevole sottoposto a denazificazione. Il riconoscimento da parte della Russia della necessità di denazificare l'Ucraina, significa il riconoscimento dell'impossibilità dello scenario di #Crimea per l'#Ucraina. Tuttavia, quello scenario era impossibile nel 2014 e nel ribelle Donbas. Solo 8 anni di resistenza alla violenza e al terrore nazista hanno portato alla coesione interna e a un consapevole e inequivocabile rifiuto di massa di mantenere qualsiasi unità e collegamento con l'Ucraina nazista.
La durata della denazificazione non può essere inferiore a una generazione, che deve nascere, crescere e raggiungere la maturità nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell'Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ha ricevuto le forme legali e legittime di espressione politica e ha guidato il movimento per "l'indipendenza" verso il nazismo.
La particolarità della moderna Ucraina nazificata sta nell'amorfità e nell'ambivalenza, che permettono al nazismo di essere mascherato da desiderio di "indipendenza" e da un percorso "europeo" (occidentale, filoamericano) di "sviluppo" (in realtà - al degrado), di affermare che in Ucraina "non c'è il nazismo, solo gli eccessi del privato". Dopotutto, non esiste un principale partito nazista, nessun Fuhrer, nessuna legge razziale a tutti gli effetti (solo la loro versione troncata sotto una forma di repressione contro la lingua russa). Di conseguenza, non c'è l'opposizione e la resistenza al regime.
Tuttavia, tutto quanto sopra non rende il nazismo ucraino una "versione leggera" del nazismo tedesco della prima metà del XX secolo. Al contrario, poiché il nazismo ucraino è libero da tali strutture e restrizioni di "genere" (a causa di tecnologia politica), si dispiega liberamente come la base fondamentale di qualsiasi nazismo - come il razzismo europeo e, nella sua forma più sviluppata, americano. Pertanto, la denazificazione non può essere compiuta in un compromesso, sulla base di una formula di "NATO- no, UE - sì". Lo stesso Occidente collettivo è l'ideatore, la fonte e lo sponsor del nazismo ucraino, mentre i quadri di Bandera occidentale e la loro "memoria storica" sono solo uno degli strumenti per la nazificazione dell'Ucraina. L'ucra-nazismo comporta una minaccia non minore, ma maggiore per il mondo e la Russia.
Probabilmente il nome "Ucraina" non può essere mantenuto come nome di qualsiasi entità statale completamente denazificata in un territorio liberato dal regime nazista. Le repubbliche popolari create nello spazio libero dal nazismo dovranno crescere nell'ambiente dell'autogoverno economico e della sicurezza sociale, del ripristino e dell'ammodernamento dei sistemi di supporto vitale della popolazione.
In effetti, le loro aspirazioni politiche non possono essere neutrali: il l'espiazione della colpa davanti alla Russia per averla trattata come un nemico può essere realizzata solo facendo affidamento sulla Russia nei processi di restaurazione, rinascita e sviluppo. Nessun "Piano Marshall" deve essere consentito per questi territori.
Non ci può essere la "neutralità" in senso ideologico e pratico, compatibile con la denazificazione. Il personale e le organizzazioni che sono lo strumento di denazificazione nelle repubbliche appena denazificate non potranno che fare l'affidamento sul supporto militare e organizzativo diretto della Russia.
La denazificazione sarà inevitabilmente anche la deucrainizzazione - cioè un rifiuto di un gonfiamento artificiale della componente etnica dell'autoidentificazione nazionale dei territori storici della Malorossiya e della Novorossiya, iniziato dalle autorità sovietiche. Essendo uno strumento della superpotenza comunista, dopo la sua caduta, l'etnocentrismo artificiale non è rimasto in un dimenticatoio. In questa veste di servizio, è passato sotto l'autorità di un'altra superpotenza (il potere che sovrasta gli stati): la superpotenza dell'Occidente. Deve essere restituito ai suoi confini naturali e privato della funzionalità politica.
A differenza, diciamo, della Georgia e dei paesi baltici, l'Ucraina, come è stato dimostrato storicamente, non può esistere come lo stato nazionale e i tentativi di "costruirne uno" portano naturalmente al nazismo. L'ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa che non ha un proprio contenuto di civiltà, è un elemento subordinato di una civiltà estranea e aliena. La debanderizzazione di per sé non basterà come la denazificazione: l'elemento Bandera è solo un interprete e uno schermo, un travestimento per il progetto europeo dell'Ucraina nazista, quindi la denazificazione dell'Ucraina è anche la sua inevitabile de-europeizzazione.
L'élite Bandera deve essere liquidata, la sua rieducazione è impossibile. La "palude" sociale, che l'ha sostenuta attivamente e passivamente con l'azione e l'inazione, deve passare le difficoltà della guerra e assimilare questa esperienza come una lezione storica di espiazione della propria colpa. Chi non ha sostenuto il regime nazista, chi ne ha sofferto e la guerra da lui scatenata nel Donbass, deve essere consolidato e organizzato, deve diventare il pilastro del nuovo governo, verticale e orizzontale. L'esperienza storica mostra che le tragedie ei drammi del tempo di guerra avvantaggiano i popoli che sono stati tentati e trascinati dal ruolo di nemico della Russia.
La denazificazione come obiettivo di un'operazione militare speciale nell'ambito di questa stessa operazione è intesa come una vittoria militare sul regime di Kyiv, la liberazione dei territori dai sostenitori armati dei nazisti, l'eliminazione degli implacabili nazisti, la cattura di criminali di guerra, e la creazione delle condizioni sistemiche per la successiva denazificazione in tempo di pace.
Quell''ultima, a sua volta, deve iniziarsi con l'organizzazione degli organi locali di autogoverno, polizia e difesa, ripuliti dagli elementi nazisti, avviando sulle loro basi i processi per fondare una nuova statualità repubblicana, integrando questa statualità in una stretta collaborazione con il dipartimento della Federazione Russa per la denazificazione dell'Ucraina (creato o convertito, diciamo, da Rossotrudnichestvo), con l'adozione sotto il controllo russo del quadro normativo repubblicano sulla denazificazione, la definizione dei confini e del quadro per l'applicazione diretta delle leggi russe e della giurisdizione russa nel campo della denazificazione sul territorio liberato, la creazione di un tribunale per i crimini contro l'umanità nell'ex Ucraina. In questo senso la Russia dovrà fungere da custode del processo di Norimberga.
Tutto ciò significa che per raggiungere gli obiettivi della denazificazione è necessario il sostegno della popolazione, il suo passaggio dalla parte della Russia dopo la sua liberazione dal terrore, dalla violenza e dalla pressione ideologica del regime di Kyiv, dopo il suo ritiro dall'isolamento informativo.
Naturalmente, ci vorrà del tempo prima che le persone si riprendano dallo shock delle ostilità, per convincersi delle intenzioni a lungo termine della Russia - e che "non saranno abbandonate". È impossibile prevedere in anticipo esattamente in quali territori una parte di popolazione costituirà una maggioranza criticamente necessaria. È improbabile che la "provincia cattolica" (l'Ucraina occidentale come parte di cinque regioni) diventi parte dei territori filo-russi. La linea di alienazione, tuttavia, sarà trovata empiricamente. Dietro rimarrà il territorrio ostile alla Russia, ma sarà l'Ucraina forzatamente neutrale e smilitarizzata con il nazismo formalmente bandito. Gli odiatori della Russia andranno lì. La garanzia della conservazione di stato neutrale di questa Ucraina residua dovrà essere la minaccia di un'immediata continuazione dell'operazione militare, in caso di mancato rispetto dei requisiti elencati. Forse ciò richiederà una presenza militare russa permanente sul suo territorio.
Dalla linea di esclusione fino al confine russo ci sarà un territorio di potenziale integrazione nella civiltà russa, che è di carattere naturale antifascista.
L'operazione della denazificazione dell'Ucraina, iniziata con una fase militare, al tempo di pace seguirà la stessa logica delle tappe militare. Ciascuna di esse dovrà ottenere i cambiamenti irreversibili, che diventeranno i risultati della fase corrispondente. In questo caso, le fasi iniziali necessarie della denazificazione possono essere così definite:
— liquidazione delle formazioni armate naziste (il che significa qualsiasi formazione armata dell'Ucraina, comprese le forze armate ucraine), nonché dell'infrastruttura militare, informativa ed educativa che ne garantisce l'attività;
— formazione degli organi di autogoverno pubblico e delle milizie (difesa e forze dell'ordine) sui territori liberati, per proteggere la popolazione dal terrore dei gruppi nazisti clandestini;
— introduzione dello spazio informativo russo;
— ritiro dei materiali didattici e il divieto dei programmi educativi di tutti i livelli, contenenti linee guida ideologiche naziste;
— azioni investigative di massa per stabilire la responsabilità personale per i crimini di guerra, crimini contro l'umanità, per la diffusione dell'ideologia nazista e il sostegno al regime nazista;
— lustrazione, pubblicazione dei nomi dei complici del regime nazista, coinvolgendoli nei lavori forzati per il ripristino delle infrastrutture distrutte in misura della punizione per le attività naziste (per coloro che non saranno soggetti alla pena di morte o alla reclusione);
— adozione a livello locale, sotto la supervisione della Russia, degli atti normativi primari di denazificazione "dal basso", il divieto di ogni tipo e forma di rinascita dell'ideologia nazista;
— istituzione di memoriali, segni commemorativi, monumenti alle vittime del nazismo ucraino, perpetuando la memoria degli eroi della lotta contro di esso;
— inserimento di un complesso delle norme antifasciste e della denazificazione nelle costituzioni delle nuove repubbliche popolari;
— creazione degli organi permanenti della denazificazione per un periodo di 25 anni.
La Russia non avrà alleati nella denazificazione dell'Ucraina. Dal momento che questo è un affare puramente russo. Anche perché non solo la versione Bandera dell'Ucraina nazista sarà sradicata, ma anche, e soprattutto, il totalitarismo occidentale, i programmi imposti di degrado e disintegrazione della civiltà, i meccanismi di soggezione alla superpotenza dell'Occidente e degli Stati Uniti .
Per mettere in pratica il piano di denazificazione dell'Ucraina, la stessa Russia dovrà finalmente separarsi dalle illusioni filo-europee e filo-occidentali, realizzarsi come l'ultima istanza per proteggere e preservare quei valori dell'Europa storica (del Vecchio Mondo) che se lo meritano e che l'Occidente alla fine ha abbandonato, perdendo la battaglia per se stesso. Questa lotta è durata per tutto il XX secolo e si è espressa nella guerra mondiale e nella rivoluzione russa, indissolubilmente legate tra loro.
La Russia ha fatto tutto il possibile per salvare l'Occidente nel XX secolo. Ha implementato il principale progetto occidentale, un'alternativa al capitalismo, che ha vinto contro gli stati-nazione: contro un progetto socialista, rosso. Ha schiacciato il nazismo tedesco, un mostruoso prodotto della crisi della civiltà occidentale. L'ultimo atto di altruismo russo è stata la mano tesa dell'amicizia dalla Russia, per la quale la Russia ha ricevuto un colpo mostruoso negli anni '90.
Tutto ciò che la Russia ha fatto per l'Occidente, l'ha fatto a proprie spese, facendo i più grandi sacrifici. L'Occidente alla fine ha rifiutato tutti questi sacrifici, ha svalutato il contributo della Russia alla risoluzione della crisi occidentale e ha deciso di vendicarsi della Russia per l'aiuto che gli aveva fornito disinteressatamente. Inoltre, la Russia andrà per la sua strada, senza preoccuparsi del destino dell'Occidente, facendo affidamento su un'altra parte della sua eredità: la leadership nel processo globale di decolonizzazione.
Nell'ambito di questo processo, la Russia ha un alto potenziale di partnership e relazioni alleate con dei paesi che l'Occidente ha oppresso per secoli e che non metteranno più sul suo giogo. Senza il sacrificio russo e la lotta, questi paesi non sarebbero stati liberati. La denazificazione dell'Ucraina è allo stesso tempo la sua decolonizzazione, che la popolazione ucraina dovrà comprendere mentre comincia a liberarsi dall'ebbrezza, dalla tentazione e dalla dipendenza della cosiddetta scelta europea."



IL DIALOGO IMPOSSIBILE
Leggere oggi su "Il Corriere della Sera", l’intervista a l’ex consigliere di Putin, Sergey Karaganov, dà la misura precisa di come funziona la mente di chi vive in una realtà parallela in cui volontà di potenza, sciovinismo esasperato e paranoia convivono per generare una mistura esiziale.
Fu Karaganov, come ricorda Federico Fubini nell’intervista, a teorizzare nel 2019 l’invasione totale dell’Ucraina.
Niram Ferretti
8 aprile 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ascoltiamolo.
“È stata riempita di armi e le sue truppe sono state addestrate dalla Nato, il loro esercito è diventato sempre più forte. Abbiamo assistito a un rapido aumento del sentimento neonazista in quel Paese. L’Ucraina stava diventando come la Germania intorno al 1936-‘37. La guerra era inevitabile, erano una punta di diamante della Nato. Abbiamo preso una decisione molto difficile: colpire per primi, prima che la minaccia diventasse ancora più letale...«L’Ucraina è stata costruita dagli Stati Uniti e altri Paesi Nato come una punta di diamante, forse di aggressione o almeno di pressione, per avvicinare la macchina militare occidentale al cuore della Russia. Vediamo ora quanto si fossero preparati alla guerra. E il nazismo non riguarda solo l’essere contro gli ebrei. Nazismo è supremazia di una nazione sull’altra. Nazismo è umiliazione delle altre nazioni».
Questo è un campione dell’intervista in cui vediamo già in atto il germe paranoico, (l’Ucraina come pedina degli USA per minare la sicurezza della Russia ), e un’affermazione stupefacente, quasi comica. L’Ucraina sarebbe nazista perché suprematista. L'Ucraina…La Russia che cerca di impossessarsi dell’Ucraina sottomettendola, cosa sarebbe dunque?
L’Ucraina come la Germania del Terzo Reich è un altro tassello del quadro paranoico, ma c’è un elemento interessante da sottolineare, incastonato tra le affermazioni deliranti, quella in cui Karaganov evidenzia come l’esercito ucraino sia diventato molto forte. E questo rivela la sorpresa russa di fronte a una resistenza tenace che ha messo e mette in grande difficoltà l’avanzata russa. Che l’esercito sia appunto diventato progressivamente più forte proprio in vista del rischio di una guerra, e dunque per potersi difendere, non viene preso in considerazione. La forza dell’esercito ucraino è la dimostrazione della sua potenziale minaccia per la Russia, una minaccia reale visto il progressivo scivolamento del paese verso il nazismo…
Ma occorre leggere altro. Procedere dentro questa forma mentis in cui la percezione dei fatti e la loro realtà è completamente alterata, se non stravolta dalla metastasi ideologica.
«Vediamo l’espansione occidentale in atto e la russofobia raggiungere livelli come l’antisemitismo tra le due guerre. Quindi il conflitto stava già diventando probabile. E abbiamo visto profonde divisioni e problemi strutturali nelle società occidentali. Così il Cremlino ha deciso di colpire per primo. Tra l’altro, questa operazione militare sarà usata per ristrutturare l’élite e la società russa. Diventerà una società più militante, basata sulla nazionalità, spingendo fuori dalla classe dirigente gli elementi non patriottici».
Per Karaganov in Europa ci sarebbe un fenomeno chiamato “russofobia” paragonabile all’antisemitismo che raggiunse i vertici con la Seconda guerra mondiale. In altre parole, ai russi in Occidente sta avvenendo quello che accadeva dal ’35 in Germania…
Come è possibile pensare di ragionare con chi dice assurdità simili? Ma, nuovamente, c’è un elemento interessante nel contesto grottesco, ed è quando Karaganov dice che questa guerra cosmetizzata come “operazione militare” servirà a fare della Russia un paese ancora più estremista. Qui ritroviamo le parole di Putin, quando, giorni fa dichiarò che i non patrioti sarebbero stati sputati fuori dal corpo sano della società, come moscerini molesti nella bocca.

Il meglio deve ancora venire.
«La maggior parte delle istituzioni sono, secondo noi, unilaterali e illegittime. Minacciano la Russia e l’Europa orientale. Noi volevamo una pace giusta, ma l’avidità e la stupidità degli americani e la miopia degli europei ci hanno rivelato che questi attori non la vogliono. Dobbiamo correggere i loro errori».
Sembra di sentire parlare Goebbels. Non si riconosce alcuna legittimità alla Nato, all’ordine post Guerra Fredda. E di nuovo si fa riferimento al cavallo di battaglia della minaccia. “Loro” volevano una pace “giusta”. L’annessione, nel 2014 della Crimea, fu un primo assaggio di questa pace a venire. Ma la parte più preoccupante e quella in cui si parla di volere "correggere" gli errori occidentali a cui fa, conseguentemente seguito una esplicita minaccia nei confronti dell'Europa.
«Gli americani e i loro partner della Nato continuano a inviare armi all’Ucraina. Se va avanti così, gli obiettivi in Europa potrebbero essere colpiti o lo saranno per interrompere le linee di comunicazione. Allora la guerra potrebbe vivere un’escalation. È sempre più plausibile. Penso i generali americani la vedano come me».
È la linea dei “pacifisti” nostrani alla Orsini e alla Capuozzo, esattamente quella di Mosca. Bisogna cessare di mandare le armi all’Ucraina se no sarà peggio. Sotto testo piuttosto esplicito. Bisogna che l’Ucraina perda e che la Russia vinca, per il bene dell’Europa e di noi tutti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » gio mar 31, 2022 8:11 pm

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Messaggioda Berto » sab apr 02, 2022 7:52 am

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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab apr 02, 2022 7:55 am

20)
Le false, calunniose, assurde, inesistenti colpe e responsabilità dell'Ucraina, dell'Occidente USA e UE e della NATO propagandate, ipotizzate, assunte, ... come causa, provocazione, induzione, giustificazione per l'aggressione della Russia di Putin all'Ucraina.



1) L'Ucraina ha tradito la madre Russia e la fratellanza russa;
2) l'Ucraina ha violato tutti i trattati e gli accordi stipulati con la Russia dopo la fine dell'URSS e l'indipendennza dichiarata nel 1991 a seguito di un libero referendo che l'ha sancita;
3) l'Ucraina si vuole alleare con la UE e la NATO contro la Santa Madre Russia;
4) l'Ucraina maltratta e opprime i russofoni russofili della Crimea e del Donbass e viola i loro diritti umani, civili e politici e non riconosce la legittima e democratica annessione della Crimea alla Russia a seguito dell'invasione militare russa e non riconosce le legittime repubbliche del Donbass a seguito del libero e maggioritario referendo del 2014;
5) nel 2014 in Ucraina vi è stato un colpo di stato antidemocratico ordito dalla NATO (mano militare dell'imperialismo USA e della sua colonia UE) con la complicità degli ucraini contrari alla Russia a danno della democrazia, degli ucraini filo russi che sarebbero la maggioranza della popolazione in Ucraina e a danno della madre Russia che sarebbe madre anche degli ucraini;
6) l'Ucraina è un covo di nazionalisti nazifascisti e di sessualmente pervertiti;
7) l'Ucraina è un paese corrotto sottomesso a dei feroci oligarchi guidati dal peggiore di tutti l'ebreo Zelensky;
8) l'Ucraina stava diventando una base di forze malvagie nemiche della Russia e della fede cristiana che si preparavano a farle del male;
9) le menzogne e le calunnie contro l'Occidente, gli USA , la UE e la NATO

Per tutte queste presunte e false ragioni la Russia di Putin si sarebbe sentita nel diritto e nel dovere di operare in ogni modo possibile contro le forze del male agenti in Ucraina, di invadere militarmente e annettere la Crimea, di promuovere l'indipendenza del Donbass e infine di aggredire con la violenza militare l'intera Ucraina per abbattere il suo malvagio governo e neutralizzare il suo esercito pieno di nazisti sostenuto e armato dalla NATO, per legittima difesa, per difesa preventiva, per combattere la fonte del male insediatasi in Ucraina e che stava mettendo in serio pericolo la vita della Santa Madre Grande Russia e la sua missione imperialista civilizzatrice.


L'Ucraina è un paese indipendendente, libero e sovrano e non deve nulla alla Russia.
Non le deve niente di niente anzi è creditrice di molto.
La Russia non ha alcun diritto sulla terra ucraina e sul popolo ucraino,
non ha diritto ad alcun amore fraterno, non ha diritto al riconoscimento di alcuna supremazia tanto meno culturale, morale e religiosa, non ha diritto ad alcun rispetto particolare che non sia improntato a reciprocità,
non ha diritto ad esercitare e ad imporre alcuna superiorità, alcun protettorato, alcuna sottomissione, alcuna schivitù, alcuna dipendenza.


L'aggressione russa all'Ucraina è iniziata da molti anni, da quando Putin si è insediato come Presidente della Russia e ha consolidato il suo potere politico a vita assumendosi la missione, il compito di restaurare la Grande Russia imperiale degli Zar e dell'URSS e ha proceduto contro tutti i paesi, le nazioni, le repubbliche resisi indipendenti dalla Federazione Russa alla fine dell'URSS per riportarle sotto il dominio imperiale russo.
Tutte le forze vitali, le persone e le idee che in questi paesi operavano/spingevano per conservarsi indipendenti e per allontanarsi il più possibile dalla sfera di influenza, di soggezione e di dipendenza politica, economica e militare dalla Russia sono diventate nemiche della Russia suprematista e imperiale di Putin.

L'aggressione russa all'Ucraina dimostra che il timore, la preoccupazione, il desiderio, il bisogno, la volontà dell'Ucraina a far parte della UE e sopratutto della NATO per potersi meglio difendere dal criminale imperialismo russo erano più giustificati e motivati.



Ma le vittime del Donbass?

Leìt Shivaite
25 marzo 2022

https://www.facebook.com/groups/salviam ... 3108044598

IO SONO UNA "VITTIMA DEL DONBASS"!
Ma per di più la mia famiglia, amici, vicini... Ma lo sapete almeno che cos'è il Donbass? Donez Bassin (il bacino del fiume Donez) comprende due regioni, quella di Lugansk (la mia città), e Donetsk, tutte e due sotto il controllo dei russi dal 2014.

SONO NATA LÌ! SONO CRESCIUTA LÌ!
Scuola, università... tutto lì. Felice e in pace, prima che arrivasse Putin con le sue storie da troll per i quali spende MILIONI al mese. Milioni per un esercito di troll. La russia ha ammazzato più di 130 giornalisti da quando Putin è al potere e tutti... TUTTI i suoi oppositori, tranne l'ultimo, come saprete, salvo per miracolo, ora in prigione. Davvero è possibile credere alle notizie che provengono da lì?
Ora molti mi odiano e mi cancellano dalle amicizie… ma per cosa? Perché sono una Ucraina che viene dal Donbass, ma non conferma le convinzioni complottiste? Vuol dire che in verità non importa a nessuno del Donbass, l'importante è mantenere la propria convinzione.
Per otto anni ho scritto, raccontato della mia famiglia, amici, parenti e come sono dovuti scappare e perché. Come si è azzerata la nostra vita quell’anno... Nessuno mi ha mai fatto neanche una timida domanda. E ora è pieno di esperti del Donbass, che sanno tutto meglio degli autoctoni i quali hanno vissuto questo orrore sulla propria pelle.
Non hanno logica le bugie di Putin. Tanto che la Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato ufficialmente che non esistano prove dei "nazisti ucraini uccidibambini".
SONO NOTIZIE FALSE.
Ma proviamo a usare la logica.
1) Quale presidente ha torturato/ucciso/bombardato i bambini del Donbass? Sapete dirmi il nome? Dicono Zelensky il "nazista". Non ha senso, è al suo primo mandato, è presidente solo da 3 anni. Prima non era nemmeno un politico, era un attore, un comico. È un figlio di un EBREO, l'unico sopravvissuto di 4 fratelli, uccisi dai nazisti.
La comunità ebraica in Ucraina costituisce la terza comunità ebraica più grande d'Europa, e il loro leader in persona smentisce la propaganda russa secondo la quale ci sarebbero persecuzioni del loro popolo. Ora sono sotto le bombe nei rifugi, come tutti gli altri.
Comunque, non sanno dirmi il nome del presidente. Perché nel 2014 quando Putin ha invaso il Donbass avevamo 0 presidenti. ZERO!!! Per questo è riuscito ad entrare mentre c'era scompiglio nel paese.
Posso raccontare giorno dopo giorno gli eventi del 2014, quando il nostro mondo si è ribaltato. Lo ricordo. Ogni. Angosciante. Giorno.
2) Gli Azov. Si sono formati DOPO l'inizio dell’invasione che è cominciata ad aprile. Loro si sono formati a maggio. I primi battaglioni russi, nazisti - quelli veri, che hanno riempito le nostre strade, erano: 1) il battaglione Sparta, 2) unità nazionale russa, 3) il movimento imperiale russo, 4) il battaglione ratibor... e altri. Se volete sapere di più chiedete.
I ragazzi di Azov hanno torturato i mercenari russi? Sì, è vero. Al tempo giovani e arrabbiati perché le loro sorelle e ragazze venivano violentate e torturate dai russi, che CASTRAVANO i nostri uomini e facevano esecuzioni esemplari di intere famiglie per chi osava dire che Lugansk è Ucraina. Tagliavano gli arti a chi aveva lo stemma dell’Ucraina tatuato... E mi fermo, ma solo perché è orribile evocare certe immagini. E certa gente la conoscevo... e sulla base di questo odio e la voglia di combattere per la libertà che si sono formati.
Io sono grata ai ragazzi di Azov, perché hanno salvato dalle "cantine" (chiamavano così i luoghi di torture) tante persone, tra le quali due ragazze che conosco. Hanno subìto e visto cose che non vi dico. Vomitereste. Volete sapere di Donetsk? Chiedete, vi metto in contatto con un ragazzo che vi racconterà come è riuscito a scappare con la sua famiglia e cosa ha perso. Ha anche certe foto…
3) Ecco, la mia famiglia è fra le vittime del Donbass, i miei vicini, amici, conoscenti, molti dei quali hanno perso la vita. E i milioni di sfollati dalle città del Donbass dove pensate che siano scappati? Nella Russia che ci "protegge"? La logica direbbe così, vero? Invece no. Sono scappati in altre città Ucraine. Verso i loro "torturatori", perché tutti masochisti, sì? Tutti i miei parenti e amici sono scappati in Ucraina, sapevano e vedevano chi gli stava sparando e da dove venivano.
4) Il referendum per creare queste pseudo-repubbliche (LNR, DNR). Non conosco NESSUNO che sia andato a votare e non ho votato io. E ripeto sono nata e ho vissuto lì, conosco tanta gente. A nessuno di noi è stato chiesto di andare a votare. Tra un 1,5 milioni di quelli che sono fuggiti da lì e dei tanti rimasti per diverse impossibilità nessuno ha votato. Ora chi c'è lì? Chi vive nelle nostre case occupate?
Nel 2014-2015 sono stata letteralmente sommersa da richieste di amicizia da parte di "luganskesi" molto sospetti. Io, dall’inizio della creazione della mia pagina, ho reso visibile a tutti la mia città di provenienza. Chissà chi fossero. Chissà da chi si sono riempite le nostre città da ormai 8 anni a questa parte.
5) Un "documentario" che gira... Pensateci, dal 2014 in quelle zone c'è un cosiddetto vacuum informatico. Non ci possono entrare i giornalisti. Vorrebbero ma non possono, se no la comunità giornalistica sarebbe già tutta lì! Ci sono i posti di blocco e vi posso raccontare cosa serve per passare lì e uscire via da lì, se a qualcuno interessa. Passa e esce da lì solo gente molto controllata e fidata. E le info che escono da lì è quella che vogliono far uscire loro. Come è riuscito ad entrare lì la "giornalista" del "documentario" lo lascio alla vostra logica.
6) E poi… Prima del 2014 Lugansk era piena di webcam sulle strade. Si poteva vedere la città in tempo reale. Ma sono arrivati i russi e le hanno spente. Perché? Non ci stavano liberando? Come mai i "nazisti" non si nascondevano e i "liberatori" sì?
Avrei ancora tanto da dire. Ma ho già scritto troppo, e chi legge così tanto se si può apprendere tutto da un titolo di un articolo acchiappalike?
Basta giustificare il male e moltiplicarlo condividendo notizie false. Il tiranno cadrà, come tutti i tiranni.


Putin e il mito dell'Eurasia: colpa degli ucraini il desiderio di occidentalizzarsi
Atlantico Quotidiano
Michele Marsonet
2 aprile 2022

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... alizzarsi/

Come nasce il concetto di “Eurasia”, caro a Vladimir Putin e al filosofo e politologo a lui molto vicino Aleksandr Dugin? Per molti può essere sorprendente apprendere che lo dobbiamo a Karl Haushofer, un generale e storico tedesco ideatore, tra l’altro, anche del concetto di Lebensraum (“spazio vitale”). Com’è noto, Adolf Hitler lo usò ampiamente per giustificare l’espansione della Germania nazista nell’Europa orientale.

Nel pensiero geopolitico di Haushofer, il blocco continentale formato da Europa e Asia è una prospettiva geostrategica contrapposta alla “talassocrazia angloamericana”. Inevitabile quindi il paragone, spostato nell’antichità, tra la potenza terrestre di Sparta (equivalente alla Russia) e quella marittima di Atene (paragonabile, invece, agli Stati Uniti). Prescindendo dal contesto tedesco, non va inoltre scordato che da molto tempo esiste una tendenza culturale e politica che guarda a Oriente, sottolineando la comune radice euroasiatica. Tale tendenza è presente per l’appunto anche in Russia e nel “turanismo” panturco, quest’ultimo caro a Erdogan.

Il progetto dell’Eurasia si propone come spazio geopolitico di civiltà, tradizioni, religioni, che convivono e si realizzano a difesa delle identità e del comune destino, in opposizione a quello che i suoi sostenitori definiscono il “processo totalitario dell’occidentalizzazione”. Per Aleksandr Dugin, ad esempio, il liberalismo e l’atlantismo sono del tutto incompatibili con l’identità russa. Il suo pensiero si riferisce all’insegnamento di filosofi e intellettuali che vanno da Oswald Spengler a Carl Schmitt, da Julius Evola a René Guénon, da Nicolai Alexeiev a Piotr Savitsky. Senza trascurare Halford Mackinder, uno dei padri della moderna geopolitica, che definiva l’Eurasia come cuore geopolitico e geostrategico del mondo, unità organica nata dal rapporto stretto tra i mondi russo e turco-musulmano.

Ci si può naturalmente chiedere sino a che punto Putin prenda sul serio queste elaborazioni teoriche. Ebbene, nel lungo discorso a braccio che ha fatto poco prima di lanciare l’invasione dell’Ucraina, molte di queste idee erano presenti. Dal momento che la sfida americana è una sfida globale, anche la risposta deve esserlo. Non si dimentichi che la Russia, tanto zarista quanto sovietica, si è sempre considerata portatrice di una missione universale che va ben oltre le sue frontiere. L’idea di Putin, e di tanti altri russi, è che l’Eurasia sia una potenza continentale tellurica (Terra), alternativa a quella talassocratica (Mare).

A suo avviso la potenza americana e l’atlantismo anglosassone cercano di penetrare nello heartland, il cuore geostrategico e geopolitico del mondo, che è per l’appunto l’Eurasia. L’invasione dell’Ucraina si spiega non solo – ma anche – con questa chiave. Secondo le tesi di cui sopra l’Europa non appartiene propriamente allo spazio euroasiatico. È invece una civiltà distinta, libera e indipendente, che adotta l’atlantismo e si appoggia sull’alta finanza, il mondialismo, l’omologazione linguistica e dei modelli di vita. Per il circolo di Putin si tratta di un “sistema per uccidere i popoli”, di matrice specificamente anglo-americana.

Si noti che, durante il succitato discorso, lo zar moscovita ha invitato esplicitamente i russi a tornare allo stile di vita parco e sobrio di un tempo, riferendosi ovviamente a quello sovietico. Una delle colpe principali degli ucraini sarebbe proprio quella di volersi omologare alla civiltà occidentale, così tradendo l’Eurasia. Tuttavia il leader del Cremlino deve aver anche notato le tendenze occidentalizzanti dei giovani russi che, com’è noto, amano molto i fast food tipo McDonald’s, la musica rock e altri fenomeni che Putin (e Dugin) considerano sintomi di decadenza assieme alla battaglia sui diritti umani.

Mentre non è ancora chiaro come andrà a finire l’invasione dell’Ucraina, dove l’esercito russo sta subendo perdite molto ingenti, occorre anche tener presente il quadro ideologico di cui sopra. Nella mente dell’ex funzionario del Kgb ha sostituito la precedente formazione marxista-leninista. Per lui è una battaglia all’ultimo sangue contro la democrazia liberale, e un tentativo di ritornare a un passato che evidentemente non passa
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab apr 02, 2022 7:56 am

Il discorso del presidente russo
Vladimir Putin parla alla Russia e al mondo: "L'Ucraina è parte della nostra storia"
21 Febbraio 2022
https://www.rainews.it/video/2022/02/di ... a886a.html



La crisi. Putin riconosce il Donbass: «L'Ucraina è parte della storia russa»
lunedì 21 febbraio 2022

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/pu ... ll-ucraina

Il presidente russo ha deciso di riconoscere immediatamente l'indipendenza delle repubbliche separatiste ucraine di Lugansk e Dontesk e lo ha fatto firmando al Cremlino, in diretta tv, il riconoscimento con i leader delle due entità del Donbass

Il presidente russo ha deciso di riconoscere immediatamente l'indipendenza delle repubbliche separatiste ucraine di Lugansk e Dontesk e lo ha fatto firmando al Cremlino, in diretta tv, il riconoscimento con i leader delle due entità del Donbass - Ansa /fermo immagine

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato in diretta televisiva, dopo un discorso alla nazione, il decreto con cui la Russia riconosce l'indipendenza dall'Ucraina delle repubbliche separatiste del Donbass. La decisione era stata anticipata, poco prima del discorso in tv, al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente francese Emmanuel Macron i quali, fa sapere il Cremlino, si sono detti "delusi".


Il discorso di Putin in tv: "L'Ucraina è parte della nostra storia"

Nel discorso televisivo alla nazione, durato oltre un'ora, Putin ha detto: "La situazione in Donbass è diventata critica, acuta". "E oggi mi rivolgo a voi direttamente per non solo valutare cosa sta succedendo, ma anche per informarvi sulle decisioni che si stanno prendendo, su possibili ulteriori passi su questo tema".

"L'Ucraina è stata creata da Lenin, è stato il suo creatore e il suo architetto" ha argomentato il presidente russo. "Lenin aveva un interesse particolare anche per il Donbass". "L'Ucraina non è un Paese confinante, ma parte integrante della nostra storia, cultura, spazio spirituale" ha aggiunto. "Sono nostri compagni, spesso gli ucraini stessi si considerano parte della Russia, siamo uniti da sempre".

"Minacce permanenti sono arrivate dalle autorità ucraine per quanto riguarda l'energia. Continuavano a ricattarci sulle forniture energetiche e sono questi gli strumenti che hanno utilizzato nelle trattative con l'occidente".

I leader ucraini, ha detto Putin, "non sono stati in grado di stabilire uno stato stabile", il che ha portato alla loro dipendenza da Paesi stranieri come gli Stati Uniti. "L'Ucraina non ha mai avuto una tradizione di vera nazione", ha aggiunto. L'Ucraina è governata da "potenze straniere", da "oligarchi che hanno cercato di dividerla dalla Russia".

"In Ucraina le armi occidentali sono arrivate con un flusso continuo, ci sono esercitazioni militari regolari nell'ovest dell'Ucraina, l'obiettivo è colpire la Russia" dice Vladimir Putin parlando alla nazione. "Le truppe della Nato stanno prendendo parte a queste esercitazioni, almeno 10 sono in corso, e i contingenti Nato in Ucraina potrebbero crescere rapidamente", ha aggiunto Putin, aggiungendo che i "sistemi di comando delle truppe ucraine sono già integrati con la Nato e l'Alleanza ha iniziato a sfruttare il territorio ucraino" con infrastrutture missilistiche.


La firma del decreto in televisione con i leader ribelli

Al termine del suo lungo discorso, Putin ha firmato il decreto di riconoscimento delle due repubbliche separatiste dell'Est ucraino, Donetsk e Lugansk, alla presenza dei due leader ribelli.

"La leadership ucraina dice costantemente che non vuole applicare pienamente gli Accordi di Minsk", ha detto poco prima, "a loro non interessa una soluzione pacifica del conflitto e continuano a colpire i civili nel Donbass". E ha detto che "aumentano atteggiamenti neo-nazisti" da parte dell'Ucraina: "Non cambia l'atteggiamento aggressivo e nazionalista del regime ucraino che non vede che soluzione col sangue del conflitto". "Per quanto la Russia deve sopportare?", si è chiesto con tono retorico. Di qui la conclusione: è "necessario" riconoscere Donetsk e Lugansk.

«L'Ue reagirà con unità, fermezza e determinazione». Le sanzioni

"Il riconoscimento dei due territori separatisti in Ucraina è una lampante violazione del diritto internazionale, dell'integrità territoriale ucraina e degli accordi di Minsk. L'Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione" scrive in un tweet il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Poco dopo, l'annuncio che la Ue reagirà "con sanzioni dirette nei confronti di chi è coinvolto in quest'azione illegale", cioè di chi ha riconosciuto il Donbass, hanno precisato in una dichiarazione congiunta Michel e la presidente della Commissione, Ursula von del Leyen.

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha dichiarato: "La decisione delle autorità russe di riconoscere le cosiddette Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk è da condannare in quanto contraria agli accordi di Minsk e costituisce un grave ostacolo nella ricerca di una soluzione diplomatica. L'Italia continua a sostenere l'integrità e la piena sovranità dell'Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti". "L'Italia è in costante contatto con i partner europei e atlantici per coordinare la risposta all'annuncio del Presidente della Federazione Russa", ha aggiunto il ministro.

Il presidente francese Macron ha convocato il Consiglio della Difesa per questa sera.

La Cnn ha interrotto la normale programmazione per dare in diretta il messaggio da Mosca di Putin, ma sottolinea come il rappresentante del Cremlino stia parlando nel momento in cui gli "Stati Uniti avvertono che un'invasione potrebbe partire nel giro di ore".



Le sanzioni degli Usa

Durante il discorso di Putin, il presidente americano Joe Biden era in riunione con il suo consiglio per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca. Biden ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo ucraino Zelensky. Il colloquio è durato 35 minuti e al termine la Casa Bianca ha annunciato sanzioni alle Repubbliche separatiste.

Il primo provvedimento che Biden firmerà è "un decreto che vieterà nuovi investimenti, commercio e finanziamenti da parte statunitensi verso, da o nelle cosiddette repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk dell'Ucraina". Inoltre gli Usa, rende noto la Casa Bianca, annunceranno "presto misure aggiuntive legate alla sfacciata violazione degli impegni internazionali della Russia".

Per il premier britannico Boris Johnson, il riconoscimento da parte della Russia delle repubbliche separatiste di Luhansk e Dontetsk è una "violazione" del diritto internazionale e un "ripudio" degli Accordi di Minsk.

L'Onu aveva chiesto di "astenersi" da "qualsiasi decisione unilaterale che mini l'integrità" dell'Ucraina, aveva detto il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric.




Ucraina, ecco il discorso integrale di Vladimir Putin alla Nazione
Secondo Piano News
Ecco la traduzione integrale del discorso di Vladimir Putin alla nazione prima dell’operazione militare in Ucraina.
25 febbraio 2022

https://www.secondopianonews.it/news/es ... zione.html

«Cari cittadini russi. Cari amici.
Oggi ancora una volta ritengo necessario tornare sui tragici eventi tragici che stanno accadendo in Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza russa. Inizierò con ciò che ho detto nel mio discorso del 21 febbraio, partendo da quello che ci fa quindi sprofondare in uno stato di preoccupazione e ansia: le minacce nei nostri confronti che di anno in anno, passo dopo passo, sgarbatamente e senza tante cerimonie, sono state avanzate da politici irresponsabili in occidente. Intendo l’estensione del blocco NATO a est, cosa che permette all’Alleanza di avvicinare le sue forze ai nostri confini. Negli ultimi trent’anni siamo stati pazienti e abbiamo cercato di negoziare con i leader dei paesi della NATO sui principi di uguaglianza e sicurezza in Europa. In risposta alle nostre proposte, abbiamo ricevuto soltanto inganni e menzogne, a cui si aggiungono i tentativi di pressioni e ricatti. L’alleanza nordatlantica, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, ha continuato la propria espansione, facendo avanzare la loro macchina da guerra verso i nostri confini. Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo sfacciato di parlare di posizioni di esclusività, infallibilità e permissività, trattando i nostri interessi e richieste legittime con un atteggiamento incurante e sprezzante. La risposta è chiara e ha un’origine storica, risalente a quando l’Unione Sovietica alla fine degli anni Ottanta si è indebolita per poi dissolversi, perdendo la sua potenza. A noi però quegli eventi ci servono oggi da lezione, mostrandoci come la mancanza di forza di volontà sia il primo passo verso il degrado e l’oblio.

Le forze nel mondo si sono rivelate divise e questo ha portato a una conclusione: i precedenti trattati, gli accordi, la persuasione non funzionano più. Chiedere non risolve nulla. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti vengono ridotti in ginocchio. Dopo il crollo dell’URSS gli Stati Uniti si proclamarono, insieme agli alleati, come i vincitori della Guerra Fredda e avvenne la redistribuzione dei territori nel mondo. Questa però avrebbe dovuto tener conto degli interessi di tutti i Paesi coinvolti, e invece no. Uno spirito di euforia e di assoluta supremazia prevalse e le cose si svilupparono in modo diverso.

Senza alcuna sanzione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, dove per diverse settimane continui bombardamenti devastarono la città. Devo ricordare questi eventi ad alcuni colleghi occidentali a cui non piace farlo. Poi è stata la volta dell’Iraq, Libia, Siria: tutte accomunate dal fatto di essere state invase con forze militari non legittime. Nel caso della Libia, le decisioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno portato alla distruzione dello Stato, alla nascita di un enorme focolaio di terrorismo internazionale e di una catastrofe umanitaria. Una tragedia che ha condannato centinaia di migliaia di persone, non solo in Libia ma in tutta la regione, dando origine a massicci esodi verso l’Europa.

Un destino simile è stato preparato per la Siria, dove diverse operazioni militari della coalizione occidentale si sono susseguite sul territorio, senza il consenso del Governo. Un posto speciale in questa serie di eventi è riservato all’Iraq e alla sua invasione senza alcune base giuridica, inscenata su quella che si rivelò poi una menzogna: la presenza di armi di distruzione di massa nel Paese. Un enorme bluff da parte degli Stati Uniti. I risultati dei loro interventi non solo hanno portato a numerose vittime, ma anche a una pesante ondata di terrorismo. L’impressione generale nei Paesi in cui vengono a imporre il loro ordine è quasi ovunque la medesima: sangue, ferite non cicatrizzate, terrorismo ed estremismo è tutto ciò che portano con sé.

Tornando alla Russia, ripeto che con le loro parole siamo stati ingannati. Il loro comportamento non è solo contrario ai principi delle relazioni internazionali ma anche, e soprattutto, agli standard generalmente accettati di moralità, giustizia e verità. Il tutto si è rivelato soltanto un mucchio di bugie e ipocrisia. A proposito, diversi politici, scienziati e giornalisti americani scrivono e parlano di cosa si nasconda realmente negli Stati Uniti: un impero delle bugie. Come non essere d’accordo? Loro restano tuttavia il grande Paese rappresentante la spina dorsale degli Stati satellite, che docilmente e in modo sottomesso li supportano in qualsiasi momento e occasione, anche copiando i loro comportamenti e accettando le regole imposte.

Sono sicuro che si possa dire che tutto il cosiddetto blocco occidentale si sia plasmato sul modello degli Stati Uniti, assumendo sembianze imperiali. Dopo il crollo dell’URSS anche noi ci siamo aperti nei loro confronti, lavorando onestamente sia con gli Stati Uniti sia con i partner occidentali, anche a condizione di un disarmo unilaterale con cui di fatto hanno cercato di finirci e distruggerci completamente, finanziando perfino i mercenari separatisti nel sud della Russia. Noi abbiamo resistito e abbiamo spezzato la spina dorsale del terrorismo internazionale nel Caucaso.

Ma loro (gli occidentali) continuano a minacciare i nostri valori per imporci i propri, tentando di corrompere la nostra gente. Questo non accadrà mai. Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di trovare un accordo con gli Stati Uniti e i suoi alleati sul principio di sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano, la posizione degli Stati Uniti non è cambiata. Non ritengono necessario negoziare con la Russia e perseguono i propri obiettivi, trascurando i nostri.

Naturalmente ci siamo chiesti: “Cosa fare?”, “Cosa aspettarsi?”. Dalla storia è arrivata una lezione. Era il 1941 e l’URSS cercava di prevenire o almeno ritardare l’inizio della guerra, non provocando il potenziale aggressore. Non servì a nulla e il 22 giugno la Germania nazista, senza dichiarare guerra, ci invase. Allora riuscimmo a fermare l’avanzata del nemico, schiacciandolo, a un costo umano però elevatissimo. Dunque il tentativo di placare gli aggressori alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale si è rivelato un errore che è costato caro alle nostre persone. Non faremo lo stesso errore una seconda volta. Coloro che rivendicano il dominio del mondo, pubblicamente e impunemente, dichiarano noi, la Russia, il loro nemico. Oggi hanno grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Ne siamo consapevoli e valutiamo oggettivamente le minacce che ci vengono costantemente rivolte in ambito economico, nonché la nostra capacità di resistere a questo ricatto sfacciato e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni, in modo estremamente realistico. Per quanto riguarda la sfera militare, la Russia moderna anche dopo il crollo dell’URSS resta una potenza mondiale, con un proprio arsenale nucleare e altro ancora (nuovi tipi di armi). Nessuno dovrebbe dubitare del fatto che un attacco diretto al nostro Paese si tradurrebbe in distruzione dell’aggressore. Ci sarebbero terribili conseguenze per chiunque.

Allo stesso tempo lo sviluppo militare adiacente ai nostri confini rappresenta una minaccia per la Russia in costante crescita: se lo permettessimo, la situazione rimarrebbe tale per i decenni a venire o forse per sempre. Mentre la NATO si espande a est la situazione per il nostro Paese peggiora sempre di più, diventando pericolosa. Non possiamo più permettercelo: un’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza, compreso lo sviluppo militare nel territorio dell’Ucraina, è inaccettabile per noi. Questa presenza a est sta nutrendo nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità verso la nostra Patria. Si tratta di territori posti sotto il pieno controllo esterno fortemente plasmato dalle forze della NATO. Questa situazione porta la Russia di fronte un bivio: vita o morte? Da questa decisione dipende il nostro futuro, come Stato e come persone. Questa non è un’esagerazione ma la realtà: c’è una vera minaccia alla nostra porta, e rappresenta un pericolo per i nostri interessi e per l’esistenza stessa del nostro Paese. C’è in gioco la sovranità della Russia. La linea rossa, citata diverse volta, è stata superata. Loro l’hanno superata.

Anche i tentativi, durati 8 anni, di risolvere la questione in Donbass sono stati vani. È stato dunque necessario fermare immediatamente l’incubo di questo genocidio contro i milioni di abitanti che fanno affidamento esclusivamente sulla Russia. Soltanto su di noi. Il loro dolore è stata dunque la nostra motivazione principale per riconoscere le Repubbliche popolari del Donbass. In Ucraina, i nazisti del regime di Kiev non perdonano e non lo faranno mai l’annessione della Crimea, una riunificazione dettata dalla libera scelta degli abitanti. Quindi si riverseranno sicuramente nella penisola, come avvenuto in Donbass, per uccidere persone indifese e innocenti, così come fecero anni fa le bande nazionaliste ucraine, complici del massacro di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Loro rivendicano un certo numero di territori russi e le informazioni in nostro possesso lo dimostrano. Allora lo scontro con la Russia è inevitabilmente solo questione di tempo. Loro si stanno preparando e aspettano il momento giusto per attaccare. Non lasceremo che accada come nel 1941.

La Russia, dopo il crollo dell’URSS, ha rispettato i trattati internazionali e le nuove realtà geopolitiche, mostrando vicinanza e supporto quando la loro sovranità è stata minacciata, come nel recente caso del Kazakistan. Oggi però non possiamo stare tranquilli con la minaccia proveniente dal territorio della moderna Ucraina. Non abbiamo altro modo per proteggerci da quello che useremo oggi.

La circostanza ci impone un’azione immediata. Le Repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di assistenza. A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con la Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale. L’obiettivo è proteggere le persone che per otto anni hanno subito abusi e genocidi da parte del regime di Kiev. Per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa. Voglio ribadire che i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza.

Negli ultimi tempi in Occidente si afferma sempre più l’idea secondo cui i documenti firmati dal regime sovietico, che consolidano i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere eseguiti. Ebbene, i risultati della Seconda Guerra Mondiale, così come i sacrifici fatti dal nostro popolo sull’altare della vittoria sul nazismo, sono sacri. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, radicati nelle realtà che si sono sviluppate in tutti i decenni del dopoguerra. Inoltre, non annulla il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite. Va ricordato poi che né durante la creazione dell’URSS, né dopo la seconda guerra mondiale, alle persone sia stato mai imposta l’organizzazione della propria vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per ciascuno di determinare autonomamente il proprio futuro e il futuro dei propri figli. E riteniamo importante che questo diritto, il diritto di scelta, possa essere utilizzato da tutti i popoli che vivono sul territorio dell’odierna Ucraina, da chiunque lo desideri.

A questo proposito, mi rivolgo ai cittadini ucraini. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da coloro che possono essere definiti nazisti. Lì i residenti hanno scelto di stare con la loro patria storica, con la Russia, e noi lo abbiamo sostenuto. Ripeto, semplicemente non avremmo potuto fare altrimenti. Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino, ma sono connessi alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio lo Stato e stanno cercando di usarlo contro il nostro Paese e il suo popolo. Ripeto, le nostre azioni sono semplice autodifesa contro le minacce che si stanno creando nei nostri confronti. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di collaborare per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo tale da creare le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, di rafforzarci nel nostro insieme. Credo che questo sia il nostro futuro.

Vorrei anche rivolgermi al personale militare delle forze armate ucraine…
Cari compagni.
I vostri padri, nonni, bisnonni hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, ma oggi i neonazisti hanno preso il potere in Ucraina. Voi avete giurato fedeltà al vostro popolo e non alla giunta antipopolare che saccheggia il Paese e deride queste stesse persone. Non seguite i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che lo faranno, potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie. Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina.
Adesso voglio dire alcune parole importanti, rivolgendomi a coloro che potrebbero essere tentati di intervenire negli eventi in corso. Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia arriverà immediatamente e porterà a conseguenze che non avete mai visto nella storia. Siamo pronti per qualsiasi scenario. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese, spero di essere ascoltato.

Cari cittadini russi.
Il benessere, l’esistenza stessa di interi stati e popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel potente apparato radicale della loro cultura e valori, esperienze e tradizioni dei loro antenati e, ovviamente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in continuo cambiamento, sulla coesione della società, sulla sua disponibilità a consolidarsi, a raccogliere tutte le forze per andare avanti. Le forze sono necessarie sempre, ma la forza può essere di qualità diversa. Al centro della politica dell‘”impero della menzogna“, di cui ho parlato all’inizio del discorso, c’è principalmente la forza bruta e schietta. In questi casi, diciamo: “C’è potere, la mente non è necessaria”. Mentre noi sappiamo che la vera forza risieda nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se è così, allora è difficile non essere d’accordo con il fatto che sono la forza e la volontà di combattere che stanno alla base dell’indipendenza e della sovranità, rappresentando le fondamenta su cui poter progettare in modo affidabile il futuro, costruire la vostra casa, la vostra famiglia, la vostra patria…

Cari connazionali.
Sono fiducioso che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe devoti al loro Paese adempiranno al loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di Governo, gli specialisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario, della sfera sociale, i capi delle nostre aziende e tutte le imprese russe agiranno in modo coordinato ed efficiente. Conto su una posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche. In definitiva, come è sempre stato nella storia, il destino della Russia è nelle mani affidabili del nostro popolo multinazionale. E questo significa che le decisioni prese saranno attuate, gli obiettivi fissati saranno raggiunti, la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile. Credo nel vostro sostegno, in quella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab apr 02, 2022 7:56 am

???
Emanuel Segre Amar
Gino Quarelo hanno tante colpe, loro come l’Occidente, ma sono stati invasi


Due elicotteri ucraini volando a bassa quota sono arrivati fino a Belgorod, in Russia, ed hanno colpito i serbatoi di carburante; al momento 8 stanno bruciando, e altri sono a rischio.
Qualche altro generale russo dovrà temere le ire del dittatore

Emanuel Segre Amar
1 aprile 2022

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 1328371951

Gino Quarelo
Dieci, cento, mille Belgorod! Forza Ucraina!

Emanuel Segre Amar
Gino Quarelo hanno tante colpe, loro come l’Occidente, ma sono stati invasi

Gino Quarelo
Mi dispiace ma l'Ucraina e l'Occidente non hanno alcuna colpa che giustifichi in qualche modo l'aggressione criminale dei russi. Sarebbe interessante che tu ci facessi un elenco di queste ipotetiche colpe e responsabilità che avrebbero causato, provocato, indotto, questa reazione russa.
Allo stesso modo che Israele non ha alcuna colpa e responsabilità per l'odio e gli attacchi bellici e terroristici nei suoi riguardi da parte dei nazi maomettani e dei loro paesi
.

Mario Bardazzi
Gino Quarelo portare missili ai confini, si ricorda degli Stati Uniti quando i russi li volevano portare a Cuba? Era necessario isolare la Russia spingendola nelle braccia della Cina, anziché farla avvicinare all' Europa della quale gran parte del suo territorio da parte?

Gabriele Sartori
Mario Bardazzi forse e` ora che lei smetta di leggere le veline dello FSB (ex KGB) e qualcuno le dica che gli americani non hanno mai messo missili in Ucraina mentre quelli messi in Polonia ecc sono Patriot e servono solo per difendersi. Non faccia paragoni del cazzo, su.

Mario Bardazzi
Gabriele Sartori innanzitutto un po' di educazione, i paragoni del cazzo li fa lei asserendo che in Polonia, nelle basi NATO, ci sono solo missili patriot per difendersi? Ma siamo su scherzi a a parte ? Secondo lei le basi NATO, comprese quelle in Polonia, hanno solo armi per la difesa? Lo sa che l' Europa è piena di testate nucleari? Che in Italia ce ne sono circa 70 sotto esclusivo controllo degli Stati Uniti? Cosa direbbero gli Stati Uniti se le Nazioni ai suoi confini avessero basi militari russe o cinesi?

Gino Quarelo
Come vi sono in Russia le postazioni offensive dei missili nucleari puntati verso il resto del Mondo e in particolare verso l'Occidente così i paesi che volontariamente fanno parte della NATO hanno tutto i diritto non solo di ospitare le difese antimissile ma anche postazioni nucleari offensive come vi sono in Russia.
Che poi in Polonia vi siano o meno postazioni missilistiche nucleari offensive non ha alcuna importanza, l'importante è che da qualche parte vi siano a difesa della UE e dell'Occidente.
Chi ha minacciato il mondo di usare le armi nucleari non è stato l'Occidente e la NATO ma la criminale Russia di Putin, imperialista, suprematista e nazi fascio comunista e maomettista.
L'aggressione russa all'Ucraina dimostra chiaramente che il timore, la preoccupazione, il desiderio, il bisogno, la volontà dell'Ucraina di far parte della UE e sopratutto della NATO per potersi meglio difendere dal criminale imperialismo russo erano più giustificati e motivati.
Ed è certo che se dieci anni fa l'Ucraina fosse stata ammessa nella UE e nella NATO non vi sarebbero state né l'occupazione della Crimea, né la guerra civile in Donbass né oggi la criminale invasione dell'Ucraina.

Non esistono le ragioni del male poiché le ragioni sono solo quelle del bene, il male ha solo sragioni o motivazioni irragionevoli ed è per sua natura assenza di ragionevolezza e perciò di bene.
Non esiste alcuna ragione nel far del male agli altri, nel rubare, nel depredare, nell'uccidere, nell'opprimere, nel ridurre in schiavitù, nello stuprare, nel sottomettere, nell'aggredire, nell'impedire agli altri il libero sviluppo, la libertà di scegliersi i partner, gli amici e gli alleati.
Il delinquente e il criminale non può rivendicare alcuna ragione nella sua difesa di un presunto diritto di delinquere o compiere azioni malvagie perché questo diritto non esiste.

Non esiste il diritto alla supremazia politica imperiale da esercitare con la prepotenza e la violenza, come non esiste il diritto alla riduzione in schiavitù del prossimo, allo stupro delle donne, allo sterminio dei diversamente religiosi dei cristiani e degli ebrei, alla depredazione, alla sottomissione e alla occupazione dei paesi vicini e più piccoli, alla demonizzazione mediante calunnia degli altri, non esiste il diritto alla difesa preventiva mediante aggressione a chi cerca di difendersi in casa propria dall'aggressione altrui senza aggredire chichessia.




Questo scritto russo, della Russia di Putin è peggio del Mein Kampf di Hitler


"Cosa la Russia deve fare con l'Ucraina?"
[Un assurdo progetto, che non è tanto assurdo perché già si sta realizzando in Bielorussia, dove viene rapidamente cancellato tutto lo sfondo etnico-storico-nazionale].
RIA Novosti, 04/03/2022, Timofey Sergeytsev filosofo, metodologo, membro del Club Zinoviev MIA Russia Today
"Abbiamo scritto dell'inevitabilità della denazificazione dell'Ucraina ad aprile dello scorso anno. Non abbiamo bisogno dell'Ucraina nazista, di Bandera, del nemico della Russia e lo strumento dell'Occidente per la distruzione della #Russia. Oggi la questione della denazificazione si è spostata su un piano pratico.
La denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo - molto probabilmente la maggioranza - è stata dominata e tirata dal regime nazista nella sua politica. Cioè, quando l'ipotesi "le persone sono buone - il governo è cattivo" non funziona più.
Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica di denazificazione, di tutte le sue misure, e il fatto stesso ne è l'oggetto.
L'Ucraina è proprio in una situazione del genere. Il fatto che l'elettore ucraino abbia votato per la "pace di Poroshenko" e la "pace di #Zelensky" non deve indurre in errore: gli ucraini erano abbastanza soddisfatti della via più breve verso la pace attraverso la guerra lampo, a cui gli ultimi 2 presidenti ucraini hanno chiaramente accennato quando sono stati eletti. Proprio questo metodo di "pacificazione" degli antifascisti interni - attraverso il terrore totale - è stato usato a Odessa, Kharkiv, Dnipro, Mariupol e in altre città russe (!). E questo si adattava perfettamente all'uomo ucraino comune.
La denazificazione è un insieme di misure mirate alla massa nazificata della popolazione, ma che tecnicamente non può essere soggetta alle punizioni dirette come i criminali di guerra.
I nazisti che usano le armi devono essere distrutti sul campo di battaglia al massimo possibile. Senza la distinzione significativa fra le Forze Armate e i cosiddetti battaglioni nazionali, o la difesa territoriale che si è unita a questi due tipi di formazioni militari. Tutti loro sono ugualmente coinvolti nell'estrema crudeltà contro la popolazione civile, sono ugualmente colpevoli del genocidio del popolo russo, non rispettano le leggi e gli usi della guerra. I criminali di guerra ei nazisti attivi devono essere puniti in modo esemplare ed esplicativo. Ci deve essere una lustrazione totale. Tutte le organizzazioni che si sono associate alla pratica del nazismo devono essere liquidate e bandite.
Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche il popolo, nella sua parte significativa che rappresenta i nazisti passivi, complici del nazismo. Hanno sostenuto e assecondato il potere nazista. La giusta punizione di questa parte della popolazione è possibile solo sopportando le inevitabili fatiche di una giusta guerra contro il sistema nazista, svolto con la massima cura e discrezione nei confronti dei civili. Un'ulteriore denazificazione di questa massa di popolazione consiste nella rieducazione, che si realizza attraverso la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e una severa censura: non solo nell'ambito politico, ma anche necessariamente nell'ambito della cultura e dell'istruzione. Proprio attraverso la cultura e l'educazione che è stata preparata e realizzata una profonda nazificazione della popolazione, assicurata dalla promessa dei dividendi della vittoria del regime nazista sulla Russia, attraverso la propaganda nazista, la violenza interna e terrore, oltre alla guerra contro il popolo del #Donbas ribellatosi al nazismo ucraino, che dura da 8 anni.
La denazificazione può essere effettuata solo dal vincitore, il che implica (1) - il suo controllo assoluto sul processo di denazificazione e (2) - il potere per garantire tale controllo. In questo senso, un paese denazificato non può essere sovrano.
Lo stato denazizzante - la Russia - non può procedere alla denazificazione con un approccio liberale. L'ideologia del denazificatore non può essere contestata dal colpevole sottoposto a denazificazione. Il riconoscimento da parte della Russia della necessità di denazificare l'Ucraina, significa il riconoscimento dell'impossibilità dello scenario di #Crimea per l'#Ucraina. Tuttavia, quello scenario era impossibile nel 2014 e nel ribelle Donbas. Solo 8 anni di resistenza alla violenza e al terrore nazista hanno portato alla coesione interna e a un consapevole e inequivocabile rifiuto di massa di mantenere qualsiasi unità e collegamento con l'Ucraina nazista.
La durata della denazificazione non può essere inferiore a una generazione, che deve nascere, crescere e raggiungere la maturità nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell'Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ha ricevuto le forme legali e legittime di espressione politica e ha guidato il movimento per "l'indipendenza" verso il nazismo.
La particolarità della moderna Ucraina nazificata sta nell'amorfità e nell'ambivalenza, che permettono al nazismo di essere mascherato da desiderio di "indipendenza" e da un percorso "europeo" (occidentale, filoamericano) di "sviluppo" (in realtà - al degrado), di affermare che in Ucraina "non c'è il nazismo, solo gli eccessi del privato". Dopotutto, non esiste un principale partito nazista, nessun Fuhrer, nessuna legge razziale a tutti gli effetti (solo la loro versione troncata sotto una forma di repressione contro la lingua russa). Di conseguenza, non c'è l'opposizione e la resistenza al regime.
Tuttavia, tutto quanto sopra non rende il nazismo ucraino una "versione leggera" del nazismo tedesco della prima metà del XX secolo. Al contrario, poiché il nazismo ucraino è libero da tali strutture e restrizioni di "genere" (a causa di tecnologia politica), si dispiega liberamente come la base fondamentale di qualsiasi nazismo - come il razzismo europeo e, nella sua forma più sviluppata, americano. Pertanto, la denazificazione non può essere compiuta in un compromesso, sulla base di una formula di "NATO- no, UE - sì". Lo stesso Occidente collettivo è l'ideatore, la fonte e lo sponsor del nazismo ucraino, mentre i quadri di Bandera occidentale e la loro "memoria storica" sono solo uno degli strumenti per la nazificazione dell'Ucraina. L'ucra-nazismo comporta una minaccia non minore, ma maggiore per il mondo e la Russia.
Probabilmente il nome "Ucraina" non può essere mantenuto come nome di qualsiasi entità statale completamente denazificata in un territorio liberato dal regime nazista. Le repubbliche popolari create nello spazio libero dal nazismo dovranno crescere nell'ambiente dell'autogoverno economico e della sicurezza sociale, del ripristino e dell'ammodernamento dei sistemi di supporto vitale della popolazione.
In effetti, le loro aspirazioni politiche non possono essere neutrali: il l'espiazione della colpa davanti alla Russia per averla trattata come un nemico può essere realizzata solo facendo affidamento sulla Russia nei processi di restaurazione, rinascita e sviluppo. Nessun "Piano Marshall" deve essere consentito per questi territori.
Non ci può essere la "neutralità" in senso ideologico e pratico, compatibile con la denazificazione. Il personale e le organizzazioni che sono lo strumento di denazificazione nelle repubbliche appena denazificate non potranno che fare l'affidamento sul supporto militare e organizzativo diretto della Russia.
La denazificazione sarà inevitabilmente anche la deucrainizzazione - cioè un rifiuto di un gonfiamento artificiale della componente etnica dell'autoidentificazione nazionale dei territori storici della Malorossiya e della Novorossiya, iniziato dalle autorità sovietiche. Essendo uno strumento della superpotenza comunista, dopo la sua caduta, l'etnocentrismo artificiale non è rimasto in un dimenticatoio. In questa veste di servizio, è passato sotto l'autorità di un'altra superpotenza (il potere che sovrasta gli stati): la superpotenza dell'Occidente. Deve essere restituito ai suoi confini naturali e privato della funzionalità politica.
A differenza, diciamo, della Georgia e dei paesi baltici, l'Ucraina, come è stato dimostrato storicamente, non può esistere come lo stato nazionale e i tentativi di "costruirne uno" portano naturalmente al nazismo. L'ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa che non ha un proprio contenuto di civiltà, è un elemento subordinato di una civiltà estranea e aliena. La debanderizzazione di per sé non basterà come la denazificazione: l'elemento Bandera è solo un interprete e uno schermo, un travestimento per il progetto europeo dell'Ucraina nazista, quindi la denazificazione dell'Ucraina è anche la sua inevitabile de-europeizzazione.
L'élite Bandera deve essere liquidata, la sua rieducazione è impossibile. La "palude" sociale, che l'ha sostenuta attivamente e passivamente con l'azione e l'inazione, deve passare le difficoltà della guerra e assimilare questa esperienza come una lezione storica di espiazione della propria colpa. Chi non ha sostenuto il regime nazista, chi ne ha sofferto e la guerra da lui scatenata nel Donbass, deve essere consolidato e organizzato, deve diventare il pilastro del nuovo governo, verticale e orizzontale. L'esperienza storica mostra che le tragedie ei drammi del tempo di guerra avvantaggiano i popoli che sono stati tentati e trascinati dal ruolo di nemico della Russia.
La denazificazione come obiettivo di un'operazione militare speciale nell'ambito di questa stessa operazione è intesa come una vittoria militare sul regime di Kyiv, la liberazione dei territori dai sostenitori armati dei nazisti, l'eliminazione degli implacabili nazisti, la cattura di criminali di guerra, e la creazione delle condizioni sistemiche per la successiva denazificazione in tempo di pace.
Quell''ultima, a sua volta, deve iniziarsi con l'organizzazione degli organi locali di autogoverno, polizia e difesa, ripuliti dagli elementi nazisti, avviando sulle loro basi i processi per fondare una nuova statualità repubblicana, integrando questa statualità in una stretta collaborazione con il dipartimento della Federazione Russa per la denazificazione dell'Ucraina (creato o convertito, diciamo, da Rossotrudnichestvo), con l'adozione sotto il controllo russo del quadro normativo repubblicano sulla denazificazione, la definizione dei confini e del quadro per l'applicazione diretta delle leggi russe e della giurisdizione russa nel campo della denazificazione sul territorio liberato, la creazione di un tribunale per i crimini contro l'umanità nell'ex Ucraina. In questo senso la Russia dovrà fungere da custode del processo di Norimberga.
Tutto ciò significa che per raggiungere gli obiettivi della denazificazione è necessario il sostegno della popolazione, il suo passaggio dalla parte della Russia dopo la sua liberazione dal terrore, dalla violenza e dalla pressione ideologica del regime di Kyiv, dopo il suo ritiro dall'isolamento informativo.
Naturalmente, ci vorrà del tempo prima che le persone si riprendano dallo shock delle ostilità, per convincersi delle intenzioni a lungo termine della Russia - e che "non saranno abbandonate". È impossibile prevedere in anticipo esattamente in quali territori una parte di popolazione costituirà una maggioranza criticamente necessaria. È improbabile che la "provincia cattolica" (l'Ucraina occidentale come parte di cinque regioni) diventi parte dei territori filo-russi. La linea di alienazione, tuttavia, sarà trovata empiricamente. Dietro rimarrà il territorrio ostile alla Russia, ma sarà l'Ucraina forzatamente neutrale e smilitarizzata con il nazismo formalmente bandito. Gli odiatori della Russia andranno lì. La garanzia della conservazione di stato neutrale di questa Ucraina residua dovrà essere la minaccia di un'immediata continuazione dell'operazione militare, in caso di mancato rispetto dei requisiti elencati. Forse ciò richiederà una presenza militare russa permanente sul suo territorio.
Dalla linea di esclusione fino al confine russo ci sarà un territorio di potenziale integrazione nella civiltà russa, che è di carattere naturale antifascista.
L'operazione della denazificazione dell'Ucraina, iniziata con una fase militare, al tempo di pace seguirà la stessa logica delle tappe militare. Ciascuna di esse dovrà ottenere i cambiamenti irreversibili, che diventeranno i risultati della fase corrispondente. In questo caso, le fasi iniziali necessarie della denazificazione possono essere così definite:
— liquidazione delle formazioni armate naziste (il che significa qualsiasi formazione armata dell'Ucraina, comprese le forze armate ucraine), nonché dell'infrastruttura militare, informativa ed educativa che ne garantisce l'attività;
— formazione degli organi di autogoverno pubblico e delle milizie (difesa e forze dell'ordine) sui territori liberati, per proteggere la popolazione dal terrore dei gruppi nazisti clandestini;
— introduzione dello spazio informativo russo;
— ritiro dei materiali didattici e il divieto dei programmi educativi di tutti i livelli, contenenti linee guida ideologiche naziste;
— azioni investigative di massa per stabilire la responsabilità personale per i crimini di guerra, crimini contro l'umanità, per la diffusione dell'ideologia nazista e il sostegno al regime nazista;
— lustrazione, pubblicazione dei nomi dei complici del regime nazista, coinvolgendoli nei lavori forzati per il ripristino delle infrastrutture distrutte in misura della punizione per le attività naziste (per coloro che non saranno soggetti alla pena di morte o alla reclusione);
— adozione a livello locale, sotto la supervisione della Russia, degli atti normativi primari di denazificazione "dal basso", il divieto di ogni tipo e forma di rinascita dell'ideologia nazista;
— istituzione di memoriali, segni commemorativi, monumenti alle vittime del nazismo ucraino, perpetuando la memoria degli eroi della lotta contro di esso;
— inserimento di un complesso delle norme antifasciste e della denazificazione nelle costituzioni delle nuove repubbliche popolari;
— creazione degli organi permanenti della denazificazione per un periodo di 25 anni.
La Russia non avrà alleati nella denazificazione dell'Ucraina. Dal momento che questo è un affare puramente russo. Anche perché non solo la versione Bandera dell'Ucraina nazista sarà sradicata, ma anche, e soprattutto, il totalitarismo occidentale, i programmi imposti di degrado e disintegrazione della civiltà, i meccanismi di soggezione alla superpotenza dell'Occidente e degli Stati Uniti .
Per mettere in pratica il piano di denazificazione dell'Ucraina, la stessa Russia dovrà finalmente separarsi dalle illusioni filo-europee e filo-occidentali, realizzarsi come l'ultima istanza per proteggere e preservare quei valori dell'Europa storica (del Vecchio Mondo) che se lo meritano e che l'Occidente alla fine ha abbandonato, perdendo la battaglia per se stesso. Questa lotta è durata per tutto il XX secolo e si è espressa nella guerra mondiale e nella rivoluzione russa, indissolubilmente legate tra loro.
La Russia ha fatto tutto il possibile per salvare l'Occidente nel XX secolo. Ha implementato il principale progetto occidentale, un'alternativa al capitalismo, che ha vinto contro gli stati-nazione: contro un progetto socialista, rosso. Ha schiacciato il nazismo tedesco, un mostruoso prodotto della crisi della civiltà occidentale. L'ultimo atto di altruismo russo è stata la mano tesa dell'amicizia dalla Russia, per la quale la Russia ha ricevuto un colpo mostruoso negli anni '90.
Tutto ciò che la Russia ha fatto per l'Occidente, l'ha fatto a proprie spese, facendo i più grandi sacrifici. L'Occidente alla fine ha rifiutato tutti questi sacrifici, ha svalutato il contributo della Russia alla risoluzione della crisi occidentale e ha deciso di vendicarsi della Russia per l'aiuto che gli aveva fornito disinteressatamente. Inoltre, la Russia andrà per la sua strada, senza preoccuparsi del destino dell'Occidente, facendo affidamento su un'altra parte della sua eredità: la leadership nel processo globale di decolonizzazione.
Nell'ambito di questo processo, la Russia ha un alto potenziale di partnership e relazioni alleate con dei paesi che l'Occidente ha oppresso per secoli e che non metteranno più sul suo giogo. Senza il sacrificio russo e la lotta, questi paesi non sarebbero stati liberati. La denazificazione dell'Ucraina è allo stesso tempo la sua decolonizzazione, che la popolazione ucraina dovrà comprendere mentre comincia a liberarsi dall'ebbrezza, dalla tentazione e dalla dipendenza della cosiddetta scelta europea."
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab apr 02, 2022 7:57 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » sab apr 02, 2022 7:04 pm

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Messaggioda Berto » sab apr 02, 2022 7:04 pm

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