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I crimini degli invasori russi in Ucraina, crimini umani e di guerra da perseguire militarmente che con il Tribunale Internazionale.
Questo scritto russo, della Russia di Putin è peggio del Mein Kampf di Hitler
"Cosa la Russia deve fare con l'Ucraina?"
[Un assurdo progetto, che non è tanto assurdo perché già si sta realizzando in Bielorussia, dove viene rapidamente cancellato tutto lo sfondo etnico-storico-nazionale].
RIA Novosti, 04/03/2022, Timofey Sergeytsev filosofo, metodologo, membro del Club Zinoviev MIA Russia Today
"Abbiamo scritto dell'inevitabilità della denazificazione dell'Ucraina ad aprile dello scorso anno. Non abbiamo bisogno dell'Ucraina nazista, di Bandera, del nemico della Russia e lo strumento dell'Occidente per la distruzione della #Russia. Oggi la questione della denazificazione si è spostata su un piano pratico.
La denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo - molto probabilmente la maggioranza - è stata dominata e tirata dal regime nazista nella sua politica. Cioè, quando l'ipotesi "le persone sono buone - il governo è cattivo" non funziona più.
Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica di denazificazione, di tutte le sue misure, e il fatto stesso ne è l'oggetto.
L'Ucraina è proprio in una situazione del genere. Il fatto che l'elettore ucraino abbia votato per la "pace di Poroshenko" e la "pace di #Zelensky" non deve indurre in errore: gli ucraini erano abbastanza soddisfatti della via più breve verso la pace attraverso la guerra lampo, a cui gli ultimi 2 presidenti ucraini hanno chiaramente accennato quando sono stati eletti. Proprio questo metodo di "pacificazione" degli antifascisti interni - attraverso il terrore totale - è stato usato a Odessa, Kharkiv, Dnipro, Mariupol e in altre città russe (!). E questo si adattava perfettamente all'uomo ucraino comune.
La denazificazione è un insieme di misure mirate alla massa nazificata della popolazione, ma che tecnicamente non può essere soggetta alle punizioni dirette come i criminali di guerra.
I nazisti che usano le armi devono essere distrutti sul campo di battaglia al massimo possibile. Senza la distinzione significativa fra le Forze Armate e i cosiddetti battaglioni nazionali, o la difesa territoriale che si è unita a questi due tipi di formazioni militari. Tutti loro sono ugualmente coinvolti nell'estrema crudeltà contro la popolazione civile, sono ugualmente colpevoli del genocidio del popolo russo, non rispettano le leggi e gli usi della guerra. I criminali di guerra ei nazisti attivi devono essere puniti in modo esemplare ed esplicativo. Ci deve essere una lustrazione totale. Tutte le organizzazioni che si sono associate alla pratica del nazismo devono essere liquidate e bandite.
Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche il popolo, nella sua parte significativa che rappresenta i nazisti passivi, complici del nazismo. Hanno sostenuto e assecondato il potere nazista. La giusta punizione di questa parte della popolazione è possibile solo sopportando le inevitabili fatiche di una giusta guerra contro il sistema nazista, svolto con la massima cura e discrezione nei confronti dei civili. Un'ulteriore denazificazione di questa massa di popolazione consiste nella rieducazione, che si realizza attraverso la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e una severa censura: non solo nell'ambito politico, ma anche necessariamente nell'ambito della cultura e dell'istruzione. Proprio attraverso la cultura e l'educazione che è stata preparata e realizzata una profonda nazificazione della popolazione, assicurata dalla promessa dei dividendi della vittoria del regime nazista sulla Russia, attraverso la propaganda nazista, la violenza interna e terrore, oltre alla guerra contro il popolo del #Donbas ribellatosi al nazismo ucraino, che dura da 8 anni.
La denazificazione può essere effettuata solo dal vincitore, il che implica (1) - il suo controllo assoluto sul processo di denazificazione e (2) - il potere per garantire tale controllo. In questo senso, un paese denazificato non può essere sovrano.
Lo stato denazizzante - la Russia - non può procedere alla denazificazione con un approccio liberale. L'ideologia del denazificatore non può essere contestata dal colpevole sottoposto a denazificazione. Il riconoscimento da parte della Russia della necessità di denazificare l'Ucraina, significa il riconoscimento dell'impossibilità dello scenario di #Crimea per l'#Ucraina. Tuttavia, quello scenario era impossibile nel 2014 e nel ribelle Donbas. Solo 8 anni di resistenza alla violenza e al terrore nazista hanno portato alla coesione interna e a un consapevole e inequivocabile rifiuto di massa di mantenere qualsiasi unità e collegamento con l'Ucraina nazista.
La durata della denazificazione non può essere inferiore a una generazione, che deve nascere, crescere e raggiungere la maturità nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell'Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ha ricevuto le forme legali e legittime di espressione politica e ha guidato il movimento per "l'indipendenza" verso il nazismo.
La particolarità della moderna Ucraina nazificata sta nell'amorfità e nell'ambivalenza, che permettono al nazismo di essere mascherato da desiderio di "indipendenza" e da un percorso "europeo" (occidentale, filoamericano) di "sviluppo" (in realtà - al degrado), di affermare che in Ucraina "non c'è il nazismo, solo gli eccessi del privato". Dopotutto, non esiste un principale partito nazista, nessun Fuhrer, nessuna legge razziale a tutti gli effetti (solo la loro versione troncata sotto una forma di repressione contro la lingua russa). Di conseguenza, non c'è l'opposizione e la resistenza al regime.
Tuttavia, tutto quanto sopra non rende il nazismo ucraino una "versione leggera" del nazismo tedesco della prima metà del XX secolo. Al contrario, poiché il nazismo ucraino è libero da tali strutture e restrizioni di "genere" (a causa di tecnologia politica), si dispiega liberamente come la base fondamentale di qualsiasi nazismo - come il razzismo europeo e, nella sua forma più sviluppata, americano. Pertanto, la denazificazione non può essere compiuta in un compromesso, sulla base di una formula di "NATO- no, UE - sì". Lo stesso Occidente collettivo è l'ideatore, la fonte e lo sponsor del nazismo ucraino, mentre i quadri di Bandera occidentale e la loro "memoria storica" sono solo uno degli strumenti per la nazificazione dell'Ucraina. L'ucra-nazismo comporta una minaccia non minore, ma maggiore per il mondo e la Russia.
Probabilmente il nome "Ucraina" non può essere mantenuto come nome di qualsiasi entità statale completamente denazificata in un territorio liberato dal regime nazista. Le repubbliche popolari create nello spazio libero dal nazismo dovranno crescere nell'ambiente dell'autogoverno economico e della sicurezza sociale, del ripristino e dell'ammodernamento dei sistemi di supporto vitale della popolazione.
In effetti, le loro aspirazioni politiche non possono essere neutrali: il l'espiazione della colpa davanti alla Russia per averla trattata come un nemico può essere realizzata solo facendo affidamento sulla Russia nei processi di restaurazione, rinascita e sviluppo. Nessun "Piano Marshall" deve essere consentito per questi territori.
Non ci può essere la "neutralità" in senso ideologico e pratico, compatibile con la denazificazione. Il personale e le organizzazioni che sono lo strumento di denazificazione nelle repubbliche appena denazificate non potranno che fare l'affidamento sul supporto militare e organizzativo diretto della Russia.
La denazificazione sarà inevitabilmente anche la deucrainizzazione - cioè un rifiuto di un gonfiamento artificiale della componente etnica dell'autoidentificazione nazionale dei territori storici della Malorossiya e della Novorossiya, iniziato dalle autorità sovietiche. Essendo uno strumento della superpotenza comunista, dopo la sua caduta, l'etnocentrismo artificiale non è rimasto in un dimenticatoio. In questa veste di servizio, è passato sotto l'autorità di un'altra superpotenza (il potere che sovrasta gli stati): la superpotenza dell'Occidente. Deve essere restituito ai suoi confini naturali e privato della funzionalità politica.
A differenza, diciamo, della Georgia e dei paesi baltici, l'Ucraina, come è stato dimostrato storicamente, non può esistere come lo stato nazionale e i tentativi di "costruirne uno" portano naturalmente al nazismo. L'ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa che non ha un proprio contenuto di civiltà, è un elemento subordinato di una civiltà estranea e aliena. La debanderizzazione di per sé non basterà come la denazificazione: l'elemento Bandera è solo un interprete e uno schermo, un travestimento per il progetto europeo dell'Ucraina nazista, quindi la denazificazione dell'Ucraina è anche la sua inevitabile de-europeizzazione.
L'élite Bandera deve essere liquidata, la sua rieducazione è impossibile. La "palude" sociale, che l'ha sostenuta attivamente e passivamente con l'azione e l'inazione, deve passare le difficoltà della guerra e assimilare questa esperienza come una lezione storica di espiazione della propria colpa. Chi non ha sostenuto il regime nazista, chi ne ha sofferto e la guerra da lui scatenata nel Donbass, deve essere consolidato e organizzato, deve diventare il pilastro del nuovo governo, verticale e orizzontale. L'esperienza storica mostra che le tragedie ei drammi del tempo di guerra avvantaggiano i popoli che sono stati tentati e trascinati dal ruolo di nemico della Russia.
La denazificazione come obiettivo di un'operazione militare speciale nell'ambito di questa stessa operazione è intesa come una vittoria militare sul regime di Kyiv, la liberazione dei territori dai sostenitori armati dei nazisti, l'eliminazione degli implacabili nazisti, la cattura di criminali di guerra, e la creazione delle condizioni sistemiche per la successiva denazificazione in tempo di pace.
Quell''ultima, a sua volta, deve iniziarsi con l'organizzazione degli organi locali di autogoverno, polizia e difesa, ripuliti dagli elementi nazisti, avviando sulle loro basi i processi per fondare una nuova statualità repubblicana, integrando questa statualità in una stretta collaborazione con il dipartimento della Federazione Russa per la denazificazione dell'Ucraina (creato o convertito, diciamo, da Rossotrudnichestvo), con l'adozione sotto il controllo russo del quadro normativo repubblicano sulla denazificazione, la definizione dei confini e del quadro per l'applicazione diretta delle leggi russe e della giurisdizione russa nel campo della denazificazione sul territorio liberato, la creazione di un tribunale per i crimini contro l'umanità nell'ex Ucraina. In questo senso la Russia dovrà fungere da custode del processo di Norimberga.
Tutto ciò significa che per raggiungere gli obiettivi della denazificazione è necessario il sostegno della popolazione, il suo passaggio dalla parte della Russia dopo la sua liberazione dal terrore, dalla violenza e dalla pressione ideologica del regime di Kyiv, dopo il suo ritiro dall'isolamento informativo.
Naturalmente, ci vorrà del tempo prima che le persone si riprendano dallo shock delle ostilità, per convincersi delle intenzioni a lungo termine della Russia - e che "non saranno abbandonate". È impossibile prevedere in anticipo esattamente in quali territori una parte di popolazione costituirà una maggioranza criticamente necessaria. È improbabile che la "provincia cattolica" (l'Ucraina occidentale come parte di cinque regioni) diventi parte dei territori filo-russi. La linea di alienazione, tuttavia, sarà trovata empiricamente. Dietro rimarrà il territorrio ostile alla Russia, ma sarà l'Ucraina forzatamente neutrale e smilitarizzata con il nazismo formalmente bandito. Gli odiatori della Russia andranno lì. La garanzia della conservazione di stato neutrale di questa Ucraina residua dovrà essere la minaccia di un'immediata continuazione dell'operazione militare, in caso di mancato rispetto dei requisiti elencati. Forse ciò richiederà una presenza militare russa permanente sul suo territorio.
Dalla linea di esclusione fino al confine russo ci sarà un territorio di potenziale integrazione nella civiltà russa, che è di carattere naturale antifascista.
L'operazione della denazificazione dell'Ucraina, iniziata con una fase militare, al tempo di pace seguirà la stessa logica delle tappe militare. Ciascuna di esse dovrà ottenere i cambiamenti irreversibili, che diventeranno i risultati della fase corrispondente. In questo caso, le fasi iniziali necessarie della denazificazione possono essere così definite:
— liquidazione delle formazioni armate naziste (il che significa qualsiasi formazione armata dell'Ucraina, comprese le forze armate ucraine), nonché dell'infrastruttura militare, informativa ed educativa che ne garantisce l'attività;
— formazione degli organi di autogoverno pubblico e delle milizie (difesa e forze dell'ordine) sui territori liberati, per proteggere la popolazione dal terrore dei gruppi nazisti clandestini;
— introduzione dello spazio informativo russo;
— ritiro dei materiali didattici e il divieto dei programmi educativi di tutti i livelli, contenenti linee guida ideologiche naziste;
— azioni investigative di massa per stabilire la responsabilità personale per i crimini di guerra, crimini contro l'umanità, per la diffusione dell'ideologia nazista e il sostegno al regime nazista;
— lustrazione, pubblicazione dei nomi dei complici del regime nazista, coinvolgendoli nei lavori forzati per il ripristino delle infrastrutture distrutte in misura della punizione per le attività naziste (per coloro che non saranno soggetti alla pena di morte o alla reclusione);
— adozione a livello locale, sotto la supervisione della Russia, degli atti normativi primari di denazificazione "dal basso", il divieto di ogni tipo e forma di rinascita dell'ideologia nazista;
— istituzione di memoriali, segni commemorativi, monumenti alle vittime del nazismo ucraino, perpetuando la memoria degli eroi della lotta contro di esso;
— inserimento di un complesso delle norme antifasciste e della denazificazione nelle costituzioni delle nuove repubbliche popolari;
— creazione degli organi permanenti della denazificazione per un periodo di 25 anni.
La Russia non avrà alleati nella denazificazione dell'Ucraina. Dal momento che questo è un affare puramente russo. Anche perché non solo la versione Bandera dell'Ucraina nazista sarà sradicata, ma anche, e soprattutto, il totalitarismo occidentale, i programmi imposti di degrado e disintegrazione della civiltà, i meccanismi di soggezione alla superpotenza dell'Occidente e degli Stati Uniti .
Per mettere in pratica il piano di denazificazione dell'Ucraina, la stessa Russia dovrà finalmente separarsi dalle illusioni filo-europee e filo-occidentali, realizzarsi come l'ultima istanza per proteggere e preservare quei valori dell'Europa storica (del Vecchio Mondo) che se lo meritano e che l'Occidente alla fine ha abbandonato, perdendo la battaglia per se stesso. Questa lotta è durata per tutto il XX secolo e si è espressa nella guerra mondiale e nella rivoluzione russa, indissolubilmente legate tra loro.
La Russia ha fatto tutto il possibile per salvare l'Occidente nel XX secolo. Ha implementato il principale progetto occidentale, un'alternativa al capitalismo, che ha vinto contro gli stati-nazione: contro un progetto socialista, rosso. Ha schiacciato il nazismo tedesco, un mostruoso prodotto della crisi della civiltà occidentale. L'ultimo atto di altruismo russo è stata la mano tesa dell'amicizia dalla Russia, per la quale la Russia ha ricevuto un colpo mostruoso negli anni '90.
Tutto ciò che la Russia ha fatto per l'Occidente, l'ha fatto a proprie spese, facendo i più grandi sacrifici. L'Occidente alla fine ha rifiutato tutti questi sacrifici, ha svalutato il contributo della Russia alla risoluzione della crisi occidentale e ha deciso di vendicarsi della Russia per l'aiuto che gli aveva fornito disinteressatamente. Inoltre, la Russia andrà per la sua strada, senza preoccuparsi del destino dell'Occidente, facendo affidamento su un'altra parte della sua eredità: la leadership nel processo globale di decolonizzazione.
Nell'ambito di questo processo, la Russia ha un alto potenziale di partnership e relazioni alleate con dei paesi che l'Occidente ha oppresso per secoli e che non metteranno più sul suo giogo. Senza il sacrificio russo e la lotta, questi paesi non sarebbero stati liberati. La denazificazione dell'Ucraina è allo stesso tempo la sua decolonizzazione, che la popolazione ucraina dovrà comprendere mentre comincia a liberarsi dall'ebbrezza, dalla tentazione e dalla dipendenza della cosiddetta scelta europea."
La denuncia su Twitter del Ministero della difesa ucraino
Soldati russi la violentano per giorni davanti al figlioletto, donna muore a causa delle ferite: "Questo è Putin..." Il Riformista
Roberta Davi
30 Marzo 2022
https://www.ilriformista.it/soldati-rus ... in-290345/
“Un orrore di guerra compiuto dai russi” lo definisce il governo di Kiev. L’ennesimo stupro ai danni di una donna ucraina, violentata per giorni davanti agli occhi del figlio di appena sei anni.
Una vicenda accaduta nella città di Mariupol, devastata dal conflitto, e denunciata dal Ministero della Difesa tramite Twitter.
“La donna è morta”
“A Mariupol gli occupanti hanno violentato una donna per diversi giorni di fronte al figlio di sei anni” ha reso noto il Ministero della difesa ucraino. La donna stuprata “è morta in seguito alla ferite”, mentre al piccolo sono diventati i capelli grigi a causa dello shock. “Questo non è un film dell’orrore. Stupro, violenza, omicidio: questo è ciò che significa ‘il mondo russo’” aggiunge il ministero sul profilo Twitter.
Nei giorni scorsi anche il Times ha raccontato l’incubo di una donna violentata dai soldati russi mentre il figlio piangeva terrorizzato in un’altra stanza. Il marito era stato giustiziato poco prima perché definito ‘nazista’.
La testimonianza di Natalya
La storia di Natalya, riportata dal quotidiano britannico, ha fatto il giro del mondo. Una vicenda accaduta a Shevchenkove, fuori Kiev, lo scorso 9 marzo. La donna ha raccontato che alcuni soldati russi hanno ucciso prima il cane di famiglia, poi hanno sparato al marito. Una volta in casa, l’hanno violentata a turno, mentre il figlio di soli 4 anni si trovava nella stanza accanto.
“Mi hanno detto di togliermi i vestiti. Mi hanno violentata uno dopo l’altro. Non gli importava che mio figlio fosse nel locale caldaia a piangere. Mi hanno detto di farlo tacere e di tornare. Tutto il tempo mi hanno tenuto la pistola puntata alla testa.” I militari russi la deridevano, la minacciavano di morte. “Faresti meglio a tacere o prenderò tuo figlio e gli mostrerò il cervello di sua madre sparso per casa” le ha intimato uno di loro, aggiungendo: “La uccidiamo o la teniamo in vita?”
Dopo le violenze, Natalya è riuscita a fuggire con il figlio, lasciando la casa che il marito aveva costruito per la sua famiglia. “Non possiamo seppellirlo, non possiamo raggiungere il villaggio, perché è ancora occupato” ha poi dichiarato la donna al Times.
Soldati belve, l’orrore di Natalya: “Mio marito giustiziato, io violentata con la pistola puntata alla testa”
La denuncia degli stupri in Ucraina
Già nei primi giorni di conflitto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba aveva denunciato i diversi casi di stupro che si stavano verificando in Ucraina. “Purtroppo abbiamo numerosi casi di donne stuprate dai soldati russi nelle città ucraine” aveva dichiarato il ministro in videoconferenza durante un briefing a Londra. “Quando le bombe piovono sulle vostre città, i soldati violentano le donne, e purtroppo vi sono numerosi casi di soldati russi, è evidentemente difficile parlare dell’efficacia del diritto internazionale”.
Violenze di cui ha parlato anche la deputata ucraina Lesia Vasylenko. “Abbiamo notizie di donne che sono state stuprate in gruppo. Queste donne di solito sono quelle che non riescono a scappare. Alcune sono persone anziane” ha sottolineato al Guardian. “Molte di queste donne sono state giustiziate dopo lo stupro oppure si sono suicidate”.
ORRORE DOPO IL RITIRO RUSSO.
Angela Nicolini
Segue su Il Secolo XIX del 3 aprile 2022
https://www.facebook.com/luciano.donder ... 1416871074
L'esercito ucraino riprende Bucha. I russi si ritirano, dopo aver minato le strade.
Nemmeno il più mostruoso degli incubi potrebbe avvicinarsi all'immagine di quello che resta di Bucha, una piccola città alle porte di Kiev.
. Il passato, il presente, la vita spazzati via. Case basse di legno, giardini, alberelli, la strada maestra. E su questa strada almeno venti persone, venti civili, sparsi senza vita sull'asfalto. Scomposti, inumani, la testa in un fosso, il corpo come un burattino rotto. L'immagine raccapricciante raccolta da un giornalista di France Presse guarda come se a guardare fossero i militari ucraini, che ieri hanno liberato la città a Nord-Ovest di Kiev. Sedici dei 20 cadaveri giacciono sul marciapiede o a bordo strada. Tre sono sdraiati in mezzo alla strada, un altro è riverso nel cortile di una casa. Due stanno vicino alle biciclette, un altro è accanto a un'auto abbandonata. Un uomo ha le mani legate dietro la schiena con un pezzo di stoffa bianca, nelle tasche un passaporto ucraino. Tutti indossano abiti civili: cappotti invernali, giacche o tute da ginnastica, jeans o pantaloni da jogging, scarpe da ginnastica, stivali. Sono le vittime della ritirata russa.. E il terrore di quanto si potrebbe trovare nelle prossime ore in altre città riconquistate annulla il sollievo con cui ieri si è accolto l'annuncio della «completa liberazione della regione di Kiev», e la conferma di una progressiva «smobilitazione dalla capitale delle truppe di Vladimir Putin». È stato il viceministro della Difesa ucraino, al termine del 38° giorno di guerra, ad annunciare che i russi sono stati respinti dalla capitale. Gli invasori si sono ritirati da alcune città chiave come «Irpin, Bucha, Gostomel e l'intera regione di Kiev è stata liberata», ha detto Ganna Maliar. In vari distretti dell'Oblast, da Brovary a Vyshgorod, è stato introdotto un coprifuoco di due giorni per sminare il territorio. Il dramma dell'occupazione, seppur finita, lo racconta tutta Bucha, dove oltre ai morti per strada, ci sono quelli finiti nelle fosse comuni: sono oltre 300, senza una lapide, seppelliti in un unico grande buco perché «i tre cimiteri erano tutti nel raggio di tiro dei soldati russi», ha spiegato il sindaco Anatoly Fedoruk. E in una fossa comune a Motyzhyn sono stati ritrovati i corpi del sindaco e della sua famiglia presi in ostaggio dai russi il 23 marzo. .
E lo strazio di Mariupol, la città martire allo stremo, che non ha fine. Mariupol è la città simbolo dei soprusi. Delle violenze sui civili, ma di piccole Mariupol è piano il Paese. E Mosca non sembra avere nessuna intenzione di allentare il cappio che ha stretto attorno alla città assediata e bombardata da 4 settimane. Ancora 150. 000 persone sarebbero intrappolate nel porto sul mar d'Azov, su cui le forze di Mosca si sono accanite più che altrove, e dove almeno 5. 000 persone sono morte. Se si eccettuano le 40. 000 persone deportate in Russia le evacuazioni hanno funzionato alla spicciolata, riuscendo a portare in salvo 3. 071 abitanti di Mariupol che in un modo o nell'altro erano riusciti a raggiungere la vicina Berdyansk. Dopo il tentativo fallito della Francia ora ci proverà la Turchia che ha annunciato di essere pronta a fornire navi per l'evacuazione di civili e feriti dal mare. Anche la Croce Rossa internazionale - che ieri era stata costretta a rinunciare a entrare in città con 54 bus - è ripartita alla volta della città, sperando che il consenso all'operazione assicurato da Mosca venga rispettato. Le premesse non sono buone: un gruppo di manifestanti di Energodar, non lontana da Zaporizhia, è stato messo a tacere coi proiettili dai militari russi, che hanno sparato per disperderli. Non è la prima volta che gli abitanti di Energodar manifestano per ribadire la loro volontà di rimanere in territorio ucraino.
Chi erano più quei "pacifisti" che nei giorni scorsi pubblicavano post sulle supposte violenze commesse dagli ucraini nel Donbass?
Massacro a Bucha, Ue: “Orrori indicibili, serve inchiesta indipendente”. Macron: “Mosca dovrà rispondere”. Kiev chiede l’embargo del gas russo
3 aprile 2022
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... o/6547056/
Le immagini dei civili trovati morti per le strade di Bucha, alcuni con le mani legate dietro la schiena, scuotono i governi. Nelle ore successive alla diffusione degli scatti, arrivano reazioni da tutto il mondo per chiedere che si fermino i crimini di guerra. La presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen , su Twitter, ha parlato di “indicibili orrori” e ha chiesto “un’inchiesta indipendente”. Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha definito le foto “agghiaccianti” e ha ribadito che “la guerra russa va fermata”: “Queste atrocità non possono restare impunite”. Il collega ucraino Dmytro Kuleba ha ribadito che “il massacro è stato deliberato”: “I russi mirano ad eliminare il maggior numero possibile di ucraini. Dobbiamo fermarli e cacciarli via”. Kuleba ha chiesto “nuove devastanti sanzioni del G7 ora: embargo su petrolio, gas e carbone; chiudere tutti i porti alle navi e alle merci russe; scollegare tutte le banche russe da Swift”. Il presidente francese Emmanuel Macron , attualmente presidente del Consiglio dell’Ue, ha dichiarato: “Esprimo compassione per le vittime e solidarietà agli ucraini. Le autorità russe dovranno rispondere di questi crimini“.
Proprio il tema delle nuove azioni contro la Russia è stato rilanciato dalla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock: “Le immagini dei civili uccisi a Bucha sono insopportabili”, ha scritto sempre su Twitter chiedendo nuove sanzioni. Baerbock ha definito queste azioni come “crimini di guerra”. Mentre per il cancelliere tedesco Olaf Scholz è urgente “fare chiarezza senza mezzi termini su questi crimini dei militari russi. Io rivendico che organizzazioni internazionali come il comitato internazionale della Croce rossa abbiano accesso a questa area, per documentare in modo indipendente queste atrocità. I carnefici e i loro mandanti devono essere assicurati alla giustizia”. Per il segretario di Stato americano Antony Blinken, intervistato dalla Cnn, le immagini dei corpi di civili uccisi per le strade di Bucha “sono un pugno nello stomaco. E’ la realtà di quanto accade ogni giorno da quando è iniziata la brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia”. Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenber, sempre intervistato dalla Cnn, ha parlato di “brutalità contro i civili che non vedevamo in Europa da decenni. E’ orribile ed è assolutamente inaccettabile che i civili vengano presi di mira e uccisi”.
Arriva una condanna unanime anche dai leader politici italiani. “How many #Bucha before we move to a full oil and gas Russia embargo? Time is over” (“quante Bucha prima di muoversi verso un pieno embargo di petrolio e gas russo? Il tempo è finito”), ha scritto su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta. Così come il presidente M5s Giuseppe Conte: “L’orrore delle immagini che giungono da Bucha ricorda i tempi più cupi della nostra storia”, ha scritto su Facebook. “Non dobbiamo rassegnarci all’ineluttabilità della guerra, non possiamo accettare questa carneficina. Non dobbiamo tacere di fronte a queste violenze”. Mentre la presidente Fdi Giorgia Meloni ha dichiarato: “Lasciano senza fiato le immagini dei civili giustiziati per le strade e delle fosse comuni, che arrivano da Bucha dopo il ritiro delle truppe di invasione di Putin. Una barbarie che riemerge dalle epoche più buie della storia europea e che speravamo di non rivedere mai più. Va fatto ogni sforzo per la pace e per fermare l’aggressione all’Ucraina”.
L'orrore di Bucha, il sindaco: "Sepolte nelle fosse comuni 300 persone"
3 aprile 2022
https://www.rainews.it/articoli/2022/04 ... 3864f.html
"Ci sono quasi 300 persone sepolte in fosse comuni a Bucha fuori Kiev". Lo ha dichiarato a France Presse Anatoly Fedorouk, sindaco della cittadina a Nord Ovest di Kiev, riconquistata dalle forze ucraine.
Un cronista dell'agenzia francese sul posto ha dato conto di almeno venti cadaveri di persone, in abiti civili, trovati sparsi per centinaia di metri in una strada residenziale di Bucha dopo che le forze ucraine hanno riconquistato la piccola città a Nord Ovest di Kiev. Non chiara al momento la causa della morte. Uno dei corpi, spiega il cronista, aveva le mani legate. Le immagini dei cadaveri erano state diffuse nelle scorse ore dai media ucraini, secondo cui si tratta di civili uccisi da forze russe in ritirata.
Anche la BBC aveva documentato il ritrovamento di cadaveri nei villaggi di Mria e Myla, poco fuori Kiev. Immagini che hanno reso la realtà di questa guerra.
Ma ancora più atroce - secondo quanto riportato anche dal quotidiano britannico The Guardian - dai resoconti di testimoni dalla martoriata città emergono accuse rivolte ai soldati russi, che avrebbero usato i bambini ucraini come "scudi umani" sui loro mezzi: il procuratore generale dell'Ucraina sta raccogliendo un dossier di affermazioni sull'uso da parte dei russi dei bambini locali per evitare di essere bersagliati durante la ritirata dalla capitale ucraina ed in altre zone del Paese.
Testimoni hanno raccontato di passeggini piazzati davanti ai carri armati, nel villaggio di Novyi Bykiv (nei pressi della città circondata di Chernihiv, 100 miglia a nord di Kiev). Secondo il difensore civico dei diritti umani dell'Ucraina, Lyudmila Denisova, "bambini sono stati presi come ostaggi in una serie di punti caldi del conflitto in tutto il paese, per garantire che la gente del posto non fornisse le coordinate dei movimenti del nemico alle forze ucraine". Il difensore civico avrebbe registrato segnalazioni nelle zone di Sumy, Kiev, Chernihive e Zaporizhzhia.
Kiev: liberata tutta la regione della capitale
Intanto, nel trentottesimo giorno di ostilità', l'Ucraina rivendica il controllo dell'intera regione di Kiev. Il ritiro russo dalle aree intorno alla capitale ha consentito all'esercito ucraino di riconquistare numerosi sobborghi teatro nelle scorse settimane di furiosi combattimenti. A Nord Ovest, dopo Irpin, sono state liberate Gostomel, sede di un aeroporto strategico, e la stessa Bucha.
A Bucha, in Ucraina, è stato infranto il confine tra la guerra e la barbarie
Antonio Polito
3 aprile 2022
https://www.corriere.it/politica/22_apr ... 3193.shtml
I soldati russi hanno lasciato sul terreno i segni della loro dominazione cruenta e inumana. I primi reporter che si sono avventurati a Bucha ci hanno dato testimonianza di decine di corpi di civili fucilati
Perfino tra la guerra e la barbarie, tra la guerra e i crimini contro l’umanità, c’è un confine. E pare proprio che sia stato infranto a Bucha e nelle zone dell’Ucraina settentrionale che i russi hanno occupato per settimane.
Come una marea che si ritira, l’esercito di Mosca ha lasciato sul terreno i segni della sua dominazione cruenta e inumana. I primi reporter che si sono avventurati a Bucha ci hanno dato testimonianza visiva, diffusa anche dalle fonti ufficiali ucraine, di decine di corpi di civili inermi fucilati, spesso con le mani legate dietro la schiena, talvolta con uno straccio bianco, che di solito si usa per segnalare ai soldati la volontà di arrendersi.
Racconti di torture, fosse comuni, bambini usati come scudi umani, si aggiungono a comporre un quadro che, se fosse confermato, dovrebbero togliere ogni alibi a chi in nome del pacifismo o di una neutralità ponziopilatesca suggerisce che non si faccia niente per fermare tutto questo.
Ancora una volta le autorità di Mosca parlano di «provocazione» e negano di aver commesso crimini durante l’occupazione militare. Ma altre volte hanno tentato di nascondere ciò che le truppe russe avevano in realtà fatto, come il bombardamento dell’ospedale di Mariupol, e c’è dunque da augurarsi che presto i tribunali internazionali e le organizzazioni umanitarie indipendenti accertino la verità.
Ciò che però è già oggi certo è che il mostro che abbiamo di fronte è sì la guerra, portata dopo 77 anni nel cuore dell’Europa. Ma a questa guerra può mettere fine solo colui che l’ha cominciata: Vladimir Putin. E a noi europei spetta il compito di far sì che gli non resti alternativa che non sia la pace. Uno dei politici italiani più prudenti e misurati, Enrico Letta, ha scritto su Twitter: «Quante altre Bucha prima che si passi a un embargo totale del petrolio e del gas russo?».
È una domanda cui l’Europa, da oggi, ha il dovere morale di rispondere.
Ucraina, Papa: 'Questa è una guerra sacrilega. È in corso una tragedia umanitaria'
3 aprile 2022
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 34d8f.html
"Aiutaci a riconoscere da lontano i bisogni di quanti lottano tra le onde del mare, sbattuti sulle rocce di una riva sconosciuta": così il Papa ha pregato per i migranti nella Grotta di San Paolo a Rabat, il luogo dove, secondo la tradizione, ha soggiornato l'apostolo, nel 60 dopo Cristo, in seguito al naufragio della nave che lo stava portando a Roma.
"Fà che la nostra compassione non si esaurisca in parole vane, ma accenda il falò dell'accoglienza, che fa dimenticare il maltempo, riscalda i cuori e li unisce", sono le parole del Papa dopo l'ennesimo naufragio nel Mediterraneo, in acque internazionali, nel corso del quale, come segnalato ieri da Medici Senza Frontiere, avrebbero perso la vita oltre novanta persone che erano partite dalla Libia.
Il Papa mette in guardia da chi parla di Dio ma poi lo smentisce nei fatti.
"Nella nostra religiosità possono insinuarsi il tarlo dell'ipocrisia e il vizio di puntare il dito".
"C'è sempre il pericolo di fraintendere Gesù, di averne il nome sulle labbra ma di smentirlo nei fatti. E lo si può fare anche innalzando vessilli con la croce", ha detto nell'omelia della Messa a Malta. Alcuni "si erigono a paladini di Dio ma non si accorgono di calpestare i fratelli. In realtà, chi crede di difendere la fede puntando il dito contro gli altri avrà pure una visione religiosa, ma non sposa lo spirito del Vangelo".
Papa Francesco torna a pregare per l'Ucraina: "Preghiamo ora per la pace, pensando alla tragedia umanitaria della martoriata Ucraina, ancora sotto i bombardamenti di questa guerra sacrilega", ha detto il Papa all'Angelus al termine della Messa a Malta.
Mosca: "I video di Bucha sono un'altra produzione del regime di Kiev per i media occidentali"
03 Aprile 2022
https://www.lantidiplomatico.it/dettnew ... 289_45835/
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Pubblichiamo la traduzione della dichiarazione del Ministero della difesa russo a proposito dei “crimini russi” a Bucha in Ucraina divenuta virale attraverso i media filo Nato occidentali
"Tutte le fotografie e i materiali video pubblicati dal regime di Kiev, che testimoniano i "crimini" del personale militare russo nella città di Bucha, regione di Kiev, sono un'altra provocazione.
Durante il periodo in cui quest’area era sotto il controllo delle forze armate russe, nessun residente locale civile ha subito azioni violente.
Vorremmo soprattutto sottolineare che tutte le unità russe si sono ritirate completamente da Bucha il 30 marzo, il giorno dopo il round di colloqui faccia a faccia tra Russia e Ucraina in Turchia.
Inoltre, il 31 marzo, il sindaco della città di Bucha, Anatoly Fedoruk, ha confermato nel suo video messaggio che non c’erano militari russi in città, ma non ha nemmeno menzionato alcun residente locale colpito nelle strade con le mani legate.
Pertanto, non è sorprendente che tutte le cosiddette "prove dei crimini" a Bucha siano apparse solo il quarto giorno, quando gli ufficiali dell'SBU (servizio di sicurezza ucraino) e i rappresentanti della televisione ucraina sono arrivati in città. Particolarmente preoccupante è il fatto che tutti i corpi delle persone le cui immagini sono state pubblicate dal regime di Kiev, dopo almeno quattro giorni, non si sono induriti, non hanno le caratteristiche macchie cadaveriche e c'è sangue sulle ferite.
Tutto questo conferma inconfutabilmente che le fotografie e i video di Bucha sono un'altra produzione del regime di Kiev per i media occidentali."
Ucraina, ha un nome e un volto il macellaio di Bucha
Mondo
4 aprile 2022
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 9915e.html
Ha un nome e un volto il comandante delle truppe russe che il 31 marzo hanno smobilitato da Bucha lasciandosi alle spalle cadaveri di civili per strada, nelle fosse comuni, ucraini giustiziati con un colpo alla nuca e le mani legate.I volontari del progetto InformNapalm hanno trovato e pubblicato su Telegram i dati del comandante dell'unità militare 51460, 64/a brigata di fucilieri motorizzati, coinvolta in crimini di guerra a Bucha, nella regione di Kiev.
Lo riferisce l'Agenzia Unian.
"Siamo riusciti a trovare anche l'indirizzo di casa del boia russo". Si tratta del tenente colonnello Omurbekov Azatbek Asanbekovich. Su Telegram è stato pubblicato anche l'indirizzo email e il numero di telefono di Asanbekovich. Di Asanbekovich, comandante dell'unità militare 51460, 64ma brigata di fucilieri motorizzati, è stata pubblicata anche la foto: giovane, in tuta mimetica, un carrarmato alle spalle, le labbra carnose, gli occhi allungati dei buriati, la più grande minoranza etnica di origine mongola della Siberia. Da dove è partita per muovere guerra all'Ucraina l'unità 51460, esattamente da Knyaze-Volkonskoye, nel territorio di Khabarovsk, nell'estrema Russia orientale.
"Siamo riusciti a trovare anche l'indirizzo di casa del boia russo", hanno scritto i volontari di InformNapalm, citati da Unian, annunciando la pubblicazione di dati, archivi e spiegazioni su come trovare il comandante russo. "Ogni ucraino dovrebbe conoscere i loro nomi. Ricordate. Tutti i criminali di guerra saranno processati e assicurati alla giustizia per i crimini commessi contro i civili dell'Ucraina", si legge nella dichiarazione della Direzione principale dell'intelligence del Ministero della Difesa dell'Ucraina, pubblicata sul suo sito. E a seguire l'elenco dettagliato di 87 pagine con i nomi degli oltre 1.600 soldati russi ritenuti coinvolti nel massacro di Bucha. Truppe che in parte rispondono al tenente colonnello Asanbekovich. "Macellai", come li ha definiti oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Nell'elenco i soldati sono identificati con grado militare, nome e cognome, data di nascita ed estremi del passaporto. Per molti di loro solo l'indicazione 'soldato semplice'. Tra i cognomi anche alcuni tra i più diffusi in Cecenia. Alcuni dei loro volti si vedono nelle foto pubblicate in rete, ragazzi, occhi a mandorla, sorridenti davanti all'obiettivo: 'la banalità del male', forse Hannah Arendt quella frase la ripeterebbe. Per gli attivisti, in base alle informazioni che hanno avuto, sono stati proprio i militari di questa unità a commettere "scioccanti crimini di guerra nelle città di Bucha, Gostomel e Irpen, nella regione di Kiev". I residenti di Bucha dal canto loro hanno raccontato al sito di news Obozrevatel che i soldati russi sono "semplicemente andati di cortile in cortile sparando a tutti gli uomini e ai ragazzi. Tra di loro abbiamo riconosciuto buriati con gli occhi stretti e lunghi". Per Mosca invece quei cadaveri abbandonati sono solo propaganda, una messa in scena dell'Occidente e dell'Ucraina. Ma tra la realtà e la propaganda il confine può essere sottile solo se si tratta di parole. A Bucha parlano i corpi senza vita e senza sepoltura di cittadini inermi.
Complottisti all'opera sulla strage di Bucha, ma non sarebbe la prima commessa dall'esercito russo
5 aprile 2022
https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... ito-russo/
A Bucha, nell’hinterland di Kiev, i russi si sono ritirati. Gli ucraini, entrando, hanno trovato un massacro: civili uccisi, a centinaia (si parla di 300 vittime, in una prima stima), sepolti in una fosse comune dietro ad una chiesa, oppure lasciati per strada. Portano i segni di un’esecuzione: colpo di pistola alla nuca, mani legate dietro alla schiena. Non sono morti in battaglia, neppure vittime collaterali del conflitto, sono stati deliberatamente assassinati.
L’orrore delle immagini e dei racconti è stato subito accolto con l’ormai consueto scetticismo. Non tanto dai media, quanto dal solito mondo del web, nelle pagine Facebook più inclini a giustificare Putin, se non proprio a sostenerlo, e in una pletora di “media indipendenti”, che però scelgono di essere anticonformisti riportando le tesi dei media (di Stato) russi. Premesso che il dubbio è sempre lecito, che in guerra la prima vittima è la verità e che tutto è ancora possibile, finché non si conduce un’indagine indipendente sul luogo del massacro, lasciateci dire quale sia l’ipotesi più probabile. Logica vuole che se un esercito di occupazione si ritira e lascia alle spalle una scia di sangue e di cadaveri, è molto più facile che il colpevole sia l’esercito occupante, come sembra dimostrare anche un’analisi delle immagini satellitari effettuata dal New York Times. È sempre possibile che i corpi siano finti, che siano comparse, che siano morti veri ma portati in loco dagli ucraini, che siano veri e del posto, ma assassinati dagli ucraini (perché? perché si erano arresi ai russi?), oppure che si tratti di una delle solite diaboliche operazioni di “false flag” che i complottisti attribuiscono curiosamente sempre e solo alla Cia. Ma si tratta di ipotesi molto remote che richiederebbero molte più prove e testimonianze in più per dimostrarle. Sembra incredibile che nella stampa “alternativa”, l’eccezione diventi la norma.
Sarà mai che vogliono giustificare la Russia, anche a cadaveri caldi? In molti casi, al di là dell’intento politico, anche in perfetta buona fede, si dà per scontato che un esercito regolare non possa commettere crimini. Per lo meno: non possa commetterne di così infami, su larga scala e sotto i riflettori. Soprattutto si dà per scontato che l’esercito regolare russo non commetta crimini. Ma come è possibile, ci si chiede, che proprio l’esercito della nazione che difende i valori cristiani si trasformi in un’orda di sterminatori? Eppure chi si nutre di questi preconcetti positivi, dimentica alcune cose, sia dell’attualità che della storia recente russa.
Partiamo dall’attualità. Osservatori russi acuti, come la giornalista Anna Zafesova, avevano sottolineato l’importanza della composizione delle truppe regolari russe mandate a combattere in Ucraina. Non venivano tanto dalla Russia occidentale, dove la cultura con il Paese da occupare è molto affine, quanto dalle lande più remote della Russia asiatica, oppure dal Caucaso. Una prima spiegazione è psicologica: in Russia non si deve sapere che in Ucraina si sta combattendo una guerra vera, ma solo “un’operazione speciale”. Se il caduto o il ferito viene da Mosca o da San Pietroburgo, l’impatto della sua morte sull’opinione pubblica sarebbe decisamente maggiore rispetto a un caduto che veniva da Jakutsk o da Grozny. A Bucha, secondo fonti di intelligence privata, le forze d’occupazione provenivano dalla Jacuzia, una regione della Siberia conosciuta solo dai giocatori di Risiko o dai turisti estremi che vanno a godersi il freddo alle temperature più glaciali del mondo. Chi proviene dalla Jacuzia ha più affinità culturali con un inuit che non con un ucraino. Questo vuol dire che l’empatia con la popolazione locale, soprattutto se le cose si mettono male, è pressoché nulla. Inoltre non è un mistero la presenza di miliziani ceceni, islamici radicali, fedeli a Mosca. Combattono soprattutto nell’area di Mariupol, ma erano anche nella regione di Kiev. Infine, parte delle truppe mandate in Ucraina è costituita da irregolari, inquadrati nell’organizzazione Wagner, la “legione straniera” russa, spesso costituita da avanzi di galera liberati in cambio di un servizio alla patria, o estremisti di varia natura del mondo slavo, ortodosso, nazionalista. Tutto questo mosaico di truppe “esotiche” non fa ben sperare in un trattamento umano di prigionieri e civili occupati, soprattutto nella foga di una battaglia con migliaia di perdite o, ancora peggio, di una ritirata.
Il pregiudizio positivo nei confronti dell’esercito russo crolla, se appena si studia un po’ di storia, sia recente che remota. Nella storia recente abbiamo gli esempi di come truppe russe, sia regolari che irregolari, hanno combattuto nel Donbass e prima ancora in Cecenia. In entrambi i casi, nessun osservatore indipendente ha potuto verificare quel che i russi hanno fatto. Ma nel Donbass è certa la presenza di numerose fosse comuni che i russi hanno sempre considerato come luoghi di sepoltura di vittime della violenza ucraina, ma che sono scavate in territori mai controllati dall’esercito ucraino. E quindi è molto probabile che siano ucraini assassinati dai russi.
Il giornalista italiano Antonio Russo, testimone delle violenze in Cecenia, è stato assassinato a Tbilisi, in Georgia, nel 2000. In territori controllati dai russi non è mai stato possibile condurre indagini, ma gli indizi sono molti. Secondo Amnesty International, i crimini commessi in Cecenia dalle truppe russe, da quelle cecene fedeli a Mosca e dai ribelli sono letteralmente di tutti i tipi: “Includono uccisioni indiscriminate, uso eccessivo della forza, decessi in custodia, tortura e maltrattamenti in custodia, presunte uccisioni illegali, detenzioni arbitrarie, detenzione segreta, rapimenti, sparizioni forzate, minacce agli attivisti per i diritti umani, attacchi ai parenti di sospetti combattenti , e gli sgomberi forzati degli sfollati interni”.
Nella storia più remota, sono stati dimenticati i crimini dell’Armata Rossa, sia quelli commessi durante la Guerra Civile (1917-21), sia quelli, ancor più massicci della Seconda Guerra Mondiale. Un crimine tipico era l’uccisione di tutti i prigionieri politici prima di una ritirata. I Bianchi (truppe anti-comuniste) trovarono mattatoi a cielo aperto dopo la ritirata dei Rossi dalle città dell’Ucraina e della Russia meridionale. Nella Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi entrarono di sorpresa nel territorio sovietico, trovarono tracce di esecuzioni di massa (cadaveri insepolti e fosse comuni appena nascoste) in Bielorussia, nei Paesi Baltici e in Ucraina. Violenze che poi i nazisti superarono, numericamente e per sadismo, con il loro folle progetto di sradicare gli slavi dalle terre che avrebbero voluto colonizzare loro. E proprio per questo, furono violenze comuniste dimenticate dalla storia, finite nell’oblio dopo la vittoria degli alleati, quando a Stalin si perdonò tutto. Ma nessuno ha il diritto di sorprendersi, se oggi vediamo qualcosa di molto simile ripetersi nelle stesse terre, ad opera dei discendenti diretti dell’Armata Rossa.