I filo russi, i nazi fascisti e comunisti dell'Occidente a sostegno del criminale e questo sì un vero e proprio nazi fascista il falso cristiano Putin contro l'Ucraina calunniosamente accusata di nazismo,
i dementi e i vigliacchi che negano all'Ucraina il diritto e il dovere a difendersi e che non vorrebbero aiutarla militarmente per timore della ritorsione putiniana e della sua minaccia nucleare.TRE TIPI DI GLOBALISMOGiovanni Bernardini
14 marzo 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 7231344476Ci sono sostenitori di Putin intellettualmente più seri di coloro che invitano, rabbiosamente o con parole suadenti, gli ucraini alla resa senza condizioni. Sono tutti coloro che vedono in Putin il campione dell’anti globalismo, l’uomo che oppone alla innegabile decadenza culturale dell’occidente i valori della tradizione e della spiritualità.
Tralascio, per non allargare a dismisura il discorso, ogni richiamo alla decadenza culturale dell’occidente ed alla spiritualità contrapposta al materialismo. Ci sarà tempo per tornare su questi importanti argomenti. Mi limito ora a fare alcune considerazioni sul presunto anti globalismo putiniano.
Semplificando telegraficamente il discorso, si possono individuare tre tipi di globalismo.
Il globalismo democratico e liberale, che è meglio chiamare col suo vero nome: universalismo.
Tutti gli esseri umani, per il solo fatto di esser tali, hanno pari dignità e devono godere degli stessi diritti fondamentali. Questi diritti non si limitano ai soggetti individuali ma si estendono a quelli sovra individuali, riguardano i popoli e le nazioni.
Ogni nazione ha diritto all’autodecisione. Le relazioni fra stati e nazioni non devono basarsi sulla violenza. I vari stati intrattengono relazioni di ogni tipo fra loro: commerciali, politiche, culturali, turistiche. Esistono, regolati dalla legge, normali processi di immigrazione ed emigrazione. Ogni popolo è sovrano in casa propria, ma nessuno è una monade senza finestre sul mondo; tutti dialogano con tutti a partire dalla affermazione della propria identità.
L’universalismo democratico e liberale è in fondo una idea regolativa. Non esiste né è mai esistito in forma compiuta ed è probabilmente irraggiungibile nella sua forma pura. Ma è possibile avvicinarsi ad esso.
Il globalismo mondialista.
Popoli, stati e nazioni sono anticaglie del passato. Le differenza fra culture e civiltà, quando esistono, non sono essenziali. Gli esseri umani o interi popoli possono tranquillamente spostarsi dove credono perché il mondo è un’unica area unificata in cui confini e frontiere possono al massimo avere una funzione di controllo amministrativo degli spostamenti. Governi e parlamenti dei vari stati devono cedere quote sempre maggiori di sovranità ad organismi internazionali non eletti da nessuno.
Il fine ultimo del globalismo mondialista dovrebbe essere un governo unificato del pianeta. Anche questa è, a ben vedere le cose, una idea regolativa, ben lontana dall’essere realizzata. Molti occidentali però cercano da tempo di metterla in atto. Quanto al suo realismo… basta guardare cosa sta succedendo in Ucraina per poterlo adeguatamente valutare.
Il globalismo nazional imperialista.
Questo tipo di globalismo riconosce l’esistenza di stati e nazioni, ma pretende che un certo stato eserciti una preminenza egemonica, o addirittura un assoluto dominio, su molti altri, in prospettiva sull’intero pianeta.
Si tratta ancora una volta di una idea regolativa che però molti hanno cercato di realizzare. Provocando tragedie di immani dimensioni.
Hitler era a modo suo un globalista, anzi, un mondialista. Riconosceva, l’esistenza, ad esempio, degli slavi, ma solo per teorizzarne la naturale sottomissione ai tedeschi “ariani”; il fatto che gli ebrei esistessero era la sua autentica ossessione paranoica, per questo voleva cancellarli dalla faccia della terra.
Anche Stalin era, sempre a modo suo, un globalista – mondialista. Certo, non parlava di dominio dei “russi” ma di unificazione del proletariato mondiale, ma sarebbe stato il suo paese ad unificarlo, e nel suo paese erano i russi l’avanguardia del bolscevismo comunismo. Superato l’internazionalismo dottrinario di Lenin e Trotzkij Stalin opera una fusione perfetta di comunismo e sciovinismo grande russo. Le nazionalità oppresse dell’ex impero zarista ed i popoli dell’est Europa dovranno così subire un doppio tipo di oppressione: quella socio politica del comunismo e quella nazionale.
Ed è, almeno oggi, un nazional imperialista Putin.
Putin non può esser definito comunista, anche se mantiene in Russia, a livello politico, molto del comunismo staliniano. Putin tuttavia considera una tragedia il disgregarsi dell’impero sovietico e cerca da tempo di ricostruirlo. La tragedia ucraina è parte essenziale di questa sua strategia.
Personalmente mi sento vicino, anzi, vicinissimo al primo tipo di globalismo, detesto il secondo e detesto con ancora maggior forza il terzo.
Un democratico liberale è per il dialogo, la relazione fra le identità, ed ovviamente rivendica il diritto di criticare, anche aspramente, ciò che nella varie identità contrasta con la affermazione della pari dignità di tutti gli esseri umani.
Non può che contrastare il mondialismo astratto di chi pensa che le persone siano entità prive di radici culturali, nazionali, linguistiche, religiose.
Deve avversare con tutte le forze le pretese di chi intende unificare il mondo, o sue vaste aree, sotto l’egemonia, comunque mascherata di questa o quella nazione.
Per questo un democratico liberale, nemico del globalismo che pretende di annullare ogni differenza, non può che essere oggi radicalmente avverso alla Russia di Putin (non alla Russia in quanto tale, non alla grande cultura russa). E non può oggi che schierarsi con l’Ucraina che lotta per l’indipendenza. Senza se e senza ma.
IO DISTO ANNI LUCEGiovanni Bernardini
14 marzo 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 7451245454Francamente mi fanno sorridere coloro che si dichiarano fieri e felici per il ruolo che l’Europa sta giocando nella crisi attuale.
“Avete visto?” dicono sorridenti, “l’Europa è unita, compatta, ha dato la giusta risposta a Putin”.
In effetti in questa occasione l’Europa ha trovato un minimo di unità, è andata un po’ oltre le chiacchiere ed i belati.
Ma si tratta del “minimo sindacale", anzi, di meno di tale minimo.
Scusate, c’è un paese europeo che chiede di entrare nella UE e nella Nato. Questo paese viene invaso, le sue città assediate e bombardate, rischia di diventare lo stato fantoccio di un altro paese enormemente più grande e forte e voi saltellate gioiosi perché l’Europa ha trovato un minimo di coesione su questo tema? E’ un po’ come se vedessi un bruto che aggredisce mia figlia, mi mettessi ad urlare “aiuto!” e tutti mi elogiassero per il mio coraggio… Non vi sembra di esagerare?
In ogni caso, al di là di ogni valutazione sull’Europa e la sua reazione, resta un problema enorme.
A mio modestissimo avviso l’Europa, meglio, l’occidente tutto non è in grado di resistere alla sfida che oggi la Russia, e la Cina, gli stanno lanciando. Se qualcuno pensa che l’occidente politicamente corretto, l’occidente che detesta la sua storia, si considera affetto da “pandemie di razzismo”, spalanca la porte all’Islam, se qualcuno pensa che QUESTO occidente possa rispondere efficacemente alle sfide di Russia e Cina scambia il mondo con i suoi desideri.
Anche perché una delle caratteristiche più negative di QUESTO occidente, uno degli aspetti centrali dell’ideologia politicamente corretta che lo corrode, è proprio il finto pacifismo, che non a caso si traduce in ideologia della resa: l’idea folle che il modo migliore per reagire alle provocazioni sia darla sempre vita ai provocatori.
Le cose si stanno sempre più chiarendo. Intellettuali da sempre campioni dell’anti occidentalismo come Noam Chomsky si uniscono alla schiera degli amici di Putin. In Italia il partito della resa va da Diego Fusaro a Luciana Castellina, da Massimo D’Alema, Marco Rizzo e Pier Luigi Bersani a Tony Capuozzo e Vittorio Feltri. Un fronte variegato, trasversale, super differenziato al suo interno che trova però un momento di unità nella richiesta di resa all'Ucraina e nella opposizione ad ogni forma di aiuto militare alla stessa. Una sorta di neo armata Brancaleone. estremamente rumorosa in rete, che unisce i nostalgici del comunismo a strani personaggi vicini al centro destra che scambiano la critica ai mali dell’occidente con la critica all’occidente.
Ognuno faccia la sua scelta. Io disto anni luce da tutti loro.
Enrico Martignoni
Non credo che sia un problema di pacifismo. È una semplice constatazione. Che canches ha l’Ucraina di vincere? Quanto può resistere? Questi morti ancora? Può resistere più di Putin fiaccato dalle sanzioni che però fiaccano anche noi? È di poco fa la notizia che la Cina sta valutando di fornire armi alla Russia.
Io la vedo dura. Ne vale la pena? Naturalmente escludo la terza guerra mondiale che sarebbe l’altra opzione.
Giovanni Bernardini
Enrico Martignoni che sia dura è ovvio, ma non dobbiamo vedere solo le nostre debolezze e le forze dell'avversario. Neppure Putin vuole la terza guerra mondiale, ne agita lo spettro per farsi forte, ed è in realtà molto meno forte di quanto possa apparire. Solo resistendo gli Ucraini possono conseguire non dico la vittoria, ma un negoziato vero che permetta al loro paese, magari mutilato, di mantenere l'autonomia politica. Del resto i teorici della resa hanno cominciato a chiederla un minuto dopo l'inizio della guerra. Se gli ucraini si fossero subito aresi nessuno oggi parlerebbe di mediazioni e trattative. Inoltre... lo voglio dire, i teorici della resa in realtà danno ragione a Putin. Sin dall'inizio hanno cominciato a parlare di accerchiamento Nato e cose simili. Il loro interessamento per gli ucraini è assai strumentale...
Enrico Martignoni
Giovanni Bernardini , capisco quello che dici ma non sono per nulla d’accordo. Prima che lo faccia tu cito Churchill che nel famosissimo discorso disse "We shall never surrender” ma c’erano delle piccolissime differenze.
La prima è che Hitler voleva conquistare la Gran Bretagna, Putin ha chiesto ( formalmente) che l’Ucraina non entri nella NATO e sopratutto Churchill prima di parlare aveva già in tasca l’alleanza con gli USA e l’URSS.
Qui Zelensky è solo. Si possiamo mettere le sanzioni alla Russia (le sanzioni storicamente non hanno mai funzionato anzi hanno sempre rafforzato i dittatori) per non considerare che con la benzina a 2,30 euro e prezzo delgas quadruplicato è chiaro che tali sanzioni toccheranno anche noi.
Perché la Russia non è Cuba con la quale al massimo non potevamo importare i Cohiba Cigars!
Inoltre la Russia, in risposta alle nuove sanzioni , si appresta a bloccare, oltre al Gas, tutte le esportazioni di determinate materie prime: l'elenco specifico sarà reso pubblico in un paio di giorni.
Tanto per citarne una la Russia è il leader mondiale nell’esportazione di fertilizzanti che sono una vera e propria arma silenziosa per mettere in crisi ogni società.
A causa della crisi energetica il gigantesco sito produttivo di Ludwigshafen della BASF potrebbe chiudere.
La fabbrica, rifornita di gas direttamente da Gazprom, fornisce le vitamine utilizzate per l'alimentazione animale e la sua chiusura paralizzerebbe i produttori di mangimi, non so se mi spiego.
Possiamo rifornire le armi agli ucraini ma chi li addestra e soprattutto chi le usa? Non è che possono sparare con tre fucili come Terence Hill sparava con tre Colt. Cioè puoi mandare armi fin che vuoi ma i soldati rimangono quelli.
Quindi per farla breve è matematico che l’Ucraina le prenderà e quando saranno allo stremo e si DOVRANNO arrendere e secondo te allora chi detterà le condizioni? Zalensky? Non credo.
Giovanni Bernardini
Enrico Martignoni Prima di tutti noto che tu inizi esaminando le possibilità di Zelen'sky, poi, surrettiziamente, tiri fuori l'argomento che Putin voleva solo che l'Ucraina non entrasse nella Nato, in fondo in fondo la ragione la ha lui... Si parte dicendo di essere per l'Ucraina poi ci si scopre amici di Putin...
Passiamo oltre. Churchill nel maggio del 40 aveva scarsissimo appoggio americano, infatti gli USA entrarono in guerra solo nel dicembre del 41... e solo in conseguenza di Pearl Harbur.
È vero che le sanzioni colpiscono anche noi, ma colpiscono anche la Russia. Qui tutti sembrano pensare che la Russia sia invincibile anche economicamente, dopo aver sostenuto la palla che lo sia militarmente. La Russia ha un PIL pari a quello della Spagna, non è invulnetrabile. Ed esiste anche una pubblica opinione in Russia, per fortuna.
Io non nego le difficoltà, dico solo che una resa senza condizioni (perché di questo si tratta) dell'Ucraina sarebbe una sconfitta epocale per l'occidente, oltre che un dramma per gli ucraini (cosa di cui nessuno dice nulla). Nulla e nessuno garantiscono che forte di una vittoria a mani basse Puitin non avanzi domani nuove richieste, la Polonia ad esempio, o che non sia la Cina ad allungare le mani su Taiwan. Allora cosa diranno i "saggi"? Lasciamo la Polonia a Putin e Taiwan a Xi? In questo modo si rende davvero possibile la terza guerra mondiale.
In ogni caso, e termino, sono gli Ucraini e SOLO LORO a dover scegliere se arrendersi o no. Non è una scelta che competa ai vari D'Alema o Feltri. Oggi gli ucraini non ci stanno a tornare indietro di decenni, hanno il diritto di difendersi e noi il dovere politico e morale di aiutarli.
Punto e basta. Abbiamo esposto le nostre tesi, la discussione per ciò che mi riguarda finisce qui. Francamente sono stufo di dover ripeter sempre le stesse cose.
Enrico Martignoni
Giovanni Bernardini , mi dispiace che ti irriti nel discutere. Mi sembra di avere esposto civilmente le mie ragioni argomentandole pure discretamente. Se vuoi ti faccio un commento che piace a te: bravo Giovanni, slurp, slurp, ma come sei intelligente Giovanni, clap, clap, e Putin kattivo, grrrrr……, grrrrrrr…..
Buona Serata!
Francamente sono stufo delle chiacchiere infinite sulla resa o meno degli ucraini.Giovanni Bernardini
14 marzo 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 6884532844 Le cose sono semplici: gli ucraini NON intendono arrendersi. NON ci stanno a vivere in uno stato fantoccio, preferiscono lottare.
Hanno torto o ragione? Conta poco, le cose stanno così.
A questo punto noi abbiamo una sola scelta.
O li aiutiamo, anche militarmente.
O NON li aiutiamo e lasciamo che vengano massacrati, magari dando un aiutino ai massacratori così tutto finisce prima e possiamo tornare ad una (MOLTO) presunta “normalità”.
Si può discutere del COME aiutare, delle prospettive, delle possibilità solo DOPO aver fatto questa scelta.
Tutto il resto sono chiacchiere.
La storia è piena di paesi che si sono arresi, ammonisce Sansonetti. Giovanni Bernardini
12 marzo 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 8225190710Certo, quando combatti e perdi, e non hai speranza alcuna di cambiare, neppure minimamente, le cose ti arrendi. Bella scoperta!
Ma nella storia non sono molti gli episodi di paesi che si arrendono prima ancora di combattere, o quando hanno ancora la possibilità non dico di vincere, ma di strappare qualcosa.
Nessuno, mi pare, si è mai arreso perché la difesa avrebbe portato a morti e distruzioni. E chi si arrende prima di combattere, quando è possibile quanto meno salvare qualcosa combattendo, è sempre stato considerato un traditore.
Quando Hitler sconfisse la Francia molti francesi scelsero di resistere. De Gaulle, condannato a morte in contumacia dal regime di Vichy, fondò il movimento “France libre”.
I francesi che scelsero di resistere considerarono un traditore il generale Petain.
Sansonetti, e con lui tanti altri, hanno parlato di “resa” sin dal primo minuto di guerra. Allora la chiamavano “trattativa”. Ora che è chiarissimo che Putin di trattare non ha alcuna intenzione gettano la maschera e dicono, puramente e semplicemente: RESA.
E non pensano neppure per un momento a cosa sarà l’Ucraina dopo la resa. Non gli interessa la sorte di quel popolo disgraziato, non turba i loro sonni il pensiero della sorte che attende, in caso di resa incondizionata, perché DI QUESTO si tratta, tanti ucraini che gli sgherri di Putin accuseranno di “nazismo” o “crimini di guerra”.
L’Ucraina può salvare qualcosa solo resistendo, obbligando i russi ad una trattativa vera.
In ogni caso la scelta di arrendersi deve essere solo LORO. Non può essere loro imposta da pseudo intellettuali che, in poltrona e bene al caldo, fanno i saggi ed i realisti sulla pelle degli altri.
ARMI A PUTIN!Giovanni Bernardini
11 marzo 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 0262183173 Lo ho letto tempo fa in FB: “Speriamo che Putin conquisti alla svelta Kiev così la smettiamo con questa menata di guerra”.
Nobili parole, che più o meno esprimono il pensiero di molti. Certo, chi le ha scritte è stato un po’ brutale, ma in fondo ha detto chiaramente ciò che grandi firme (le definisco tali senza alcuna ironia) del giornalismo italiano come Liguori, Capuozzo o Feltri esprimono con parole più delicate.
C’è la guerra e questa deve cessare. Come farla cessare? Semplice, con la RESA.
Pero… però gli ucraini aggrediti hanno l’ardire si difendersi. Non vogliono tornare indietro di decenni, non ci stanno a vivere in un paese ridotto a protettorato, fantoccio di una potenza straniera pronta ad invadere questo o quello se il suo autocrate ritiene che ne valga la pena. E così resistono, tenacemente. Sperano di ottenere almeno una pace onorevole, una trattativa vera. E non si arrendono, non ascoltano i consigli di chi li invita ad abbracciare i loro aggressori, dei grandi intellettuali che fanno i “saggi” sulla pelle degli altri.
La protervia e l’ arroganza degli ucraini sono intollerabili. Sono LORO i responsabili delle morti, del macello del loro paese. Loro che pretendono di difendersi dall’aggressore, che hanno l’arrogante pretesa di voler vivere da liberi.
Invito i teorici della resa, i saggi giustamente indignati della intollerabile pretesa degli ucraini di resistere, ad essere coerenti fino in fondo.
Chiedano che l’Italia, l’Europa, la comunità internazionale tutta diano ARMI A PUTIN.
Armi ai russi! Questo dovrebbe essere lo slogan, la giusta richiesta dei pacifisti occidentali. Armi ai russi, così i prodi soldati di Putin potranno sconfiggere più rapidamente questi super nazionalisti, questi nazisti di ucraini e ci sarà, finalmente la pace.
L’Ucraina sarà smembrata, ridotta a stato fantoccio, a nuovo protettorato. Il suo popolo sarà costretto a vivere come ad altri piacerà farlo vivere, ma chi se ne frega? Ci sarà la “pace” perbacco! E, cosa più importante di tutte, noi potremo esser lasciati in pace.
Dedico il video a tutti coloro che parlano di continuo di genocidio nel Donbass. Giovanni Bernardini
9 marzo 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 3939370472Il massacro dei contadini ucraini fu perpetrato dai comunisti staliniani, non dai russi. E i contadini russi subirono, anche loro, sia pure in misura meno estesa, gli orrori della collettivizzazione staliniana.
Ma in Ucraina la guerra ai contadini si intrecciò con una brutale politica di denazionalizzazione. L'Ucraina subì, insieme, una guerra sociale ed una nazionale.
Mentre i contadini morivano di fame a milioni intellettuali, politici, sostenitori della autonomia nazionale ucraina venivano incarcerati o fucilati.
Quanti morirono? Non lo si saprà mai con esattezza. Forse, quattro, forse otto milioni di esseri umani, forse di più. Le tirannidi totalitarie fanno le cose all’ingrosso.
Oggi la rete è piena degli interventi di “esperti” che ci invitano d “inquadrare storicamente” ciò che sta avvenendo in Ucraina.
Beh… dedichino qualche minuto del loro prezioso tempo allo studio di una delle più grandi, e più dimenticate, tragedie del nostro tempo, e non solo.
PARAGONI RIDICOLIC’è chi fa paragoni fra gli inviti alla resistenza di Zelen’skyj e il fanatico rifiuto della resa da parte di Hitler nella fase conclusiva della seconda guerra mondiale. Non diversamente da Hitller Zelen’skyj obbliga la sua gente a combattere, spinge il suo popolo al massacro, questa la tesi.
Giovanni Bernardini
8 marzo 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 2509663615In guerra la prima vittima è la verità. Verissimo, ma in rete la prima vittima è la storia.
Vediamo un po’.
Dopo il fallimento dell’offensiva nelle Ardenne le armate hitleriane cominciarono letteralmente a sgretolarsi ad occidente. I tedeschi combatterono con feroce determinazione sul fronte orientale perché avevano una gran paura delle vendette dei russi. Val la pena di ricordare a questo proposito che l’armata rossa si rese responsabile nell’offensiva in Prussia orientale di autentici crimini di guerra. Ad occidente invece, dove gli anglo americani facevano molta meno paura, il fronte militare (per non parlare di quello civile) letteralmente crollò. E tutta la ferocia criminale di Hitler non lo poté impedire. Perché, contrariamente a quanto pensano certi soloni da quattro soldi, nessun governo, nessun tiranno possono obbligare un esercito a combattere, impedirne il disfacimento quando si diffonde il rifiuto di continuare a combattere.
Non mi pare che gli ucraini non vogliano combattere…
Nella fase finale del conflitto Hitler era assolutamente solo.
Non si manifestava nelle piazze di mezzo mondo contro chi pressava da ogni parte la Germania. Nessuno metteva sanzioni economiche ai paesi nemici del tiranno nazista. Nessuno inviava ai nazisti aiuti, meno che mai armi. Nessuno si proponeva quale mediatore fra tedeschi ed angloamericanii, o fra tedeschi e russi. Non esisteva in nessun paese in guerra con Hitler nessun politico dissenziente, nessun gran nome della cultura che invitasse il proprio governo ad adottare una linea almeno un po’ “morbida” nei confronti del tiranno nazista. Nessun tedesco tornava in patria dall’estero per aiutare il suo paese nella resistenza. Non era in corso alcuna trattativa fra tedeschi e russi, tedeschi ed alleati occidentali.
Hitler non aveva nessuna speranza, non dico di vittoria, ma neppure di pace onorevole, non poteva ottenere lo straccio di una trattativa neppure sulle condizioni della resa. Poteva solo arrendersi senza condizioni, e nessuno al mondo riteneva ingiusta o vessatoria una cosa simile.
Oggi anche coloro che sperano, senza dirlo, in una resa degli ucraini parlano di “trattative”, “dialogo”, “pace onorevole”. E solo con questo dimostrano l’idiozia di certi paragoni.
Infine, Hitler era assediato e nessuno lo aiutava perché era stato LUI l’aggressore. Lui aveva invaso tanti paesi, lui aveva costretto tanti popoli a resistenze che sembravano senza speranza. Le sue armate avevano ridotto a macerie, ed assediato un gran numero di città. L’assedio di Leningrado durò circa tre anni e fu uno degli episodi più atroci della seconda guerra mondiale.
L’Ucraina non ha invaso nessuno, non ha minacciato nessuno, non intendeva aggredire nessuno, puntare contro nessuno presunti missili. Per molti questa differenza non conta. Per loro aggredito ed aggressore pari sono. Per me si tratta di una differenza essenziale.
Gli ucraini vogliono difendersi. Hanno il diritto di farlo. E non è vero che non abbiano speranza alcuna. I sovietici invasero la piccola Cecoslovacchia con 800.000 uomini. Ne hanno mandato 150.000 in Ucraina, del tutto insufficienti per occupare e tenere militarmente un paese tanto grande e popoloso. Putin probabilmente sperava in un crollo del fronte interno in Ucraina, pensava che gli ucraini non avrebbero seguito un ex comico, che il suo esercito si sarebbe disfatto. Si è sbagliato. Se gli ucraini gli infliggono perdite pesanti possono conquistare almeno un VERO tavolo di trattativa, ottenere qualcosa di diverso da una resa senza condizioni, o da una finta neutralità che trasformerebbe il loro paese in uno stato fantoccio.
In ogni caso spetta solo a loro la decisione. NON a NOI, comodamente seduti nelle nostre poltrone.
LA RESATutte le norme etiche, tutti gli ordinamenti giuridici, in tutte le civiltà distinguono fra difesa ed offesa, aggredito ed aggressore.
Giovanni Bernardini
7 marzo 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 5426595990 Non lo fanno gli italici sostenitori della pace ad ogni costo, attivissimi in rete.
Per loro la colpa del proseguimento delle ostilità è di chi si difende. Il tuo paese è invaso? Un autocrate lo vuole smembrare, ridurre a stato fantoccio? Ti devi arrendere, se non lo fai è tua la colpa dei lutti legati alla prosecuzione del conflitto. La norma etica suprema, il nuovo imperativo categorico è ARRENDITI! Dalla vinta ai prepotenti, concedi loro ciò che ti chiedono. Se non lo fai sei un miserabile, uno che vuole “tornare all’ottocento”. E sei colpevole di tutte le brutture legate alla guerra, sei responsabile anche dei crimini commessi dall’aggressore, perché lui, poverino, non commetterebbe crimine alcuno se tu ti arrendessi. E’ la tua folle difesa ad obbligarlo ad uccidere.
Sembra incredibile ma sono in molti a pensarla in questo modo fra i cosiddetti “amanti della pace” dell’occidente in crisi.
Perché gli ucraini resistono? si chiedono alcuni di loro. Non hanno speranze, quindi...
Resistono perché solo resistendo hanno la speranza di ottenere un negoziato che sia diverso da una resa incondizionata. Perché chi si arrende non può negoziare un bel niente. Se Putin avesse già vinto non ci sarebbe trattativa, mediazione alcuna. Ci vuole tanto a capirlo?
Resistono, e resistendo aiutano le possibili vittime di future aggressioni. Se Putin pagherà un prezzo molto alto in Ucraina potrebbe essere meno prepotente domani, quando gli venisse in mente di minacciare la Finlandia o la Polonia…
E resistono perché hanno il diritto di farlo. Perché tutti, individui e popoli, hanno, il diritto di preferire il combattimento e la stessa morte alla perdita della libertà. Questo può sembrare vana retorica solo a chi considera vana retorica il richiamo a qualsiasi valore forte. Solo a chi ha fatto del quieto vivere la norma suprema, sempre, a qualsiasi costo.
Tutti coloro che invocano la resa per “evitare il bagno di sangue” in realtà non sono affatto spaventati dal bagno di sangue. Non sarebbero minimamente scossi se la vittoria dei russi fosse accompagnata da deportazioni ed esecuzioni di massa. Sarebbero felici di veder penzolare Zelen’skyj da una forca. Ai teorici della resa interessa una sola cosa: che tutto finisca il più presto possibile, in qualsiasi modo. Hanno un solo obiettivo: il ritorno alla normalità.
L’Ucraina è ridotta a stato fantoccio, chi se ne frega? Ora possiamo togliere le sanzioni alla Russia, il gas ritorna e con questo la normalità. Possiamo ricominciar a parlare di transizione ecologica e a dividerci su tante belle cose: dal green pass alla legge elettorale.
Non capiscono, i poverini, che nulla sarà più come prima. Non li sfiora il dubbio che il prepotente vittorioso possa avanzare nuove pretese. Che nel mirino potrebbero entrare la Finlandia o la Polonia, o forse Taiwan, su cui potrebbe avanzare pretese un altro prepotente, il gigante asiatico.
E se oggi l’amore per la resa ci ha spinti a sacrificare l’Ucraina, domani lo stesso amore potrebbe spingere altri a sacrificare la Finlandia, la Polonia o, chissà, l’Italia. Italia e Polonia sono nella Nato, potrebbe dire qualcuno, dimostrando di non aver capito proprio nulla. Perché la logica della resa non si arresta di fronte alle distinzioni giuridiche. Se si è moralmente obbligati alla resa perché si teme il sangue lo si è comunque, quale che sia il paese interessato e la sua collocazione internazionale.
Si abbandoni la distinzione fra aggredito ed aggressore, difesa ed offesa e tutto diventa possibile, qualsiasi abominio viene visto come “naturale”.
E quello che sta accadendo in questi tristissimi giorni.
LA PACE È MEGLIO DELLA LIBERTÀ ?Giovanni Bernardini
5 marzo 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 9513784248 “La pace è più importante della libertà”. Questa, riassunta in uno slogan, la “summa” teorica dei cosiddetti neutralisti, quelli che “condannano”, bontà loro, l’intervento (intervento, non aggressione) russo in Ucraina, ma nel contempo sono contro l’invio di armi in Ucraina perché in questo modo… “si prolunga la guerra”.
Dunque, la pace è più importante della libertà. Per verificarlo facciamo un piccolo esperimento mentale.
Un tiranno a capo del paese X pretende di annettersi il paese A. Il presidente di A dice: “la pace è più importante della libertà”, si dimette ed A viene annesso ad X.
Il simpatico tiranno fa lo stesso con B, C eccetera, alla fine il paese X è al centro di un immenso impero. Bello vero?
Ma non basta. Il tiranno amante della pace detesta certe categorie di cittadini e, non appena è a capo del suo enorme impero, inizia allegramente a massacrarli. I governanti dei paesi non ancora annessi ad X potrebbero cercare di impedirglielo, ma sono ferventi seguaci della filosofia secondo cui “la pace è meglio della libertà” quindi non muovono un dito. E così decine, centinaia di milioni di innocenti vengono assassinati, nel silenzio, nella PACE.
Bello vero? Si, bellissimo e moralmente ineccepibile.
Applicato alla vita di tutti i giorni questo nobile principio, “la pace è meglio della libertà”, potrebbe dare vita a situazioni interessanti. Vedo un bruto che violenta una bambina, ma non intervengo. La pace è meglio della libertà, anche della libertà di uscir di casa senza venir stuprata. Bello vero?
E ciò che vale per lo stupro potrebbe valere per il furto, la rapina, il pestaggio di un vecchio, addirittura l’omicidio. Tizio spara a Caio. Perché mai dovrei intervenire? Se intervengo la violenza continua, ci sarebbero altre vittime. Quindi lascio che Tizio spari a Caio, poi, magari a Sempronio. La pace è più importante della libertà, perbacco.
Ma, a parte ogni considerazione etica, è realistico questo nobile principio? Evita davvero la guerra?
NO, ovviamente. NO, perché non siamo tutti uguali per fortuna. E ci potrebbe essere, anzi, di certo c’è qualcuno che non ci sta. C’è qualche stato che rifiuta di farsi annettere, qualche popolo che rifiuta di perdere la libertà, sceglie di combattere. Ed allora si arriva comunque alla guerra. Ma ci si arriva nelle condizioni peggiori. Perché nel frattempo il prepotente è diventato più forte, si è armato meglio, ha acquisito maggior sicurezza nelle sue forze e quando finalmente lo si affronta lo si fa nelle condizioni peggiori. E la guerra che alla fine scoppia diventa terribilmente dura e sanguinosa.
Le mie non sono semplici elucubrazioni mentali. Quando Hitler invase la Renania sarebbe bastato l’invio di un paio di divisioni francesi per sconfiggerlo. Si preferì lasciarlo fare. E si preferì lasciarlo fare quando iniziò in grande stile il riarmo della Germania, annesse l’Austria, e poi i Sudeti, e poi tutta la Cecoslovacchia. Fino a quando si arrivò comunque alla guerra. Nelle condizioni peggiori.
E, anche se in tanti non lo ricordano o fingono di non ricordarlo, nella storia reale, non negli esperimenti mentali, ci sono numerosissimi casi di massacri immani avvenuti nella PACE, nel silenzio assordante del mondo. Anche se avvenuta in tempo di guerra la Shoah non aveva nulla a che fare coi combattimenti. E i genocidi messi in atto dai vari Stalin, Mao e Pol Pot avvennero tutti in tempo di pace. Fra l’indifferenza di tutti coloro che mettono il quieto vivere al posto di comando. Nel corso dello scorso secolo il mondo ha visto in tre occasioni ricomparire il cannibalismo. In Cambogia fra 1975 al 1979. In Cina al tempo del gran balzo in avanti, fra il 1958 ed il 1961, ed in Ucraina, si UCRAINA, nel 1932 – 33, al tempo della collettivizzazione forzata dell'agricoltura.
Milioni di persone morirono in tempo di PACE, padri e madri folli per la fame divorarono i figli, ed i figli i genitori. Ma… la pace è più importante della libertà, perbacco.
Una considerazione finale. Sbaglio o molti di coloro che strillano che “la pace è più importante della libertà” esaltano la resistenza antifascista? E le brigate internazionali che combatterono in Spagna? Non si trattava di guerra in quei casi?
Lo so, chiedere un minimo di coerenza a certi figuri è davvero esagerato.
PS. Per quanto ovvio tengo a specificare che non sono favorevole ad interventi militari sempre e comunque. Se si dovesse intervenire militarmente ovunque si commettono ingiustizie si combatterebbe ovunque. Eventuali interventi vanno decisi caso per caso, con buon senso e pragmatismo. Quello che mi interessa confutare è il principio insostenibile per cui la pace sarebbe un bene assoluto, sempre da anteporre ad ogni altro. Il rifiuto di tale assurdo principio è alla base del realistico appoggio alla resistenza ucraina. Quando un paese è invaso aiutarlo è, insieme, moralmente meritorio e politicamente realistico. A meno di non scambiare il realismo con la difesa di un illusorio quieto vivere.
Questi poi ad apparente equidistanza tra l'aggredito e l'aggressore mi fanno doppiamente orroreGli errori di Zelensky e la lucida follia di Putin possono costare caro agli ucraini
Atlantico Quotidiano
Michele Marsonet
15 marzo 2022
https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... i-ucraini/ È semplicemente folle negare la responsabilità della Federazione Russa per l’invasione dell’Ucraina, ma ritengo anche che l’intera questione sia stata gestita in modo pessimo da tutti, occidentali compresi. Putin, informato male dai suoi servizi segreti (che non sono più quelli dei tempi dell’Urss) non ha capito i forti sentimenti anti-russi di buona parte della popolazione ucraina, retaggio dell’occupazione zarista prima e di quella sovietica poi.
È vero che i due Paesi condividono secoli di storia comune e che l’origine di entrambi risale alla Rus’ medievale di Kiev. Le lingue tuttavia non sono uguali, anche se si assomigliano parecchio. La situazione è molto difficile perché nessuno vuole fare concessioni.
A tale proposito dico qualcosa di poco popolare in questo momento, che vede dominare una sorta di “pensiero unico”. A me pare che Volodymyr Zelensky abbia conservato parecchie caratteristiche dell’attore comico, che era il suo precedente lavoro, e che sia meno eroico di quanto molti pensano. Mi ricorda per alcuni versi Beppe Grillo, anche se per sua fortuna il cabarettista genovese non ha mai dovuto misurarsi con le bombe.
Tuttavia, tornando a Zelensky, quando vedi che il tuo popolo è sottoposto a forti sofferenze e rischia il genocidio qualche concessione va pur fatta, soprattutto se il nemico è più forte. Concessioni su Donbass e Crimea per esempio. Né trovo così irricevibile la richiesta che l’Ucraina diventi un Paese neutrale come la Finlandia. Capisco perfettamente che agli ucraini non piaccia, ma la situazione di un Paese va sempre valutata in base ai rapporti di forza che intrattiene con quelli vicini.
La neutralità, per quanto indigesta, risolverebbe molti problemi. Oppure Zelensky pensa davvero che Kiev possa diventare una nuova Stalingrado, con gli ucraini nel ruolo dei difensori ex sovietici e i russi in quello degli attaccanti tedeschi? Sarebbe un dramma indicibile, una battaglia casa per casa o rovina per rovina. Alla fine è assai probabile che i russi prevarrebbero comunque, ma il prezzo che gli ucraini pagherebbero sarebbe comunque altissimo.
Qualcosa di simile gli ha detto il premier israeliano Naftali Bennett, che di guerra se ne intende essendo un ex militare che ha svolto in passato anche delicate missioni all’estero per l’esercito di Gerusalemme. La risposta del presidente ucraino è stata un netto “no”, forse è convinto che sia preferibile la distruzione del suo sventurato Paese alla resa condizionata.
Non si è ancora capito fino a che punto si spingerà la lucida follia di Vladimir Putin ma è chiaro che, potendo anche contare sul sostegno cinese, non è minimamente intenzionato a lasciar perdere. La Russia, nazione imperiale per eccellenza, ha da sempre la sindrome dell’accerchiamento. L’espansione della Nato a oriente ha aggravato tale sindrome.
D’altra parte molti Paesi ora indipendenti e che prima facevano parte dell’Unione Sovietica temono un suo ritorno sotto altre forme, ed è comprensibile. Sarebbero necessari dei trattati bilaterali di garanzia reciproca, con la Russia che s’impegna a garantire la loro indipendenza in cambio della neutralità. Ma è difficile arrivarci partendo da un quadro come quello attuale.
Che dire, poi, della richiesta di istituire una no-fly zone sui cieli dell’Ucraina? È ovvio che gli occidentali non l’abbiano accolta, poiché essa aumenterebbe a dismisura il rischio di uno scontro – anche nucleare – tra aerei Usa e russi. Del tutto pacifico che Biden e Macron abbiano rifiutato. La solidarietà per l’aggressione subita non può spingersi sino al punto di trascinare l’intero Occidente in un conflitto che rischierebbe di essere atomico.
Concludo notando che, nella situazione attuale, l’Ucraina avrebbe bisogno di un presidente diverso, poco propenso a pronunciare discorsi nei parlamenti di Stati stranieri. Non certo arrendevole, ma meno efficace dal punto di vista televisivo e comunque più attento a impedire la distruzione del proprio Paese. Anche perché Putin, che assomiglia sempre più a un autocrate folle, possiede purtroppo le chiavi per attivare il suo enorme arsenale nucleare.
Anche questi mi fanno doppiamente orroreIl pensiero unico sulla guerra, nemico della pace
Giuliano Guzzo
11 marzo 2022
https://giulianoguzzo.com/2022/03/11/il ... ella-pace/ In Russia come pure, per la verità, in larga parte del pianeta, la libertà di pensiero – è cosa nota – non se la passa benissimo. Ma da noi? La domanda non è polemica, ma risponde a una curiosità, c’è da augurarsi, ancora lecita. E che nasce alla luce della preoccupante polarizzazione di posizioni sul conflitto in Ucraina, quella, per capirci, secondo o cui si stravede per il presidente ucraino, Volodymyr Zelens’kyj oppure si sta con quello russo, Vladimir Putin, i cui accostamenti ad Hitler sono all’ordine del giorno. Tertium non datur.
Il fatto che si possa condannare l’invasione russa e solidarizzare – non solo a parole – col popolo ucraino, riconoscendone tutto il diritto alla resistenza, senza però guardare con favore alle richieste di Zelens’kyj sull’invio di armi e sulla “no fly zone” (quest’ultima contestata pure da decine di esperti americani), ecco, non è contemplato. O, se lo è, è bollato come giustificazionismo putiniano; il che appare grave. Anzitutto per la già richiamata libertà di pensiero, valore che appare incompatibile con semplificazioni il cui primo effetto è il soffocamento del dibattito.
In effetti, quanto capita ad Alessandro Orsini, il direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale dell’università Luiss il quale, per aver ricordato nei suoi interventi le responsabilità occidentali nel non aver evitato la guerra ucraina, è stato richiamato dalla sua università e riceve pressioni per non presentarsi più in tv, ecco, non è un bel segnale. Non lo è neppure la decisione del Manifesto di censurare un articolo di un suo giornalista, Manlio Dinucci, dopo averlo pubblicato per breve tempo on line, solo perché critico con certe politiche americane.
Detto questo, attenzione, il punto vero non è neanche la messa in discussione della libertà di pensiero, che pure dovrebbe essere un tema caro all’Occidente. Il punto vero è che, se si adotta e si permane in un simile approccio, la pace si allontana. Per il semplice fatto che, stando così le cose, la pace inevitabilmente passa da un accordo con la Russia. Un accordo che l’Europa, dispiace doverlo esplicitare, non sta concretamente cercando, lasciando questo compito ad altri Paesi (Cina, Israele, Turchia).
Non è un caso che colui che più di tutti conosce le posizioni di Putin, perché lo sente al telefono, ma al tempo stesso fa pienamente parte della compagine europea – il presidente Emmanuel Macron – sia anche quello che, con più chiarezza, ha dichiarato cosa attende il Vecchio Continente: «Questa guerra durerà a lungo, dobbiamo prepararci». Abbiamo dunque la matematica certezza che, spingendo sulle sanzioni e soprattutto sull’invio di armi, l’Ucraina verrà ulteriormente insanguinata per settimane, mesi, forse di più.
Rispetto a questo, schietto è stato Federico Fubini del Corriere della Sera che, pochi giorni fa, in televisione ha detto: «Dobbiamo far sì che l’avventura in Ucraina di Putin vada sempre peggio e sia sempre più sanguinosa». Un pensiero lecito, beninteso, che però comporterà immense perdite al popolo ucraino. Un pensiero che – c’è poco da fare – non è di pace e non è manco parente di quel negoziato che, da subito, la Santa Sede ha indicato come obbligato. È il pensiero unico sulla guerra. Di cui senza dubbio il Cremlino è responsabile, ma che altri non stanno affatto facendo di tutto per arrestare.
Giuliano Guzzo
«Giuliano Guzzo accumula una serie impressionante di dati per mostrarci una realtà che ignoriamo. E che dimostra che il Maestro non ha esaurito le carte da giocare» (Rino Cammilleri).
«Un prezioso manuale con corrette interpretazioni su moltissime tematiche. Può senz’altro contribuire a trasformare la “fede liquida” in una “fede forte”» (Unione Cristiani Cattolici Razionali)
Nostalgici dell'Urss e partito della «resa umanitaria»: in Italia la nuova alleanza dei putinianidi Antonio Polito
Andrea Marchionni
12 mar 2022
https://www.facebook.com/periekon/posts ... 9775079367Sta emergendo un movimento a favore del tiranno. L’obiettivo è portare l’Italia nel campo di Mosca, sostenendo che «arrendersi è un dovere morale»
Il «partito della resa» ha gettato la maschera. È ancora minoritario, ma punta ormai al bersaglio grosso: portare l’Italia nel campo di Mosca, confermando così l’antico pregiudizio per cui non finiamo mai una guerra dalla parte in cui l’abbiamo cominciata. Abbandonata l’equidistanza iniziale del «né con Putin, né con la Nato», superata la «neutralità attiva», sta venendo infatti allo scoperto un movimento, per ora più mediatico che altro, di sostegno esplicito al tiranno. Tenterà di sfruttare l’angoscia e la paura degli italiani per aiutarlo a vincere la guerra in Ucraina.
Il successo che finora non ha ottenuto sul campo, a causa della sorprendente resistenza ucraina, Putin può infatti raggiungerlo in un altro modo: se cede il fronte interno dell’Occidente, e si raffredda il sostegno alla causa di Kiev.
Così in marcia con Putin è tornata pure la «vecchia guardia», un’attempata ma intellettualmente dotata pattuglia di nostalgici dell’Urss, per i quali la sua caduta è stata «la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo». L’Economist ha dedicato la copertina alla «stalinizzazione» di Putin: sempre più aggressivo fuori dai confini, sempre più dittatore in patria, dove si rischiano quindici anni di carcere a chiamare «guerra» la guerra. Magari il paragone è un po’ esagerato, anche se lo stesso Putin l’ha evocato dicendo di voler «denazificare l’Ucraina». Ma di sicuro ha galvanizzato i nostri ex bolscevichi in sonno: per loro la colpa è degli ucraini. E allora basta commuoversi — l’ha detto Luciano Canfora — «con la storia di Irina che perde il bambino, un caso particolare»: ciò che conta è la Storia con la S maiuscola, e quella cammina sui cingoli dei carri armati, e chi più ne ha vincerà.
La «new entry» tra i putinieri di complemento sono invece quelli della «resa umanitaria». Sostengono che arrendersi è un dovere morale (era il titolo di apertura del Riformista di ieri), per risparmiare vite e sofferenze. È un’altra forma di «spaesamento etico» che nasce a sinistra, solo in apparenza più pacifista della versione neo-stalinista, perché è proprio per averla avuta vinta in Georgia, in Crimea, nel Donbass, in Siria, che Putin si è deciso a fare di nuovo la guerra, e su più larga scala. La resa è la droga dei tiranni: più ne avranno e più ne vorranno. L’unico difetto di questa proposta è che i diretti interessati, gli ucraini, non sembrano condividerla. Bisognerebbe insomma costringerli alla resa. Esattamente ciò che sta provando a fare Putin. E così il cerchio si chiude.
Altri cerchi si chiudono invece tra destra e sinistra nel variegato mondo social dell’hashtag #IoStoConPutin. Secondo una ricerca di «Reputation Science», pochi account iniziali hanno alzato un’onda tra tutti coloro che credono a Lavrov quando dice che «questa non è un’invasione», ma non hanno creduto al Covid e alle bare di Bergamo, e prima ancora all’abbattimento delle Twin Towers o allo sbarco sulla Luna. Accomunati dall’odio per l’establishment, l’Europa e la democrazia, eroici combattenti per la libertà degli italiani dal green pass si battono ora per la schiavitù degli ucraini. Se vince Putin, perdono Draghi, Macron e von der Leyen, e tanto per loro basta. Perfino tra i deputati, ovviamente Cinquestelle, ce n’è qualcuno, come tal Lorenzoni, che non vuole Zelensky in collegamento con Montecitorio «perché l’Ucraina è un Paese schierato in guerra».
Al Bano, al confronto, è un gigante. Citiamo la reazione indignata del cantante italiano più amato in Russia («Come non cambiare idea su Putin con quello che sta facendo?») perché la grande maggioranza degli italiani la pensa come lui e non come i nostri putinieri. Ma c’è un ma: la guerra alla lunga porterà anche da noi, se non sangue, sudore e lacrime. Già si parla di razionamenti, di austerity, di un grado o due in meno di riscaldamento, di guai grossi per l’industria agroalimentare e per la spesa. E infatti da qualche giorno la parte più «populista» dei media si concentra sulla benzina piuttosto che sull’Ucraina. Il grande pericolo è che le due spinte, quella politica a favore del tiranno e quella sociale per difendere il nostro tenore di vita già squassato dalla pandemia, si congiungano intorno all’illusione che se la diamo vinta a Putin tutto tornerà come prima. Sbagliato da ogni punto di vista: resteremmo solo dalla parte sbagliata di un’emergenza che non finirebbe certo con la resa dell’Italia. Ma tocca al nostro governo — insieme a quelli dell’Europa — evitare questo corto circuito, mettendo in campo le idee e le risorse necessarie per aiutare tutti a resistere invece che arrendersi: perché nessuno sia tentato di scambiare la libertà altrui con il proprio benessere.