Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

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Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 4:38 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 4:38 pm

21)
Grazie a tutti colororo che aiutano l'Ucraina e gli ucraini contro il nazifascsita russo che si è dimostrato peggio di Stalin e di Hitler e di Moametto




Così gli Usa armano la resistenza ucraina. Pronta la fase due della guerra
dal nostro corrispondente Paolo Mastrolilli
06 Marzo 2022

https://www.repubblica.it/esteri/2022/0 ... /?ref=fbpr

NEW YORK - L'intelligence americana era così sicura che alla fine Putin avrebbe invaso l'Ucraina, che fin dall'inizio di dicembre il Pentagono aveva accelerato le operazioni per armare i militari di Kiev, mettendoli in condizione di difendersi. Guardano la lista delle forniture, si capisce anche come la strategia si basasse sul rallentamento iniziale della prima ondata di attacchi, e poi sulla creazione di una guerriglia urbana di lungo termine.



La videochiamata di Zelensky a Elon Musk
Il primo ministro ucraino ha voluto ringraziare il ceo di SpaceX per il sostegno al suo Paese, in guerra con la Russia. "Ho parlato con Elon Musk - ha scritto Zelensky sui social -. L'ho ringraziato per il suo sostegno a parole e per i fatti. La prossima settimana riceveremo un altro lotto di terminali Starlink per le città distrutte. Abbiamo anche parlato di possibili progetti spaziali e di una visita in Ucraina. Ma su questo torneremo dopo la guerra".
06 marzo 2022

https://video.repubblica.it/dossier/cri ... 7?ref=fbpr

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky invita l'imprenditore patron di Tesla e Space X Elon Musk a visitare l'Ucraina quando la guerra sarà finita. E il magnate, in collegamento online con il presidente, accetta l'invito. Musk si è schierato al fianco dell'Ucraina nella guerra contro la Russia, mettendo a disposizione di Kiev la rete Starlink che garantisce l'accesso a internet



Il bullo del Cremlino.

Il bullo del Cremlino è un criminale assassino,
un brigante, un grassatore, un ladro, un farabutto.

Il bullo del Cremlino è un demenziale fallito
fallito come uomo, come cristiano, come statista.

Questo bullo criminale con il suo Impero del male ha minacciato il Mondo di sterminio nucleare.

Il bullo del Cremlino come ha detto Trump è un genio ma del male
e per questo verrà ricordato come un criminale assassino,
uno stupratore di popoli e di cristiani,
come Moametto, Hitler e Stalin,
come i peggiori dittatori e assassini della storia,
una vergogna dei cristiani e dell'umanità.

E come per lui vi sarà grande vergogna anche per tutti coloro che demenzialmente lo hanno eletto a eroe, a santo, a paladino, a messia, a redentore dei cristiani.

Costui dovrà essere bannato dall'ONU e da tutti i paesi del Mondo Libero e condannato dalla Corte Internazionale dell'Aia per gravi crimini contro l'umanità, dovrà essere braccato e arrestato da tutte le polizie dei paesi civili, sulla sua testa si dovrà mettere una taglia adeguata e i paesi che gli daranno rifugio dovranno essere boicottati in tutto.
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Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 4:40 pm

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Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 4:40 pm

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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 4:45 pm

22)

La vergogna di quelli che si schierano contro l'Ucraina e a favore del criminale Putin e che giustificano l'aggressione perché l'Ucraina preferiva aderire alla UE e all'Occidente e la loro fratellanza e l'Alleanza Atlantica della NATO pittusto che la Russia nazifascista imperialista e antidemocratica di Putin che e che sparlano dell'Ucraina demonizzandola persino perché si difende dall'aggressione di questo criminale che è sicuramente peggio di Hitler, di Stalin e di Moametto



Il venetismo venezianista e indipendentista è finito

https://www.facebook.com/groups/5568991 ... ently_seen

Il venetismo venezianista e indipendentista è finito

Il venetismo come lo abbiamo conosciuto in questi 30 anni è finito ignominiosamente,
sotto un cumulo di menzogne e dogmi, irresponsabilità e demenzialità vergognose,
con il suo vittimismo per l'invasione di Napoleone e la totale assenza di autocritica per l'antidemocraticità e la viltà di Venezia e della sua aristocrazia veneziana che anziché combattere ha preferito la neutralità disarmata dei vili e poi soccombere,
con la sua menzogna del Plebiscito truffa del 1866,
con il suo mito della Serenissima e del suo antistorico restauro
e poi con il mito dei Serenissimi che si riciclano insensatamente col tanko,
con la sua inutile, folclorica e infantile idolatria marciana,
con i suoi personaggi truffaldini e i suoi politicanti fanfaroni,
con la sua orripilante deriva antisemita e antisraeliana,
con il suo irresponsabile antiamericanismo e antiatlantismo,
con le sue demenzialità nopandemia, novax e nogreenpax
e da ultimo
con la sua mostruosa, disumana, incivile e anticristiana presa di posizione
a favore del nazifascismo della Russia del dittatore criminale Putin contro la libera e democratica Ucraina seviziata, stuprata e martoriata che coraggiosamente si difende ed eroica risplende,
questo venetismo è precipitato nel pantano putrefatto della storia,
nulla può più venire di buono da questa melma mefitica,
dove si è perso il senso del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto.





La vergogna dei veneti e dei legisti che stanno con la Russia di Putin e contro l'Ucraina
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 5947747508

Vi sono dei veneti che fanno dei distinguo e non si schierano completamente senza se e senza ma contro la Russia e che non prendono incondizionatamente le difese dell'Ucraina aggredita, invasa, stuprata e sono una vergogna e si trovano anche tra le file dei leghisti, partito che io ho votato alle ultime tre tornate elettorali: europee, italiane, venete, un voto motivato dalla necessità di sostenere il male minore per evitare un male più grande.
Ma la vergogna più grande per i veneti viene dalla minoranza venetista che sogna il ritorno della Serenissima la cui propaganda è piena di menzogne.





Salvini
noi veneti, italiani ed europei di buona volontà per un'Europa dei popoli e più democratica
ti concediamo la buona fede del neofita e e ti chiediamo caldamente di fare autocritica, mea culpa e di scusarti con i tuoi elettori e con l'Ucraina,

per non aver capito in tempo chi fosse l'ex comunista e colonnello del KGB e oligarca antidemocratico e falso cristiano Vlòadimir Putin e cosa fosse la sua Russia nazi fascsita e imperialista
e per aver tentennato e tergiversato sugli aiuti militari all'Ucraina affinché possa esercitare il suo diritto sacrosanto alla legittima difesa come popolo e come Stato nazionale.
Se ti scusi per tempo, possiamo perdonarti perché a tutti deve essere data la possibilità di sbagliare e di poter fare ammenda e migliorare e darti un'altra change come leader politico, però devi farlo pienamente pubblicamente e devi fare pulizia nella Lega, rimuovendo tutti i demenziali nazi fascisti putiniani e tutti gli antisemiti che vi sono al suo interno.
E lascia perdere il rosario che porta male se poi non si è coerenti con un giusto criterio del bene e del male.
Con la Russia di Putin si va solo verso l'inferno e la catastrofe umanitaria e nucleare.
Dobbiamo stare con l'Occidente, la UE, gli USA e la NATO cercando di migliorale che sono l'alleanza migliore possibile nonostante tutte le loro magagne e nostre e sopratutto quelle tue.




Il caso Salvini: ha (ancora) un patto di alleanza con Putin
3 marzo 2022

https://quifinanza.it/economia/salvini- ... zo/607781/

Marine Le Pen ha deciso di far sparire dalla propria campagna elettorale ogni immagine in cui è ritratta in compagnia di Vladimir Putin, Matteo Salvini fa l’equilibrista in Senato non nominando mai il presidente russo con cui la Lega ha avuto ampi rapporti, e anche nel M5s la componente filo-russa non è secondaria. L’imbarazzo è palpabile, perché negli anni passati il partito di Putin, Russia Libera, ha intrattenuto stretto rapporti (e in parecchi casi ampiamente finanziato) tutti i movimenti sovranisti, soprattutto di destra ma non solo, atti a destabilizzare l’Unione Europea. E la Lega di Salvini sarebbe ancora legata ad un patto politico col presidente russo.


Il dietrofront di Le Pen

Marine Le Pen sembra la più convinta nell’allontanarsi da Putin, e non solo mandando al macero le foto incriminate. “Riconosco di essermi sbagliata sull’esito delle tensioni che hanno preceduto l’attacco all’Ucraina. Mi ricordavo un Vladimir Putin autoritario, determinato a fare gli interessi del proprio Paese ma razionale. Ho creduto fino all’ultimo che la ragione avrebbe prevalso, ma mi sbagliavo. La decisione di invadere l’Ucraina e di sottomettere con la forza militare un popolo sovrano è una colpa storica che ci fa ripiombare nella guerra fredda e minaccia la civiltà europea”.


I finanziamenti in Europa

Dal Cremlino sono giunti negli anni tanti rubli per finanziare le attività dei movimenti politici considerati funzionali alla politica russa, cioè frazionare il più possibile il fronte europeo. In Francia la Le Pen, tagliata fuori dai prestiti delle banche d’Oltralpe, ebbe in prestito 9.4 milioni di euro a un tasso di interesse al 6 per cento all’anno attraverso Jean-Luc Schaffhauser, membro del Parlamento europeo eletto all’interno della coalizione del Front National. Schaffahuser – si legge su Open – organizzò un incontro con Alexander Babakov, l’inviato speciale del Cremlino per le organizzazioni russe all’estero, il quale propose un accordo a Schaffhauser attraverso una banca fondata in Repubblica Ceca. Dinamiche simili per il partito di destra tedesco AfD e per i movimenti che hanno lavorato per rendere possibile la Brexit, a partire ovviamente da quello di Nigel Farage.


Il caso Lega e l’accordo senza disdetta

In Italia sono sotto gli occhi di tutti i rapporti più che cordiali fra Putin e Silvio Berlusconi, che oggi dichiara di non riconoscere più l’amico Vladimir nell’attuale autocrate. Ma l’imbarazzo maggiore è per la Lega di Salvini. E non solo per le innumerevoli dichiarazioni di stima del leader leghista al presidente russo o per il caso dell’Hotel Metropol, quanto piuttosto per un rapporto ratificato nero su bianco fra Russia Libera e la Lega stessa.

Un’intesa di validità quinquennale su uno scambio di informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione Russa e nella Repubblica Italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera della struttura del partito, del lavoro organizzato, delle politiche per i giovani, dello sviluppo economico, così come in altri campi di interesse reciproco. Sarebbe scaduto in questi giorni ma si rinnova tacitamente, è scritto nel testo. A meno che una delle due parti “non notifichi all’altra entro e non oltre sei mesi prima della scadenza dell’accordo la sua intenzione alla cessazione dello stesso”.

Fonti della Lega – si legge su La Repubblica – sottolineano che quell’accordo non è operativo da tempo e oggi il deputato Guglielmo Picchi, nel rispondere al sindaco di Bergamo Giorgio Gori che gli chiedeva di cancellare quell’intesa, ha dato una versione diversa: “È già stata disdetta”. Ma al momento non vi è copia della revoca. Poi Picchi, ancora su Twitter, cambia di nuovo linea: quell’accordo lo siglò la Lega Nord, non l’attuale Lega per Salvini premier che le è succeduta. Dunque, un’altra scatola giuridica, pur con lo stesso vertice politico.

Resta il paradosso: una forza di un governo che aderisce alla Nato e all’Ue e che si oppone all’invasione russa, resta vincolata anche solo sulla carta al partito di Putin.



Non so se sia vero, ma se lo fosse e non mi dispiace pensarlo che lo sia, direi che questo è un uomo!



La rivelazione: “Trump minacciò di bombardare Mosca se la Russia avesse invaso l’Ucraina”
Giacomo Andreoli
6 marzo 2022

https://www.fanpage.it/esteri/la-rivela ... -lucraina/

A raccontarlo è Rita Panahi, editorialista di destra australiana, ma di origine americana, citando una confessione di Trump al telefono con il golfista Daly.

Sembra incredibile, ma quando Donald Trump era presidente degli Stati Uniti d'America avrebbe minacciato di colpire Mosca in caso di invasione in Ucraina. Il Tycoon era ed è ancora solito lanciarsi in affermazioni quantomeno ardite, ma oggi quel dettaglio, mentre è in corso un conflitto sanguinoso a Kiev e dintorni, suona particolarmente forte.

A raccontarlo è stata tra gli altri Rita Panahi, editorialista di destra australiana, ma di origine americana, parlando anche di una telefonata tra Trump e il famoso golfista americano John Daly, che sarebbe avvenuta lo scorso giovedì 3 marzo. Telefonata che, tra l'altro, è stata immortalata da un video di un frequentatore del Newport Beach Country, il club californiano dove si trovava Daly e in cui era in corso il torneo Hoag Classic.

Durante questa chiacchierata l'ex presidente americano si sarebbe riferito a Putin come "un amico", spiegando di essere "andato molto d'accordo con lui". Quindi avrebbe raccontato della minaccia al premier russo. "Se lo fai (invadere l'Ucraina n.d.r.)- avrebbe detto Trump- colpiremo Mosca". Ma non solo: il Tycoon avrebbe parlato di armi nucleari, confidando a Daly che ora è come se tutti i Paesi occidentali avessero paura di Putin, proprio perché "è una potenza nucleare". Non è chiaro il momento in cui l'ex presidente americano avrebbe minacciato il premier russo, ma di certo il rapporto tra i due è stato sempre molto diretto e anche dai toni accesi.

Il Tycoon a fine febbraio aveva assicurato in una convention dei conservatori a Orlando, in Florida, che con lui alla Casa Bianca "Putin non avrebbe mai invaso l'Ucraina", aggiungendo che gli Stati Uniti sono diventati un "paese stupido, guidato da leader stupidi". Chissà se intendeva dire che l'attuale presidente Joe Biden avrebbe dovuto minacciare Putin di un attacco diretto. Quello che avrebbe fatto lui, almeno stando a quella telefonata. Di certo Trump, anche con queste dichiarazioni, sta spianando la strada a una sua ricandidatura alle elezioni del 2024.
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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 4:46 pm

Putin, no grazie! La Russia di Putin con il male della terra, come la Russia dell'URSS
Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!
viewtopic.php?f=144&t=2998





Capitolo 27
I falsi buoni, i finti e demenziali pacifisti, quelli che condannano l'aggredito e la vittima e che stanno con il carnefice aggressore, umanità demenziale nazi fascista, internazi comunista e falsamente cristiana



Il vizio del pacifismo che rallenta la pace
Gabriele Barberis
4 marzo 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646377693

D a Biden che si intromette negli affari dell'Ucraina all'Unione europea che finisce per finanziare le milizie neonaziste del paese invaso dai russi. Appena parte un colpo, a sinistra scatta il riflesso di Pavlov del pacifismo, una delle più nobili dottrine della storia moderna ma purtroppo distorta da un'ideologia che l'ha resa uno strumento deleterio nel cogliere il suo scopo: la pace.

C'è sempre uno più progressista di un liberal aperto ed evoluto, ed è appunto il pacifista medio che si scaglia contro la «sedicente sinistra». Copyright di un senatore della Repubblica, Mattia Crucioli, portabandiera di Alternativa. La «sedicente sinistra», vista dai puristi gandhiani, in questo caso è quella di un governo chiamato a fronteggiare una crisi politico-militare che potrebbe sfociare in un conflitto globale. Per i Crucioli rientrati sulla scena con la guerra ucraina, non può che suscitare orrore un ministro della Difesa come Lorenzo Guerini (Pd) che sollecita responsabilmente un aumento delle spese militari. Misura necessaria, a sua volta mutuata da un altro governo di sinistra, anzi sinistra-sinistra, quello tedesco guidato da Scholz che ha appena stanziato 100 miliardi di euro per le forze armate.

La pace è un valore supremo, pari al benessere individuale e alla dignità dell'essere umano. Brandirla strumentalmente come spartiacque tra anime virtuose e guerrafondai di ritorno è soltanto l'ennesimo rigurgito di una componente massimalista che continua a giudicare il riformismo come l'anticamera del fascismo. L'annosa questione dell'esercito comune europeo, spaventosamente in ritardo, è stata frenata negli anni proprio da un oltranzismo pacifista presente nei principali paesi Ue che ha impedito il compiersi di un processo coerente con il progetto degli Stati Uniti d'Europa. Una visione, guarda caso, che è sempre piaciuta più a sinistra che a destra. È bello vivere di emozioni e di parole di condanna: chi non sogna un mondo dove i conflitti possano essere risolti da marce, sit-in e giri di chitarra?

Il mondo è il nostro paradiso terrestre, ma purtroppo resta un luogo pericoloso dove vivere, anche se mille volte più sicuro rispetto all'antichità. Ogni tanto spunta un Putin che organizza invasioni di stati sovrani limitrofi, con buona pace di chi vedeva la Terza guerra mondiale come uno scontro virtuale tra server, super computer e cyber boicottaggi da remoto. La nuova guerra sono i vecchi tank, i vecchi bunker anti aereo, i vecchi missili terra-aria chirurgici come la mannaia di un macellaio sfinito dal cinquantesimo colpo della giornata.

Intralciare le risposte militari, previste dal diritto internazionale, non è la ricetta giusta per replicare alle aggressioni. La dottrina della deterrenza insegna ancora che arsenali pieni e non inferiori al nemico sono il miglior fattore per un equilibrio di potenza che, tradotto in quattro lettere, si chiama pace. Per la Ue la crisi ucraina è il banco di prova per dimostrarsi una potenza militare sovranazionale, temuta e rispettata dal folle invasore di turno. Oggi potrà salvare l'Ucraina, domani qualsiasi Paese bersaglio di un'invasione che sembrava cancellata dai manuali storici e militari. È sempre l'ora della pace. Ma costa più soldi che parole.


UCRAINA, QUELLI CHE NON SCELGONO: NE' CON PUTIN NE' CON LA NATO"
di Antonio Polito, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
5 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

In ogni talk show ce n’è uno. Quello che dice: più gli ucraini combattono e più dura la guerra. Siccome alla fine vincerà comunque Putin, prima Putin vince e prima ci sarà la pace. Elementare, Watson. Dunque, per il bene degli ucraini, non aiutiamoli a resistere, né con le sanzioni né con l’invio di armi.
Questa inversione dell’onere della pace, per cui dovremmo essere noi, Occidente, a «cessare» una guerra avviata da Putin, evitando di farlo arrabbiare e fingendo di non sentire — ovviamente per il loro bene — ciò che gli ucraini ci chiedono a gran voce, può avere effetti paradossali.
L’altra sera, per esempio, una valente filosofa, Donatella Di Cesare, cercava di convincere in tv una esterrefatta profuga ucraina, con i familiari sotto le bombe, che «non si conquista la libertà attraverso la guerra» e che «la pace è anche pensare di poter avere torto». Ma gli ucraini la libertà ce l’avevano già, e pure la pace. E tornerebbero volentieri al 23 febbraio, a prima dell’invasione. La guerra non l’hanno cominciata loro. E anche se, adesso che sono stati invasi, combattono per la libertà, negargli questo diritto ci costringerebbe a riscrivere tutti i libri di storia delle nostre scuole, e condannare Mazzini e Garibaldi e le tre guerre di indipendenza, e pure il poeta Byron che andò a battersi e morire per la libertà della Grecia, e strappare centinaia di pagine sulla autodeterminazione dei popoli.
La frase chiave di questo argomento dice: «La pace è più importante di tutto, anche della libertà». È più o meno ciò che pensava la folla plaudente che accompagnò nel 1938 Neville Chamberlain, premier britannico, alla partenza per la conferenza di Monaco; dove, per salvare la pace, cedette a Hitler e gli consegnò la regione cecoslovacca dei Sudeti, che venne annessa al Reich (le minoranze linguistiche sono sempre state un potente afrodisiaco dei tiranni). Si sa come finì: con la guerra mondiale un anno dopo. Winston Churchill, che era un grande giornalista e farebbe un figurone nei talk show dei nostri giorni, spiegò icasticamente che cosa era successo ai governanti inglesi: «Potevano scegliere tra la guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore, avranno la guerra». Perché non c’è pace basata sul sopruso.
Per qualche misteriosa ragione, i più ardenti sostenitori di questa nuova idea di «appeasement» con il tiranno , a prezzo della schiavitù degli ucraini, sono spesso gli stessi che fino a ieri si sono battuti come leoni contro la schiavitù degli italiani, a causa del green pass. E forse si spiega con il fatto che la guerra di Putin riunisce coloro che disprezzano la democrazia: o perché «imbelle» (se sono di destra) o perché «ingiusta» (se sono di sinistra). È un mix di quelli che tifavano per il vaccino Sputnik e quelli che «almeno in Russia non c’è il green pass». Un’antica vena antiparlamentare, ben nota alla storia d’Italia, preferisce l’autoritarismo alla politica democratica. In fin dei conti il movimento dei Fasci è nato qui, ed è nato a sinistra.
Ma quel che più preoccupa è che il tentativo di invertire l’onere della pace non si limita ai talk show. Se ne sente per esempio l’eco anche nel movimento che oggi scende in piazza a Roma con la Cgil. L’altra sera abbiamo ascoltato Maurizio Landini a Tg2Post sostenere, con la sua abituale foga, che «noi dobbiamo cessare questa guerra», ed «evitare la Terza Guerra Mondiale che dice Biden», e che dunque invece di mandare le armi, perché «non si risponde alla guerra con la guerra», «bisogna che scenda in campo l’Onu». Intendiamoci: ottima idea, e lodevoli intenti. Ma chi è che impedisce all’Onu di scendere in campo, se non la Russia che ha posto il veto in Consiglio di sicurezza sul cessate il fuoco? E giustamente, dal suo punto di vista, visto che è il Paese aggressore. Il difetto di queste posizioni «neutraliste», che hanno portato la Cisl a non aderire alla manifestazione, sta proprio nel mettere sullo stesso piano aggredito e aggressore. La riedizione di un vecchio e famigerato slogan degli anni di piombo, «né con lo Stato né con le Br», conclude il documento con cui Rifondazione Comunista ha aderito al corteo di oggi: «Né con Putin né con la Nato». Vi si condanna sì, in due parole, «l’invasione russa dell’Ucraina». E però anche «l’espansionismo della Nato che ha deliberatamente prodotto un’escalation irresponsabile alimentando il nazionalismo ucraino e l’attacco contro le repubbliche del Donbass». Ora, si possono avere tante e legittime opinioni su che cosa sia successo in quella parte dell’Europa fino al 23 febbraio: ma non si può negare che oggi in Ucraina ci siano i carri armati e i missili russi, non la Nato. E se si è contro la guerra, è contro chi la fa che bisogna manifestare.
Questo fronte contesta spesso al governo e al parlamento italiano, e all’Europa tutta, di non avere una strategia: a che serve aiutare la resistenza ucraina? Si possono dare due risposte. La prima: a impedire o ritardare la vittoria dell’aggressore, o a mutilarla nel caso che la ottenga sul campo con migliaia di vittime innocenti, facendogli pagare un tale prezzo politico, economico e morale, da chiedersi se ne sia valsa la pena. La seconda: per evitare che lo rifaccia, lui o il suo successore. Perché dopo la Georgia siamo stati zitti, dopo la Crimea quasi zitti, e se tacciamo anche ora, dopo l’Ucraina — statene certi cari pacifisti — la guerra toccherà anche alla Moldavia, e di nuovo alla Georgia, e magari anche ai Paesi Baltici.
Aiutiamo dunque chi resiste perché è giusto. Ma anche perché amiamo la pace.



MOSCA, ARRESTATI CINQUE BAMBINI: PORTAVANO DISEGNI CONTRO LA GUERRA ALL'AMBACIATA UCRAINA
di Irene Soave, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
3 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Una bambina dallo sguardo atterrito, al tavolo di un’agente in una stazione di polizia di Mosca, che prende le sue generalità. Dietro di lei due cartelli scritti a pennarello, tutti colorati: «Niet voine», no alla guerra. È per questi che la bambina è stata arrestata. È la foto che circola da ieri sui social, ripresa anche dal governo ucraino come misura della difficoltà del rivale russo: «Putin», twitta il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, «fa la guerra ai bambini». La notizia è di mercoledì, diffusa dapprima dall’antropologa Aleksandra Arkhipova e poi verificata dai media: cinque bambini moscoviti, dai 7 agli 11 anni, sono stati arrestati mentre portavano fiori e scritte per la pace disegnate con dei pennarelli, insieme alle loro mamme, all’ambasciata ucraina di Mosca. La polizia li ha fermati, li ha «separati dalle loro madri», minacciati «di togliere la loro custodia ai genitori» e poi rilasciati dopo qualche ora, denunciando le madri, Ekaterina Zavizion e Olga Alter, a piede libero. La legge russa, in teoria, non permetterebbe di trattenere bambini sotto i 14 anni per più di tre ore in stato di fermo.
Il gruppetto — Liza, Gosha, Matvey, David e Sofya (in ordine di età: 11, 11, 9, 7 e 7 anni) — portava cartelli disegnati con la bandiera russa e quella ucraina vicine a formare un cuore; fiori e disegni a pennarello. Un video dell’arresto che circola su Facebook mostra tre bambini seduti in terra e una che piange, dietro le sbarre, con una donna che le spiega che «l’obiettivo è fare sì che meno persone possibili manifestino contro la guerra».
Il ministro ucraino Dmytro Kuleba ha pubblicato le foto e i video sul suo account Twitter. «Putin fa la guerra ai bambini. In Ucraina, dove i suoi missili hanno colpito asili e orfanotrofi, e anche in Russia. Questi bambini hanno passato la serata in cella per i loro cartelli con scritto “no alla guerra”. Questo è il livello di paura che ha quest’uomo».
La repressione del dissenso interno alla guerra, in Russia, è diventata molto forte nell’ultima settimana: a oggi, riporta l’osservatorio indipendente Ovd-Info, 6.840 persone sono state arrestate in tutto il Paese per avere manifestato contro l’invasione dell’Ucraina. Tra loro anche ottantenni, come l’attivista Lev Ponomarev, e da ieri anche bambini. La tv indipendente Dozhd, dall’ampio seguito, e la radio «microfono aperto» Eco di Mosca, sono state chiuse lunedì con un decreto di poche righe.


I SOLDATI RAGAZZINI E L'URLO DELLE MADRI CHE HANNO COSTRETTO LA DIESA A SVELARE I DATI DELLE PERDITE: 498 MORTI

di Marco Imarisio, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
4 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Le madri dei soldati russi sono la voce dei figli che non possono parlare. E sanno di poterla usare, sanno che loro rappresentano una zona franca, per quel che stanno patendo, per quanto ancora soffriranno. E quindi parlano, e raccontano di ragazzi mandati al fronte all’inganno, catturati, ridotti in lacrime, esibiti come una prova dell’approssimazione di questa guerra, che doveva durare due giorni e invece è già costata molto in termini di vite umane. Sono state loro, con il riconoscimento dei prigionieri, con la scelta di rendere pubblica la disperazione più grande che si possa immaginare, ad avere costretto il ministero della Difesa a svelare i dati delle perdite subite dall’esercito, che non sono stati nemmeno citati dai telegiornali pubblici, quasi una nota a margine nella narrazione trionfale dell’operazione di mantenimento della pace voluta dal Cremlino.
Ma intanto, questi numeri esistono, 498 vittime, 1.540 feriti gravi, una quantità imprecisata di militari catturati dal nemico ucraino. Grazie alle madri, le uniche persone che non possono essere obbligate a tacere. Sarebbero tutte notizie false, senza di loro. Le fake news, termine che viene utilizzato in lingua inglese, come a rimarcare che si tratta di una invenzione altrui, nel mondo rovesciato della Russia di Vladimir Putin sono molto spesso la verità. Anche il ragazzo protagonista suo malgrado del video che ha fatto il giro del mondo, con una donna ucraina che gli offre un thè caldo e una videochiamata con la madre, non doveva esistere. Il suo spavento, anche la sua inadeguatezza, non hanno diritto di cittadinanza. Ma la sua famiglia lo ha riconosciuto e lo ha comunicato attraverso quei pochi social che ancora sfuggono a un controllo sempre più serrato.
La fake news è diventata pura e semplice realtà. In questa che è anche una guerra di propaganda, il ministero della Difesa ucraino ha dimostrato di conoscere una delle poche debolezze della Russia, diffondendo lo scorso 2 marzo sui social un comunicato nel quale si spiega che «i soldati fatti prigionieri saranno resi alle madri che verranno a prenderli a Kiev». Per sapere, basta chiamare il numero mostrato in un volantino, oppure mandare una mail. Chissà se è tutto vero. In questa guerra così social, l’esercizio del dubbio è un dovere. Ma almeno delle madri, non è lecito dubitare. La donna di Uland-Udè, remota città della Siberia meridionale, che si mostra sotto il monumento di Lenin con il cartello No alla guerra dopo avere riconosciuto in un video il figlio Sergey Ochirov fatto prigioniero in Ucraina, non può mentire. «Voglio che la gente capisca che non si tratta di un falso, il mio ragazzo di diciannove anni è stato spedito a combattere con l’inganno, non sapeva neppure dove era diretto». Non possono essere un caso le facce da bambini di militari russi fatti prigionieri o uccisi. Rivelano qualcosa, che sia la convinzione errata che l’invasione fosse una passeggiata da fare anche con reclute poco esperte oppure un livello di preparazione che non sembra essere all’altezza della fama dell’esercito di Putin.
Comunque, si tratta di una nota stonata. E l’hanno fatta suonare le madri dei soldati, rivolgendosi ai due Comitati che portano il loro nome, uno governativo e l’altro no. Valentina Melnikova, che dirige il primo, almeno riconosce che il problema esiste. La partecipazione ad azioni belliche, questo è il suo ragionamento in punta di diritto, deve essere regolata da ordini precisi. «Ma siccome la guerra in Ucraina non è stata dichiarata secondo la Convenzione di Ginevra, mi chiedo se questi ordini, nel caso esistano, siano anche giuridicamente corretti». Andrej Kurochkin, a capo dell’Organizzazione non governativa quasi omonima dell’altra, è più eloquente. «Il numero mai così elevato di ragazzi giovanissimi mandati al fronte senza preavviso dimostra che qualcosa non sta andando per il verso giusto». Rimangono quei video, e queste testimonianze.
Grazie alle madri. Ai tempi della prima guerra in Cecenia ebbero un ruolo nel convincere Boris Eltsin a ritirarsi da quel carnaio senza senso. Si accamparono alla base russa di Khankala, vicino a Grozny. Girarono per i villaggi con le foto dei figli, chiedendo notizie, proponendo scambi di prigionieri. Dissero che non se ne sarebbero mai andate prima di avere loro notizie, o una tomba sulla quale piangerli. Anche durante le fasi seguenti alla tragedia del sottomarino Kursk, 2 agosto 2000, imposero il recupero a ogni costo dei 107 corpi delle vittime. Quel disastro sembrò un simbolo del declino russo. Le autorità volevano tenerlo nascosto. Non ci riuscirono. Alla fine di quel mese, Putin incontrò una delegazione delle madri dei marinai alla base di Vidyayevo. Fu e la prima e unica volta in cui subì una contestazione durante un evento pubblico.


Ucraina, il governo denuncia: «Molte donne violentate dai soldati russi, la Nato deve agire ora»

(aggiungo io probabilmente dai soldati russi nazi maomettani)
Venerdì 4 Marzo 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/ucrai ... 42436.html

Lontano dai tavoli delle trattative la guerra si combatte anche sui corpi, soprattutto quelli dei più fragili, soprattutto quelli delle donne. E così anche in Ucraina donne, bambine e ragazze rischiano di diventare il fronte invisibile del conflitto, le vittime di una violenza non raccontata. Perchè nell'orrore della guerra anche violazioni di diritti inaccettabili come lo stupro e la violenza sessuale possono diventare la normalità, ridotte a un sottprodotto inevitabile della situazione.

Zelensky scappato in Polonia? Da Mosca è caccia al presidente, ma Kiev risponde: «È con la sua gente»

Il 4 marzo è stato il ministro degli Esteri Ucraino, Dmytro Kuleba, a lanciare l'allarme su questo rischio, accusando i soldati russi di aver compiuto stupri ai danni di donne ucraine nelle città occupate «Quando i soldati stuprano le donne nei territori occupati, e abbiamo diversi casi - ha detto il ministro al canale televisivo N1 - quando i soldati russi abusano delle donne nelle città ucraina, è chiaramente difficile parlare dell'efficacia della legge internazionale». Una dichiarazione che accende il campanello d'allarme e che rafforza ulteriormente la richiesta di intervento avanzata dallo stesso ministro direttente alla Nato «Non lasciate che Putin trasformi l'Ucraina nella Siria Siamo pronti a combattere. Continueremo a combattere. Ma abbiamo bisogno dell'aiuto concreto e risoluto dei nostri partner, ora» ha scritto su Twitter.

«Monitoraggio internazionale per proteggere donne e bambine»

Non sono pochi i casi nella storia in cui durante un conflitto la violenza di genere e lo stupro sono stati utilizzati come vere e proprie armi, strumenti di dominio da parte di un esercito invasore contro il nemico, rappresaglia per piegare la popolazione se non come mezzo di pulizia etnica o genocidio. Per questo anche in Ucraina come ha ricordato Sima Bahous, presidente dell’Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere l'attenzione per i più fragili, a partire da donne e minori deve essere una priorità: «La situazione attuale mette a repentaglio la sicurezza di tutti gli ucraini e espone in particolare le donne e le ragazze a un rischio maggiore di violenza sessuale e di genere, in particolare quelle rifugiate o comunque sfollate dalle loro case. Questi fattori devono essere presi in considerazione in tutti gli sforzi per monitorare e rispondere alla situazione in Ucraina, in modo che i primi segnali di allarme dell'impatto ricevano una risposta adeguata e proporzionata».

Lo stupro è un crimine di guerra

Per la Corte penale internazionale lo stupro rientra tra i crimini di guerra, ma la Russia e l'Ucraina non hanno aderito alla sua giurisdizione, istituita nel 2002. In UcrainaGli stupri di guerra non sono un fenomeno nuovo . La Corte penale Internazionale ha già aperto un'indagine sulle violenze sessuali avvenute ai danni dei civili prigionieri in Donbass durante l'invasione della Crimea del 2014. La fase preliminare delle indagini ha concluso che c'è “una base ragionevole per ritenere che siano stati commessi crimini di guerra e crimini contro l'umanità”. Ora che il conflitto è più ampio, il numero di vittime potrebbe aumentare. Tenere alta l'attenzione internazionale su questo argomento è fondamentale.



Ritrovarsi dalla parte sbagliata
Non c'è orgoglio nei loro occhi. Non c'è nei soldati che si sono ritrovati a combattere una guerra fratricida.
Vittorio Macioce
4 Marzo 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 14974.html

Non c'è orgoglio nei loro occhi. Non c'è nei soldati che si sono ritrovati a combattere una guerra fratricida. Non c'è in chi ha il coraggio di dire no e neppure in quella zona grigia, senza eroi, di quella maggioranza spaurita che abbassa la testa e prega in silenzio, sperando che il flusso della storia li lasci vivi, sopravvissuti. Non c'è più negli oligarchi che hanno condiviso il destino di Putin e ora vorrebbero smarcarsi, ma non ne hanno l'interesse o il coraggio. C'è ancora meno nello loro figlie, come Sofia Abramovich, quando scrive che questa non è la sua guerra. Non c'è orgoglio nella risposta di Artem Dzyuba, capitano della nazionale di calcio, a Vitaliy Mykolenko. Il difensore ucraino dell'Everton scrive: «Mentre tu, bastardo Dzyuba, taci assieme ai tuoi fottuti compagni di squadra, i civili in Ucraina vengono uccisi». E Dzyuba risponde: «Facile parlare quando si ha il culo al caldo in una villa inglese». Il martirio non si può pretendere: cosa fareste voi al suo posto?

Da oggi in Russia ci sarà la legge marziale e chi invoca la pace rischia la vita. Natasha, che vive a Mosca, racconta di un gruppo di bambini, tra i sette e gli undici anni, che hanno portato i fiori davanti all'ambasciata Ucraina. Sono stati arrestati e ai genitori verrà tolta la patria potestà. Ci vuole il coraggio dei bambini, ma non è scontato, non è normale. Allora ai russi alla paura e alla pena si aggiunge la vergogna, quel non sapersi più guardare in faccia, perché lo sai cosa significa girarsi dall'altra parte. Non fare nulla, non dire nulla, sentirti complice del potere senza limite. In Russia il diritto è morto e ci sei abituato da generazioni, da sempre, perché qui le libertà scritte in Occidente sono solo un sogno, un'illusione. È il confine che adesso divide i russi dagli ucraini.

È ritrovarsi dalla parte sporca della storia. Allora ti vengono in mente le parole di Guzel' Jachina in Figli del Volga (Salani). «Davvero aveva vissuto tutti quegli anni senza sapere niente? Ma senza sapere che cosa? Che il Volga era pieno di morte. Che quell'acqua era fatta di sangue e imprecazioni. Che era ferocia pura».


Lucano il delinquente demente
Lucano: "Putin colpevole come la Nato. E le armi..."
Francesco Curridori
4 Marzo 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 15144.html

Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, critica l'invio delle armi della Nato all'Ucraina e prende una posizione di neutralità sulla Russia
Lucano: "Putin colpevole come la Nato. E le armi..."

"Putin e la Nato, l'Occidente, hanno le stesse colpe". A dirlo è Mimmo Lucano, l'assai discusso ex sindaco di Riace, che solo qualche giorno fa aveva proprosto di aprire le case della cittadina calabrese ai profughi che fuggono dall'Ucraina.

"Quando c'è una guerra, che può diventare una Terza guerra mondiale che mette a repentaglio l'esistenza stessa del pianeta, tutti sono responsabili allo stesso modo", dichiara Lucano intervistato dall'Adnkronos. L'ex sindaco torna a parlare a pochi mesi dalla condanna in primo grado a 13 anni per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa, peculato e abuso d’ufficio. Lucano ne è sicuro: "Putin ha le sue responsabilità, la Nato e l'Occidente hanno le loro. Ma non serve fare una graduatoria, il pensiero è sempre e solo rivolto a quel mondo, un mondo che ci appartiene, siamo tutti abitanti dello stesso mondo". La guerra in Ucraia "ci riguarda tutti", sentenzia l'uomo che ha creato il 'modello Riace' tanto osannata dalla sinistra."Le stesse case che prima accoglievano gli immigrati, ora possono accogliere gli fugge dalla guerra", spiega Lucano che guarda con preoccupazione al "dramma di persone che per volere e decisione di altri stanno perdendo la vita". Un dramma che tocca le madri "che perdono i loro figli" e, in un tale contesto,"cercare dei colpevoli per quanto sta avvenendo - ribadisce Lucano - renderebbe tutto incomprensibile".

Il tre volte sindaco di Riace, dunque, non solo assume una posizione di neutralità di fronte a un'aggressione voluta dalla Russia, ma non vorrebbe neppure dare all'Ucraina gli strumenti necessari per difendersi da quella che, ogni giorno di più, assume i contorni di una vera e propria invasione militare. "Con le armi si alimenta solo la morte e la distruzione, la parola 'armi' non andrebbe neanche pronunciata+", aggiunge Lucano chiedendosi come si può pensare di fermare la guerra con le armi. "Oggi la cosa importante è che la guerra finisca, il resto viene dopo, dopo si cercheranno i responsabili. La guerra deve essere fermata da chi l'ha provocata, chi l'ha provocata dovrebbe essere illuminato", conclude l'ex primo cittadino a cui Netflix ha dedicato una serie autobiografica.


GLI AMERIKANI, LA GUERRA, I COMPLOTTI E LE SOLITE OSSESSIONI
Niram Ferretti
5 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Si leggono in questi giorni cose che noi umani non avremmo mai immaginato di leggere. Si ascoltano anche.
Il complottismo e la dietrologia, verbo dei nostri giorni, che durante i momenti più cupi della pandemia hanno fatto da padroni, oggi si dispiegano al galoppo a proposito della guerra in corso e delle sue "vere ragioni".
La vera ragione è, naturalmente, che gli Stati Uniti hanno voluto questa guerra e che the puppet master sarebbe "Sleepy Joe", "Bidet", anche se poi, alla fine, i veri puppet masters sarebbero altri ben noti, Hillary e Obama e forse, insieme a loro, una rete di pedofili, quelli della nota pizzeria, si intende. Stranamente il più evocativo palindromo di questi nostri tempi, Soros, non è ancora stato evocato, ma apparirà sicuramente. Là dove ci sono una schiera di demoni adunati c'è sempre il loro capo.
Zelensky, l'ebreo"nazista" Zelensky, ostaggio del famigerato battaglione Azov che con 2500 uomini sui 170,000 dell'esercito effettivo ucraino, guida l'offensiva contro i russi, è, ovviamente, un passacarte dei nuovi Neocon che si trovano alla Casa Bianca. Loro gli dicono cosa deve fare e lui, come Ambra all'epoca di "Non è la RAI", esegue ascoltando ciò che gli viene detto negli auricolari.
Federico Rampini, con la consueta lucidità e chiarezza quando parla di cose che conosce (per favore non fatelo parlare di Medioriente) ha spiegato che questa guerra è esattamente l'opposto di quello che avrebbe voluto l'attuale amministrazione. Una guerra alle porte dell'Europa che obbliga gli Stati Uniti ad affacciarsi nuovamente come supervisori su un teatro che avrebbero preferibilmente disertato, avendo comprato tutti i biglietti per uno spettacolo maggiore, quello che ha come palcoscenico l'Indo Pacifico e come attore principale la Cina. La Cina che osserva con estrema attenzione quanto accade e continua a tessere con la solita proverbiale abilità, la propria tela.
Ma si sa, gli Stati Uniti sono sempre al primo posto dei cattivi, popolano da decenni i sogni stanchi della sinistra come della destra, non necessariamente estreme, anche se, sempre Rampini, ha sottolineato come su "Sputnik", uno dei principali canali dell'indottrinamento sovietico (lapsus, intendevo russo) ora chiuso dagli ameriKani, si esibivano con frequenza esponenti di Black Lives Matter per portare acqua al mulino del Cremlino, raccontando gli Stati Uniti come il luogo peggiore al mondo, un paese da fare impallidire il Mordor di Tolkien.
Il vecchio senatore Joseph McCarthy, sì, forse un po' ossessivo, già all'epoca non aveva tutti i torti.



Quelli che invece di condannare l'aggressore carnefice che violenta, stupra e uccide, condannano la vittima perché si difende dalla violenza, dallo stupro e dalla morte, e che la vorrebbero inerme e sottomessa, sono delle vergogne umane, indirettamente complici del criminale aggressore, specialmente se la condanna viene da coloro che giustificano l'aggressore fatto passare ignobilmente per vittima, come se Caino fosse vittima di Abele.




VI PREGO: NON ABUSATE DEL DIRITTO DI ESSERE DIVERSAMENTE INTELLIGENTI
Giovanni Bernardini
6 marzo 2022

Le persone (molto) diversamente intelligenti che scrivono in rete che gli ucraini resistono perché Zelen'skyj li obbliga a farlo, si sono mai chieste perché le decine di migliaia di profughi (VERI) che arrivano dall'Ucraina non denunciano al mondo questo crimine di Zelen'skyj nei confronti del suo popolo? Come mai le mogli, le madri, le fidanzate fuggite dall'Ucraina non raccontano che i loro uomini vorrebbero correre incontro ai russi per abbracciarli, ma sono obbligati a combatterli da biechi teppisti agli ordini di Zelen'skyJ che puntano loro una pistola alla tempia ed impediscono la fraternizzazione fra i liberatori russi e gli ucraini oppressi dal loro presidente comico?
Essere diversamente intelligenti è un diritto dell'uomo. Però non se ne dovrebbe abusare.


CHIAREZZA

Giovanni Bernardini
7 febbraio 2022

Dobbiamo esser grati a Maurizio Landini: ha fatto chiarezza, se ne sentiva davvero il bisogno.
La manifestazione di ieri a Roma NON è stata di sostegno all’Ucraina, è stata una manifestazione genericamente “per la pace”, senza alcuna distinzione fra aggredito ed aggressore. Senza, o con pochissime, bandiere giallo blu ma con moltissime bandiere arcobaleno e rosse.
Ma c’è di più. E’ stata nei fatti una manifestazione filo Putin. Si, filo Putin perché opporsi all’invio di armi all’Ucraina vuol dire appoggiare Putin, fare ciò che l’autocrate russo desidera.
Né con Putin né con la Nato dicevano ieri a Roma. Splendido slogan che ne ricorda un altro: “né con lo stato nè con le BR”.
Landini ed i suoi non sono né con chi bombarda Kiev né con chi vive nei sotterranei, né con chi invade né con chi è invaso. Però in una situazione come l’attuale non distinguere fra aggressore ed aggredito vuol dire, molto semplicemente, stare con l’aggressore. Chi, come il partito comunista francese, nel settembre del 1939 diceva: né con la Germania né con la Polonia appoggiava di fatto la Germania. Punto.
Mentre i russi assediano e bombardano le città ucraine Landini strilla dal palco che noi dobbiamo “disarmare il mondo”. Fantastico! Ricorda le anime belle che dopo ogni attentato dei fondamentalisti islamici, dopo ogni sgozzamento, dopo ogni bomba belavano: “l’Islam è una religione di pace".
Ormai siamo alla follia, al mondo capovolto. Mentre Landini “disarma” il mondo gli abitanti di Kiev vivono nei sotterranei, ma questi sono particolari privi di importanza...
E poi… a ben pensarci la colpa è loro, degli ucraini o del loro cattivissimo leader che li spinge a combattere. Sarebbe facilissimo far cessare la guerra: basterebbe arrendersi. Se la guerra continua la colpa è di chi scioccamente rifiuta la resa. Un tempo lontano si pensava che per fermare una guerra bisognasse bloccare l’aggressore. Oggi le cose sono cambiate, occorre fermare l’aggredito. Tutto per la “pace”!
Però... anche Hitler voleva la “pace”. Una volta ridotta mezza Europa a colonia del grande Reich ci sarebbe stata la “pace”. Se questa tardava era perché quei fanatici di polacchi, e dopo di loro tanti altri, si permettevano di resistere. Che cattivi! Ostacolavano i piani di pace del fuhrer!
Comunque, le cose sono chiare ormai. La sinistra dura e pura, i vetero, ed anche meno vetero, comunisti hanno fatto la loro scelta di campo. E con loro la hanno fatta gli sparuti nostalgici del ventennio. Sono con Putin. Le loro manifestazioni ostacolano non l’autocrate ma chi lo combatte.
Ci pensino i tanti, troppi, simpatizzanti del centro destra che in questi giorni si sono schierati, più o meno apertamente, con la Russia. E’ bene che TUTTI facciano chiarezza.



ELOGIO DELLA RESA ?
Toni Capuozzo
6 marzo 2022

È domenica, nevica, e avrei voluto raccontarvi di questi giorni in Bosnia, a girare tra quel che resta di una guerra lontana. E invece mi torna in mente di quando ero un giovane inviato nelle rivoluzioni dell’America Latina, e non riuscivo a non sorprendermi della crudezza di una parola d’ordine diffusa: “Patria o muerte”. Veniva da un discorso di Fidel Castro nel 1960, ma assomigliava alle storie risorgimentali che mi avevano insegnato a scuola, a un’ idea del sacrificio che mi pareva marmorea, retorica, e fuori dal mio tempo (Non avresti combattuto il nazifascismo ? Credo di sì, ma non è il mio tempo…). Mi è successo tante altre volte di chiedermi se avessero ragione quelli che si apprestavano, o almeno si dichiaravano pronti a morire per qualcosa, da Sarajevo a Gerusalemme, da Kabul a Mogadiscio, dalla Libia alla Siria. Sono uno che prova paura, ed evitavo di chiedermi se la mia distanza fosse viltà, o miseria di valori. Mi dicevo che morirei per salvare i miei figli, e la domanda successiva riapriva il problema: dove arriverei per difendere i figli degli altri ? So come me la cavavo: non morirei, ma neanche ucciderei in nome di una bandiera, in nome di un confine, non c’è nulla che valga la vita di un altro. Questa mia confusione ritorna, in questi giorni. Voglio confessarla semplicemente, come un pensiero banale. Non mi sorprende la voglia di resistenza degli ucraini, anche se penso che la loro esperienza di guerra, prima, fosse solo la guerra sporca del Donbass. Non mi sorprende che resistano con un orgoglio quasi commovente a un’aggressione. Mi sorprende il loro leader, che riscuote tanta ammirazione per un comportamento che ci sembra senza pari, tra i politici nostri, e per la forza delle parole, delle espressioni, della barba trascurata e delle magliette da combattente. Un grande leader, per me, non è chi è pronto a morire. Questo dovrebbe essere il minimo sindacale. Un grande leader è quello che accompagna il suo popolo nella traversata del deserto, lo salva. Ecco, a me pare che Zelensky lo stia accompagnando allo sbaraglio, sia pure in nome della dignità e della libertà e dell’autodifesa, tutte cause degnissime. E dunque mi sorprende ancora di più l’Occidente che lo spinge, lo arma, e in definitiva lo illude, perché non acconsente a dichiarare quella no flight zone che vorrebbe dire essere trascinati in guerra, come a Zelensky non dispiacerebbe. E da questa comoda posizione però incita, fosse mai che la trappola diventi la tomba per Putin: si chiamano proxy war, guerre per interposta persona, che altri combattono in nome tuo. Se va bene, bene, abbiamo vinto. Se va male, che siano curdi o afghani, hanno perso loro. In due parole: credo che sarebbe stato più sensato e utile mediare, provare non a sconfiggere Putin con il sedere degli altri, ma a fermarlo, a scombussolarne i piani. Cosa intendo ? Una resa dignitosa, una trattativa per cedere qualcosa ma non tutto, per raffreddare il conflitto, mettendo in campo caschi blu e osservatori, idee e prese di tempo. E invece vedo che piace l’eroismo, vedo che i nazionalismi non fanno più paura, che patria o morte torna di moda, dopo che anche i presidenti della Repubblica erano passati al termine “Paese”: piacciono le patrie altrui. No, si chiama de escalation: evitare che milioni debbano scappare. Evitare che migliaia debbano morire, salvare il salvabile, le idee e le persone che si fa in tempo a salvare. Però ormai lo scelgono loro. Per quel che riguarda noi, risparmiamoci almeno la retorica.


" Mi sorprende il loro leader, che riscuote tanta ammirazione per un comportamento che ci sembra senza pari, tra i politici nostri, e per la forza delle parole, delle espressioni, della barba trascurata e delle magliette da combattente.

Manola Sambo
6 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8257661927

Un grande leader, per me, non è chi è pronto a morire.
Questo dovrebbe essere il minimo sindacale.
Un grande leader è quello che accompagna il suo popolo nella traversata del deserto, lo salva.
Ecco, a me pare che Zelensky lo stia accompagnando allo
sbaraglio, sia pure in nome della dignità e della libertà e dell'autodifesa, tutte cause degnissime.
E dunque mi sorprende ancora di più l'Occidente che lo spinge, lo arma, e in definitiva lo illude, perché non acconsente a dichiarare quella no flight zone che vorrebbe dire essere trascinati in guerra, come a Zelensky non dispiacerebbe.
E da questa comoda posizione però incita, fosse mai che la trappola diventi la tomba per Putin: si chiamano proxy war, guerre per interposta persona, che altri combattono in nome tuo.
Se va bene, abbiamo vinto. Se va male, che siano curdi o afghani, hanno perso loro.
In due parole: credo che sarebbe stato più sensato e utile mediare, provare non a sconfiggere Putin con il sedere degli altri, ma a fermarlo, a scombussolarne i
piani. Cosa intendo? Una resa
dignitosa, una trattativa per cedere qualcosa ma non tutto, per raffreddare il conflitto, mettendo in campo caschi blu e osservatori, idee e prese di tempo.
E invece vedo che piace l'eroismo, vedo che i nazionalismi non fanno più paura, che patria o morte torna di moda, dopo che anche i presidenti della Repubblica erano passati al termine "Paese": piacciono le patrie altrui.
No, si chiama de escalation: evitare che milioni debbano scappare. Evitare che migliaia
debbano morire, salvare il salvabile, le idee e le persone che si fa in tempo a salvare. "
Toni Capuozzo


UCRAINA, QUELLI CHE NON SCELGONO: NE' CON PUTIN NE' CON LA NATO"
di Antonio Polito, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
5 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

In ogni talk show ce n’è uno. Quello che dice: più gli ucraini combattono e più dura la guerra. Siccome alla fine vincerà comunque Putin, prima Putin vince e prima ci sarà la pace. Elementare, Watson. Dunque, per il bene degli ucraini, non aiutiamoli a resistere, né con le sanzioni né con l’invio di armi.
Questa inversione dell’onere della pace, per cui dovremmo essere noi, Occidente, a «cessare» una guerra avviata da Putin, evitando di farlo arrabbiare e fingendo di non sentire — ovviamente per il loro bene — ciò che gli ucraini ci chiedono a gran voce, può avere effetti paradossali. L’altra sera, per esempio, una valente filosofa, Donatella Di Cesare, cercava di convincere in tv una esterrefatta profuga ucraina, con i familiari sotto le bombe, che «non si conquista la libertà attraverso la guerra» e che «la pace è anche pensare di poter avere torto». Ma gli ucraini la libertà ce l’avevano già, e pure la pace. E tornerebbero volentieri al 23 febbraio, a prima dell’invasione. La guerra non l’hanno cominciata loro. E anche se, adesso che sono stati invasi, combattono per la libertà, negargli questo diritto ci costringerebbe a riscrivere tutti i libri di storia delle nostre scuole, e condannare Mazzini e Garibaldi e le tre guerre di indipendenza, e pure il poeta Byron che andò a battersi e morire per la libertà della Grecia, e strappare centinaia di pagine sulla autodeterminazione dei popoli.
La frase chiave di questo argomento dice: «La pace è più importante di tutto, anche della libertà». È più o meno ciò che pensava la folla plaudente che accompagnò nel 1938 Neville Chamberlain, premier britannico, alla partenza per la conferenza di Monaco; dove, per salvare la pace, cedette a Hitler e gli consegnò la regione cecoslovacca dei Sudeti, che venne annessa al Reich (le minoranze linguistiche sono sempre state un potente afrodisiaco dei tiranni). Si sa come finì: con la guerra mondiale un anno dopo. Winston Churchill, che era un grande giornalista e farebbe un figurone nei talk show dei nostri giorni, spiegò icasticamente che cosa era successo ai governanti inglesi: «Potevano scegliere tra la guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore, avranno la guerra». Perché non c’è pace basata sul sopruso.
Per qualche misteriosa ragione, i più ardenti sostenitori di questa nuova idea di «appeasement» con il tiranno , a prezzo della schiavitù degli ucraini, sono spesso gli stessi che fino a ieri si sono battuti come leoni contro la schiavitù degli italiani, a causa del green pass. E forse si spiega con il fatto che la guerra di Putin riunisce coloro che disprezzano la democrazia: o perché «imbelle» (se sono di destra) o perché «ingiusta» (se sono di sinistra). È un mix di quelli che tifavano per il vaccino Sputnik e quelli che «almeno in Russia non c’è il green pass». Un’antica vena antiparlamentare, ben nota alla storia d’Italia, preferisce l’autoritarismo alla politica democratica. In fin dei conti il movimento dei Fasci è nato qui, ed è nato a sinistra.
Ma quel che più preoccupa è che il tentativo di invertire l’onere della pace non si limita ai talk show. Se ne sente per esempio l’eco anche nel movimento che oggi scende in piazza a Roma con la Cgil. L’altra sera abbiamo ascoltato Maurizio Landini a Tg2Post sostenere, con la sua abituale foga, che «noi dobbiamo cessare questa guerra», ed «evitare la Terza Guerra Mondiale che dice Biden», e che dunque invece di mandare le armi, perché «non si risponde alla guerra con la guerra», «bisogna che scenda in campo l’Onu». Intendiamoci: ottima idea, e lodevoli intenti. Ma chi è che impedisce all’Onu di scendere in campo, se non la Russia che ha posto il veto in Consiglio di sicurezza sul cessate il fuoco? E giustamente, dal suo punto di vista, visto che è il Paese aggressore. Il difetto di queste posizioni «neutraliste», che hanno portato la Cisl a non aderire alla manifestazione, sta proprio nel mettere sullo stesso piano aggredito e aggressore. La riedizione di un vecchio e famigerato slogan degli anni di piombo, «né con lo Stato né con le Br», conclude il documento con cui Rifondazione Comunista ha aderito al corteo di oggi: «Né con Putin né con la Nato». Vi si condanna sì, in due parole, «l’invasione russa dell’Ucraina». E però anche «l’espansionismo della Nato che ha deliberatamente prodotto un’escalation irresponsabile alimentando il nazionalismo ucraino e l’attacco contro le repubbliche del Donbass». Ora, si possono avere tante e legittime opinioni su che cosa sia successo in quella parte dell’Europa fino al 23 febbraio: ma non si può negare che oggi in Ucraina ci siano i carri armati e i missili russi, non la Nato. E se si è contro la guerra, è contro chi la fa che bisogna manifestare.
Questo fronte contesta spesso al governo e al parlamento italiano, e all’Europa tutta, di non avere una strategia: a che serve aiutare la resistenza ucraina? Si possono dare due risposte. La prima: a impedire o ritardare la vittoria dell’aggressore, o a mutilarla nel caso che la ottenga sul campo con migliaia di vittime innocenti, facendogli pagare un tale prezzo politico, economico e morale, da chiedersi se ne sia valsa la pena. La seconda: per evitare che lo rifaccia, lui o il suo successore. Perché dopo la Georgia siamo stati zitti, dopo la Crimea quasi zitti, e se tacciamo anche ora, dopo l’Ucraina — statene certi cari pacifisti — la guerra toccherà anche alla Moldavia, e di nuovo alla Georgia, e magari anche ai Paesi Baltici.
Aiutiamo dunque chi resiste perché è giusto. Ma anche perché amiamo la pace.




L'AVVENTURISMO PUTINIANO E LA RESISTENZA
Niram Ferretti
6 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

"Sono stato a fianco di leader per tutta la mia vita. Zelensky è straordinario", così ha dichiarato in una lunga e dettagliata intervista a Il Corriere della Sera, l'Ammiraglio Mike Mullen, ex Capo di Stato Maggiore degli Stati Uniti, la più alta carica militare del paese.
Lo sbeffeggiato, l'ex comico Zelensky oggi, dopo 11 giorni di assedio a capo della resistenza ucraina contro l'invasore.
Arrivati all’undicesimo giorno di invasione dell’Ucraina, «la scala e la forza» della resistenza delle forze armate di Kiev «continua a sorprendere la Russia».
È quanto si legge nel rapporto quotidiano dell’intelligence britannica, diffuso dal ministero della Difesa, che sottolinea come «le forze russe stiano rispondendo prendendo di mira città popolose come Kharkiv, Chirnihiv e Mariupol.
Questo probabilmente rappresenta un tentativo di spezzare lo spirito degli ucraini», aggiunge il rapporto ricordando che la «Russia ha usato in precedenza le stesse tattiche in Cecenia nel 1999 e in Siria nel 2016, effettuando bombardamenti sia da terra che dal cielo».
Sì, non se lo aspettavano, pensavano che sarebbe stato più facile, ma non è stato un Blitzkrieg, affatto.
I russi andranno, ovviamente fino in fondo, seminando distruzione e morte ma la resistenza continuerà.
Sempre secondo Mulley:
"Se in un Paese di 44 milioni di persone hai una resistenza del 10%, fa 4 milioni, sono tanti, e dobbiamo aiutarli. È una lotta molto più difficile di quanto Putin si aspettasse. Ero capo di stato maggiore nel 2008, quando Putin andò in Georgia, un Paese assai più piccolo, ma anche lì fecero esercitazioni in numeri superiori a quelli visti prima e poi entrarono. Non sarà così facile stavolta. In Georgia la battaglia fu abbastanza dura: i russi non combatterono bene, ebbero problemi, ma poi usarono la superiorità numerica sopraffacendo i georgiani. Sospetto che con un aumento del livello d’attacco sulle città ucraine — incoerente e casuale in termini di edifici colpiti e distrutti — ora Putin userà forza massiccia: tutte e 190.000 le truppe sono entrate nel Paese, cercherà di schiacciare le città principali. Se potesse, non distruggerebbe Odessa, non livellerebbe Kiev riducendola in una Stalingrado. Ma io credo che farà quello che farà quello che serve. Ma poi come farà a controllare il Paese? Ci vorranno secondo le stime tre, quattro o cinque volte il numero di truppe che ha adesso. Dove le prende? E se lo fa, c’è questa possibilità spaventosa di truppe russe al confine polacco e romeno, che aumenta notevolmente il potenziale di uno scontro Est-Ovest».
Secondo Edward Luttwak:
«Con 150 mila soldati tu non puoi mettere le mani sul Paese più grande di Europa, puoi al massimo rosicchiare le periferie. Non ci ha messo di più perché credeva alle balle. Ha fatto un piano di guerra basato sulle speranze, mi ricorda Mussolini che invade la Grecia. Per questo motivo gli oligarchi si sono pubblicamente dissociati dalla guerra, correndo il rischio di entrare in conflitto con Putin».
È chiaro che con questa guerra, con questa avventura criminale, Putin si sta giocando tutto, il suo futuro in primis, trascinando con sè il futuro della Russia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 4:46 pm

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Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 4:46 pm

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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » sab apr 16, 2022 8:59 am

23)
Nessun genocidio di russofoni russofili nel Donbass ucraino ad opera degli ucraini, la Corte Internazionale condanna la Russia di Putin e il nazifascista Putin per crimini contro l'umanità



Guerra Ucraina, in arrivo decisione Corte giustizia su ricorso contro Russia
La decisione mercoledì
14 marzo 2022
https://www.adnkronos.com/guerra-ucrain ... OXRp223HKR
Guerra Ucraina-Russia, la Corte di Giustizia internazionale (massimo organismo giuridico dell'Onu per le dispute tra Stati) annuncerà la sua decisione sul ricorso presentato da Kiev per imporre misure contro Mosca che accusa falsamente l'Ucraina di genocidio per giustificare la sua invasione. "Mercoledì 16 marzo la Corte emetterà un ordine sulla richiesta dell'Ucraina" si legge in un comunicato della Corte che ha sede all'Aja alla quale Kie ha chiesto "una decisione urgente che ordini alla Russia di mettere fine alle attività militari" negando nel modo più assoluto le accuse di genocidio. "La Russia non ha nessuna base legale per prendere misure contro l'Ucraina con il proposito di evitare nessun presunto genocidio" in Donbass, recita il ricorso del governo ucraino.


Onu, la CIG ordina alla Russia di “sospendere immediatamente” la guerra
La Voce di New York
16 marzo 2022

https://www.lavocedinewyork.com/onu/202 ... la-guerra/

Con 13 voti a favore e 2 contrari – quelli del vicepresidente russo Kirill Gevorgian e del cinese Xue Hanqin – la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha stabilito che la Russia “deve sospendere immediatamente le operazioni militari che ha iniziato il 24 febbraio” in Ucraina.

La sentenza – primo verdetto del genere emesso dalla “corte ONU” dall’inizio dell’invasione russa – è in risposta a una causa presentata dall’Ucraina alla fine dello scorso mese, che incolpa la Russia di manipolare il concetto di genocidio per giustificare la sua aggressione militare.

La tempistica non è casuale: giovedì, infatti, il Governo di Mosca presenterà una risoluzione umanitaria al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, giustificando il suo intervento militare in Ucraina proprio sulla base del presunto genocidio ucraino contro le popolazioni russofone del Donbass. La mossa della CIG va quindi letta anche come una maniera di ‘mettere le mani avanti’ rispetto all’interpretazione del diritto internazionale fornita da Mosca.

Ciò premesso, malgrado i verdetti della Corte internazionale di giustizia siano pienamente vincolanti, c’è più di qualche dubbio che Mosca rispetterà la sentenza, dal momento che il tribunale dell’Aja non ha mezzi diretti per farli rispettare.

Il caso

La Corte ha esordito ricordando che il 26 febbraio l’Ucraina ha presentato un ricorso contro la Russia per “una controversia” sull’interpretazione, applicazione e adempimento della Convenzione sul genocidio del 1948.

L’Ucraina sostiene che la Russia, avendo falsamente evidenziato atti di genocidio contro la popolazione delle regioni di Luhans’k e Doneck, avesse dichiarato e attuato una “operazione militare speciale” per prevenire e punire i presunti atti.

La CIG ha chiesto a Mosca di sospendere immediatamente i suoi attacchi e cessare tutte le operazioni militari in quanto basate sullo scopo dichiarato dal Cremlino di prevenire o punire Kyiv per aver commesso un genocidio.

La Corte ha anche sottolineato come la Russia avesse deciso di non partecipare al procedimento orale e, successivamente, avesse presentato un documento con la propria posizione, secondo cui la Corte non avrebbe giurisdizione, e chiedendole di “astenersi dall’indicare misure provvisorie e di rimuovere il caso dalla sua agenda”.


Le condizioni

Nel pronunciare il verdetto, il presidente – lo statunitense Joan E. Donoghue – ha sottolineato che sono state soddisfatte le condizioni necessarie per dare alla CIG l’autorità di indicare misure provvisorie, vale a dire che i diritti rivendicati dall’Ucraina sono plausibili; il genocidio non è stato commesso; e la condizione di urgenza è stata soddisfatta in quanto danni irreparabili possono “verificarsi in qualsiasi momento”.

“In effetti, qualsiasi operazione militare, in particolare una della scala realizzata dalla Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina, provoca inevitabilmente la perdita di vite umane, danni mentali e fisici, e danni alla proprietà e all’ambiente”, ha riferito il presidente della CIG.

Per conto della Corte ONU, ha continuato, “la popolazione civile colpita dall’attuale conflitto è estremamente vulnerabile”, aggiungendo che l’aggressione della Russia ha provocato “numerosi morti e feriti civili (…), danni materiali significativi, compresa la distruzione di edifici e infrastrutture”.

“Gli attacchi sono in corso e stanno creando condizioni di vita sempre più difficili per la popolazione civile. Molte persone non hanno accesso agli alimenti più elementari, all’acqua potabile, all’elettricità, alle medicine essenziali o al riscaldamento. Un numero molto elevato di persone tenta di fuggire dalle città più colpite in condizioni di estrema insicurezza”, ha spiegato.

I giudici sono stati peraltro unanimi nell’ordinare che entrambe le parti si astengano da qualsiasi azione che possa “aggravare o estendere la controversia (…) o renderla più difficile da risolvere”.





La Corte Internazionale di Giustizia dell'Onu ordina alla Russia di fermare la guerra
Paolo Busco e Filippo Fontanelli
17 marzo 2022

https://www.corriere.it/esteri/22_marzo ... f215.shtml

La decisione del tribunale delle Nazioni Unite è una vittoria per il governo di Kiev. Rigettate le accuse di Mosca sul genocidio della popolazione del Donbass

La Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ha ordinato ieri alla Russia di sospendere immediatamente le «operazioni militari» iniziate in Ucraina, con 13 voti favorevoli e 2 contrari (da parte dei giudici russo e cinese). L’ordine è stato adottato in via urgente, nell’attesa di una decisione definitiva nel merito del giudizio che l’Ucraina ha introdotto contro la Russia all’Aja lo scorso 26 febbraio. Qual è la portata della decisione odierna, e in cosa consiste di preciso il caso instaurato dall’Ucraina davanti alla Corte?

Disputa fra Stati

Il ricorso dell’Ucraina contro la Russia verte sulla interpretazione e applicazione della Convenzione sulla prevenzione e repressione del crimine di genocidio del 1948. Non è la prima volta che la Convenzione è oggetto di una disputa fra Stati davanti alla Corte: per esempio, la Convenzione è stata invocata dalla Bosnia contro la Serbia e il Montenegro negli anni ’90, nel contesto della guerra di Balcani; più di recente, dal Gambia contro Myanmar rispetto alla situazione della minoranza Rohingya. Se confrontato con questi casi, e con le ordinarie dinamiche fra Stato attore e Stato convenuto in una disputa internazionale, il caso introdotto dall’Ucraina è inusuale.

La questione del Donbass

L’Ucraina non accusa la Russia di aver compiuto atti di genocidio nei confronti della popolazione ucraina durante la guerra in corso. Al contrario, chiede alla Corte di confermare che la stessa Ucraina non ha commesso atti di genocidio contro la popolazione russofona del Donbass; inoltre, e in ogni caso, che la risposta armata russa sarebbe comunque illegittima, poiché la repressione di un eventuale genocidio potrebbe avvenire solo con i mezzi previsti dalla Convenzione, che non contempla l’uso unilaterale della forza. Come noto, invece, il Cremlino giustifica l’invasione proprio sulla base della necessità di fermare un asserito genocidio perpetrato dall’Ucraina nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. L’idea di fondo della richiesta dell’Ucraina è in sostanza la seguente: la Russia ha usato la Convenzione sul genocidio per fini impropri e in mala fede; l’uso unilaterale della forza sarebbe vietato anche laddove si stesse davvero consumando un genocidio e dunque è tanto più vietato quando l’accusa di genocidio è pretestuosa. Si tratta di un caso non «lineare», viste le circostanze. Perché l’Ucraina non ha più semplicemente chiesto di accertare direttamente l’illiceità dell’aggressione armata russa, invocando il diritto internazionale e la Carta ONU, oppure di dichiarare che la Russia sta commettendo un genocidio ai danni della popolazione ucraina nel contesto delle ostilità?

La Convenzione sul genocidio

Sul primo punto, la spiegazione è che la competenza della Corte si basa sul consenso delle parti. Perciò, uno Stato può convenirne un altro in giudizio per accertare la commissione di un illecito internazionale solo se quest’ultimo accetta la giurisdizione della Corte sulla materia della controversia. La Russia non si è assoggettata alla giurisdizione della Corte su qualsiasi questione, ma lo ha fatto sulle questioni trattate dalla Convenzione sul genocidio, quando ha deciso di diventarne parte nel 1954. Per questo motivo, per adire la Corte, l’Ucraina ha dovuto formulare un ricorso inusuale, costretto dall’aggancio indispensabile all’argomento del genocidio. Sul secondo punto, la risposta è che, almeno per il momento, un’accusa diretta di genocidio alla Russia avrebbe avuto poche chances di successo davanti alla Corte.

Crimini di guerra e crimini contro l’umanità

Il crimine di genocidio ha difatti una definizione tecnica, il cui elemento centrale è la volontà soggettiva di annientare un gruppo (etnico, religioso, ma anche nazionale) in quanto tale, per le sue specifiche caratteristiche. I crimini di guerra e i crimini contro l’umanità non costituiscono genocidio, se non è data prova di questo specifico intento. La difesa dell’Ucraina può aver ritenuto strategicamente più opportuno, almeno per il momento, concentrare gli sforzi su obiettivi più limitati, ma più realistici da ottenere. Passando ora alla decisione di ieri, è evidente che la strategia dell’Ucraina, pur con le limitazioni di cui si è detto, mirava ad alcuni obiettivi concreti, tutti centrati.

Gli obiettivi

Primo, l’introduzione del giudizio ha permesso all’Ucraina di chiedere e ottenere un ordine diretto di cessazione delle ostilità da parte della massima istanza giudiziaria internazionale, in meno di tre settimane dall’attacco russo. Secondo, la Corte ha indicato che le tesi dell’Ucraina sono quanto meno plausibili (fermi restando gli approfondimenti che la Corte dovrà fare in seguito) tanto rispetto al fatto che nel Dombass non sia in atto un genocidio della popolazione russofona; quanto rispetto al fatto che l’uso della forza unilaterale sia in ogni caso vietato. Questi passaggi fondamentali smascherano la povertà delle dichiarazioni russe sulla necessità e legalità dell’intervento armato. Da ultimo, non si può escludere che ora che il caso è incardinato, l’Ucraina valuti di ampliare l’oggetto della domanda, e introdurre accuse ulteriori di violazione diretta da parte della Russia delle disposizioni centrali della Convenzione contro il genocidio, ove emergano elementi in tal senso. È difficile immaginare che le misure ordinate ieri saranno rispettate; ma la decisione è importante soprattutto per un aspetto: perché non è assunta da un organo le cui decisioni sono sorrette da valutazioni politiche, ma da una corte, per sua natura terza ed imparziale. Nella propaganda che inevitabilmente accompagna ogni guerra, una parola obiettiva come quella pronunciata ieri è quanto mai importante.
(Paolo Busco è avvocato internazionalista presso lo studio Twenty Essex di Londra; Filippo Fontanelli è docente di diritto internazionale alle Università di Edimburgo e LUISS di Roma).


La verità è proprio il contrario,
con la guerra civile in Donbass istigata, fomentata e finanziata dal suprematismo imperialista russo del nazifascista e falso cristiano Putin, teso a ricostruire la Grande Russia zarista e sovietica è iniziata la pulizia etnica e il genocidio degli ucraini non filorussi.
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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » sab apr 16, 2022 8:59 am


Chiedo scusa se pubblico ancora una volta un post, ma proprio non riesco a stare zitto di fronte a quello che leggo e sento, ma mi interrogo: si può arrivare alla pace?

Giuseppe Puzzolo
5 aprile 2022
https://www.facebook.com/giuseppe.puzzo ... 1082084725

Secondo me si, ma solo se l’Ucraina si difende e non capitola. Questa è l’unica salvezza anche per l’Europa. La vita insegna, ma è la gente che non studia e l’ignoranza dilaga e oggi la televisione e i social hanno reso le persone orgogliose della propria ignoranza e quanti ignoranti attraverso questi mezzi di comunicazione parlano e pontificano credendosi leoni, ma sentendoli parlare viene fuori tutto il loro ragliare e il loro ego frustrato dalla loro scialba vita.
Siamo arrivati a 41 giorni di guerra e trovo i vari programmi TV, che pur di fare ascolti e alzare il loro audience danno spazio alla propaganda russa per trarre in inganno la realtà, e girando fra le varie trasmissioni noto che alla fine ci sono sempre gli stessi ospiti ne cito alcuni Vestuto, Cremaschi, Borgonovo, Belpiero, Cruciani, Capuozzo, Murelli (editore personale di Alexnder Dugin ideologo di Putin), Adinolfi, Cecchi Paone, Utkin (russo), Cardini, Teti, Telesse, Fazolo (passaporto russo), Amurri, Modeo, Mattei, Guetii (russo), Grimaldi, Bobrovsky (russo, che nega la guerra), Ravelli, Lilin (russo), Capuozzo chiamato l’esperto e altri un po' più sporadici e poi alcuni politici, se cosi li vogliamo chiamare, Cabras, Collot, Granato, Petrocelli, Ricciardi, Frantoianni Donato e altri, artisti come Povia e non di meno tutto lo sporco che gira sui social e di come pensano certi italiani e ahimè anche nella nostra povera comunità.

Una cosa li accumuna tutti sono sciacalli dell’informazione che comodamente seduti nelle loro comode poltrone partono dal colpo di Stato 2014, dal Donbass, passano dalla Crimea e tutti i discorsi poi finiscono per arrivare al loro Green Pass informativo per giustificare un dittatore che ha scatenato una guerra provocando morte e distruzione in lungo e in largo. Ma come poter giustificare questo? Ah con la propaganda russa della denazificazione. Quindi l’aggredito diventa il colpevole. Avevo la convinzione che la comunicazione fosse alla base di tutto, ma alla fine è solo comprensione, perché se non si è disposti a capire, è tutto inutile. Come chiamare Putin? Rispondo con una citazione di Voltaire: “Si chiama tiranno il sovrano che non conosce altre leggi che il suo capriccio, che si appropria degli averi dei suoi sudditi e che poi li arruola per andare a impadronirsi di quelli sei suoi vicini”. Tutti in qualche modo fanno l’occhiolino verso il potente il più forte e il più prepotente, ma questo dimostra solo la loro arroganza, impotenza e vigliaccheria di tutti i giorni. La loro revisione della storia di certo non cancellare la verità. A volte mi vergogno di essere italiano perché se in una situazione del genere al posto dell’Ucraina ci fosse stata l’Italia la guerra non sarebbe mai cominciata perché tutto il popolo si sarebbe genuflesso al dittatore invasore. Come i nostri antenati che hanno fatto la resistenza dall’invasore onore a chi ha il coraggio di lottare e morire per la propria libertà. Si obbedisce perché si rinuncia a pensare. A tutti i pseudo pacifisti di turno vittime della propaganda di disinformazione moscovita nascosti solo dietro alla frase “no guerra”. Ma non vi sentite cosi coglioni da farvi manipolare come degli zombie? So per certo che siete soli nella vostra cerchia e vi girano sempre le solite informazioni. Come un tam tam ripetete a voi stessi le stesse informazioni ma senza essere veramente informati sull’argomento. Ma miei cari giornalisti e quant’altro occhio perché vi state macchiando l’anima con tutte le menzogne che dite, e non mentite solo per voi ma ingannate popolazioni intere, e questo è molto grave. Il profeta Isaia (Cap. 5,20) cosi recitava: << Guai a coloro che dicono del male bene, e del bene male; Guai a coloro che fanno delle tenebre luce, e della luce tenebre; guai a coloro che fanno dell’amaro dolce e del dolce l’amaro >>. Un punto su cui la propaganda russa ha fatto breccia è la nascita dell’antiamericanismo, dell’antinato e dell’antieuropeismo. Non discuto che in passato hanno fatto anche loro degli errori “nell’esportare la democrazia” (ma la storia nostra ci insegna che ci hanno liberato dall’invasione tedesca e la resistenza dei partigiani hanno fatto il resto e grazie a quell’intervento oggi ci chiamiamo Italia, ma tanto a chi cazzo interessa quando noi una unità nazionale non la possediamo). Penso però che dopo 41 giorni di guerra bisogna un po' uscire dalla bolla di falsa informazione in cui siamo entrati perché di certo l’invasione della Russia a danno dell’Ucraina non è una esportazione di democrazia, ma una mutilazione di territorio, “un saccheggio alla Garibaldi perpetrato dal nord ai danni del regno delle sue sicilie”. Vedendo le crudeli immagini e i racconti che mi provengono direttamente dai luoghi di battaglia mi chiedo cosa deve ancora accadere prima che la Nato e la comunità internazionale intervenga in modo attivo per evitare che un paese interno scompaia dalle carte geografiche, radendo al suolo intere città e cancellando la memoria storica di una popolazione intera a causa di un folle che sta perpetrando questo atto cui non c’è logica? Secondo la fonte “Road Map” pubblicata dall’agenzia <<Novosti>> di stretta appartenenza putiniana dichiara: “al momento l’intenzione di Putin è la sconfitta totale sul campo di battaglia dei nemici ucraini, una successiva opera di pulizia di tutti gli apparti statali politici e militari, la rieducazione della popolazione superstite per la durata di una generazione, la cancellazione totale del nome Ucraina”.
“Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria, si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia. Dopo ci che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. Ed il mondo intorno a lui dimentica ancora più in fretta”. (dal libro del riso e dell’oblio di Milan Kundera). Ancora non si è capito che è un attacco solo all’Ucraina, ma un attacco a tutto l’occidente? Ancora si cerca la strada diplomatica con il folle sovietico che ancora oggi ha ribadito che tutti gli obiettivi non sono stati raggiunti. I leader delle comunità internazionali non hanno capito che stanno giocando al RISIKO con Putin e stanno giocando solo in difesa ricorrendo alle mosse dello Zar. Si chiede l’intervento della giustizia internazionale per la condanna di criminale di guerra e di genocidio di un popolo. Ma secondo voi un pazzo della portata di Putin riconoscerebbe una sentenza del genere? Agli occhi internazionali ha fatto credere di sentirsi forte e sicuro prendendo in giro tutti di avere una potenza mondiale e tutti si stanno cagando sotto, quando il presidente Zelensky ha solo chiesto una no flay zone per chiudere i cielo ed evitare i bombardamenti perché poi per tutto il resto ci pensa l’esercito e il popolo ucraino. Tutti abbiamo dimostrato la nostra stupidità e mancanza di intelligenza inchinandoci davanti a Putin. Abbiamo fatto vedere la nostra debolezza come se la cosa non ci riguarda. Chi ha studiato un pochino di storia ricorda anche che non interessava quello che Hitler stava macchinando e tutti si sono girati dall’altro lato cosa poi è successo? Ricordate. L’Ucraina in questo momento è lo scudo umano per l’intera Europa e se un indemoniato ha invaso un paese libero e democratico con la scusa del nazismo o altro chi gli vieterà di ripetere la stessa azione militare nei confronti di un altro paese? La Tv e i commentatori di qualsiasi grado stanno come al solito disinformando per non far capire come sta la verità e dove la bugia. Mai fidarsi della Russia oggi come in passato. Avete sentito la proposta choc del deputato della Duma Savostyanov: «Invadiamo anche Polonia, Moldavia, Paesi baltici e Kazakistan e poi dritti nell'intera Europa». La Russia davvero non vuole fermarsi all'Ucraina? Le perdite di Putin nell'invasione sconsiglierebbero qualsiasi altra mossa nel resto d'Europa, figurarsi mettersi contro la Nato. Eppure all'interno della Duma c'è chi non vorrebbe interrompere la cosiddetta «operazione militare». Il deputato del partito comunista della città di Mosca, Sergei Savostyanov: «La Russia potrebbe condurre un'offensiva su vasta scala contro la Polonia, i Paesi baltici, la Moldavia e il Kazakistan come parte di un'operazione militare speciale globale su smilitarizzazione e denazificazione». Tutto è appena iniziato ci sarà molto sangue europeo secondo tutti i russi. Fin dall’inizio tutti desideravano una cosa che l’Ucraina si arrenderebbe di fronte alla potenza della Russia. Certo perché per tutti questa guerra è un fastidio, un incidente di percorso che è venuto a turbare il nostro equilibrio nel nostro mondo in cui viviamo. Perché cominciano i problemi per le nostre riserve di gas, rovinare i nostri affari, rovinare il nostro Pil ecc. ecc. Ma chi se ne fotte del popolo ucraino e di questa invasione tanto è da 8 anni che rompe le scatole al povero Putin e a tutti filo russi, ma poverini. Tutti parlano, denunciano, accusano, ma in cuor loro pensano che è meglio se questi slavi che vogliono essere occidentali la smettessero di combattere e così che ognuno di noi può tornare ai propri affari e al proprio sonno ipnotico. Ma questa resistenza ucraina ci sta svegliando in qualche modo perché sta diventato la nostra coscienza e ci spingerà a fare le cose che si devono fare perché loro, gli ucraini, hanno conosciuto per secoli il dominio russo/sovietico e non intendono tornare indietro nel tempo, ma hanno scelto liberamente di essere occidentali e intendono restare ad ogni costo. La difesa della libertà. Ma a noi quello che magari disturba non è la guerra di Putin ma la resistenza ucraina che disturba il nostro sonno ipnotico perché ci costringe a domande molto profondi. Non vogliamo pensare perché pensare turba e per poter pensare bisogna mettere in discussione le cose, indagare, scoprire autonomamente (come diceva Jiddu Krishnamurti dalla ricerca della felicità). Se l’Ucraina vince ci hanno insegnato cosa significa essere liberi. Oggi il Presidente Georgiano Salome Zurabishvili ha annunciato che aderisce a tutte le sanzioni imposte alla Russia per l’invasione dell’Ucraina. Certo loro l’invasione russa ‘l’hanno subita nel 2008 sempre per colpa di filorussi separatisti. Anche lì bisognava denazificare? Mi meraviglio come nel nostro Parlamento 35 onorevoli hanno votato no all’invio di aiuti militari e umanitari per l’Ucraina dichiarando “Putin è con noi sta combattendo una guerra per tutti noi, contro l'agenda globalista” facendo nascere il partito anti-nato. Ma a questi 35 signori e non onorevoli in caso di attacco all’Italia voi restate accanto a noi del popolo? Ma avrei tanti di quei dubbi…….
Cercherò ancora una volta di fare un resoconto storico ancora più approfondito:
L’Ucraina ha sempre rappresentato un pericolo per l’Unione Sovietica per il suo spirito nazionalista e di libertà dalle dittature.
1. 1922: l’Ucraina con la forza e non per propria volontà entrò ufficialmente nell’URSS diventato Repubblica socialista sovietica ucraina sotto il potere di Lenin;
2. 1932 – 1933: Stalin sempre per la paura dello spirito indipendentista dell’Ucraina ideò un piano folle. In un bel mezzo della carestia decise la collettivizzazione delle fattorie e chiuse le frontiere affinché i cittadini non potessero scappare e formò brigate di sequestro che andavano di casa in casa rubando il cibo ai contadini poiché lo sterminio dei contadini s'intrecciò con la persecuzione dell'intellighenzia e con la lotta al patriottismo di un intero popolo è questo provocò la morte di quasi 5 milioni di ucraini dando il via allo sterminio dell’Ucraina chiamato “HOLOMODOR”. Mosca soffocò qualsiasi forma di dissenso e non riconobbe mai questo spaventoso crimine: manipolando i dati demografici riuscì a nascondere l'improvvisa scomparsa di milioni di esseri umani. L'insabbiamento delle responsabilità fu totale non solo all'epoca dei fatti ma anche in seguito. Dopo la morte di Stalin (1953), il suo successore Nikita Krusciov avviò alla "destalinizzazione" e denunciò i crimini del predecessore, soprattutto le epurazioni all'interno del partito, le "purghe", avvenute con processi farsa tra il 1936 e il 1938. Il 23 ottobre 2008 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione nella quale ha riconosciuto l'Holodomor come un crimine contro l'umanità; In Ucraina, dopo il riconoscimento dell'Holodomor, fu deciso di commemorarlo ufficialmente ogni anno al quarto sabato del mese di novembre e dal 2008 è stato aperto il Museo nazionale del Genocidio dell'Holodomor.
3. 1941 – 1944: l'Ucraina fu occupata dalle forze dell'Asse (insieme delle nazioni che parteciparono alla 2° guerra mondiale) nell'ambito della campagna di Russia. Oltre 30.000 ucraini si arruolarono nell’esercito in funzione antibolscevica e antirussa. In questo contesto si inserì anche l'attività nazionalista ed indipendentista dell'Esercito Insurrezionale Ucraino contro l'Armata Rossa.
4. 1954: celebrazione dei 300 anni di amicizia tra Ucraina e Russia (fatti coincidere con la pace di Perejaslav), l'U.R.S.S. decise di ritornare la Crimea all'Ucraina, togliendola alla Federazione Russa. Tutto ciò all'interno dell'URSS, durante la presidenza di Chruščëv.
5. 1955: ebbe grande sviluppo industriale il bacino carbonifero del DONBASS che divenne centro dell’equilibrio economico dell’Ucraina e favorendo anche l’immigrazione di tanti russi che emigravano per lavoro;
6. 1986: il 24 aprile di quell’anno avvenne il famoso disastro di Cernobyl che ebbe conseguenze devastanti in termini di morti, malati, sfollati nonché anche danni in termini economici;
7. 1989 – 1990: in considerazione di chi sostiene l’allargamento della Nato ad est. Esiste un accordo siglato fra gli Usa con Presidente Bush padre e l’Unione Sovietica presidente Gorbaciov, in cui la Nato si prendeva l’impegno solenne di non allargarsi mai ad est e confine orientale della Germania riunificata. C’è molta confusione anche sulla data e sull’identità stessa di questi accordi. Si citano soprattutto di colloqui “4+2” sulla riunificazione della Germania, avvenuti nel settembre 1990. Ma nel settembre del 1990 l’Unione Sovietica si è dissoluta e le 15 repubbliche sono tornate indipendenti. Sempre nel settembre del 1990, a est c’era ancora il Patto di Varsavia. Di cosa stiamo parlando allora? Il Patto di Varsavia, la mutua difesa dei “fratelli” socialisti, le basi sovietiche nell’Est europeo, la stessa Unione Sovietica, dopo il 1991 hanno cessato di esistere e con questo tutti gli accordi presi decadono autonomamente in quanto la Russia non è l’Unione Sovietica è solo una parte del blocco sovietico come era anche l’Ucraina e i paesi baltici. Se Lituania, Estonia e Lettonia hanno fatto libera richiesta di aderire alla Nato e poi anche Romania e Polonia in quanto questi sono paesi che hanno conosciuto il regime sovietico e hanno scelto di non più aderire nella sfera del Cremlino. La Nato non ha assolutamente violato nessun accordo in merito.
8. 1990: in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica il nuovo parlamento adottò la Dichiarazione di sovranità dell’Ucraina. La dichiarazione stabilì i principi di autodeterminazione dell'Ucraina, la democrazia, l'economia politica e l'indipendenza, la priorità della legge ucraina sul territorio ucraino rispetto al diritto sovietico.
9. 1991: Dopo il fallito golpe di agosto, il 24 agosto 1991 il Parlamento ucraino adottò l'Atto d'indipendenza dell'Ucraina attraverso il quale il Parlamento dichiarò l'Ucraina uno Stato indipendente e democratico.
10. 1994: Trattato o memorandum di Budapest l’Ucraina accettava di smaltire tutte le armi nucleari aderendo al trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Le 1900 testate nucleari furono inviate in Russia per lo smantellamento e in cambio ha ottenuto la garanzia da Russia, Stati Uniti, Regno Unito, Cina e Francia per la sua sicurezza di:
• rispettare l’indipendenza e la sovranità ucraina entro i suoi attuali confini;
• astenersi da qualsiasi minaccia o uso della forza con l’ucraina;
• astenersi dall’utilizzare la pressione economica sull’ucraina per influenzare la sua politica;
• chiedere l’approvazione del consiglio di sicurezza dell’Onu se vengono usati armi non convenzionali o nucleari contro l’ucraina;
• astenersi di usare armi nucleari contro l’ucraina;
• consultare le altre parti interessate se sorgono domande su questi impegni.
Alla luce di questo se siamo dalla parte della verità se l’Ucraina non avesse restituito quelle armi oggi sarebbe la 3 potenza nucleare ha dimostrato di non essere per la guerra ma neutrale. Questo trattato sancisce che i paesi firmatari erano garanti della sicurezza dell’Ucraina e che se qualcuno la invadesse loro hanno il dovere di intervenire per la sua difesa in qualsiasi modo e guarda caso l’aggressione e l’invasione è stata violata proprio da un paese che doveva garantire la sua neutralità contro ogni attacco, la Russia di Putin. Tutto quello che oggi si dice quasi a favore della Russia va contro questo trattato che coinvolgeva Russia, Cina Stati Uniti, Regno Unito, e Francia (3 paesi facenti parte della NATO).
11. 1994: La Russia attuale ha siglato altri accordi bilaterali con la Nato. Il 27 maggio 1997, con il Nato-Russia Founding Act, le due parti hanno anche preso l’impegno di non creare nuove sfere di influenza e di non arrogarsi un diritto di veto sulla controparte.
12. Dal 1994 al 2007 in Ucraina c’è stato un susseguirsi di presidenti filo russi che hanno portato l’Ucraina sotto l’ala del Cremlino cedendo alle richieste di Putin (perché negli altri paesi i presidenti cambiano ma in Russia mai) è ai ranghi del potere salì Viktor Janukovyc ( dal 2002 al 2004, poi dal 2004 al 2005 e dal 2006 al 2007 ) lui nato nel Donbass in particolare in un villaggio che si trova in Donkets e fu Presidente della Regione dal 1997 al 2002. Lui apparteneva al clan dei filorussi di Doneks. Lui parlava russo e sapeva solo qualche parola di ucraino. In questi anni fi accusato sempre di brogli elettorali e dell’avvelenamento del presidente della rivoluzione arancio Juscenko.
13. 2010 – 2014: Janukovic riesce a farsi eleggere presidente dell’Ucraina e all’inizio aveva intavolato delle trattative con l’Unione Europea per la creazione di una zona di libero mercato all’interno di una più vasta partnership tra Europa e paesi ex-sovietici come la Moldavia, la Russia, l'Azerbaigian e la Georgia. Dopo una prima rivoluzione, la "rivoluzione arancione" del 2004, l'Ucraina era rimasta impantanata da anni di corruzione, cattiva gestione, mancanza di crescita economica, svalutazione della moneta e impossibilità di ottenere finanziamenti sui mercati internazionali. Perciò Janukovyč aveva cercato di stabilire relazioni più strette con l'Unione europea e la Russia al fine di attrarre investimenti nel paese. Una di queste misure fu un accordo di associazione con l'Unione europea, che avrebbe fornito all'Ucraina sostegno economico in cambio di riforme allo scopo di accrescere gli scambi commerciali e di allentare i legami economici con la Russia. Janukovyč in un primo momento entrò in trattative con l'UE, ma infine si rifiutò di firmare perché preoccupato dalla minaccia russa di applicare sanzioni economiche. Nel 2013 sembrava tutto fatto c'era già la data del summit di Vilnius per le firme ma all’ultimo minuto Yanukovich fà marcia indietro e i giovani ucraini che già pregustavano l'idea di una Ucraina europea non la presero bene e a fine novembre scesero in piazza dando inizio alla rivoluzione dell'euro Maidan centinaia di migliaia di cittadini occuparono le piazze centrali di kiev bloccando per mesi la città. Il 17 dicembre la Russia acquista 15 miliardi di titoli di stato ucraina abbassò il prezzo per la fornitura di gas sembrò a tutti cosa abbastanza evidente che l'ucraina sarebbe rimasta ancora a lungo sotto l'influenza russa. Yanukovich scatenò una violenta repressione compiuta dalla polizia e dalle forze governative tra cui la famigerata Berkut che spararono sui civili per far capire ai manifestanti dell’euromadian che il governo yanukovich aveva del tutto abbandonato il progetto di integrazione europea. Le proteste culminarono con numerose richieste di dimissioni del presidente Viktor Janukovyč e del governo di Mykola Azarov con l’accusa di corruzione degli organi di governo, l'abuso di potere e di violazione dei diritti umani in Ucraina. La protesta si inasprì e Yanukovich è scappato non senza spargimenti di sangue ci furono episodi controversi come quelli tra il 18 e il 20 febbraio 2004: le forze governative aprirono il fuoco sulla folla mentre degli ignoti cecchini seminavano il panico tra polizia e manifestanti. Da esami medici sui corpi e l’esame balistico dei proiettali sui cadaveri è venuto a galla che erano proiettili in dotazione alla Berkut corpo di polizia antisommossa impiegata come gendarmeria governativa alle dirette dipendenze in quel momento di Yanukovic. Lo stesso presidente incapace di mettere ordine e tornare indietro facendo la volontà del popolo preferì scappare rifugiandosi in Russia sotto l’ala del Cremlino e ancora oggi non è più tornato.
14. La rivoluzione fu accompagnata da una rapida serie di cambiamenti nel sistema politico dell'Ucraina, tra cui il ripristino della costituzione del 2004, l'installazione di un nuovo governo provvisorio presieduto da Arsenij Jacenjuk, l'abolizione di una legge che riconosceva il russo come lingua regionale ufficiale e lo svolgimento di elezioni presidenziali anticipate con le elezioni del 25 maggio 2014 che sancì la vittoria dell’oligarca Pedro Porošenko. Dopo la rivoluzione del 2014, la Russia ha rifiutato di riconoscere il nuovo governo provvisorio, chiamando la rivoluzione un colpo di Stato e ha accusato gli Stati Uniti e l'UE di aver finanziato e diretto la rivoluzione e ancora oggi grazie alla propaganda russa i filuputiniani sostengono questa tesi addirittura dando colpa a Zelensky il quale all’epoca non era neanche in politica. Poi una spiegazione deve essere chiara se il popolo ha deposto un presidente che non li rappresentava cosa c’entra che la Russia deve riconoscere o non riconoscere il governo di un paese libero e democratico come se lei fosse padrona in quello stato. In quel periodo di governo provvisorio che poi porto alle regolari elezioni presidenziali Putin fa la prima invasione in terra Ucraina e ha preso il controllo della penisola di Crimea. Al momento lo Stato non reagì anche per mancanza di organizzazioni politiche. Quindi sospetti di intromissione USA e UE ma i fatti dicono e raccontano della sua invasione in terre non di sua competenza. Grazie alla presenza di filorussi e gente di etnia russa provocarono cacciarono fuori tutta la popolazione ucraina che non accettava questa invasione e fomentò disordini in Crimea e indisse un referendum non riconosciuto ne dal governo ucraino ne dalla diplomazia internazionale dove a votare andarono solo i filorussi e cosi vince un fantoccio si per l’annessione della Crimea alla Russia inviò le proprie truppe senza insegne a prendere il controllo del governo locale con l’intento appunto di dichirare l’indipendenza dall’Ucraina. L’esercito ucraino tollerò e controllò la situazione ma non intraprese nessuna azione militare per non dare pretesto a Putin di iniziare una guerra in terra ucraina. Per quei pochi residenti ucraini stare a contatto con i filorussi e con soldati russi la situazione nel tempo è divenuta estenuante. Durante questa crisi della Crimea l’Ucraina ha sempre fatto riferimento al trattato di Budapest del 1994 con i punti che esso conteneva in particolare “rispettare l’indipendenza e la sovranità ucraina entro i suoi attuali confini” e la Russia era paese firmatario e garante. In quel momento tutto l’occidente non intervenne tranne solo nel dichiarare invalido il referendum.
15. 2014: Il nuovo governo ucraino intraprese trattative affinché l’Ucraina potesse aderire all’Unione Europea e si è impegnato ad adottare le riforme nel sistema giudiziario, politico e le politiche finanziarie ed economiche necessarie per rispettarne i termini.
16. 2014: ecco che dopo questo inizio di trattativa del nuovo governo ucraino la Russia riprova una seconda invasione in territorio ucraino che tutti oggi conosciamo come Donbass e inviando truppe senza insegna in supporto dei separatisti filorussi si aggiunsero mercenari estremisti di destra e sinistra provenienti dall’estero fra cui anche italiani (es. Fazolo lo dichiara anche lui). In contemporanea ai confini territoriali ucraini Putin aumentava la presenza di truppe russe pronte ad una invasione.
17. 2014: Partiamo da questo presupposto il Donbass è territorio ucraino e non russo una volta cacciato via il cameriere di Putin a Kiev Yanukovich la risposta dello Zar è stata quella di occupare la Crimea ed armare bande di mercenari misti a soldati russi senza mostrine ad invadere ed occupare il Donbass, questa è la verità. Ci sono stati morti? Certo molti e anche molti bambini ma questa guerra ha un unico colpevole, l' Ucraina è stata invasa parzialmente già otto anni fa da Putin ma il mondo ha preferito girarsi dall' altra parte ed oggi ne paghiamo tutti le conseguenze. Da allora partì la crisi del Donbass in particolare l’oblast di Donets’k e l’Oblast di Luhans’k che sono regioni dell’Ucraina orientale confinanti con la Russia e abitati da tante persone di etnia russa trasferitasi dal ex-URSS per lavoro in quanto erano regioni industrializzate e per questo ci fù un vasto processo di migrazione dalla Russia. Oggi esse vengono chiamate Auto-repubblica di Donets’k e Auto-repubblica di Luhans’k perché sempre per opera dei filo-russi. Nel corso del referendum del 1991 queste regioni hanno votato a favore dell’indipendenza ucraina senza influsso della Russia. Ma con al potere Viktor Yanukovich filorusso e gli oligarchi, i filorussi hanno preso il sopravvento e yanukovich controllava l'economia tramite la corruzione il clientelismo con richiami al glorioso passato industriale e la centralità della lingua russa ha permesso ai filorussi controllati dal Cremlino di avanzare una richiesta di federalismo regionale. Visto che in Crimea ci sono riusciti volevano provarci anche in queste due regioni. Ed ecco che nel 2014 sia in Donets’k e sia in Luhans’k, i filorussi presero d'assalto gli edifici governativi e proclamarono per mandato popolare la nascita delle due repubbliche indipendenti indipendenza ribadita poi dal referendum di maggio come in crimea, a capo di queste insurrezioni filorussi c’erano esponenti russi che corrispondono al nome di:
- Igor Birkin ex ufficiale dei servizi segreti russi e auto proclamatosi leader delle forze armate e presidente della pseudo-nenonata repubblica di Donets’k
- Valery Bolotov ex ufficiale dei servizi segreti russi e auto proclamatosi leader delle forze armate e presidente della pseudo-nenonata repubblica Luhans’k.
Al comando delle false repubbliche Donets’k e Luhans’k tutti obbedivano ai seguenti militari: Aleksandr Zacharčenko, Denis Pušilin, Vladimir Antjufeev, Aleksandr Borodaj, Igor' Girkin, Vladimir Kononov, Pavel Gubarev, Igor' Kakidzjanov, Alekseij Markov, Valerij Bolotov, Leonid Pasečnik, Aleksej Mozgovoj, Sergej Šojgu.
Ragionando sorge la domanda: cosa ci facevano tutti questi signori lì? e soprattutto cosa ci faceva l’esercito russo al confine ucraino armato fino ai denti? Quindi non si tratta di guerra civile, ma Putin con i suoi uomini e la sua propaganda è entrato nei territori del Donbass alimentando tutto il disordine facendo passare la colpa agli ucraini. Putin a sempre negato la presenza di russi in quei territori. Ma oltre i russi c’era la presenza anche di mercenari assoldati per soldi anche italiani. E come è possibile che due territori relativamente piccoli potevano sostenere una guerra con tutta l’Ucraina. Tutti gli ucraini che sono stati costretti a scappare da quei territori verso zone più tranquille. In questi 8 anni al comando di queste due repubbliche fantocce si è avuto due referendum come sempre non riconosciuti che hanno portato al potere due cittadini russi che corrispondono:
- Pusilin Denis Capo della Repubblica Popolare di Doneck e comandante supremo delle forze armate della RPD dal 7 novembre 2018, è ricercato dalle autorità ucraine per separatismo, alto tradimento e terrorismo Dal 2020 è membro del partito di governo russo Russia Unita, partito di Putin.
- Leonid Pasecnik è un militare russo, capo di Stato della non riconosciuta Repubblica Popolare di Lugansk. È anche il comandante supremo delle forze armate della Repubblica Popolare di Lugansk dal 21 novembre 2017. Dal 2020 è membro del partito di governo russo Russia Unita, partito di Putin.
Questi due nomi sono nell’elenco dei militari russi che comandavano l’invasione nel Donbass.
18. Putin ha più volte denunciato il genocidio nel Donbass (14.000 morti); Quando si parla di 14 000 morti nel Donbass occorre precisare che sono da ambo le parti. Di quei 14.000 "solo" 3.939 erano civili (2360 ucraini e 1579 ucraini filorussi), e di quelli la stragrande maggioranza è morta nel 2014, tra allora e il 2022 sono 349 i morti civili in "otto anni di guerra". Gli altri, più di 10.000 erano militari, 4.641 da un lato 5.772 dall'altro. E, giusto per non dimenticarlo, in Donbass fino al 2014 c'era un 58 % di ucraini, ora sono meno di mezzo milione. Ricordiamo che dovrebbe essere il governo ucraino a denunciare l’invasione operata dai russi e da mercenari e non Putin. Comunque si tratta di perdite relative ad entrambe le parti in conflitto ed è dunque veramente follia, o totale malafede, attribuire questi decessi alla presunta volontà genocida del governo ucraino. La Corte internazionale di giustizia dell’ONU si è espressa al riguardo, sentenziando che in Donbass non c’è stato alcun genocidio e che è il pretesto utilizzato dalla Russia per attaccare l’Ucraina è infondato.
19. Tutto quello che viene raccontato sul genocidio nel Donbass o delle guerre civili si può parlare quando queste regioni erano già dirette da cittadini russi che aspettavano solo un pretesto per scatenare una guerra. A Putin questo disordine nel Donbass faceva molto comodo e sapete perché? Subito spiegato. Un paese per aderire nella NATO deve garantire che al suo interno non deve essere presente nessuna forma di disordine o guerra civile. Quindi l’aggressione di oggi di Putin di invadere l’Ucraina perché stava entrando nella NATO è assolutamente falsa in quanto lui stesso sapeva di questa condizione e alimentava il disordine per impedire una eventuale adesione alla NATO. La Russia se ne frega altamente del Donbass tantè che oggi combatte in quei territori con assenza di soldati ucraini. Alla Russia conveniva un Donbass instabile da utilizzare come arma di ricatto per un’eventuale invasione. L’Ucraina per lui deve essere un territorio vassallo sull’esempio della Bielorussia con al comando il dittatore Lukashenko. Se Putin annette l’Ucraina per metterci un governo fantoccio e farla diventare un suo vassallo, stile Bielorussia con Lukashenko, equivale ad autorizzare il dilagare della volontà del neozarista (stile Hitler seconda guerra mondiale).
20. 2014: 2 maggio incendio di Odessa Le forse russe trovandosi in minoranza numerica intorno alle 19,00 con una parte dei manifestanti filo-russi penetrò nella Casa dei sindacati che si affaccia sulla piazza, bloccandone gli accessi ed erigendo barricate. Nel frattempo i manifestanti pro-Maidan presero il controllo della piazza e distrussero il campo allestito dagli oppositori. Intorno alle ore 20,00 un incendio si sviluppò in più punti dell'edificio, facilitato peraltro dalla struttura stessa dell'immobile. Il Consiglio d'Europa ha costituito un apposito Comitato consultivo internazionale chiamato a indagare e valutare le indagini giudiziarie ucraine, ha concluso i suoi lavori nel 2015. Nel suo rapporto ha decretato che l'incendio è stato appiccato da dentro e non dai fuori dove i manifestanti che si trovavano all'esterno. Rapporto del 31 maggio 2015.
21. 2019: nel mese di maggio viene eletto Volodymir Zelensky di famiglia di origine ebraica, di madrelingua russa, laureato in giurispudenza, nato in Kryvyj Rih situata a 130 km a sud-ovest di Dnipro, nel suo oblast, alla confluenza dell'Inhulec' e del Saksahan' molto vicino al Donbass ha vinto le elezioni con il 73% dei voti. Subito dopo l'elezione, come previsto dalla legge ucraina, ha sciolto il parlamento e indetto nuove elezioni per il luglio successivo, ampiamente vinte dal suo partito, che ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi. Da presidente, Zelens'kyj ha puntato sulla digitalizzazione dell'amministrazione e sulla conciliazione tra le aree russofone e quelle a maggioranza ucraina del Paese. Zelens'kyj aveva promesso di trovare una soluzione alla crisi russo-ucraina, cominciata nel 2014. Dopo l'elezione, gli vengono riconosciuti progressi nella lotta alla corruzione, ma è nato il contrasto agli oligarchi, ha imposto una prova di indipendenza del sistema giudiziario ucraino dando prova di non essere un corrotto. Ha inizialmente provato a stabilire relazioni diplomatiche con il presidente russo Vladimir Putin; tuttavia, le tensioni tra i due Paesi si sono acuite nel 2021, in seguito alla proposta di Zelenskyj di far entrare l'Ucraina nella NATO e nell'Unione Europea. Ma senza ricevere nessuna garanzia in merito.
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Adesso parliamo di Vladimir Putin e della sua Russia capo di un regime che per anni è stato teatro di morti sospette, giornalisti ammazzati in circostanze poco chiare, dissidenti avvelenati, attivisti incarcerati, oggi scatena una guerra in Ucraina perché li crede russi, ma di colpo si sono fatti dissidenti perchè hanno iniziato a guardare ovest il paese vuole entrare in Europa e allora come succede da anni a chi lo contrasta va neutralizzato solo che per neutralizzare un politico o un giornalista dissidente basta del veleno o un sicario per un paese intero servono armi, bombe, carri armati, missili. Fin dalla sua salita al potere alla fine degli anni 90 come campo del KGB fomenta un colpo di stato per destituire Gorbaciov affinchè non ci fosse il crollo del regime sovietico ma non riesce. Sale al potere politico nel 1999 o come primo ministro o come presidente è incarica ancora oggi perchè chiunque abbia provato a contrastarlo politicamente, chiunque abbia provato a indagare sui suoi affari, chiunque abbia provato a sfidarlo democraticamente, ha pagato con la persecuzione con la morte compresi i suoi fedelissimi. Provo a fare un elenco di queste persone entrate nel mirino di Putin e per i suoi servizi segreti il gioco è sempre uno la disinformazione e la propaganda di copertura:
01: anno 2000 - Artyom Borovik editore giornalista investigativo stava per pubblicare un libro che in cui intervista la vera madre Putin a una donna costretta da giovane ad affidare il piccolo figlio ad altri per volere del secondo marito ha cercato le proprie reclute nei collegi. È morto in un sospetto incidente aereo nel 2000 anno in cui Putin arrivò alla carica politica più alta quella di presidente. Secondo diverse inchieste giornalistiche non si sarebbe affatto trattato di un incidente il liquido antigelo non era stato versato nei serbatoi l'aereo era stato sabotato;
02. anno 2000: Antonio Russo giornalista italiano si trovava in Georgia per documentare la guerra in Cecenia vera ossessione dell’FSB i servizi segreti reti nel kgb le fsb e sono i pretoriani di Putin che non voleva che si raccontasse dei metodi dell'esercito russo il giornalista italiano di radio radicale denunciava le violenze dei militari russi sulla popolazione cecena fornendo prove sull'utilizzo da parte di Mosca di armi illegali e avendo il coraggio di accusare direttamente Putin proprio dopo averlo chiamato in causa direttamente nel 2000 venne ucciso aveva il torace fracassato da un colpo violentissimo; telefono computer videocamera erano scomparsi;
03. anno 2002: Ibn Al-Khattab, Rivoluzionario fondamentalista saudita, noto per aver combattuto al fianco dei ribelli ceceni nella Prima e nella Seconda guerra cecena, è morto il 20 marzo 202 dopo aver aperto una lettera contaminata da gas nervino. Secondo fonti cecene, l’intelligence russa riuscì a far recapitare la missiva avvelenata a Ibn Al-Khattab spacciandola per un messaggio inviatogli dalla madre con la quale, il “Che Guevara musulmano” era in costante corrispondenza.
04. anno 2002: Vladimir Golovlyov è stato ucciso il 21 agosto 2002 alla periferia di Mosca da dei sicari, che gli hanno sparato uccidendolo sul colpo mentre portava a spasso il cane. All’epoca era vicepresidente del partito Russia Liberale, che si opponeva a Putin e faceva capo all’ex oligarca Boris Berezovsky, in esilio a Londra. La deputata (ed ex compagna di partito) Irina Khakamada avanzò l’ipotesi che l’omicidio potesse essere legato alle sue funzioni di responsabile della privatizzazione nella regione degli Urali all´inizio degli Anni ‘90.
05. anno 2003: Sergei Yushenkov il giorno successivo alla morte di Golovlyov, il deputato Sergej Yushenkov dichiarò che si era trattato di un omicidio politico. Membro eletto di tutti i Parlamenti russi dal 1989 in poi, Yushenkov è stato ucciso il 17 aprile 2003, poche ore dopo la registrazione del suo partito politico, con cui voleva partecipare alle elezioni parlamentari. Pochi anni prima aveva denunciato il coinvolgimento dei servizi segreti negli attentati delle Bombe nei palazzi in Russia, rivendicati dall’Esercito per la Liberazione del Daghestan.
04. anno 2003: Yuri Shchekochikhin uno degli uomini più vicini a vladimir putin accanto a lui sin dal giorno dell'investitura politica dei giornalisti lo avevano soprannominato all'oligarca della sicurezza perché si occupava della sicurezza personale degli uomini della cerchi di putin secondo diverse inchieste stava cercando di allargare il suo giro d'affari spostandosi su un gioco d'azzardo e spendendo per ottenere cose il nome di putin nel 2003 stava per partire per gli stati uniti e denunciare direttamente quanto scoperto dagli investigatori dell'FBI e siccome vedeva che le istituzioni russe erano sorde alle sue inchieste a fine giugno sarebbe dovuto salire sul volo inizia però a star male è improvvisamente muore il 3 luglio di quell'anno i sintomi sono riconducibili all'avvelenamento da materiale radioattivo;
05. anno 2004: Paul Klebnikov Caporedattore dell'edizione russa di Forbes, il giornalista Paul Klebnikov (nato negli Stati Uniti) è stato ucciso il 9 luglio 2004 è stato ucciso davanti al suo ufficio a colpi di pistola da sicari del Caucaso: nel libro Godfather of the Kremlin - Boris Berezovsky and the Looting of Russia aveva descritto in modo dettagliato gli intrecci tra mafiosi, uomini d’affari e politici russi.
05. anno 2004 Roman Tsepov e uno degli uomini più vicini a vladimir putin accanto a lui sin dal giorno dell'investitura politica dei giornalisti lo avevano soprannominato all'oligarca della sicurezza perché si occupava della sicurezza personale degli uomini della cerchi di putin secondo diverse inchieste stava cercando di allargare il suo giro d'affari spostandosi su un gioco d'azzardo e spendendo per ottenere cose il nome di putin nel 2004 convocato da alcuni colleghi per discutere negli uffici della fsb servizi segreti beve una tazza di tè dopo pochi giorni morita i sintomi sono riconducibili all'avvelenamento da materiale radioattivo
06. anno 2006: Anna Politkovskaja Collega di Shchekochikhin alla Novaja Gazeta, Anna Politkovskaja è stata uccisa il 7 ottobre 2006 (giorno del compleanno di Putin) nell’ascensore del palazzo in cui viveva nel centro di Mosca. Nota per l’impegno sul fronte dei diritti umani, i reportage dalla Cecenia l’opposizione al presidente Putin, a settembre del 2004, era stata vittima di un sospetto caso di avvelenamento dopo aver bevuto un tè sull'aereo che la stava portando a Beslan, dove un gruppo di guerriglieri ceceni aveva preso in ostaggio 1.200 persone.
07. anno 2006: Aleksandr Litvinenko era tra coloro che si sono accorti di essere state frenate c'è un uomo che più di tutti ha fornito indizi e prove sul potere criminale di putin era un agente dei servizi segreti russi sottotenente all'epoca del kgb e poi dirigente della fsm mentre sta facendo carriera e salendo nella scala gerarchica un rivale lo accusa di aver torturato un arrestato in un interrogatorio lui riesce a trovare il video della stanza dove è avvenuto dell'interrogatorio dimostrando di non essere lui l'uomo che picchiava ma viene comunque messo in un carcere per otto mesi perché l'interrogato torturato era probabilmente un uomo protetto dalla Solncevskaja bratva o brigata del sole l'organizzazione mafiosa più potente del mondo più tardi affermerà di essere stato incarcerato per aver esposto i legami tra i servizi segreti la mafia questo è un episodio che cambia profondamente sul modo di vedere l'attività della fsb.Si rende conto che i servizi segreti stanno diventando un'organizzazione paramilitare al servizio di putin inizia a denunciare pubblicamente ciò che sa racconta che un'inchiesta a cui stava lavorando sui narcotrafficanti beh chi viene bloccata. Racconta che l'ordine di esecuzione di anna politovskaja è partito direttamente da puntin che ci sono i servizi segreti dietro le bombe dei palazzi e da dettagli indizi documenti e così è costretto a fuggire dalla russia e nel 2000 e chiede asilo politico alla Gran Bretagna sei anni più tardi del 2006 incontra in un hotel di londra due ex spie russe che chiedono di volerlo incontrare lasciando intendere che gli vogliono dare delle informazioni foto e documenti i due agenti che lo incontrano gli versano del tè ma in quel te c'è polonio 210 un semimetallo radioattivo che si trova nel minerale di uranio ed è velenosissimo. Le spie russe negheranno qualsiasi implicazione ma vengono trovate tracce di polonio nella casa e nell'auto che uno di loro aveva usato. Morirà 23 giorni dopo dopo un incredibile agonia la sua ultima frase è stata potrei riuscire a far tacere un uomo ma l'urlo delle proteste da tutto il mondo signor potì si riverbera nelle tue orecchie per il resto della tua vita.
08. anno 2009: Sergej Magnitskij avvocato russo studiava casi di presunta corruzione da parte di alcune imprese russe uno dei più mportanti fondi di investimento il suo compito è quello di valutare in lui se alcune società gestite dal suo gruppo si accorge che con false documentazioni queste società sono state affidate a noi proprietari e tramite un gioco fiscale questi avevano succhiato a 180 milioni di euro allo stato russo quando magnitski va a denunciare la cosa cioè ma in procura con i documenti fa esposto viene arrestato lui rimane in carcere per quasi 365 giorni il limite entro cui un uomo può essere imprigionato senza un processo muore qualche giorno prima di questa scadenza nel 2009 ufficialmente per arresto cardiaco ma la famiglia ha denunciato tracce di tortura sul corpo nelle sue inchieste erano finiti funzionari del governo e uomini vicino appunto lo stesso per attaccare chi denuncia ha sempre caratterizzato gli omicidi politici russia
09. anno 2009 Natalja Ėstemirova era un attivista per i diritti umani che denunciava le violenze dei militari russi in cecenia realizzando diversi documentari tra l'altro sulle violenze nella seconda guerra cecena da subito inizia a subire minacce insieme alla figlia che tra l'altro ne allontana da grozny dove viveva in cecenia per provare a proteggerla estemirova per la uccisa il 15 luglio del 2009 sul suo cadavere ritrovato in un boschetto c'erano segni di arma da fuoco in testa e sul petto durante il suo funerale alcuni attivisti di memoria l'organizzazione di cui faceva parte hanno acquistato direttamente il cremlino della strategia del terrore di stato definendo l'omicidio un'esecuzione extra giudiziaria tutt'altro ruolo
10. anno 2013 Boris Berezovskij Noto per essere stato uno dei primi miliardari del periodo post-sovietico e per essere stato accusato dal già citato Klebnikov di essere un boss della mafia russa, è stato trovato morto il 23 marzo 2013 nella sua casa di Ascot, in Inghilterra, dove viveva da 13 anni, in fuga da Mosca che lo considerava il principale finanziatore delle opposizioni politiche a Putin. La Russia aveva provato più volte ad ottenere l'estradizione dal Regno Unito, ma senza successo.
11. anno 2015: Michail Lesin è stato il vero megafono di putin per anni l'uomo che gestiva televisioni ufficio stampa che aveva creato il mito di putin era stato anche ministro per la stampa e per i mass media il giornale lo definivano bulldozer si fermava di fronte a nulla la sua ascesa inizia quando riesce a spostare il gruppo mediatico critico verso il governo soprattutto sulla guerra cecena il gruppo media posto sotto l'ombrello di gazprom media che invece è filo governativo è stato lui a concepire l'idea di un canale internazionale russia today per promuovere l'immagine della russia nel mondo altrimenti come diceva lui sembreremo solo degli orsi ruggenti a caccia negli occhi degli stranieri Viene accusato dagli americani di riciclaggio per milioni di dollari in proprietà degli stati uniti Putin comprende che lo hanno incastrato lo costringe le dimissioni a prendersi tutte le responsabilità è consapevole di non avere riciclato solo denaro suo conto ma per molti altri. Così negli stati uniti inizia a collaborare con le autorità e si trasferisce a los angeles il suo corpo è stato ritrovato in un hotel a washington nel 2015 si parlava di infarto ma il medico legale vi viene i segni di un corpo contundente alla testa al petto agli arti probabilmente è stato ammazzato;
12. anno 2015: Boris Nemtsov di tutt'altro segno e il ruolo di è un aperto oppositore di putin politico liberale era stato vicepremier del governo Boris Elsin e come yushenko era stato accanto al presidente contro il tentativo di golpe. Putin ha sempre temuto le figure liberali che hanno difeso il parlamento dal tentativo di golpe militare degli anni 90 perché avevano uno storico politico un ruolo simbolico assai superiore al suo in quegli anni putin era solo un mediocre funzionario del kgb ma si è inimicato talmente Putin quando appoggiò la rivoluzione Euromaidan in Ucraina contro Yanukovich che era il politico ucraino vicino ai russi la sua lotta però continua nel 2008 fonda un partito politico solidarnost insieme al grande scacchista garry kasparov che unisce tutte le opposizioni contro putin nel 2014 organizza una grande manifestazione contro l'intervento armato nell'ucraina dell'est intervento che considera illegale e tutta la manifestazione lo grida dopo questa manifestazione dichiarerà che la madre era preoccupata che putin potesse ucciderlo e così accadrà verrà ucciso nel 2015 in una strada vicino al cremlino il giorno prima di un'altra marcia contro la guerra in crimea che aveva organizzato tutte le telecamere che riprendevano la strada su questo ammazzato a colpi di pistola erano bloccate per l'omicidio è stato arrestato una banda di cinque ceceni spesso gli esecutori materiali vengono condannati in alcuni casi si tratta di killer a pagamento spesso legate alla potente ma fa cecena altre volte sono persone che si dichiarano innocenti quindi probabilmente individui incastrati a volte i nemici del governo vengono colpiti anche da gruppi politici spesso gruppi politici infiltrati dalle fsb;
Da quando ha preso il potere Putin lo spazio democratico in russia non ha fatto che restringersi la lista dei giornalisti morti circostanze poco chiare gli oppositori politici carcerati di attacchi ai dissidenti è lunga lunghissima parliamo di centinaia di persone di centinaia dei giornalisti uccisi questa è solo una piccolissima parte della ricognizione degli omicidi ascritti al potere di Putin e dei servizi segreti russi. Gli affondi alla libertà di stampa sono continue la corruzione dilaga e la magistratura dipende sempre di più dal cremlino in tutti questi anni di sospetti e denunce però non è stato mai possibile collegare un omicidio tentato riuscito che forse ai servizi segreti russi o al governo di mosca figuriamoci se direttamente a vladimir putin tutti gli assassini che vi abbiamo raccontato tutto il lungo elenco di giornalisti uccisi deve elementi di verità indizi prove soltanto a inchieste giornalistiche o fatte da giornali indipendenti. In russia la coraggiosissima novaya gazeta e diversi giornali in europa che si sono occupati di questi casi solo fonti indipendenti hanno permesso di indagare su questi assassini che sarebbero secondo la versione ufficiale di mosca soltanto state scritte come incidenti, omicidi fatti da killer, vicende private, infarti, malattie improvvise eppure tanti assassini sono avvenuti nella luce del sole come se il sicario e mandanti non si preoccupassero poi più di tanto di farli sembrare degli incidenti o di nasconderne e le tracce certi dell'impunità ma c'è una ragione non si tratta solo di far tacere la voce del dissidente con la sua morte viene mandato un messaggio forte e chiaro a chi vuole sfidare il potere del cremlino chiunque oserà attaccare il presidente Putin non la passerà liscia.
E ricordiamo alcune guerre scatenate:
Nel 2015 parlando di Ucraina e invasione in Crimea dichiarò: << Abbiamo sempre un’adeguata risposta militare a qualsiasi avventurismo>> che stia a simboleggiare la vittoria («Za Pobedy»), la pace («Za Mir») o il popolo («Za Nashikh»), la «Z» bianca dello Zar che oggi i soldati di Putin portano sui blindati e sulle divise è la sintesi – perfetta - delle motivazioni che hanno sempre spinto Mosca a organizzare le sue «operazioni militari speciali». Pura propaganda, naturalmente:
- anno 2008: in Georgia, i russi andarono per aiutare i fratelli osseti minacciati di genocidio;
- in Cecenia per difendere la cristianità dall’Islam;
- in Kazakistan per riportare l’ordine sociale;
- Abkhazia per difendere i separatisti;
- Transnistria fra le milizie cosacche armate da Mosca e il governo della neonata Repubblica di Moldova: una guerra che scoppia quasi in contemporanea con un’altra, nell’Ossezia del Nord-Alania;
- Tagikistan, oggi dimenticata, ma che provoca cinque anni di devastazioni, quasi 50mila morti, l’esilio d’un tagiko su cinque;
- Kosovo, i russi c’erano: furono i primi a entrare a Pristina, più veloci degli americani a piantare bandiera su una vittoria che non era la loro. Ma il Kosovo è sempre stata l’extra-dose di sale sull’orgoglio ferito di Mosca: l’indipendenza strappata a un Paese slavo e fratello, la Serbia, un riconoscimento che l’Occidente concesse senza chiedere troppi pareri in giro, men che meno al Cremlino.
- Ucraina per denazificare e smilitarizzare il paese venendo in soccorso dei separatisti del Donbass;
- Kazakistan i manifestanti pacifici sono stati repressi con violenza dal governo fino a quando è stata rovesciata la leadership politica il governo russo giustifica la sua presenza militare come una conseguenza di una richiesta da parte di un governo legittimo.
Ovunque, sono regolarmente corsi a chiarire che (sempre parole del leader) «nessuno deve avere l’illusione di poter ottenere una superiorità militare sulla Russia, di poterci mettere un qualche tipo di pressione».
La Russia solo due volte è stata invasa negli ultimi 220 anni: Napoleone e Hitler.
La Santa Madre Russia, negli ultimi 90 anni, ha invaso: Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Ungheria, Cecoslovacchia, Afghanistan, Georgia, Ucraina.
L’ Occidente non ha mai costretto nessuno ad entrare nella NATO e nella UE: Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia lo hanno chiesto liberamente e sono state accettate.
La Santa Madre Russia non ha mai chiesto a nessuno il permesso di essere invaso.
In Occidente, si può affermare che l’Ucraina è un covo di nazisti, e il rischio maggiore è di ricevere alcuni meritati insulti. Nella Santa Madre Russia, se si afferma che in questo momento c’è la guerra, si va 15 anni in prigione. 15 anni in cella per aver detto che c’è una guerra in Ucraina.
In Occidente, si può scendere in piazza a manifestare contro il green pass, contro i vaccini, contro la terra rotonda, contro le scie chimiche. Nella Santa Madre Russia, se vai a posare fiori davanti all’ambasciata ucraina o manifesti contro l’invasione ti pestano e ti sbattono in galera. Sia che siano bambini, giovani, donne incinte e anziani.
Come disse la Madonna a Fatima la Russia spargerà i suoi veleni nel mondo, uno di questi sono tutti i filorussi, filoputiniani e i leccaculo (anche italiani).
Per quelli che stimano Putin e la Russia
- è giusto arrestare tutti quelli che in Russia protestano contro la guerra in Ucraina?
- è giusto arrestare bambini perché hanno un cartellone con scritto no alla guerra?
- è giusto censurare tutte le notizie che arrivano e far passare solo quelli della propaganda putiniana?
- è giusto incarcerare l’oppositore politico Aleksei Navalny (che dichiara la verità su Putin),
- è giusto invadere un paese libero e democratico? (quindi anche noi possiamo essere liberamente invasi)
- è giusto bombardare ospedali, asili, scuole, civili. È giusto stuprare le donne e poi ammazzarle? Questo è denazificare? Chi sono i nazisti.
- è giusto nascondere alle madri russe i figli che stanno morendo e negare il rientro delle salme dei soldati caduti per nascondere l’orrore della guerra e respingere al confine il treno pieno delle salme dei soldati?
- è giusto sentire i prigionieri russi chiamare a casa e sentirsi dire dalle madri o mogli di continuare a combattere e uccidere le “merde” ucraine per non avere problemi in casa propria?
- è giusto mandare soldati in guerra illudendo che sia un’operazione militare togliendoli cellulari per non documentare e comunicare quello che realmente succede?
- è giusto usare armi non convenzionali?
- è giusto che Putin vuole far intervenire la Bielorussia in aiuto al suo esercito o reclutare mercenari ciceni o siriani per questa sua guerra?
- è giusto sui canali russi far passare la propaganda che gli ucraini sono nazisti, fascisti e satanisti?
- è giusto non poter usare la parola guerra per non fare 15 anni di carcere? Dove ò la libertà e la democrazia in Russia.
Ad invasione avvenuta, è moralmente ripugnante continuare a puntare il dito sull’aggredito L’immoralità di questo argomento si può toccare con mano. Nessuna nazione europea, dal 1945, ha mai subito una simile mutilazione territoriale, ad opera di un vicino, senza reagire militarmente.
La diplomazia internazionale dovrebbe scendere a patti con un criminale internazionale per avere la pace? Non è mai esistito una cosa del genere. I criminali vanno eliminati. Parlare della soluzione diplomatica è solo il segno della nostra disperazione.
Adesso da che parte bisogna stare.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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