11)
Demonizzazione e calunnie contro l'Ucraina, il popolo ucraino e gli ucraini della Crimea e del DonbassCasi di demonizzazione sviluppati nei capitoli:
6)
Il presunto golpe ucraino di Kiev, con cui gli ucraini si liberavano del giogo politico degli oligarchi ucraini filorussi al potere
12)
I bambini morti del Donbass
13)
La strage di Odesa con pronuncia alla ucraina e non alla russa Odessa
14)
Il battaglione nazista degli ucraini Azov e l'accusa di nazismo all'Ucraina
15)
Il caso dell'uccisione del giornalista italiano e del suo accompagnatore il dissidente russo
16)
Violazione degli accordi di Minsk
17)
L'espansione della NATO e la presunta minaccia alla Russia
Centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina: oltre 100 siti pro-Putin e le 10 false narrazioni più diffuse
Il monitoraggio di NewsGuard sulla disinformazione pro-RussiaI fact-checker hanno identificato 116 siti con disinformazione pro-Russia e stanno monitorando le principali false narrazioni sull’invasione dell’Ucraina
A cura di Madeline Roache, Sophia Tewa, Chine Labbe, Virginia Padovese, Roberta Schmid, Edward O’Reilly, Alex Cadier e Marie Richter
Marzo 3 2022
https://www.idmo.it/2022/03/03/il-monit ... ro-russia/ Le false narrazioni sull’Ucraina, molte delle quali promosse dagli apparati di propaganda del Cremlino, circolavano online già mesi prima che le forze russe invadessero il Paese il 24 febbraio 2022. Dalle affermazioni false riguardanti un presunto genocidio perpetrato dall’Ucraina nei confronti dei suoi abitanti di lingua russa, fino all’idea che l’ideologia nazista sia radicata nella leadership politica del Paese: queste sono solo alcune delle narrative utilizzate per giustificare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
In questo Centro di monitoraggio, NewsGuard sta sfatando le principali bufale relative al conflitto in Ucraina e sta tenendo traccia delle decine e decine di siti di disinformazione e propaganda pro-Russia che le diffondono. NewsGuard aggiornerà questo report quando verranno identificati nuovi domini che pubblicano false narrazioni, o quando nuove bufale appariranno o bufale già note si evolveranno.
Monitoraggio di 116 siti di propaganda russa
La Russia utilizza diverse strategie per introdurre, amplificare e diffondere narrazioni false e distorte in tutto il mondo, servendosi di un insieme di media statali ufficiali, siti web, account anonimi e altri metodi per diffondere propaganda che promuove gli interessi del Cremlino e mina i suoi avversari. I siti finanziati e gestiti dal governo utilizzano piattaforme digitali come YouTube, Facebook, Twitter e TikTok per lanciare e promuovere false narrazioni. NewsGuard monitora e analizza queste fonti e queste strategie dal 2018 e concede in licenza i suoi dati relativi agli sforzi di propaganda russa al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, al Cyber Command degli Stati Uniti e ad altre entità del governo e della difesa.
Nel 2020, il Global Engagement Center del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, citando i report e i dati di NewsGuard, ha delineato le componenti chiave delle azioni di propaganda del Cremlino nel suo rapporto Pillars of Russia’s Disinformation and Propaganda Ecosystem.
Con l’intensificarsi del conflitto in Ucraina, i siti dei media statali russi hanno iniziato a pubblicare una serie di false narrazioni sul conflitto. Oltre ai noti siti sostenuti dal Cremlino, molti altri siti di proprietà e gestione anonimi, alcuni già noti per aver pubblicato disinformazione russa in passato, hanno fatto eco e amplificato queste false affermazioni.
Ad oggi, il team di NewsGuard ha identificato e sta monitorando 116 domini che hanno pubblicato propaganda e disinformazione filo-russa. Tra questi ci sono fonti ufficiali dei media statali russi, come quelli che alcune piattaforme hanno temporaneamente bannato dall’inizio dell’invasione russa. Ma molti siti web che non sono armi di propaganda ufficiale del governo russo e non sono sanzionati dalle piattaforme promuovono contenuti falsi a sostegno del governo di Vladimir Putin. Queste fonti includono siti web anonimi, fondazioni e siti web di ricerca gestiti con finanziamenti non chiari, alcuni dei quali potrebbero avere collegamenti non dichiarati con il governo russo.
I tre siti più influenti noti per essere finanziati e gestiti dal governo russo sono le fonti dei media statali RT, TASS e Sputnik News. Di seguito sono riportati i link alle schede informative di NewsGuard per questi siti:
RT Nutrition Label
SputnikNews Nutrition Label
Scheda informativa dell’edizione italiana di SputnikNews
TASS Nutrition Label
Il team di NewsGuard sta monitorando questi e le decine di altri siti che hanno pubblicato narrative di disinformazione su Russia e Ucraina e sul conflitto in corso, per identificare le principali bufale e le false narrazioni che stanno diffondendo. Come detto, aggiorneremo questo report man mano che vengono identificate nuove false narrazioni e nuove fonti di disinformazione.
Ricercatori, piattaforme, inserzionisti, agenzie governative o altre istituzioni interessate ad accedere all’elenco completo dei domini possono contattarci qui: Richiedi elenco domini.
Le 10 principali bufale sulla guerra Russia-Ucraina
Bufale che ingigantiscono l’aggressione ucraina e minimizzano le azioni russe
BUFALA: I residenti di lingua russa del Donbas sono stati vittime di un genocidio
I FATTI: La Corte Penale Internazionale, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa hanno tutte riferito di non avere mai trovato prove di un presunto genocidio nel Donbas, la regione dell’Ucraina orientale in parte occupata dai separatisti sostenuti dalla Russia dal 2014. La Missione statunitense presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha definito le accuse di genocidio una “falsità riprovevole” in un post del 16 febbraio 2022 pubblicato sul suo account Twitter ufficiale. La Missione ha affermato inoltre di avere “accesso completo alle aree controllate dal governo dell’Ucraina” e di non aver “MAI segnalato nulla che si avvicini lontanamente alle affermazioni della Russia”.
Nel 2021, un rapporto dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha accusato le autorità delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk di aver compiuto vari abusi, tra cui gravi restrizioni alla libertà di movimento, l’imposizione della cittadinanza russa, il divieto per gli esperti di visitare detenuti e arresti arbitrari. Allo stesso tempo, le Nazioni Unite hanno denunciato tre casi di detenzione arbitraria e maltrattamenti perpetrati dall’SBU (i servizi segreti ucraini) e 13 casi simili nelle repubbliche autoproclamate. Secondo le Nazioni Unite, tali azioni sono state “solitamente” perpetrate da ufficiali del “ministero della Sicurezza dello Stato”, noti come MGB.
Un rapporto del 2016 della Corte Penale Internazionale ha rilevato che gli atti di violenza presumibilmente commessi dalle autorità ucraine nel 2013 e nel 2014 potrebbero costituire un “attacco contro una popolazione civile”. Tuttavia, il rapporto ha anche affermato che “le informazioni disponibili non hanno fornito una base ragionevole per ritenere che l’attacco fosse sistematico o diffuso”.
BUFALA: Sabotatori di lingua polacca hanno tentato di bombardare un impianto di trattamento delle acque reflue nel Donbas
I FATTI: Giorni prima che la Russia invadesse l’Ucraina, la Repubblica popolare di Donetsk sostenuta dalla Russia, nell’Ucraina orientale, ha condiviso un video che apparentemente mostrava i suoi soldati intenti a impedire ad alcuni “sabotatori” di lingua polacca di far saltare in aria dei contenitori di cloro in un impianto di trattamento delle acque reflue nei pressi di Horlivka, città del Donetsk controllata dai separatisti, il 18 febbraio 2022. Tuttavia, si è poi scoperto che il video era stato manipolato e non ci sono prove che sabotatori ucraini abbiano tentato un simile attacco a Horlivka.
Secondo il sito di giornalismo investigativo Bellingcat, l’analisi dei metadati del video ha rivelato che il filmato era stato registrato diversi giorni prima del presunto attacco. I metadati, esaminati da NewsGuard, hanno confermato che il video è stato registrato l’8 febbraio 2022, dieci giorni prima dell’attacco. Inoltre, secondo Bellingcat, la traccia audio è stata manipolata con l’aggiunta di rumori di esplosione che sembrerebbero essere stati presi da un video che mostra esercitazioni militari finlandesi, pubblicato su YouTube nell’aprile 2010.
BUFALA: Le forze ucraine hanno bombardato un asilo nel Lugansk il 17 febbraio 2022
I FATTI: I siti di notizie russi hanno affermato che l’esercito ucraino avrebbe bombardato un asilo nel villaggio di Novaya Kondrashovka, che, secondo la loro versione, si troverebbe nella repubblica di Lugansk controllata dai separatisti, nell’Ucraina orientale. Tuttavia, secondo quanto evidenziato dal gruppo investigativo Bellingcat, sia l’ubicazione dell’asilo che le prove raccolte sulla scena dimostrano che i bombardamenti provenivano da sud, dove si trovano le linee del fronte separatista russo. Grazie alla collocazione corretta dell’asilo nel villaggio ucraino di Novaya Kondrashovka, pochi chilometri a nord della linea del fronte con i separatisti sostenuti dalla Russia, e all’analisi di un cratere vicino al sito, si è dimostrato che “il bombardamento proveniva chiaramente da sud”, secondo quanto riferito da Aric Toler, Director of Training and Research a Bellingcat.
BUFALA: La Russia non ha preso di mira infrastrutture civili in Ucraina
I FATTI: Dopo che la Russia ha lanciato un’invasione su vasta scala in Ucraina il 24 febbraio 2022, il governo russo ha affermato che il suo esercito stava utilizzando armi con guida di precisione mirate soltanto a obiettivi militari, non a infrastrutture civili. Queste affermazioni sono state rilanciate in modo acritico da vari siti di notizie controllati dal governo russo.
In realtà, Amnesty International ha documentato molteplici attacchi da parte dell’esercito russo contro obiettivi civili in Ucraina. Il 25 febbraio 2022, Amnesty International ha affermato che la Russia stava effettuando “attacchi indiscriminati in aree civili e attacchi a luoghi protetti come ospedali”, dopo aver documentato tre episodi nelle città di Vuhledar, Kharkiv e Uman, in cui, secondo l’organizzazione, sarebbero rimasti uccisi almeno sei civili e feriti almeno altri 12. Agnès Callamard, segretario generale del gruppo, ha affermato che l’esercito russo ha utilizzato “missili balistici e altre armi esplosive con effetti a largo raggio in aree densamente popolate”, aggiungendo che alcuni di questi attacchi potrebbero costituire crimini di guerra.
Bufale che screditano la leadership ucraina
BUFALA: Il nazismo, sostenuto dalle autorità di Kiev, è prevalente nella politica e nella società ucraine
I FATTI: In Ucraina esistono gruppi radicali di estrema destra e questi gruppi, secondo un rapporto di Freedom House del 2018 rappresentano una “minaccia allo sviluppo democratico dell’Ucraina”. Tuttavia, il rapporto afferma anche che gli estremisti di estrema destra hanno una scarsa rappresentanza politica in Ucraina e nessuna possibilità di prendere il potere. Infatti, alle elezioni parlamentari del 2014, il partito nazionalista di estrema destra Svoboda ha ricevuto il 4,7% dei voti. Nelle elezioni presidenziali del 2019, il candidato di Svoboda, Ruslan Koshulynskyy, ha ottenuto solo l’1,6% dei voti. In quelle parlamentari, Svoboda ha ottenuto il 2,2% dei voti. Svoboda detiene attualmente un solo seggio parlamentare.
Questa bufala va di pari passo con affermazioni false riguardanti un presunto diffuso antisemitismo in Ucraina. Nel 2014, il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di una “furia” di “forze antisemite” in alcune parti dell’Ucraina, dichiarazione contraddetta dai rappresentanti della comunità ebraica nel Paese. I leader della comunità ebraica hanno indirizzato una lettera a Putin in cui dichiaravano che le sue affermazioni sull’ascesa dell’antisemitismo non corrispondevano “alla realtà dei fatti”. Inoltre, un rapporto del 2018 del National Minority Rights Monitoring Group, che monitora l’antisemitismo e la xenofobia in Ucraina, ha affermato che il numero di episodi antisemiti nel Paese è diminuito negli ultimi anni.
In un discorso tenuto il 24 febbraio 2022, l’attuale presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, che è ebreo, si è rivolto al pubblico russo, dicendo che queste affermazioni non riflettono la “vera” Ucraina. “Vi è stato detto che siamo nazisti. Ma come può sostenere il nazismo un popolo che ha perso più di 8 milioni di vite nella battaglia contro il nazismo?”.
Bufale che screditano il sostegno occidentale all’Ucraina
BUFALA: L’Occidente ha organizzato un colpo di stato per rovesciare il governo ucraino filorusso nel 2014
I FATTI: Non ci sono prove a sostegno della teoria secondo cui la rivoluzione di Maidan del 2014 in Ucraina, che ha portato alla cacciata dell’allora presidente Viktor Yanukovich, sia stata un colpo di stato orchestrato dai Paesi occidentali. In realtà, quanto accaduto ha avuto tutto l’aspetto di una rivolta popolare, non di un colpo di stato.
Nel novembre 2013, migliaia di ucraini si sono riversati nella Piazza dell’Indipendenza di Kiev (“Maidan Nezalezhnosti”) per protestare contro la decisione dell’allora presidente Victor Yanukovich di sospendere i preparativi per la firma di un accordo di associazione e libero scambio con l’Unione Europea, prevista per la settimana successiva. Nei mesi seguenti, le proteste, spesso chiamate “Euromaidan” dal nome della piazza in cui si sono svolte, sono cresciute di dimensioni. I negoziati tra il governo ucraino e l’opposizione pro-Unione europea, mediati dai ministri degli Esteri di Francia, Germania e Polonia, hanno portato a un accordo, firmato il 21 febbraio 2014, che conferiva più potere al Parlamento ucraino e stabiliva che le elezioni presidenziali si sarebbero dovute tenere entro la fine dell’anno.
Tuttavia, i manifestanti hanno chiesto le dimissioni immediate di Yanukovich e centinaia di agenti di polizia a guardia degli edifici governativi hanno abbandonato i loro incarichi. Yanukovich è fuggito lo stesso giorno in cui è stato firmato l’accordo e il giorno successivo i manifestanti hanno preso il controllo di diversi edifici governativi. Il Parlamento ucraino ha quindi votato 328 a 0 a favore della rimozione di Yanukovich dall’incarico e ha programmato elezioni presidenziali anticipate per il maggio successivo, ha riferito la BBC. Questi eventi, spesso descritti con l’espressione la “rivoluzione Maidan”, sono stati ampiamente seguiti da media internazionali con corrispondenti in Ucraina, tra cui la BBC, l’Associated Press e il The New York Times.
BUFALA: Gli Stati Uniti possiedono una rete di laboratori di armi biologiche nell’Europa orientale
I FATTI: Il 24 febbraio 2022, un thread dell’account Twitter @WarClandestine, che suggeriva che l’invasione russa dell’Ucraina stesse prendendo di mira i laboratori statunitensi di armi biologiche nel Paese, è stato ampiamente ricondiviso sui social media utilizzando l’hashtag #USBiolabs. Il thread riportava le affermazioni di funzionari russi secondo cui gli Stati Uniti controllerebbero una rete di laboratori di armi biologiche a ridosso dei confini russi nell’Europa orientale. I media controllati dalla Russia diffondono affermazioni simili almeno dal 2016.
Queste affermazioni si basano in genere su una rappresentazione errata del Biological Threat Reduction Program del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che collabora con i Paesi partner per ridurre il rischio di focolai di pericolose malattie infettive, aiutandoli a mettere in sicurezza patogeni pericolosi e a rilevare rapidamente i focolai, secondo quanto affermato dal sito dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Ucraina. Gli Stati Uniti forniscono aiuti ai laboratori ucraini dal 2005, quando il Ministero della Salute dell’Ucraina e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti hanno siglato un accordo inteso a limitare la minaccia del bioterrorismo, implementando salvaguardie su patogeni mortali derivanti dai programmi per le armi biologiche dell’era sovietica. Questo programma ha contribuito a costruire e modernizzare alcuni laboratori ucraini, ma i laboratori in sé sono gestiti e finanziati principalmente dal governo ucraino, come ha osservato il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU). Quest’ultimo, in risposta alle affermazioni riguardanti l’esistenza di laboratori biologici militari statunitensi, ha chiarito in un comunicato del maggio 2020: “Nessun laboratorio biologico straniero opera in Ucraina”.
BUFALA: La NATO ha una base militare a Odessa
I FATTI: Nel dicembre 2021, diversi siti di notizie filo-russi hanno affermato che la NATO ha costituito una base navale a Odessa, una città portuale del sud dell’Ucraina.
Le navi della NATO hanno rafforzato la loro presenza sul Mar Nero dall’annessione della Crimea alla Russia nel 2014, secondo quanto riportato dalla sezione notizie del sito ufficiale della NATO nel luglio 2021. L’Alleanza afferma che “le navi della NATO operano regolarmente nel Mar Nero, in conformità con il diritto internazionale, di solito pattugliando le acque per circa due terzi dell’anno”.
Tuttavia, le basi militari straniere non sono consentite in Ucraina, secondo l’articolo 17 della Costituzione del paese, e non ci sono evidenze dell’esistenza di questa base. La mappa interattiva della NATO, che segnala dove si trovano i sistemi di sorveglianza e i centri di addestramento dell’Alleanza, non mostra alcuna base o centro della NATO o qualsiasi altra struttura militare dell’Alleanza in Ucraina. Su una pagina del suo sito web aggiornata l’ultima volta nel gennaio 2022, la NATO ha scritto che “al di fuori del territorio della NATO, l’Alleanza ha una presenza militare soltanto in Kosovo e in Iraq” .
Bufale che riscrivono erroneamente la storia russa e ucraina
BUFALA: La Crimea si è unita alla Russia legalmente
I FATTI: Alla fine del febbraio 2014, truppe che operavano senza insegne nazionali hanno sequestrato strutture governative e posti di blocco nella penisola ucraina della Crimea, tra cui anche l’edificio del Parlamento a Simferopol. In una conferenza stampa dell’aprile 2014, il presidente russo Vladimir Putin ha ammesso che le truppe russe erano state dispiegate in Crimea per supportare le forze di difesa locali, nonostante un mese prima avesse insistito sul fatto che si trattasse di forze di difesa locali. Nel marzo 2014, il Primo Ministro separatista russo appena insediatosi, Sergei Aksyonov, ha indetto un referendum sullo status della Crimea, che ha sancito in modo schiacciante l’annessione della penisola alla Russia. Il governo russo ha erroneamente affermato che la Crimea si è unita legalmente alla Russia perché il referendum si è svolto nel rispetto del diritto internazionale.
In realtà, il referendum non si è svolto in modo legittimo e, di conseguenza, la maggior parte dei Paesi non riconosce la Crimea come parte della Russia. L’Assemblea delle Nazioni Unite e la Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa composto da esperti legali, hanno dichiarato illegittimi i risultati del referendum per una serie di motivi. In primo luogo, il referendum non ha concesso a tutti i cittadini ucraini il diritto di votare sullo status della Crimea, violando la Costituzione ucraina, che prevede che qualsiasi modifica al territorio dell’Ucraina sia approvata da un referendum a cui partecipino tutti gli elettori idonei nel Paese. In secondo luogo, tra le opzioni al ballottaggio era esclusa la possibilità che la Crimea mantenesse lo status quo e rimanesse parte dell’Ucraina. Le due opzioni erano: unirsi alla Russia o tornare alla Costituzione del 1992, che conferiva alla penisola una significativa autonomia.
Inoltre, il diritto internazionale non riconosce un referendum tenuto nel contesto di un’aggressione armata. Come ha scritto per la BBC nel marzo 2014 Marc Weller, professore di diritto internazionale all’Università di Cambridge, “la Crimea non può procedere con una possibile secessione o addirittura incorporazione all’interno della Russia mentre Mosca domina sul campo”. Igor Strelkov, comandante russo in Crimea nel 2014, noto anche come Igor Girkin, ha dichiarato durante un’intervista del 2015 al programma russo “Polit-Ring” che i miliziani sotto il suo comando hanno “costretto” i legislatori a votare nel referendum. “I membri del Parlamento sono stati radunati dai miliziani e spinti nell’aula [camera del parlamento] per farli votare”, ha dichiarato.
BUFALA: L’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia comunista
I FATTI: Il 21 febbraio 2022, appena tre giorni prima che la Russia invadesse l’Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che “l’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia, più precisamente dai bolscevichi, dalla Russia comunista”. Putin ha poi aggiunto che i comunisti “hanno dato a queste repubbliche il diritto di lasciare l’unione (sovietica) senza alcun termine e condizione”.
È vero che la Russia e l’Ucraina di oggi, due ex stati sovietici, hanno in comune lunghi periodi di storia, ma i due stati hanno trascorso molto più tempo separati che uniti. L’eredità condivisa di Russia e Ucraina risale a più di 1.000 anni fa, quando Kiev, oggi capitale dell’Ucraina, era il centro del primo stato slavo, Kievan Rus, un impero medievale fondato dai Vichinghi nel IX secolo e luogo di nascita dell’Ucraina e della Russia. La storia dell’Ucraina è una storia complessa, lunga dieci secoli, fatta di confini più volte mutati e conquiste da parte di diverse potenze tra loro in competizione. E se alcune parti dell’odierna Ucraina sono esistite per secoli nell’ambito dell’impero russo, altre aree del paese ad ovest sono cadute sotto il controllo dell’impero austro-ungarico, del Regno di Polonia o del Granducato di Lituania.
Contrariamente all’affermazione di Putin secondo cui “i bolscevichi hanno inventato l’Ucraina”, l’Ucraina aveva combattuto e ottenuto l’indipendenza nel 1918, uno status che durò solo pochi anni. Nel 1922, i bolscevichi russi sconfissero il governo nazionale ucraino e fondarono la Repubblica socialista sovietica ucraina. Per i successivi 69 anni l’Ucraina è stata parte dell’Unione.
L’affermazione di Putin secondo cui Mosca “ha concesso” all’Ucraina il diritto di diventare indipendente dall’Unione Sovietica “senza alcun termine e condizione” non è corretta perché sono stati gli ucraini a scegliere l’indipendenza in un referendum democratico. Nel 1991, nel corso dello scioglimento dell’Unione Sovietica, l’84% degli aventi diritto si è recato alle urne e oltre il 92% ha votato per lasciare l’URSS. Inoltre, Mosca ha promesso di rispettare la sovranità dell’Ucraina come condizione per la rinuncia da parte dell’Ucraina alle sue armi nucleari, promessa rievocata nel 1994 in un accordo noto come il Memorandum di Budapest.
Un po' di verità contro le falsificazioni storiche di Putin."Il discorso di Putin su Lenin e l’Ucraina: cosa ha detto per dare il via all’invasione, e perché è il più importante degli ultimi 20 anni"
Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
22 febbraio 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063L’idea stessa dell’Ucraina, ha detto Vladimir Putin nel suo discorso televisivo alla nazione, durante il quale ha annunciato il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, «è un’invenzione» di Lenin.
«L’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia, dalla Russia bolscevica e comunista», ha sostenuto «lo zar» del Cremlino, in una rilettura storica definita dagli analisti «estrema» persino per i suoi standard, quelli di un leader che ritiene il collasso dell’Unione Sovietica la peggior catastrofe geopolitica del Ventesimo secolo.
«Questo processo è iniziato dopo la rivoluzione del 1917», ha spiegato Putin. «Lenin e i suoi compagni lo hanno portato avanti in modo approssimato rispetto alla Russia, togliendole pezzi del suo territorio storico».
In realtà, i popoli russi e ucraini discendono entrambi dalla Rus di Kiev, tribù slave, baltiche e finniche che nel Nono secolo crearono un’entità monarchica che comprendeva parte dell’attuale territorio ucraino, bielorusso e russo. L’identità e la cultura russa nascono allora: Kiev, la capitale ucraina, venne fondata centinaia di anni prima di Mosca, anche se poi i confini, la religione e la popolazione ucraini mutarono più volte nell’arco di un millennio. Quando però fonda il primo Stato socialista del mondo, il 30 dicembre 1922, Lenin impedisce di fatto la nascita di uno Stato ucraino indipendente: durante l’era Sovietica, poi, la lingua ucraina era vietata nelle scuole e la cultura locale, scrive il New York Times, si poteva tramandare soltanto attraverso buffe caricature dei cosacchi danzanti.
È stata quindi la fatiscente Unione Sovietica guidata da Michail Gorbaciov a permettere all’Ucraina di diventare indipendente «senza condizioni», ha aggiunto Putin, definendo la decisione «una follia».
Ma nel 1991 non fu Mosca a concedere l’indipendenza, quanto il popolo ucraino a prendersela: il 21 gennaio del 1990 oltre 300 mila ucraini organizzarono una catena umana fra Kiev e Leopoli, poi il 24 agosto del 1991 fu dichiarata la nascita di uno Stato ucraino indipendente dall’Urss, e il 1° dicembre gli elettori approvarono il referendum che sanciva l’indipendenza dell’Ucraina. Non si tratta quindi di un «errore storico», come ritiene Putin, quanto di una volontà politica e democratica. Una volontà che l’Unione Sovietica si impegnò poi a rispettare, a patto che Kiev rinunciasse al suo arsenale nucleare.
Se Lenin fu «autore e creatore» dell’Ucraina, secondo Putin anche Iosif Stalin, che governò l’Unione Sovietica dal 1922 fino alla sua morte, avvenuta nel 1953, ebbe la responsabilità di cederle «alcuni territori che prima appartenevano a Polonia, Romania e Ungheria», e poi Nikita «Krusciov nel 1954 prese la Crimea dalla Russia e la diede all’Ucraina. E così — ha dichiarato Putin — che il territorio dell’Ucraina Sovietica fu formato». Questa rilettura storica nasconde in realtà due ossessioni del presidente: da un lato Putin può giustificare un intervento militare, sostenendo che non violerebbe la sovranità di un altro Stato perché, di fatto, l’Ucraina è parte della Russia; dall’altro le sue parole svelano un’ambizione «zarista», l’ossessione di far combaciare cioè i confini del suo Paese con quelli della Russia imperiale.
«Non è più importante quale fosse l’idea dei leader bolscevichi, che fecero a pezzi il Paese», aveva scritto lo scorso anno in un lungo articolo in cui sosteneva che Ucraina e Russia fossero un solo Stato. «Possiamo essere in disaccordo su dettagli minori, sui retroscena e la logica dietro certe decisioni. Ma una cosa è certa: la Russia fu derubata», spiegava Putin, un concetto che ha ripetuto nel discorso di lunedì, con il quale è tornato indietro di 100 anni e che racchiude la visione del presidente russo. Non sono solo gli errori di Lenin, Stalin e Krusciov, elencati quasi con disprezzo, a far trapelare questa ambizione imperiale di Putin, ma anche la scenografia e l'inconografia del Consiglio di sicurezza nazionale trasmesso in finta — gli orologi dei partecipanti segnavano un’ora diversa — diretta televisiva.
Con alle spalle la bandiera dei Romanov — quella con l'aquila a due teste dorata e lo scudo con San Giorgio, simbolo di Mosca, che uccide un serpente con una lancia, tornata nel 1993 dopo 70 anni di riposo — il presidente domina la grande sala circolare al Cremlino.
È seduto su un lato, con i suoi principali— e obbedienti — collaboratori disposti a semicerchio a una decina di metri di distanza che si alzano a turno per parlare al microfono e sostenere la linea di Putin: chi propone un approccio più morbido, come il capo dello spionaggio estero Sergej Naryshkin che suggerisce di dare un’ultima possibilità all’Occidente, viene umiliato dallo «zar» , annoiato e spazientito; altri, come il ministro dell’Interno Vladimir Kolokoltsev, rilanciano suggerendo di prendersi tutto il Donbass, non solo l’area in mano ai filorussi.
All’estrema sinistra del gruppo dei dodici fedelissimi del presidente, poi, c’è l’unica donna, Valentina Matvienko, che fu vice del primo ministro Evgenij Primakov — grande rivale di Putin — fra il 1998 e il 1999, ma che poi si avvicinò al nuovo leader diventando nel 2003 governatrice di San Pietroburgo, ovvero la città di Putin, e poi nel 2011 presidentessa del Consiglio federale, il Senato russo che deve concedere al presidente il permesso di usare l’esercito all’estero. La sua carriera, nota in un lungo thread su Twitter Kamil Galeev, fellow del Woodrow Wilson Center di Washington, aiuta a capire la storia e le dinamiche politiche russe, ma soprattutto le qualità necessarie per fare strada nel Paese di Putin: ubbidienza incondizionata verso i propri capi, chiunque siano, e capacità di sostenere qualsiasi agenda politica e poi, con un'inversione a U, l'esatto opposto.
Al termine del Consiglio di sicurezza nazionale, Putin si è rivolto alla sua Nazione e con tono severo ha «rimesso a posto gli errori» commessi dai leader bolscevichi, ha cancellato l'Ucraina e ha riportato la Russia indietro di 100 anni esatti.
Il presidente ha quindi firmato il decreto che riconosce l'indipendenza — e di fatto l'annessione, come avvenuto nel 2014 con la Crimea — delle repubbliche di Donetsk e Lugansk e ha inviato l'esercito nel Donbass, per risolvere un'emergenza umanitaria di cui parlano soltanto i media di Stato russi. A metà del suo discorso, però, Putin ha lasciato anche un'altra traccia, quando parla della «terribile tragedia di Odessa, dove manifestanti pacifici furono uccisi brutalmente, bruciati vivi nella Casa dei sindacati». Quel giorno, a Odessa, morirono 38 filorussi e «i colpevoli», afferma Putin, «non sono mai stati puniti, ma noi sappiamo i loro nomi, e faremo di tutto per assicurarli alla giustizia». In questo passaggio, alcuni osservatori hanno letto la prossima mossa dello «zar»: arrivare fino a Odessa, ufficialmente per fare giustizia.
"Propaganda alla Stalin. Discorso orwelliano in tv per stravolgere la storia"
Manila Alfano
23 Febbraio 2022
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1645595680«Un discorso orwelliano». Lo definisce così, senza mezzi termini l'ucrainista Max Di Pasquale, ricercatore associato dell'Istituto Gino Germani di scienze sociali e studi strategici, il discorso a reti unificate che lunedì ha fatto saltare dalla sedia fior di analisti politici. Una doccia fredda le parole di Putin per molti, a partire dai leader che si sono seduti a quell'ormai famoso, lunghissimo tavolo made in Cantù. Eppure, per Di Pasquale non c'è sorpresa. Lo studioso che in questi anni con le sue pubblicazioni quali Ucraina terra di confine. Viaggi nell'Europa sconosciuta, e Abbecedario ucraino ha fatto conoscere l'Ucraina al grande pubblico italiano, era convinto che «lo zar» non si sarebbe fermato. Dalla Crimea, 8 anni fa, Putin ha messo in atto il primo esempio di guerra ibrida su larga scala ben più pericolosa di una guerra convenzionale fatta non solo di armi ma anche di fake news per spaccare la società. E non si fermerà.
Cosa c'è dietro alle mire russe?
«La paura. Paura che il germe della democrazia si diffonda fin dentro ai confini russi».
Putin parla dell'Ucraina come di una invenzione, creata da Lenin strappando dei territori russi. È così?
«Ma niente affatto. Anzi sarebbe vero il contrario».
In che senso?
«Pura propaganda utilitaristica. Ma non è nuova. Anche Stalin parlava dell'Ucraina come di un'arma in mano all'Occidente. Come vede Putin non si è inventato niente di nuovo. Putin poi in questi anni lo ha detto più volte in diverse occasioni. Secondo la sua narrazione i russi e gli ucraini sarebbero uno stesso popolo. Lo ha dichiarato nel 2014 con la crisi nel Donbass, prendendosi la Crimea».
Ma è la verità?
«No, assolutamente. Una falsità storica, una distorsione a suo uso e consumo. Per far leva su un neanche troppo acceso spirito nazionalistico».
Ma ha ragione nel dire che i russi e gli ucraini sono lo stesso popolo?
«Hanno avuto una storia comune se vogliamo, causa guerre e alleanze, egemonie. Ma i popoli sono distinti. Nel Medioevo la Rus' di Kiev, aveva Kiev capitale, era Kiev la città di riferimento rispetto a Moscovia che nel 1240 subisce poi l'invasione dei Mongoli, una sovranità altamente repressiva, mentre l'Ucraina finisce sotto il Gran Ducato di Polonia e Lituania, più aperto, con uno sviluppo culturale diverso, europeo. Due popoli con uno sviluppo totalmente diverso».
Quindi due identità culturali che si distingueranno nel corso degli anni?
«Sì, già nel '600 l'Ucraina cerca una sua indipendenza e chiaramente si ritrova ad allearsi con i vicini per tornaconti politici. Ma c'è un altro passaggio fondamentale che spiega l'abisso tra le due culture: nel 1709 la battaglia di Poltava segna la fine dell'indipendenza del Cosaccato ucraino, alleato degli svedesi, sconfitto da Pietro il Grande. È l'inizio dell'Impero russo. Inizia l'operazione di russificazione, ma allo stesso tempo, si appropria delle radici culturali della Rus' di Kiev proprio per dare alla Moscovia una identità europea che lui anelava ma che in realtà non le apparteneva».
Perchè?
«Pietro il Grande guardava all'Europa più che all'Asia. E non è un caso che eurasisti come Putin odiano Pietro il Grande».
Eppure Putin fa leva sul nazionalismo filo sovietico degli ucraini.
«Una minoranza. Invece è vero che i sentimenti nazionalistici ucraini lavorano da sempre: dal collasso dell'Impero Russo e di quello Austro Ungarico, con la dichiarazione di indipendenza nel 1919. E non si affievolì nemmeno sotto al regime sovietico. Che portò all'indipendenza del 1991».
Il fascismo cristiano di Ivan IlyinFascismo russo e collasso delle democrazie occidentali nell’ultimo saggio di Timothy Snyder
di Massimiliano Di Pasquale
4 dicembre 2018
https://www.stopfake.org/it/fascismo-ru ... hy-snyder/"Difenderemo la nostra meravigliosa patria": il discorso di Zelensky all'UcrainaVolodymir Zelensky
23 Febbraio 2022
https://it.insideover.com/politica/la-v ... raina.htmlIl 19 febbraio scorso il presidente ucraino Volodymir Zelensky è intervenuto alla 58esima Conferenza sulla Sicurezza di Monaco con un discorso incisivo in cui ha mostrato le ragioni del suo Paese. Abbiamo voluto tradurlo per capire quali sono gli obiettivi e le visioni politiche di Kiev nell’attuale crisi ucraina. Il testo originale è disponibile sul sito ufficiale della presidenza ucraina.
Clicca QUI per il discorso di Vladimir Putin
L’Ucraina vuole la pace. L’Europa vuole la pace. Il mondo dice che non vuole combattere e la Russia dice che non vuole attaccare. Qualcuno sta mentendo. Questo non è un assioma, ma non è più un’ipotesi.
Signore e signori! Due giorni fa ero in Donbass, sulla linea di confine. Legalmente tra l’Ucraina e i territori temporaneamente occupati. Di fatto, la delimitazione tra la guerra e la pace. Dove da un lato c’è un asilo e dall’altro un proiettile che lo ha colpito. Da un lato c’è una scuola, dall’altro un proiettile caduto sul suo cortile.
E vicino ci sono trenta bambini che vanno…no, non nella Nato, ma a scuola. Qualcuno impara la fisica. Imparando le sue leggi fondamentari, anche i bambini imparano quanto siano assurde le affermazioni che i bombardamenti avvengano dal lato ucraino.
Qualcun altro studia matematica. I bambini possono calcolare la differenza tra i casi di bombardamento negli ultimi tre giorni e le menzioni dell’Ucraina nel Rapporto sulla Sicurezza di Monaco senza una calcolatrice.
E qualcuno impara la storia. E quando nel cortile della scuola appare un cratere di una bomba, i bambini si chiedono una cosa: il mondo ha dimenticato gli errori del XX secolo?
A cosa portano i tentativi di appeasment? A trasformare la domanda “Perché morire per Danzica?” nella necessità di morire per Dunkerque e altre dozzine di città in Europa e nel mondo. Al costo di decine di milioni di vite.
Queste sono terribili lezioni della storia. Voglio solo essere sicuro che io e voi abbiamo letto gli stessi libri. Dunque, abbiamo la stessa comprensione della risposta alla principale domanda: come possa accadere nel XXI secolo che l’Europa sia di nuovo in guerra e le persone stiano morendo? Perché [la guerra in Donbass, ndt] è durata più della seconda guerra mondiale? Come siamo precipitati nella più grande crisi securitaria dalla Guerra Fredda? Come presidente di una nazione che ha perso parte del territorio e migliaia di persone e sui cui confini sono appostate 150mile truppe russe e armamenti pesanti, la risposta è ovvia.
L’architettura securitaria globale è fragile e va aggiornata. Le regole a cui il mondo si è adeguato decenni fa non funzionano più. Non riescono a gestire nuove minacce. Non sono efficaci per superarle. Sono come uno sciroppo della tosse quando servirebbe un vaccino per il Covid. Il sistema securitario è lento. Si è schiantato di nuovo. Le cause sono diverse: autoreferenzialità, eccessi di confidenza, irresponsabilità di Stati al livello globale. Come risultato, abbiamo i crimini di qualcuno e l’indifferenza degli altri. E l’indifferenza rende complici. Ed è simbolico che io ve ne stia parlando qui. Qui quindici anni fa la Russia ha annunciato la sua intenzione di sfidare la sicurezza globale. Cosa ha detto il mondo? Appeasment. Il risultato? Come minimo, l’annessione della Crimea e l’aggressione al mio Paese.
Le Nazioni Unite, che dovrebbero difendere la pace e la sicurezza globali, non sanno difendersi quando la loro Carta è violata. Quando un membro del Consiglio di Sicurezza annette il territorio di uno dei fondatori dell’One. E l’Onu stesso ignora la Piattaforma Crimea, la cui meta è la fine pacifica dell’occupazione della Crimea e la tutela dei diritti dei suoi abitanti.
Tre anni fa, qui Angela Merkel ha detto: “Chi gestirà il naufragio dell’ordine globale? Solo tutti noi assieme!”. L’uditorio rispose con un’ovazione. Ma l’applauso collettivo, sfortunatamente, non è sfociato in un’azione collettiva. E adesso, quando il mondo parla della minaccia di una grande guerra, una domanda emerge: c’è ancora qualcosa da salvare? L’architettura securitaria nel mondo e in Europa è quasi del tutto distrutta. Ed è troppo tardi per pensare ad aggiustarla, va costruito un nuovo sistema. L’umanità lo ha già fatto due volte, pagando un prezzo troppo alto: due guerre mondiali.
Possiamo rompere questa tendenza prima che diventi un percorso tracciato. E costruire un nuovo sistema prima di dover piangere milioni di vittime. Con la lezione delle due guerre mondiali non possiamo sperimentarne una terza. Dio ce ne scampi.
Ne ho parlato qui ieri, e di fronte all’Onu. Nel XXI secolo nessuna guerra è straniera. L’annessione della Crimea e la guerra in Donbass riguardano il mondo interno. E questa non è una guerra in Ucraina ma una guerra in Europa. L’ho detto a summit e forum. Nel 2019, 2020, 2021. Il mondo mi ascolterà nel 2022?
Questo non è più un’ipotesi, ma non ancora un assioma. Perché? Servono delle prove. Più importanti dei tweet o delle dichiarazioni ai media. Servono azioni. Le chiede il mondo, non noi.
Da soli o col supporto dei partner, difenderemo la nostra terra. Sia che ci siano date migliaia di armi moderne che cinquemila elmetti. Appreziamo ogni aiuto, ma chiunque deve capire che questi non sono contributi di carità che l’Ucraina deve chiedere o di cui ricordarsi
Questi non sono gesti nobili per cui l’Ucraina dovrebbe inchinarsi. Questo è il vostro contributo alla sicurezza dell’Europa e del mondo. Di cui l’Ucraina è stato uno scudo affidabile per otto anni. E per otto anni ha contenuto uno degli eserciti più grandi del mondo. Schierato ai nostri confini, non a quelli dell’Ue.
I missili Grad colpiscono Mariupol, non le città europee. E dopo quasi sei mesi di combattimento, a essere distrutto è stato l’aeroporto di Donetsk, non quello di Francoforte. Ed è sempre calda la situazione della zona industriale di Avdiivka, non quella di Montmartre. Nessuna nazione europea sa che cosa significa la celebrazione di funerali militari ogni giorno in ogni regione [dell’Ucraina]. Nessun leader europeo sa cosa voglia dire incontrare regolarmente le famiglie dei caduti.
Difenderemo la nostra meravigliosa patria, non importa se avremo 50, 150mila o un milione di soldati di qualsiasi esercito al confine. Per aiutare davvero l’Ucraina, non è necessario dire quanti uomini e quanti materiali ci siano al confine. Diteci che numeri abbiamo noi.
Per aiutare davvero l’Ucraina non è necessario parlare solo delle date della possibile invasione. Difenderemo la nostra terra il 16 febbraio, l’1 marzo, il 31 dicembre. Diamo maggior valore ad altre date. Ed ognuno capisce bene quali.
Domani [il 20 febbraio, ndt] in Ucraina è il Giorno dei Cento Eroi Celesti. Otto anni fa, gli ucraini hanno fatto la loro scelta e molti sono morti per essa. Otto anni dopo, perché l’Ucraina deve continuamente chiedere il riconoscimento di una prospettiva europea? Dal 2014 la Russia ha diffuso l’idea che abbiamo scelto il percorso sbagliato, che nessuno in Europa ci stesse aspettando. Non dovrebbe forse l’Europa dire e dimostrare con i fatti che questo è falso? Non dovrebbe l’Ue dire che i suoi cittadini sono favorevoli all’ingresso di Kiev nell’Unione? Perché evitiamo la domanda? Non meritiamo forse risposte dirette e oneste?
Ciò riguarda anche la Nato. CI è stato detto: la porta è aperta! Ma per ora solo a chi ha l’accesso autorizzato. Se non tutti i membri dell’Alleanza ci vogliono dentro o se tutti non ci vogliono ammettere, siate onesti. Le porte aperte sono buona cosa, ma a noi servono risposte chiare, non domande che restano aperte per anni. Non è forse il diritto alla verità una delle nostre grandi opportunità? Il momento della verità sarà il prossimo summit di Madrid.
La Russia afferma che l’Ucraina vuole unirsi alla Nato per ottenere con la forza il ritorno della Crimea. Risulta gratificante che il concetto di “ritorno della Crimea” appaia in questa retorica. Ma non hanno letto con attenzione l’Articolo 5 della Carta Nato: l’azione collettiva è protettiva, non offensiva. La Crimea e il Donbass torneranno certamente all’Ucraina, ma pacificamente.
L’Ucraina ha applicato con consistenza gli accordi di Minsk e quelli del Formato Normandia. La loro base sta nell’innegabile riconoscimento dell’integrità territoriale e dell’indipendenza del nostro Stato. Cerchiamo una soluzione diplomatica al conflitto armato. Solamente sulla base del diritto internazionale.
Come va per davvero il processo di pace? Due anni fa, abbiamo concordato con i leader di Russia, Francia e Germania un cessate il fuoco completo. A cui l’Ucraina aderisce scrupolosamente. Ci siamo trattenuti il più possibile in un contesto di continue provocazioni. Abbiamo continuamente fatto proposte nel contesto del Quartetto Formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di Contatto. E che riceviamo? Granate e proiettili dall’altro fronte. Soldati e civili uccisi e feriti, infrastrutture distrutte.
Gli ultimi giorni sono stati specialmente istruttivi. Centinaia di bombardamenti, spesso con armi proibite dagli Accordi di Minsk. Inoltre è importante che si finisca di restringere l’ammissione di osservatori Ocse in Ucraina. Loro sono minacciati e intimiditi. Ogni azione umanitaria è bloccata.
Due anni fa ho firmato una legge sull’ammissione incondizionata di rappresentanti di organizzazioni umanitarie per il sostegno ai detenuti. Essi non sono ammessi nei territori temporaneamente occupati. Dopo due scambi di prigionieri, il processo è stato bloccato, sebbene l’Ucraina abbia fornito elenchi concordati. Sono diventate un simbolo di violazioni dei diritti umani le torture compiute nella prigione di Donetsk.
I due nuovi checkpoint che abbiamo aperto nel novembre 2020 nella regione di Lugansk non funzionano ancora – e qui avvieneun’ostruzione totale con pretesti forzati.
L’Ucraina sta facendo tutto il possibile per raggiungere progressi nel confronto sulle questioni politiche. Nel GCC, nel processo di Minsk, attraverso disegni di legge abbiamo avanzato le nostre proposte, ma tutto appare bloccato e nessuno ne parla. L’Ucraina chiede da tempo di sbloccare immediatamente il processo negoziale. Ma questo non significa che la ricerca della pace si limiti ad solamente ad esso.
Siamo pronti a trovare la chiave per terminare la guerra in ogni possibile formato: Parigi, Berlino, Minsk, Istanbul, Ginevra, Bruxelles, Pechino, New York, non ha importanza dove il mondo negozia la pace in Ucraina.
Non importa se parteciperanno quattro paesi, sette o cento, la cosa che conta è che Ucraina e Russia siano tra questi. Ciò che è veramente importante è comprendere che la pace è necessaria non solo per noi, il mondo intero ha bisogno della pace in Ucraina. Pace e ripristino dell’integrità territoriale entro i confini internazionalmente riconosciuti. Questa è l’unica strada per risolvere il conflitto. E spero che nessuno pensi all’Ucraina come a una comoda e permanente zona cuscinetto tra l’Occidente e la Russia. Questo non accadrà mai. Nessuno lo permetterà.
Altrimenti – chi sarà il prossimo? I paesi della NATO dovranno difendersi a vicenda? Voglio credere che il Trattato del Nord Atlantico e l’Articolo 5 saranno più efficaci del Memorandum di Budapest. In ogni caso, abbiamo qualcosa. Il diritto di domandare il passaggio oltre una politica di appeasment per garantire sicurezza e pace.
Per tre volte dal 2014 l’Ucraina ha provato a organizzare consultazioni con i garanti del Memorandum di Budapest per ben tre volte. Tutte senza successo. Oggi l’Ucraina lo fa per la quarta volta. Io per la prima volta da Presidente. Ma sia io che l’Ucraina lo facciamo per l’ultima volta.
Sto avviando consultazioni nel quadro del Memorandum di Budapest. Il Ministro degli Affari Esteri è stato incaricato di convocarli. Se i loro risultati non garantiranno la sicurezza per il nostro paese, l’Ucraina avrà tutto il diritto di credere che il Memorandum di Budapest non funzioni e che tutte le decisioni del pacchetto del 1994 sono in dubbio.
Propongo inoltre di convocare un vertice dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nelle prossime settimane con la partecipazione di Ucraina, Germania e Turchia per affrontare le sfide in atto alla sicurezza in Europa. Ed elaborare di conseguenza nuove ed efficaci garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Paese che si trova oggi, fintanto che non siamo membri dell’Alleanza e di fatto ci troviamo in una zona grigia – in un vuoto securitario.
Cosa possiamo fare adesso? Sostenere con efficacia l’Ucraina e le sue capacità di difesa. Garantire all’Ucraina una prospettiva europea chiara, gli strumenti disponibili per le nazioni candidate, e chiari e precisi termini temporali per entrare nella Nato.
Servirà sostenere la trasformazione della nazione. Stabilire un Fondo per la Stabilità e la Ricostruzione dell’Ucraina, un programma affitti e prestiti, la fornitura di armi, macchinari e equipaggiamento di ultima generazione per il nostro esercito, che protegge l’intera Europa.
Servirà sviluppare un pacchetto di sanzioni preventive per fungere da deterrente all’aggressione. Garantire la sicurezza energetica ucraina, garantire la sua integrazione dentro il mercato energetico dell’Unione Europea in cui Nord Stream 2 è usato come un’arma.
Tutte queste domande meritano risposta.
Per ora siamo stati in silenzio. E finché c’è silenzio qui, ci sarà silenzio nell’Est del nostro Paese. Questo vale per l’Europa. Questo vale per il mondo. Spero che il mondo finalmente lo capisca, e che lo faccia anche l’Europa.
Signore e signori,
Ringrazio tutti gli Stati che oggi sostengono l’Ucraina.
Con le parole, con le dichiarazioni, con l’aiuto concreto. Tutti coloro che sono oggi dalla nostra parte. Dalla parte della verità e del diritto internazionale. Non vi chiamo per nome, non voglio far vergognare altre nazioni. Ma un conto è il business, un altro il loro karma. E ciò riguarda la loro coscienza. Comunque, non credo che saprebbero spiegare le loro azioni ai due soldati uccisi e ai tre feriti in Ucraina oggi.
E, cosa più importante, a tre ragazze di Kiev. Una di dieci anni, una di sei e la più piccola di solo un anno. Rimaste oggi senza un padre. Alle sei del mattino, ora dell’Europa centrale. Quando il Capitano Anton Sydorov, ufficiale dell’intelligence ucraina, è stato ucciso da un attacco di artiglieria vietato dagli Accordi di Minsk. Non so cosa ha pensato nell’ultimo momento della sua vita. Non ha certamente saputo che agenda qualcuno deve rispettare per porre fine alla guerra.
Ma sapeva certamente la risposta alla domanda che ho posto all’inizio. Sa benissimo chi di noi sta mentendo.
Possa la sua memoria vivere in eterno. Possa la memoria di coloro che sono morti oggi e nella guerra all’Est del nostro Paese vivere per sempre.
Grazie mille.