11)
Speriamo che i russi di Russia si ribellino e assaltino il Cremlino e si liberino di Putin e dei suoi oligarchi.
I cristiani di Russia dovrebbero prendere posizione contro Putin e non farsi vergognosamente complici.
In Russia i russi manifestano contro il nazifascista Putin e la sua criminale aggressione dell'Ucraina
https://www.facebook.com/10000829168163 ... 889211706/
Borsa Mosca: crollo record per l'indice Moex a -45%, -50% l'Rts
Il Sole 24 ORE
Milano, 24 feb 2022
https://www.ilsole24ore.com/radiocor/nR ... 5_24910249
Impressionante crollo per la Borsa di Mosca, con il Moex Russia Index denominato in rubli, che perde il 45,22% a 1.689 punti, il calo peggiore della sua storia. Fa ancora peggio l'indice Rts, denominato in dollari, che arriva a perdere il 49,92% a 614 punti. La Borsa di Mosca ha inizialmente sospeso le contrattazioni, a causa dell'invasione russa in Ucraina, ma alla riapertura l'azionario e' stato colpito da una pioggia di vendite. In forte flessione anche il rublo che perde quasi il 6,5% contro il dollaro, dopo aver toccato i minimi dal 2016.
Ucraina, Putin paga l'invasione con il crollo della Borsa di Mosca. Aumenti per gas, petrolio e grano
24 febbraio 2022
https://www.ilfoglio.it/economia/2022/0 ... o-3728987/
Dopo aver sospeso le negoziazioni, la Borsa russa perde il 45,22 per cento: il calo peggiore della sua storia. In calo anche gli indici europei (circa il 3 per cento), mentre sono in rialzo le materie prime agricole e industriali
Con l'avvio del conflitto armato in Ucraina i prezzi delle principali materie prime agricole e industriali sono rapidamente cresciuti, aumentando le pressioni inflazionistiche globali. Sui mercati finanziari c'è grande agitazione, con i titoli azionari in caduta mentre gli acquisti si indirizzano sugli asset rifugio, sull'energia e sui metalli. All'apertura la Borsa di Mosca registra il calo peggiore della sua storia, in flessione anche il Rublo, che ha toccato il minimo dal 2016.
Cosa succede in Borsa
La maggior parte degli indici azionari in Europa registra un calo intorno al 3 per cento: Piazza Affari cede il 2,7 per cento, Francoforte è la più penalizzata con il 3,3 per cento mentre Londra e Zurigo limitano il passivo mostrando un calo del 2,5 per cento. A Piazza Affari i principali titoli sono completamente in rosso (tranne Campari, che all'indomani dello scivolone sui conti rimbalza +2 per cento). Unicredit, tra gli istituti europei più esposti in Russia (insieme a Societe Generale e all'austriaca Raiffeisen) perde il 5,2 per cento.
Acquisti sugli asset rifugio: l'oro sale dell'1,7 per cento a 1942 dollari l'oncia, lo yen giapponese torna sotto 155 per un dollaro e a 129 per un euro, salgono i titoli di stato.
Gas, petrolio, grano: i prezzi delle materie prime
La preoccupazione che il conflitto possa avere ripercussioni sulle esportazioni verso i mercati mondiali ha portato all'aumento improvviso dei prezzi. Quello del gas in Europa è oggi di 106 euro al megawattora (+20 per cento), il petrolio guadagna il 6 per cento circa con il Brent aprile che tratta 102,6 dollari al barile e il Wti a 97,37 dollari al barile nella scadenza aprile.
Ma la Russia non è solo un grande esportatore di energia. È anche un importante produttore di alcuni metalli industriali e preziosi e insieme all'Ucraina rifornisce inoltre diversi paesi europei e il Medio oriente di grano.
I prezzi dell'alluminio sono aumentati del 2,5 per cento al London Metal Exchange a $ 3.376 a tonnellata. Il nichel, un metallo di nicchia che sta crescendo per importanza e prezzo per il suo utilizzo nelle batterie dei veicoli elettrici, è aumentato del 2,4 per cento a 25.085 dollari a tonnellata. Il palladio, utilizzato nei convertitori catalitici per pulire i gas di scarico, è aumentato del 4,4 per cento a 2.547 dollari l'oncia troy a New York.
I futures sul grano sono aumentati del 5,7 per cento a Chicago mentre i prezzi del mais sono aumentati del 5,1 per cento. Il settore metallurgico russo è stato in passato oggetto di sanzioni occidentali. Nel 2018 i prezzi dell'alluminio sono aumentati dopo che gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al colosso produttore russo Rusal. La mossa ha scosso il mercato dell'alluminio, spingendo il London Metal Exchange a sospendere il metallo dell'azienda dai suoi magazzini fino alla revoca delle sanzioni nel 2019.
Un blocco dell'Ucraina, nel frattempo, potrebbe mettere a repentaglio le considerevoli esportazioni di grano e mais dai porti del Mar Nero. Nazioni del Medio Oriente come Turchia, Egitto e Libano fanno affidamento su Russia e Ucraina per una parte sostanziale del loro fabbisogno di grano. A livello globale, i prezzi dei cereali erano già superiori del 12 per cento a gennaio rispetto a un anno prima, secondo un indice delle Nazioni Unite.
Il crollo del rublo e della Borsa di Mosca
Impressionante crollo per la Borsa di Mosca, con il Moex Russia Index denominato in rubli, che perde il 45,22 per cento a 1.689 punti, il calo peggiore della sua storia. Fa ancora peggio l'indice Rts, denominato in dollari, che arriva a perdere il 49,92 per cento a 614 punti. La Borsa di Mosca ha inizialmente sospeso le contrattazioni ma alla riapertura l'azionario è stato colpito da una pioggia di vendite. In forte flessione anche il rublo che perde quasi il 6,5 per cento contro il dollaro, dopo aver toccato i minimi dal 2016.
San Pietroburgo al momento. Una grande protesta. La gente canta "La Russia è contro la guerra! "
24 febbraio 2022
https://www.facebook.com/mihalev/videos ... 329228302/
Giovani in piazza in oltre 40 città russe contro la guerra in Ucraina, 1.400 arresti
Giulia Belardelli
25 Febbraio 2022
https://www.huffingtonpost.it/esteri/20 ... a-8837883/
Oxxxymiron, il rapper più famoso di Russia, chiede la nascita di un movimento contro la guerra
Sono soprattutto giovani, sono una minoranza, sanno di rischiare l’arresto, ma non possono accettare di stare in silenzio mentre il loro Paese bombarda una popolazione che ha le loro stesse ambizioni: vivere in libertà, essere una democrazia. Nella giornata di giovedì migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade e nelle piazze delle città russe per protestare contro la decisione del presidente Vladimir Putin di invadere l'Ucraina.
Da Mosca a San Pietroburgo, il risveglio della protesta. La voce dei russi contrari alla guerra
Fronte interno
L’opinione pubblica russa si divide tra sostenitori di Putin e dell’intervento in Ucraina e un’opposizione soffocata che sta ritrovando il coraggio di farsi sentire
Antonella Scott
26 febbraio 2022
https://www.ilsole24ore.com/art/da-mosc ... a-AEGG7MGB
«A coloro per cui la vita delle persone - russi, ucraini - non è indifferente, voglio dire questo: bisogna contrastare la guerra con tutte le forze, e spiegare la cosa più importante: questa guerra diventerà un suicidio per la Russia. Sarà una tragedia per l’Ucraina. Ma per la Russia, per lo Stato nella sua forma attuale, sarà la fine».
Quella di Grigorij Javlinskij, economista e leader di Jabloko, partito liberale di antiche radici ma scarsissimo seguito in Russia, è una delle poche voci “contro” della politica, in un Paese dove una vera opposizione non ha mai potuto esprimersi, e dove la repressione degli ultimi anni ha messo quasi a tacere ogni forma di dissenso.
Tra le ragioni che hanno spinto Vladimir Putin a decidere l’intervento in Ucraina c’è la determinazione a bloccare lo sviluppo di democrazie nello spazio ex sovietico ai propri confini: “rivoluzioni colorate” soffocate sul nascere in Bielorussia, in Kazakhstan, ma soprattutto nelle città della Federazione dove le grandi manifestazioni degli anni 2017-18 si sono via via spente, un giro di vite simboleggiato dall’incarcerazione di Aleksej Navalnyj.
Consigliati per te
Ritorno in piazza
La guerra in Ucraina potrebbe però segnare una svolta anche in questo: pochi si illudono sulla possibilità dell’opinione pubblica di influenzare il regime. Ma l’enormità di quanto sta accadendo può risvegliare il movimento dell’opposizione, effetto contrario a quello voluto dal regime.
Scopri di più
Sta già avvenendo. «Questo è il giorno più vergognoso e terribile della mia vita - è la dichiarazione all’agenzia AP di una signora di Pietroburgo, scesa in strada a manifestare -. Il mio Paese è un aggressore. Odio Putin. Che cos’altro bisogna fare per aprire gli occhi alla gente?».
La società è divisa: questa è la risposta più onesta a chi chiede “cosa pensano i russi?”. Per alcuni Putin ha fatto bene: e sei un traditore della patria se non pensi così. Altri sono nazionalisti ma giudicano eccessivo l’intervento militare.
«Un passo nel nulla»
Altri, come le migliaia di manifestanti determinati a tornare in piazza nonostante la grande probabilità di essere arrestati, o i firmatari sempre più numerosi delle petizioni intitolate “No alla guerra”, non riescono neppure ad alzare gli occhi sugli ucraini per la vergogna: «Noi non abbiamo votato per chi ha scatenato la guerra», dice un’altra dimostrante da Mosca. «Non c’è alcuna giustificazione razionale per questa guerra - è scritto in una lettera aperta firmata da scienziati e giornalisti scientifici russi, preoccupati anche per i contraccolpi che l’isolamento internazionale e lo status di pariah porteranno sulla ricerca scientifica -. Il tentativo di usare la situazione in Donbass come pretesto per lanciare un’operazione militare non ha senso. È chiaro che l’Ucraina non costituisce una minaccia per la sicurezza della Russia».
È amaro per noi, continua la lettera, «vedere che il nostro Paese, che ha dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazismo, è ora istigatore di una nuova guerra sul continente europeo. Chiediamo la fine immediata di tutte le operazioni militari dirette contro l’Ucraina. Scatenata la guerra, la Russia si condanna all’isolamento internazionale, a ulteriore degrado culturale e tecnologico nell’assoluta assenza di prospettive positive. La guerra all’Ucraina è un passo nel nulla».
Una minoranza. Destinata a crescere mentre guarda al destino di Kiev, e forse un giorno in grado di contrastare davvero la fuga nel passato del proprio Paese che domani - assicura in continuazione Navalnyj dal carcere - «sarà felice».
Il risveglio dei russi
Il Cremlino non può più vendere ai cittadini spazientiti il mito della guerra
Vittorio Quagliata
da “il Foglio” di sabato 26/2/2022
https://www.facebook.com/vittorio.quagl ... 7077074949
DI ANNA ZAFESOVA
“Un soldato russo si fa un selfie, il sorriso compiaciuto, con alle spalle le batterie di razzi multipli che sputano incessantemente missili verso l’Ucraina. Ma per il ministero della Difesa, non sono in corso bombardamenti, non ci sono perdite, anzi, non c’è nemmeno una guerra, ma soltanto una «operazione militare speciale». Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov dice che la Russia «non ha intenzione di invadere» mentre i carri armati russi sono alla periferia di Kyiv. Il presidente della Duma Vyacheslav Volodin dice che gli ucraini, «popolo fratello», non hanno nulla da temere, mentre i missili russi colpiscono quartieri residenziali e la popolazione si nasconde nelle stazioni della metropolitana. E Vladimir Putin insiste che il governo ucraino è una «banda di drogati neonazisti» assistiti da «consulenti americani», mentre gli ucraini si preparano in massa a difendere le loro città. Solo i canali Telegram mostrano invece il video dell’interrogatorio del soldato russo steso su una barella, ferito e catturato dagli ucraini. E’ un ragazzino, probabilmente un militare di leva, che racconta dei «colonnelli che ci hanno detto che gli ucraini stavano sparando su Rostov». L’ufficiale ucraino che lo interroga non riesce a trattenere una risata, non riesce nemmeno ad arrabbiarsi.
Sono le stesse bugie che raccontano i media dall’altra parte del confine, per convincere i russi che a) non si tratta di una guerra, b) anche se fosse una guerra, è giusta e preventiva, c) magari non si chiama guerra, ma è un trionfo: gli ucraini si stanno arrendendo a battaglioni. E’ la stessa narrazione usata da sempre dall’Unione sovietica, per tutte le sue guerre di invasione, dalla guerra contro la Finlandia iniziata da un falso attacco contro i sovietici nel novembre 1939, alla guerra “preventiva” in Afghanistan nel 1979, raccontata come «operazione di aiuto internazionalista», per non parlare delle invasioni in aiuto ai regimi «fratelli» in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968. Una fede quasi magica nelle parole, e l’insistenza della propaganda putiniana sulla sua terminologia diventa a sua volta un ulteriore motivo di scontro con l’occidente che si rifiuta di riconoscere che i bombardamenti di Kyiv e Kharkiv abbiano come obiettivo la «liberazione» dell’Ucraina dalla «oppressione del governo nazista».
Ed è proprio questa dissociazione cognitiva orwelliana a spezzare, all’improvviso, la pazienza rassegnata di molti russi. Il silenzio, la paura, il talento di guardare altrove ed evadere nella vita privata affinati ancora sotto il totalitarismo sovietico e rispolverati negli ultimi mesi di arresti e censure del dissenso, non resistono di fronte a quella che appare la madre di tutte le bugie. Tra l’altro, proprio la retorica dei «popoli fratelli» va a ritorcersi contro il regime, perché molti russi condividono con Putin l’incapacità di credere in una Ucraina indipendente dalla Russia, ma proprio per questo non riescono a capacitarsi di una Russia che bombarda l’Ucraina. I post «No alla guerra» si moltiplicano, alla protesta social si uniscono anche la figlia dell’oligarca Roman Abramovich, del portavoce di Putin Dmitri Peskov, e tanti altri insospettabili. L’attore Marat Basharov viene licenziato per aver ringraziato pubblicamente Putin di aver lanciato la guerra: un «comportamento disgustoso per un cittadino», spiega il provvedimento il regista della Scuola della drammaturgia moderna. Un risveglio improvviso, che spinge le autorità russe a prendere, per la prima volta, provvedimenti per limitare la diffusione di Facebook.”
Mikahil Fridman è il primo oligarca a dichiararsi pubblicamente contrario alla guerra voluta da Vladimir Putin in Ucraina
Ecco chi è il primo oligarca russo contro la guerra in Ucraina
Francesco Curridori
27 Febbraio 2022
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/fr ... 1645976445
"La guerra non potrà mai essere la risposta". Mikahil Fridman è il primo oligarca a esprimersi contro la guerra voluta da Vladimir Putin in Ucraina.
Fridman, come si legge sul Financial Times, ha inviato una lettera al suo staff nella sede di Lodra della sua società di private equity LetterOne in cui ha definito da guerra una "tragedia" e ha chiesto la fine del "bagno di sangue". "Sono nato nell'Ucraina occidentale e ho vissuto lì fino all'età di 17 anni", scrive Fridman ricordando che i suoi genitori sono ucraini e attualmente vivono a Leopoli, la sua città preferita. L'oligarca, però, riconosce di aver fatto fortuna "come cittadino russo" e aggiunge:"Sono profondamente legato ai popoli ucraino e russo e vedo l'attuale conflitto come una tragedia per entrambi". Fridman precisa: "Non faccio dichiarazioni politiche, sono un uomo d'affari con responsabilità nei confronti delle mie migliaia di dipendenti in Russia e Ucraina". Il noto imprenditore, che secondo Forbes ha un patrimonio stimato in 15,5 miliardi di dollari, finora aveva sempre evitato di esporsi esprimendo le sue posizioni politiche, ma stavolta è stato chiaro e netto:"Sono convinto però che la guerra non potrà mai essere la risposta. Questa crisi costerà vite e danneggerà due nazioni che sono affratellate da centinaia di anni". Poco dopo, anche un altro oligarca, Oleg Deripaska, uno dei più fieri sostenitori di Putin, ha scritto che "la pace è molto importante, e le negoziazioni dovrebbero iniziare al più presto".
Intanto l'Unione Europea, gli Stati Uniti d'America e la Gran Bretagna hanno attivato pesanti sanzioni contro gli oligarchi russi che in questi anni hanno fatto affari in Occidente. "Lavoreremo per proibire agli oligarchi russi di utilizzare i loro asset finanziari nei nostri mercati", ha detto il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso di un punto stampa. Queste prese di posizioni hanno avuto subito un primo effetto: il miliardario Roman Abramovich a lasciare la presidenza del Chelsea. Il presidente americano Joe Biden, d'altronde, ha sostenuto con fermezza che le sanzioni sono l'unica arma a disposizione per contrastare Vladimir Putin. L'unica altra alternativa sarebbe lo scoppio della terza guerra mondiale che tutti sperano di evitare. Nel frattempo, però, se da un lato da Mosca arrivano notizie di un possibile negoziato di pace in terra bielorussa, dall'altro lato Putin ordina "di porre le forze di deterrenza dell'esercito russo in regime speciale di servizio da combattimento". In pratica, il capo del Cremlino ha allertato il sistema difensivo nucleare russo. Di certo non un bel viatico verso la pace.
Il cerchio magico di Putin si è rotto? Perché ora rischia una pugnalata alle spalle
Gianluca Zanella
27 febbraio 2022
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ce ... 1645985096
E se il cerchio magico di Putin si fosse rotto? Se il cordone di oligarchi che da sempre caratterizza il suo punto forte si stesse sfaldando di fronte alla resistenza ucraina? Si tratta di supposizioni, ma neanche poi tanto.
Che l’offensiva russa abbia trovato pane per i suoi denti non siamo noi a dirlo, ma i fatti. Le diverse ondate di centinaia di migliaia di uomini non sono ancora riuscite a piegare le forze armate dell’Ucraina e nonostante la propaganda russa e le notizie che vorrebbero uno Zelensky al sicuro a Leopoli tra le braccia americane, il presidente ucraino – nonostante a sua volta non esente da colpe (che comunque non giustificano ciò che sta subendo il suo popolo) - assurge ogni giorno di più a simbolo di resistenza e coraggio, in contrapposizione all’ombra nera che ogni giorno di più si allunga e avvolge l’Armata rossa.
Sicuramente è il destino riservato a chi attacca, ma ci mette del suo anche l’informazione che, almeno in Europa, è ormai concorde nel dipingere Putin come un tiranno sempre più scollegato dalla realtà del suo (e del nostro) tempo. E sembrano cominciare a pensarla così anche i suoi uomini, il suo cerchio magico, appunto.
La rivista Forbes, in un lungo e dettagliato articolo, calcola l’ammontare delle perdite generali dei fedelissimi di Putin a 126 miliardi di dollari dal momento dell’invasione. Un bagno di sangue. E se fin ora nessuno di questi oligarchi – tra i quali figurano Alexey Mordashov, Suleiman Kerimov, Oleg Tinkov e molti altri – sembra aver alzato la voce o opposto la seppur minima riserva di fronte alle decisione del leader massimo, fonti ben informate sussurrano di un sommovimento che inizia a farsi scossa sismica e che rischia di aprire l’ennesimo fronte, stavolta interno, per il novello Zar.
Mentre lo scontro in Ucraina si fa totale, mentre entrano in gioco i mercenari ceceni, mentre sul fronte cyber è sceso in campo il collettivo Anonymous e mentre resta l’incertezza delle prossime mosse di attori come Cina, Polonia, Corea del Nord e Iran, sembra che alcuni paperoni russi stiano cercando una sponda in Europa.
Il salasso che stanno subendo da questa guerra pare aver scosso le loro coscienze. La prospettiva di non poter più girare indisturbati sui loro Yacht, di non poter più spendere i loro soldi nelle vie dello shopping europeo, appare forse insostenibile, tanto da far arrischiare qualcuno di questi a passare da traditore se non della patria, sicuramente del grande capo.
Il re non è ancora nudo, ma la coperta è sempre più corta e in Russia si sa, fa freddo.
Ripetiamolo: non si tratta di notizie certe o – ancora – verificabili, ma fonti d’intelligence sostengono che già si stanno prendendo accordi e che si stanno studiando “provvedimenti anche definitivi”. In cosa consisterebbero questi provvedimenti, difficile dirlo. Indubbiamente si tratta di una prima crepa sullo schermo piombato che da sempre sembra proteggere Putin. Una crepa che – se le operazioni sul campo non dovessero subire una svolta a favore della Russia a breve termine – rischia di allargarsi e di lasciar intravvedere una realtà ben diversa da quella che siamo abituati a vedere. Forse, a quel punto, ci accorgeremmo che anche Putin, in fondo, è un uomo come tanti. Forse ci accorgeremmo che anche lui può restare solo, che anche lui può essere tradito, pugnalato alle spalle da uno dei tanti Bruto di cui si è circondato nel corso degli anni.
EFFETTI E CONSEGUENZE
Niram Ferretti
28 febbraio 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
La Borsa di Mosca aprirà il suo mercato di scambio delle valute alle ore 10 antimeridiane di oggi, con tre ore di ritardo rispetto all’orario ordinario dei mercati Forex, in risposta al caos provocato dalle dure sanzioni finanziarie varate dall’Occidente contro la Russia a seguito dell’offensiva militare in Ucraina.
Stamattina il rublo russo ha ceduto il 30 per cento, scivolando a119 sul dollaro. In sofferenza anche l’euro, che ha ceduto lo 0,76 per cento dopo l’annuncio delle sanzioni occidentali alla Russia, cosi’ come i dollari australiano e neozelandese.
Missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg, munizioni: sono le armi che l’Italia invierà in Ucraina. Il decreto del governo è pronto, sarà approvato questo pomeriggio. E la novità riguarda proprio il rapporto diretto con Kiev. Gli armamenti saranno ceduti «alle autorità governative ucraine», come è specificato nel provvedimento.
La Nato dovrà occuparsi soltanto della consegna logistica. Un segnale forte che arriva mentre i primi 1.350 militari sono pronti a partire per l’Ungheria e la Romania, così come il materiale bellico. Una scelta fatta con il via libera dell’Unione Europea, dopo i colloqui del premier Mario Draghi con il presidente Volodymyr Zelensky, che ha convinto l’Italia ad essere tra i primi Stati dell’Ue a chiudere lo spazio aereo alla Russia. (Qui l'articolo completo)
La Corea del Sud si unisce alle sanzioni contro la Russia. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa Yonhap. Il ministero degli Esteri ha comunicato agli Usa il proposito sul blocco dell’export di materiale strategico verso Mosca e sulla esclusione delle banche dal sistema dei pagamenti Swift.
Alberto Pento
Putin minaccia di usare l'atomica?
Saranno i suoi russi a farlo fuori prima che dia l'ordine e schiacci il pulsante dei missili.
Il vero Putin ora ha contro ben due popoli
Con notevole ritardo, e magari a denti stretti, sono finalmente in tanti a prendere atto che nella mente di Vladimir Putin albergano dei pensieri poco equilibrati e anche dei brutti piani ai nostri danni
Roberto Fabbri
1 Marzo 2022 - 06:00
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646118032
Con notevole ritardo, e magari a denti stretti, sono finalmente in tanti a prendere atto che nella mente di Vladimir Putin albergano dei pensieri poco equilibrati e anche dei brutti piani ai nostri danni, magari anche sostenuti da un atteggiamento disinvolto rispetto all'impiego di un arsenale atomico. E chi l'avrebbe mai detto...
Un grande inganno a proposito della figura di Putin, basato su una serie di pregiudizi tanto assurdi quanto duri a morire, sta finalmente venendo smontato. E c'è voluta una guerra d'aggressione feroce e ingiustificabile contro un popolo europeo, ma anche la coraggiosa reazione di tanti cittadini russi contro un atto violento che non sentono loro, per toglierci le fette di salame dagli occhi. Oggi Putin combatte non contro un popolo solo, ma contro due: quello ucraino e il suo stesso popolo russo. Al primo manda addosso l'esercito, al secondo la polizia antisommossa. E in entrambi i casi, l'esito finale potrebbe essere diverso da quanto desiderato: gli ucraini resistono in armi, i russi senza. Ma entrambi sono stati rafforzati nella loro ostilità dalle stesse azioni prevaricatrici di un presunto grande stratega reso paranoico da due anni di autoreclusione e forse da troppi farmaci strani.
La lista dei pregiudizi oggi traballanti dei putiniani d'Italia è lunga. Il più spesso ripetuto è anche il più inverosimile: la vecchia favola della povera Russia minacciata di accerchiamento e quindi giustificata ad aggredire i suoi vicini e a violentarne la libertà di scelta per garantirsi una zona cuscinetto. E sì che basterebbe consultare un atlante per capire che l'immensa Russia non è accerchiabile e tantomeno conquistabile. Il secondo è il prodotto della diffusa e crassa ignoranza della storia dell'Europa orientale, ancor oggi da troppi immaginata come il legittimo cortile di casa di Mosca: andatelo a dire non solo agli ucraini (che secondo Putin non avrebbero nemmeno il diritto di definirsi un popolo), ma a tutte le altre nazioni già asservite all'Urss che si sono da tempo riscoperte libere ed europee. Il terzo sono i tenaci cascami dell'antiamericanismo all'italiana, declinato nei suoi format comunista, neofascista e perfino cattolico: il primo imperversa da mezzo secolo nelle nostre scuole, dove ci si sente ripetere che l'Urss mirava al bene dell'umanità sbagliando i metodi, e quindi non era una società da incubo come quella della Germania nazista. Quarto e non ultimo, i begli affaroni miliardari che si possono fare naturalmente nell'interesse nazionale - con i serial killer del Cremlino. E che sarebbe più decente fare con una nuova Russia, finalmente libera dallo zar Stranamore.
Piazze roventi: 6.000 arresti in 4 giorni. E a protestare sono anche gli oligarchi
1 Marzo 2022
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646118079
La guerra totale contro una nazione nella quale molti hanno legami strettissimi; le sanzioni occidentali che minacciano il rublo, l'economia russa tout court e i loro patrimoni siderali; ora persino l'ombra dell'incubo nucleare. Fra gli oligarchi moscoviti del business - quelli arricchitisi durante le privatizzazioni selvagge degli anni '90, ma anche quelli venuti alla luce o rimasti a galla nel ventennio del potere di Vladimir Putin - c'è chi incomincia a non poterne più della guerra in Ucraina. Non è ancora una rivolta in piena regola, sul modello di quella costata la galera e l'esproprio a inizio anni 2000 a figure come l'ex patron dell'ormai defunto colosso petrolifero Yukos, Mikhail Khodorkovski. Ma i nomi che si allineano nell'elenco di chi stavolta appare deciso a esporsi in una presa di distanza dallo zar del Cremlino e dalla sua corte di uomini provenienti dai ranghi dei siloviki - i veterani dei servizi, delle forze armate, degli apparati russi - sono importanti. Le prime critiche esplicite di super miliardari storici portano la firma di due pesi massimi come Oleg Deripaska e Mikhail Fridman: pronti addirittura a strizzare l'occhio alle proteste di piazza di questi giorni, sfociate nella solita raffica di arresti. Mentre più sfumata appare la posizione dell'astutissimo Roman Abramovich. E sono quasi 6.000 le persone fermate dalla polizia in tutta la Russia dopo il quarto giorno di proteste contro la guerra. Lo riferisce il sito indipendente Ovd-Info, precisando che le persone fermate sono 5.942 persone, 2.802 delle quali domenica nelle manifestazioni non autorizzate in 57 città del Paese. A Mosca domenica sono state fermate 1.275 persone.
Alberto Pento
Il dittatore criminale Zar Putin riaprirà i lagher in Siberia per internare i dissidenti russi?
AD OGNI COSTO
Niram Ferretti
1 marzo 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
"Putin non è la Russia". Con questa perentoria affermazione Garry Kasparov ci dice l'essenziale. No, questa non è la guerra della Russia contro l'Ucraina, è la guerra di un dittatore, la sua sfida personale, va tenuto bene a mente. E non si faccia l'errore di considerare che la Russia attuale sia retta da un regime. No, non c'è nessun regime, non c'è alcuna collegialità, prima era così, oggi la Russia è una dittatura personalista in cui chi decide è un uomo solo. Un uomo solo al comando che non condivide il suo potere con nessun altro.
Sempre Kasparov ci spiega come tutto quello a cui stiamo assistendo in questi giorni si è preparato alla luce del sole in questi anni. Era prevedibile, chiaro, ma si preferiva, come al solito, fare finta di niente, voltare la testa dall'altra parte.
I vantaggi di un buon legame con la Russia erano troppi, e intanto Putin riscuoteva centinaia e centinaia di milioni di dollari per utilizzarli soprattutto nel comparto militare. E poi avvenne. La Georgia nel 2008, la Crimea nel 2014, e nessuna consequenza veramente grave, l'Europa continuava a rifornirsi di gas russo, Putin veniva ricevuto ovunque con rispetto e sorrisi.
Il mostro è stato in buona parte creato da noi, foraggiandolo, come è stato fatto con la Cina. Il problema è che quando si ha ache fare con leader che non solo non condividono i nostri valori e il nostro modo di pensare ma addirittura li disprezzano, a un certo punto si deve pagare un prezzo.
Il prezzo che dobbiamo pagare non è ancora chiaro a quanto ammonterà, ma non sarà lieve.
Putin non si fermerà, non può farlo.
Tutto il suo potere si regge, come quello di ogni dittatore, sull'aura della forza e dell'invincibilità, non può essere incrinato perché significherebbe l'inizio della fine. È dunque pronto, lo sta già facendo, a trascinare con sè tutta la Russia in questa tragica avventura dagli esiti ancora imprevedibili.
Tassilo Francovig
Tsion Ben Avraham
Putin è un giocatore d’azzardo.
Ha carte deboli in mano, ma bluffa sistematicamente, e finora gli è andata bene. Ha commesso crimini, ha invaso paesi e represso sul nascere qualsiasi opposizione. Ha continuato a giocare alzando la posta, poiché incontrava divisione e debolezza negli avvrsarî.
Fino ad oggi. Fino all’Ucraina, che ha resistito e si è difesa, col suo coraggioso presidente Zelensky.
Adesso l’Europa si è stretta attorno all’Ucraina, insieme all’America. Finalmente l’Occidente reagisce, anche se sa che ci sarà un alto prezzo da pagare.
Ma Putin dovrà cadere. Non c’è altro da fare che togliergli le fonti finanziarie e fare implodere il suo sistema di potere.
Dopo, il mondo si sarà liberato di un grande pericolo.
Guerra, la paura anche in Russia: a San Pietroburgo si cercano i rifugi anti-aerei in caso di attacco (e a scuola consegnati manuali d'addestramento)
A San Pietroburgo si cercano i rifugi anti-aerei in caso di guerra in Russia e a scuola arriva il manuale di guerra: come stanno vivendo il conflitto i russi
Martedì 1 Marzo 2022
https://www.ilmessaggero.it/mondo/guerr ... 35695.html
È possibile che la guerra si sposti anche in Russia? Al momento la speranza è che non accada, perché in caso contrario vorrebbe dire che il conflitto ha assunto dimensioni ancora più grandi. Ma nelle città russe hanno già cominciato a prepararsi all'eventualità dei bombardamenti. Come avevano fatto gli ucraini prima di loro. Solo una precauzione, ma le preoccupazioni tra i cittadini russi aumentano di ora in ora, al pari dell'emergenza economica che dovranno affrontare a causa delle sanzioni.
Ucraina, perché la guerra nucleare con la Russia di Putin è (quasi) impossibile? Il fattore "second strike" e la mutua distruzione assicurata
I rifugi antiaerei a San Pietroburgo
A San Pietroburgo i cittadini si stanno preoccupando di cercare i rifugi anti-aerei, presenti in città dai tempi della guerra fredda. Già da gennaio, quando l'invasione era solo un'ipotesi a cui credevano in pochi, sui social giravano delle mappe che indicavano i punti della città dove cercare riparo, in caso di bombardamenti. Nell'ultima settimana questo argomento è tornato d'attualità sui gruppi Facebook e Whatsapp, anche se per l'amministrazione comunale si tratta di propaganda falsa e terroristica. I cittadini, in ogni caso, ora vogliano sapere dove poter scappare in caso d'emergenza.
L'argomento guerra è arrivato anche nelle scuole, e molti insegnanti - fanno sapere i media locali - faticano a spiegare i motivi dell'invasione russa. Negli istituti sono stati distribuiti i manuali d'addestramento, in caso che la situazione cambiasse. Era successo lo stesso in Ucraina a gennaio, quando la crisi aumentava. Dopo l'emergenza dovuta ad Omicron la situazione è finalmente migliorata in Russia, ma il timore è che possa di nuovo tutto precipitare c'è.
«Цыц, Леша»: в распоряжении «Новой» оказалась аудиозапись с так называемого «урока мира» в одной из школ подмосковной Балашихи.
Кажется, преподаватель сама не понимает, как пересказать старшеклассникам содержание методички о «специальной военной операции в России». pic.twitter.com/e5N7hwGT7m
— Новая Газета (@novaya_gazeta) March 1, 2022
Licenziati al lavoro perché contro la guerra
In Russia si fa sempre fatica ad andare contro le scelte del Cremlino, ma l'invasione in Ucraina ha dato la forza a migliaia di persone di alzare la voce. In piazza le manifestazioni contro la guerra sono state represse con gli arresti (più di 2.000 in tutta la Russia). E molte persone sono state licenziate dai posti di lavoro, perché contrarie all'attacco. Le sanzioni che l'Occidente sta infliggendo presto si ripercuoteranno anche sui cittadini e a quel punto il malcontento potrebbe aumentare.
Non è l'Arena, Ernesto Preatoni demolisce Putin: "Un pazzo che di economia non capisce nulla, cosa rischia"
28 febbraio 2022
https://www.liberoquotidiano.it/news/sp ... schia.html
"Ci sono decine di migliaia di persone che stanno protestando e questo mi fa ben sperare". A rivelarlo è Ernesto Preatoni, imprenditore che sta ampliando la propria attività nel mercato degli hotel e dei centri commerciali in Ucraina. In collegamento con Non è l'Arena su La7, nella puntata di domenica 27 febbraio, l'uomo spiega la situazione in Russia. "Di fronte a così tanti manifestanti, la polizia non può fare molto".
Non solo, perché "la business community di Mosca non era a conoscenza di quello che voleva fare il presidente russo e la dimostrazione sta nel fatto che la Borsa ha perso in due giorni il 50 per cento". Nel salotto di Massimo Giletti, Preatoni ha detto che "Putin è isolato. I danni che sta provocando all'economia non gli sono noti, perché non capisce nulla di economia: ha una cultura da Kgb e figurarsi se può sapere come creare ricchezza. Sul piano economico la vedo difficile, in questa gara di 'celodurismo' tra NATO e russi...Ma questi son pazzi!".
E ancora, stando alla testimonianza di Preatoni, "quelli del Donbass sono dei lombardi che sognano l'autonomia". Secondo l'imprenditore qualcuno ai separatisti ha fornito le armi per sparare, a loro volta, agli ucraini. "Questo li mette sullo stesso piano, ma quello che ha fatto ora Putin è da condannare su tutti i fronti. Sta causando danni irreparabili". E questo vale anche per l'Italia, che dovrà fare i conti con la mancanza di gas e metalli.
Il dissidente (in carcere) incita l'opposizione Presa di distanza dal Patriarcato di Mosca
Navalny: russi in piazza, oligarchi sotto accusa. Preti ortodossi in rivolta
Massimo Malpica
3 Marzo 2022
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646297809
C'è un fronte interno anche per Putin e per la sua guerra all'Ucraina. Se non bastavano i quasi settemila russi che si sono fatti arrestare in questa prima settimana per aver scelto di manifestare contro l'invasione dell'Ucraina, ora a mettersi di traverso sono il leader dissidente Alexei Navalny, che incita alla rivolta via Twitter, e i preti ortodossi, che scelgono di condannare la guerra «fratricida». Il tutto mentre, all'estero, le conseguenze dell'aggressione russa ricadono sugli oligarchi che vedono a rischio le loro acquisizioni fuori dai patrii confini.
Navalny, in prigione da oltre un anno, non ha dimenticato il suo ruolo di oppositore al presidente russo, e così ha affidato alla sua portavoce una serie di tweet per invitare i suoi concittadini a manifestare il proprio dissenso alla guerra. «Sono nato in Unione Sovietica. E la frase più importante della mia infanzia era lotta per la pace», ha spiegato il dissidente, dicendosi fiducioso che la Russia non diventi «una nazione spaventata e silenziosa» di «vigliacchi» che fingono di non vedere la guerra voluta da Putin, che «non è la Russia». Quindi, applaudendo i 6.824 russi che si sono fatti arrestare, Navalny ha chiesto «a tutti di scendere in strada e lottare per la pace», «superando la paura» e scendendo nelle piazze principali di ogni città «tutti i giorni feriali alle 19 e alle 14 nei fine settimana e nei festivi». Il rischio di venire arrestati, conclude il dissidente, è il «prezzo da pagare» per non «essere solo contro la guerra», ma «lottare contro la guerra».
E, come detto, ieri anche 230 preti ortodossi di tutta la Russia hanno scritto in una lettera aperta di piangere «il calvario a cui nostri fratelli e sorelle in Ucraina sono stati immeritatamente sottoposti», condannando la guerra «fratricida» e reclamando l'immediato cessate il fuoco. Una presa di posizione distante dal Patriarcato di Mosca, legato al presidente russo, con Cirillo I che finora si è limitato a invitare le parti in conflitto a «evitare vittime civili»: infatti spicca la mancanza, tra le centinaia di firme di chierici, dei gradi più alti della Chiesa ortodossa. E spuntano anche i primi abbandoni: secondo quanto riporta l'Adnkronos, il vescovo di Leopoli e quello di Sumy si sarebbero staccati nelle ultime ore dal Patriarcato di Mosca.
Intanto, all'estero, Usa, Gran Bretagna e Ue valutano di congelare i tanti beni che gli oligarchi russi vicini a Putin vantano in giro per il mondo. Yacht, azioni, palazzi e ville alle quali dar caccia a colpi di espropri e sanzioni economiche. La cartina di tornasole del difficile momento per i magnati russi è Roman Abramovich, ormai ex patron del Chelsea, messo in vendita per 3,3 miliardi di euro. Nei guai anche Alexey Mordashov, sotto il tiro delle sanzioni Ue, che si è dimesso dalla sua carica nel tour operator Tui e ha visto il suo 34% di quote, pari a 1,2 miliardi di euro, congelate. E lo stesso staff di Navalny, ieri, ha partecipato alla caccia con una «soffiata», rivelando al quotidiano online Meduza che la presidente del consiglio della Federazione russa, Valentina Matvienko, sarebbe proprietaria in Italia di una villa di 774 metri quadri con 26 ettari di terreno, affacciata sull'Adriatico.
Nella Russia di Putin riaprono i gulak per i dissidenti come nell'URSS di Stalin
PROTESTE E ARRESTI
E mentre la guerra imperversa in Russia, in decine di città si moltiplicano le manifestazioni contro la guerra.
Niram Ferretti
6 febbraio 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
"Mosca, San Pietroburgo, ma anche Vladivostok e la città siberiana di Irkutsk: sono solo alcune delle città russe in cui oggi si sono svolte manifestazioni contro la guerra in Ucraina. La repressione delle autorità non si è fatta attendere: il ministero degli Interni riferisce di aver arrestato 3.500 persone solo nella giornata di oggi, perché coinvolte in proteste non autorizzate. I cittadini fermati sono stati portati nei commissariati di polizia, dove — fa sapere il dicastero — «si sta decidendo se assicurarli alla giustizia» o meno. Secondo il portale specializzato in diritti umani Ovd-Info, gli arresti odierni sarebbero più corposi: almeno 4.350, in 56 città diverse. Da quando Mosca ha iniziato la sua invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio, sarebbero, sempre secondo Ovd-Info, quasi 11 mila le persone detenute durante le proteste contro la guerra in tutta la Russia".
"Nella capitale, dove secondo le autorità locali hanno manifestato in 2.500, gli arresti sono stati 1.700. A San Pietroburgo, città natale di Vladimir Putin, sarebbero scese in piazza 1.500 persone: 750 sono state fermate. Il ministero dell’Interno riferisce che nel resto del Paese hanno manifestato altre 1.200 persone. In totale, sempre secondo il ministero dell'Interno russo, i manifestanti scesi in piazza oggi, in tutta la Russia, sarebbero dunque circa 5.200: un numero che è però impossibile verificare. Sull'account Twitter di Andrei Pivovarov — gestito dal suo staff da quando il leader del gruppo di opposizione Open Russia è stato incarcerato, all'inizio del 2021 — si legge: «Secondo il ministero dell'Interno, a Mosca 2.500 persone hanno partecipato alle proteste contro la guerra. A giudicare dai video e dalle foto, sono molte di più. Nonostante la paura, le multe e il rischio di essere incarcerati».
Secondo Maria Kuznetsova, portavoce di Ovd-Info, oggi, in Russia, ci sono state «grandi proteste». «C'è un giro di vite», ha dichiarato all'agenzia Reuters, «in sostanza assistiamo a una censura militare».
Tassilo Francovig
Questi sono eroi del nostro tempo!
Ognuno di loro protesta contro la guerra di Putin e per la libertà, sapendo bene di rischiare il pestaggio della polizia, l’arresto e forse una pesante condanna.
La Russia si risveglia e i dissidenti mostrano la faccia. Non sono solo loro a dover temere qualcosa, se il loro numero dovesse crescere. Putin è avvisato.
Angelo Di Consiglio
La stragrande maggioranza di chi protesta, saranno parenti dei soldati costretti da Putin a fare una guerra senza senso...per loro: ed è normale che si creino dissenso e disgusto, da parte di un popolo che ha rimosso o vuole rimuovere "il pensiero zarista".
E farlo in queste circostanze, è da veri amanti della democrazia: quindi...forza popolo russo!
PUTIN PUO' VINCERE IN UCRAINA? FIN DOVE VUOLE ARRIVARE?
di Paolo Valentino, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
8 marzo 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
Per mesi Vladimir Putin, mentre i suoi generali ammassavano oltre 150 mila soldati al confine con l’Ucraina, aveva negato l’intenzione di invadere il Paese confinante. Poi, nell’arco di pochi giorni, prima ha riconosciuto le due Repubbliche separatiste del Donbass, stracciando definitivamente gli accordi di Minsk. Poi ha ordinato la più grande operazione militare di terra in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Scegliendo l’opzione delle armi, il leader del Cremlino si è bruciato dietro gli ultimi ponti della ragionevolezza e della responsabilità, scatenando un conflitto dal quale non si vedono oggi vie d’uscita. Cosa vuole veramente Vladimir Putin? E dove si fermerà?
Nel discorso del 24 febbraio e in quelli successivi, il presidente russo ha accuratamente evitato di usare la parola guerra. Il suo obiettivo conclamato sarebbe quello di proteggere la popolazione russofona da un genocidio in atto, «demilitarizzare e de-nazificare» l’Ucraina (obiettivo quest’ultimo delirante, visto che il suo presidente, Volodymyr Zelensky, è ebreo) e allontanare definitivamente la minaccia di un’adesione di Kiev alla Nato, prospettiva inesistente nei fatti nel medio-lungo periodo.
Ma bisogna andare oltre le parole, storicamente confuse e politicamente prive di senso, di Vladimir Putin per cercare di capire cosa vi sia nella mente dello Zar e cercare di immaginarne le prossime mosse. Vladimir Putin è convinto di avere un appuntamento con la Storia. Già all’epoca dell’annessione della Crimea, nel 2014, egli invocò il Russkij Mir, il mondo russo, di cui il concetto di Novorossia, nuova Russia, è l’equivalente geopolitico. Auto-investendosi della missione di riunificarlo, egli parlò della «nazione divisa» dei russi e della necessità di «proteggere la civiltà russa dai pericoli di forze esterne», in particolare quelli provenienti da Occidente. L’idea di «mondo russo» relativizza i confini di Stato, in primo luogo quelli con l’Ucraina e la Bielorussia, le due nazioni sorelle, sottolineando il ruolo di «campione» delle popolazioni russofone proprio della madre Russia e il diritto a esercitarlo.
UMILIATI NEGLI ANNI NOVANTA
Sin dall’inizio della sua parabola del potere, nel 2000, l’ambizione di Putin è stata di rimettere in piedi la Russia, annichilita dalla fine dell’Urss e umiliata dalla colonizzazione occidentale degli Anni Novanta. Ha investito buona parte del reddito nazionale negli armamenti, memore dell’insegnamento dello Zar Alessandro III: «La Russia ha due soli alleati: l’esercito e la flotta». Li ha usati inaugurando una politica di potenza, che ha visto Mosca tornare a svolgere un ruolo di primo piano in Medio Oriente, dalla Siria alla Libia. Putin vuole ricreare le zone di influenza, con Mosca dominus dello spazio ex sovietico.
Ma la richiesta di garanzie di sicurezza per la Russia, pure fondata sul piano geopolitico, si scontra con la pretesa di negare a una nazione la libertà di scegliersi la collocazione nel mondo. Putin applica al XXI secolo categorie del Diciannovesimo, quelle del Congresso di Vienna. Sbaglia secolo, insomma. Quando ha deciso, contro i dubbi dei suoi stessi consiglieri, di invadere l’Ucraina, ha pensato che la Grande Magia fosse a portata di mano. Ma le enormi difficoltà incontrate sul terreno e l’inattesa reazione compatta e determinata dell’Occidente rischiano di fargli fare la fine dell’apprendista stregone.
Ma fin dove vuole arrivare Putin? Cosa significano nella pratica della guerra i sogni revanscisti che coltiva nell’isolamento quasi totale, autoimpostosi a causa della pandemia negli ultimi due anni?
I suoi piani di lungo di periodo per l’Ucraina restano sconosciuti. È evidente che dopo le difficoltà incontrate nei primi giorni, quando si erano illusi che il Paese e il governo di Zelensky implodessero, lo Zar e i suoi generali abbiano cambiato tattica, puntando alla conquista delle grandi città, a cominciare da Kiev, fosse pure al costo di grandi perdite nella popolazione civile. Un rapporto d’intelligence non confermato afferma che Putin ora ambisce a una divisione del Paese: la parte nord-orientale, dov’è concentrata la popolazione russofona, sotto il controllo diretto della Russia attraverso le due Repubbliche di Lugansk e Donetsk. E una Ucraina in apparenza indipendente, centrata intorno a Kiev e nella parte occidentale, forse governata dallo stesso Zelensky, ma sotto il tallone russo, impegnata alla neutralità e pronta a riconoscere l’annessione della Crimea. Non è detto che uno scenario come questo possa avversarsi, poiché tutto dipende da una vittoria militare che potrebbe avere tempi più lunghi. Ma anche se così fosse, Putin dovrebbe quasi sicuramente scontare una sindrome «afghana», con una viscerale ostilità nella popolazione e una forte resistenza armata, alla lunga letali per le truppe russe. Senza contare i costi proibitivi (e non sostenibili in presenza delle dure sanzioni occidentali) di una occupazione di lunga durata per il Cremlino.
La domanda è se a quel punto Vladimir Putin sarà soddisfatto, avendo riunificato il mondo russo e ripreso un’influenza sullo spazio ex sovietico. Ovvero se nutrirà nuove ambizioni espansionistiche verso l’Europa centro-orientale. Fra le richieste di sicurezza che ha formulato agli americani e alla Nato, non c’è infatti solo la neutralità dell’Ucraina, ma anche la rimozione degli assetti militari dell’Alleanza dagli ex Paesi del Patto di Varsavia, ora membri della Nato: Polonia, Paesi Baltici, Romania. Una smilitarizzazione di fatto. Il timore di un attacco russo contro queste nazioni è sicuramente esagerato.
Putin sa bene che un solo gesto militare contro Varsavia, Riga, Vilnius o Tallinn significherebbe entrare in conflitto diretto con la Nato, quindi in una guerra globale con gli Stati Uniti. Ma se la sua zona di influenza dovesse estendersi fino a quei confini, allora il leader del Cremlino non perderebbe probabilmente occasione per moltiplicare attacchi cibernetici o guerre d’informazione e provocazioni pur di tenere alta la tensione.
I DUBBI INSIDIOSI DELLE E'LITE
Non ultimo, Putin potrebbe essere fermato anche dal fronte interno. Egli è al momento molto saldo in cima alla piramide del potere. Controlla con pugno di ferro gli apparati militari e di sicurezza, i gangli vitali dello Stato, ha ormai eliminato ogni fonte di informazione che non sia quella ufficiale e depurata del Cremlino. Ma i dubbi fra le élite economiche e intellettuali crescono. Ha destato scalpore nei giorni scorsi una lettera aperta di studenti, ex studenti e insegnanti del MGIMO, l’Istituto di Relazioni Internazionali dell’università di Mosca, da sempre la fucina della diplomazia russa, in cui si condanna la guerra in Ucraina.
È un altro scricchiolio dall’interno del sistema, un altro segnale che alla lunga Putin potrebbe trovarsi in difficoltà. Un nuovo smutnoe vremya, tempo dei torbidi, si prepara in Russia. Può durare anni, ma poi è sempre finito con la cacciata dello Zar.