Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:30 pm

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Speriamo che i russi di Russia si ribellino e assaltino il Cremlino e si liberino di Putin e dei suoi oligarchi.
I cristiani di Russia dovrebbero prendere posizione contro Putin e non farsi vergognosamente complici.


In Russia i russi manifestano contro il nazifascista Putin e la sua criminale aggressione dell'Ucraina
https://www.facebook.com/10000829168163 ... 889211706/



Borsa Mosca: crollo record per l'indice Moex a -45%, -50% l'Rts
Il Sole 24 ORE
Milano, 24 feb 2022

https://www.ilsole24ore.com/radiocor/nR ... 5_24910249

Impressionante crollo per la Borsa di Mosca, con il Moex Russia Index denominato in rubli, che perde il 45,22% a 1.689 punti, il calo peggiore della sua storia. Fa ancora peggio l'indice Rts, denominato in dollari, che arriva a perdere il 49,92% a 614 punti. La Borsa di Mosca ha inizialmente sospeso le contrattazioni, a causa dell'invasione russa in Ucraina, ma alla riapertura l'azionario e' stato colpito da una pioggia di vendite. In forte flessione anche il rublo che perde quasi il 6,5% contro il dollaro, dopo aver toccato i minimi dal 2016.



Ucraina, Putin paga l'invasione con il crollo della Borsa di Mosca. Aumenti per gas, petrolio e grano

24 febbraio 2022

https://www.ilfoglio.it/economia/2022/0 ... o-3728987/

Dopo aver sospeso le negoziazioni, la Borsa russa perde il 45,22 per cento: il calo peggiore della sua storia. In calo anche gli indici europei (circa il 3 per cento), mentre sono in rialzo le materie prime agricole e industriali

Con l'avvio del conflitto armato in Ucraina i prezzi delle principali materie prime agricole e industriali sono rapidamente cresciuti, aumentando le pressioni inflazionistiche globali. Sui mercati finanziari c'è grande agitazione, con i titoli azionari in caduta mentre gli acquisti si indirizzano sugli asset rifugio, sull'energia e sui metalli. All'apertura la Borsa di Mosca registra il calo peggiore della sua storia, in flessione anche il Rublo, che ha toccato il minimo dal 2016.

Cosa succede in Borsa

La maggior parte degli indici azionari in Europa registra un calo intorno al 3 per cento: Piazza Affari cede il 2,7 per cento, Francoforte è la più penalizzata con il 3,3 per cento mentre Londra e Zurigo limitano il passivo mostrando un calo del 2,5 per cento. A Piazza Affari i principali titoli sono completamente in rosso (tranne Campari, che all'indomani dello scivolone sui conti rimbalza +2 per cento). Unicredit, tra gli istituti europei più esposti in Russia (insieme a Societe Generale e all'austriaca Raiffeisen) perde il 5,2 per cento.

Acquisti sugli asset rifugio: l'oro sale dell'1,7 per cento a 1942 dollari l'oncia, lo yen giapponese torna sotto 155 per un dollaro e a 129 per un euro, salgono i titoli di stato.
Gas, petrolio, grano: i prezzi delle materie prime

La preoccupazione che il conflitto possa avere ripercussioni sulle esportazioni verso i mercati mondiali ha portato all'aumento improvviso dei prezzi. Quello del gas in Europa è oggi di 106 euro al megawattora (+20 per cento), il petrolio guadagna il 6 per cento circa con il Brent aprile che tratta 102,6 dollari al barile e il Wti a 97,37 dollari al barile nella scadenza aprile.

Ma la Russia non è solo un grande esportatore di energia. È anche un importante produttore di alcuni metalli industriali e preziosi e insieme all'Ucraina rifornisce inoltre diversi paesi europei e il Medio oriente di grano.

I prezzi dell'alluminio sono aumentati del 2,5 per cento al London Metal Exchange a $ 3.376 a tonnellata. Il nichel, un metallo di nicchia che sta crescendo per importanza e prezzo per il suo utilizzo nelle batterie dei veicoli elettrici, è aumentato del 2,4 per cento a 25.085 dollari a tonnellata. Il palladio, utilizzato nei convertitori catalitici per pulire i gas di scarico, è aumentato del 4,4 per cento a 2.547 dollari l'oncia troy a New York.

I futures sul grano sono aumentati del 5,7 per cento a Chicago mentre i prezzi del mais sono aumentati del 5,1 per cento. Il settore metallurgico russo è stato in passato oggetto di sanzioni occidentali. Nel 2018 i prezzi dell'alluminio sono aumentati dopo che gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al colosso produttore russo Rusal. La mossa ha scosso il mercato dell'alluminio, spingendo il London Metal Exchange a sospendere il metallo dell'azienda dai suoi magazzini fino alla revoca delle sanzioni nel 2019.

Un blocco dell'Ucraina, nel frattempo, potrebbe mettere a repentaglio le considerevoli esportazioni di grano e mais dai porti del Mar Nero. Nazioni del Medio Oriente come Turchia, Egitto e Libano fanno affidamento su Russia e Ucraina per una parte sostanziale del loro fabbisogno di grano. A livello globale, i prezzi dei cereali erano già superiori del 12 per cento a gennaio rispetto a un anno prima, secondo un indice delle Nazioni Unite.


Il crollo del rublo e della Borsa di Mosca

Impressionante crollo per la Borsa di Mosca, con il Moex Russia Index denominato in rubli, che perde il 45,22 per cento a 1.689 punti, il calo peggiore della sua storia. Fa ancora peggio l'indice Rts, denominato in dollari, che arriva a perdere il 49,92 per cento a 614 punti. La Borsa di Mosca ha inizialmente sospeso le contrattazioni ma alla riapertura l'azionario è stato colpito da una pioggia di vendite. In forte flessione anche il rublo che perde quasi il 6,5 per cento contro il dollaro, dopo aver toccato i minimi dal 2016.



San Pietroburgo al momento. Una grande protesta. La gente canta "La Russia è contro la guerra! "
24 febbraio 2022
https://www.facebook.com/mihalev/videos ... 329228302/




Giovani in piazza in oltre 40 città russe contro la guerra in Ucraina, 1.400 arresti
Giulia Belardelli
25 Febbraio 2022
https://www.huffingtonpost.it/esteri/20 ... a-8837883/

Oxxxymiron, il rapper più famoso di Russia, chiede la nascita di un movimento contro la guerra
Sono soprattutto giovani, sono una minoranza, sanno di rischiare l’arresto, ma non possono accettare di stare in silenzio mentre il loro Paese bombarda una popolazione che ha le loro stesse ambizioni: vivere in libertà, essere una democrazia. Nella giornata di giovedì migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade e nelle piazze delle città russe per protestare contro la decisione del presidente Vladimir Putin di invadere l'Ucraina.

Da Mosca a San Pietroburgo, il risveglio della protesta. La voce dei russi contrari alla guerra
Fronte interno
L’opinione pubblica russa si divide tra sostenitori di Putin e dell’intervento in Ucraina e un’opposizione soffocata che sta ritrovando il coraggio di farsi sentire
Antonella Scott
26 febbraio 2022

https://www.ilsole24ore.com/art/da-mosc ... a-AEGG7MGB

«A coloro per cui la vita delle persone - russi, ucraini - non è indifferente, voglio dire questo: bisogna contrastare la guerra con tutte le forze, e spiegare la cosa più importante: questa guerra diventerà un suicidio per la Russia. Sarà una tragedia per l’Ucraina. Ma per la Russia, per lo Stato nella sua forma attuale, sarà la fine».

Quella di Grigorij Javlinskij, economista e leader di Jabloko, partito liberale di antiche radici ma scarsissimo seguito in Russia, è una delle poche voci “contro” della politica, in un Paese dove una vera opposizione non ha mai potuto esprimersi, e dove la repressione degli ultimi anni ha messo quasi a tacere ogni forma di dissenso.

Tra le ragioni che hanno spinto Vladimir Putin a decidere l’intervento in Ucraina c’è la determinazione a bloccare lo sviluppo di democrazie nello spazio ex sovietico ai propri confini: “rivoluzioni colorate” soffocate sul nascere in Bielorussia, in Kazakhstan, ma soprattutto nelle città della Federazione dove le grandi manifestazioni degli anni 2017-18 si sono via via spente, un giro di vite simboleggiato dall’incarcerazione di Aleksej Navalnyj.
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Ritorno in piazza

La guerra in Ucraina potrebbe però segnare una svolta anche in questo: pochi si illudono sulla possibilità dell’opinione pubblica di influenzare il regime. Ma l’enormità di quanto sta accadendo può risvegliare il movimento dell’opposizione, effetto contrario a quello voluto dal regime.
Scopri di più

Sta già avvenendo. «Questo è il giorno più vergognoso e terribile della mia vita - è la dichiarazione all’agenzia AP di una signora di Pietroburgo, scesa in strada a manifestare -. Il mio Paese è un aggressore. Odio Putin. Che cos’altro bisogna fare per aprire gli occhi alla gente?».

La società è divisa: questa è la risposta più onesta a chi chiede “cosa pensano i russi?”. Per alcuni Putin ha fatto bene: e sei un traditore della patria se non pensi così. Altri sono nazionalisti ma giudicano eccessivo l’intervento militare.

«Un passo nel nulla»

Altri, come le migliaia di manifestanti determinati a tornare in piazza nonostante la grande probabilità di essere arrestati, o i firmatari sempre più numerosi delle petizioni intitolate “No alla guerra”, non riescono neppure ad alzare gli occhi sugli ucraini per la vergogna: «Noi non abbiamo votato per chi ha scatenato la guerra», dice un’altra dimostrante da Mosca. «Non c’è alcuna giustificazione razionale per questa guerra - è scritto in una lettera aperta firmata da scienziati e giornalisti scientifici russi, preoccupati anche per i contraccolpi che l’isolamento internazionale e lo status di pariah porteranno sulla ricerca scientifica -. Il tentativo di usare la situazione in Donbass come pretesto per lanciare un’operazione militare non ha senso. È chiaro che l’Ucraina non costituisce una minaccia per la sicurezza della Russia».

È amaro per noi, continua la lettera, «vedere che il nostro Paese, che ha dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazismo, è ora istigatore di una nuova guerra sul continente europeo. Chiediamo la fine immediata di tutte le operazioni militari dirette contro l’Ucraina. Scatenata la guerra, la Russia si condanna all’isolamento internazionale, a ulteriore degrado culturale e tecnologico nell’assoluta assenza di prospettive positive. La guerra all’Ucraina è un passo nel nulla».

Una minoranza. Destinata a crescere mentre guarda al destino di Kiev, e forse un giorno in grado di contrastare davvero la fuga nel passato del proprio Paese che domani - assicura in continuazione Navalnyj dal carcere - «sarà felice».





Il risveglio dei russi

Il Cremlino non può più vendere ai cittadini spazientiti il mito della guerra
Vittorio Quagliata
da “il Foglio” di sabato 26/2/2022

https://www.facebook.com/vittorio.quagl ... 7077074949


DI ANNA ZAFESOVA
“Un soldato russo si fa un selfie, il sorriso compiaciuto, con alle spalle le batterie di razzi multipli che sputano incessantemente missili verso l’Ucraina. Ma per il ministero della Difesa, non sono in corso bombardamenti, non ci sono perdite, anzi, non c’è nemmeno una guerra, ma soltanto una «operazione militare speciale». Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov dice che la Russia «non ha intenzione di invadere» mentre i carri armati russi sono alla periferia di Kyiv. Il presidente della Duma Vyacheslav Volodin dice che gli ucraini, «popolo fratello», non hanno nulla da temere, mentre i missili russi colpiscono quartieri residenziali e la popolazione si nasconde nelle stazioni della metropolitana. E Vladimir Putin insiste che il governo ucraino è una «banda di drogati neonazisti» assistiti da «consulenti americani», mentre gli ucraini si preparano in massa a difendere le loro città. Solo i canali Telegram mostrano invece il video dell’interrogatorio del soldato russo steso su una barella, ferito e catturato dagli ucraini. E’ un ragazzino, probabilmente un militare di leva, che racconta dei «colonnelli che ci hanno detto che gli ucraini stavano sparando su Rostov». L’ufficiale ucraino che lo interroga non riesce a trattenere una risata, non riesce nemmeno ad arrabbiarsi.
Sono le stesse bugie che raccontano i media dall’altra parte del confine, per convincere i russi che a) non si tratta di una guerra, b) anche se fosse una guerra, è giusta e preventiva, c) magari non si chiama guerra, ma è un trionfo: gli ucraini si stanno arrendendo a battaglioni. E’ la stessa narrazione usata da sempre dall’Unione sovietica, per tutte le sue guerre di invasione, dalla guerra contro la Finlandia iniziata da un falso attacco contro i sovietici nel novembre 1939, alla guerra “preventiva” in Afghanistan nel 1979, raccontata come «operazione di aiuto internazionalista», per non parlare delle invasioni in aiuto ai regimi «fratelli» in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968. Una fede quasi magica nelle parole, e l’insistenza della propaganda putiniana sulla sua terminologia diventa a sua volta un ulteriore motivo di scontro con l’occidente che si rifiuta di riconoscere che i bombardamenti di Kyiv e Kharkiv abbiano come obiettivo la «liberazione» dell’Ucraina dalla «oppressione del governo nazista».
Ed è proprio questa dissociazione cognitiva orwelliana a spezzare, all’improvviso, la pazienza rassegnata di molti russi. Il silenzio, la paura, il talento di guardare altrove ed evadere nella vita privata affinati ancora sotto il totalitarismo sovietico e rispolverati negli ultimi mesi di arresti e censure del dissenso, non resistono di fronte a quella che appare la madre di tutte le bugie. Tra l’altro, proprio la retorica dei «popoli fratelli» va a ritorcersi contro il regime, perché molti russi condividono con Putin l’incapacità di credere in una Ucraina indipendente dalla Russia, ma proprio per questo non riescono a capacitarsi di una Russia che bombarda l’Ucraina. I post «No alla guerra» si moltiplicano, alla protesta social si uniscono anche la figlia dell’oligarca Roman Abramovich, del portavoce di Putin Dmitri Peskov, e tanti altri insospettabili. L’attore Marat Basharov viene licenziato per aver ringraziato pubblicamente Putin di aver lanciato la guerra: un «comportamento disgustoso per un cittadino», spiega il provvedimento il regista della Scuola della drammaturgia moderna. Un risveglio improvviso, che spinge le autorità russe a prendere, per la prima volta, provvedimenti per limitare la diffusione di Facebook.”




Mikahil Fridman è il primo oligarca a dichiararsi pubblicamente contrario alla guerra voluta da Vladimir Putin in Ucraina

Ecco chi è il primo oligarca russo contro la guerra in Ucraina
Francesco Curridori
27 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/fr ... 1645976445

"La guerra non potrà mai essere la risposta". Mikahil Fridman è il primo oligarca a esprimersi contro la guerra voluta da Vladimir Putin in Ucraina.

Fridman, come si legge sul Financial Times, ha inviato una lettera al suo staff nella sede di Lodra della sua società di private equity LetterOne in cui ha definito da guerra una "tragedia" e ha chiesto la fine del "bagno di sangue". "Sono nato nell'Ucraina occidentale e ho vissuto lì fino all'età di 17 anni", scrive Fridman ricordando che i suoi genitori sono ucraini e attualmente vivono a Leopoli, la sua città preferita. L'oligarca, però, riconosce di aver fatto fortuna "come cittadino russo" e aggiunge:"Sono profondamente legato ai popoli ucraino e russo e vedo l'attuale conflitto come una tragedia per entrambi". Fridman precisa: "Non faccio dichiarazioni politiche, sono un uomo d'affari con responsabilità nei confronti delle mie migliaia di dipendenti in Russia e Ucraina". Il noto imprenditore, che secondo Forbes ha un patrimonio stimato in 15,5 miliardi di dollari, finora aveva sempre evitato di esporsi esprimendo le sue posizioni politiche, ma stavolta è stato chiaro e netto:"Sono convinto però che la guerra non potrà mai essere la risposta. Questa crisi costerà vite e danneggerà due nazioni che sono affratellate da centinaia di anni". Poco dopo, anche un altro oligarca, Oleg Deripaska, uno dei più fieri sostenitori di Putin, ha scritto che "la pace è molto importante, e le negoziazioni dovrebbero iniziare al più presto".

Intanto l'Unione Europea, gli Stati Uniti d'America e la Gran Bretagna hanno attivato pesanti sanzioni contro gli oligarchi russi che in questi anni hanno fatto affari in Occidente. "Lavoreremo per proibire agli oligarchi russi di utilizzare i loro asset finanziari nei nostri mercati", ha detto il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso di un punto stampa. Queste prese di posizioni hanno avuto subito un primo effetto: il miliardario Roman Abramovich a lasciare la presidenza del Chelsea. Il presidente americano Joe Biden, d'altronde, ha sostenuto con fermezza che le sanzioni sono l'unica arma a disposizione per contrastare Vladimir Putin. L'unica altra alternativa sarebbe lo scoppio della terza guerra mondiale che tutti sperano di evitare. Nel frattempo, però, se da un lato da Mosca arrivano notizie di un possibile negoziato di pace in terra bielorussa, dall'altro lato Putin ordina "di porre le forze di deterrenza dell'esercito russo in regime speciale di servizio da combattimento". In pratica, il capo del Cremlino ha allertato il sistema difensivo nucleare russo. Di certo non un bel viatico verso la pace.


Il cerchio magico di Putin si è rotto? Perché ora rischia una pugnalata alle spalle
Gianluca Zanella
27 febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ce ... 1645985096

E se il cerchio magico di Putin si fosse rotto? Se il cordone di oligarchi che da sempre caratterizza il suo punto forte si stesse sfaldando di fronte alla resistenza ucraina? Si tratta di supposizioni, ma neanche poi tanto.

Che l’offensiva russa abbia trovato pane per i suoi denti non siamo noi a dirlo, ma i fatti. Le diverse ondate di centinaia di migliaia di uomini non sono ancora riuscite a piegare le forze armate dell’Ucraina e nonostante la propaganda russa e le notizie che vorrebbero uno Zelensky al sicuro a Leopoli tra le braccia americane, il presidente ucraino – nonostante a sua volta non esente da colpe (che comunque non giustificano ciò che sta subendo il suo popolo) - assurge ogni giorno di più a simbolo di resistenza e coraggio, in contrapposizione all’ombra nera che ogni giorno di più si allunga e avvolge l’Armata rossa.

Sicuramente è il destino riservato a chi attacca, ma ci mette del suo anche l’informazione che, almeno in Europa, è ormai concorde nel dipingere Putin come un tiranno sempre più scollegato dalla realtà del suo (e del nostro) tempo. E sembrano cominciare a pensarla così anche i suoi uomini, il suo cerchio magico, appunto.

La rivista Forbes, in un lungo e dettagliato articolo, calcola l’ammontare delle perdite generali dei fedelissimi di Putin a 126 miliardi di dollari dal momento dell’invasione. Un bagno di sangue. E se fin ora nessuno di questi oligarchi – tra i quali figurano Alexey Mordashov, Suleiman Kerimov, Oleg Tinkov e molti altri – sembra aver alzato la voce o opposto la seppur minima riserva di fronte alle decisione del leader massimo, fonti ben informate sussurrano di un sommovimento che inizia a farsi scossa sismica e che rischia di aprire l’ennesimo fronte, stavolta interno, per il novello Zar.

Mentre lo scontro in Ucraina si fa totale, mentre entrano in gioco i mercenari ceceni, mentre sul fronte cyber è sceso in campo il collettivo Anonymous e mentre resta l’incertezza delle prossime mosse di attori come Cina, Polonia, Corea del Nord e Iran, sembra che alcuni paperoni russi stiano cercando una sponda in Europa.

Il salasso che stanno subendo da questa guerra pare aver scosso le loro coscienze. La prospettiva di non poter più girare indisturbati sui loro Yacht, di non poter più spendere i loro soldi nelle vie dello shopping europeo, appare forse insostenibile, tanto da far arrischiare qualcuno di questi a passare da traditore se non della patria, sicuramente del grande capo.

Il re non è ancora nudo, ma la coperta è sempre più corta e in Russia si sa, fa freddo.

Ripetiamolo: non si tratta di notizie certe o – ancora – verificabili, ma fonti d’intelligence sostengono che già si stanno prendendo accordi e che si stanno studiando “provvedimenti anche definitivi”. In cosa consisterebbero questi provvedimenti, difficile dirlo. Indubbiamente si tratta di una prima crepa sullo schermo piombato che da sempre sembra proteggere Putin. Una crepa che – se le operazioni sul campo non dovessero subire una svolta a favore della Russia a breve termine – rischia di allargarsi e di lasciar intravvedere una realtà ben diversa da quella che siamo abituati a vedere. Forse, a quel punto, ci accorgeremmo che anche Putin, in fondo, è un uomo come tanti. Forse ci accorgeremmo che anche lui può restare solo, che anche lui può essere tradito, pugnalato alle spalle da uno dei tanti Bruto di cui si è circondato nel corso degli anni.



EFFETTI E CONSEGUENZE
Niram Ferretti
28 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La Borsa di Mosca aprirà il suo mercato di scambio delle valute alle ore 10 antimeridiane di oggi, con tre ore di ritardo rispetto all’orario ordinario dei mercati Forex, in risposta al caos provocato dalle dure sanzioni finanziarie varate dall’Occidente contro la Russia a seguito dell’offensiva militare in Ucraina.
Stamattina il rublo russo ha ceduto il 30 per cento, scivolando a119 sul dollaro. In sofferenza anche l’euro, che ha ceduto lo 0,76 per cento dopo l’annuncio delle sanzioni occidentali alla Russia, cosi’ come i dollari australiano e neozelandese.
Missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg, munizioni: sono le armi che l’Italia invierà in Ucraina. Il decreto del governo è pronto, sarà approvato questo pomeriggio. E la novità riguarda proprio il rapporto diretto con Kiev. Gli armamenti saranno ceduti «alle autorità governative ucraine», come è specificato nel provvedimento.
La Nato dovrà occuparsi soltanto della consegna logistica. Un segnale forte che arriva mentre i primi 1.350 militari sono pronti a partire per l’Ungheria e la Romania, così come il materiale bellico. Una scelta fatta con il via libera dell’Unione Europea, dopo i colloqui del premier Mario Draghi con il presidente Volodymyr Zelensky, che ha convinto l’Italia ad essere tra i primi Stati dell’Ue a chiudere lo spazio aereo alla Russia. (Qui l'articolo completo)
La Corea del Sud si unisce alle sanzioni contro la Russia. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa Yonhap. Il ministero degli Esteri ha comunicato agli Usa il proposito sul blocco dell’export di materiale strategico verso Mosca e sulla esclusione delle banche dal sistema dei pagamenti Swift.


Alberto Pento

Putin minaccia di usare l'atomica?
Saranno i suoi russi a farlo fuori prima che dia l'ordine e schiacci il pulsante dei missili.


Il vero Putin ora ha contro ben due popoli
Con notevole ritardo, e magari a denti stretti, sono finalmente in tanti a prendere atto che nella mente di Vladimir Putin albergano dei pensieri poco equilibrati e anche dei brutti piani ai nostri danni
Roberto Fabbri
1 Marzo 2022 - 06:00

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646118032

Con notevole ritardo, e magari a denti stretti, sono finalmente in tanti a prendere atto che nella mente di Vladimir Putin albergano dei pensieri poco equilibrati e anche dei brutti piani ai nostri danni, magari anche sostenuti da un atteggiamento disinvolto rispetto all'impiego di un arsenale atomico. E chi l'avrebbe mai detto...

Un grande inganno a proposito della figura di Putin, basato su una serie di pregiudizi tanto assurdi quanto duri a morire, sta finalmente venendo smontato. E c'è voluta una guerra d'aggressione feroce e ingiustificabile contro un popolo europeo, ma anche la coraggiosa reazione di tanti cittadini russi contro un atto violento che non sentono loro, per toglierci le fette di salame dagli occhi. Oggi Putin combatte non contro un popolo solo, ma contro due: quello ucraino e il suo stesso popolo russo. Al primo manda addosso l'esercito, al secondo la polizia antisommossa. E in entrambi i casi, l'esito finale potrebbe essere diverso da quanto desiderato: gli ucraini resistono in armi, i russi senza. Ma entrambi sono stati rafforzati nella loro ostilità dalle stesse azioni prevaricatrici di un presunto grande stratega reso paranoico da due anni di autoreclusione e forse da troppi farmaci strani.

La lista dei pregiudizi oggi traballanti dei putiniani d'Italia è lunga. Il più spesso ripetuto è anche il più inverosimile: la vecchia favola della povera Russia minacciata di accerchiamento e quindi giustificata ad aggredire i suoi vicini e a violentarne la libertà di scelta per garantirsi una zona cuscinetto. E sì che basterebbe consultare un atlante per capire che l'immensa Russia non è accerchiabile e tantomeno conquistabile. Il secondo è il prodotto della diffusa e crassa ignoranza della storia dell'Europa orientale, ancor oggi da troppi immaginata come il legittimo cortile di casa di Mosca: andatelo a dire non solo agli ucraini (che secondo Putin non avrebbero nemmeno il diritto di definirsi un popolo), ma a tutte le altre nazioni già asservite all'Urss che si sono da tempo riscoperte libere ed europee. Il terzo sono i tenaci cascami dell'antiamericanismo all'italiana, declinato nei suoi format comunista, neofascista e perfino cattolico: il primo imperversa da mezzo secolo nelle nostre scuole, dove ci si sente ripetere che l'Urss mirava al bene dell'umanità sbagliando i metodi, e quindi non era una società da incubo come quella della Germania nazista. Quarto e non ultimo, i begli affaroni miliardari che si possono fare naturalmente nell'interesse nazionale - con i serial killer del Cremlino. E che sarebbe più decente fare con una nuova Russia, finalmente libera dallo zar Stranamore.



Piazze roventi: 6.000 arresti in 4 giorni. E a protestare sono anche gli oligarchi

1 Marzo 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646118079

La guerra totale contro una nazione nella quale molti hanno legami strettissimi; le sanzioni occidentali che minacciano il rublo, l'economia russa tout court e i loro patrimoni siderali; ora persino l'ombra dell'incubo nucleare. Fra gli oligarchi moscoviti del business - quelli arricchitisi durante le privatizzazioni selvagge degli anni '90, ma anche quelli venuti alla luce o rimasti a galla nel ventennio del potere di Vladimir Putin - c'è chi incomincia a non poterne più della guerra in Ucraina. Non è ancora una rivolta in piena regola, sul modello di quella costata la galera e l'esproprio a inizio anni 2000 a figure come l'ex patron dell'ormai defunto colosso petrolifero Yukos, Mikhail Khodorkovski. Ma i nomi che si allineano nell'elenco di chi stavolta appare deciso a esporsi in una presa di distanza dallo zar del Cremlino e dalla sua corte di uomini provenienti dai ranghi dei siloviki - i veterani dei servizi, delle forze armate, degli apparati russi - sono importanti. Le prime critiche esplicite di super miliardari storici portano la firma di due pesi massimi come Oleg Deripaska e Mikhail Fridman: pronti addirittura a strizzare l'occhio alle proteste di piazza di questi giorni, sfociate nella solita raffica di arresti. Mentre più sfumata appare la posizione dell'astutissimo Roman Abramovich. E sono quasi 6.000 le persone fermate dalla polizia in tutta la Russia dopo il quarto giorno di proteste contro la guerra. Lo riferisce il sito indipendente Ovd-Info, precisando che le persone fermate sono 5.942 persone, 2.802 delle quali domenica nelle manifestazioni non autorizzate in 57 città del Paese. A Mosca domenica sono state fermate 1.275 persone.



Alberto Pento
Il dittatore criminale Zar Putin riaprirà i lagher in Siberia per internare i dissidenti russi?




AD OGNI COSTO
Niram Ferretti
1 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

"Putin non è la Russia". Con questa perentoria affermazione Garry Kasparov ci dice l'essenziale. No, questa non è la guerra della Russia contro l'Ucraina, è la guerra di un dittatore, la sua sfida personale, va tenuto bene a mente. E non si faccia l'errore di considerare che la Russia attuale sia retta da un regime. No, non c'è nessun regime, non c'è alcuna collegialità, prima era così, oggi la Russia è una dittatura personalista in cui chi decide è un uomo solo. Un uomo solo al comando che non condivide il suo potere con nessun altro.
Sempre Kasparov ci spiega come tutto quello a cui stiamo assistendo in questi giorni si è preparato alla luce del sole in questi anni. Era prevedibile, chiaro, ma si preferiva, come al solito, fare finta di niente, voltare la testa dall'altra parte.
I vantaggi di un buon legame con la Russia erano troppi, e intanto Putin riscuoteva centinaia e centinaia di milioni di dollari per utilizzarli soprattutto nel comparto militare. E poi avvenne. La Georgia nel 2008, la Crimea nel 2014, e nessuna consequenza veramente grave, l'Europa continuava a rifornirsi di gas russo, Putin veniva ricevuto ovunque con rispetto e sorrisi.
Il mostro è stato in buona parte creato da noi, foraggiandolo, come è stato fatto con la Cina. Il problema è che quando si ha ache fare con leader che non solo non condividono i nostri valori e il nostro modo di pensare ma addirittura li disprezzano, a un certo punto si deve pagare un prezzo.
Il prezzo che dobbiamo pagare non è ancora chiaro a quanto ammonterà, ma non sarà lieve.
Putin non si fermerà, non può farlo.
Tutto il suo potere si regge, come quello di ogni dittatore, sull'aura della forza e dell'invincibilità, non può essere incrinato perché significherebbe l'inizio della fine. È dunque pronto, lo sta già facendo, a trascinare con sè tutta la Russia in questa tragica avventura dagli esiti ancora imprevedibili.


Tassilo Francovig
Tsion Ben Avraham
Putin è un giocatore d’azzardo.
Ha carte deboli in mano, ma bluffa sistematicamente, e finora gli è andata bene. Ha commesso crimini, ha invaso paesi e represso sul nascere qualsiasi opposizione. Ha continuato a giocare alzando la posta, poiché incontrava divisione e debolezza negli avvrsarî.
Fino ad oggi. Fino all’Ucraina, che ha resistito e si è difesa, col suo coraggioso presidente Zelensky.
Adesso l’Europa si è stretta attorno all’Ucraina, insieme all’America. Finalmente l’Occidente reagisce, anche se sa che ci sarà un alto prezzo da pagare.
Ma Putin dovrà cadere. Non c’è altro da fare che togliergli le fonti finanziarie e fare implodere il suo sistema di potere.
Dopo, il mondo si sarà liberato di un grande pericolo.




Guerra, la paura anche in Russia: a San Pietroburgo si cercano i rifugi anti-aerei in caso di attacco (e a scuola consegnati manuali d'addestramento)
A San Pietroburgo si cercano i rifugi anti-aerei in caso di guerra in Russia e a scuola arriva il manuale di guerra: come stanno vivendo il conflitto i russi
Martedì 1 Marzo 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/guerr ... 35695.html

È possibile che la guerra si sposti anche in Russia? Al momento la speranza è che non accada, perché in caso contrario vorrebbe dire che il conflitto ha assunto dimensioni ancora più grandi. Ma nelle città russe hanno già cominciato a prepararsi all'eventualità dei bombardamenti. Come avevano fatto gli ucraini prima di loro. Solo una precauzione, ma le preoccupazioni tra i cittadini russi aumentano di ora in ora, al pari dell'emergenza economica che dovranno affrontare a causa delle sanzioni.

Ucraina, perché la guerra nucleare con la Russia di Putin è (quasi) impossibile? Il fattore "second strike" e la mutua distruzione assicurata

I rifugi antiaerei a San Pietroburgo

A San Pietroburgo i cittadini si stanno preoccupando di cercare i rifugi anti-aerei, presenti in città dai tempi della guerra fredda. Già da gennaio, quando l'invasione era solo un'ipotesi a cui credevano in pochi, sui social giravano delle mappe che indicavano i punti della città dove cercare riparo, in caso di bombardamenti. Nell'ultima settimana questo argomento è tornato d'attualità sui gruppi Facebook e Whatsapp, anche se per l'amministrazione comunale si tratta di propaganda falsa e terroristica. I cittadini, in ogni caso, ora vogliano sapere dove poter scappare in caso d'emergenza.

L'argomento guerra è arrivato anche nelle scuole, e molti insegnanti - fanno sapere i media locali - faticano a spiegare i motivi dell'invasione russa. Negli istituti sono stati distribuiti i manuali d'addestramento, in caso che la situazione cambiasse. Era successo lo stesso in Ucraina a gennaio, quando la crisi aumentava. Dopo l'emergenza dovuta ad Omicron la situazione è finalmente migliorata in Russia, ma il timore è che possa di nuovo tutto precipitare c'è.

«Цыц, Леша»: в распоряжении «Новой» оказалась аудиозапись с так называемого «урока мира» в одной из школ подмосковной Балашихи.

Кажется, преподаватель сама не понимает, как пересказать старшеклассникам содержание методички о «специальной военной операции в России». pic.twitter.com/e5N7hwGT7m

— Новая Газета (@novaya_gazeta) March 1, 2022

Licenziati al lavoro perché contro la guerra

In Russia si fa sempre fatica ad andare contro le scelte del Cremlino, ma l'invasione in Ucraina ha dato la forza a migliaia di persone di alzare la voce. In piazza le manifestazioni contro la guerra sono state represse con gli arresti (più di 2.000 in tutta la Russia). E molte persone sono state licenziate dai posti di lavoro, perché contrarie all'attacco. Le sanzioni che l'Occidente sta infliggendo presto si ripercuoteranno anche sui cittadini e a quel punto il malcontento potrebbe aumentare.



Non è l'Arena, Ernesto Preatoni demolisce Putin: "Un pazzo che di economia non capisce nulla, cosa rischia"
28 febbraio 2022

https://www.liberoquotidiano.it/news/sp ... schia.html

"Ci sono decine di migliaia di persone che stanno protestando e questo mi fa ben sperare". A rivelarlo è Ernesto Preatoni, imprenditore che sta ampliando la propria attività nel mercato degli hotel e dei centri commerciali in Ucraina. In collegamento con Non è l'Arena su La7, nella puntata di domenica 27 febbraio, l'uomo spiega la situazione in Russia. "Di fronte a così tanti manifestanti, la polizia non può fare molto".

Non solo, perché "la business community di Mosca non era a conoscenza di quello che voleva fare il presidente russo e la dimostrazione sta nel fatto che la Borsa ha perso in due giorni il 50 per cento". Nel salotto di Massimo Giletti, Preatoni ha detto che "Putin è isolato. I danni che sta provocando all'economia non gli sono noti, perché non capisce nulla di economia: ha una cultura da Kgb e figurarsi se può sapere come creare ricchezza. Sul piano economico la vedo difficile, in questa gara di 'celodurismo' tra NATO e russi...Ma questi son pazzi!".

E ancora, stando alla testimonianza di Preatoni, "quelli del Donbass sono dei lombardi che sognano l'autonomia". Secondo l'imprenditore qualcuno ai separatisti ha fornito le armi per sparare, a loro volta, agli ucraini. "Questo li mette sullo stesso piano, ma quello che ha fatto ora Putin è da condannare su tutti i fronti. Sta causando danni irreparabili". E questo vale anche per l'Italia, che dovrà fare i conti con la mancanza di gas e metalli.



Il dissidente (in carcere) incita l'opposizione Presa di distanza dal Patriarcato di Mosca
Navalny: russi in piazza, oligarchi sotto accusa. Preti ortodossi in rivolta

Massimo Malpica
3 Marzo 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646297809


C'è un fronte interno anche per Putin e per la sua guerra all'Ucraina. Se non bastavano i quasi settemila russi che si sono fatti arrestare in questa prima settimana per aver scelto di manifestare contro l'invasione dell'Ucraina, ora a mettersi di traverso sono il leader dissidente Alexei Navalny, che incita alla rivolta via Twitter, e i preti ortodossi, che scelgono di condannare la guerra «fratricida». Il tutto mentre, all'estero, le conseguenze dell'aggressione russa ricadono sugli oligarchi che vedono a rischio le loro acquisizioni fuori dai patrii confini.

Navalny, in prigione da oltre un anno, non ha dimenticato il suo ruolo di oppositore al presidente russo, e così ha affidato alla sua portavoce una serie di tweet per invitare i suoi concittadini a manifestare il proprio dissenso alla guerra. «Sono nato in Unione Sovietica. E la frase più importante della mia infanzia era lotta per la pace», ha spiegato il dissidente, dicendosi fiducioso che la Russia non diventi «una nazione spaventata e silenziosa» di «vigliacchi» che fingono di non vedere la guerra voluta da Putin, che «non è la Russia». Quindi, applaudendo i 6.824 russi che si sono fatti arrestare, Navalny ha chiesto «a tutti di scendere in strada e lottare per la pace», «superando la paura» e scendendo nelle piazze principali di ogni città «tutti i giorni feriali alle 19 e alle 14 nei fine settimana e nei festivi». Il rischio di venire arrestati, conclude il dissidente, è il «prezzo da pagare» per non «essere solo contro la guerra», ma «lottare contro la guerra».

E, come detto, ieri anche 230 preti ortodossi di tutta la Russia hanno scritto in una lettera aperta di piangere «il calvario a cui nostri fratelli e sorelle in Ucraina sono stati immeritatamente sottoposti», condannando la guerra «fratricida» e reclamando l'immediato cessate il fuoco. Una presa di posizione distante dal Patriarcato di Mosca, legato al presidente russo, con Cirillo I che finora si è limitato a invitare le parti in conflitto a «evitare vittime civili»: infatti spicca la mancanza, tra le centinaia di firme di chierici, dei gradi più alti della Chiesa ortodossa. E spuntano anche i primi abbandoni: secondo quanto riporta l'Adnkronos, il vescovo di Leopoli e quello di Sumy si sarebbero staccati nelle ultime ore dal Patriarcato di Mosca.

Intanto, all'estero, Usa, Gran Bretagna e Ue valutano di congelare i tanti beni che gli oligarchi russi vicini a Putin vantano in giro per il mondo. Yacht, azioni, palazzi e ville alle quali dar caccia a colpi di espropri e sanzioni economiche. La cartina di tornasole del difficile momento per i magnati russi è Roman Abramovich, ormai ex patron del Chelsea, messo in vendita per 3,3 miliardi di euro. Nei guai anche Alexey Mordashov, sotto il tiro delle sanzioni Ue, che si è dimesso dalla sua carica nel tour operator Tui e ha visto il suo 34% di quote, pari a 1,2 miliardi di euro, congelate. E lo stesso staff di Navalny, ieri, ha partecipato alla caccia con una «soffiata», rivelando al quotidiano online Meduza che la presidente del consiglio della Federazione russa, Valentina Matvienko, sarebbe proprietaria in Italia di una villa di 774 metri quadri con 26 ettari di terreno, affacciata sull'Adriatico.




Nella Russia di Putin riaprono i gulak per i dissidenti come nell'URSS di Stalin


PROTESTE E ARRESTI
E mentre la guerra imperversa in Russia, in decine di città si moltiplicano le manifestazioni contro la guerra.
Niram Ferretti
6 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

"Mosca, San Pietroburgo, ma anche Vladivostok e la città siberiana di Irkutsk: sono solo alcune delle città russe in cui oggi si sono svolte manifestazioni contro la guerra in Ucraina. La repressione delle autorità non si è fatta attendere: il ministero degli Interni riferisce di aver arrestato 3.500 persone solo nella giornata di oggi, perché coinvolte in proteste non autorizzate. I cittadini fermati sono stati portati nei commissariati di polizia, dove — fa sapere il dicastero — «si sta decidendo se assicurarli alla giustizia» o meno. Secondo il portale specializzato in diritti umani Ovd-Info, gli arresti odierni sarebbero più corposi: almeno 4.350, in 56 città diverse. Da quando Mosca ha iniziato la sua invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio, sarebbero, sempre secondo Ovd-Info, quasi 11 mila le persone detenute durante le proteste contro la guerra in tutta la Russia".
"Nella capitale, dove secondo le autorità locali hanno manifestato in 2.500, gli arresti sono stati 1.700. A San Pietroburgo, città natale di Vladimir Putin, sarebbero scese in piazza 1.500 persone: 750 sono state fermate. Il ministero dell’Interno riferisce che nel resto del Paese hanno manifestato altre 1.200 persone. In totale, sempre secondo il ministero dell'Interno russo, i manifestanti scesi in piazza oggi, in tutta la Russia, sarebbero dunque circa 5.200: un numero che è però impossibile verificare. Sull'account Twitter di Andrei Pivovarov — gestito dal suo staff da quando il leader del gruppo di opposizione Open Russia è stato incarcerato, all'inizio del 2021 — si legge: «Secondo il ministero dell'Interno, a Mosca 2.500 persone hanno partecipato alle proteste contro la guerra. A giudicare dai video e dalle foto, sono molte di più. Nonostante la paura, le multe e il rischio di essere incarcerati».
Secondo Maria Kuznetsova, portavoce di Ovd-Info, oggi, in Russia, ci sono state «grandi proteste». «C'è un giro di vite», ha dichiarato all'agenzia Reuters, «in sostanza assistiamo a una censura militare».


Tassilo Francovig
Questi sono eroi del nostro tempo!
Ognuno di loro protesta contro la guerra di Putin e per la libertà, sapendo bene di rischiare il pestaggio della polizia, l’arresto e forse una pesante condanna.
La Russia si risveglia e i dissidenti mostrano la faccia. Non sono solo loro a dover temere qualcosa, se il loro numero dovesse crescere. Putin è avvisato.

Angelo Di Consiglio
La stragrande maggioranza di chi protesta, saranno parenti dei soldati costretti da Putin a fare una guerra senza senso...per loro: ed è normale che si creino dissenso e disgusto, da parte di un popolo che ha rimosso o vuole rimuovere "il pensiero zarista".
E farlo in queste circostanze, è da veri amanti della democrazia: quindi...forza popolo russo!




PUTIN PUO' VINCERE IN UCRAINA? FIN DOVE VUOLE ARRIVARE?
di Paolo Valentino, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
8 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Per mesi Vladimir Putin, mentre i suoi generali ammassavano oltre 150 mila soldati al confine con l’Ucraina, aveva negato l’intenzione di invadere il Paese confinante. Poi, nell’arco di pochi giorni, prima ha riconosciuto le due Repubbliche separatiste del Donbass, stracciando definitivamente gli accordi di Minsk. Poi ha ordinato la più grande operazione militare di terra in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Scegliendo l’opzione delle armi, il leader del Cremlino si è bruciato dietro gli ultimi ponti della ragionevolezza e della responsabilità, scatenando un conflitto dal quale non si vedono oggi vie d’uscita. Cosa vuole veramente Vladimir Putin? E dove si fermerà?
Nel discorso del 24 febbraio e in quelli successivi, il presidente russo ha accuratamente evitato di usare la parola guerra. Il suo obiettivo conclamato sarebbe quello di proteggere la popolazione russofona da un genocidio in atto, «demilitarizzare e de-nazificare» l’Ucraina (obiettivo quest’ultimo delirante, visto che il suo presidente, Volodymyr Zelensky, è ebreo) e allontanare definitivamente la minaccia di un’adesione di Kiev alla Nato, prospettiva inesistente nei fatti nel medio-lungo periodo.
Ma bisogna andare oltre le parole, storicamente confuse e politicamente prive di senso, di Vladimir Putin per cercare di capire cosa vi sia nella mente dello Zar e cercare di immaginarne le prossime mosse. Vladimir Putin è convinto di avere un appuntamento con la Storia. Già all’epoca dell’annessione della Crimea, nel 2014, egli invocò il Russkij Mir, il mondo russo, di cui il concetto di Novorossia, nuova Russia, è l’equivalente geopolitico. Auto-investendosi della missione di riunificarlo, egli parlò della «nazione divisa» dei russi e della necessità di «proteggere la civiltà russa dai pericoli di forze esterne», in particolare quelli provenienti da Occidente. L’idea di «mondo russo» relativizza i confini di Stato, in primo luogo quelli con l’Ucraina e la Bielorussia, le due nazioni sorelle, sottolineando il ruolo di «campione» delle popolazioni russofone proprio della madre Russia e il diritto a esercitarlo.

UMILIATI NEGLI ANNI NOVANTA
Sin dall’inizio della sua parabola del potere, nel 2000, l’ambizione di Putin è stata di rimettere in piedi la Russia, annichilita dalla fine dell’Urss e umiliata dalla colonizzazione occidentale degli Anni Novanta. Ha investito buona parte del reddito nazionale negli armamenti, memore dell’insegnamento dello Zar Alessandro III: «La Russia ha due soli alleati: l’esercito e la flotta». Li ha usati inaugurando una politica di potenza, che ha visto Mosca tornare a svolgere un ruolo di primo piano in Medio Oriente, dalla Siria alla Libia. Putin vuole ricreare le zone di influenza, con Mosca dominus dello spazio ex sovietico.
Ma la richiesta di garanzie di sicurezza per la Russia, pure fondata sul piano geopolitico, si scontra con la pretesa di negare a una nazione la libertà di scegliersi la collocazione nel mondo. Putin applica al XXI secolo categorie del Diciannovesimo, quelle del Congresso di Vienna. Sbaglia secolo, insomma. Quando ha deciso, contro i dubbi dei suoi stessi consiglieri, di invadere l’Ucraina, ha pensato che la Grande Magia fosse a portata di mano. Ma le enormi difficoltà incontrate sul terreno e l’inattesa reazione compatta e determinata dell’Occidente rischiano di fargli fare la fine dell’apprendista stregone.
Ma fin dove vuole arrivare Putin? Cosa significano nella pratica della guerra i sogni revanscisti che coltiva nell’isolamento quasi totale, autoimpostosi a causa della pandemia negli ultimi due anni?
I suoi piani di lungo di periodo per l’Ucraina restano sconosciuti. È evidente che dopo le difficoltà incontrate nei primi giorni, quando si erano illusi che il Paese e il governo di Zelensky implodessero, lo Zar e i suoi generali abbiano cambiato tattica, puntando alla conquista delle grandi città, a cominciare da Kiev, fosse pure al costo di grandi perdite nella popolazione civile. Un rapporto d’intelligence non confermato afferma che Putin ora ambisce a una divisione del Paese: la parte nord-orientale, dov’è concentrata la popolazione russofona, sotto il controllo diretto della Russia attraverso le due Repubbliche di Lugansk e Donetsk. E una Ucraina in apparenza indipendente, centrata intorno a Kiev e nella parte occidentale, forse governata dallo stesso Zelensky, ma sotto il tallone russo, impegnata alla neutralità e pronta a riconoscere l’annessione della Crimea. Non è detto che uno scenario come questo possa avversarsi, poiché tutto dipende da una vittoria militare che potrebbe avere tempi più lunghi. Ma anche se così fosse, Putin dovrebbe quasi sicuramente scontare una sindrome «afghana», con una viscerale ostilità nella popolazione e una forte resistenza armata, alla lunga letali per le truppe russe. Senza contare i costi proibitivi (e non sostenibili in presenza delle dure sanzioni occidentali) di una occupazione di lunga durata per il Cremlino.
La domanda è se a quel punto Vladimir Putin sarà soddisfatto, avendo riunificato il mondo russo e ripreso un’influenza sullo spazio ex sovietico. Ovvero se nutrirà nuove ambizioni espansionistiche verso l’Europa centro-orientale. Fra le richieste di sicurezza che ha formulato agli americani e alla Nato, non c’è infatti solo la neutralità dell’Ucraina, ma anche la rimozione degli assetti militari dell’Alleanza dagli ex Paesi del Patto di Varsavia, ora membri della Nato: Polonia, Paesi Baltici, Romania. Una smilitarizzazione di fatto. Il timore di un attacco russo contro queste nazioni è sicuramente esagerato.
Putin sa bene che un solo gesto militare contro Varsavia, Riga, Vilnius o Tallinn significherebbe entrare in conflitto diretto con la Nato, quindi in una guerra globale con gli Stati Uniti. Ma se la sua zona di influenza dovesse estendersi fino a quei confini, allora il leader del Cremlino non perderebbe probabilmente occasione per moltiplicare attacchi cibernetici o guerre d’informazione e provocazioni pur di tenere alta la tensione.

I DUBBI INSIDIOSI DELLE E'LITE
Non ultimo, Putin potrebbe essere fermato anche dal fronte interno. Egli è al momento molto saldo in cima alla piramide del potere. Controlla con pugno di ferro gli apparati militari e di sicurezza, i gangli vitali dello Stato, ha ormai eliminato ogni fonte di informazione che non sia quella ufficiale e depurata del Cremlino. Ma i dubbi fra le élite economiche e intellettuali crescono. Ha destato scalpore nei giorni scorsi una lettera aperta di studenti, ex studenti e insegnanti del MGIMO, l’Istituto di Relazioni Internazionali dell’università di Mosca, da sempre la fucina della diplomazia russa, in cui si condanna la guerra in Ucraina.
È un altro scricchiolio dall’interno del sistema, un altro segnale che alla lunga Putin potrebbe trovarsi in difficoltà. Un nuovo smutnoe vremya, tempo dei torbidi, si prepara in Russia. Può durare anni, ma poi è sempre finito con la cacciata dello Zar.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:30 pm

Solo chi lo circonda può fermare Putin: Russia ormai un'autocrazia
Atlantico Quotidiano
Enzo Reale Da Barcellona
10 marzo 2022

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... utocrazia/


Un dittatore nel suo labirinto: un’indagine sul sistema di potere putiniano, la sua evoluzione personalistica negli anni e le possibilità di regime change dall’interno…

In un lungo articolo del 2019 sulle caratteristiche del sistema politico costruito da Vladimir Putin definivo quella russa “una transizione incompiuta con costanti ricadute autoritarie”. Provando a spiegare perché nessuna delle definizioni politologiche adottate fino a quel momento esaurissero il fenomeno, individuavo nella vittimizzazione e nell’affermazione di un’identità in negativo due degli elementi centrali del putinismo:

“(…) la Russia attuale sembra soffrire di questa crisi di identità, della mancanza di un progetto condiviso che non sia rappresentato solo dalla contrapposizione con l’Occidente e non dipenda esclusivamente da una sensazione costante di isolamento o esclusione. Putin, il redentore dell’orgoglio russo ferito, l’uomo forte che ufficialmente ha riportato il paese al centro dello scenario internazionale, non è mai riuscito in realtà a sottrarlo a una logica vittimista, anzi l’ha alimentata: tattico di prim’ordine, è stato incapace di offrire ai russi una strategia coerente di auto-affermazione fuori dai propri confini e soprattutto di creare una nuova narrativa, un romanzo russo alternativo a quello dell’epoca totalitaria e alle sue ceneri. Quel che manca è un’idea di Russia per il XXI secolo, al di là della continuità nel potere e dell’accentramento delle decisioni fondamentali. Si nota a tutti i livelli, dalla scelta della classe dirigente alla gestione delle proteste, in cui l’approccio politico è stato totalmente assente”.

I recenti avvenimenti in Ucraina e le motivazioni addotte dallo stesso Putin per giustificare l’invasione sembrano confermare questa analisi: andarsi a riprendere l’Ucraina significa, nella prospettiva revisionista di Mosca, tentare di ricostruire l’identità perduta con il crollo dell’Unione Sovietica. C’è però un elemento, a cui all’epoca accennai solo di sfuggita, che merita oggi di essere evidenziato con maggior enfasi, la questione dell’accentramento del potere. L’incapacità da parte di autorevoli analisti e degli stessi governi occidentali di prevedere l’aggressione armata dipende in buona misura dalla sottovalutazione del livello di personalizzazione nei processi decisionali interni al regime. Ultimamente è molto in voga l’uso del termine autocrazia per riferirsi ai sistemi autoritari. Il più delle volte si tratta di una definizione inappropriata, considerando che la definizione di autocrate fa riferimento al potere assoluto di una sola persona, come nel caso degli zar fino alla rivoluzione di febbraio. Pochi regimi al mondo sono oggi classificabili come autocrazie in senso stretto, essendo per lo più espressione di partiti unici al potere o di strutture in cui un’entità politica dominante finisce per imporsi e assorbire anche le funzioni tradizionalmente spettanti all’opposizione parlamentare.

Quest’ultimo è stato anche il caso del putinismo fino al 2014, anno dell’annessione della Crimea. Da quel momento l’accentramento delle decisioni in un unico centro di potere, nei fatti in una sola persona, si è accentuato progressivamente fino farsi elemento costitutivo della natura del regime: oggi la Russia può a buon diritto essere considerata una autocrazia e Putin il suo despota assoluto. Anche l’aspetto scenografico conferma questa conclusione. La distanza fisica che il presidente russo frappone tra sé e i suoi interlocutori, non solo i mandatari stranieri ma anche i suoi più stretti collaboratori, indica la necessità di rimarcare la sua posizione preminente. Il grottesco spettacolo offerto dalla riunione del Consiglio di Sicurezza pochi giorni prima della guerra, in cui il sovrano umiliava i membri della corte costretti a recitare (letteralmente) il ruolo di comparse di una rappresentazione teatrale, appartiene più all’epoca dell’assolutismo monarchico che alle categorie di una dittatura contemporanea.

Quando Eltsin lo scelse come suo successore, Putin entrava nella stanza dei bottoni come un leader forte, dai tratti vagamente populisti, deciso a incarnare l’esigenza di sicurezza e ordine prodotta dal vuoto e dalla confusione del primo decennio post-comunista. Le elezioni presidenziali del 2004, stravinte ufficialmente con il 71 per cento dei voti, segnavano l’inizio di una svolta autoritaria ancora temperata da un’opinione pubblica relativamente libera di esprimere il suo dissenso attraverso i media e la piazza. Le proteste del biennio 2011-2013, a cavallo della contestata rielezione del 2012, sancivano la rottura definitiva con la società civile. Ma il presidente, neutralizzata la via dell’alternanza e garantitosi la permanenza sine die al vertice dello Stato, non era ancora l’uomo solo al comando che conosciamo oggi. Il suo entourage, sempre più ristretto, garantiva comunque una certa collegialità nelle decisioni fondamentali, compresa l’annessione della Crimea.

Dal 2014, però, l’ossessione ucraina ha dominato la politica estera del Cremlino, impegnato in una costante opera di destabilizzazione dello Stato confinante tramite la guerriglia filo-russa del Donbass. Allo stesso tempo l’isolamento del leader si accentuava, la cerchia di fedelissimi che fino a quel momento partecipava al processo deliberativo si trasformava in un gruppo di yes men incapaci di contraddirlo, mentre la sua figura si fondeva con quella di uno Stato dai tratti sempre meno istituzionali e sempre più patrimoniali. La riforma costituzionale del 2020 ne eternizzava il ruolo di padre della nazione, sul modello centro-asiatico. Putin si faceva ideologo, storico, arbitro del destino non solo del suo Paese ma anche di quelli che considerava appartenenti alla sfera di influenza russa: la dottrina Putin diventava l’orizzonte ufficiale del nuovo nazionalismo panrusso.

Fino alla dichiarazione di guerra alla sovranità statuale dell’Ucraina. Una decisione impensabile per chi (compreso il sottoscritto) continuava a ritenere che Putin non agisse in solitario sulle questioni di preminente interesse nazionale, che i siloviki avessero ancora voce in capitolo sulle decisioni finali. Ma l’umiliazione pubblica dei suoi principali collaboratori nella rappresentazione farsesca del Consiglio di Sicurezza ha rivelato in mondovisione l’inquietante realtà: il regime ibrido degli anni scorsi si è trasformato in una dittatura personalistica con seimila testate nucleari a disposizione. La guerra di Putin non è solo un efficace ricorso retorico ma lo specchio di una situazione in cui tutto dipende dalla volontà di un dittatore nel suo labirinto, perfino la vita e la morte delle popolazioni altrui. La stretta definitiva sui mezzi di comunicazione, culminata nella criminalizzazione delle notizie non censurate e nella chiusura delle poche testate non completamente allineate al potere, la fuga delle imprese straniere in seguito alle sanzioni post-invasione, la condanna internazionale, relegano i russi a una condizione di isolamento collettivo, riflesso inquietante della paranoia (auto)distruttiva del suo autocrate. Una decisione personale che non esclude peraltro un certo grado di consenso all’interno della società.

Chi o che cosa può fermare una deriva di questo genere? La morte (per cause naturali o indotte), una rivolta popolare, un colpo di stato, la defezione delle élites. Sull’azione della divina provvidenza o su un tirannicidio vecchio stampo è difficile contare. La seconda opzione – proteste anti-regime che ne provochino la caduta – in questo momento è quasi altrettanto improbabile. La Russia è ormai uno Stato di polizia in assetto militare, le manifestazioni sono proibite, la censura è capillare, le intimidazioni e gli arresti nei confronti di chiunque osi pronunciarsi pubblicamente contro il governo sono all’ordine del giorno. Navalny languisce in prigione e non si vedono all’orizzonte leader popolari che possano organizzare un’opposizione di piazza. Le proteste contro la guerra dei primi giorni sono presto rientrate dopo la prima ondata di repressione. È difficile perfino sapere di che popolarità godano in questo momento nel Paese Putin e la sua guerra, visto che ufficialmente il conflitto non esiste e non tira aria di sondaggi attendibili, considerando il blocco informativo e la propaganda.

È vero che non ci sono nemmeno adunate pro-invasione ma il profilo basso è stato scelto dal Cremlino che sperava in una vittoria-lampo. Ogni giorno che passa aumenta la frustrazione in una società soggetta a pesantissime sanzioni finanziarie e la variabile tempo risulterà decisiva nel medio periodo per capire fino a che punto i russi siano disposti a sopportare il peso dell’esclusione dai circuiti economici, professionali e culturali internazionali. Nel decennio eltsiniano, nonostante le difficoltà economiche, la Russia sperimentò una primavera di libertà pubbliche e private unica nella sua storia. La memoria di quel periodo è viva in una classe media già abituatasi a standard di vita occidentali, per cui un ritorno ai tempi sovietici rappresenterebbe la fine di ogni prospettiva di futuro. In quanto ai giovani, i ventenni che hanno conosciuto solo il putinismo, sono oggi i più attivi nelle proteste di piazza, esponendosi in prima persona alla repressione. Ma l’idea che queste categorie possano unirsi per rovesciare un regime verticistico fino al parossismo resta al momento illusoria.

Per analizzare le prospettive di colpo di stato e di defezione delle élites bisogna prima accennare alla struttura dell’apparato di potere in Russia. Il sistema Putin si basa su quattro pilastri: gli oligarchi, l’esercito, il servizio segreto (FSB), gli “uomini forti” (siloviki). La loro rilevanza nella piramide statale è diseguale e spesso le attribuzioni si sovrappongono, come nel caso dei siloviki e degli apparati di sicurezza. Gli attuali oligarchi, a differenza dei tycoon dell’era Eltsin, sono apparatchik destinati da Putin alla gestione delle imprese statali. La loro influenza politica, anche in tempi di minore centralizzazione, è sempre stata molto limitata, dipendendo totalmente dal loro patrocinatore. Se cade lui, cadono anche loro. La cleptocrazia russa si fonda su questa unione sacra tra politica e affari, un cambio di regime aprirebbe a molti di loro le porte dei processi per corruzione.

Anche l’esercito è sotto pressione per diverse ragioni. La lealtà del capo di stato maggiore, Valery Gerasimov, sembra fuori discussione ma la conduzione della guerra in Ucraina si sta rivelando più problematica del previsto. La vittoria-lampo non c’è stata, la resistenza ha superato ogni aspettativa della vigilia, quella che doveva essere una “operazione speciale” si è trasformata in un conflitto su larga scala. Se Putin può nutrire dubbi sull’efficacia della strategia adottata, l’insoddisfazione dei militari è destinata a crescere con il passare del tempo. Le sanzioni vanno ad intaccare direttamente la capacità di sostenere l’enorme complesso bellico-industriale: se lo Stato non può pagare i suoi funzionari, anche i soldati sono a rischio, senza contare il costo di un’invasione prolungata dal punto di vista delle tecnologie militari.

Figura chiave in questo delicato equilibrio è il ministro della Difesa, Sergei Shoigu. Considerato il vero braccio destro di Putin, almeno fino alla deriva personalistica già analizzata, anello di collegamento fra siloviki ed esercito, è nei fatti il responsabile ultimo della campagna d’Ucraina. Nell’ultimo Consiglio di guerra ha sorpreso gli analisti la distanza fisica che Putin ha interposto tra se stesso e il duo Shoigu-Gerasimov, attorno al già famoso tavolo allungato. Il ruolo di numero due, con un numero uno del calibro di Putin, è allo stesso tempo un rischio e un’opportunità: da una parte il ministro si trova in posizione privilegiata in caso di successione più o meno precipitata, dall’altra è il più esposto ad essere additato come capro espiatorio in caso di insuccesso in Ucraina. Il che, come ha suggerito Leonid Volkov, stretto collaboratore di Navalny, potrebbe originare un conflitto interno all’élite che circonda il presidente, ormai mantenuta all’oscuro dei suoi piani e relegata al margine delle decisioni. È in questo snodo della catena del potere che potrebbe più facilmente prodursi un golpe bianco. Ed è probabilmente sulla defezione delle élites che stanno puntando i servizi segreti occidentali (leggasi americani) che, come dimostrato nel caso dei piani di invasione, godono di buone entrate nei palazzi moscoviti.

Non è il caso di farsi troppe illusioni, però. Nel corso degli anni Putin ha blindato il suo potere formale con vari livelli di protezione che lo rendono praticamente inattaccabile. Ha avuto cura di sistemare i suoi sodali del clan di Leningrado nei posti chiave dell’apparato di sicurezza: Nikolai Patrushev alla testa del Consiglio di Sicurezza nazionale, Sergei Narishkyn a capo del servizio di intelligence per l’estero (il che non gli ha risparmiato l’umiliazione pubblica in diretta tv), Alexander Bortnikov a dirigere l’FSB. Ha rafforzato la sua incolumità personale con una sorta di guardia pretoriana (FSO), erede diretta del nono direttorato del KGB. Ha creato nel 2016 un esercito di giannizzeri incaricati dell’ordine interno alla Federazione, 350 mila effettivi riuniti sotto la sigla Rosgvardia, o guardia nazionale. A chiudere il cerchio il dipartimento di controspionaggio militare del FSB, cui è affidato il compito di vigilare l’esercito per prevenirne tentazioni golpiste. I precedenti dell’ultimo secolo non sono incoraggianti ma lasciano aperto qualche spiraglio: Nicola II fu costretto ad abdicare in seguito a una rivolta spontanea di soldati e operai, Lenin e Stalin morirono per un colpo apoplettico ma Kruschev fu rimosso da una congiura di palazzo mentre era in vacanza. Il trono di Russia, osservava un diplomatico napoletano ai tempi di Caterina II, “non è né elettivo, né ereditario: è occupativo”. Chi se lo prende si guadagna il diritto di mantenerlo.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:30 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:31 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:32 pm

12)
Che vergogna gli ebrei e gli amici degli ebrei che stanno dalla parte della Russia nazifascista di Putin e contro l'indifesa Ucraina con il pretesto calunnioso che nel passato una parte degli ucraini erano antisemiti come lo sono stati anche i russi e gran parte degli europei.



SCELTA DI CAMPO
Niram Ferretti
24 febbraio 2024
L'ignobile e criminale aggressione all'Ucraina, come da giorni gli Stati Uniti avevano annunciato si è avverata.
Per i fiancheggiatori di Putin, molti anche qui su Facebook, il vistoso ammassamento di truppe ai confini dell'Ucraina era solo una esercitazione. Irridevano gli USA, ecc.
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
Ci troviamo di fronte a paese sovrano europeo aggredito da un altro paese. 1956, 1968 e ora 2022. Tutte invasioni perpetuate dallo stesso paese.
P.S. In questi giorni, prima dell'invasione ho avuto modo di leggere cose allucinanti qui su Facebook, non solo sulla mia bacheca da parte di eseperti della domenica di politica internazionale, così come sono tutti esperti della domenica di qualcosa qui su Facebook, ma anche da parte di giornalisti che hanno presentato l'Ucraina come una sorta di Stato scarto, un rifiuto morale simbolo della decadenza occidentale. Bene, costoro si allineano consapevolmente o inconsapevolmente con la propaganda nazista, per la quale, come è noto, i rifiuti erano altri, e la pulizia da fare capillare e progressivamente radicale.
È in frangenti come questo che le posizioni si fanno più nette chiare e anche le scelte di campo e si determinano anche inevitabili rotture.


Beppe Mila
Mi scusi Niram, vorrei farle una domanda , specificatamente a lei come persona che è legata molto all'ebraismo, alla sua storia , ai tanti colpi bassi che riceve Israele e che lei giustamente segnala . Ora nella seconda guerra mondiale l'Ucraina fornì ben 4 divisioni di SS a Hitler, non soldati per la Wermacht ma SS, ripeto le famigerate SS . Auschwitz e tanti altri campi di concentramento furono liberati dall'Armata Rossa. Oggi è un dato di fatto che in Paesi come la Polonia, L'Ucraina ed i Paesi Baltici l'antisemitismo sia molto vivo e presente. Come mai è così a favore dell'Ucraina e così contro la Russia? Non le sembra una contraddizione ?

Niram Ferretti
Beppe Mila la ringrazio della domanda perchè è posta in modo garbato, ma tuttavia non la trovo pertinente. Sì, durante la Seconda mondiale i collaborazionisti ucraini furono molto solerti nel fornire manforte ai nazisti, e Auschwitz venne liberata dai sovietici, ma questo cosa c'entra con una guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, mi scusi? Non è che perchè una percentuale degli ucraini furono collaboratori dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale significa che a distanza di settantasette anni bisogna essere a fianco della Russia perchè ha aggredito l'Ucraina. Non vedo il nesso. Potrei dirle che la Russia è storicamente sempre stato uno dei paesi più antisemiti del pianeta. I Pogrom nascono all'interno dell'impero russo, "I Protocolli dei Savi Anziani di Sion" sono un falso russo, Stalin, poco prima di morire aveva progettato una grande purga antiebraica. Che oggi l'antisemitismo sia più vivo in Polonia o in Estonia o Lituania piuttosto che in Russia non so dirle, ma anche se lo fosse, non è che se domani la Russia invade la Polonia è una cosa ben fatta perchè ci sono più antisemiti in Polonia di quanti ce ne siano in Russia. Il problema non è la Russia, è Putin.

Beppe Mila
Niram Ferretti Ringrazio anche io della sua risposta ...converrà però e lo si evince anche dal suo commento che non tutto è solo bianco o nero , le zone d'ombra e di ambiguità in quell'area ci sono e per come si sono spesso comportati i maitre a penser della Nato con supponenza, tutto insieme , hanno creato un bel casino. Secondo me. Cordialmente .

Niram Ferretti
Beppe Mila sì ci sono spesso sfumature nei fatti e negli eventi e in determinate circostanze no. Da come Putin si sta comportando i vedo in modo ancora più chiaro la necessità della NATO e di Stati Uniti forti. Senza NATO e Stati Uniti (almeno quelli di qualche tempo fa) l'Europa occidentale sarebbe già una provincia russa. Cordialmente.

Angelo Di Consiglio
Beppe Mila partendo dal presupposto che quasi tutte le nazioni europee hanno, con governi più o meno riconosciuti, fiancheggiato i nazisti (aggiungo, con estrema sagacia e voglia), il fatto che una parte degli ucraini nella Seconda Guerra Mondiale, abbia, appunto, fiancheggiato i nazisti, non giustifica l'invasione della Russia ad uno Stato sovrano, che è, appunto, l'Ucraina: 1 che c'entrano gli ucraini attuali e 2 che c'entra proprio con la situazione specifica?!?
(Glielo dice uno che con il nazismo e il fascismo, ha perso molti famigliari nei campi di sterminio nazisti...e non solo!)
E se proprio vogliamo pigiare il dito sulla piaga...non è che i sovietici/russi siano stati molto migliori dei nazisti, visto che gli ebrei assassinati da Stalin & Co, sono stati circa un milione e mezzo...e, c'era, sempre da parte di Stalin "un progetto di liquidazione totale degli ebrei" agli inizi degli anni 50 (fortunatamente è schiattato prima! Pensi...il primo nipote del dittatore sovietico era ebreo...il quale emigró con la madre negli Usa, dopo aver chiesto asilo politico, diventando un noto e stimato cardiochirurgo)
Quindi...peggio la tosse o il catarro?

Alberto Pento
Che vergogna disumana questi difensori del nazifascista criminale Putin che aggredisce l'Ucraina e ne giustificano l'aggressione con il pretesto del nazismo antisemita presente nel passato dell'Ucraina che tra l'altro era lo stesso di quello presente tra i comunisti russi!
Si tratta della stessa logica della demonizzazione calunniosa applicata dall'antisemitismo che accusava gli ebrei di deicidio per via della morte di Gesù Cristo ucciso dai romani.




Ho avuto una lunga conversazione col mio amico di Kiev.
Emanuel Segre Amar
4 marzo 2022

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 1514013266

Ecco i punti salienti, che rispecchiano ovviamente il pensiero suo, ma che non ho evidentemente ragione alcuna di confutare; aggiungo che sono il frutto di lunghe conversazioni da lui fatte coi suoi coinquilini del grattacielo nel quale abita, tra i quali c’è anche un ex ufficiale.
- i soldati ucraini che stanno difendendo meglio l’Ucrania sono quelli di madrelingua russa, e questo dà molto fastidio a Putin.
- i militari ai checkpoint sono giovanissimi, poco preparati, e non di rado uccidono civili senza che questi siano catalogabili come pericolosi
- ciò che farà l’Ucrania non lo decide liberamente il suo presidente Zelensky, ma si decide oltre oceano (e non è l’unico a sostenerlo)
- per ora a Kiev non manca né cibo, né gas e neanche l’elettricità; che cosa succederà in futuro nessuno lo sa
- scappare da Kiev è ancora possibile, ma estremamente pericoloso
- a pochissimi viene in mente oggi di fuggire dall’Ucrania
- quelli che oggi Putin definisce nazisti sono dei giovanissimi, con tatuata magari la svastica, catalogabili più come supporter delle squadre di calcio che come persone impegnate politicamente
- gli oligarchi russi in gran parte hanno le loro famiglie all’estero, e loro stessi nella maggior parte dei casi sono e saranno contro Putin per interessi personali evidenti. Ma la popolazione russa, molto povera e anche relativamente poco istruita, si lascia attrarre facilmente dalla propaganda del regime e potrà essere ricompensata con pochi rubli e un po’ di alcol. Purché non ci siano troppi morti nelle loro famiglie


Arivle Rossi
Mi si stringe il cuore a leggere queste testimonianze. Sono tutte vittime innocenti, civili o soldati come questi giovani poco più che ragazzini chiamati ad una cosa infinitamente più grande di loro.

Giulia Gabriella Ugolini
Attenti alla propaganda faziosa ucraina, Zelensky MENTE: la verità é che i russi NON hanno colpito Babi Yar, il sito commemorativo delle vittime dell'Olocausto, lo dice un giornalista di YNET (giornale israeliano) inviato a Kiev https://www.ynetnews.com/article/sk8byetx9 Emanuel Segre Amar

Emanuel Segre Amar
Giulia Gabriella Ugolini è vero

Giulia Gabriella Ugolini
Emanuel Segre Amar, la presenza i NEO NAZI (AZOV) integrati nelle forze armate ucraine é una realtà documentata... come sono documentati crimini di guerra dell'esercito ucraino durante e dopo l'EuroMaidan del 2014 (c'é anche un rapporto OCSE in merito)

Emanuel Segre Amar
Giulia Gabriella Ugolini nei miei post precedenti ho ripetutamente accusato gli ucraini per i 14000 morti nell’est del Donbass ed ho parlato di queste frange neonazi; adesso ho scritto ciò che il mio amico (ebreo) mi spiega circa la maggior parte di questi giovani che si tatuano la croce uncinata: sarebbe più che altro qualcosa di simile a quanto si grida talvolta anche nei nostri stadi (parole del mio amico)

Giordano Levi
Giulia Gabriella Ugolini non ci sono neo nazi tra il popolo russo? Certamente si, allora iniziamo a massacrare tutti.....Si rende conto di cosa dice? Qual'é il vantaggio di giustificare massacro di civili?

Franco Londei
Giulia Gabriella Ugolini mi perdoni, le afferma che «la presenza i NEO NAZI (AZOV) integrati nelle forze armate ucraine é una realtà documentata...» documentata da chi? Dove? Esiste qualcosa di minimamente attendibile che provi questa sua affermazione?

Giulia Gabriella Ugolini
Franco Londei Azov Special Operations Detachment (Ukrainian: Окремий загін спеціального призначення «Азов», romanized: Okremyi zahin spetsialnoho pryznachennia "Azov"), often known as Azov Detachment, Azov Regiment (Ukrainian: Полк Азов, romanized: Polk Azov), or Azov Battalion (until September 2014), is a right-wing extremist[1] and neo-Nazi[2][3][4] unit of the National Guard of Ukraine,[5][6][7] based in Mariupol, in the Azov Sea coastal region.[8] It has been fighting Russian separatist forces in the Donbas War. Azov initially formed as a volunteer militia in May 2014.[9] It saw its first combat experience recapturing Mariupol from pro-Russian separatists in June 2014.[5] On 12 November 2014, Azov was incorporated into the National Guard of Ukraine, and since then all members are contract soldiers serving in the National Guard.[10]
In 2014, the regiment gained notoriety after allegations emerged of torture and war crimes, as well as neo-Nazi sympathies and usage of associated symbols by the regiment, as seen in their logo featuring the Wolfsangel, one of the original symbols used by the 2nd SS Panzer Division Das Reich..... https://en.wikipedia.org/wiki/Azov_Battalion
Azov Battalion - Wikipedia
EN.WIKIPEDIA.ORG
Azov Battalion - Wikipedia
Azov Battalion - Wikipedia


Franco Londei
che si sappia (fuori da wikipedia che come sa viene scritta da chiunque) circa il 20% dell'Azov si può dire filo-nazista. mentre invece sulla Wagner il 100% di nazisti è assicurato. Volete far passare tutto l'esercito ucraino per nazista solo perché il 20% dell'Azov ha tatuaggi nazisti poi state zitti sulle milizie di Putin quelle si naziste. Per inciso (e per la prossima volta) Wikipedia è scritta dalla gente, lei si iscrive e dopo due ore può tranquillamente pubblicare una pagina. Non è il massimo di fonte attendibile (tranne che per i grillini)

Giulia Gabriella Ugolini
Franco Londei l'Ucraina é il solo paese al mondo ad avere Neo NAZI integrati nelle sue forze armate, é un fatto.... se a lei va bene cosi', mi astengo da commenti ulteriori....

Franco Londei
non ho detto che mi va bene, ma lei e gli altri filo-Putin volete far passare un intero esercito di 130.000 uomini per nazisti per via di quattro idioti con la svastica tatuata quando gli unici veri nazisti sul campo e che combattono sono quelli della Wagner (per non parlare dei ceceni). E adesso si astenga pure

Giulia Gabriella Ugolini
Franco Londei non cerchi di attribuirmi etichette, io sono obiettiva e super partes, le consiglio di fare altrettanto. Bisogna avere l'onestà intellettuale di NON essere curvaioli e analizzare i fatti.

Shoshanna Sibony
Giulia Gabriella Ugolini i neofascisti supportano Putin

Giulia Gabriella Ugolini
Shoshanna Sibony ma quando mai....

Shoshanna Sibony
Giulia Gabriella Ugolini ma scherzi?

Guido Guastalla
Perfetto. Ma la svastica della brigata Azov non è un simbolo sportivo. E anche nel mondo sportivo usare la svastica non è una bella cosa.

Emanuel Segre Amar
Guido Guastalla Guido, hai ragione, ma leggi il mio commento in risposta a Giulia qui sopra

Giordano Levi
Guido Guastalla Bene....allora per colpa di qualche bastardo con svastica scolpita,andiamo a massacrare un popolo inerme che ha scelto un ebreo come proprio presidente; a quando i ringraziamenti al psicopatico criminale, nascosto nel suo bunker a Mosca?

Guido Guastalla
Emanuel Segre Amar letto Grazie!

Guido Guastalla
Giordano Levi questo lo dice lei. Vogliamo semplicemente dire che la realtà è più complessa

Clelia Terracina
Giordano Levi mi scusi ,ma mi sembra che la sua ,sia una deduzione assurda.

Libera Ucraina
Franco Londei Non è del tutto esatto dire che su Wikipedia possono scrivere tutti, poiché se scrivi cose enciclopediche "giuste" queste restano mentre se scrivi demenze o falsità vengono subito o quasi subito cancellate e se insisti vieni bannato per sabotaggio.
Io ho partecipato alla stesura di varie voci, alcune iniziandole da zero, ed esistono ancora con modifiche, aggiunte, evoluzioni, migliorie, su alcune mi sono scontrato al limite del bando ed erano voci fortemente influenzabili dalle ideologie. Ma Wikipedia resta una delle migliori enciclopedie esistenti al Mondo, un esperimento fantastico anche se in molti paesi è in mano ad associazioni/aggregati culturali di sinistra.
Oggi mi limito a dare qualche imput sulle pagine di discussione delle voci che mi interessano e poi lascio fare agli altri.
Una voce che ho iniziato è stata quella sulla Teoria della Continuità Etnolinguistica dal Paleolitico e poi quella su chi la ha elaborata il glottologo Mario Alinei.

Iakov Zats
Senza giustificare I nazisti ucraini, ricordiamo che ci sono ovunque. Sia in Russia sia in Italia. Fatto è però che nessuno invade la Russia o I'talia per denazificare, Ucraina invece secondo putin ed i suoi scagnozzi viene invasa per denazificarla.

Giulia Gabriella Ugolini
Iakov Zats non hai presente cosa hanno fatto i Neo nazi ucraini in Ucraina ....

Iakov Zats
Giulia Gabriella Ugolini , penso di saper non meno di lei cos'è Ucraina e cos'è la Russia visto che sono di Mosca e tutta la mia famiglia viene da Ucraina. Capisco benino anche la lingua russa, che non penso che è il suo forte. So anche che in Russia sta per essere votata la legge che promette 15 anni di galera per la diffusione via internet di "notizie false" riguardanti "operazione speciale" del esercito russo in Ucraina . Pensa di liberare da estrema destra Italia, gli ucraini già hanno pensato, infatti, non è nemmeno entrata in parlamento.

Flavio Gastaldi
Iakov Zats ...e la lingua italiana non è il Suo forte: вы согласен?

Iakov Zats
In effetti non l'ho mai studiata, ma spero di esprimermi in modo abbastanza comprensibile.

Iakov Zats
A proposito, caso mai вы согласны. Non deve mescolare singolare con plurale )))))

Rispondi
2 g

Iakov Zats
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 5 persone e barba

Guido Guastalla
Iakov Zats la differenza è che la brigata Azov ha partecipato alla pulizia etnica in Donbas! Non le sembra che ci sia un po’ di differenza!

Iakov Zats
Ma quale pulizia etnica, ma per favore! Pesiamo le parole! Siamo il popolo della Parola! Ma siete così imbevuti della propaganda putiniana? Ma pensate di antisemiti italiani da Forza nuova ad ANPI! C'è imbarazzo della scelta... sicuramente ci sono quelli di estrema destra nell'esercito ucraino, ma in quello italiano no?

Guido Guastalla
Iakov Zats no, nel l'esercito italiano non ci sono corpi di estrema destra! Ci possono sicuramente essere singole persone! Ma non vuol capire la differenza di brigate, battaglionii che espongono simboli nazisti e persone che possono essere eventualmente di destra? Io non sono ostininato, ma non sono imbevuto neppure di altre ideologie! Io penso che ora si debba preservare la pace trovando un compromesso che scontentando tutti li mandi a casa soddisfatti!

Iakov Zats
Guido Guastalla , le condizioni russe sono: di Crimea non se ne parla nemmeno, creazione di due "repubbliche" staccando ulteriori territori da Ucraina, demilitarizazione e denazificazione in Ucraina. Tradotto : creazione di un governo filoputiniano ed il disarmo, così nel caso che il governo non piace a Putin si può invadere di nuovo senza problemi. Tutto questo bombardando le città - obbiettivi civili con le armi non di precisione, cioè commettendo crimini di guerra. Vuole essere lei sotto le bombe russe ? Guardi che hanno più coscienza i soldati russi che danneggiano propri blindati per non combattere con gli ucraini. Mi inchino d'avanti ai russi che rischiando la galera e le torture vanno in piazza per protestare contro la guerra è non capisco abitanti dell'occidente che chiedono di capire le ragioni di povero Putin o povero Gergiev.

Flavio Gastaldi
Iakov Zats нет. У нас вы = ты, когда я говорю с одним человеком. Ты один, поэтому согласен, вы только форма вежливости. Se io dico voi siete liberO parlo solo a te; se dico voi siete liberI parlo a 2, 3, 5 persone. Così anche in russo: russian language isn't a barbarian language. Peut-être maintenant vous pouvez comprendre. Y si lo necesitamos, buena cosa va a ser corrigir algo.


Flavio Gastaldi
Guido Guastalla gli sembra ma non lo ammette.

Iakov Zats
Flavio Gastaldi lei pensa di insegnarmi la lingua russa? Ne ho visto di presuntuosi, ma questo è troppo. Un altro esempio di teorema Dunning-Kruger. Auguri!


Flavio Gastaldi
Iakov Zats qualche lezione non Le farebbe male. Вы не согласен? Это не важно.


Iakov Zats
Ancora una volta, Вы не согласны. Non sono pagato per impartire le lezioni di lingua, se vuole, contatti qualche insegnante e lo paghi. Quanta presunzione, insegnare russo a uno di Mosca.

Lorella Zarfati
Flavio Gastaldi dovrebbe spiegare anche a me di quale rilevanza sia il suo atteggiamento saccente in questo post che parla di guerra, di morti, di gente che soffre.
Ma vada a fare le lezioncine altrove.
E che cacchio!!

Flavio Gastaldi
Iakov Zats ma non russo, evidentemente!

Flavio Gastaldi
Lorella Zarfati a Lei non spiego niente, a meno che non mandi 5750 € illico et immediate a CP 35793 GE. ps finitela di usare i morti per altri fini. Io li rispetto - e per questo ne taccio - non voi.

Flavio Gastaldi
Iakov Zats ps e, se si rivolgesse a una signora, "Вы не согласна?"

Lorella Zarfati
Flavio Gastaldi può anche attendere invano, i miei soldi li utilizzo meglio.
Rimane comunque molto antipatico il suo atteggiamento da maestro elementare.
Felice lei, felici tutti!

Stefano Magni
"ciò che farà l’Ucrania non lo decide liberamente il suo presidente Zelensky, ma si decide oltre oceano (e non è l’unico a sostenerlo)". Tesi comoda e non dimostrabile. Molto comodo attribuire la responsabilità ad un governo straniero, qualunque cosa accada non sarà mai colpa nostra. Non dimostrabile: non c'è alcun modo di provare che sia Washington a prendere le decisioni politiche e militari di un Paese che non è neppure integrato nella NATO. Come dico sempre di fronte a tesi simili: fatemi vedere gli ordini, scritti e firmati, poi vi crederò.

Giulia Gabriella Ugolini
Stefano Magni appunto....

Guido Guastalla
Stefano Magni capisco che il metodo deduttivo sarebbe migliore, ma ci basta quello induttivo, che ci mostra come il governo ucraino sia etero diretto da qualcuno che non si prende i danni, come l’Europa, ma i vantaggi dal gas ai risultati della Borsa.

Stefano Magni
ma perché sei ancora qui e non a Mosca? Ma vai dai tuoi!

Giulia Gabriella Ugolini
Guido Guastalla che i vantaggi delle sanzioni alla Russia siano tutti agli USA e tutti gli svantaggi all'UE é evidente... e come lo sappiamo noi, lo sa benissimo anche Zelensky, ma evidentemente gli fa comodo (chiediamoci perché).. ma non ci facciano credere che sia eterodiretto senza possibilità di scelta...

Stefano Magni
Giulia Gabriella Ugolini non è evidente un corno! Le sanzioni UE sono studiate apposta per non danneggiare le economie europee. Semmai noi veniamo danneggiati dalle sanzioni che la Russia ci sta GIA' imponendo da mesi, a partire dalla riduzione della fornitura di gas (da dicembre) e dal divieto di esportazione dei fertilizzanti (da gennaio). Cosa di cui nessun partito parla, per altro.

Guido Guastalla
Giulia Gabriella Ugolini io penso che sia etero diretto per motivi e obbiettivi geopolitici. Quelli economici sono la ciliegina sulla torta!

Giulia Gabriella Ugolini
Stefano Magni stai scherzando? lo sai cosa implicano le sanzioni per l'Italia? sono DECINE E DECINE DI MILIARDI DI SCAMBI COMMERCIALI PERSI

Stefano Magni
persi a causa dell'embargo russo

Giulia Gabriella Ugolini
Guido Guastalla che sia complice dei dem americani é evidente, eterodiretto no

Giulia Gabriella Ugolini
Stefano Magni no, persi a causa di QUESTE SANZIONI .... l'Italia e l'UE si danno la zappa sui piedi da soli

Stefano Magni
fai come credi. Tanto ho visto che la tua timeline è piena zeppa di propaganda russa, quindi non credo che con qualche commento di risposta io possa farti cambiare idea. Io non dialogo più con i filo-russi. Tempo sprecato.

Giulia Gabriella Ugolini
Stefano Magni la mia timeline NON ha nessuna propaganda russa! Io sono obiettiva e super partes. Guarda i giornali italiani, e capirai quanto ci perde l'Italia grazie a queste ultime sanzioni

Barbara Caletti
Stefano Magni è inutile, non se ne esce

Davide Cct
Bravo Stefano Magni.
Comunque, Emanuel Segre Amar, vediamo di alzare il livello. Il tuo amico può essere in Ucraina o in Perù: in ogni caso non ha elementi per affermare che ci sarebbero ordini provenienti dagli USA.
Evitiamo anche di fare gli "utili idioti" (cit.) dicendo frasi del tipo "mi sono limitato a riportare ciò che dice il mio amico".
Hai ridato fiato ai sostenitori di un dittatore sanguinario imperialista (è un fatto, guarda i commenti).


Igal Attia
Stefano Magni sono solo chiacchere da bar... Un amico mi ha detto che ha sentito.... Bah

Emanuel Segre Amar
Stefano Magni caro Stefano, e mi rivolgo anche agli altri che stanno qui commentando, hai ragione che non è dimostrabile, ma ti faccio osservare che ho scritto chiaramente che questa è la versione del mio amico di Kiev, persona piuttosto addentro alle realtà politiche e finanziarie dell’Ucraina; ma ho anche riferito che adesso tutti gli ucraini sono uniti contro i russi, compresi i russofoni. Che poi Zelensky sia vicino a Biden lo dimostrerebbe anche la reazione che ebbe con Trump, e quindi tutto tornerebbe. Infine non puoi negare che la famiglia Biden è molto implicata nelle questioni ucraine, e non solo da oggi, e questo non dovrebbe succedere nell’entourage di un presidente degli USA. Quanto poi alle forniture di gas, a me risulta che comunque la Russia sta inviando quanto contrattualmente concordato, e se i nostri dirigenti politici hanno mal fatto i nostri calcoli (e non è la prima volta che succede, e continuerà a succedere finché saremo diretti in questo modo), beh, almeno questo non posso imputarlo a Putin (fermo restando che, come continuo a ripetere, l’attacco alla Russia è inaccettabile, per me e per il mio amico di Kiev. Ci mancherebbe altro.

Stefano Magni
Emanuel Segre Amar sulle forniture di gas, mi spiace dirtelo, ma sbagli. I russi hanno tagliato il 43% della fornitura a gennaio ed è fuori da ogni logica commerciale. Il fatto che il tuo amico sia “addentro” non lo giustifica dal dire fesserie come quella dell’Ucraina eterodiretta dagli USA. Terzo: stai risvegliando sulla tua bacheca tutta la destra anti-USA. Se è questo quel che vuoi, stai raggiungendo l’obiettivo

Emanuel Segre Amar
Davide Cct grazie per avermi dato dell’utile idiota. Se non si vuole capire ciò che arriva da Kiev da chi evidentemente non ama i russi ma ha elementi precisi essendo sul posto non è colpa mia. Mi rendo conto che pur avendo ricevuto in questi giorni apprezzamenti da un eminente inviato italiano e da due personaggi dì livello mondiale sono attaccato da molti dì voi. Ognuno è libero dì pensare come meglio crede, io sto cercando dì approfondire pur criticando duramente Putin per questo attacco (il che è forse sfuggito a molti)

Emanuel Segre Amar
Stefano Magni figurati se io voglio risvegliare qualche movimento; ma io cerco di ascoltare anche chi è sul posto e non faccio come Putin che censura le informazioni contrarie al suo pensiero. Quando vuoi ci possiamo anche sentire telefonicamente

Guido Guastalla
Stefano Magni e la differenza di ribassi delle borse europee e di quella USA? Induttivamente sono la prova che qualcuno decide e guadagna e qualcuno subisce e perde!

Guido Guastalla
Emanuel Segre Amar ormai prevale la posizione o con me o coro di me. La nostra posizione non è premiante.

Guido Guastalla
Giulia Gabriella Ugolini be' Biden era in piazza nella destituzione del '14 e suo figlio a libro paga se 50.000 $ al mese! Ma queste sono pinzillacchere!

Guido Guastalla
Stefano Magni secondo il tuo metodo deduttivo devi darci le prove della veridicità delle tue affermazioni, così come le chiedi a Emanuel!

Guido Guastalla
Emanuel Segre Amar gli è tutto inutile, diceva Bartali! Dall'alto ( o dal basso ) della loro presunzione non accettano il dialogo con chi si pone nella posizione del dubbio e di chi vuol capire le ragioni ( e i torti naturalmente ) degli uni e degli altri!

Stefano Magni lei ha perfettamente ragione, lei è persona sensata, ragionevole e onesta, su altri non mi pronuncio perché la malafede, il pregiudizio, l'ignoranza e la calunnia la fanno da padrone ed è inutile perdervi tempo.

Luciana Giani
Mi scusi ma jon mi sembra tutto oro colato, il corrispondente di Mediaset Fausto Biloslavo, abituato da sempre a scenari di guerra, lo si può vedere in diretta su Rete 4 o 5, da' informazioni diverse. Il cibo scarseggia, hanno solo pane acqua e scatolette, e di augura che jon finiscano, in diretta ha fatto vedere bombardamenti su Kiyv. Il pomeriggio alle 15.30 su Rete 4 c'è un programma di approfondimento

Alberto Levy
Luciana Giani la informo che quasi TUTTO quello che riferiscono le tv ufficiali è FALSO, non rappresenta la realtà ma gli interessi dei potenti che possiedono il canale tv in questione.

Libera Ucraina
La propaganda nazi fascista della Russia di Putin contro l'Ucraina è identica a quella dei nazi maomettani impropriamente detti palestinesi contro Israele.
La Russia di Putin ha il cuore della Russia che a suo tempo ha prodotto I Protocolli dei Savi di Sion, stesso demoniaco spirito di demonizzazione attraverso la menzogna e la calunnia.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:32 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:32 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:35 pm

13)
Putin peggio di Hitler e di Stalin insieme
Ecco il suo demenziale programma ideologico politico militare, assai peggio di quello di Hitler esplicato nel suo orrendo Mein Kampf



"Cari russi, è questione di vita o di morte": ecco il discorso di guerra di Putin
Vladimir Putin, 24 febbraio 2022

https://www.nicolaporro.it/cari-russi-e ... -di-putin/

Pubblichiamo la traduzione del video messaggio notturno che ha dato il via alle operazioni russe in Ucraina. Putin si rivolge sia ai cittadini russi che a quelli ucraini. Il video e il testo del discorso sono stati pubblicati sul sito del Cremlino.

SOTTOTITOLI Ucraina, Putin: "Ho deciso di condurre un'operazione speciale"

Cari cittadini russi! Cari amici!

Oggi, ritengo ancora una volta necessario tornare sui tragici eventi accaduti nel Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza della Russia.

Vorrei iniziare con quanto ho detto nel mio discorso del 21 febbraio di quest’anno. Stiamo parlando di ciò che ci provoca particolare preoccupazione e ansia, di quelle minacce fondamentali che anno dopo anno, passo dopo passo, vengono create in modo rude e senza tante cerimonie da politici irresponsabili in Occidente nei confronti del nostro Paese. Intendo l’espansione del blocco NATO ad est, che sta avvicinando le sue infrastrutture militari ai confini russi.

È noto che per 30 anni abbiamo cercato con insistenza e pazienza di raggiungere un accordo con i principali paesi della NATO sui principi di una sicurezza uguale e indivisibile in Europa. In risposta alle nostre proposte, ci siamo trovati costantemente di fronte ora a cinici inganni e menzogne, ora a tentativi di pressioni e ricatti, mentre l’Alleanza del Nord Atlantico, nel frattempo, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, è in costante espansione. La macchina militare si muove e, ripeto, si avvicina ai nostri confini.

Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo sfacciato di parlare dalla posizione della propria esclusività, infallibilità e permissività? Da dove viene l’atteggiamento sprezzante nei confronti dei nostri interessi e delle nostre esigenze assolutamente legittime?

La risposta è chiara, tutto è chiaro ed ovvio. L’Unione Sovietica alla fine degli anni ’80 del secolo scorso si è indebolita e poi è completamente crollata. L’intero corso degli eventi che hanno avuto luogo allora è una buona lezione anche per noi oggi: ha mostrato in modo convincente che la paralisi del potere e della volontà è il primo passo verso il completo degrado e l’oblio. Non appena abbiamo perso la fiducia in noi stessi per qualche tempo, l’equilibrio di potere nel mondo si è rivelato disturbato.

Ciò ha portato al fatto che i precedenti trattati e accordi non sono più in vigore. La persuasione e le richieste non aiutano. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti sono messi in ginocchio.

Ciò di cui parlo ora non riguarda solo la Russia e non solo noi. Questo vale per l’intero sistema delle relazioni internazionali, e talvolta anche per gli stessi alleati degli Stati Uniti.

Certo, nella vita pratica, nelle relazioni internazionali, nelle regole per la loro regolamentazione, bisognava tener conto dei mutamenti della situazione mondiale e degli stessi equilibri di potere. Tuttavia, ciò avrebbe dovuto essere fatto in modo professionale, fluido, paziente, tenendo conto e rispettando gli interessi di tutti i paesi e comprendendo la nostra responsabilità. Invece no: (si è visto) uno stato di euforia da assoluta superiorità, una sorta di moderna forma di assolutismo, e anche sullo sfondo di un basso livello di cultura generale e arroganza, di coloro che hanno preparato, adottato e spinto decisioni vantaggiose solo per loro stessi. La situazione ha quindi iniziato a svilupparsi secondo uno scenario diverso.

Non bisogna cercare lontano per trovare degli esempi. In primo luogo, senza alcuna sanzione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, utilizzando aerei e missili proprio nel centro dell’Europa. Diverse settimane di continui bombardamenti di città civili, su infrastrutture di supporto vitale. Dobbiamo ricordare questi fatti, anche se ad alcuni colleghi occidentali non piace ricordare quegli eventi e quando ne parliamo preferiscono indicare non le norme del diritto internazionale, ma le circostanze che interpretano come meglio credono.

Poi è stata la volta dell’Iraq, della Libia, della Siria. L’uso illegittimo della forza militare contro la Libia, la perversione di tutte le decisioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla questione libica hanno portato alla completa distruzione dello Stato, all’emergere di un enorme focolaio di terrorismo internazionale, al fatto che il Paese è precipitato in una catastrofe umanitaria che non si ferma da molti anni la guerra civile. La tragedia, che ha condannato centinaia di migliaia, milioni di persone non solo in Libia, ma in tutta questa regione, ha dato luogo a un massiccio esodo migratorio dal Nord Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa.

Un destino simile era stato preparato per la Siria. I combattimenti della coalizione occidentale sul territorio di questo Paese senza il consenso del governo siriano e senza la sanzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu non sono state altro che una aggressione.

Tuttavia, un posto speciale in questa serie è occupato, ovviamente, dall’invasione dell’Iraq, anche quella senza alcun fondamento giuridico. Come pretesto, hanno scelto informazioni affidabili presumibilmente disponibili per gli Stati Uniti sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq. A riprova di ciò, pubblicamente, davanti al mondo intero, il Segretario di Stato americano agitò una specie di provetta con polvere bianca, assicurando a tutti che fosse l’arma chimica sviluppata in Iraq. E poi si è scoperto che tutto questo era una bufala, un bluff: non c’erano armi chimiche in Iraq. Incredibile, sorprendente, ma il fatto resta. C’erano bugie al più alto livello statale e alle Nazioni Unite. E di conseguenza: enormi perdite, distruzione, un’incredibile ondata di terrorismo.

In generale si ha l’impressione che praticamente ovunque, in molte regioni del mondo, dove l’Occidente viene a stabilire il proprio ordine, il risultato siano ferite sanguinanti e non rimarginate, ulcere del terrorismo internazionale e dell’estremismo. Tutto ciò che ho detto è il più eclatante, ma non l’unico esempio di disprezzo del diritto internazionale.

Ci avevano promesso di non espandere la NATO di un pollice a est. Ripeto: mi hanno ingannato. Sì, si sente spesso dire che la politica è un affare sporco. Forse, ma non nella stessa misura, non nella stessa misura. Dopotutto, tale comportamento imbroglione contraddice non solo i principi delle relazioni internazionali, ma soprattutto le norme morali generalmente riconosciute. Dov’è la giustizia e la verità qui? Solo un mucchio di bugie e ipocrisie.

A proposito, politici, scienziati politici e giornalisti americani stessi scrivono e parlano del fatto che negli ultimi anni negli Stati Uniti si è creato un vero e proprio “impero delle bugie”. È difficile non essere d’accordo, è vero. Ma gli Stati Uniti sono ancora un grande Paese, una potenza che fa sistema. Tutti i suoi satelliti non solo danno rassegnato e doveroso assenso, cantano insieme a lei per qualsiasi motivo, ma copiano anche il suo comportamento, accettano con entusiasmo le regole che propone. Pertanto, a ragione, possiamo affermare con sicurezza che l’intero cosiddetto blocco occidentale, formato dagli Stati Uniti a propria immagine e somiglianza, è tutto il vero “impero della menzogna”.

Quanto al nostro Paese, dopo il crollo dell’URSS, con tutta l’apertura senza precedenti della nuova Russia moderna, la disponibilità a lavorare onestamente con gli Stati Uniti e gli altri partner occidentali, e nelle condizioni di un disarmo praticamente unilaterale, hanno subito cercato di metterci alle strette, finirci e distruggerci completamente. Questo è esattamente ciò che è successo negli anni ’90, all’inizio degli anni 2000, quando il cosiddetto Occidente ha sostenuto più attivamente il separatismo e le bande mercenarie nella Russia meridionale. Quali sacrifici, quali perdite ci costò tutto questo allora, quali prove abbiamo dovuto affrontare prima di spezzare finalmente la schiena al terrorismo internazionale nel Caucaso. Lo ricordiamo e non lo dimenticheremo mai.

Sì, infatti, fino a poco tempo fa, non si sono fermati i tentativi di distruggere i nostri valori tradizionali e di imporci i loro pseudo-valori che corroderebbero noi, la nostra gente dall’interno, quegli atteggiamenti che stanno già piantando in modo aggressivo nei loro paesi e che portano direttamente al degrado e alla degenerazione, perché contraddicono la natura stessa dell’uomo. Non succederà, nessuno l’ha mai fatto. Non funzionerà neanche adesso.

Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di concordare con gli Stati Uniti e i suoi alleati dei principi per garantire la sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano. La posizione degli Stati Uniti non cambia. Non ritengono necessario negoziare con la Russia su questa questione fondamentale per noi, perseguendo i propri obiettivi, trascurando i nostri interessi.

E ovviamente, in questa situazione, abbiamo una domanda: cosa fare dopo, cosa aspettarsi? Sappiamo bene dalla storia come negli anni Quaranta l’Unione Sovietica abbia cercato in tutti i modi di prevenire o almeno ritardare lo scoppio della guerra. A tal fine, tra l’altro, ha cercato letteralmente fino all’ultimo di non provocare un potenziale aggressore, non ha compiuto o rimandato le azioni più necessarie e ovvie per prepararsi a respingere un inevitabile attacco. E quei passi che furono fatti alla fine si rivelarono catastroficamente ritardatari.

Di conseguenza, il paese non era pronto ad affrontare pienamente l’invasione della Germania nazista, che attaccò la nostra Patria il 22 giugno 1941 senza dichiarare guerra. Il nemico fu fermato e poi schiacciato, ma a un costo colossale. Un tentativo di placare l’aggressore alla vigilia della Grande Guerra Patriottica si è rivelato un errore che è costato caro al nostro popolo. Nei primissimi mesi di ostilità abbiamo perso territori enormi e strategicamente importanti e milioni di persone. La seconda volta che non permetteremo un errore del genere, non abbiamo alcun diritto.

Coloro che rivendicano il dominio del mondo, pubblicamente, impunemente e, sottolineo, senza alcun motivo, dichiarano noi, la Russia, il loro nemico. Infatti, oggi hanno grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Ne siamo consapevoli e valutiamo oggettivamente le minacce che ci vengono costantemente rivolte in ambito economico, nonché la nostra capacità di resistere a questo ricatto sfacciato e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni, in modo estremamente realistico.

Per quanto riguarda la sfera militare, la Russia moderna, anche dopo il crollo dell’URSS e la perdita di una parte significativa del suo potenziale, è oggi una delle più importanti potenze nucleari del mondo e, inoltre, presenta alcuni vantaggi in una serie di ultimi tipi di armi. A questo proposito, nessuno dovrebbe avere dubbi sul fatto che un attacco diretto al nostro Paese porterà alla sconfitta e alle terribili conseguenze per qualsiasi potenziale aggressore.

Allo stesso tempo, le tecnologie, comprese le tecnologie di difesa, stanno cambiando rapidamente. La leadership in quest’area sta passando e continuerà a passare di mano, ma lo sviluppo militare dei territori adiacenti ai nostri confini, se lo consentiamo, durerà per decenni a venire, e forse per sempre, e creerà un quadro sempre crescente di minaccia inaccettabile per la Russia.

Anche ora, mentre la NATO si espande ad est, la situazione per il nostro Paese sta peggiorando e diventando ogni anno più pericolosa. Inoltre, in questi giorni, la leadership della NATO ha parlato apertamente della necessità di accelerare, accelerare l’avanzamento delle infrastrutture dell’Alleanza fino ai confini della Russia. In altre parole, stanno rafforzando la loro posizione. Non possiamo più semplicemente continuare a osservare ciò che sta accadendo. Sarebbe assolutamente irresponsabile da parte nostra.

L’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza del Nord Atlantico, lo sviluppo militare dei territori dell’Ucraina che è iniziato, è per noi inaccettabile. Il punto, ovviamente, non è l’organizzazione NATO in sé, è solo uno strumento della politica estera statunitense. Il problema è che nei territori a noi adiacenti, noterò, nei nostri stessi territori storici, si sta creando un sistema “anti-Russia” a noi ostile, che è stato posto sotto il completo controllo esterno, è intensamente colonizzato dalle forze armate dei paesi della NATO ed è dotato delle armi più moderne.

Per gli Stati Uniti e i suoi alleati, questa è la cosiddetta politica di contenimento della Russia, con evidenti dividendi geopolitici. E per il nostro paese, questa è in definitiva una questione di vita o di morte, una questione del nostro futuro storico come popolo. E questa non è un’esagerazione, è vero. Questa è una vera minaccia non solo per i nostri interessi, ma anche per l’esistenza stessa del nostro Stato, la sua sovranità. Questa è la linea rossa di cui si è parlato molte volte. L’hanno superata.

A questo proposito, e sulla situazione nel Donbass. Vediamo che le forze che hanno compiuto un colpo di stato in Ucraina nel 2014 hanno abbandonato la soluzione pacifica del conflitto. Per otto anni, otto anni infiniti, abbiamo fatto tutto il possibile per risolvere la situazione con mezzi pacifici e politici. Tutto invano.

Come ho detto nel mio discorso precedente, non si può guardare ciò che sta accadendo lì senza compassione. Era semplicemente impossibile sopportare tutto questo. Era necessario fermare immediatamente questo incubo: il genocidio contro i milioni di persone che vivono lì, che fanno affidamento solo sulla Russia, sperano solo in noi. Sono state queste aspirazioni, sentimenti, dolore delle persone che sono state per noi il motivo principale per prendere la decisione di riconoscere le repubbliche popolari del Donbass.

C’è poi una cosa che penso sia importante sottolineare ulteriormente. I principali paesi della NATO, al fine di raggiungere i propri obiettivi, sostengono in tutto i nazionalisti estremisti e neonazisti in Ucraina, che, a loro volta, non perdoneranno mai i residenti di Crimea e Sebastopoli per la loro libera scelta: la riunificazione con la Russia.

Ovviamente saliranno in Crimea, e proprio come nel Donbass, con una guerra, per uccidere, proprio come le bande dei nazionalisti ucraini, complici di Hitler, uccisero persone indifese durante la Grande Guerra Patriottica. Dichiarano apertamente di rivendicare un certo numero di altri territori russi.

L’intero corso degli eventi e l’analisi delle informazioni in arrivo mostra che lo scontro della Russia con queste forze è inevitabile. È solo questione di tempo: si stanno preparando, aspettano il momento giusto. Ora affermano anche di possedere armi nucleari. Non permetteremo che ciò avvenga.

Come ho detto prima, dopo il crollo dell’URSS, la Russia ha accettato nuove realtà geopolitiche. Rispettiamo e continueremo a trattare con rispetto tutti i paesi di nuova formazione nello spazio post-sovietico. Rispettiamo e continueremo a rispettare la loro sovranità, e un esempio di ciò è l’assistenza che abbiamo fornito al Kazakistan, che ha dovuto affrontare eventi tragici, con una sfida alla sua statualità e integrità. Ma la Russia non può sentirsi al sicuro, svilupparsi, esistere con una minaccia costante proveniente dal territorio dell’Ucraina moderna.

Permettetemi di ricordarvi che nel 2000-2005 abbiamo respinto i terroristi nel Caucaso, abbiamo difeso l’integrità del nostro Stato, salvato la Russia. Nel 2014 abbiamo sostenuto i residenti della Crimea e di Sebastopoli. Nel 2015, le forze armate sono riuscite a creare una barriera affidabile alla penetrazione dei terroristi dalla Siria in Russia. Non avevamo altro modo per proteggerci.

La stessa cosa sta accadendo ora. Semplicemente a te e a me non è stata lasciata alcuna altra opportunità per proteggere la Russia, il nostro popolo, ad eccezione di quella che saremo costretti a sfruttare oggi. Le circostanze richiedono un’azione decisa e immediata. Le repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di aiuto.

A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con il Donetsk Repubblica popolare e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale.

Il suo obiettivo è proteggere le persone che sono state oggetto di bullismo e genocidio da parte del regime di Kiev per otto anni. E per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa.

Allo stesso tempo, i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza. Allo stesso tempo, sentiamo che negli ultimi tempi in Occidente ci sono sempre più parole che i documenti firmati dal regime totalitario sovietico, che consolidano i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere eseguiti. Ebbene, qual è la risposta a questo?

I risultati della seconda guerra mondiale, così come i sacrifici fatti dal nostro popolo sull’altare della vittoria sul nazismo, sono sacri. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, basati sulle realtà che si sono sviluppate oggi in tutti i decenni del dopoguerra. Inoltre, non annulla il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite.

Lascia che ti ricordi che né durante la creazione dell’URSS, né dopo la seconda guerra mondiale, le persone che vivono in determinati territori che fanno parte dell’Ucraina moderna, nessuno si è mai chiesto come vogliono organizzare la propria vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per ciascuno di determinare autonomamente il proprio futuro e il futuro dei propri figli. E riteniamo importante che questo diritto – il diritto di scelta – possa essere utilizzato da tutti i popoli che vivono sul territorio dell’odierna Ucraina, da chiunque lo desideri.

A questo proposito, mi rivolgo ai cittadini ucraini. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da coloro che tu stesso chiami “nazisti”. I residenti della Crimea e di Sebastopoli hanno scelto di stare con la loro patria storica, con la Russia, e noi lo abbiamo sostenuto. Ripeto, semplicemente non potremmo fare altrimenti.

Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino. Sono legati alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio l’Ucraina e stanno cercando di usarla contro il nostro paese e il suo popolo.

Ripeto, le nostre azioni sono autodifesa contro le minacce che si stanno creando per noi e da un disastro ancora più grande di quello che sta accadendo oggi. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di chiedere collaborazione per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo che crei le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, ci rafforzi dall’interno nel suo insieme. Io credo in questo – in questo è il nostro futuro.

Vorrei anche rivolgermi al personale militare delle forze armate ucraine.

Cari compagni! I vostri padri, nonni, bisnonni non hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, affinché i neonazisti di oggi prendessero il potere in Ucraina. Hai giurato fedeltà al popolo ucraino e non alla giunta antipopolare che saccheggia l’Ucraina e deride queste stesse persone.

Non seguire i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che soddisfano questo requisito potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie.

Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina.

Ora, alcune parole importanti, molto importanti per coloro che potrebbero essere tentati di intervenire negli eventi in corso. Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, dovrebbe sapere che la risposta della Russia sarà immediata e porterà a conseguenze mai sperimentate nella tua storia. Siamo pronti per qualsiasi sviluppo di eventi. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese. Spero di essere ascoltato.

Cari cittadini russi!

Il benessere, l’esistenza stessa di interi stati e popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel potente apparato radicale della loro cultura e valori, esperienze e tradizioni dei loro antenati e, ovviamente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in continuo cambiamento, sulla coesione della società, sulla sua disponibilità a consolidarsi, a raccogliere tutte le forze per andare avanti.

Le forze sono necessarie sempre – sempre, ma la forza può essere di qualità diversa. Al centro della politica dell'”impero della menzogna“, di cui ho parlato all’inizio del discorso, c’è principalmente la forza bruta e schietta. In questi casi, diciamo: “C’è potere, la mente non è necessaria”.

Tu ed io sappiamo che la vera forza è nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se è così, allora è difficile non essere d’accordo con il fatto che sono la forza e la prontezza a combattere che stanno alla base dell’indipendenza e della sovranità, sono le basi necessarie su cui puoi solo costruire in modo affidabile il tuo futuro, costruire la tua casa, la tua famiglia, la tua patria. .

Cari connazionali!

Sono fiducioso che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe devoti al loro paese adempiranno al loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di governo, gli specialisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario, della sfera sociale, i capi delle nostre aziende e tutte le imprese russe agiranno in modo coordinato ed efficiente. Conto su una posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche.

In definitiva, come è sempre stato nella storia, il destino della Russia è nelle mani affidabili del nostro popolo multinazionale. E questo significa che le decisioni prese saranno attuate, gli obiettivi fissati saranno raggiunti, la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile.

Credo nel vostro sostegno, in quella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria.


Alberto Pento
La prima menzogna di Putin è quella sull'espansione del blocco NATO che è un'organizzazione libera e volontaria con il solo scopo della mutua difesa, infatti la NATO non si è mai espansa in modo imperiale e violento ma solo in modo libero, volontario e pacifico, ogni paese che vi aderisce può liberamente scegliere di non farvi più parte, nessuno lo costringe e lo minaccia di ritorsioni militari.


La seconda menzogna è quella sui principi di una sicurezza uguale e indivisibile in Europa che la UE e la NATO avrebbero violato
. Né la UE né la NATO hanno mai violato la Russia e la sua integrità, se gli paesi liberatisi dal giogo sovietico, compresa l'Ucraina, hanno voluto entrare a far parte della UE e della NATO, essi non sono la Russia ma liberi paesi che decidono volontariamente e democraticamente del loro destino e con chi allearsi e sviluppare la loro umanità, civiltà, economia e sicurezza.
Questi paesi non sono paesi schiavi della Russia come lo erano dell'URSS.
Alla Russia non va riconosciuto alcun diritto di avere paesi schiavi o cuscinetto, non esistono uomini di seconda categoria o schiavi.
Questa demenziale pretesa di Putin è una violazione dei diritti umani e dei valori della nostra civiltà.



La terza menzogna del bugiardo Putin è quella che l'Ucraina sarebbe in mano a dei nazisti e che lui da buon cristiano democratico rispettoso dei diritti umani e dei valori umani e civili si appresterebbe a denazificare


PUTIN, L'UCRAINA E L'ASSURDA SCUSA DELLA "DENAZIFICAZIONE"
Paolo Salom
25 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Putin ha affermato, senza mezzi termini, che intende «denazificare» l’Ucraina, rievocando le tragedie della Seconda guerra mondiale, quando l’arrivo dei panzer tedeschi nel Paese fu salutato «con gioia» da gran parte dei cittadini e fu seguito da stragi inimmaginabili contro gli ebrei.
Ma le parole del presidente russo oggi suonano fuori tempo e fuori luogo.
L’Ucraina, tre anni fa, ha eletto presidente Volodymyr Zelensky: un ebreo russofono, che ha raccolto oltre il 70% del voto popolare.
Nel Paese esistono oggi 160 comunità ebraiche, i cui rabbini (molti arrivati dall’estero) hanno detto di non voler abbandonare. Non solo: ci sono ebrei anche tra i volontari che hanno indossato la divisa ucraina e ora sono in prima linea a difendere quello che considerano il proprio Paese.
Dunque, ha senso parlare di «denazificazione»?
Il rabbino capo di Kiev, Meir Stambler, in un’intervista al «Jewish Chronicle» ha detto, senza mezzi termini: «Gli ebrei d’Ucraina combatteranno a fianco dei loro vicini contro l’invasione russa. È vero, questo Paese è intriso del nostro sangue e la nostra Storia, qui, è complessa e dolorosa. Ma gli ultimi anni sono stati buoni, abbiamo un’ottima relazione con i nostri concittadini e condividiamo le sofferenze di questa assurda invasione: fianco a fianco».
I social, a partire da Twitter, sono pieni di messaggi di solidarietà ebraica all’Ucraina e critiche alle affermazioni «fuori dal mondo» del leader del Cremlino. L’American Jewish Committee si dice «solidale con l’Ucraina, condanniamo senza mezzi termini l’invasione voluta da Putin».
Yair Rosenberg, reporter a «The Atlantic», nota come «Putin vuole denazificare un Paese il cui presidente è ebreo così come è ebreo l’ex primo ministro: come tanti bigotti, chiama nazisti gli ebrei e trasforma le vittime del nazismo nei loro oppressori».
Certo l’Ucraina è un Paese complesso e i problemi non mancano, come nota Avi Yemini, anche lui reporter: «Dobbiamo concentrarci sui fatti: i russi hanno invaso perché l’Ucraina è nazista? No. Esiste un problema di estremismo in Ucraina? Sì, ma non è questa la ragione che spiega quello che sta accadendo». Un artista di Kiev, Mustrat, scrive: «Giusto per vostra informazione, nel nostro parlamento non c’è un solo deputato nazista, mentre abbiamo eletto un presidente ebreo. Non credete alla propaganda. Putin ci vuole distruggere perché non vogliamo tornare nell’Urss e perché siamo una giovane democrazia».
Qualche giorno fa, prima che tutto precipitasse, Stand with Us, un’organizzazione che combatte l’odio anti ebraico nel mondo, aveva lodato il voto con il quale il Parlamento di Kiev aveva approvato una legge specifica che punisce l’antisemitismo, «un passo straordinario e significativo per combattere le discriminazioni dei bigotti».

Alberto Pento
Putin il nazi fascista russo che accusa di nazismo gli ucraini che difendono la loro patria dall'aggressione di questo demente, è proprio l'indice più evidente della sue menzogne.


Tra i demenziali sostenitori del criminale nazista Russo Putin che giustificano l'aggressione dell'Ucraina perché piena di nazisti con svastiche e pro occidente corrotto e ateo, vi sono anche dei poveri venetisti che sognano il ritorno della Serenissima e che sono antiUSA al massimo grado, guidati da un ex comunistoide dell'estrema sinistra, una vergogna per noi veneti di buona volontà.


Anche questi demenziali venetisti sostengono i crimini di Putin contro l'Ucraina e il Mondo civile


VENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio di Presidenza
Fermiamo i golpisti di Kiev

La Federazione Russa sta attuando un'azione di autodifesa contro le continue provocazioni dei golpisti di Kiev e della NATO.

Il Presidente Vladimir Putin ha, con questa iniziativa, ribadito i diritti dei popoli all'autodeterminazione e a vivere in pace e nella libertà.

È chiaro a tutti che bande neonaziste foraggiate principalmente dagli Stati Uniti stanno operando, da prima del 2004 in Ucraina, e sono responsabili del massacro di Odessa, (con 48 operai arsi vivi nella sede del sindacato), e di oltre 20.000 morti provocati nel Donbass, nel tentativo d'imporre la loro dittatura sulla volontà del popolo del Donbass.

Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica è a fianco di tutte le forze che lottano per i loro diritti contro le canaglie nazifasciste.

Noi del Veneto Serenissimo Governo abbiamo voluto e vinto il referendum per l'autodeterminazione della nostra Patria nel 2017, con il 98,1% di SI. Stiamo lottando e lotteremo per la nostra libertà e i nostri diritti. Questa nostra lotta ci affraterna ai popoli del Donbass e della Federazione Russa.

Venezia-Longarone,24 febbraio 2022
Per il Veneto Serenissimo Governo
Ufficio di Presidenza

Veneto Serenissimo Governo
segreteriadistato@serenissimogoverno.org, – kancelliere@katamail.com,
Tel. +39 349 1847544 - +39 340 6613027
http://www.serenissimogoverno.eu
http://www.radionazionaleveneta.org


Il bullo del Cremlino.

Il bullo del Cremlino è un criminale assassino,
un brigante, un grassatore, un ladro, un farabutto.

Il bullo del Cremlino è un demenziale fallito
fallito come uomo, come cristiano, come statista.

Questo bullo criminale con il suo Impero del male ha minacciato il Mondo di sterminio nucleare.

Il bullo del Cremlino come ha detto Trump è un genio ma del male
e per questo verrà ricordato come un criminale assassino,
uno stupratore di popoli e di cristiani,
come Moametto, Hitler e Stalin,
come i peggiori dittatori e assassini della storia,
una vergogna dei cristiani e dell'umanità.

E come per lui vi sarà grande vergogna anche per tutti coloro che demenzialmente lo hanno eletto a eroe, a santo, a paladino, a messia, a redentore dei cristiani.

Costui dovrà essere bannato dall'ONU e da tutti i paesi del Mondo Libero e condannato dalla Corte Internazionale dell'Aia per gravi crimini contro l'umanità, dovrà essere braccato e arrestato da tutte le polizie dei paesi civili, sulla sua testa si dovrà mettere una taglia adeguata e i paesi che gli daranno rifugio dovranno essere boicottati in tutto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:36 pm

Lo schema di Putin: Intervista a Massimiliano Di Pasquale
Davide Cavaliere
25 Febbraio 2022
http://www.linformale.eu/lo-schema-di-p ... -pasquale/

Ultima parte dell'articolo intervita

Si parla spesso dei «neonazisti» ucraini. Quali sono i tassi di antisemitismo in Ucraina e Russia?
Il mito degli ucraini nazisti è un evergreen della propaganda russa sin dai tempi sovietici. È stato puntualmente rivisitato anche la mattina del 24 febbraio da Putin quale sorta di giustificazione teorica della sua invasione su larga scala in Ucraina. Il leader del Cremlino ha annunciato alla televisione russa che era in atto “la demilitarizzazione e denazificazione in Ucraina”. L’11 ottobre del 2021 anche l’ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev, in un articolo uscito sulla rivista russa Kommersant in cui attaccava il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyi, descrivendo il suo paese come uno stato vassallo degli Stati Uniti con il quale è impossibile negoziare, aveva definito Zelenskyi un “essere disgustoso, corrotto e infedele, che aveva ripudiato la sua identità (ebraica) per servire i nazionalisti rabbiosi”. Questo, proseguiva Medvedev, significava che il capo di stato ucraino somigliava a un Sonderkommando ebreo, facendo riferimento a quegli ebrei, che minacciati di pena di morte, venivano costretti a sbarazzarsi delle vittime delle camere a gas durante l’Olocausto.
Questo articolo costituisce un ulteriore riprova di come Mosca strumentalizzi il presunto antisemitismo degli ucraini per attaccare il corso democratico scelto dall’Ucraina del post-Maidan. All’epoca del Maidan, come già detto altre volte le forze cosiddette ‘xenofobe e ultranazionaliste’ – ammesso che sia corretto definire così movimenti nazionalisti radicali come Svoboda e Pravyi Sektor – ammontavano solamente all’1.9% dell’elettorato ucraino.
Se proprio volessimo parlare di fascismo beh allora potremmo dire che il regime cleptocratico di Putin è un chiaro esempio di fascismo russo. Lo storico Timothy Snyder individua nel 2011 il preciso momento in cui in Russia si compie la svolta autoritaria in fieri da anni e in cui il fascismo cristiano di Ivan Ilyin fornisce la copertura ideologica del regime putiniano. Nonostante Ilyin fosse antibolscevico e ammirasse Hitler il suo pensiero non si discostava troppo nelle sue implicazioni pratiche da quello di Stalin. La parentesi comunista vissuta dalla Russia era il frutto della corruzione proveniente dall’Occidente. Nella sua visione il comunismo era stato imposto alla Russia dall’Occidente. A detta di Ilyin che si rifà al teorico nazista del diritto Carl Schmitt la politica è l’arte di identificare e neutralizzare il nemico. E dal momento che la Russia è l’unica fonte di totalità divina e di purezza, l’uomo spuntato dal nulla, che i russi riconosceranno come il redentore, potrà muovere guerra a chi minaccia i successi spirituali della nazione.
L’Ucraina, in quanto espressione dell’Occidente corrotto che minaccia l’unità spirituale della Santa Madre Russia, è la vittima scelta da Putin per portare avanti la sua folle politica imperiale in cui il diritto inteso come rispetto delle regole è una sovrastruttura occidentale e in cui conta solo la geopolitica dei rapporti di forza. Possiamo dunque dire che il regime di Putin, anziché abiurare Nazismo e Stalinismo, le due ideologie totalitarie che hanno devastato il Novecento causando milioni di morti, le ha di fatto rimodellate e le ha poste a fondamento del suo regime.
Passerei ora ai rapporti tra Cina e Russia. Washington è responsabile dell’avvicinamento di Putin a Pechino?
Non credo che Washington sia responsabile dell’avvicinamento tra Mosca e Pechino e non credo neppure che l’asse sino-russo sia così forte. La Cina crede nel multilateralismo seppure secondo regole che vorrebbe essa stessa dettare. Economicamente Pechino ha molti più rapporti con Stati Uniti ed Europa che con la Russia, per cui il suo avvicinamento a Mosca è, a mio avviso, di carattere tattico. Inoltre non dobbiamo dimenticare che la stessa Cina ha notevoli interessi economici in Ucraina il che spiega l’equilibrismo di Xi-Jinping. È altresì vero che per una sorta di effetto domino a livello geopolitico Taiwan in queste ore sta tifando per Kiev!


Il fascismo cristiano di Ivan Ilyin


Fascismo russo e collasso delle democrazie occidentali nell’ultimo saggio di Timothy Snyder
di Massimiliano Di Pasquale
4 dicembre 2018

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La Paura e la Ragione. Il collasso della democrazia in Russia, Europa e America, l’ultimo lavoro di Timothy Snyder, storico statunitense dell’Università di Yale, è un saggio che documenta con encomiabile rigore filologico il dilagare dell’autoritarismo in Russia, negli Stati Uniti e in Europa. L’accademico americano, tra i più autorevoli esperti mondiali di storia dell’Europa centro-orientale, dopo aver introdotto nel prologo i concetti di inevitabilità e di eternità passa in rassegna i principali eventi che hanno interessato la storia contemporanea dal 2011 al 2016, dal momento che “negli anni Duemiladieci è accaduto più di quanto immaginiamo”.

Con il crollo dell’URSS e dei regimi comunisti del Patto di Varsavia, la stragrande maggioranza degli europei e degli americani era convinta che la vittoria della democrazia fosse definitiva e che il nuovo millennio avrebbe portato una stagione di pace e prosperità mondiali e di collaborazione tra Est e Ovest. Ma così non è stato.

“Gli americani e gli europei sono entrati nel nuovo secolo guidati da un racconto «sulla fine della storia», da quella che chiamerò politica dell’inevitabilità, ossia la convinzione che il futuro sia soltanto una continuazione del presente, che le leggi del progresso siano note, che non ci siano alternative e, dunque, nemmeno rimedi”.

Corollario di questa politica, smentita dai fatti sin dai primi Anni Novanta, ma i cui fallimenti si sono palesati solo a partire dal 2008 (quell’anno segna l’inizio della crisi economica a livello globale ma anche l’avvio della politica neo-imperiale di Mosca con l’invasione della Georgia), era, nella versione americana, l’assunto che “la natura ha prodotto il mercato, che ha prodotto la democrazia, che ha prodotto la felicità” e, in quella europea, l’assunto che “la storia ha prodotto la nazione, che ha imparato dalla guerra l’utilità della pace, e pertanto ha scelto l’integrazione e la prosperità”.

Anche l’Unione Sovietica prima della sua implosione nel 1991 aveva elaborato una sua politica dell’inevitabilità in base alla quale “la natura permette la tecnologia, la tecnologia produce il cambiamento sociale, il cambiamento sociale provoca la rivoluzione, la rivoluzione mette in atto l’utopia”.

Il crollo dei regimi comunisti dimostrò l’erroneità di questa visione facendo gongolare i politici dell’inevitabilità occidentali europei e statunitensi, che per venticinque anni hanno ripetuto i loro racconti di inevitabilità allevando una generazione di Millennial senza storia.

Il crollo della politica dell’inevitabilità, testimoniato sia dalla crisi finanziaria del 2008 sia dall’insufficienza del paradigma economicistico nel forgiare sistemi liberali e democratici nei Paesi dell’ex blocco sovietico – Snyder sottolinea acutamente come “i destini della Russia, dell’Ucraina e della Bielorussia dopo il 1991 dimostravano più che a sufficienza come la caduta di un sistema non creasse una tabula rasa su cui la natura generava i mercati e i mercati generavano i diritti” –, ha introdotto un’altra visione del tempo: la politica dell’eternità.

“Mentre l’inevitabilità promette un futuro migliore per tutti, l’eternità colloca una nazione al centro di un racconto ciclico di vittimizzazione. Il tempo non è più una linea verso il futuro, bensì un ciclo che riproduce senza fine le minacce del passato”.

Nella politica dell’eternità, inaugurata dalla Russia di Putin negli anni Duemiladieci, i politici diffondono la convinzione “che il governo non possa favorire la società nel suo complesso, ma soltanto metterla in guardia dalle minacce”.

Snyder sottolinea come una volta al potere i politici dell’eternità fabbrichino crisi e manipolino le emozioni e per distrarre i cittadini dai problemi reali di un Paese “li incoraggiano a provare euforia e indignazione a brevi intervalli, annegando il futuro nel presente”. In politica estera screditano i successi di Paesi percepiti come modelli agli occhi di un vasto pubblico e servendosi della tecnologia negano la verità e trasmettono una fiction politica sia in patria sia all’estero.

A detta dello storico di Yale “gli anni Duemiladieci si sono contraddistinti soprattutto per la creazione intenzionale di una fiction politica, di storie ingombranti capaci di monopolizzare l’attenzione e di colonizzare lo spazio necessario per la riflessione”.

La paura e la ragione nasce come “tentativo di restituire il presente al tempo storico, e dunque di restituire il tempo storico alla politica”. Dopotutto la storia come disciplina, fa notare Snyder, è nata con Tucidide in antitesi alla propaganda bellica.

Il libro, che “scava nella storia russa, ucraina, europea e americana nella misura in cui ciò serva per definire i problemi politici del presente e per sfatare alcuni dei miti che li ammantano”, è diviso in sei capitoli i cui titoli sono strutturati come alternative: Individualismo o totalitarismo (2011), Successione o fallimento (2012), Integrazione o impero (2013), Novità o eternità (2014), Verità o menzogne (2015), Uguaglianza o oligarchia (2016).

Ivan Ilyin: politica dell’eternità e fascismo cristiano

Snyder approfondisce il tema della politica dell’eternità promossa dal Cremlino e individua nel 2011 il preciso momento in cui in Russia si compie la svolta autoritaria in fieri da anni e nel fascismo cristiano di Ivan Ilyin le fondamenta teoriche del regime putiniano.

Ilyin, nato a Mosca nel 1883 in una famiglia nobile che sosteneva di discendere dal principe della Rus di Kyiv, Rurik, sognò inizialmente che la Russia si trasformasse in uno Stato governato dalle leggi, ma dopo l’esperienza della Prima Guerra Mondiale e della Rivoluzione d’Ottobre divenne un controrivoluzionario e, con il tempo, l’artefice di un fascismo cristiano volto a sconfiggere il bolscevismo. Gran parte della sua produzione filosofica fu elaborata all’estero, in Germania e in Svizzera, dove visse da esule a partire dal 1922.

Agli inizi degli Anni Duemila, Ilyin morto in Svizzera nel 1954 in oblio, viene rispolverato dal Cremlino che cerca un ideologo per il nuovo corso. Il suo breve libro I nostri compiti inizia a circolare in nuove edizioni, la sua opera omnia viene ristampata e le sue idee conquistano nuovi potenti sostenitori. Nel 2005 Putin organizza persino la sua risepoltura a Mosca.

“Nel 2005, Putin aveva fatto riseppellire il corpo di Il’in presso un monastero dove la polizia segreta sovietica aveva incenerito i cadaveri di migliaia di cittadini russi giustiziati durante il Grande terrore. Al momento della risepoltura di Il’in, il capo della Chiesa ortodossa russa era un uomo che al tempo dell’URSS era stato agente del KGB”.

A partire da quella data il presidente russo inizia a citare Ilyin nei discorsi presidenziali annuali di fronte alla Duma. “Negli anni Duemiladieci, – ricorda Snyder – Putin ha fatto affidamento sull’autorevolezza di Il’in per spiegare perché la Russia dovesse indebolire l’Unione Europea e invadere l’Ucraina. […] La classe politica russa ha seguito il suo esempio. Il suo responsabile della propaganda, Vladislav Surkov, ha adattato le idee di Il’in al mondo dei media moderni. Ha orchestrato l’ascesa di Putin al potere e ha supervisionato il consolidamento dei media che ha garantito il suo dominio apparentemente eterno”.

Cerchiamo ora di riassumere brevemente il pensiero di Ilyin. Nonostante le sue idee siano state proposte ai russi un secolo fa, vengono implementate solo oggi. Ilyin, analogamente a Marx, si rifà al corpus filosofico hegeliano, offrendone però una lettura di destra. Ilyin, come Marx, sostiene che la storia sia iniziata con un peccato originale così grave da condannare l’umanità alla sofferenza. Ma il peccato originale, secondo Ilyin, non fu perpetrato dall’uomo sull’uomo attraverso la proprietà privata ma da Dio sull’uomo attraverso la creazione del mondo.

“La vita è infelice e caotica, come credono i marxisti, ma non per colpa della tecnologia e del conflitto di classe. Le persone soffrono perché il creato di Dio è conflittuale in maniera irrisolvibile. I fatti e le passioni non si possono allineare con la rivoluzione, ma solo con la redenzione. L’unica totalità è quella di Dio, e una nazione eletta la ricostruirà grazie al miracolo compiuto dal redentore”.

Secondo Ilyin la patria di Dio era la Russia. La Russia era da tutelare a tutti i costi perché era l’unico territorio da cui sarebbe potuta iniziare la ricostruzione della totalità divina.

Snyder fa notare come nonostante Ilyin fosse antibolscevico e ammirasse Hitler il suo pensiero non si discostasse troppo nelle sue implicazioni pratiche da quello di Stalin. Non è un caso che la Russia attuale, che lo elegge a suo ideologo, è lo stesso Paese che riscrive i libri di storia riabilitando il culto di Stalin.

“Dopo la guerra, Stalin diede la priorità alla nazione russa (rispetto all’Ucraina, alla Bielorussia, all’Asia Centrale, al Caucaso, alle decine di popoli dell’Unione Sovietica). La Russia, riteneva Stalin, aveva salvato il mondo dal fascismo. Secondo Il’in, l’avrebbe salvato non dal ma con il fascismo. In entrambi i casi, l’unico ricettacolo del bene assoluto era la Russia, e l’eterno nemico l’Occidente in declino”.

Per Ilyin la parentesi comunista vissuta dalla Russia era il frutto della corruzione proveniente dall’Occidente. Nella sua visione il comunismo era stato imposto alla Russia dall’Occidente. La Russia è innocente ma la sua innocenza non è osservabile nel mondo. Ilyin vede “la propria nazione come virtuosa, e la purezza di questa visione è più importante di qualunque cosa i russi abbiano effettivamente fatto”.

Per Ilyin che si rifà al teorico nazista del diritto Carl Schmitt la politica è l’arte di identificare e neutralizzare il nemico. E dal momento che la Russia è l’unica fonte di totalità divina e di purezza, l’uomo spuntato dal nulla, che i russi riconosceranno come il redentore, potrà muovere guerra a chi minaccia i successi spirituali della nazione.

“Fare la guerra contro i nemici di Dio significa esprimere innocenza. La guerra (non l’amore) è la valvola di sfogo adeguata per la passione, perché non mette in pericolo la verginità del corpo nazionale ma la protegge”.

La fantasia di una Russia innocente in eterno che comprende la fantasia di un redentore innocente in eterno torna utile al regime cleptocratico di Putin che la sfrutta opportunisticamente per coprire una realtà fatta di ingiustizie sociali, soprusi e incapacità di evoluzione in senso democratico.

“Putin, i suoi amici e i suoi alleati hanno accumulato illegalmente un’enorme ricchezza e poi hanno rifatto lo Stato in modo da salvaguardare i propri profitti. Dopo aver raggiunto questo obiettivo, i leader russi hanno dovuto far coincidere la politica con l’essere anziché con il fare. Un’ideologia come quella di Il’in pretende di spiegare perché certi uomini abbiano denaro e potere escludendo le motivazioni dell’avidità e dell’ambizione. Quale ladro non preferirebbe essere chiamato redentore?”

Vladimir Putin il redentore

Il secondo capitolo, Successione e Fallimento, riprende il concetto ilyiniano di ‘nazione innocente’ e di ‘redentore’ e analizza il percorso politico intrapreso dalla Federazione Russa dal crollo dell’URSS fino ad oggi. L’anno di svolta, come già affermato in precedenza, coincide con il biennio 2011-2012 quando Putin, gettando discredito sulle elezioni democratiche, indossa il mantello dell’eroico redentore e getta il suo Paese nel pieno dilemma di Ilyin, riassumibile in questa proposizione: ‘nessuno può cambiare in meglio la Russia finché Putin rimane in vita, e nessuno in Russia è in grado di dire cosa accadrà dopo la sua morte’.

Snyder sottolinea come, a partire dalle elezioni del 2012, la Federazione Russa, nata nel 1991 come una repubblica costituzionale, legittimata dalla democrazia, dove il presidente e il parlamento sarebbero stati scelti attraverso elezioni libere, abdichi al principio di successione.

Nonostante “la democrazia non si è mai davvero affermata in Russia, nel senso che il potere non è mai passato di mano in seguito a elezioni libere”, Putin avrebbe spinto alle estreme conseguenze il concetto di “democrazia gestita”, al punto di non negare neppure di aver alterato le regole del gioco democratico. Le elezioni, non sono più un mezzo per esprimere la volontà dei cittadini ma diventano, proprio come teorizzato da Ilyin, solo un rituale. Per il filosofo fascista la Russia avrebbe dovuto essere uno Stato apartitico, redento da un solo uomo e i partiti semplicemente dei simulacri utili unicamente per ritualizzare le elezioni.

“Il 5 marzo 2012, circa venticinquemila cittadini russi protestarono a Mosca contro i brogli alle elezioni presidenziali. Per Putin, i mesi tra il dicembre del 2011 e il marzo del 2012 furono un momento di scelta. Avrebbe potuto ascoltare le critiche alle elezioni parlamentari. Avrebbe potuto accettare l’esistenza delle votazioni e vincere al ballottaggio anziché già al primo turno; in fondo, la vittoria al primo turno non era nient’altro che una questione di orgoglio. Avrebbe potuto comprendere che molti contestatori erano preoccupati riguardo al principio di legalità e al principio di successione nel loro Paese. Invece, sembrò prendere le proteste come un’offesa personale”.

Putin decide in uno primo tempo di associare l’opposizione democratica alla sodomia globale (il tema verrà ripreso ai tempi del Maidan di Kyiv dipingendo l’Accordo di Associazione Economica dell’Ucraina con la UE come un tentativo, da parte della Gayropa, ossia dell’Europa dei gay, di minare i valori cristiani in Ucraina), in una seconda fase afferma che i contestatori sono al servizio di una potenza straniera, ossia degli Stati Uniti, il cui diplomatico più importante è una donna: Hillary Clinton.

Ovviamente il Cremlino non produce alcuna prova, del resto il punto non è quello piuttosto scrive Snyder “inventare una storia sull’influenza straniera e usarla per cambiare la politica interna”. Putin decide di scegliersi il nemico che meglio si adatta alle sue necessità di leader, non quello che minaccia realmente il suo paese.

“L’Occidente venne scelto come nemico proprio perché non rappresentava nessuna reale minaccia per la Russia. A differenza della Cina, l’Unione Europea non aveva né un esercito, né un lungo confine in comune con la Russia. Gli Stati Uniti, d’altro canto, pur avendo un esercito, avevano ritirato la stragrande maggioranza delle loro truppe dal continente europeo: da circa 300.000 uomini nel 1991 a circa 60.000 nel 2012. La NATO esisteva ancora, e aveva annesso alcuni ex Paesi comunisti dell’Europa dell’Est, ma il presidente Barack Obama aveva cancellato nel 2009 il piano americano per la costruzione di un sistema di difesa missilistico nell’Europa orientale, e nel 2010 la Russia stava permettendo agli aerei americani di attraversare il proprio spazio aereo per andare a rifornire le forze statunitensi in Afghanistan”.

L’Unione Europea e gli Stati Uniti vengono dipinti dalla propaganda del Cremlino come minacce semplicemente perché le elezioni russe sono state manipolare. La presentazione degli Stati Uniti e della UE come nemici sarebbe diventata la premessa della politica russa, dopo che “Putin aveva ridotto lo Stato russo al proprio clan oligarchico e al suo momento presente”.

Con il ritorno di Putin alla presidenza nel 2012, lo Stato russo viene trasformato in modi che corrispondevano alle idee di Ilyin. A partire da questo periodo la Russia si trasforma in uno stato fascista. La diffamazione diventa un illecito penale, la religione ortodossa si allea con il Cremlino divenendo a tutti gli effetti un suo braccio armato, comincia la persecuzione delle organizzazioni non governative, si glorificano carnefici del passato come Felix Dzerzinskij, fondatore della Cheka, cui viene intitolata una nuova unità dell’FSB, si distruggono gli archivi di Memorial, centro che aveva documentato le sofferenze dei cittadini sovietici ai tempi di Stalin.

In un articolo del 23 gennaio 2012, uscito qualche settimana dopo le elezioni parlamentari, Putin abolisce i confini legali della Federazione Russa e descrive la Russia non come uno Stato ma come una condizione spirituale gettando di fatto le basi per la ‘giustificazione teorica’ della guerra in Ucraina di due anni più tardi.

Vladimir Putin si erge dunque a redentore ilyiniano che emerge da oltre i confini della storia e incarna misticamente il passato millenario russo. Peccato, fa notare Snyder, che ai tempi di Volodymyr e del battesimo della Rus, la città di Mosca non esistesse neppure e che lo stato medioevale della Rus non coincida affatto con l’attuale Russia.

Imperi, stati nazionali e democrazie

Il terzo capitolo, Integrazione e Impero, si apre con una riflessione di grande momento sul principio di successione attraverso il quale uno Stato esiste nel tempo, sul principio di integrazione attraverso il quale uno Stato, organizzando i propri rapporti con l’estero, esiste nello spazio e sul fenomeno, già sperimentato agli inizi del Novecento, della globalizzazione.

Come spesso accade, la riflessione su ciò che in apparenza sembra scontato si rivela molto utile, nel nostro caso fondamentale per comprendere la crisi delle nostre democrazie e per tentare di fornire qualche risposta di carattere politico. Nell’epilogo del saggio Snyder torna su questi concetti sottolineando la necessità da parte di uno stato di dotarsi di un principio di successione e di una qualche forma di integrazione ma anche la necessità da parte dei cittadini di coltivare una politica della responsabilità perché “studiando le virtù che la storia ci rivela, diventiamo i costruttori di un rinnovamento che nessuno può prevedere”.

È proprio attraverso lo studio della storia che Snyder smaschera le menzogne del Cremlino sulla Rus di Kyiv e, con grande onestà intellettuale, pure gli eccessivi entusiasmi occidentali su cui si è costruita prima la politica dell’inevitabilità e oggi, anche grazie al dilagare della propaganda russa, la rinascita in Europa dei nazionalismi.

Considerare l’integrazione europea come qualcosa di dato, dimenticando l’esistenza di altri modelli, è stato sicuramente un grave errore che combinato alla dezinformatsiya russa ha contribuito a incrinare la fiducia nelle istituzioni democratiche europee. Lo studio della storia ci dice come i nazionalismi siano stati l’anticamera di nazismo e stalinismo, ossia del totalitarismo.

Chi, facendo propria la retorica sovranista/nazionalista, auspica il ritorno agli stati nazionali come a un’idealizzata età dell’oro dimostra o di non conoscere la storia o di sponsorizzare l’agenda del Cremlino per un mero interesse privatistico.

La storia ci insegna che gli Stati nazionali, sorti dalla disgregazione dei quattro grandi imperi (zarista, asburgico, tedesco e ottomano), hanno avuto una vita piuttosto breve finendo presto risucchiati entro entità totalitarie come la Germania Nazista e l’Unione Sovietica che, con il Patto Molotov-Ribbentrop, strinsero addirittura un’alleanza per spartirsi l’Europa.

“Nel 1950, il comunismo aveva conquistato quasi tutta quella zona dove, al termine della Prima guerra mondiale, si erano affermati degli Stati nazionali. In seguito alla Seconda Guerra Mondiale, così come in seguito alla Prima, l’opzione dello Stato nazionale dimostrò di essere un’alternativa impercorribile per l’Europa”.

Mentre l’Europa orientale stava sperimentando il comunismo sovietico, quella Occidentale, sfruttando l’appoggio finanziario statunitense, aveva intrapreso un nuovo esperimento con il principio di legalità e le elezioni democratiche.

“Anche se le politiche si differenziavano profondamente da Stato a Stato, in generale in quei decenni l’Europa costruì un sistema di assistenza sanitaria e di previdenza sociale che le successive generazioni avrebbero dato per scontato. Nell’Europa centrale e occidentale, lo Stato non dipendeva più dall’impero ma poteva essere salvato attraverso l’integrazione”.

L’efficacia di questo modello fa sì che, con il crollo dell’URSS, ben undici Paesi post-comunisti (Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Lettonia, Lituania, Estonia e Croazia) aderiscano alla UE.

Nel 2013 anche l’Ucraina decide di avvicinarsi, inizialmente con la sottoscrizione di un Trattato di Associazione Economica, alla UE. Ma la firma avverrà solo nel 2017 dopo che la Russia per impedire l’avvicinamento di Kyiv all’Europa, ha invaso prima la Crimea, annettendosela e ha poi aperto un fronte di guerra nella regione orientale del Donbas.

Negli anni Duemiladieci, nazionalisti, sovranisti e fascisti contrari alla UE iniziano a promettere agli europei un ritorno a una storia nazionale immaginaria. La Russia, incapace di creare uno Stato stabile caratterizzato da legalità e da un principio di successione, decide di presentarsi come un modello per l’Europa enfatizzando non la prosperità e la libertà, valori non conseguibili in Russia, ma sessualità e cultura dipingendo Europa e Stati Uniti come minacce ai presunti valori della Santa Madre Russia.

“In quest’ottica, Putin non era uno statista fallito ma un redentore nazionale. Quelli che la UE potrebbe descrivere come fallimenti di governo andavano visti come il fiorire dell’innovazione russa”.

Il modello da contrapporre all’Occidente corrotto e all’Unione Europea governata da gay, pervertiti e lobby ebraiche è l’Eurasia ossia un impero che si estende da Vladivostok fino a Lisbona con capitale Mosca, città sin dai tempi dell’Orda d’Oro mongola “al riparo dalle corruzioni europee come la tradizione classica greca e romana, il Rinascimento, la Riforma e l’Illuminismo”.

Prima di occuparsi di Dugin, il più famoso teorico dell’Eurasia attuale, Snyder dedica diverse pagine all’eurasiatismo degli anni Venti di pensatori contemporanei di Ilyin, alla tradizione slavofila che si opponeva al pensiero degli occidentalisti nell’Ottocento e al pensiero di Lev Gumilev con cui negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del Novecento si ebbe il rilancio della tradizione euroasiatica in Unione Sovietica.

L’Eurasia degli anni Duemiladieci, ossia quella teorizzata da Dugin e dall’Izborsk Club, un club fondato dallo scrittore fascista Prokhanov, si fonda su due concetti: la corruzione dell’Occidente e la malvagità degli ebrei.

Snyder fa giustamente notare come Dugin, che nei primi Anni Novanta scriveva usando lo pseudonimo Sievers, scelto per richiamarsi a Wolfram Sievers, un nazista tedesco famoso per la sua collezione di ossa di ebrei assassinati, abbia sempre usato il termine Eurasia “per dare un suono più russo alle sue idee naziste”.

Dopo aver perorato la causa di “un fascismo rosso e senza confini” fondando nel 1993 assieme a Eduard Limonov il Partito nazionalbolscevico, agli inizi del XXI secolo Dugin, dovendosi confrontare con il successo dell’Unione Europea, inizia a parlare di “un’Eurasia che avrebbe dovuto includere l’Ucraina come elemento della civiltà russa”.

L’ucrainofobia, l’antisemitismo e l’odio per l’Occidente lo portano a fondare nel 2005 un movimento giovanile, sostenuto dallo Stato, i cui membri chiedono la disgregazione e la russificazione dell’Ucraina.

Nove anni più tardi Dugin, nel frattempo divenuto uno degli ideologi e degli spin doctors del Cremlino, sarà tra i massimi sostenitori dell’intervento russo in Donbas. Sarà proprio lui a fabbricare la fake news secondo cui l’esercito ucraino durante la ‘primavera russa’ avrebbe crocifisso un bambino nella città di Slovyansk.

Con l’occupazione della Crimea e la guerra in Donbas caldeggiate da Dugin e dal circolo fascista di Prokhanov la Russia di Putin inaugura una nuova era nella sua storia quella dello schizofascismo. Scrive acutamente Snyder come la ‘primavera russa’ abbia portato alla ribalta “una nuova varietà di fascismo, che si potrebbe chiamare schizofascismo : i veri fascisti che chiamano «fascisti» gli avversari, accusando gli ebrei dell’Olocausto e usando la Seconda guerra mondiale per giustificare ulteriori violenze”.

Putin arrivò a definire fascisti gli ucraini che si opponevano all’invasione del Donbas. La politica estera russa del 2014 era molto simile a quella praticata da Hitler e da Stalin negli Anni Trenta.

“Il Piano di politica estera del ministro Lavrov, invocato per giustificare l’invasione dell’Ucraina, ribadì il principio secondo cui uno Stato poteva intervenire per proteggere chiunque considerasse un rappresentante della propria cultura. Era la stessa argomentazione che Hitler aveva usato per annettere l’Austria, per dividere la Cecoslovacchia e per invadere la Polonia nel 1938 e nel 1939, e la stessa che Stalin aveva usato quando aveva invaso la Polonia nel 1939 e annesso l’Estonia, la Lettonia e la Lituania nel 1940”.

Fake news, dezinformatsiya, misure attive

Uno dei capitoli più interessanti del saggio è quello intitolato Verità o menzogne. Snyder, dopo aver spiegato che attraverso la dezinformatsiya diffusa da social media, spesso attraverso account fake (bot), e troll la Russia ha consolidato la sua politica dell’eternità, passa a esaminare casi concreti di fake news utilizzate per riorientare le opinioni della gente su temi sensibili, come l’immigrazione, capaci di creare delle fratture all’interno delle democrazie occidentale in Europa e negli Stati Uniti.

Interessante anche l’analisi del termine guerra ibrida usato per definire la guerra della Russia contro l’Ucraina.

“Il problema di usare espressioni in cui il sostantivo «guerra» è qualificato da un aggettivo come «ibrida» è che suonano come «guerra meno qualcosa», mentre il loro reale significato è «guerra più qualcosa». L’invasione dell’Ucraina era una guerra regolare, come pure una campagna partigiana per indurre i cittadini ucraini a combattere contro il proprio esercito. Oltre a questo, fu anche la più vasta ciberoffensiva della storia”.

Approfondendo con dovizia di particolari e veri e propri case studies (abbattimento del MH17, Brexit e presunto stupro, in realtà mai avvenuto, di una cittadina tedesca di origini russe da parte di un immigrato) temi cruciali quali guerra ibrida, uso manipolativo dei social, questo capitolo risulta propedeutico a quello finale Uguaglianza e Oligarchia in cui Snyder svela i contorni dell’operazione che ha portato nel 2016 all’elezione negli Stati Uniti di Donald Trump. Sicuramente il più grande successo assieme alla Brexit della guerra di Putin contro l’Occidente.

“Dopo aver usato i propri bot su Twitter per incoraggiare il «Leave» nel referendum sulla Brexit, la Russia li rimise all’opera negli Stati Uniti. In diverse centinaia di casi (come minimo), gli stessi bot che avevano lavorato contro l’Unione Europea attaccarono Hillary Clinton; la maggior parte dei messaggi dei bot stranieri erano pubblicità negativa nei suoi confronti. […] Troll e bot russi si mossero anche per sostenere direttamente Trump nei momenti cruciali: lodarono lui e la Convention nazionale repubblicana su Twitter, e quando Trump dovette affrontare il difficile momento del dibattito con la Clinton, troll e bot russi riempirono l’etere con dichiarazioni che sostenevano che aveva vinto o che il dibattito era stato in qualche modo manovrato contro di lui. Negli Stati in bilico vinti da Trump, l’attività dei bot si intensificò nei giorni prima delle elezioni. Il giorno stesso delle votazioni, i bot stavano lanciando l’hashtag #WarAgainstDemocrats («Guerra ai Democratici»)” .

Timothy Snyder – La paura e la ragione. Il collasso della democrazia in Russia, Europa e America (Rizzoli, 2018)


«Putin ha fatto un errore e la Russia non può vincere, ecco perchè»: l'analisi del politologo Luttwak
Ucraina, il politologo Luttwak: «Putin ha fatto un errore e non può vincere, ecco perchè»
Venerdì 25 Febbraio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/russi ... 27932.html

Putin è un bravo giocatore di poker, ma adesso sta giocando alla Roulette. Lo afferma Edward Luttwak, politologo americano, che mentre le forze russe stringono su Kiev, guarda più avanti, al lungo periodo e sostiene che l'invasione dell'Ucraina sia stata un errore che costerà caro alla Russia.

Ucraina, ecco perchè Putin non può vincere

«I russi in Ucraina sono destinati ad inciampare» ha detto il professore, sottolineando che il Cremlino non ha truppe sufficienti per mettere sotto controllo un territorio vasto come quello dell'Ucraina: «Putin ha invaso un Paese più grande della Francia con un numero bassissimo di truppe, quasi irrisorio, parliamo di 120mila truppe». Per il politologo, molte zone dell'Ucraina non saranno controllate affatto dai russi e anzi è probabile che molti gruppi di soldati possano cadere vittime nelle imboscate degli ucraini. L'analista ha poi sottolineato che nel paese ci sono «centomila fucili», mentre a ovest ci sarà spazio «Per creare un governo in esilio e ci sarà forte resistenza contro i russi. Per questo credo che l'intera invasione di Putin sia avventuristica».

Luttwak analizza poi la narrazione di Putin per giustificare l'aggressione dell'Ucraina giudcandola come falsa. Per l'analista, Putin sta ripetendo da settimane due bugie: la prima è che doveva intervenire per fermare il genocidio in Donbass, la seconda è che se l'Ucraina entrasse nella Nato il giorno dopo ci sarebbero missili nucleari in territorio ucraino puntati contro Mosca. «Ma tutti sanno che questo tipo di missili si installa il più lontano possibile dagli obiettivi per evitare sabotaggi». dice l'analista e aggiunge: «In Italia solo gente a livello di Grillo può pensare qualcosa del genere, ma nessun rappresentante di un partito serio»

Il politologo: L'Italia è un buon amico per gli Stati Uniti, la Germania ostacola gli alleati

Sulle sanzioni contro la Russia, Luttwak ammette che esistono divergenze tra gli alleati occidentali e sottolinea che, mentre l'Italia è un buon alleato per gli Stati Uniti, a rallentare la compattezza degli alleati e la loro azione comune sarebbe soprattutto la Germania.

A causare divisioni sul fronte delle sanzioni contro la Russia è soprattutto il problema energetico europeo: «Sebbene da anni Washington implori da 20 anni Italia e Germania di costruirsi i rigassificatori in modo da attingere al mercato mondiale e non dipendere da un tubo che arriva dalla Russia» dice il politologo «ma Berlino ha sempre rifiutato» perché «ha un rapporto corrotto con il gas russo» prosegue ricordando anche per gli stretti rapporti con Mosca dell'ex cancelliere Schroeder. Questa situazione di di fatto rende difficile l'imposizione di alcune sanzioni, come l'lesclusione di Mosca dallo swift: senza il sistema di pagamento, gli europei non potrebbero più comprare il gas, a meno di «pagarlo con metodi medievali come valigette piene d'oro». E conclude con una nota sull'Italia: «il governo italiano non è l'ultimo vagone del treno, sta facendo abbastanza per non indebolire il fronte occidentale e non è visto dal governo americano come quello che rallenta l'azione. Quel ruolo ce l'ha la Germania».



L'ATTACCO A KIEV, LA LIBERTÀ FA PAURA
Ernesto Galli della Loggia
25 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Come mai l’effettiva e ormai antica partecipazione alla Nato dei Paesi baltici, della Estonia, della Lituania e della Lettonia, tutti Paesi confinanti con la Russia e con contingenti di truppe Nato presenti da tempo nel loro territorio, non ha mai suscitato l’ira funesta dell’Imperatore del Nord e la sua minaccia alla loro indipendenza?
Come mai la suscettibilità nazionale del despota moscovita non ha mai mostrato eccessiva preoccupazione per il fatto che la Polonia — membro anch’essa della Nato e confinante anch’essa con la russa Kaliningrad — potrebbe, se volesse, sbriciolare in poche ore con un opportuno lancio di semplici missili da crociera la base della flotta russa del Baltico? E come mai invece la semplice, del tutto remota, ipotetica, eventualità che l’Ucraina aderisse alla medesima Nato lo ha spinto addirittura a replicare contro Kiev un Blitzkrieg di schietto stampo hitleriano?
C’è una sola risposta possibile a queste domande, ed è che molto probabilmente nell’azione militare di Putin l’ipotetica adesione di Kiev alla Nato non c’entra nulla, al contrario di quanto cercano di far credere i filoputiniani di casa nostra per i quali in un modo o nell’altro la colpa di qualunque cosa di brutto succede nel mondo è sempre degli Stati Uniti e dei loro alleati, cioè dell’Occidente.
In realtà l’Ucraina andava rimessa in riga e sottoposta al trattamento Ungheria ’56 e Praga ’68 perché agli occhi di Putin rappresentava sì un pericolo, ma non un pericolo militare in quanto presunto avamposto del «nemico secolare», bensì il pericolo di un contagio. Del contagio della libertà.
Nel trentennio della sua indipendenza l’Ucraina si é mostrata innanzi tutto capace, a differenza della Russia, di fare i conti con la realtà del passato comunista. Un passato — bisogna ricordarlo — che per lei ha principalmente voluto dire negli anni Trenta una feroce collettivizzazione della terra e il conseguente massacro premeditato di due-tre milioni di persone per decisione presa a Mosca dal potere sovietico. Non basta. La società ucraina, priva dell’ombroso sospetto verso l’Occidente che ha sempre dominato il sentire comune dei russi, è stata anzi aperta alle sue molteplici influenze attraverso la Polonia a nord e a sud attraverso la grande metropoli marittima di Odessa e la sua vivacissima vita intellettuale: influenze tradizionalmente percorse e innervate, in entrambi i casi, dal multiforme fermento di una vasta presenza ebraica. Ad rendere ancora più vario e mobile un tale panorama, ben diverso da quello della Russia profonda, una tradizione religiosa frastagliata che accanto al Cristianesimo ortodosso ha visto da sempre il cattolicesimo uniate, forte di alcuni milioni di fedeli e più recentemente un milione circa di protestanti.
È questo sfondo storico, questa vitalità sociale, che spiegano la capacità dell’Ucraina di uscire in modo relativamente positivo dalla cappa di piombo dell’economia statalista del periodo sovietico. Di avviare quindi uno sviluppo, che aiutato non da ultimo da un poderoso flusso di rimesse dei suoi numerosi emigranti, le ha consentito pur tra gli alti e bassi del ciclo mondiale di conseguire traguardi di crescita anche industriale non indifferenti, ad esempio nel settore aerospaziale. Ma non solo: è lo sfondo storico di cui ho detto che le ha consentito soprattutto di riuscire a stabilire un regime passabilmente democratico dopo essersi liberata dei tentativi di Mosca di imporre a Kiev il suo protettorato.
L’Ucraina insomma è un grande Paese, un cuore del mondo slavo, anzi in certo senso una sua matrice prima (si ricordi che fu a Kiev che per la prima volta il Cristianesimo giunse in Russia), cha attraverso mille difficoltà ha dimostrato però di saper gettarsi alle spalle il passato comunista e di voler intraprendere un cammino che la porti a ricongiungersi con l’Europa democratica. È precisamente questo che a Putin e all’oligarchia postsovietica appare intollerabile, da cancellare in ogni modo. È l’esempio infatti di una parte del mondo che per tanto tempo è stato russo, che ha avuto un ruolo essenziale nella cultura russa, ha fatto parte della statualità russa sfociata nel comunismo, ma che tuttavia ha rifiutato il vincolo e il lascito di quel passato. Ha rifiutato i sogni legati a quel passato che invece ancora ossessionano la mente del padrone del Cremlino. Ha rifiutato di sottostare al fascino delle pagine di grandezza che pure vi sono iscritte (ad esempio le pagine della «grande guerra patriottica»), del loro ricordo, se il prezzo doveva essere quello di restare una società economicamente arretrata governata da un despota e da una cerchia di lestofanti suoi amici.
La storia della Nato è un puro pretesto. L’Ucraina attuale va spenta perché dà il cattivo esempio, perché Putin deve dimostrare alla sua opinione pubblica che l’unico destino possibile per la Russia è quello che lui incarna. Che dopo il comunismo la storia della Russia non prevede che possa esserci la libertà.



Putin ha estromesso il suo capo di Stato maggiore Gerasimov?
Autore Paolo Mauri
25 febbraio 2022

https://it.insideover.com/guerra/putin- ... simov.html

Negli ultimi minuti si sono rincorse voci sulla possibile estromissione, da parte del presidente russo Vladimir Putin, del generale Valery Vasilyevic Gerasimov, attuale capo di Stato maggiore delle Forze armate della Federazione russa. Gerasimov, uno dei maggiori strateghi militari di Mosca, è noto per il suo famoso articolo sulla Hybrid Warfare pubblicato nel 2013 su Voenno-Promyshlennyj Kuryer (traducibile come “il corriere militare-industriale”) The value of science is in the foresight: new challenges demand rethinking the forms and methods of carrying out combat operations che dettaglia ulteriormente il modello di Guerra Ibrida precedentemente messo a punto dai generali Gareev e Slipcenko aggiungendo un mix di componenti diplomatiche, pressione economica e politica e altre ingerenze non militari (facendo tesoro quindi della metodologia occidentale) per riuscire ad annientare il nemico, magistralmente messo in atto durante il colpo di mano in Crimea (ma molto meno riuscita in Donbass).

Media ucraini riportano che Oleksiy Goncharenko, deputato di European Solidarity, ha affermato, citando una fonte, che Putin avrebbe paura che la sua cerchia ristretta possa rimuoverlo dal potere. “Ci sono informazioni da una buona fonte. Putin ha licenziato il capo di stato maggiore russo. Putin è isterico. Si è trasferito nel bunker. Non comunica con la sua cerchia ristretta per paura che cercheranno di rimuoverlo dal potere”, ha scritto Goncharenko su Telegram.

Se davvero fosse confermato che il generale Gerasimov è stato estromesso, sarebbe un pessimo segnale per quanto riguarda i rapporti di forza al Cremlino: da parte occidentale verrebbe interpretato come la mancanza di coordinamento e unità tra il leader di Mosca e le sue forze armate, ma soprattutto come un tentativo di accentramento di potere. Non abbiamo modo di confermare l’indiscrezione, che proviene sempre da una fonte di parte, anche perché il Cremlino è sotto attacco informatico e i siti di alcuni uffici, tra cui quello del Ministero della Difesa, non sono online attualmente. Soprattutto potremmo pensare che sia una mossa per incrinare il morale dei russi, e anche per gettare ombre sulla lucidità del Cremlino in queste ore.

Mosca ha infatti fatto sapere che si prepara alla stretta finale su Kiev: alle truppe, che combattono in città da stanotte, potrebbe venire dato ordine di procedere con decisione per conquistare la città, aprendo così uno scenario di guerra urbana che, probabilmente, trasformerebbe la capitale ucraina in una Grozny o Aleppo.

L’agenzia stampa russa Interfax riporta che Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha affermato poco fa che “siccome, in effetti, la parte ucraina ha rifiutato di negoziare, l’avanzata delle principali forze russe è ripresa questo pomeriggio secondo il piano operativo”. Parlando coi giornalisti riuniti in conferenza stampa, Peskov ha anche affermato che l’avanzata delle truppe era stata sospesa il giorno prima per ordine del comandante supremo (Putin). Mosca quindi ha ordinato di riprendere l’offensiva “a tutto campo” dopo che – afferma Mosca – il governo di Kiev ha rifiutato i negoziati. “Attualmente, tutte le unità hanno ricevuto l’ordine di ampliare l’offensiva in tutte le direzioni, in accordo con il piano di attacco” ha dichiarato il Ministero della Difesa russo in un comunicato

L’offensiva russa prosegue non solo nella capitale: arrivano notizie che Melitopol, anche grazie allo sbarco anfibio avvenuto nella notte, sia caduta in mani russe, mentre Mariupol continua a resistere. Sul fronte nord la direttrice russa, dopo aver accerchiato la capitale, si sta spostando verso Lviv, evidentemente per tagliare le linee di rifornimento ucraine da occidente, mentre nel settore centrale e orientale è avvenuto un sostanziale sfondamento delle linee che sta portando a una fusione dei vari fronti. Dalla Crimea la puntata oltre la foce dello Dnepr continua, sebbene incontri resistenza, pertanto si sta configurando una manovra generale che dai confini, anche marittimi, si spinge verso l’interno.

La situazione, a livello internazionale, continua a peggiorare: quasi tutti i Paesi dell’Europa Orientale hanno chiuso i loro spazi aerei ai voli russi, e anche la Finlandia sta per fare lo stesso. Quest’oggi un comunicato del Ministero della Difesa Russo ha affermato, per la prima volta, che durante un attacco di motovedette e motomissilistiche ucraine effettuato contro navi della Flotta del Mar Nero avvenuto ieri – molto probabilmente per cercare di contrastare l’operazione anfibia – , i veicoli aerei senza pilota strategici statunitensi RQ-4 Global Hawk e MQ-9A Reaper che pattugliavano l’aerea “è molto probabile” che siano stati utilizzati per dirigere “le barche ucraine contro le navi della flotta russa”.

È la prima volta da quando è cominciata questa guerra che Mosca chiama in causa direttamente gli Stati Uniti e la Nato: un segnale da non sottovalutare. Si ricorda, infatti, che quando l’Iran abbatté un drone da ricognizione statunitense, nel giugno del 2019, la reazione militare statunitense fu fermata quasi all’ultimo minuto.

Cosa succederebbe, oggi, se i russi dovessero abbattere volontariamente uno degli RQ-4 che, quotidianamente, pattugliano i cieli del Mar Nero? La risposta è di quelle che fa paura. Su tutto si aggiunge il giallo di un possibile blocco del Bosforo da parte turca: il presidente Zelensky afferma di essere riuscito a strappare ad Ankara questa possibilità, ma la Turchia, che già ieri aveva affermato che non potrebbe proibire alla Russia il ritorno delle sue navi alle basi secondo il documento di Montreux – un modo per dire che non intendono farlo – per ora non ha smentito ufficialmente quanto affermato dal leader ucraino.




APARTHEID, NAZISMO E L'INVASIONE DELL'UCRAINA

Marco Paganoni
1 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Chi faceva notare che equiparare Israele all’apartheid sudafricano è ridicolo e non offende solo Israele ma anche le vittime del vero apartheid, si sentiva rispondere che oggi per il “diritto internazionale” la parola apartheid vuol dire altro e ha poco o nulla a che fare col segregazionismo razzista.
Quando facevamo notare che accusare di “razzismo” uno stato perché si definisce “ebraico” significa definire gli ebrei una razza come facevano i nazisti, ci siamo sentiti rispondere che per Amnesty International e Human Rights Watch “il concetto di gruppo razziale è un concetto politico” (sic).
Se chiedevamo: come si può accusare Israele di perpetrare un “genocidio” degli arabi palestinesi se la popolazione araba palestinese, da quando esiste Israele, lungi dall’essere decimata si è decuplicata, ci veniva risposto che il termine “genocidio” non ha niente a che vedere con lo sterminio fisico di una popolazione.
Avvertivamo: smettetela di dare del nazista a Israele perché, oltre che una vergognosa calunnia, è un modo subdolo di sminuire il nazismo e i suoi crimini, e con questo abuso di insulti gratuiti svuotate di significato le parole nazismo e genocidio.
Inutile adesso stupirsi se l’arrogante e violento autocrate di Mosca si permette di giustificare l’aggressione a un paese vicino sostenendo che lo deve “de-nazificare” (sic) e che deve fermare il “genocidio” (sic) dei russi. Dicevamo: attenzione, non si può tollerare che venga continuamente negata la legittimità e il diritto di esistere di uno stato sovrano, e che ne venga apertamente minacciata la distruzione (“Palestina dal fiume al mare”, “cancellare l’entità sionista dalla carta geografica”).
Oggi Putin nega apertamente la legittimità dell’Ucraina e attacca la sua stessa esistenza come stato sovrano. Bisognerebbe sempre ricordare, come ha scritto David Litman (del Committee for Accuracy in Middle East Reporting and Analysis - CAMERA): “Ciò che inizia contro gli ebrei non si ferma mai agli ebrei, e in un mondo dove il diritto di esistere dello stato ebraico viene apertamente messo in discussione, chi può impedire a dittatori come Putin di fare lo stesso con altri stati?”.


RUSSIA, I PIANI DI PUTIN SVELATI IN UN ARTICOLO SULLA VITTORIA IN UCRAINA (PUBBLICATO PER ERRORE)
di Marco Imarisio, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
1 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

L’ora è tutt’altro che incerta. Alle otto del mattino in punto. E forse doveva valere per tutti. La mattina del 26 febbraio è stato pubblicato sul sito della Ria Novosti, l’agenzia di stampa statale, distillatrice dell’ufficialità governativa, una curiosa analisi scritta da uno dei più esperti commentatori della testata. «L’Ucraina è tornata in Russia, l’epoca della diaspora del mondo russo sta volgendo al termine».
D’accordo, è un errore. Capita che nella fretta venga pubblicato un articolo che dà per fatto qualcosa che non lo è ancora.
Ma adesso si scopre che anche sul canale televisivo Sputnik e sul suo sito, e su quello di un’altra testata governativa, alla stessa ora dello stesso giorno, era apparso lo stesso articolo che celebrava la vittoria russa dopo due soli giorni di combattimento in Ucraina. E quindi l’ipotesi di un commento trionfale che spiegasse le intenzioni del Cremlino, da trasmettere a reti unificate, prende corpo.
Nel documento, l’Europa e l’Unione europea vengono definite «ingrate e irriconoscenti», soprattutto smemorate, «perché la loro nascita è stata possibile soltanto grazie ai nostri sforzi». «La Russia sta ricreando la sua storica unità: la tragedia del 1991, questa terribile catastrofe della nostra storia, è stata finalmente superata». Non c’era altra scelta, secondo l’entusiasta editorialista. «Con la decisione di non lasciare la soluzione della questione ucraina alle generazioni future, possiamo dire senza un minimo di esagerazione che Vladimir Putin si è messo sulle spalle una responsabilità enorme». Ma per fortuna, è andato tutto bene. «Il nostro problema era il complesso di essere una nazione divisa e umiliata, cominciato quando Madre Russia cominciò a perdere pezzi del suo territorio e poi venne obbligata a riconciliarsi con l’idea di essere divisa in due Stati e in due popoli. Adesso il problema non esiste più: l’Ucraina è ritornata a essere Russia. Questo non significa che le sue istituzioni verranno cancellate, ma saranno ricostruite e torneranno alla loro condizione originaria, essere parte del mondo russo».
In questo scenario di vittoria schiacciante e di fiato alle trombe, l’Occidente è una comparsa balbettante, capace solo di sottovalutare la forza di Putin. «Ma davvero qualcuno a Parigi e Berlino ha potuto credere che Mosca avrebbe rinunciato a Kiev? L’America e l’Europa non hanno avuto la forza di conservare l’Ucraina all’interno della loro sfera di influenza. Più precisamente, avevano una sola strategia: scommettere sul collasso della Russia. Ma era chiaro da quasi vent’anni, dal discorso di Putin a Monaco del 2007, che le pressioni dell’occidente non avrebbero prodotto alcun risultato, perché la Russia è da sempre pronta a fronteggiarli, moralmente e a livello geopolitico».
Ma la grande vittoria ucraina, di preciso dove dovrebbe portarci? L’autore ci offre per interposta persona la risposta di Putin. «Alla costruzione di un nuovo ordine mondiale, che sta accelerando e al tempo stesso sta colpendo l’edificio della globalizzazione anglo sassone. Un mondo multipolare sta finalmente diventando realtà».
Le ultime righe dell’articolo sono le più importanti, perché rivelano la visione e gli obiettivi di Putin. «Questo è un conflitto tra la Russia e l’Occidente, una risposta all’avanzata dell’atlantismo… la Russia non ha solo lanciato una sfida, ha dimostrato che il dominio occidentale è ormai finito. Cina, India, il mondo islamico e l’Africa, il sud est asiatico, tutti hanno capito grazie a noi che ormai l’epoca della dominazione globale dell’Occidente è terminata».
C’è quasi tutto il pensiero di Vladimir Putin. Mancano solo alcuni dettagli.
La guerra non è durata due giorni appena. E poi, un pensiero, uno solo, per il popolo ucraino, avrebbe fatto la sua bella figura.
A corredo dell’articolo era stata scelta una foto della piazza Maidan di Kiev. Se non altro rivela fin dall’inizio quali fossero le intenzioni del Cremlino.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:36 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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