Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:54 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:54 pm

24)
Il Presidente ucraino l'ebreo Zelensky, un uomo buono eroe dell'umanità, eletto in libere e democratiche elezioni con oltre il 73% dei voti, altro che il dittatore criminale nazi fascista russo Putin.



Volodymyr Oleksandrovyč Zelens'kyj, ufficialmente Zelenskyy (in ucraino: Володимир Олександрович Зеленський?; Kryvyj Rih, 25 gennaio 1978), è un politico, attore, sceneggiatore e comico ucraino, dal 20 maggio 2019 Presidente dell'Ucraina.
https://it.wikipedia.org/wiki/Volodymyr_Zelens%27kyj
Nato e cresciuto a Kryvyj Rih in una famiglia di origine ebraica e di madrelingua russa, Zelens'kyj si è laureato in giurisprudenza all'Università Economica Nazionale di Kiev, per poi cimentarsi nella carriera di attore. Ha fondato la casa di produzione Kvartal 95, che ha prodotto diversi film, cartoni animati e serie tv, tra cui Servitore del Popolo, in cui lo stesso Zelens'kyj ha interpretato un professore del liceo che viene inaspettatamente eletto presidente dell'Ucraina. Nel marzo 2018 alcuni dipendenti di Kvartal 95 hanno fondato un partito politico con lo stesso nome dello show, cavalcando la popolarità che quest'ultimo aveva riscosso.

Il 31 dicembre 2018 Zelens'kyj ha annunciato la sua candidatura per le elezioni presidenziali del marzo successivo. Nonostante non avesse alcuna esperienza politica, la sua popolarità come comico e le sue posizioni anti-corruzione lo hanno fatto balzare fin da subito in testa nei sondaggi. Dopo essere risultato il candidato più votato al primo turno, il 21 aprile 2019 ha sconfitto al ballottaggio il presidente uscente Petro Porošenko con il 73% dei consensi. Identificatosi come populista, si è attestato su posizioni europeiste e anti-establishment.

Subito dopo l'elezione, come previsto dalla legge ucraina, ha sciolto il parlamento e indetto nuove elezioni per il luglio successivo, ampiamente vinte dal suo partito, che ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi. Da presidente, Zelens'kyj ha puntato sulla digitalizzazione dell'amministrazione e sulla conciliazione tra le aree russofone e quelle a maggioranza ucraina del Paese. La sua strategia comunicativa prevede un massiccio uso dei social network, in particolare Instagram. Durante la sua amministrazione ha affrontato la pandemia di COVID-19 e la conseguente crisi economica. I critici di Zelens'kyj, seppur riconoscendogli progressi nella lotta alla corruzione, hanno espresso il timore che la sua lotta contro gli oligarchi abbia portato ad una centralizzazione del potere nelle sue mani durante il suo mandato presidenziale.

Durante la campagna elettorale presidenziale, Zelens'kyj aveva promesso di trovare una soluzione alla crisi russo-ucraina, cominciata nel 2014; dopo l'elezione, ha provato a stabilire ulteriori relazioni diplomatiche con il presidente russo Vladimir Putin. Tuttavia, le tensioni tra i due Paesi si sono acuite nel 2021, in seguito alla proposta di Zelens'kyj di far entrare l'Ucraina nella NATO, e sono culminate l'anno successivo con un'invasione su larga scala dell'esercito russo nel territorio ucraino.
Che sia vero? Da Putin ci si può aspettare di tutto è come i terroristi nazi maomettani o i mafiosi che sciolgono i bambini dell'acido


"Assassinate Zelensky": mercenari sulle tracce del presidente ucraino
Federico Giuliani
28 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/me ... 1646076463

Oltre 400 mercenari russi del gruppo paramilitare Wagner si troverebbero in Ucraina con l'obiettivo di eliminare Zelensky e alcuni dei suoi più stretti collaboratori
"Assassinate Zelensky": mercenari sulle tracce del presidente ucraino

Sono arrivati dall'Africa con un obiettivo ben preciso: uccidere Volodymyr Zelensky. Oltre 400 mercenari russi del gruppo paramilitare Wagner si troverebbero in Ucraina, nell'epicentro della crisi, con la chiara intenzione di eliminare il presidente ucraino e alcuni dei suoi più stretti collaboratori.

L'ombra del gruppo Wagner

Mentre i riflettori erano puntati su Gomel, in Bielorussia, dove sono andati in scena i negoziati tra russi e ucraini, l'ipotetico arrivo in terra ucraina dei mercenari di Wagner ha oscurato gli sforzi diplomatici. L'indiscrezione è stata riportata dal quotidiano britannico The Times, secondo cui i miliziani sarebbero stati fatti rientrare cinque settimane fa da una missione in Africa. In cambio della testa di Zelensky, sarebbe stata loro promessa una ricca ricompensa. A quanto pare, la notizia sarebbe stata appresa da Kiev lo scorso sabato, e cioè poco prima che venisse imposto un coprifuoco totale sull'intera capitale nel timore di azioni di sabotaggio da parte dei russi. È dunque probabile che le autorità abbiano utilizzato il termine di "azioni di sabotaggio" per riferirsi anche - e soprattutto - alla missione del gruppo Wagner.

Secondo una fonte collegata allo stesso gruppo, i primi mercenari – tra i 2mila e i 4mila uomini - sarebbero approdati in Ucraina a gennaio con missioni diverse. Il nuovo gruppo, invece, avrebbe come unico imperativo quello di decapitare il governo ucraino per poi abbandonare l'Ucraina nel giro di pochi giorni. Alcuni di essi sono stati schierati nelle regioni ucraine separatiste di Luhansk e Donetsk, mentre altri 400 sono entrati dalla Bielorussia e stanno puntando dritti verso Kiev. "Sono molto efficaci. Possono apparire dal nulla, fare cose molto violente e poi scomparire di nuovo, senza lasciare tracce su chi possa essere il responsabile", hanno spiegato gli esperti.

Non solo Zelensky: gli obiettivi dei mercenari

A quanto pare, i mercenari del gruppo Wagner avrebbero una corposa lista di obiettivi. Al primo posto c'è ovviamente il presidente Zelensky, seguito tuttavia da altri 23 uomini da eliminare, tra i quali, oltre al premier e ai membri dell'esecutivo, anche il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko e suo fratello Wladimir, entrambi popolari ex campioni di boxe che hanno imbracciato le armi contro i militari russi. Ricordiamo che il gruppo Wagner fa capo a uno dei più stretti alleati di Vladimir Putin, Evgenij Prigozhin, stretto alleato del presidente russo tanto da essere stato soprannominato "lo chef di Putin".

I mercenari sostengono di conoscere il nascondiglio di Zelensky e dei suoi collaboratori, e di poter rintracciare in tempo reale tutti gli obiettivi tramite i telefoni cellulari. Un'altra fonte ha aggiunto che ai mercenari sarebbe stato ordinato di congelare momentaneamente la loro missione, così da consentire ai russi di intrattenere colloqui di pace con gli ucraini. In ogni caso, gli assalitori sarebbero anche stati informati del fatto che Mosca non desidererebbe raggiungere alcun accordo, e che l'incontro avvenuto nelle ultime ore non sarebbe altro che una operazione di facciata. In ogni caso, la missione del gruppo Wagner non sembra aver turbato più di tanto Zelensky. In un recente discorso alla nazione, il presidente ucraino ha in effetti ammesso di essere il "bersaglio numero uno" di Mosca, spiegando ai suoi concittadini che le forze speciali russe gli stavano dando la caccia.


Il documento verrà subito inviato a Bruxelles con il sollecito ad avviare una procedura speciale per consentire all'Ucraina di entrare a far parte dell'Unione europea
"Fateci entrare nell'Ue": arriva la richiesta scritta di Zelensky
Federico Giuliani
28 Febbraio 2022
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/mo ... 1646073056

Lo aveva invocato fin dalle prime ore del mattino, diffondendo un videomessaggio nel quale chiedeva che l'Ucraina fosse immediatamente ammessa nell'Unione europea. Adesso Volodymyr Zelensky ha firmato la richiesta ufficiale di Kiev di aderire all'Ue.
La firma di Zelensky
Il documento, dove si nota in bella mostra la firma del presidente ucraino, verrà subito inviato a Bruxelles con il sollecito ad avviare una procedura speciale per consentire all'Ucraina di entrare a far parte dell'Unione europea nel contesto dell'invasione da parte russa. Ricordiamo che nelle ultime ore Zelensky aveva spiegato che l'obiettivo del governo ucraino era quello di "essere insieme a tutti gli europei e soprattutto di esserlo su base uguale". "Ci stiamo rivolgendo all'Ue per un'integrazione immediata dell'Ucraina attraverso una nuova procedura speciale. Sono sicuro che è giusto. Sono sicuro che è possibile", aveva dichiarato lo stesso Zelensky. Sui social è stato diffuso il documento e una foto del momento della firma, che ritrae Zelensky in abbigliamento militare.
In attesa di capire quale sarà la risposta dell'Unione europea, l'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell ha affermato che gli ucraini, davanti all'invasione russa, "stanno resistendo e Volodymyr Zelensky non è il tipo di leader che fugge nascosto in una macchina". "Sta resistendo e dobbiamo sostenerlo", ha aggiunto Borrell, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del Consiglio Difesa in videoconferenza, che ha concordato l'utilizzo della European Peace Facility per finanziare le consegne di armi difensive, anche letali, da parte degli Stati membri all'Ucraina, per 450 milioni di euro e di 50 milioni per aiuti non letali, come il carburante, che serve per lo sforzo bellico contro l'invasore russo. In merito all'ingresso dell'Ucraina nell'Ue, inoltre, Borrell è stato chiaro: "Oggi questo non è all'ordine del giorno, credetemi. Dobbiamo lavorare su cose più pratiche. L'adesione è qualcosa che richiederà, in ogni caso, molti anni e dobbiamo fornire una risposta per le prossime ore. Non per i prossimi anni, ma per le prossime ore".
Richieste non compatibili
Oltre al definitivo feedback europeo bisognerà capire come la richiesta di Zelensky di far aderire l'Ucraina all'Ue influirà sui timidi negoziati con la Russia. Anche perché Vladimir Putin, nel corso di una telefonata con Emmanuel Macron, ha spiegato quali sono le condizioni che Mosca chiede per arrivare ad un cessate il fuoco: il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea, la demilitarizzazione dell'Ucraina e la garanzia dello status neutrale dello stesso. Il punto è che la mossa del presidente ucraino va ad intaccare gran parte delle garanzie richieste dal capo del Cremlino.
Il rischio è che il futuro dei negoziati, già di per sé appeso a un filo, possa uscire compromesso. E questo in virtù della non compatibilità tra le richieste di Zelensky e quelle di Putin. A quanto pare, infatti, il primo non ha alcuna intenzione di trasformare l'Ucraina né in uno Stato cuscinetto né, tanto meno, in un Paese neutrale nel senso che intenderebbe la Russia. L'eventuale adesione di Kiev nell'Ue potrebbe – ma il condizionale è d'obbligo – portare insomma a un ulteriore escalation militare.
"Fateci entrare nell'Ue": arriva la richiesta scritta di Zelensky


Ucraina, Zelensky denuncia la Russia all'Aja: «Atti di genocidio»
Domenica 27 Febbraio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/ucrai ... 31657.html

«Genocidio». Volodymyr Zelensky va dritto al punto e accusa senza giri di parole l'invasore russo. Davanti alla Corte internazionale di giustizia, Kiev ha presentato una denuncia formale contro Mosca, accusata di «pianificare atti di genocidio» in Ucraina. All'alba della quarta giornata di guerra, il presidente ucraino torna davanti alle telecamere, ancora una volta in mimetica, ancora una volta con sguardo fiero rivolto verso il suo popolo. Parla di una «notte dura», durante la quale l'esercito russo ha sparato sulle abitazioni. «Gli attacchi alla popolazione civile e alle infrastrutture - le sue parole - hanno le caratteristiche di un genocidio e meritano un tribunale internazionale».

Zelensky, l'appello alle forze democratiche

Poi l'ennesimo appello alle forze democratiche del mondo: «Unitevi alla guerra contro la Russia». Nel giorno dell'annuncio dell'inizio dei negoziati - al via domani al confine tra Ucraina, Bielorussia e Russia -, Zelensky non arretra di un passo e, anzi, ammette di essere «scettico» su quanto possa accadere nell'incontro diplomatico di domani. «Lo dirò con franchezza - spiega in uno dei tanti video pubblicati sui social e su Telegram -: non credo molto all'esito di questo incontro, ma proviamoci». Il 'presidente-eroe', la cui popolarità nel Paese è salita fino a toccare il 90% secondo gli ultimi sondaggi locali, non vuole sentir parlare di «precondizioni» nell'incontro con chi, da due giorni - dice - si sta rendendo responsabile di «brutali attacchi» a ospedali e civili. «Hanno deliberatamente scelto tattiche per colpire le persone e tutto ciò che rende la vita normale: elettricità, asili, ospedali e case», è l'accusa di Zelensky, che su Twitter rincara la dose. «L'Ucraina - scrive - ha presentato la sua domanda contro la Russia alla Corte internazionale di giustizia. La Russia deve essere ritenuta responsabile per aver manipolato la nozione di genocidio per giustificare l'aggressione. Chiediamo una decisione urgente che ordini alla Russia di cessare l'attività militare ora e ci aspettiamo che i processi inizino la prossima settimana».

Zelensky, il "presidente eroe"

Mentre sul web rimbalzano video e foto del suo passato da attore comico, lui, Zelensky, non manca occasione per presentarsi davanti alle telecamere. Da vero condottiero, ostenta sicurezza e intesse relazioni internazionali nel tentativo di arginare l'avanzata russa. Si fa fotografare sorridente accanto al suo ministro della Difesa, in contrapposizione all'immagine del nemico Putin immortalato dalla parte opposta del tavolo al quale siedono i suoi consiglieri militari. L'uomo del popolo sfida il dittatore accusato di «genocidio». «Uccidono i nostri bambini, è un male che è arrivato sulla nostra terra - dice in tv - e dobbiamo distruggerlo. Le forze ucraine sono grandi, respingono gli attacchi, distruggono i piani nemici e portano avanti brillantemente il loro lavoro». Poi rilancia la nascita del fronte internazionale contro la guerra, citando i colloqui con i principali leader dei Paesi europei e non solo, dall'Olanda alla Repubblica Ceca, dal Regno Unito alla Polonia. «Abbiamo ricevuto armi, medicinali, carburante, denaro - sottolinea -. Si è formata una forte coalizione internazionale per sostenere l'Ucraina, una coalizione contro la guerra». Una guerra che sta mettendo in ginocchio anche la capitale, Kiev, ancora sotto coprifuoco almeno fino a domani mattina.



Ucraina, Zelensky fa appello agli ebrei: "Non restate in silenzio"
2 marzo 2022
https://video.repubblica.it/dossier/cri ... 630/410334
Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky esorta gli ebrei di tutto il mondo a parlare apertamente dopo un attacco missilistico russo contro una torre della televisione di Kiev costruita sul luogo del massacro dell'Olocausto. "Ora mi rivolgo a tutti gli ebrei del mondo - ha dichiarato il premier ucraino -. Non vedete cosa sta succedendo? Ecco perché è molto importante che milioni di ebrei in tutto il mondo non rimangano in silenzio in questo momento".


Questo ebreo è incomparabilmente di una umanità e di una civiltà tale che il dittatore antidemocratico, criminale e falso cristiano Putin


Che senza rispetto questi dell'Avvenire che pare non avere nulla da ridire sul falso cristiano e dittatore criminale Putin che ammazza i cristiani d'Europa.

Ucraina. La metamorfosi di Zelensky, il presidente antieroe che non fa più ridere
Giorgio Ferrari
mercoledì 2 marzo 2022

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/ze ... -fa-ridere

Una mutazione quasi antropologica, che da comico a presidente lo ha trasformato alla fine in un subcomandante zapatista in felpa verde-oliva, capace di usare con abilità i social media

«Ho bisogno di munizioni, non di un taxi». Il ritratto, meglio: la metamorfosi di Volodymyr Zelensky potrebbe già riassumersi in questa secca risposta all’offerta di Joe Biden di mettersi in salvo abbandonando l’Ucraina avvolta dalle spire della guerra. Fin troppo facile accostarlo a Salvador Allende nelle ultime ore fatali alla Moneda, braccato dagli squadroni della morte di Pinochet. Con la differenza che benché fosse un bersaglio obbligato per i russi, che dall’inizio dell’offensiva hanno cercato di colpirlo quando usciva dal bunker in cui si ricoverava nottetempo, di giorno lo si è visto un po’dovunque: sulla linea del fuoco, in mezzo ai volontari, fra i soldati dell’armata ucraina, in mezzo ai suoi generali.

Abbiamo parlato di metamorfosi. E di metamorfosi si tratta, considerando chi era e chi è adesso Zelensky. La gente lo ha conosciuto come Sluha Narodu, ovvero il «Servitore del popolo», perché così si intitolava la serie televisiva interpretata da questo attore, balzato agli onori della presidenza senza nessuna esperienza politica e amministrativa, visto che è così che questo comedian di origine ebraica e di lingua russa nel 2019 è salito al potere a quarantun anni sbaragliando il presidente uscente Petro Porošenko: un oligarca, per battere il quale Zelensky ha avuto anch’egli bisogno del sostegno di un altro oligarca, il banchiere amico e socio in affari Igor Kolomoisky, ex governatore dell’Oblast di Dnipropetrovsk (oggi Dnipro), fondatore e presidente della PrivatBank, un istituto messo sotto inchiesta dal Fondo Monetario Internazionale.

Quanto ai suoi esordi come presidente, all’inizio Zelensky ha lasciato dubbiosi i più: un po’ populista e un po’ troppo giacobino, promotore di una crociata contro le élites, contro la corruzione, contro le agenzie di rating internazionali e contro gli oligarchi che lo hanno preceduto e che tuttora popolano la mappa del potere nel Paese. Un Saint Just in miniatura dal vorace spirito moralizzatore.

Il che non gli ha impedito di appoggiare la legalizzazione dell’aborto e della cannabis terapeutica, la legalizzazione della prostituzione e del gioco d’azzardo. Non trascurando di dare maggior vigore alla marcia di avvicinamento alla Ue e alla Nato. Un crimine imperdonabile per la Russia, che in epoca sovietica all’Ucraina affidava lo sterminato granaio e parte dell’arsenale nucleare e che di fronte al pericolo di una transizione democratica vissuta come un supremo tradimento ha cominciato a smembrarne i pezzi più pregiati del vasto territorio, dalla Crimea al Donbass.

Faceva ridere e sorridere da Kiev a Mosca, da Kharkiv a San Pietroburgo lo Zelensky guitto e sagace che partecipava al «Ballando con le stelle» in versione ucraina e interpretava in tv un professore di liceo che veniva chiamato a sorpresa a guidare il Paese. Gli anni a venire diranno se vi sia stato un che di misteriosamente provvidenziale nella sua bizzarra ascesa al potere.

Anche perché il comico-presidente si è rivelato di insospettabile fibra virile, una sorta di antieroe che dalla risata di Aristofane si è calato senza sforzo nell’epos omerico, dal cabaret alle trincee del Donbass, dalla clownerie al sereno vaticinio consegnato via zoom all’ultimo vertice dell’Unione Europea il 25 febbraio scorso: «Forse è l’ultima volta che mi vedete vivo».

Una mutazione quasi antropologica – pur anche veicolata dalla predisposizione al travestimento scenico –, che da attor comico a presidente lo ha trasformato alla fine in un subcomandante zapatista in felpa verde-oliva, la barba malrasata e per contro un’inimmaginabile abilità nell’utilizzo dei social media e nella capacità di tessere relazioni internazionali passando ore concitate a contatto con Joe Biden, Macron, Draghi (con cui si è concesso un pepato battibecco), Erdogan, la pilatesca Europa che quasi fino all’ultimo lo ha lasciato solo.

Per ora, il «capo della banda di drogati e di nazisti» (così lo ha definito Putin e così lo dipinge la propaganda russa) è vivo e vegeto. «Non credete alle fake news – dice –: sono ancora qui".



Fino a un mese fa pochi sapevano chi fosse e che faccia avesse Volodymyr Zelens'kyj, presidente dell'Ucraina che guida in piazza la resistenza del suo paese all'attacco russo con addosso un giubbotto antiproiettile dichiarando "dicono che sono andato via, ma io sono qui, in piazza".

Riccardo Gazzaniga
27 febbraio 2022

Qualche sera fa ha detto "potrebbe essere l'ultima volta che mi vedete vivo" e ogni volta che io trovo un intervento in video di quest'uomo che ha solo un anno e mezzo meno di me e si trova addosso il peso di un paese e forse anche di un continente, mi chiedo cosa pensi intimamente lui, di tutto questo.
Se non gli sembri di essere ancora sul palco, che non sia tutta una gag riuscita troppo bene.
Perché Zelens'kyj, figlio di un professore di cibernetica e di un'ingegnera, entrambi ebrei, laureato in legge senza aver mai esercitato la professione, ha scelto poi di dedicarsi alla sua passione: recitare.
Attore, sceneggiatore, produttore, direttore artistico, recita in diversi sketch comici battute scritte dalla moglie, sua compagna dai tempi del liceo.
Poi un giorno, nella serie Sluha Narodu "Servitore del popolo", interpreta un attore che diventa un capo di Stato onesto, capace di prevalere sui corrotti e i malfattori.
La serie vince diversi premi e Zelens'kyj interpreta così bene il Presidente che la produzione della serie ha l'idea surreale di lanciarlo in una vera campagna presidenziale quasi tutta on line che, incredibilmente, lo porta a stravincere e diventare il leader europeista di un'Ucraina in cambiamento.
E ora quello stesso attore che era andato sul palco di Ballando con le Stelle, è lì, con l'elmetto, a danzare con la morte vicina, a invocare aiuto dai leader del mondo, opporsi a Putin, tenere insieme con i suoi messaggi e la sua presenza anche fisica una democrazia fragile e bombardata che potrebbe cadere non solo in mano della Russia ma di tante spinte diverse ed estreme.
Non so cosa succederà alla storia dell'Ucraina, dell'Europa e a quella di Volodymyr Zelens'kyj, mi auguro che rimanga lì, soprattutto mi auguro che non muoia, perché è un uomo che è finito a rischiare la vita per passione o per gioco o per destino o per tutte le cose, verrebbe da dire un uomo normale. Anche se a questo punto nulla è più normale, nemmeno questa storia che potrebbe già essere il film o una serie, in cui un attore che ha recitato per essere Presidente ora recita il paladino del mondo libero e, anche qui, lo fa così bene da ricordarci il senso della politica e dell'ineluttabilitá delle scelte e del proprio dovere.
Accanto a lui c'è un ex campione del mondo dei pesi massimi di pugilato che fa il sindaco di Kiev con la sua faccia tutta gonfia, una miss Ucraina con il kalashnikov, mamme e nonne con il foulard che preparano le molotov, è tutto talmente terribile e narrativo che ci ricorda che la vita può essere ben più incredibile di qualsiasi romanzo e fiction.
Che, in circostanze estreme e tragiche, le persone possono diventare ciò che non si aspettano, trasformarsi in agenti del male ma, talvolta, al contrario, anche essere la versione migliore di sé.
E un uomo normale può risultare più credibile ed eroico di qualsiasi attore.



"Difenderemo la nostra meravigliosa patria": il discorso di Zelensky all'Ucraina
Volodymir Zelensky
23 Febbraio 2022

https://it.insideover.com/politica/la-v ... raina.html


Il 19 febbraio scorso il presidente ucraino Volodymir Zelensky è intervenuto alla 58esima Conferenza sulla Sicurezza di Monaco con un discorso incisivo in cui ha mostrato le ragioni del suo Paese. Abbiamo voluto tradurlo per capire quali sono gli obiettivi e le visioni politiche di Kiev nell’attuale crisi ucraina. Il testo originale è disponibile sul sito ufficiale della presidenza ucraina.

Clicca QUI per il discorso di Vladimir Putin

L’Ucraina vuole la pace. L’Europa vuole la pace. Il mondo dice che non vuole combattere e la Russia dice che non vuole attaccare. Qualcuno sta mentendo. Questo non è un assioma, ma non è più un’ipotesi.

Signore e signori! Due giorni fa ero in Donbass, sulla linea di confine. Legalmente tra l’Ucraina e i territori temporaneamente occupati. Di fatto, la delimitazione tra la guerra e la pace. Dove da un lato c’è un asilo e dall’altro un proiettile che lo ha colpito. Da un lato c’è una scuola, dall’altro un proiettile caduto sul suo cortile.

E vicino ci sono trenta bambini che vanno…no, non nella Nato, ma a scuola. Qualcuno impara la fisica. Imparando le sue leggi fondamentari, anche i bambini imparano quanto siano assurde le affermazioni che i bombardamenti avvengano dal lato ucraino.

Qualcun altro studia matematica. I bambini possono calcolare la differenza tra i casi di bombardamento negli ultimi tre giorni e le menzioni dell’Ucraina nel Rapporto sulla Sicurezza di Monaco senza una calcolatrice.

E qualcuno impara la storia. E quando nel cortile della scuola appare un cratere di una bomba, i bambini si chiedono una cosa: il mondo ha dimenticato gli errori del XX secolo?

A cosa portano i tentativi di appeasment? A trasformare la domanda “Perché morire per Danzica?” nella necessità di morire per Dunkerque e altre dozzine di città in Europa e nel mondo. Al costo di decine di milioni di vite.

Queste sono terribili lezioni della storia. Voglio solo essere sicuro che io e voi abbiamo letto gli stessi libri. Dunque, abbiamo la stessa comprensione della risposta alla principale domanda: come possa accadere nel XXI secolo che l’Europa sia di nuovo in guerra e le persone stiano morendo? Perché [la guerra in Donbass, ndt] è durata più della seconda guerra mondiale? Come siamo precipitati nella più grande crisi securitaria dalla Guerra Fredda? Come presidente di una nazione che ha perso parte del territorio e migliaia di persone e sui cui confini sono appostate 150mile truppe russe e armamenti pesanti, la risposta è ovvia.

L’architettura securitaria globale è fragile e va aggiornata. Le regole a cui il mondo si è adeguato decenni fa non funzionano più. Non riescono a gestire nuove minacce. Non sono efficaci per superarle. Sono come uno sciroppo della tosse quando servirebbe un vaccino per il Covid. Il sistema securitario è lento. Si è schiantato di nuovo. Le cause sono diverse: autoreferenzialità, eccessi di confidenza, irresponsabilità di Stati al livello globale. Come risultato, abbiamo i crimini di qualcuno e l’indifferenza degli altri. E l’indifferenza rende complici. Ed è simbolico che io ve ne stia parlando qui. Qui quindici anni fa la Russia ha annunciato la sua intenzione di sfidare la sicurezza globale. Cosa ha detto il mondo? Appeasment. Il risultato? Come minimo, l’annessione della Crimea e l’aggressione al mio Paese.

Le Nazioni Unite, che dovrebbero difendere la pace e la sicurezza globali, non sanno difendersi quando la loro Carta è violata. Quando un membro del Consiglio di Sicurezza annette il territorio di uno dei fondatori dell’One. E l’Onu stesso ignora la Piattaforma Crimea, la cui meta è la fine pacifica dell’occupazione della Crimea e la tutela dei diritti dei suoi abitanti.

Tre anni fa, qui Angela Merkel ha detto: “Chi gestirà il naufragio dell’ordine globale? Solo tutti noi assieme!”. L’uditorio rispose con un’ovazione. Ma l’applauso collettivo, sfortunatamente, non è sfociato in un’azione collettiva. E adesso, quando il mondo parla della minaccia di una grande guerra, una domanda emerge: c’è ancora qualcosa da salvare? L’architettura securitaria nel mondo e in Europa è quasi del tutto distrutta. Ed è troppo tardi per pensare ad aggiustarla, va costruito un nuovo sistema. L’umanità lo ha già fatto due volte, pagando un prezzo troppo alto: due guerre mondiali.

Possiamo rompere questa tendenza prima che diventi un percorso tracciato. E costruire un nuovo sistema prima di dover piangere milioni di vittime. Con la lezione delle due guerre mondiali non possiamo sperimentarne una terza. Dio ce ne scampi.

Ne ho parlato qui ieri, e di fronte all’Onu. Nel XXI secolo nessuna guerra è straniera. L’annessione della Crimea e la guerra in Donbass riguardano il mondo interno. E questa non è una guerra in Ucraina ma una guerra in Europa. L’ho detto a summit e forum. Nel 2019, 2020, 2021. Il mondo mi ascolterà nel 2022?

Questo non è più un’ipotesi, ma non ancora un assioma. Perché? Servono delle prove. Più importanti dei tweet o delle dichiarazioni ai media. Servono azioni. Le chiede il mondo, non noi.

Da soli o col supporto dei partner, difenderemo la nostra terra. Sia che ci siano date migliaia di armi moderne che cinquemila elmetti. Appreziamo ogni aiuto, ma chiunque deve capire che questi non sono contributi di carità che l’Ucraina deve chiedere o di cui ricordarsi

Questi non sono gesti nobili per cui l’Ucraina dovrebbe inchinarsi. Questo è il vostro contributo alla sicurezza dell’Europa e del mondo. Di cui l’Ucraina è stato uno scudo affidabile per otto anni. E per otto anni ha contenuto uno degli eserciti più grandi del mondo. Schierato ai nostri confini, non a quelli dell’Ue.

I missili Grad colpiscono Mariupol, non le città europee. E dopo quasi sei mesi di combattimento, a essere distrutto è stato l’aeroporto di Donetsk, non quello di Francoforte. Ed è sempre calda la situazione della zona industriale di Avdiivka, non quella di Montmartre. Nessuna nazione europea sa che cosa significa la celebrazione di funerali militari ogni giorno in ogni regione [dell’Ucraina]. Nessun leader europeo sa cosa voglia dire incontrare regolarmente le famiglie dei caduti.

Difenderemo la nostra meravigliosa patria, non importa se avremo 50, 150mila o un milione di soldati di qualsiasi esercito al confine. Per aiutare davvero l’Ucraina, non è necessario dire quanti uomini e quanti materiali ci siano al confine. Diteci che numeri abbiamo noi.

Per aiutare davvero l’Ucraina non è necessario parlare solo delle date della possibile invasione. Difenderemo la nostra terra il 16 febbraio, l’1 marzo, il 31 dicembre. Diamo maggior valore ad altre date. Ed ognuno capisce bene quali.

Domani [il 20 febbraio, ndt] in Ucraina è il Giorno dei Cento Eroi Celesti. Otto anni fa, gli ucraini hanno fatto la loro scelta e molti sono morti per essa. Otto anni dopo, perché l’Ucraina deve continuamente chiedere il riconoscimento di una prospettiva europea? Dal 2014 la Russia ha diffuso l’idea che abbiamo scelto il percorso sbagliato, che nessuno in Europa ci stesse aspettando. Non dovrebbe forse l’Europa dire e dimostrare con i fatti che questo è falso? Non dovrebbe l’Ue dire che i suoi cittadini sono favorevoli all’ingresso di Kiev nell’Unione? Perché evitiamo la domanda? Non meritiamo forse risposte dirette e oneste?

Ciò riguarda anche la Nato. CI è stato detto: la porta è aperta! Ma per ora solo a chi ha l’accesso autorizzato. Se non tutti i membri dell’Alleanza ci vogliono dentro o se tutti non ci vogliono ammettere, siate onesti. Le porte aperte sono buona cosa, ma a noi servono risposte chiare, non domande che restano aperte per anni. Non è forse il diritto alla verità una delle nostre grandi opportunità? Il momento della verità sarà il prossimo summit di Madrid.

La Russia afferma che l’Ucraina vuole unirsi alla Nato per ottenere con la forza il ritorno della Crimea. Risulta gratificante che il concetto di “ritorno della Crimea” appaia in questa retorica. Ma non hanno letto con attenzione l’Articolo 5 della Carta Nato: l’azione collettiva è protettiva, non offensiva. La Crimea e il Donbass torneranno certamente all’Ucraina, ma pacificamente.

L’Ucraina ha applicato con consistenza gli accordi di Minsk e quelli del Formato Normandia. La loro base sta nell’innegabile riconoscimento dell’integrità territoriale e dell’indipendenza del nostro Stato. Cerchiamo una soluzione diplomatica al conflitto armato. Solamente sulla base del diritto internazionale.

Come va per davvero il processo di pace? Due anni fa, abbiamo concordato con i leader di Russia, Francia e Germania un cessate il fuoco completo. A cui l’Ucraina aderisce scrupolosamente. Ci siamo trattenuti il più possibile in un contesto di continue provocazioni. Abbiamo continuamente fatto proposte nel contesto del Quartetto Formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di Contatto. E che riceviamo? Granate e proiettili dall’altro fronte. Soldati e civili uccisi e feriti, infrastrutture distrutte.

Gli ultimi giorni sono stati specialmente istruttivi. Centinaia di bombardamenti, spesso con armi proibite dagli Accordi di Minsk. Inoltre è importante che si finisca di restringere l’ammissione di osservatori Ocse in Ucraina. Loro sono minacciati e intimiditi. Ogni azione umanitaria è bloccata.

Due anni fa ho firmato una legge sull’ammissione incondizionata di rappresentanti di organizzazioni umanitarie per il sostegno ai detenuti. Essi non sono ammessi nei territori temporaneamente occupati. Dopo due scambi di prigionieri, il processo è stato bloccato, sebbene l’Ucraina abbia fornito elenchi concordati. Sono diventate un simbolo di violazioni dei diritti umani le torture compiute nella prigione di Donetsk.

I due nuovi checkpoint che abbiamo aperto nel novembre 2020 nella regione di Lugansk non funzionano ancora – e qui avvieneun’ostruzione totale con pretesti forzati.

L’Ucraina sta facendo tutto il possibile per raggiungere progressi nel confronto sulle questioni politiche. Nel GCC, nel processo di Minsk, attraverso disegni di legge abbiamo avanzato le nostre proposte, ma tutto appare bloccato e nessuno ne parla. L’Ucraina chiede da tempo di sbloccare immediatamente il processo negoziale. Ma questo non significa che la ricerca della pace si limiti ad solamente ad esso.

Siamo pronti a trovare la chiave per terminare la guerra in ogni possibile formato: Parigi, Berlino, Minsk, Istanbul, Ginevra, Bruxelles, Pechino, New York, non ha importanza dove il mondo negozia la pace in Ucraina.

Non importa se parteciperanno quattro paesi, sette o cento, la cosa che conta è che Ucraina e Russia siano tra questi. Ciò che è veramente importante è comprendere che la pace è necessaria non solo per noi, il mondo intero ha bisogno della pace in Ucraina. Pace e ripristino dell’integrità territoriale entro i confini internazionalmente riconosciuti. Questa è l’unica strada per risolvere il conflitto. E spero che nessuno pensi all’Ucraina come a una comoda e permanente zona cuscinetto tra l’Occidente e la Russia. Questo non accadrà mai. Nessuno lo permetterà.

Altrimenti – chi sarà il prossimo? I paesi della NATO dovranno difendersi a vicenda? Voglio credere che il Trattato del Nord Atlantico e l’Articolo 5 saranno più efficaci del Memorandum di Budapest. In ogni caso, abbiamo qualcosa. Il diritto di domandare il passaggio oltre una politica di appeasment per garantire sicurezza e pace.

Per tre volte dal 2014 l’Ucraina ha provato a organizzare consultazioni con i garanti del Memorandum di Budapest per ben tre volte. Tutte senza successo. Oggi l’Ucraina lo fa per la quarta volta. Io per la prima volta da Presidente. Ma sia io che l’Ucraina lo facciamo per l’ultima volta.

Sto avviando consultazioni nel quadro del Memorandum di Budapest. Il Ministro degli Affari Esteri è stato incaricato di convocarli. Se i loro risultati non garantiranno la sicurezza per il nostro paese, l’Ucraina avrà tutto il diritto di credere che il Memorandum di Budapest non funzioni e che tutte le decisioni del pacchetto del 1994 sono in dubbio.

Propongo inoltre di convocare un vertice dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nelle prossime settimane con la partecipazione di Ucraina, Germania e Turchia per affrontare le sfide in atto alla sicurezza in Europa. Ed elaborare di conseguenza nuove ed efficaci garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Paese che si trova oggi, fintanto che non siamo membri dell’Alleanza e di fatto ci troviamo in una zona grigia – in un vuoto securitario.

Cosa possiamo fare adesso? Sostenere con efficacia l’Ucraina e le sue capacità di difesa. Garantire all’Ucraina una prospettiva europea chiara, gli strumenti disponibili per le nazioni candidate, e chiari e precisi termini temporali per entrare nella Nato.

Servirà sostenere la trasformazione della nazione. Stabilire un Fondo per la Stabilità e la Ricostruzione dell’Ucraina, un programma affitti e prestiti, la fornitura di armi, macchinari e equipaggiamento di ultima generazione per il nostro esercito, che protegge l’intera Europa.

Servirà sviluppare un pacchetto di sanzioni preventive per fungere da deterrente all’aggressione. Garantire la sicurezza energetica ucraina, garantire la sua integrazione dentro il mercato energetico dell’Unione Europea in cui Nord Stream 2 è usato come un’arma.

Tutte queste domande meritano risposta.

Per ora siamo stati in silenzio. E finché c’è silenzio qui, ci sarà silenzio nell’Est del nostro Paese. Questo vale per l’Europa. Questo vale per il mondo. Spero che il mondo finalmente lo capisca, e che lo faccia anche l’Europa.

Signore e signori,

Ringrazio tutti gli Stati che oggi sostengono l’Ucraina.

Con le parole, con le dichiarazioni, con l’aiuto concreto. Tutti coloro che sono oggi dalla nostra parte. Dalla parte della verità e del diritto internazionale. Non vi chiamo per nome, non voglio far vergognare altre nazioni. Ma un conto è il business, un altro il loro karma. E ciò riguarda la loro coscienza. Comunque, non credo che saprebbero spiegare le loro azioni ai due soldati uccisi e ai tre feriti in Ucraina oggi.

E, cosa più importante, a tre ragazze di Kiev. Una di dieci anni, una di sei e la più piccola di solo un anno. Rimaste oggi senza un padre. Alle sei del mattino, ora dell’Europa centrale. Quando il Capitano Anton Sydorov, ufficiale dell’intelligence ucraina, è stato ucciso da un attacco di artiglieria vietato dagli Accordi di Minsk. Non so cosa ha pensato nell’ultimo momento della sua vita. Non ha certamente saputo che agenda qualcuno deve rispettare per porre fine alla guerra.

Ma sapeva certamente la risposta alla domanda che ho posto all’inizio. Sa benissimo chi di noi sta mentendo.

Possa la sua memoria vivere in eterno. Possa la memoria di coloro che sono morti oggi e nella guerra all’Est del nostro Paese vivere per sempre.

Grazie mille.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:55 pm

Il culto di Zelensky
Anna Zafesova
15 settembre 2019

https://www.ilfoglio.it/esteri/2019/09/ ... ky-273661/

Con un genio populista come presidente, l'Ucraina è il posto cruciale dove si deciderà se a vincere sarà Putin o l'Europa. Ecco come sta andando

A Kiev sembra di stare dentro un film. Anzi, dentro una serie televisiva. Si chiama “Servo del popolo”, e racconta di un ucraino comune diventato per caso capo di Stato. Le prime due stagioni, un brillante mix di comicità classica e satira politica, sono state un enorme successo, acquistato perfino da Netflix. La terza è stata trasmessa alla vigilia delle elezioni presidenziali di marzo, un avvincente spot elettorale in tre puntate che vede il suo inventore e protagonista, Vladimir Zelensky, unificare e rilanciare un paese devastato e spaccato. Il 21 aprile Zelensky ha vinto il ballottaggio con un assordante 73 per cento dei voti, un risultato che ha rispecchiato fedelmente la cartina mostrata nella serie, con le uniche regioni a non votare per lui ai due estremi geografici e politici, i nazionalisti di Leopoli e i nostalgici dell’Urss nel Donbass. La quarta stagione ora è in onda tutti i giorni in tutta l'Ucraina, in formato reality show.

Il presidente vuole lanciare una tv internazionale in russo che dirà l’opposto di Russia Today, il megafono del Cremlino

Alcune scene degli ultimi giorni non avrebbero potuto essere più incredibili, nemmeno se scritte dai famigerati 120 sceneggiatori di Zelensky. Come l’apertura della Rada il 29 agosto scorso, con 254 deputati del partito Servo del Popolo che varcavano per la prima volta la soglia del Parlamento, dopo che Zelensky ha sciolto quello precedente nel suo primo discorso da presidente. Una variopinta pattuglia di tecnici, attivisti di Ong, ristoratori, comici, intellettuali e illustri sconosciuti, che hanno stracciato nelle urne oligarchi e gerarchi con ventennale esperienza, come il 29enne fotografo di matrimoni Serghey Shtepa, che ha fatto a pezzi a Zaporozhie Viacheslav Boguslaev, proprietario dell’impianto siderurgico (e di fatto della regione) e membro delle quattro legislature precedenti e della top 20 degli ucraini più ricchi, o il 25enne Oleksiy Movchan, tecnico di un sistema elettronico anticorruzione, che ha mandato a casa il quarto ucraino più ricco, Konstantin Zhevago, a Poltava. Nella sceneggiatura non poteva mancare un tocco di politicamente corretto, e il partito, nato praticamente in campagna elettorale, vanta anche il primo deputato afroucraino, il lottatore Zhan Beleniuk. L'80 per cento della nuova legislatura è composto da debuttanti – al punto che il loro leader li ha rinchiusi per una settimana in una spa nel Carpazi di training intensivo sui basics del parlamentarismo - che hanno subito votato spensierati l’obbligo di frequenza e soprattutto l’abolizione dell'immunità parlamentare, per decenni classico rifugio dei corrotti.

L’ossessione per l’o-ne-stà è uno dei tratti che, insieme alla carriera nello spettacolo, ha fatto guadagnare a Zelensky il titolo di “Grillo ucraino”: “Lo votano le babushke analfabete, quelle che non leggono nemmeno la scheda elettorale, ma guardano la tv”, è l’obiezione sdegnata che si sente in molti salotti dell’intellighenzia. Il 73 per cento alle presidenziali – e il 43 per cento alle politiche – però non può essere composto solo da vecchiette con il foulard in testa. Il presidente gira le regioni ucraine licenziando in diretta governatori e direttori delle dogane (“Scusate se ho esagerato, ma io i ladri proprio non li sopporto”), in siparietti che invadono subito YouTube e Instagram, il suo regno social dove regna incontrastato. Sembrano tratti dal “Servo del popolo”, ma sono veri, e incarnano il sogno dell’uomo comune di fare finalmente piazza pulita, in un paese che occupa il 120simo posto nella classifica della corruzione di Transparency International, che gli oligarchi si sono spartiti per anni, come in una scena della serie dove giocano a un Monopoli che ha la sagoma dell’Ucraina. E’ populismo, né potrebbe essere altrimenti da parte di uno che per metà dei suoi 41 anni ha fatto ridere le platee (la prima parte della sua campagna elettorale era di fatto una tournée del suo collettivo Kvartal-95), ma il programma di Zelensky non ha nulla della decrescita felice, semmai è una rottamazione del sistema ancora in buona parte sovietico: privatizzazione delle terre agricole, massicci investimenti nelle infrastrutture e nelle tecnologie, riforma dei mercati finanziari, liberalizzazione, privatizzazione e misure anticorruzione, spuntando l’intera lista delle condizioni che il Fondo monetario internazionale presentava da anni e che apparivano insormontabili per la resistenza delle varie lobby elettorali. Ora sono nel programma di un governo dove l’età media è di 39 anni, il premier Oleksiy Honcharuk ne ha 35 e il vicepremier per le tecnologie (e capo della campagna elettorale digitale di Zelensky) 28, coetaneo dell’indipendenza ucraina. Un’età che impedisce al nuovo dream-team curriculum sontuosi, ma quasi tutti i neoministri sono buoni tecnici con in tasca un paio di lauree delle migliori università nazionali e di quelle decenti dell’occidente, e una notevole esperienza tra pubblico, privato e terzo settore, ma soprattutto appartengono – per la prima volta in tutta la storia postsovietica – alla generazione cresciuta senza il comunismo.

Non c’è più paura della lingua russa, si parla assieme all’ucraino magari nella stessa intervista in tv. Nessuno ci fa caso

La scena del ritorno in patria di 35 prigionieri ucraini, rilasciati dalle prigioni russe il 7 settembre scorso, avrebbe poi potuto ambire a un toccante finale di stagione. “I nostri sono a casa!”, ha twittato il presidente mentre correva all’aeroporto di Boryspil ad abbracciare, camicia bianca sbottonata sotto la giacca blu, il regista Oleg Sentsov, premio Sakharov del Parlamento europeo, i 24 marinai ucraini sequestrati dai russi nel novembre scorso e altri detenuti di profilo politico. Liberarli era stata una promessa elettorale del presidente, che ha abbandonato ogni remora a trattare direttamente al telefono con Vladimir Putin (e a tagliare fuori dal gioco il tradizionale mediatore con il Cremlino, il “comare di Putin” Vladimir Medvedchuk, capo della lobby filorussa, che nonostante il 13 per cento dei voti del suo partito si è visto negare una carica nella nuova Rada), pagando prezzi che i suoi critici, i sostenitori dell’ex presidente Petro Poroshenko che lo considerano “l’uomo dei russi”, sono ansiosi di scoprire.

“Rischiamo di avere un quinto della popolazione di potenziali collaborazionisti”, è la stima pesante di Valery Kravchenko, direttore del Centre for International Security, esperto abituato a negoziare con colleghi della Nato, convinto che la Russia di Putin non rinuncerà mai alla guerra contro l’Ucraina. Il fatto che a unificare per la prima volta il paese sia stato un ebreo russofono dell’Est ha scandalizzato parte dell'intellighenzia, anche se Kravchenko ammette che lo slogan elettorale di Poroshenko “Esercito, religione, lingua” è quanto di più obsoleto si possa proporre nel 2019. A Kiev si parla russo ovunque, addirittura più di prima, anche grazie ai numerosi profughi del Donbass: la stragrande maggioranza ha riparato dalla guerra non in Russia, ma proprio in quella Kiev che, secondo la propaganda del Cremlino, voleva sterminarli. “L’élite di Kiev è sempre stata bilingue e biculturale, ma nel paese esiste storicamente una minoranza isolazionista che vorrebbe solo chiudersi in se stessa”, spiega Evgheny Kiseliov, influente conduttore televisivo, per anni un kingmaker della politica russa che con l’estinzione della televisione indipendente a Mosca ormai da anni lavora in Ucraina: qui può criticare Poroshenko nonostante la sua trasmissione esca sul canale di proprietà dell'oligarca. La scommessa nazionalista, cinque anni dopo il Maidan e l’annessione della Crimea, non paga più: il sentimento di orgoglio e indipendenza è ormai acquisito, e non richiede più manifestazioni pubbliche. “Tra i 40 bambini all’asilo di mia figlia solo lei e altri due parlano ucraino in famiglia, ma la lingua non è un problema nel XXI secolo”, racconta la giornalista di Hromadke TV Olga Tokariuk: “Molti miei amici russofoni, al contrario, insegnano ai figli l’ucraino, e leggono in ucraino, anche perché ormai l’editoria nella lingua nazionale è più ricca che in russo”. Le interviste alla tv e nei giornali possono alternare russo e ucraino, senza traduzione e sottotitoli, dando per scontato che il pubblico padroneggia più o meno entrambi, in dialoghi spesso surreali in cui ciascuno parla la propria lingua, e i più giovani ci mescolano pure l’inglese: “Usim privit, guys”, salutano le band al festival di musica elettronica all’Art-zavod Platforma, il gigantesco spazio ex industriale diventato la mecca dell'arte alternativa e del street-food. Per la generazione che non ricorda il passato sovietico, parlare l’una o l'altra lingua non è più un atto di fedeltà o tradimento: “Siamo tutti ucraini, indipendentemente dalla lingua, dall’etnia e dalla fede”, è stato il messaggio lanciato sul Maidan da Zelensky (ovviamente in ucraino) il giorno dell’Indipendenza.

Da Kiev la Russia appare lontana, e mentre i media russi parlano in continuazione di Ucraina (ovviamente male), gli ucraini se ne interessano poco, considerandola una sorta di Mordor popolato da orchi da lasciare nel passato. Il rapporto con la storia è forse una delle differenze cruciali tra i due paesi ex fratelli: l’Ucraina trae dal suo passato tragico – dai mongoli ai polacchi, dalla carestia imposta da Stalin all’eccidio nazista degli ebrei a Babij Jar – una voglia di futuro che lo lasci alle spalle, la Russia è ancora nel pieno della sindrome posttraumatica della fine dell’Urss. Ma da lingua da dimenticare il russo potrebbe diventare, anzi, un'arma letale. Nell'entourage del presidente sta maturando l’idea di lanciare una tv in russo che trasmetta all'estero, e non c’è dubbio che in mano a professionisti dello spettacolo come quelli di Zelensky potrebbe diventare un antidoto alla propaganda putiniana di Russia Today (e un sasso pesante nell'orto del vicino bielorusso, Aleksandr Lukashenko). Il popolarissimo scrittore Andrey Kurkov – un russo etnico che scrive nella sua madrelingua – vuole fondare a Kiev un Istituto di lingua russa, ispirato dalle prime parole pronunciate (in russo) da Zelensky dopo la vittoria: “Mi rivolgo a tutti voi, ex sovietici: tutto è possibile”. Un messaggio ai sudditi degli autoritarismi postsovietici, che in bocca al leader di un paese giunto ormai al sesto presidente assume una potenza dirompente, e toglie al Cremlino il monopolio dell'identità russa, l'equazione tra “russità” e putinismo che ha alimentato 10 anni di imperialismo moscovita: si può essere russi, parlare russo, e pensare da europei.

Zelensky ha trattato direttamente con Putin la liberazione dei prigionieri di guerra, non si sa a quale prezzo

L’Europa, e la Nato, restano il sogno e l’obiettivo strategico. La bandiera blu con le stellette sventola ovunque, e a pochi passi dal Maidan si incontra un'aiuola che celebra i 70 anni dell’Alleanza atlantica. Ma soprattutto l’Europa è nelle teste, come una sorta di bussola: “Se faccio così non mi comporto da europeo”, è una frase ricorrente che può riguardare i comportamenti più vari (allungo mazzette, parcheggio in seconda fila, non faccio passare i pedoni), e chi ha il coraggio di dirgli che in Europa succede questo e peggio, e che molti parchi europei sono meno puliti di quelli magnifici di Kiev, e i bambini meno educati (le mamme ucraine rimproverano, a voce bassa ma severa, chi alza troppo la voce). La città che ha fatto da set al “Servo del popolo” è un mix eterogeneo di monasteri bizantini, barocco settecentesco, palazzi liberty, ingombranti monumenti staliniani e altrettanto sgraziati grattacieli nuovi di zecca, tra vialoni a otto corsie e cortiletti immersi nel verde che sembrano spuntati da una provincia gogoliana, sparsi su colline vertiginose attraversate dall’immenso Dniepr che crea spiagge e porticcioli in mezzo alla città; ha già il passo di una grande capitale europea, e nulla meglio del panorama di Kiev dalla chiesa di Sant’Andrea, accanto alla casa natale di Mikhail Bulgakov, permette di toccare con mano quello che tutti sanno anche a Mosca: senza l’Ucraina la Russia non sarà mai più un impero, ma soltanto un grande paese asiatico.

La memoria dei Maidan, e dei suoi caduti, è ancora impressa a fuoco nella pelle della città. “Per quattro anni non ho più potuto metterci piede”, confessa la pittrice e volontaria Elena Volynskaya, che invece delle luci, le fontane e le bancarelle per i turisti vede nella piazza centrale ancora i morti e il sangue. La guerra nel Donbass sembra non esistere tra le verande dei ristoranti dove, avvolti nell’onnipresente profumo del caffè appena macinato, si discute di limonate artigianali e ostriche dal primo allevamento nazionale, a Odessa. Un po’ come in Israele, dove il lungomare di Tel Aviv sembra esistere in una dimensione parallela, e come in Israele la guerra è sempre a portata di mano: sui portatovaglioli di molti caffè sono attaccate le locandine di varie charity che aiutano i reduci del Donbass, ma anche gli animali abbandonati o le donne vittime di violenze domestiche, in un boom di attivismo nato dopo il Maidan e che ha aiutato il paese a risollevarsi e trovare un’identità. Le pubblicità sociali sono ovunque, il volontariato è diffusissimo e le star dello spettacolo girano clip contro il bullismo e pubblicizzano corsi dove imparare a superare il sessismo. Studiare per diventare Europa è anche questo, e una delle prime mosse di Zelensky è stata quella di abolire la sfilata militare per il giorno dell’Indipendenza – “costa troppo, meglio dare i soldi ai nostri soldati” – e sostituirla con un corteo di esponenti della società civile, con i veterani mutilati del Donbass in prima fila.

Poroshenko fu votato nel 2014 per riformare il paese e portarlo verso l'Europa, ma Putin costrinse il presidente-magnate del cioccolato a indossare la mimetica, in un ruolo che avrebbe distrutto chiunque. La parola chiave di Zelensky è “pace”, che non significa resa – la restituzione della Crimea annessa e il ritorno del Donbass sono condizioni sine qua non, anche perché qualunque deviazione farebbe scoppiare dieci Maidan. Il suo primo viaggio all’estero è stato da Macron, il leader internazionale che l’ha tenuto a battesimo, e da Merkel, per rilanciare il “formato Normandia” sui protocolli di Minsk, nei quali vorrebbe cooptare anche Trump. Kravchenko è originario di Donetsk e ammette che le prime mosse di Zelensky sul terreno sono state azzeccate: non si è limitato alla photo-opportunity in trincea con addosso il giubbotto anti-proiettile, ottenendo il primo cessate-il-fuoco relativamente solido dopo mesi. Riuscire a mettere la guerra in stand-by – è evidente che la soluzione definitiva arriverà soltanto con un regime change a Mosca – significa potersi dedicare al rilancio del paese più povero d’Europa.

Se l’Ucraina non torna nella sfera di Mosca, la Russia non potrà mai più essere un impero ma soltanto uno stato asiatico

Una sfida che ha già una road-map. “La serie televisiva di Zelensky, lanciata nel 2015, è stata pensata come un sogno su quello che avrebbe potuto essere. Il popolo è più intelligente di quanto ce lo immaginiamo”, spiega Kiseliov, aggiungendo che la furia di Poroshenko contro la satira del comico non ha fatto che portargli voti. Non è soltanto un fenomeno popolare, però, e molti intellettuali di spicco esultano per la nuova era. Paulina Lavrova, raffinata proprietaria dell’editrice Laurus – un'altra russa scappata da Pietroburgo a Kiev, “ma io l’ho fatto per amore”, ride – è felice per la fine “dell’etnofeudalismo di Poroshenko”, anche se si pone tutti gli interrogativi degli scettici su Zelensky: “E’ un uomo estremamente riservato, in una città come Kiev dove tutti si conoscono frequenta soltanto la sua cerchia. Si sa che è molto leale verso i suoi, ma non sopporta le pressioni, se vogliono costringerlo a prendere una decisione fa il contrario”. L'altro rischio eterno del populismo è l’accentramento di potere, ed è già evidente, anche perché Zelensky ha accumulato un capitale politico senza precedenti: il plebiscito alle presidenziali, 254 deputati (su 450, ma 27 seggi della Crimea e del Donbass occupato sono vacanti) nella Rada, un governo dal quale sono state escluse alcune figure autorevoli ma troppo indipendenti, un suo uomo alla Procuratura generale e un amico d’infanzia e direttore del suo teatro ai servizi segreti. Mikhail Minakov, responsabile dell'Ucraina al Kennan Institute di Washington e massimo esperto internazionale del suo paese, nota con preoccupazione che alla riunione congiunta dei vertici della Rada, del governo e della giustizia il presidente “impartiva ordini, come un capitano alla sua ciurma”, senza peraltro incontrare resistenza, nonostante la Costituzione preveda un sistema parlamentare-presidenziale. Boris Davidenko, analista della piattaforma VoxUkraine.org (il cui fondatore Timofiy Milovanov è diventato ora ministro dell’Economia), è preoccupato dall’approccio della squadra presidenziale verso i media: “Ignorano i giornalisti, dicono che parlano direttamente con il popolo e non hanno bisogno di mediatori, ma non siamo soltanto delle ricetrasmittenti, noi siamo i watchdog della democrazia”. Un leader che sbanca le elezioni come Grillo, rottama come Renzi e comanda come Salvini distruggerebbe quella che è l’essenza politica dell’Ucraina, un multilateralismo quasi esasperato, che l’ha tutelata contro tentazioni autoritarie alla russa ma l’ha anche indebolita in un susseguirsi di faide e clan dove il legame informale spesso conta molto più della legge. Zelensky ha però dimostrato anche di essere capace non solo di rottamazione, ritirando rapidamente l’agghiacciante proposta di interdire gli uffici pubblici a chiunque avesse avuto cariche prima della sua elezione, e alleandosi con il potente e controverso ministro dell’Interno Arsen Avakov, che ha conservato il suo posto (ma potrebbe perdere la Guardia nazionale, che Zelensky vuole comandare personalmente, anche per mettere sotto controllo le frange ultranazionaliste che coinvolge).

Osservatori ben informati dicono che negli uffici della presidenza regna ormai un culto della personalità di “Ze”, considerato dai suoi un genio. Il background del presidente non aiuta l’umiltà: oltre ad avere come mestiere quello di incantare il pubblico, qualità necessaria ma anche pericolosissima per un politico, è anche un imprenditore di successo. Il suo teatro Kvartal-95 è un vero impero, con le facce dei suoi attori affisse ovunque per Kiev, tra pubblicità e locandine: produce spettacoli live, film, serie, e dà lavoro a 10 mila persone. E' una componente essenziale del successo del personaggio Ze, un self-made man, uno dei nostri ragazzi che ce l'ha fatta, dai teatri studenteschi al palco principale della nazione, ma esempi anche recenti mostrano che un businessman abituato a una catena di comando verticale fa fatica a funzionare negli schemi multidimensionali della politica. Da presidente Zelensky ha assunto toni più sobri, e interpreta il presidente vero senza alcuna concessione alla comicità del suo personaggio televisivo, forse per evitare di cadere nel ridicolo di un capo di stato che fino a sei mesi fa si vedeva a lanciare tortini vestito da donna nei suoi spettacoli comici. Anche le sue proposte più populiste, come l’abbassamento delle tariffe sul gas, eterno dolore ucraino, sono state accantonate. Resta la battaglia con gli oligarchi che, rivela la giornalista d’inchiesta Olga Vassilevskaya-Smaglyuk, appena eletta deputato con il partito di Zelensky, stanno già cercando di comprare i nuovi “servi del popolo”, molti dei quali non hanno mai visto più di 500 euro in contanti in vita loro. E resta la sfida delle riforme e dell’economia, in quello che ufficialmente è il paese più grande ma anche il più povero d'Europa, anche se Kiseliov dice che “in buona parte i numeri sono una finzione” e Davydenko aggiunge che Kiev cresce a un tasso del 6 per cento, due punti in più della media nazionale (e si vede dal numero dei cantieri e dei locali nuovi). La guerra con la Russia ha prodotto una crisi devastante, ma cinque anni dopo si è scoperto che Putin ha voluto il male e ha compiuto involontariamente il bene: distruggendo l’industria mineraria del Donbass ha anche polverizzato l’influenza politica della regione più filorussa dell’Ucraina, il cui ruolo è stato sostituito nell'economia da un’agricoltura in grande ascesa, con cospicue esportazioni internazionali. E i 9 milioni di ucraini che lavorano, più o meno fissi, in Europa, non solo portano con le loro rimesse fino al 4 per cento del Pil, ma sono una risorsa umana cruciale nella scelta filo occidentale. Per ora, l’avventura mediatico-politica di Zelensky è il più grande spettacolo del mondo, in una sorta di “populismo buono” che rappresenta un avvincente quanto inquietante spiraglio dell'imminente futuro in cui le sceneggiature della politica si scriveranno direttamente su Netflix, e si tratterà di imparare l’arte di scriverle con un lieto fine. Ma quello ucraino è il laboratorio più all’avanguardia dove si sta cercando la ricetta per superare la sindrome sovietica, una scommessa che potrebbe cambiare il destino anche della Russia, e dell’Europa.



La moglie del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è "l'obiettivo n.2" del Cremlino: anche lei ha deciso di non abbandonare il Paese
Olena Zelenska, la first lady nel mirino di Putin

Massimo Balsamo
2 Marzo 2022 - 22:10

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ol ... 1646256425

In prima linea con coraggio, ora più che mai al fianco del marito: Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino Volodmymr Zelensky, è uno dei simboli della resistenza contro il Cremlino. La donna ha deciso di non scappare e di vivere in una località segreta, al fianco della sua gente in questi giorni tragici legati all'invasione delle truppe di Vladimir Putin.

“Secondo le nostre informazioni, il nemico mi ha contrassegnato come obiettivo numero 1. La mia famiglia è l’obiettivo numero 2”, ha rivelato nelle scorse ore Zelensky, un riferimento naturalmente legato alla moglie e ai due figli della coppia, Oleksandra, 17 anni, e Kyril, 9. Nel mirino del nemico, dunque, ma mai doma: grazie ai suoi oltre 2 milioni di follower su Instagram, Olena Zelenska racconta giorno per giorno il dramma vissuto dall’Ucraina, inviando messaggi di vicinanza e di incoraggiamento al popolo.

“Sono una scrittrice e un architetto. E sono anche sotto la minaccia di morte del signor Putin”, ha scritto in un post pubblicato sui social network. In un altro messaggio, invece, ha voluto ribadire solidarietà agli abitanti di Kiev e dintorni: "Non cadrò nel panico o scoppierò a piangere. Sarò calma e fiduciosa. I miei bambini mi guardano e resterò vicino a loro e accanto a mio marito. Ma anche accanto a voi. Vi amo e amo l'Ucraina". Calore, partecipazione e complicità: gli ucraini la amano soprattutto per questo, come testimoniato dai tanti commenti emozionanti che campeggiano sulla sua pagina.

Sposata con Zelensky dal 2003, Olena Zelenska ha scritto diversi spettacoli e film andati in onda nel Paese e ha ovviamente collaborato con il marito nella sua “vita precedente”, contribuendo alla stesura di sketch w gag. In un’intervista rilasciata a Vogue qualche tempo fa rivelò di aver sempre preferito restare dietro le quinte: “Mio marito è sempre in prima linea, mentre io mi sento più a mio agio nell'ombra. Non mi piace raccontare barzellette. Non è nel mio carattere. Ma al momento opportuno so quando intervenire”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:55 pm

Propaganda nazi fascista e comunistoide contro il Presidente ucraino Zelensky che fu anche attore e che anche imprenditore con migliaia di dipendenti.
La demonizzazione per le sue proprietà immobiliari come la villa a Forte dei Marmi.
Beh che Zelensky si è costruito con il suo lavoro creando lavoro e ricchezza anche per la sua Ucrina al contrario degli oligarchi russi che hanno spogliato e affamato e che depredano e affamano il popolo russo,
ecco la villa di Putin in Siberia e il confronto con quella di Zelensky a Forte dei Marmi in Toscana

La villa a Forte dei marmi che il Presidente ucraino il democratico Zelensky si è costruito con il suo lavoro di attore apprezzato e di bravo impenditore che ha generato e ricchezza anche per la sua gente ucraina

La villa a Forte dei Marmi che il Presidente ucraino e democratico Zelensky si è costruito con la sua attività di attore apprezzato e di bravo impenditore e che ha generato ricchezza e lavoro anche per la sua gente ucraina senza derubarla, eletto liberamente con il 73% dei votanti e senza alcuna violenza e alcun imbroglio elettorale

Ecco la villa imperiale sul Mar Nero, dell'oligarca nazional imperialista russo il dittatore assassino Putin, eletto per la terza volta Presidente della Russia con brogli elettorali e violenza sugli avversari politici.
Realizzata affamando la sua gente il popolo russo che è tra i paesi della terra con decine di milioni di poveri.

Gli oligarchi oligopolisti russi hanno almeno 800 miliardi di dollari esportati, nascosti nelle varie banche del mondo e nei vari paradisi fiscali e/o investiti fuori della Russia, in buona parte sottratti al Popolo russo con l'appropriazione indebita, il peculato, la corruzione, la violenza e l'inganno.

Ecco chi sono gli oligarchi russi capeggiati dal dittatore Putin, la vecchia nomenclatura o elite dell'URSS o Unione Sovietica che al crollo di questa si è appropriata dei beni nazionali e statali dei russi: proprietà di ogni genere, aziende industriali, beni immobili e risorse minerali ed energetiche, si sono privatizzato tutto a spese del Popolo russo che in gran maggioranza vive in ristrettezze, in povertà e in miseria.

Oligarchi russi
https://it.wikipedia.org/wiki/Oligarchi_russi
Gli oligarchi russi sono magnati economici delle ex repubbliche sovietiche che hanno rapidamente accumulato grandi quantità di ricchezze durante l'era della privatizzazione russa in seguito allo scioglimento dell'Unione Sovietica negli anni '90. Il fallimento dello stato sovietico rese controversa la proprietà di vari beni statali, il che consentì accordi informali con ex funzionari dell'URSS (principalmente in Russia e Ucraina) come un mezzo per acquisire proprietà statali. Lo storico Edward L. Keenan ha tracciato un paragone tra l'attuale fenomeno russo degli oligarchi e il sistema di potenti boiardi emersi nel Granducato di Mosca tardomedievale.
I primi moderni oligarchi russi sono emersi come imprenditori del settore del business sotto Michail Gorbačëv (Segretario Generale 1985-1991) durante la sua fase di liberalizzazione del mercato.[2] Questi imprenditori di nuova generazione sono stati in grado di accumulare la loro ricchezza iniziale grazie alle riforme di Gorbachev quando "la coesistenza di prezzi regolamentati e quasi di mercato ha creato enormi opportunità di arbitraggio". Il termine “oligarca" deriva dal greco antico oligarkhia che significa "comando di pochi".
Dal 2018, diversi oligarchi russi e le loro società sono stati colpiti dalle sanzioni statunitensi ai sensi della Countering America's Adversaries Through Sanctions Act (CAATSA) per il loro sostegno all‘"attività nefasta del governo russo in tutto il mondo".


Il patrimonio rubato del dittatore Putin capo dell'oligarchia russa che ha depredato il Popolo russo

Il tesoro di Putin, il patrimonio misterioso e a prova di sanzione dello Zar che potrebbe valere 200 miliardi di dollari - Il Riformista
Fabio Calcagni
28 Febbraio 2022

https://www.ilriformista.it/il-tesoro-d ... ri-282765/

I ministri degli Esteri riuniti a Bruxelles nei giorni scorsi hanno deciso, tra le sanzioni da adottare contro la Russia per l’invasione delle truppe di Mosca in Ucraina, una serie di sanzioni tra cui il congelamento dei beni in Europa di proprietà del presidente russo Vladimir Putin e del suo ministro degli Esteri Sergei Lavrov.

Una mossa dal sapore simbolico, dato che i due politici russi non sono di fatto titolari di beni a loro direttamente riconducibili nei paesi dell’Unione europea, ma che segna in ogni caso una decisa svolta nel rapporto tra Bruxelles e il Cremlino.

Una decisione che ha rilanciato un tema che ormai da decenni è di dibattito in particolare sui media occidentali: a quanto ammonta la ricchezza personale di Vladimir Putin? Lo Zar russo, che guida il Paese di fatto dal 1999 (dal 2008 al 2012 è stato primo ministro del suo fedelissimo Dmitrij Medvedev), negli anni avrebbe accumulato in modo ‘opaco’ ricchezze immense.


Le proprietà nascoste

Ufficialmente Putin guadagna circa 140mila dollari l’anno come presidente della Federazione russa, mentre dalle sue dichiarazioni ufficiali viene evidenziato il possesso di un appartamento, tre auto e una roulotte. Tutto qui? Non proprio.

A mettere in fila le sue proprietà ‘ufficiose’ è il New York Times, che evidenzia come Putin sia di fatto il proprietario di una immensa tenuta sul Mar Nero dal valore stimato in circa un miliardo di euro, un palazzo principesco da oltre 14mila metri quadri la cui esistenza è stata svelata dall’oppositore dello Zar Aleksej Navalny. Putin sarebbe inoltre proprietario di un appartamento da 4,1 milioni di dollari a Monaco, acquistato tramite una società offshore da una donna che si dice sia la sua amante, oltre a possedere una villa nel sud della Francia legata all’ex moglie. Inoltre fino al periodo precedente allo scoppiare della guerra in Ucraina, nel porto di Amburgo, in Germania, era ‘parcheggiato’ il suo yacht di lusso da 100 milioni di dollari.

Il patrimonio da 200 miliardi

I conti in tasca a Putin li ha fatti Forbes, la rivista americana di economia e finanza, con il Forbes Wealth Team che tracciato le origini della ricchezza del presidente russo attraverso un vero e proprio metodo.

Il riferimento è all’oligarca russo Mikhail Khodorkovsky, ex numero uno della compagnia petrolifera Yukos, acquistata dal magnate della banca Menatep grazie agli agganci con l’allora presidente russo Boris Eltsin dopo che la compagnia venne messa all’asta nell’ambito del programma di privatizzazioni che farà ricchi decine di oligarchi.

I rapporti con Putin sono ben diversi: il nuovo presidente infatti ritiene i burocrati e gli imprenditori che hanno prosperato grazie alla protezione di Eltsin siano un ostacolo al suo potere ed è di fatto lo stesso Putin a farlo arrestare nel 2003 per frode fiscale. Khodorkovsky resterà in carcere fino al 2013, quando uscirà grazie all’amnistia approvata dalla Duma, scappando immediatamente dal Paese per rifugiarsi prima in Germania e poi a Londra.

Tornando a Putin, secondo Bill Browder, finanziere americano esperto delle leggi Magnitsky che consentono ai governi di imporre sanzioni mirate ai trasgressori dei diritti umani congelando i loro beni, lo Zar avrebbe accumulato ricchezze immense stingendo accordi con gli oligarchi tanto odiati. “L’accordo era: ‘Dammi il 50% della tua ricchezza e ti lascerò tenere l’altro 50%’”, dice Browder.

In caso contrario il trattamento sarebbe stato lo stesso ricevuto da Khodorkovsky. Così, secondo Browder, nel 2017 Putin era stato in grado di accumulare un patrimonio personale di circa 200 miliardi di dollari, tale da renderlo all’epoca la persona più ricca sul pianeta.

Per l’economista svedese Anders Aslund invece il patrimonio di Putin è in una forbice tra i 100 e 130 miliardi e sarebbe stato accumulato dal leader di Mosca grazie a un sistema di tangenti e partecipazione nascoste in società russe. La fortuna di Putin arriverebbe dunque da una cerchia di ‘amici’ che hanno accumulato enormi ricchezze grazie a contratti col governo, con i soldi che poi tornerebbe in parte allo stesso Zar del Cremlino.


Le attività lavorative, economiche e industriali dell'uomo di buona volontà ed ebreo Zelensky che si è guadagnato il pane con il sudore della fronte e del suo ingegno e che oggi si guadagna l'onore e la paga da Presidente del suo paese l'Ucraina combattendo e rischiando la vita contro il criminale e falso cristiano il russo mafioso e gangster, l'oligarca Putin.

https://it.wikipedia.org/wiki/Volodymyr_Zelens%27kyj

Fin dal 1997 lavora come attore e sceneggiatore nello studio cinematografico Kvartal 95 Club, diventandone poi nel 2003 direttore artistico. Nel 2011 è produttore generale del canale Inter TV, dal 2013 al 2019 è direttore artistico in Kvartal 95 Studio LLC.
Fondatore del centro giovanile League of Laughter della ONG, Zelens'kyj interpreta nel 2015 il ruolo di presidente ucraino nella serie televisiva Sluha Narodu (letteralmente, Servitore del popolo) in cui mette in scena un capo di Stato onesto, capace di superare in astuzia antagonisti e detrattori. La serie Tv vincerà il "WorldFest Remi Award" (USA, 2016), arriverà tra i primi quattro finalisti nella categoria dei film comici al "Seoul International Drama Awards" (Corea del Sud) e sarà insignita del premio "Intermedia Globe SILVER" nella categoria "Serie TV di intrattenimento" al "World Media Film Festival" di Amburgo.


Guerra Ucraina, il presidente Zelensky: reddito e patrimonio dell'ex comico
Al centro del dibattito pubblico resta la guerra in Ucraina, cosa sappiamo del presidente Zelensky: reddito e patrimonio dell’ex comico.
Gabriele M.
2 marzo 2022

https://www.bonificobancario.it/2022/03 ... atrimonio/

In questi giorni in cui si inasprisce il dibattito intorno alla guerra in Ucraina, conseguente all’attacco della confinante Russia, molto si è discusso del patrimonio di Vladimir Putin, al potere da un quarto di secolo nel Paese. Ben poco invece si è parlato dell’altro leader politico che sta affrontando la guerra e soprattutto di quelli che sono i suoi redditi. Parliamo ovviamente di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, il quale sta facendo parlare di sé soprattutto per non aver abbandonato il suo Paese.

Di lui e del suo passato si sa davvero poco: classe 1978, Zelensky ha una storia davvero incredibile alle spalle. Infatti, è stato protagonista di una serie tv comica in cui interpretava un professore di liceo che diventava presidente del suo paese. I produttori della serie, successivamente, fondarono un partito politico, del quale Zelensky divenne il leader e quello che è avvenuto successivamente è noto a tutti. Al ballottaggio, tre quarti della popolazione gli ha espresso fiducia.

Gran mistero si fa del suo patrimonio, ovvero questo è pubblico, ma appunto mentre ci si interessa molto di quello di Vladimir Putin, poco si parla del suo e di quello della sua famiglia. “Sluha Narodu” o “Servitore del popolo”, come Zelensky si fa chiamare e fa chiamare il suo partito, ha un patrimonio davvero importante, mentre ben più basso è il suo reddito da presidente ucraino. Pubblica è la sua dichiarazione dei redditi per il 2019, da cui emergono proprio questi interessanti aspetti. Secondo la dichiarazione, il reddito del capo di stato e dei membri della sua famiglia nel 2019 ammontava a circa 860mila euro e la famiglia Zelensky versava in tasse oltre 100mila euro.

Secondo il rapporto stesso, da maggio 2019 Volodymyr Zelensky non è impegnato in attività imprenditoriali e riceve uno stipendio esclusivamente dal Dipartimento degli Affari di Stato. Da quel momento, dunque, il suo stipendio è quello da presidente del Paese e da maggio a dicembre 2019 è stato di circa seimila euro. Attenzione però: nello stesso periodo, si sarebbe registrato un aumento dello stipendio della moglie del presidente e una diminuzione dello stipendio e del reddito d’impresa del capo dello Stato. Sempre nel 2019, Zelensky ha venduto un appartamento nella città di Kiev, che apparteneva a sua moglie, ricavandone circa 150mila euro.


800 MILIARDI E IL NADA
Niram Ferretti
28 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

I depredatori dello Stato russo che in questi ultimi vent'anni hanno ammassato all'estero cifre incalcolabili. I difensori dei "valori cristiani" della "famiglia", della "patria" contro la decadenza occidentale, contro il suo simbolo più perverso, Conchita Wurst.
Si sta discutendo anche su come colpire le ricchezze imboscate nei paradisi fiscali. Il Tesoro americano ha accolto con grande soddisfazione il passo storico della Svizzera che ha deciso di unirsi alle sanzioni. Secondo Il National Economic Bureau, prestigioso istituto di Cambridge (Usa), Putin e un folto gruppo di oligarchi e di militari avrebbero occultato circa 800 miliardi di dollari tra Svizzera, Regno Unito, Cipro e altre zone franche nel mondo. È una cifra equivalente al patrimonio totale degli altri 144 milioni di russi.
800 miliardi di dollari. Si provi a sforzarsi di immaginarseli. Chiudiamo gli occhi...Qualche secondo...Più concentrazione...Niente, è impossibile.
È come cercare di immaginare il Nulla.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:55 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » gio mar 03, 2022 9:56 am

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » gio mar 03, 2022 9:56 am

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » gio mar 03, 2022 9:58 am

25)
La demenziale umanità per cui la Russia del criminale Putin avrebbe il diritto di stuprare la libera Ucraina.
Allo stesso modo che l'ex marito o l'ex amante di una donna da questa lasciato per violenza oppressiva avrebbe tutto il diritto di riprendersela con la forza sotto il suo dominio e se questa si ribellasse anche di stuprarla e di ucciderla
Questa umanità è l'inferno in terra.
Se non sei d'accordo con questa logica criminale ti accusano di russofobia come fanno i nazimaomettani che terrorizzano, depredano, uccidono, stuprano e sterminano e se li critichi ti accusano di islamofobia.




Vedasi anche capitoli:

2)
I demenziali sostenitori italiani di Putin

3)
Demenzialità, assurdità e calunnie degli italiani filo Russia di Putin, personalità ideologicamente malate, antieuropee e antiamericane, vittime del fanatismo complottista e dei pregiudizi contro l'Occidente euro americano che giustamente ha combattuto il nazi fascismo e il comunismo e che oggi combatte l'oligarchismo atutoritario nazi fascista della Russia di Putin che si serve anche del cristianismo ortodosso per darsi una parvenza di buona umanità e di civiltà.

4)
La demenziale minoranza venezianista indipendentista del venetismo veneto che alle ultime elezioni regionali venete non è arrriva all'1% dei consensi e non è riuscita ad eleggere nemmeno un consigliere regionale, è irresponsabilmente schierata con la Russia di Putin e con i separatisti filo russi del Donbass.

5)
Quelli che il male è l'America USA e la Russia il bene

10)
Demenziali sostenitori di Putin, antiamericani e antieuropei

12)
Che vergogna gli ebrei e gli amici degli ebrei che stanno dalla parte della Russia nazifascista di Putin e contro l'indifesa Ucraina con il pretesto calunnioso che nel passato una parte degli ucraini erano antisemiti come lo sono stati anche i russi e gran parte degli europei.


17)
I filo Russia di Putin,
perché demenziali novax no-greenpass, perché complottisti e sovranisti monetari, perché anti globalismo economico e anticapitalisti;
e antioccidentali perché antiburocratismo UE, perché anti politicamente corretto e perché cristianamente laico e poco religioso;
e in buona fede perché credevano nel buon e pacifico Putin redentore della Russa dalle ceneri dell'URSS.

18)
I molti errori dei politicanti/politici italiani e dei loro partiti, sia in buona che in mala fede a favore di Putin e contro gli USA e la NATO, sia a destra che a sinistra che al centro, a cominciare da Togliatti, passando per Craxi e Berlusconi, d'Alema, Prodi, Renzi, Letta, Meloni e Salvini, Grillo e i verdi con le loro menzogne sull'energia e sul clima. Anche altri politici/ politicanti europei e USA hanno fatto i loro errori come pure la Merkel.

22)
La falsa narrativa della propaganda filo russa, antiucraina e anti occidentale






Il caso dei rossobruni, nazifascisti e comunisti italiani
schierati a favore della Russia nazional imperialista illiberale, antidemocratica e falsamente cristiana dell'oligarcai Putin, antiamericana, antieuropea, antisemita, alleata con tutte le dittature della terra comuniste e maomettiste, usa alla menzogna, alla minaccia mafiosa, alla prepotenza, alla violenza, alla rapina gangsterista, all'assassinio politico ed economico, al genocidio dei non russi e dei cristiani


Propaganda nazional fascista italiana contro i patrioti dell'Ucraina con tutto il repertorio della propaganda russa contro l'Ucraina, l'Europa, gli USA e la NATO.

Ecco una sintesi di questa propaganda che circola nel web, con alcuni esempi tra i sostenitori di Putin

Primo caso:

Marilena Rossi
Alberto Pento La Russia di Putin non è l'URSS. E per la cronaca sono anti-comunista. Gli USA guerrafondai si sono dimostrati molto più pericolosi. Bush e Obama hanno distrutto intere regioni, sovvenzionato il terrorismo Islamico e ci hanno inondati di milioni di migranti, perlopiù musulmani, che odiano l'Occidente.
Gli ebrei americani sono per oltre l'80% Democratici progressisti anti-bianchi/Cristiani, simpatizzanti dei musulmani. Un buon numero non supporta Israele. E se vogliamo proprio dirla tutta, dire che gli ebrei controllano banche e media (ma anche Big Pharma e Big Tech) è assolutamente vero, basta verificare chi sono padroni, CEO e manager delle principali multinazionali, media e fondazioni. Fatti non sono antisemitismo, né teorie del complotto.
Lei vuole la guerra. Follia pura.
Ho appena letto questo riassunto sull'Ucraina. È in inglese, se lo traduca.
Ukraine elected a democratic government in 2010 with a 49% to 45% victory for the pro Russian Victor Yanukovych and the election was declared to be above board and totally legal. He had huge support in the east of the country.
Foreign interference since 2010 from the USA and the EU led to a very dangerous situation and Russia had every right to back it's democratically elected neighbour.
Ordinary protestors were not shot by the police as the police themselves received many casualties from snipers.
This was an armed insurrection.
The US used the same modus operandi in Syria and elsewhere.
Foment rebellion, fund and arm rebels, shoot innocent protestors and blame it on Government forces, then use lies and propaganda in a compliant main stream media to demonize the legitimate Government of Yanukovych.
Russia’s “annexation” of Crimea (by military personnel already stationed there for their Black Sea fleet) was more of a “reunification” and was with a 96% approval rating by the people of Crimea in a referendum.
After the US/EU coup in Ukraine in 2014, Russia showed remarkable restraint by not moving their defensive forces up to the river Dnieper in Ukraine to protect the majority Russian speaking residents of that eastern region who support Russia and are being attacked by fascist Ukrainians.
It would have been totally justified.
Russia has spent the last 8 years watching the US fund Ukraine fascists shelling the Donbass region killing thousands of ethnic Russians.
The US has also encouraged Ukraine to join NATO and supply them with missiles which can be converted to nuclear warheads.
The US has also funded many biolabs in Ukraine.
Russia has finally realised that after years of negotiations the US and their poodles cannot be trusted and have entered Ukraine to rid themselves of the threat from a nuclear, biolabbed and armed US conclave on their border contrary to previous peace agreements.

L'Ucraina ha eletto un governo democratico nel 2010 con una vittoria di 49% a 45% per il filo-russo Victor Yanukovych e l'elezione è stata dichiarata al di sopra delle regole e totalmente legale. Aveva un enorme sostegno nell'est del paese.
L'interferenza straniera dal 2010 da parte degli USA e dell'UE ha portato a una situazione molto pericolosa e la Russia aveva tutto il diritto di sostenere il suo vicino democraticamente eletto.
I normali manifestanti non sono stati colpiti dalla polizia, poiché la polizia stessa ha ricevuto molte vittime dai cecchini.
Questa era un'insurrezione armata.
Gli Stati Uniti hanno usato lo stesso modus operandi in Siria e altrove.
Fomentare la ribellione, finanziare e armare i ribelli, sparare ai manifestanti innocenti e dare la colpa alle forze del governo, poi usare le bugie e la propaganda in un media main stream compiacente per demonizzare il legittimo governo di Yanukovych.
L'"annessione" della Crimea da parte della Russia (da parte del personale militare già di stanza lì per la loro flotta del Mar Nero) è stata più una "riunificazione" ed è stata con un 96% di approvazione da parte del popolo di Crimea in un referendum.
Dopo il colpo di stato USA/UE in Ucraina nel 2014, la Russia ha mostrato una notevole moderazione non spostando le sue forze difensive fino al fiume Dnieper in Ucraina per proteggere i residenti a maggioranza russofona di quella regione orientale che sostengono la Russia e sono attaccati dagli ucraini fascisti.
Sarebbe stato totalmente giustificato.
La Russia ha passato gli ultimi 8 anni a guardare gli Stati Uniti finanziare i fascisti ucraini che bombardano la regione del Donbass uccidendo migliaia di russi etnici.
Gli USA hanno anche incoraggiato l'Ucraina ad unirsi alla NATO e a fornire loro missili che possono essere convertiti in testate nucleari.
Gli USA hanno anche finanziato molti biolab in Ucraina.
La Russia ha finalmente capito che dopo anni di negoziati non ci si può fidare degli USA e dei loro barboncini ed è entrata in Ucraina per liberarsi della minaccia di un conclave americano nucleare, biolabbricato e armato sul loro confine, contrariamente ai precedenti accordi di pace.


Secondo caso:

Questa guerra è nata nel 2014, quando è stato fatto un colpo di stato in Ucraina sostenuto da Stati Uniti (c'era Biden vicepresidente e la Clinton segretario di Stato).
Elena Ribotta Zaccheo
27 febbraio 2022
https://www.facebook.com/elena.ribotta/ ... 1231544970
Per chiarezza.
Questa guerra è nata nel 2014, quando è stato fatto un colpo di stato in Ucraina sostenuto da Stati Uniti (c'era Biden vicepresidente e la Clinton segretario di Stato).
Tolsero il Presidente ucraino filo-russo che si rifugiò a Mosca, presero il potere con la forza e piazzarono un governo filo- americano.
Dopo il colpo di stato sono subito state emanate delle leggi anti russe. Solo che l'Ucraina è un paese diviso in due, a ovest sono ucraini, nazionalisti e vicini all'Europa, ad est e in Crimea sono russi.
La Russia con un colpo di mano si è ripresa la Crimea senza sparare un colpo (perché il 90% sono russi e hanno fatto un referendum). Mentre nelle altre province sono state fatte persecuzioni (multe se parli in russo, sparatorie a chi pregava in russo). I dati OSCE parlano, di 14000 morti fra civili e militari nel Donbas in 7 anni.
Nel 2014 c'è stata la strage di Odessa, ma ne hanno parlato troppo poco in tv. Gli ucraini diedero fuoco a un sindacato che era pieno di anziani, donne con bambini, quelli che scamparono all'incendio furono uccisi a colpi di fucile.
Putin ha più volte denunciato il genocidio nel Donbas (14.000 morti) ma nessuno nei media occidentali ha approfondito.
Poi è arrivato Trump e l'Ucraina è rimasta sola, a lui non interessava. C'è stato i cessate il fuoco e sono stati fatti gli accordi di Minsk che prevedevano il riconoscimento delle due repubbliche da parte dell'Ucraina come regioni a statuto speciale.
Si arriva così all'elezione di Biden, che affermò subito che Putin è un killer e che gliel'avrebbe fatta pagare.
Il figlio di Biden, Hunter, ha diversi gasdotti in Ucraina, e affari milionari. Biden ha chiesto l'ingresso nella Nato dell'Ucraina, inaccettabile per la Russia. Inaccettabile perché i missili sarebbero puntati a 300 km da Mosca. Perché sarebbero puntati su Pechino, infatti la Cina ha sostenuto la Russia con contratti sul gas altissimi.
Da dicembre è iniziata l'isteria americana sull'inizio della guerra. Hanno pompato Zelensky a bombardare di nuovo il Donbas per riprenderselo promettendogli aiuto militare. Lui ci è cascato. La Russia si è seduta al tavolo con tutti i presidenti e con tutti i ministri degli esteri ma senza risultati. Nessuno voleva trattare, ma ribattevano che l'Ucraina ha il diritto di entrare nella Nato. La Russia ha offerto di demilitarizzare l'Ucraina e farlo uno stato cuscinetto, come la Svizzera, di transito di gas e di merci, ma senza armi. Gli è stato risposto di no.
Aggiungo che gli USA hanno piazzato in questi anni in Ucraina 14 laboratori che producono armi chimiche, lungo tutto il confine russo. Dunque una minaccia di non solo missili.
A questo punto non è difficile comprendere la reazione di Putin, acclamato dalle popolazioni filo-russe del Donbass come un liberatore di quelle zone che non devono essere annesse alla Russia ma rese alla loro libertà dopo i massacri di questi anni.
Non esistono buoni e cattivi, ma solo una buona o una cattiva informazione.(R.Humber)
Commento di Daniele DC


Terzo caso:

Cosa ne pensi?
Quando vuoi raccontare una storia, prova a raccontarla dall'inizio, significa raccontare tutta la storia.
Altrimenti ogni volta che inizi a raccontare la storia da un certo momento. Racconti tutta un'altra storia.

https://www.facebook.com/sacha.ranc.5/p ... 2698380000

Quando qualcuno vuole raccontarti una storia, chiedigli di raccontartela dall'inizio, altrimenti ti racconterà tutta un'altra storia.
La storia cambia con il momento in cui iniziamo a raccontarla.
Gli abitanti di Russia e Ucraina sono quasi le stesse persone. Almeno ancora quando andremo dai 400 ai 500 anni fa.
Quando gli studenti africani, come una delle mie zie, studiavano a Odessa negli anni '80, si parlava all'epoca di una città dell'URSS, l'unione dei repubblicani socialisti sovietici. E questa città oggi fa parte di uno stato chiamato Ucraina.
L'URSS esplose il 25 dicembre 1991 e diede alla luce 15 paesi indipendenti, tra cui l'attuale Russia e l'attuale Ucraina.
Sì, Putin rimpiange questa esplosione USA. Lo ha già detto, ma ha anche detto che vuole rispettare questi paesi indipendenti e non vuole mai attaccarli.
Potremmo credergli, perché non ha mai provato ad attaccarli, tranne...
Tranne quando questi paesi formano un'alleanza militare guidata dagli americani, chiamata NATO, l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.
Per la riunificazione della Germania (deutsche Wiedervereinigung) nel 1989, la Russia aveva persino promesso di non avvicinarsi militarmente ai suoi confini, se avesse accettato questa riunione. Non dimentichiamo che una parte della Germania è stata una colonia russa dalla seconda guerra mondiale fino al 1989.
Insomma, la Russia ha accettato la riunificazione della Germania.
Quando Putin divenne presidente russo per la prima volta nel maggio 2000, uno dei suoi primi passi fu pronunciare un discorso al Bundestag davanti ai deputati tedeschi. Era il 25.09.2001. Quella è stata una mano allungata agli Europei.
Ha detto molto chiaramente che vuole il disarmo, che vuole la cooperazione e che non deve fare una guerra con l'Europa.
Lo ha anche segnalato ripetutamente.
Invece di ascoltarlo e prenderlo sul serio, la NATO stava prendendo decisioni di espandersi una dopo l'altra fino ai confini russi, e continuava a dire che non minacciava la Russia. Ma la Russia si sente minacciata.
Amici miei, immaginate come reagirebbero gli Stati Uniti se un paese centroamericano, ad esempio Venezuela, Cuba o Messico si unisse a un'alleanza militare guidata da Russia o Cina. E che le truppe russe o cinesi con le loro basi missilistiche sarebbero parcheggiate lì.
Abbiamo avuto questo a Cuba nell'ottobre 1962 e abbiamo visto la reazione degli USA. Questo ha quasi scatenato una WW3
A questo proposito, va preso sul serio che la Russia naturalmente non ha mai voluto questo processo di espansione della NATO.
La Russia è sempre stata incolpata per aver stazionato i suoi militari ai confini ucraini, per aver fatto manovre militari lì. Abbiamo sempre pensato che fosse una provocazione.
Ma quando la NATO, quando gli americani manovrano nel Mar Nero, quando migliaia di soldati americani sono di stanza nell'Est Europa, si chiama atto di pace. Semplicemente non succede così. E Putin non è uno stupido, sa cosa sta succedendo.
Ora la domanda è perché gli europei e gli USA si comportano come sono?
Perché stanno provocando la Russia?
Ci sono 2 motivi:
1. ) indebolendo militarmente la Russia. Voglio dire volerlo rinchiudere e attaccarlo un giorno.
2. ) Fermare il gas russo all'Europa e vendere gas americano all'Europa.
Quando vediamo Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, dire alla stampa che il progetto Nord Stream sarà cancellato se la Russia farà qualcosa contro l'Ucraina. Questo è scandaloso per i tedeschi. Ci chiediamo cosa devono avere gli americani in questo.
Si tratta di progetti tra Russia e Germania per fornire gas russo ai tedeschi.
Cosa c'entrano gli americani con questo?
A proposito, la Russia non obbliga nessuno a comprare il suo gas o il suo petrolio. Se i tedeschi decidono di smettere di comprare dai russi, chiudono il contratto e basta. Ma i tedeschi non vogliono farla finita. Sono gli USA che lo vogliono. Perché?
Perché vogliono vendere il proprio gas all'Europa. Il loro gas petrolio liquefatto, che è molto più costoso del gas russo.
Amici miei, ecco un piccolo riassunto di come vedo questo conflitto.
Da anni cercano di provocarlo e spingerlo in guerra per dopo aver puntato il dito.
Sicuramente se ci sarà una vera guerra il grande perdente sarà l'Europa.
L'Europa deve cercare di essere indipendente con un esercito indipendente, o unirsi alla Russia per essere più forte che mai.
Se non un'alleanza con gli USA, dall'altra parte del mondo, per combattere una guerra contro la Russia, sarebbe un suicidio.
Presto fuggiremo tutti in Africa. Credetemi, gli europei verranno con noi.
Buona serata a tutti voi
© Scrofa di teeldo nero



Il caso della demenziale minoranza venetista venezianista
schierata a favore della Russia nazional imperialista illiberale, antidemocratica e falsamente cristiana dell'oligarcai Putin, antiamericana, antieuropea, antisemita, alleata con tutte le dittature della terra comuniste e maomettiste, usa alla menzogna, alla minaccia mafiosa, alla prepotenza, alla violenza, alla rapina gangsterista, all'assassinio politico ed economico, al genocidio dei non russi e dei cristiani
e che fa propria la propaganda menzognera di Putin contro l'Ucraina
paragonando il separatismo/secessionista dei russofoni filorussi dell'Ucraina (Crimea, Donbass, altro) al venetismo indipendentista veneto, ...
in lavorazione

...

Se vi è da sempre in Ucraina un comportamento nazi fascista, violento, discriminatorio e prevaricatore non è quello generale degli ucraini filo europei che a ragione non gradiscono la Russia (come non la gradiscono tutti gli stati che si sono liberati dal dominio russo dopo il crollo dell'URSS) o quello della minoranza che si richiama al nazi fascismo storico del 900, fenomeno ideologico che esiste in ogni paese d'Europa tra cui anche l'Italia.
Il vero nazi fascismo razzista e violento lo troviamo nelle file degli ucraini filo russi e nella Russia di Putin, sono loro che hanno aggredito l'Ucraina e gli ucraini cercando di destabilizzarla dopo l'indipendenza (voluta dalla stragran parte della popolozione ucraina di ogni etnia) per impedirle di entrare a far parte del Mondo libero della UE e dell'Occidente euro americano e di essere quindi protetta dalla NATO che è sorta per proteggere tutti i paesi ad essa associati da eventuali aggressioni esterne in particolare dall'URSS sovieica e dalla Russia imperiale degli oligarchi oligopolisti post URSS.
La Russia di Putin è la continuazione della Russia imperiale degli Zar e dell'URSS dei soviet comunisti ed è come tale una potenza aggressiva, sopraffatrice, violenta, senza alcun rispetto per gli altri, per i vicini, come lo è un qualsiasi predatore della terra e come lo sono la Cina da migliaia di anni e il nazismo maomettano da quando è apparso con il predone idolatra Maometto 14 secoli or sono.
Il loro imperio è quello della violenza sopraffatrice e nulla più, questo è il tratto principale che le caratterizza e che le discrimina più come inciviltà malefiche che come civiltà benefiche.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » gio mar 03, 2022 9:58 am

Il caso della demenziale minoranza venetista venezianista

schierata a favore della Russia nazional imperialista illiberale, antidemocratica e falsamente cristiana dell'oligarca Putin, antiamericana, antieuropea, antisemita, alleata con tutte le dittature della terra comuniste e maomettiste, usa alla menzogna, alla minaccia mafiosa, alla prepotenza sopraffatrice, alla violenza più brutale, alla rapina gangsterista, all'assassinio politico ed economico, al genocidio dei non russi e dei cristiani non allineati;

e che fa propria la propaganda menzognera con le calunnie di Putin contro l'Ucraina;
e che paragona il separatismo/secessionista dei russofoni filorussi dell'Ucraina (Crimea, Donbass, altro) al venetismo indipendentista veneto, costituito da una minoranza minimale di esaltati e fanatici costituitasci in modo fideistico e dogmatico sul Mito di Venezia e della sua Serenissima e su due menzogne storiche che insieme costituiscono i tre fondamenti del fideismo dogmatico di questa demenziale minoranza che ha l'assurda e insulsa pretesa di essere il Popolo veneto contro la stragrande maggioranza dei veneti stessi
che questi sì costituiscono a pieno titolo il Popolo veneto e la maggioranza democratica dei veneti.

Questa minoranza, di veneti venetisti demenziali, idolatri, ignoranti, arroganti, presuntuosi e menzogneri senza alcun rispetto democratico per la maggioranza dei veneti che costituiscono questi sì a pieno diritto il Popolo veneto, in preda alla loro fideistica e fanatica esaltazione, non si rende nemmeno conto che se paragone analogico fosse possibile questo andrebbe fatto, caso mai, tra la Serenissima e l'Ucraina e la Francia imperiale napoleonica con la Russia imperiale putiniana, confronto che metterebbe a nudo la viltà della Serenissima e il coraggio dell'Ucraina nel far fronte ai rispettivi invasori stupratori e carnefici, l'unità degli ucraine e la disunità dei veneti.
I veneti costituiti dall'oligarchia veneziana antidemocratica e antisovranità di tutti i veneti che di Venezia erano solo sudditi, non hanno fatto alcun fronte comune e alcuna vera resistenza all'invasione delle armate napoleoniche che addirittura i veneziani hanno improvvidamente e vigliaccamente finanziato con milioni di ducati sperando di tenerseli buoni e che fossero sconfitti dall'Austria.
Raccontano a se stessi e al mondo che i veneti sono stati delle povere vittime della brutale aggressione della Francia e di Napoleone e poi dell'Europa che alla caduta di Napoleone non hanno fatto risorgere la Serenissima.
I veneti non sono mai stati uniti e fraternamente sovrani in un unico stato, mai e l'unica occasione che hanno avuto dalla protostoria venetica ante periodo romano, è stata quella della Serenissima ma che non si è mai realizzata e che è sfumata con l'arrivo di Napoleone il quale ha definitivamente cancellato la Repubblica veneta, e questa falsa interpretazione della storia è la prima menzogna dei venetisti venezianisti.
L'altra menzogna che sta a fondamento dogmatico del fideismo venetista e della sua rivendicazione indipendentista è quella messa in piedi dal falsario storico Ettore Beggiato con il titolo di Plebiscito Truffa in cui si racconta che nel 1866 i veneti sono stati ingannati e costretti con la minaccia, la violenza e la truffa di brogli elettorali a votare in massa per l'annessione all'Italia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » gio mar 03, 2022 9:59 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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