7)
Difendere l'Ucraina è difendere il Mondo libero, il nostro mondo civile e democratico, sia pure pieno di imperfezioni migliorabili.
L'Ucraina è al centro geopolitico del confronto da due mondi tra loro incompatibili e in naturale conflitto:
il Mondo libero dell'Occidente euro americano democratico e liberale e il Mondo non libero dell'Imperialismo russo, ieri degli Zar poi dell'URSS e oggi della Russia imperiale di Putin.
Putin si sente accerchiato e costretto alla difensiva ma non è attaccato da forze oscure del male che vogliono
il male della Russia ma dalle forze chiare e solari della libertà e della civiltà verso le quali l'Ucraina si sente attratta dopo il purgatorio degli Zar e l'inferno dell'URSS.
IL FALLIMENTO OCCIDENTALE
Niram Ferretti
24 febbraio 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063Siamo arrivati qui dove siamo arrivati, privi della capacità di incutere rispetto e soggezione, perché ci siamo convinti, siamo stati convinti, che il mestiere delle armi, che l'uso della forza, era una cosa del passato, un uso antico e ormai superato dalle magnifiche forze e progressive, dall'inarrestabile farsi del bene.
L'Europa, trasformatasi in potenza erbivora, votata all'irenismo, ha insisto sulla convinzione che solo la diplomazia può essere la soluzione dei conflitti e con i cultori della forza ci si debba sedere e negoziare. Non si è fermata a questo passo ma con quest'ultimi ha creato strette dipendenze economiche
Non è solo l'Europa il problema, anche gli Stati Uniti, pur essendo dotati del più potente apparato militare del pianeta, hanno deciso, progressivamente, dopo la seconda guerra in Iraq, di ritirare i propri soldati dai luoghi dove si svolgono i conflitti, ultimo esempio l'Afghanistan.
La politica americana, sotto Obama, Trump e Biden è stata sostanzialmente uniformata a questo criterio, abdicando al proprio ruolo di potenza miltare da dispiegare contro chi può mettere in mora i propri interessi e quelli dei propri alleati.
Ma, là dove si ritira la forza, chi ha della forza il culto, e non si sente limitato da considerazioni morali di alcun tipo, avanza.
La Russia di Putin è l'esempio flagrante del fallimento della politica di contenimento europea e americana, la prima fondata sull'idea che con i criminali si possano fare buoni affari e che non ci sia nulla di male a farli perché alla fine quello che conta è la propria convenienza.
La volontà di potenza può trovare argine solo là dove trova a sbarrarle la strada una volontà di potenza di maggiore forza, se no avanzerà senza impacci, di volta in volta alzando la posta.
Intervista a Tremonti che vi invito a leggere
24 febbraio 2022
https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 4634651954Ora parla Tremonti: "Vi dico perché l'Occidente ha sbagliato con Putin"
“Questo è un caso in cui è la storia che fa la politica, non la politica che fa la storia”. Esordisce così, il professor Giulio Tremonti, non appena lo interpelliamo per comprendere ciò che sta accadendo ai confini ucraini.
Professore, partiamo dalla Storia, dunque. Dall’inizio di queste vicende.
Ai tempi dell’Urss, al Cremlino si usava dire: “L’Urss confina con chi vuole”. Era, questa, una formula che combinava la potenza ideologica del comunismo con la potenza militare della Russia. Tra le due, la più forte non era la potenza militare, ma la potenza ideologica: la proiezione quasi globale del comunismo. Per ironia della storia, ancora di recente, un messaggio opposto e parallelo era quello trasmesso dalla Ue: la Ue confina con chi vuole, perché rappresenta un attrattivo e superiore modello di civiltà e di progresso. Oggi, nella disputa sui confini tra Russia e Ue, c’è un vizio bilaterale. E, per capirlo, per correggerlo, non serve molta storia, ma una modica quantità di storia: tre distinte fasi della storia recente.
Quando inizia la prima?
La prima fase va dalla caduta del Muro di Berlino, dalla caduta del comunismo, fino alla fine degli anni Novanta. In questo tempo si sviluppa verso la Russia una pace oggettivamente punitiva: l’addebito delle colpe storiche del comunismo, l’idea che il modello sovietico possa essere sostituito dal modello politico dell’Occidente, export di democrazia e strutture di mercato. In questa fase, e lo ricordo bene, c’erano professori che dalle università occidentali migravano a Mosca e San Pietroburgo per insegnare la democrazia e il mercato. Per la verità, con limitati successi didattici. In parallelo, fuori dal mercato e fuori dalla democrazia, su tutto dominava il flagello degli oligarchi, che privatizzavano in modo certo meno elegante che sul Britannia. Va per contro notato, che a quell’altezza di tempo, dal lato dell’Occidente, quello che si voleva cambiare in Russia era invece tollerato in Cina. Sulla Cina si diceva che era in cammino sulla via dello sviluppo e della democrazia, senza alcun sindacato sulla “cifra” democratica della Cina. Questa è stata la prima fase del rapporto tra Occidente e Russia: pace punitiva e democrazia esportativa.
La seconda fase?
È quella che va dalla fine degli anni Novanta fino alla prima decade del Duemila. È la fase in cui la Russia entra nel G7, che per questo diventa G8. È la fase politicamente più intelligente. Bilateralmente intelligente, sia per l’Occidente che per la Russia. È la fase della politica di Bush e Berlusconi. Erano certo evidenti i limiti “democratici” della Russia, ma da un lato si capiva quanto fosse (e sia) difficile governare nella purezza democratica un Paese che va da Anna Karenina a Gengis Khan, dall’altro lato si cominciava a vedere, per primi segni, un’evoluzione positiva della politica russa.
Cosa c’era di diverso all'epoca?
La visione era quella dell’Europa “dall’Atlantico agli Urali”, già la visione di De Gaulle e di Wojtyla. Ricordo un seminario a Berlino, in cui il vecchio cancelliere Schmidt, parlando della Russia, ci diceva: “Abbiamo la stessa musica, la stessa matematica, la stessa letteratura”.
Che cosa rappresentano questi anni?
Il G7 era il luogo che concentrava la forza del mondo. Circa 700 milioni di persone, con attorno miliardi di persone. Era un corpus, unificato da un codice politico (la democrazia) un codice linguistico (l’inglese) e un codice economico (il dollaro). Bush e Berlusconi fanno entrare la Russia in questo corpus, la fanno sedere attorno allo stesso tavolo. Ricordo che Berlusconi mi correggeva sempre: ‘Ricordati di dire G8’. Questa era la posizione del mondo occidentale, che incorporava la Russia. Questa è la via che si sarebbe dovuto seguire. Attorno al tavolo trovavi America, Europa e Russia, come parte dell’Europa. Trovavi Putin. Io trovavo Kudrin, il ministro del Tesoro russo dell’epoca.
Poi cosa è successo?
Finita questa fase, quella del G8 e di Pratica di Mare, ne inizia una diversa, che concentra la sua criticità nel 2014. La criticità non c’è tanto quando l’Ucraina parla di Nato, quanto piuttosto, ed è l’inizio di tutto, quando l’Ucraina esprime il suo interesse per un “accordo commerciale” con la Ue. Proprio questo è il punto di inizio della crisi. La Russia, non più legittimata dal G8, inizia a temere l’esportazione della democrazia nei suoi confini.
Il punto sembrerebbe dunque l’esportazione della democrazia…
Se uno vuole capire la democrazia nei rapporti internazionali, deve leggere la Carta atlantica, dove la democrazia è un modello positivo e progressivo che si propone, non un modello che si impone. Proprio perché sei democratico capisci che la democrazia si costruisce in loco e non si esporta come fosse una commodity, come fosse un McDonald. Ed è così che si arriva ad oggi. Per dirla con Benedetto Croce, non esistono incidenti della storia, ma solo incapacità di capire i cambiamenti.
Ad esempio?
Se uno vuole avere la prova dell’incapacità di comprendere i cambiamenti, deve leggere il G7 communiqué di Carbis Bay del 13 giugno. L’impressione, se uno legge quel documento dei “grandi” dell’Occidente, è che sia stato scritto da “turisti della storia”. Su un totale di 70 paragrafi e 25 pagine, alla questione della Russia sono stati dedicati solo due piccoli paragrafi, sviluppati su mezza pagina. All’opposto il communiqué è molto più sviluppato sulla gender equality. Se uno lo legge, nota che è tutto sviluppato su una visione palingenetica del mondo - build back better - sviluppato su uno spettro che va dal digitale, al sociale, all’ambientale. Lo stesso “palinsesto” è stato recitato nel G20 di Roma, solo con la variante rituale e propiziatoria delle monete gettate nella fontana di Trevi. A Roma i “grandi” non avevano capito di essere 18 e non 20 - G20 vuole dire appunto 20 - perché mancavano, guarda caso, Cina e Russia. Gli ultimi G7 e G20 vengono dopo la pandemia e pretendono di capitalizzarla nel disegno di un mondo migliore senza averne capito le cause e gli effetti. Come nella Bibbia, la divinità punisce l’uomo che erige la Torre di Babele, togliendogli la lingua unica, così la pandemia ha hackerato il software della globalizzazione. Ha spazzato via il pensiero unico. È tornata la storia accompagnata dalla geografia. Dopo aver scritto per venti anni sui limiti della globalizzazione, nel 2016 ho scritto Mundus furiosus. E mi pare che oggi ci siamo.
Alberto Pento
Per Tremonti la causa della violenza della Russia di Putin sarebbe la paura di Putin per il pericolo della democrazia europea verso la quale l'Ucraina voleva orientarsi fin dal 2014;
per Tremonti la democrazia europea non è più un valore umano, sociale e civile degno, da amare, difendere e migliorare, degno di essere preso in considerazione anche da altri;
per Tremonti la democrazia europea non solo non andava e non va esportata ma andava negata a chi la desiderava come l'Ucraina e andrebbe negata a chi la vorrebbe fuori dell'Europa, perché è un pericolo destabilizzante per i regimi autoritari, imperiali e violenti come la Russia, la Cina e i paesi nazi maomettani.
DUE PASSAGGI
Due passi del discorso di Putin sonno agghiaccianti.
Giovanni Bernardini
24 febbraio 2022
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 71329571531) Quello in cui afferma di voler “denazificare” l’Ucraina. In pratica afferma di avere il diritto di stabilire se un certo governo è o non è “nazista” e, una volta che LUI, a suo insindacabile giudizio, ha deciso che il tal governo sarebbe “nazista” ha il “diritto” di abbatterlo con la forza.
2) Quello in cui minaccia reazioni “mai viste” nel caso che l’occidente cerchi sul serio di ostacolarlo. Detto brutalmente: minaccia la terza guerra mondiale.
Perché lo fa? Semplice, perché sa di poterselo permettere. Perché dall’altra parte ci sono solo pecore belanti.
Forse sbaglio ma penso che se a capo degli USA ci fosse Trump Putin non avrebbe osato tanto. Penso che il lupo cattivo avrebbe fatto capire a Putin PRIMA che lui facesse passi sconsiderati, che non era suo interesse farli. E probabilmente Putin avrebbe capito, proprio perché tutto è tranne che stupido.
Certo , il mio è un discorso ipotetico, che non è possibile provare, ma è fin troppo chiaro che un dittatore deciso a raggiungere i suoi obiettivi non si ferma perché teme ridicole “sanzioni”. Quando dei dittatori si imbarcano in atti di guerra lo fanno perché ragionevolmente certi che i loro rivali più forti si limiteranno a reagire a parole. Lo stesso Hitler si è assicurato la neutralità, meglio la alleanza, dell’URSS prima di attaccare la Polonia. Stalin dal canto suo non ha mai spinto le sue provocazioni anti occidentali sino al limite di rottura. In Corea l’URSS non intervenne direttamente, lasciando che fosse la Cina a fare il lavoro sporco. Non si tratta di casi.
Putin sa con chi ha a che fare. Per questo agisce come agisce.
E fra un po’ di tempo il problema potrebbe essere la Cina...
L'Ucraina va difesa e non lasciata alla mercé nel nazifascista russo Putin, Salvini vergognati, vergognati!
25 febbraio 2022
https://www.facebook.com/watch/?v=478123444017070 Guerra Russia-Ucraina: La promessa di Joe Biden di ristabilire l’ordine mondiale crolla mentre regna il caos globale
Joe Biden aveva promesso che, se fosse stato eletto, i giorni in cui Putin “cercava di intimidire” l’Europa orientale sarebbero finiti.
Fox News
27 febbraio 2022
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... s-globale/ Per come Joe Biden l’aveva raccontata in campagna elettorale, le cose sembravano semplici: eleggetemi presidente, e l’ordine mondiale ritornerà a quello in cui l’America non doveva essere nemmeno sfidata.
“Il mondo non si organizza da solo. La leadership americana, sostenuta da obiettivi chiari e da strategie solide, è necessaria per affrontare efficacemente le sfide globali che definiscono il nostro tempo”, affermava il sito web della campagna elettorale di Joe Biden. “Per poter guidare il mondo di nuovo, dobbiamo ripristinare la nostra credibilità e influenza. Dal primo giorno dell’amministrazione Biden, gli altri paesi avranno ancora una volta motivo di fidarsi e di rispettare la parola di un presidente americano” diceva.
Ed ha anche sempre parlato duramente del presidente russo Vladimir Putin.
“Vladimir Putin non vuole che io sia presidente. Non vuole che io sia il vostro candidato. Se vi state chiedendo perché – è perché sono l’unica persona che è mai andata faccia a faccia con lui“, recitava quel famoso tweet di Biden del 21 febbraio 2020.
Ma a poco più di 13 mesi da quando Joe Biden è entrato in carica, l’ordine mondiale post Guerra Fredda è sul punto di sgretolarsi del tutto.
È iniziata con un’umiliante ritirata americana dall’Afghanistan, in cui gli afghani disperati si sono aggrappati agli aerei americani in partenza solo per cadere verso la morte, la sicurezza dei soldati americani dipendeva dai combattenti talebani mentre i civili americani sono rimasti bloccati nel paese dopo che il loro leader ha rotto la promessa di non lasciarli indietro.
L’ordine globale oggi assomiglia a qualcosa di più vicino ad una versione mondiale del “re della collina“. La Russia sta conducendo una violenta invasione dell’Ucraina – nonostante le rassicurazioni di Joe Biden che, se fosse stato eletto, Putin non avrebbe più maltrattato l’Europa orientale.
“Putin sa che quando sarò presidente degli Stati Uniti i suoi giorni di tirannia e di tentativo di intimidire gli Stati Uniti e quelli dell’Europa orientale saranno finiti“, aveva detto Joe Biden nell’ottobre 2019.
L’addetta stampa della Casa Bianca Jen Psaki è stata incalzata martedì sulla promessa di Biden che Putin non avrebbe più cercato più di “intimidire” l’Europa orientale, ma ha negato che la garanzia di Biden sia venuta meno.
“Guarderei la cosa, in realtà, con l’ottica di: Gli Stati Uniti ed il presidente Biden hanno radunato il mondo, hanno radunato l’Europa per opporsi agli sforzi ed alle azioni del presidente Putin”, ha detto la Psaki.
La Russia ha lanciato una guerra su larga scala contro l’Ucraina dopo che Putin ha dichiarato una “operazione militare speciale” nel paese. Putin è ampiamente additato di aver cercato un pretesto per invadere, dopo aver radunato in massa truppe russe lungo il confine ucraino ed aver dichiarato l’indipendenza di due regioni ucraine.
Un totale di 137 soldati e civili ucraini sono morti dopo il primo giorno di combattimento, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy in un discorso video. Questo numero è destinato a salire.
L’offensiva russa sembrava essere l’inizio di una “invasione su larga scala” volta a prendere la capitale Kiev, ha detto giovedì un alto funzionario della difesa degli Stati Uniti.
“La nostra valutazione è che abbiano tutte le intenzioni di decapitare il governo“, ha proseguito il funzionario, specificando che “stanno facendo delle manovre verso Kiev”.
Gli osservatori internazionali erano allarmati dalla possibilità che la violenza si riversasse oltre i confini ucraini in una più ampia guerra europea.
Un Invito all’aggressione
Mentre alcuni critici continuano a sostenere che il caos globale sarebbe stato peggiore con il presidente Donald Trump, i Repubblicani hanno invece risposto come in realtà sia la debolezza percepita di Joe Biden sulla scena mondiale ad aver invitato all’aggressione degli alleati dell’America.
Non è solamente la Russia che cerca di capitalizzare sull’instabilità globale.
La Cina sta, a quanto pare, cercando di prendere il controllo di Taiwan. I propagandisti del Partito Comunista Cinese (PCC) sono già stati informati.
Uno dei media statali cinesi sembra aver pubblicato accidentalmente delle linee guida su ciò che dovrebbe e non dovrebbe essere pubblicato sul conflitto Russia-Ucraina, mentre un redattore di un’altra testata ha dato indicazioni sul linguaggio e sugli approcci che riteneva necessari per soddisfare queste linee guida.
Horizon News, un account sui social media che appartiene a Beijing News, di proprietà del PCC, sembra aver pubblicato le istruzioni insieme ad una nota che riportava: “nessun post sfavorevole alla Russia o con contenuti filo-occidentali dovrebbe essere pubblicato”.
Ming Jinwei, redattore senior della Xinhua News Agency, allo stesso modo ha scritto nel suo blog WeChat su come il suo sito dovesse camminare su questa linea ristretta nella sua copertura delle notizie sull’Ucraina, notando che la Cina “deve sostenere la Russia con un sostegno emotivo e morale, evitando di pestare i piedi agli Stati Uniti e all’Unione europea“.
Il suo post ha aggiunto: “In futuro, la Cina avrà anche bisogno della comprensione e del sostegno della Russia quando lotterà contro l’America per risolvere la questione di Taiwan una volta per tutte”.
Tucker Carlson: Questi dovrebbero essere i tre principali obiettivi dell’America nel mezzo della guerra tra Russia e Ucraina
Questo conflitto potrebbe degenerare in un’altra guerra mondiale.
Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 24 Febbraio 2022 di “Tucker Carlson Tonight”.
https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 0160420318https://osservatorerepubblicano.com/202 ... e-ucraina/ Quello che sta succedendo in Ucraina, qualunque sia la sua portata, e non è del tutto chiaro in questo momento, ma qualunque cosa sia, è una tragedia perché la guerra è sempre una tragedia e più ci si avvicina, più sembra orribile. È la cosa più brutta che fanno gli uomini. Sempre.
Vladimir Putin ha iniziato questa guerra, quindi qualunque sia il contesto della decisione che ha preso, è stato lui. Ha sparato il primo colpo. Lui è da biasimare per quello che stiamo vedendo in Ucraina. La domanda è: una volta stabilito che questo è ovvio, come dovrebbero rispondere gli Stati Uniti a ciò che ha fatto?
Così, a pochi minuti dallo scoppio della guerra, i soliti bugiardi in televisione hanno iniziato a sfruttare questa tragedia per un proprio tornaconto politico legato alla propria fazione. Se avete mai guardato le conseguenze delle sparatorie nelle scuole, avrete certo familiarità con il loro comportamento. È spregevole, ma lo ignoreremo perché ci sono troppe altre cose in corso che contano davvero e la cosa principale che conta in ogni crisi è decidere cosa è più importante, creando una gerarchia delle preoccupazioni.
Così, fino alla sera prima dell’apertura delle ostilità, lo scopo principale della politica estera americana era quello di impedire alla Russia di invadere l’Ucraina. Ovviamente, è fallito. Ad un certo punto, dovremmo capire anche il perché. Ma qual è l’obiettivo principale ora? Beh, ce ne sono diversi. Eccovene tre:
Primo e più ovvio: evitare una guerra su larga scala con un avversario dotato di armi nucleari e, ad essere onesti, pochissime persone a Washington vogliono qualcosa del genere. La guerra con la Russia è ovviamente una cattiva idea. Ma questo non significa che non ne avremo però una. Le guerre spesso scoppiano accidentalmente o più spesso in modo incrementale. Le cose si intensificano e la cosa successiva che ti viene in mente è che avrai una Battaglia di Verdun con molte migliaia di morti.
Ora che si è iniziato a sparare in Ucraina, è del tutto possibile, non importa quello che vi dicono, che gli americani possano finire per farsi male nell’Europa dell’Est. Dovremmo impedirlo, ma ciò richiederà saggezza, lungimiranza e controllo emotivo – tutte cose che non sono mai in abbondanza a Washington – e specialmente ora che tutti sono giustamente arrabbiati. Di nuovo, ciò che la Russia ha fatto è terribile, ma possiamo ancora peggiorare la situazione.
Mark Warner, il capo della Commissione di Intelligence del Senato, ha appena annunciato che la Russia potrebbe essere potenzialmente vicina a far scattare il cosiddetto Articolo 5 del Trattato dell’Alleanza NATO. Questo è il principio della difesa collettiva. Quindi, se la Russia dovesse lanciare un attacco informatico all’Ucraina, ha spiegato Warner, un attacco che colpisce i vicini membri della NATO come la Polonia o la Lituania, allora forse ogni paese della NATO, compreso il nostro, gli Stati Uniti, sarebbe obbligato a dichiarare guerra alla Russia.
Eccovelo a spiegare:
SEN. MARK WARNER: “Una delle cose che mi preoccupa più seriamente è se la Russia scatenerà tutta la sua potenza informatica contro l’Ucraina. Una volta che si mette in circolazione il malware, in un certo senso, non conosce confini geografici. Quindi, se i russi decidono di provare a spegnere la corrente, spegnere tutta l’elettricità in tutta l’Ucraina, molto probabilmente questo potrebbe spegnere la corrente nella Polonia orientale e nella Romania orientale. Questo potrebbe colpire negativamente le nostre truppe se improvvisamente gli ospedali venissero chiusi. Se le truppe della NATO, le truppe americane, in qualche modo hanno un incidente d’auto perché i semafori non funzionano, siamo improvvisamente in una zona di ipotetico Articolo 5 in cui un paese della NATO viene attaccato, dobbiamo tutti venire in aiuto l’uno dell’altro.”
Quindi, Warner ha certamente ragione. Quell’ipotetico che ha delineato potrebbe accadere in un cyberattacco all’Ucraina, potrebbe benissimo colpire le infrastrutture dei paesi dell’Europa orientale. Questo sarebbe un male. Sarebbe un crimine. Il mondo civile lo condannerebbe. Ma l’Articolo 5 non è un meccanismo automatico. Gli esseri umani devono decidere di invocarlo e la domanda è: quello che il senatore ha appena descritto è qualcosa per cui vale la pena rischiare un conflitto nucleare? E questo è qualcosa su cui dovremmo fermarci a riflettere nel modo più sobrio possibile, e speriamo che i nostri leader lo siano.
Ma non tutti sembrano sobri in questo momento. Alcuni di loro sembrano sconsiderati e, come al solito, ignoranti. Il rappresentante Adam Kinzinger dell’Illinois, per esempio, passa molto tempo nelle televisioni via cavo a parlare degli affari mondiali. Sembra un esperto. Eppure, per temperamento, è certamente l’ultima persona che vorreste vicino al pulsante che lancia i missili nucleari. Adam Kinzinger ci ha informato che il sequestro da parte della Russia della defunta centrale di Chernobyl potrebbe “innescare l’Articolo 5″… OK, potrebbe essere interpretato in questo modo, e poi cosa succede? Chiaramente, Adam Kinzinger non ci ha pensato. Neanche per un momento.
Quindi, vedete quel è il problema qui. La domanda non è: Chi è il colpevole? Possiamo dire che Vladimir Putin è il colpevole. Ma poi cosa? E questo è il problema più grande. Una volta che il conflitto inizia, specialmente quando viene trasmesso in televisione, è davvero difficile sapere cosa succede dopo.
Quindi, chiunque pensi che l’invasione dell’Ucraina non possa degenerare in una guerra mondiale, o manca di immaginazione oppure vi sta mentendo. Certamente potrebbe degenerare in una guerra mondiale.
Quindi questo è il primo obiettivo: non rendere una cosa già terribile molto, molto peggiore.
Ecco il secondo obiettivo: mantenere le forniture di energia. Energia economica, la diamo per scontata, ma è la base di tutto ciò che abbiamo. Niente energia, niente civiltà. Sfortunatamente, un’enorme percentuale dell’energia europea viene ora dalla Russia e dall’Ucraina. L’Unione Europea dipende dalla Russia per circa il 40% del suo gas naturale. In Germania, che è una delle più grandi economie del mondo, questa percentuale è più della metà. La maggior parte della sua energia, sotto forma di gas naturale, viene dalla Russia e dall’Ucraina.
Non lo si sente dire molto spesso in televisione. Questo dibattito è inquadrato esclusivamente in termini morali, e quelli sono importanti. Non dovremmo ignorarli, ma non sono gli unici termini che dovremmo considerare. Il fatto è che Vladimir Putin ha il potere di gettare l’Europa e, se è per questo, potenzialmente gli Stati Uniti, in una depressione economica. Putin ha il potere di spegnere le luci.
Dove ha preso Vladimir Putin questo potere? Beh, ci sono molte ragioni, ma una importante ragione è che la gente preoccupata per il clima gli ha dato questo potere. Grazie alla pressione di fanatici come John Kerry, l’Europa ha spento le centrali nucleari per anni e questa è stata una strategia molto confusa. Se siete preoccupati per il clima, l’energia nucleare non è il problema. L’energia nucleare è la soluzione. È affidabile. È prodotta internamente. Non emette carbonio. Quindi, se foste veramente preoccupati per l’aumento della temperatura, del riscaldamento globale, abbraccereste l’energia nucleare. Ma i nostri leader, e non solo i nostri, in tutto l’Occidente, hanno fatto il contrario. Perché? Forse che i loro donatori e le loro famiglie abbiano investito nelle cosiddette “energie rinnovabili”? Chi lo sa! Qualunque sia la ragione, a causa di una serie di decisioni molto specifiche prese nel corso del tempo, l’Occidente è ora pericolosamente dipendente da Vladimir Putin per l’energia.
Ora, i nostri leader possono comportarsi come se questo non fosse un grosso problema. È sicuramente un grosso problema e dovremmo prendere decisioni basate su questo fatto.
Ed infine, un argomento che nessuno tira mai fuori. Dobbiamo proteggere il dollaro americano. Il potere dell’America deriva dalla sua ricchezza. I paesi ricchi possono fare quello che vogliono. I paesi poveri devono obbedire ai loro padroni, oppure vengono invasi. Lo abbiamo appena visto accadere. Questa è una regola immutabile.
In questo paese, il controllo del dollaro americano è la chiave della nostra ricchezza. L’intera economia americana, basata sulla finanza e sul debito, si regge sul privilegio unico di emettere la valuta di riserva del mondo. Se il dollaro statunitense venisse mai sostituito, saremmo in guai seri. Il nostro debito arriverebbe a scadenza. Il nostro governo andrà in bancarotta e milioni di americani diventeranno immediatamente poveri. Quindi, questa è la cosa principale di cui dovremmo preoccuparci, ed è il rischio maggiore, ora più che mai.
Le sanzioni sono un modo emotivamente soddisfacente per punire qualcuno come Vladimir Putin, che chiaramente merita di essere punito. Nessuno è davvero contro le sanzioni, ma la domanda è: Funzionano? Chiaramente, le sanzioni non hanno impedito l’invasione dell’Ucraina. Cominciamo da lì. Allo stesso tempo, le sanzioni danno alla Russia e a molti altri paesi del mondo un forte incentivo a scaricare il dollaro americano, che è il mezzo con cui facciamo rispettare le sanzioni.
Così la scorsa estate, per esempio, in una storia a cui la maggior parte delle persone non ha prestato abbastanza attenzione, la Russia, in risposta alle sanzioni, ha completamente sganciato il dollaro statunitense, i suoi beni dal suo fondo sovrano, il suo fondo patrimoniale nazionale. I cinesi se ne sono accorti. Capiscono esattamente come funziona e nel loro sforzo di scalzare gli Stati Uniti, sono fortemente a favore di questo. La Cina sta cercando di diventare il primo grande paese al mondo ad emettere moneta digitale sovrana, emessa da una propria banca centrale.
Se questo funzionerà, e ci sono molti sforzi come questo, sarebbe una perdita enorme per gli Stati Uniti, una perdita insostituibile che cambierebbe questo paese per sempre, molto più di un’invasione dell’Ucraina. Quindi, dovremmo guardare agli attacchi al primato del dollaro americano a livello globale con la stessa intensità con cui abbiamo guardato la copertura attualmente mandata in televisione della guerra calda.
Se alla fine di questo conflitto, quando avverrà, i paesi di tutto il mondo saranno arrivati a vedere lo yuan cinese come una valuta più forte e più stabile rispetto al dollaro americano, allora questo paese avrà perso più di quanto noi comprendiamo. Qualcuno deve prestare attenzione a questa cosa. Speriamo ardentemente che qualcuno lo faccia.
“Tucker Carlson Tonight” è il programma televisivo di punta della rete conservatrice americana Fox News, nemico giurato delle bugie, della superbia, dell’autocompiacimento e del pensiero unico. “Noi facciamo le domande che voi fareste – ed esigiamo delle risposte”. Tucker Carlson è fondatore e caporedattore del “The Daily Caller”, un sito di notizie politiche che ha lanciato nel 2010.