Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:39 pm

17)
I filo Russia di Putin,
perché demenziali novax no-greenpass, perché complottisti e sovranisti monetari, perché anti globalismo economico e anticapitalisti;
e antioccidentali perché antiburocratismo UE, perché anti politicamente corretto e perché cristianamente laico e poco religioso;
e in buona fede perché credevano nel buon e pacifico Putin redentore della Russa dalle ceneri dell'URSS.



Condivido pienamente

PUNTO E BASTA
Ultimamente ho tolto alcune persone dai miei contatti.
Giovanni Bernardini
26 febbraio 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 1152340751

Qualcuno mi ha scritto accusandomi di essere intollerante ed antidemocartico, di voler “censurare” questo o quello.
No cari signori, io non censuro nessuno. Semplicemente mi rifiuto di rispondere ad obiezioni che giudico inconsistenti. La considero una perdita di temo ed energie intellettuali, un girare a vuoto che non porta da nessuna parte visto che tutti non fanno altro che ribadire le proprie posizioni.
Lo ripeto ancora una volta. Nessuno più di me detesta il politicamente corretto ed i miti ideologici dell’occidente in crisi. Ma le posizioni che stanno emergendo in questo periodo sulla guerra NON sono una critica del politicamente corretto, né del mondialismo, né del burocratismo idiota della UE, né della ideologia gender, né di tutte le idiozie di cui è strapiena la pseudo cultura occidentale di oggi.
NO, certe posizioni sulla guerra non fanno altro che riproporre il vecchio, stantio anti americano ed anti occidentale di sempre. Anti americano indipendentemente da Biden, anti occidentalismo indipendentemente dalla insostenibile leggerezza dell’occidente odierno.
La NATO sarebbe da sempre (DA SEMPRE) fomentatrice di guerre. DA SEMPRE gli USA opprimerebbero i popoli del mondo. La democrazia occidentale sarebbe un inganno, il pluralismo una illusione. Per alcuni non è solo Putin ad avere ragione oggi. Aveva ieri ragione Saddam, aveva ragione il Mullah Omar, ha ragione Hammas… ha sempre torto una sola parte: l’occidente. L’OCCIDENTE, non il cancro politicamente corretto che lo sta distruggendo.
Ebbene, IO NON CI STO. Il fatto di non amare per niente Biden non mi trasforma in ammiratore di un dittatore post comunista come Putin. Penso si possa detestare il politicamente corretto senza diventare ammiratori dei talebani, o della Cina, e dell’Iran.
Non ci sto e non mi va di continuare a discutere all’infinito con chi vorrebbe buttare il bambino con l’acqua sporca, scambia la lotta al cancro con la lotta al corpo che del cancro è vittima.
Per questo invito che la pensa diversamente a non affliggermi coi suoi commenti. Sono un vecchio ex sessantottino e conosco alla perfezione tutte le acrobazie verbali cui certe persone ricorrono. Non mi interessa continuare a confutarle all’infinito.
Toglietemi pure dai vostri contatti. Non c’è nulla di terribile in questo. Meglio un “ciao“ amichevole che infinite ripetizioni delle stesse argomentazioni.
Punto. E basta.




Le demenzialità dei novax-no greenpass pro Putin e contro l'Occidente

Elena Ribotta Zaccheo
26 febbraio 2022
https://www.facebook.com/elena.ribotta/ ... &ref=notif

Prima ci hanno divisi tra vax e no vax. Poi sono passati alla divisione tra greenpass si e no greenpass. Adesso vogliono semplificare un ragionamento che sarebbe molto lungo e articolato dividendo le squadre fra Ukraina santa subito e Putin cattivaccio.
Morale: ora che siamo ben divisi LORO, sempre gli stessi, imperano. Furboni che siamo!

Alberto Pento
Scusa tanto ma è un post demenziale!

Elena Ribotta Zaccheo
Alberto Pento e tu non leggerlo!

Elena Ribotta Zaccheo
Se Trump fosse riuscito a soffocare la nato togliendole i finanziamenti e se fosse rimasto lui al posto di Biden tutto questo non sarebbe successo. Purtroppo l'Ucraina è comandata da un clone di di Maio, quanto a lungimiranza politica e cultura. In più questo soggetto è pure d'amore col figlio di Biden per affari loschi di cui, purtroppo, non si parla più. Posso capire che la maggioranza degli ucraini nulla sappia dei secondi e terzi fini di chi li comanda però noi questi strumenti di comprensione e di informazione li abbiamo. Continuare a leggere questa guerra nell'unico modo che ci forniscono i media, che già per tutta la questione covid si sono dimostrati prezzolati e quindi inattendibili, è assurdo e mi deprime che si ragioni a fazioni.



Questa guerra è nata nel 2014, quando è stato fatto un colpo di stato in Ucraina sostenuto da Stati Uniti (c'era Biden vicepresidente e la Clinton segretario di Stato)
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Elena Ribotta Zaccheo
27 febbraio 2022
https://www.facebook.com/elena.ribotta/ ... 1231544970
Per chiarezza.
Questa guerra è nata nel 2014, quando è stato fatto un colpo di stato in Ucraina sostenuto da Stati Uniti (c'era Biden vicepresidente e la Clinton segretario di Stato).
Tolsero il Presidente ucraino filo-russo che si rifugiò a Mosca, presero il potere con la forza e piazzarono un governo filo- americano.
Dopo il colpo di stato sono subito state emanate delle leggi anti russe. Solo che l'Ucraina è un paese diviso in due, a ovest sono ucraini, nazionalisti e vicini all'Europa, ad est e in Crimea sono russi.
La Russia con un colpo di mano si è ripresa la Crimea senza sparare un colpo (perché il 90% sono russi e hanno fatto un referendum). Mentre nelle altre province sono state fatte persecuzioni (multe se parli in russo, sparatorie a chi pregava in russo). I dati OSCE parlano, di 14000 morti fra civili e militari nel Donbas in 7 anni.
Nel 2014 c'è stata la strage di Odessa, ma ne hanno parlato troppo poco in tv. Gli ucraini diedero fuoco a un sindacato che era pieno di anziani, donne con bambini, quelli che scamparono all'incendio furono uccisi a colpi di fucile.
Putin ha più volte denunciato il genocidio nel Donbas (14.000 morti) ma nessuno nei media occidentali ha approfondito.
Poi è arrivato Trump e l'Ucraina è rimasta sola, a lui non interessava. C'è stato i cessate il fuoco e sono stati fatti gli accordi di Minsk che prevedevano il riconoscimento delle due repubbliche da parte dell'Ucraina come regioni a statuto speciale.
Si arriva così all'elezione di Biden, che affermò subito che Putin è un killer e che gliel'avrebbe fatta pagare.
Il figlio di Biden, Hunter, ha diversi gasdotti in Ucraina, e affari milionari. Biden ha chiesto l'ingresso nella Nato dell'Ucraina, inaccettabile per la Russia. Inaccettabile perché i missili sarebbero puntati a 300 km da Mosca. Perché sarebbero puntati su Pechino, infatti la Cina ha sostenuto la Russia con contratti sul gas altissimi.
Da dicembre è iniziata l'isteria americana sull'inizio della guerra. Hanno pompato Zelensky a bombardare di nuovo il Donbas per riprenderselo promettendogli aiuto militare. Lui ci è cascato. La Russia si è seduta al tavolo con tutti i presidenti e con tutti i ministri degli esteri ma senza risultati. Nessuno voleva trattare, ma ribattevano che l'Ucraina ha il diritto di entrare nella Nato. La Russia ha offerto di demilitarizzare l'Ucraina e farlo uno stato cuscinetto, come la Svizzera, di transito di gas e di merci, ma senza armi. Gli è stato risposto di no.
Aggiungo che gli USA hanno piazzato in questi anni in Ucraina 14 laboratori che producono armi chimiche, lungo tutto il confine russo. Dunque una minaccia di non solo missili.
A questo punto non è difficile comprendere la reazione di Putin, acclamato dalle popolazioni filo-russe del Donbass come un liberatore di quelle zone che non devono essere annesse alla Russia ma rese alla loro libertà dopo i massacri di questi anni.
Non esistono buoni e cattivi, ma solo una buona o una cattiva informazione.(R.Humber)
Commento di Daniele DC



Alberto Pento
1) Nel 2014 non vi è stato alcun colpo di stato in Ucraina
2) Nel Donbass che è terra ucraina non vi è il 90% di russi, ma solo un di russofoni e di filorussi buonparte prezzolati
3) Non vi è stato alcun genocidio di 14mila russi nel Donbass


Rivolta di Kiev
https://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_di_Kiev
La rivolta di Kiev è scoppiata in risposta alle leggi anti-protesta ucraine (annunciate il 16 gennaio 2014 e messe in atto cinque giorni dopo), ed è sfociata in una serie di scontri nel centro di Kiev a via Hrushevshoko, fuori dallo Stadio Dinamo Lobanovski ed adiacente alle proteste dell'Euromaidan in corso.
Durante una manifestazione dell'Euromaidan che radunò più di 200.000 persone, i manifestanti marciarono verso la Verkhovna Rada dove incontrarono i cordoni della polizia. Dopo una fase tesa di stallo, la polizia cominciò ad affrontare i manifestanti con episodi di violenza. Da quel momento i manifestanti eressero barricate per impedire l'avanzamento delle truppe del governo. Quattro manifestanti sono stati confermati deceduti durante gli scontri con le forze dell'ordine, tre dei quali uccisi.
Il 28 gennaio 9 delle 12 leggi anti-protesta vennero abrogate e il Primo ministro Mykola Azarov rassegnò le dimissioni, annunciando la nascita di una legge di amnistia per i manifestanti arrestati e accusati. Il 14 febbraio seguente i gruppi incaricati di organizzare la situazione di stallo concordarono nello sbloccare parzialmente la strada per ripristinare il traffico ma mantenendo le barricate e le proteste. Dopo l'amnistia dei manifestanti del 16 febbraio, la polizia e i manifestanti si ritirarono entrambi, consentendo l'apertura di un corridoio per il traffico. Il 18 febbraio, ancora una volta, migliaia di manifestanti marciarono verso il Parlamento, ristabilendo gli stalli con la polizia in via Hrushevskoho e nelle strade collegate. Entro il giorno seguente, tutte le barricate vennero eliminate dalle strade e i manifestanti vennero respinti.


Euromaidan
https://it.wikipedia.org/wiki/Euromaidan
Euromaidan (in ucraino: Євромайдан?, traslitterato: Jevromajdan; letteralmente Europiazza) furono una serie di violente manifestazioni pro-europee iniziate in Ucraina nella notte tra il 21 e il 22 novembre 2013, all'indomani della sospensione da parte del governo dell'accordo di associazione, che costituiva una Zona di libero scambio globale e approfondito (Zone de libre-échange approfondi et complet, ZLEAC in francese o Deep and Comprehensive Free Trade Area, DCFTA in inglese) tra Ucraina e l'Unione europea. Durante le proteste, concentrate nella capitale Kiev, il 30 novembre 2013, si verificò un'escalation di violenza a seguito dall'attacco perpetrato dalle forze governative contro i manifestanti. Le proteste sfociarono nella rivoluzione ucraina del 2014 e, infine, alla fuga e alla messa in stato di accusa del presidente ucraino Viktor Janukovyč.

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L'inesistente genocidio nel Donbass e le origini dell'Ucraina: cosa c'è che non va nel discorso di Putin
Open
David Puente
23 dicembre 2022

https://www.open.online/2022/02/23/disc ... o-donbass/

Nel corso dell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina, nel quale la disinformazione cerca di avere il sopravvento, il discorso alla nazione del Presidente russo Vladimir Putin del 21 febbraio 2022 non è esente da bufale e da forzature di carattere storico. Uno dei punti di forza nel sostenere l’intervento russo nelle aree del Donbass è quello di un inesistente genocidio ad opera degli ucraini, così come il continuo sostenere che l’Ucraina moderna sia una creazione della Russia bolscevica, quando il nazionalismo ucraino risulta essere di gran lunga precedente a quello attribuito al secolo scorso.

Putin accusa l’Occidente di non accorgersi di un «genocidio» a cui sarebbero sottoposte 4 milioni di persone. Un numero che combacia con i presunti abitanti che risiedono nei soli territori controllati dai separatisti, ossia quelli delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk (circa 2 milioni e trecento mila di abitanti) e Luhansk (circa 1 milione e mezzo), non di entrambe le regioni ucraine.
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Donbass, gli abitanti condividono lingua, religione ed etnia. Le divisioni? Le vogliono solo politici e oligarchi
Gabriele Lagonigro
25 febbraio 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... i/6504663/
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Donbass, dov'è e cosa rappresenta la regione al centro della crisi fra Ucraina e Russia
21 feb 2022

https://www.ilgiorno.it/mondo/donbass-1.7388474
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L'inesistente genocidio nel Donbass e le origini dell'Ucraina: cosa c'è che non va nel discorso di Putin
Open
David Puente
23 dicembre 2022

https://www.open.online/2022/02/23/disc ... o-donbass/

Nel corso dell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina, nel quale la disinformazione cerca di avere il sopravvento, il discorso alla nazione del Presidente russo Vladimir Putin del 21 febbraio 2022 non è esente da bufale e da forzature di carattere storico. Uno dei punti di forza nel sostenere l’intervento russo nelle aree del Donbass è quello di un inesistente genocidio ad opera degli ucraini, così come il continuo sostenere che l’Ucraina moderna sia una creazione della Russia bolscevica, quando il nazionalismo ucraino risulta essere di gran lunga precedente a quello attribuito al secolo scorso.

Putin accusa l’Occidente di non accorgersi di un «genocidio» a cui sarebbero sottoposte 4 milioni di persone. Un numero che combacia con i presunti abitanti che risiedono nei soli territori controllati dai separatisti, ossia quelli delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk (circa 2 milioni e trecento mila di abitanti) e Luhansk (circa 1 milione e mezzo), non di entrambe le regioni ucraine.

Ecco la trascrizione in russo dal sito del Cremlino:

А так называемый цивилизованный мир, единственными представителями которого самозванно объявили себя наши западные коллеги, предпочитает этого не замечать, как будто и нет всего этого ужаса, геноцида, которому подвергаются почти 4 миллиона человек, и только потому, что эти люди не согласились с поддержанным Западом переворотом на Украине в 2014 году, выступили против возведённого в ранг государственного движения в сторону пещерного и агрессивного национализма и неонацизма. И борются за свои элементарные права – жить на своей земле, говорить на своём языке, за сохранение своей культуры и традиций.

Non è la prima volta che utilizza il termine «genocidio», alimentando tale convinzione nei suoi sostenitori. Partiamo dalla definizione: «Sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa». Nel sito delle Nazioni Unite (ONU) è presente un’area dedicata per la definizione di genocidio con il riferimento all’articolo 2 della “Convenzione sulla prevenzione e la repressione del reato di genocidio“: «l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso».

Secondo un documento delle Nazioni Unite, pubblicato il 27 gennaio 2022, dal 2014 a fine 2021 il numero delle vittime si aggira tra i 14.200 e i 14.400: almeno 3.404 civili, circa 4.400 membri delle forze ucraine e circa 6.500 membri dei gruppi armati.

Ecco il testo del documento delle Nazioni Unite:

OHCHR estimates the total number of conflict-related casualties in Ukraine from 14 April 2014 to 31 December 2021 to be 51,000–54,000 : 14,200-14,400 killed (at least 3,404 civilians, estimated 4,400 Ukrainian forces , and estimated 6,500 members of armed groups), and 37-39,000 injured (7,000–9,000 civilians, 13,800–14,200 Ukrainian forces and 15,800-16,200 members of armed groups)

Le Nazioni Unite non ritengono che vi sia in atto un genocidio o un tentato genocidio da parte dell’Ucraina nei territori contestati.

Nel territorio ucraino – e non solo – è stato riconosciuto da diversi Paesi un caso di genocidio tra il 1932 e il 1933, quello noto con il nome di Holodomor o della “Grande fame”. Al contrario di altri, non venne incluso dalla formulazione dalla Convenzione del 1948 sul genocidio delle Nazioni Unite a causa delle pressioni dell’Unione Sovietica, in quanto accusata di averlo causato. Il primo a denunciare l’accaduto fu un giornalista gallese, Gareth Jones, che visitò l’Ucraina sovietica durante la carestia.

L’Ucraina è un’invenzione della Russia?

Putin sostiene che l’Ucraina moderna sia stata interamente «creata dalla Russia, precisamente dai bolscevichi, dalla Russia comunista». Il processo di creazione sarebbe iniziato – sempre secondo Putin – nel lontano 1917 attraverso «Lenin e i suoi collaboratori», in «modo molto rude nei confronti della Russia stessa», strappando «parte dei suoi territori storici» (l’Ucraina, ndr). In questo breve racconto, Putin conclude così: «Naturalmente, nessuno ha chiesto alcunché ai milioni di persone che vivevano nella zona».

Putin addossa tutte le colpe a Lenin, il quale avrebbe concesso troppo ai nazionalisti ucraini dell’epoca. «Perché è stato necessario soddisfare le ambizioni nazionaliste in continuo aumento nella periferia dell’ex impero?», quesito che il Presidente russo ripropone poco dopo: «Perché è stato necessario fare doni così generosi, che nemmeno i nazionalisti più ardenti non si sarebbero mai sognati prima, dando persino alle repubbliche il diritto di separarsi dallo stato unito senza alcuna condizione?». Tutto questo viene definito da Putin in questo modo: «una semplice follia».

Putin espone un percorso che introduce la sua versione del recente passato, quello relativo alla fine all’Unione Sovietica, dove non attribuisce l’indipendenza dell’Ucraina al referendum del 1991 quanto piuttosto alle azioni dei suoi predecessori: «Ora sono i radicali e i nazionalisti, compreso e soprattutto quelli in Ucraina, che si attribuiscono il merito aver ottenuto l’indipendenza. Come possiamo vedere, non è affatto così». Secondo Putin sono tutti errori commessi dai leader bolscevichi, colpevoli di aver portato il crollo della «Russia storica».

Il punto di riferimento di Putin è la «Russia storica», ossia l’Impero Russo nato nel 1721 e guidato per l’ultima volta dallo Zar Nicola II fino al 1917. Non viene considerato il pregresso, soprattutto il fatto che Kiev fosse stata addirittura fondata ancor prima di Mosca, un elemento della storia che oggi gli viene rinfacciato anche in tono scherzoso. C’è chi, infatti, ricorda a Putin e alla Russia che prima ancora i loro territori fossero stati sotto il controllo dei mongoli. C’è da dire che nel suo discorso, Putin fa riferimento all’attuale Ucraina («Ucraina moderna») e non a quella storicamente più antica di Kiev.

Putin sbaglia anche nel dare colpe a Lenin. Di fatto, il sentimento nazionale ucraino era già presente nel corso della metà del 1800, mentre si riscontrano ancor prima delle composizioni in lingua ucraina: nel 1794 venne pubblicata l’Eneide travestita, la prima opera letteraria in ucraino dello scrittore Ivan Petrovyč Kotljarevs’kyj. Una situazione per niente tollerato dallo zar Nicola I, il quale mise sotto processo i principali protagonisti del sentimento ucraino. La storia dell’Ucraina, tuttavia, è ancora più antica e precedente a quella russa.

I territori del sud-ovest della “Russia antica”

Durante il suo intervento, Putin parla dell’unione dei territori contesi alla Russia antica nel 17° secolo. Qui la trascrizione in russo:

Издавна жители юго-западных исторических древнерусских земель называли себя русскими и православными. Так было и до XVII века, когда часть этих территорий воссоединилась с Российским государством, и после.

Nel 17° secolo l’area dell’Ucraina venne contesa tra il Gran principato di Mosca e la Polonia. Nella narrativa di Vladimir Putin rientra anche quella della cosiddetta «Novorossiya», o «Nuova Russia», al fine di sostenere che l’area fosse sempre appartenuta all’Impero russo, senza però riportare un fatto storico: prima ancora della nascita dell’Impero russo e del precedente Gran principato di Mosca, esisteva l’ex impero medievale noto con il nome Rus’ di Kiev guidato da Vladimir I detto il Grande (958-1015), considerato il padre fondatore dell’Ucraina. Se Rus’ di Kiev esisteva dal 882, il primo insediamento di Mosca risalirebbe intorno al 1147.

Tornando a Vladimir I, il Presidente russo Vladimir Putin fece costruire nel 2016 una statua a lui dedicata nei pressi del Cremlino, attribuendogli i meriti di aver posto le basi dell’attuale Russia. Questo gesto venne descritto come un’appropriazione indebita di quello che da sempre viene definito il fondatore dell’Ucraina, come già testimonia una sua statua eretta proprio a Kiev nel 1853.

La storia dei territori appartenenti all’ex Unione Sovietica e dell’Impero russo è molto più complessa rispetto a quella che Vladimir Putin riporta. Volendo andare più indietro nella storia, basti considerare che i Rus’, nome della popolazione che diede origine alla Rus’ di Kiev e dal quale presero il nome le popolazioni russe, non rano propriamente “russi”, ma scandinavi.




Donbass, gli abitanti condividono lingua, religione ed etnia. Le divisioni? Le vogliono solo politici e oligarchi
Gabriele Lagonigro
25 febbraio 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... i/6504663/

LA SCHEDA - Nell'Ucraina sudorientale non ci sono etnie, la parlata è pressoché identica, il dio è lo stesso, per quanto l'autocefala chiesa di Kiev si sia staccata da Mosca, e la storia, la cultura, i classici ottocenteschi rappresentano il substrato comune. Eppure si combatte, si muore, ci si scanna fra le miniere di carbone. Ecco perché questa guerra non può essere paragonata a quella nella ex Jugoslavia

Qualcuno, impropriamente, l’ha paragonata alla guerra nella ex Jugoslavia, ma fra quanto successe negli anni ’90 fra serbi, croati e bosniaci e quanto sta capitando oggi in Donbass ci sono assai poche similitudini. Nei Balcani erano differenti le religioni, le tradizioni, in parte anche la lingua. Nel bene e nel male, per quasi mezzo secolo Tito aveva tenuto insieme popoli che in comune non avevano moltissimo e che dopo la morte del Maresciallo hanno dato sfogo ai propri nazionalismi più sfrenati. Nell’Ucraina sudorientale, invece, non ci sono etnie, la parlata è pressoché identica, il dio è lo stesso, per quanto l’autocefala chiesa di Kiev si sia staccata da Mosca, e la storia, la cultura, i classici ottocenteschi rappresentano il substrato comune. Eppure si combatte, si muore, ci si scanna fra le miniere di carbone di una regione che non è ricca, non ha il mare, non ha turismo, dove i giovani sono già scappati da tempo, la maggior parte a Kiev ed altri in Russia, e dove ormai sono rimasti i più anziani, le famiglie con bambini, chi non ha i mezzi o le conoscenze per andarsene lontano.

È una guerra difficile, quasi impossibile da spiegare se non con la lente d’ingrandimento della geopolitica internazionale da una parte e dei potenti oligarchi locali dall’altra, che con il beneplacito di Putin diedero vita nel 2014 a una separazione anche per interessi personali. Perché è vero che l’auto-proclamazione delle due repubbliche arrivò dopo le proteste di Maidan e la svolta europeista (o nazionalista) di Kiev con la destituzione di Yanukovich. Il divieto della lingua russa nei luoghi pubblici e un’atmosfera meno benevola verso l’est del Paese spinsero i separatisti a staccarsi dall’Ucraina e a intraprendere un lungo conflitto con l’esercito regolare. Ma è anche chiaro che in una zona già pesantemente in crisi dopo il crollo dell’Unione Sovietica, avvicinarsi a Mosca e ricevere i lauti aiuti del Cremlino ha rappresentato per i nuovi governanti del Donbass secessionista un buon motivo per essere indipendenti.

Le lotte interne, fra bande non sempre inclini alla legalità, si risolsero nel 2018 con l’omicidio del “primo ministro” storico di Donetsk, Aleksander Zacharcenko, freddato in un bar del centro. La Russia e l’establishment della neonata repubblica popolare diedero subito la colpa a Kiev, ma molti analisti (anche a Mosca) sostennero invece la tesi del regolamento di conti interno.

Una guerra per interessi, quindi, non certo per l’odio fra i popoli. Un conflitto in cui la linea di confine non divide filo-russi e filo-ucraini, ma è semplicemente il frutto di otto anni di scontri. Ci sono i sostenitori di Kiev fra gli abitanti del Donbass separatista ed i fan di Putin nelle zone controllate dall’esercito regolare. Hanno vissuto insieme per secoli, ma la politica e non l’odio etnico ne sta segnando i destini.

Donetsk, la città simbolo di quest’area con quasi 1 milione di abitanti e sede nel 2012 dei Campionati Europei di calcio, è stata a lungo anche il regno di Rinat Akhmetov: 7 miliardi di dollari di impero personale, uomo più ricco d’Ucraina, proprietario della titolata squadra dello Shakhtar, con investimenti in mezzo mondo ma un passato non proprio trasparente. Putin ha “regalato” oltre 700mila passaporti russi ai cittadini di Donetsk e Luhansk e ha investito parecchi rubli in quest’area per accalappiarsi le simpatie di una popolazione stanca, disillusa ed economicamente depressa. Un’operazione semplice e tutto sommato a basso costo ma che sta destabilizzando il mondo. Una guerra per interessi, non certo per l’odio fra i popoli.



Donbass, dov'è e cosa rappresenta la regione al centro della crisi fra Ucraina e Russia
21 feb 2022

https://www.ilgiorno.it/mondo/donbass-1.7388474

Un territorio ad alto tasso russofono, ma anche e soprattutto un ricco bacino carbonifero. Questo è il Donbass, bacino del Donec, dal nome dell'omonimo fiume che lo attraversa. Una zona dell'Ucraina orientale al confine con la Russia, che si estende in tre oblast' (regioni), tra cui quello di Doketsk, la città principale.

Ucraina Russia, le ultime notizie. Onu: "Si rischia una grande guerra"

Nel Donbass oltre 770mila ucraini hanno il passaporto russo, su una popolazione di circa 5 milioni di abitanti, e secondo Mosca negli ultimi giorni altri 950mila residenti hanno fatto la stessa richiesta. Con la 'madre Russia' c'è un legame antico, rafforzato da una chiesa ortodossa locale che si è staccata da quella ucraina per legarsi a Mosca. Questo legame si nutre anche dell'insofferenza della popolazione verso lo Stato centrale. Perché le condizioni generali di vita, dall'uscita dell'Ucraina dall'Urss, nel 1991, sono peggiorate progressivamente. E allo stesso tempo, sono cresciute le pulsioni secessioniste.

La miccia si accende nel 2014, quando dopo la rivolta filo-Ue di Maidan e la cacciata di Viktor Yanukovich dal potere, Mosca in reazione decide l'annessione della penisola della Crimea, nel sud dell'Ucraina. Da quel momento parte la mobilitazione anche del Donbass, con gruppi militari delle regioni di Lugansk e Donetsk che riescono in breve tempo a prendere il controllo di parte della regione, grazie all'appoggio occulto di Mosca, che fornisce denaro e armi. I secessionisti vittoriosi sul campo dichiarano l'indipendenza dall'Ucraina proclamando la nascita della Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk. In seguito organizzano un referendum, che secondo i leader ribelli ha un esito bulgaro: la stragrande maggioranza della popolazione vota a favore dell'annessione alla Russia.

Gli sforzi della diplomazia internazionale per riportare stabilità nell'area e porre fine a un conflitto che ha provocato oltre 10mila morti conducono agli accordi di Minsk, che vengono sottoscritti sia dai filo-russi che da Kiev, sotto il cappello delle potenze occidentali, Francia e Germania in primis, e della Russia. I combattimenti sulla carta devono finire e il Donbass deve tornare sotto il controllo dell'Ucraina, in cambio di una maggiore autonomia. Ma le intese sottoscritte nella capitale bielorussa non sono risolutive, anche perché in parte non attuate. Da un lato Mosca non è formalmente parte nel conflitto e quindi non si sente vincolata; dall'altro le autorità di Kiev, su pressione della frangia nazionalista del Paese, non riescono a concedere l'autonomia ai separatisti. Ed il conflitto, anziché finire, è riesploso, inserendosi ora nella più ampia battaglia Russia-Occidente sull'allargamento a Est della Nato.


L’Onu: in Ucraina 13mila morti per la guerra del Donbass tra i due contendenti
Monica Ricci Sargentini
22 gennaio 2019

https://lepersoneeladignita.corriere.it ... l-donbass/

Dall’aprile 2014 alla fine del 2018 sono state quasi 13 mila le vittime della guerra nel Donbass. Lo ha reso noto la missione di monitoraggio per i diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina. Nello specifico, i civili rimasti uccisi sarebbero 3.300, oltre a 4 mila soldati ucraini e 5.500 miliziani separatisti. In aggiunta, un numero di persone fra le 27 e le 30 mila sono rimaste ferite nel corso del conflitto armato.
Tutta l’area orientale dell’Ucraina vive una situazione di profonda instabilità e incertezza dall’aprile del 2014, dopo che le autorità di Kiev lanciarono un’operazione militare per riprendere il controllo della regione dalle milizie delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk che sostengono l’indipendenza del Donbass. Gli accordi raggiunti a Minsk dal Gruppo di contatto trilaterale dell’Osce (Russia, Ucraina e le due autoproclamate repubbliche) prevedono un completo cessate il fuoco; il ritiro degli armamenti dalla linea di contatto nell’Ucraina orientale; lo scambio reciproco di tutti i prigionieri detenuti da entrambe le parti; delle riforme costituzionali che conferiscano uno statuto speciale alle autoproclamate repubbliche. Il Formato Normandia (Francia, Germania, Russia e Ucraina) monitora il rispetto di quest’intesa. Dalla sigla degli accordi, tuttavia, le due parti si accusano reciprocamente di contrastarne l’attuazione.




Confesso che non ho mai reputato Putin pericoloso, prima di oggi.
Roberta Cuciti
27 febbraio 2022

https://www.facebook.com/roberta.cuciti ... 5777504438

Archiviata l'URSS, la Russia per me era solo un "nemico" geopolitico in quanto alleato coi peggiori stati canaglia del pianeta. Iran, Cina, Palestina...
Non molto più di questo. Non sono mai stata russofoba, tutt'al più, non amo gli antioccidentali in generale.
E Putin anzi, mi ispirava pure sufficiente simpatia: certo, consapevole che la sua sia un'autocrazia, ma li ho spesso difesi dicendo "sono una pseudo democrazia giovane e poi Putin deve tenere insieme un tale territorio..., faranno il loro percorso".
Putin poi ha raccolto una nazione devastata 20 anni fa, l'ha riportata ad avere un certo ruolo nel mondo. Mi pareva avesse fatto un discreto lavoro, compatibilmente con le condizioni iniziali.
Si ok, le ricchezze sono concentrate nelle mani di un piccolo gruppuscolo di oligarchi, amici suoi, ma si faranno...col tempo, perché no?
Praticamente mi sono fatta tutto un mio personale film su quel gigante di nazione. Altro che Putin il simpatico che gratta la pancia alla tigre e all'orso!
Ammappate. Io l'ho completamente non inquadrato, me ne rendo conto solo ora.
E mai avrei creduto ad un azzardo simile: credevo convintamente che bluffasse quando ha ammassato 190 mila uomini sul confine, per avere potere contrattuale in un braccio di ferro tutto diplomatico sui destini dell'Ucraina e poi andarsene.
Putin non era proprio nel mio orizzonte dei rischi in arrivo


Dave Sereno
Bella annotazione.. a me ha aperto gli occhi una Lettone qualche anno fa, era durante un lungo discorso, cercando di capire il loro ( dei russi) modo di agire spesso aggressivo e strafottente nelle trattative mi disse " ricorda che per i russi la guerra è onore ". Una semplice frase mi ha cambiato completamente la percezione del loro punto di vista.

Francesco Birardi
Idem cum patatis... stesso percorso, stessi pensieri. Anzi, vagheggiavo un'alleanza Usa-UE-Russia in senso anti islamico e anti cinese... Illuso!!!

Alberta Venca
A me invece la Russia e la Cina mi spaventano da sempre ora mettici pure l'amministrazione di Biden sono un vero pericolo. Se solo Trump avesse fatto un decimo di quello che sta provocando Biden con le sue affermazioni lo avrebbero massacrato. Siamo in pericolo

Domenico Balducci
Idem come te. Rafforzata dal fatto che io ho frequentato Russia e Bielorussia nel 90 e non ti puoi immaginare il casino che c'era. Per dirti il clima di frustrazione del popolo russo in quegli anni, ho sempre in mente, delle signore sdegnate nel vedere i ragazzini chiedere l'elemosina agli stranieri sulla piazza rossa. Alcune si vergognavano e li prendevano per un braccio per portarli via. Ecco queste cose ti toccano capisci la dignità di questo popolo. Quindi Putin, secondo me, ha fatto tanto per la Russia, probabilmente nell'unico modo in cui era possibile farlo. Ora per me é andato via di testa, mi sembra anche che non stia bene di salute a guardarlo in faccia.


Franco Ornag
POST ASSURDO. IN OCCIDENTE non vi e` NESSUNA LIBERTA`, ma solo un.sistema orribile senza valori, nei quali siamo solo DEI ROBOT CONSUMATORI, in un vita senza piu` riferimenti spirituali

Alberto Pento
Io sono un uomo di buona volontà, libero e consapevole, pieno di valori di ogni tipo compreso quelli spirituali naturali e non religiosamente idolatri come i tuoi e quelli del criminale Putin che di cristiano hanno poco o niente, amo la buona vita sulla terra e tutto il piacere che essa mi può dare a cui non preferisco alcuna vita paradisiaca dopo la morte e consumo quello che mi è necessario, che è buono e che posso guadagnarmi con il sudore della fronte senza depredare gli altri.
Non credo agli idoli, agli dei incarnati negli uomini, agli uomini della provvidenza, ai messia e ai redentori specialmente se idolatri, fanatici e violenti come Putin, Hitler, Mussolini, Stalin, Mao e Xi-in Pijng, Raisi, Kim Jong, e tutta la loro brutta compagnia comparsa sulla terra come Maometto e altri.


L'Occidente e i paesi non occidentali che si sono conformati ad esso come il Giappone e l'Australia, con tutti i suoi difetti è ancora il luogo migliore della terra dove vivere, e dove gli uomini di ogni parte del mondo che soffre, in conflitto, in miseria e dove dominano le dittature e le utopie sociali politico religiose sognoano di emigrare.


Franco Ornag
Alberto Pento, io non metto in dubbio che tu sia cosi`, io parlo del.sistema non di te.
Il sistema AMERICANI e` il male del mondo, distrugge, uccide...il capitalismo e` il vero male..

Alberto Pento
Il sistema americano con tutti i suoi difetti, è per molti aspetti la parte migliore dell'Occidente nonostante il Politicamente Corretto imperante con la banda democratica Biden Biden al governo; ed è ancora il luogo dove da tutta la terra moltitudini di uomini vorrebbero emigrare per avere un futuro più degno dove crescere i loro figli. La libertà democratica ed economico capitalista con la sua responsabilità/impegno e merito è l'unica condizione che garantisce all'umanità la miglior vita possibile e che dà all'uomo di buona volontà la capacità di migliorarsi sempre anche quando sbaglia, perché sbagliando l'uomo di buona volontà impara molto ed è questo universale meccanismo elementare che costituisce la regola d'oro del progresso e dello sviluppo della vita e dell'umanità sulla terra.

Franco Ornag
Alberto Pento, aveva ragione GIULIETTO CHIESA, La RUSSIA è nostra amica

Alberto Pento
Giulietto Chiesa era solo un demenziale fanatico comunista filo Russia URSS, una vergogna umana come i fanatici nazifascisti e i fanatici nazi maomettani.
Tutti agenti del male.

L'Occidente con tutte le imperfezioni sempre migliorabili è incommensurabilmente più umano, civile e superiore di qualsiasi paese internazi comunista, nazi maomettano o ex comunista e totalitaria come quello della Russia idolatra del fanatico nazionalista, falso cristiano e criminale Putin.



I demenziali filo Russia del criminale idolatra nazifascista Putin dovrebbero essere considerati, trattati e perseguiti come i foreign fighters nazi maomettani per apologia e istigazione al compimento di crimini contro l'umanità e alla violazione dei diritti umani, civili e politici del popolo ucraino.





I bambini morti ci sono stati da tutte le parti, ma la responsabilità è di chi ha provocato tutto ciò, la Russia di Putin che ha fomentato il separatismo violento dei russofoni-russofili.

https://www.facebook.com/flaminio.march ... 5145976766

L’Onu: in Ucraina 13mila morti per la guerra del Donbass tra i due contendenti
Monica Ricci Sargentini
22 gennaio 2019
https://lepersoneeladignita.corriere.it ... l-donbass/
Dall’aprile 2014 alla fine del 2018 sono state quasi 13 mila le vittime della guerra nel Donbass. Lo ha reso noto la missione di monitoraggio per i diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina. Nello specifico, i civili rimasti uccisi sarebbero 3.300, oltre a 4 mila soldati ucraini e 5.500 miliziani separatisti. In aggiunta, un numero di persone fra le 27 e le 30 mila sono rimaste ferite nel corso del conflitto armato.
Tutta l’area orientale dell’Ucraina vive una situazione di profonda instabilità e incertezza dall’aprile del 2014, dopo che le autorità di Kiev lanciarono un’operazione militare per riprendere il controllo della regione dalle milizie delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk che sostengono l’indipendenza del Donbass. Gli accordi raggiunti a Minsk dal Gruppo di contatto trilaterale dell’Osce (Russia, Ucraina e le due autoproclamate repubbliche) prevedono un completo cessate il fuoco; il ritiro degli armamenti dalla linea di contatto nell’Ucraina orientale; lo scambio reciproco di tutti i prigionieri detenuti da entrambe le parti; delle riforme costituzionali che conferiscano uno statuto speciale alle autoproclamate repubbliche. Il Formato Normandia (Francia, Germania, Russia e Ucraina) monitora il rispetto di quest’intesa. Dalla sigla degli accordi, tuttavia, le due parti si accusano reciprocamente di contrastarne l’attuazione.


Colonna di carri armati bloccata su un'autostrada ucraina a causa della mancanza di carburante: così un ucraino si prende gioco degli invasori
"Se volete vi riporto in Russia". L'automobilista sbeffeggia i russi rimasti a secco

Francesca Galici
27 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/se ... 1645955841

Si dice che l'ironia sia una delle armi più potenti e riuscire a mantenerla anche in un momento di guerra può fare la differenza. Che tra esercito ucraino e russo ci siano profonde differenze è cosa nota, perché le forze di Putin sono nettamente superiori rispetto a quelle di cui può disporre Zelensky. Tuttavia, gli ucraini resistono e stanno mostrando una tempra ben più forte di quella immaginata dai generali russi. L'umore del Paese è alto, nonostante i missili che colpiscono gli edifici civili, oltre a quelli militari.

Nei sottopassaggi e nei bunker antiaerei si riescono ancora a vedere i sorrisi nei volti degli uomini, delle donne e dei bambini che si nascondono dalla guerra. E per strada sono numerosi gli ucraini che non scappano davanti all'invasore ma, anzi, lo provocano e lo irridono, condividendo poi i video sui social per dare coraggio e infondere fiducia ai loro concittadini. È quello che ha fatto un uomo davanti a una colonna di mezzi militari russi, fermati non dalla controffensiva ucraina ma da un banalissimo contrattempo: avevano finito la benzina.

I carri armati ripresi dall'uomo alla guida pare viaggiassero su una delle autostrade ucraine e l'uomo, invece di fermarsi e tornare indietro, o tirare dritto senza prestare attenzione, decide di fermarsi a parlare con loro che, a dispetto di quanto si possa immaginare, hanno accettato volentieri lo scambio di battute. "Che succede ragazzi, avete subito un guasto?", chiede l'automobilista ai militari russi, che rispondono: "No, abbiamo finito il carburante". Una risposta inaspettata per l'automobilista, che ha avuto la prontezza di rispondere con una battuta sarcastica: "Vi posso trainare e riportare indietro... Fino alla Russia". Risate da parte dei soldati e scambio che continua, con l'automobilista che, vista la situazione distesa, ne approfitta per chiedere ai militari se sapessero dov'erano diretti. Da parte loro, ovviamente, la risposta è stata evasiva: "No, non lo sappiamo". Una risposta di circostanza per non svelare i loro piani di attacco, che però poco dopo cambia. "A Kiev, maledizione, fanculo... Cosa dicono i telegiornali?", risponde un altro militare.

Compreso che gli animi si stavano surriscaldando, l'uomo alla guida ha voluto fare un ultimo appunto ai soldati, prima di ripartire con la sua auto: "Bene, mentre tutto è dalla tua parte, i prigionieri si stanno arrendendo, anche perché i ragazzi non sanno dove stanno andando. E ho chiesto a tutta la colonna: nessuno sa dove sono e dove stanno andando". A quel punto l'uomo non aspetta la risposta e si rimette alla guida per allontanarsi ed evitare problemi.



La strage di Odessa
https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Odessa
La strage di Odessa è un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa presso la Casa dei Sindacati[1], in Ucraina, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti ucraini ai danni dei manifestanti che si opponevano al nuovo governo instauratosi nel Paese in seguito alle rivolte di piazza di Euromaidan. In concomitanza del rogo, preceduto e seguito da linciaggi e violenze nei confronti degli aggrediti, trovarono la morte almeno 48 persone tra impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti contrari al nuovo governo, o favorevoli al separatismo, simpatizzanti filo-russi e membri di partiti di estrema sinistra.
Con le rivolte di Euromaidan a Kiev il presidente ucraino filo-russo Viktor Janukovyč venne destituito. Questo cambio di governo provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale (tra cui i membri del Partito Comunista dell'Ucraina). Il 2 maggio 2014 si ebbero quindi anche ad Odessa scontri di piazza tra le fazioni contrapposte.

In seguito agli scontri, in cui erano intervenute anche frange paramilitari nazionaliste (in particolare quelle di "Pravyj Sektor")[2], i manifestanti antigovernativi si rifugiarono nella Casa dei Sindacati. Questi manifestanti vennero seguiti ed aggrediti ferocemente all'interno dell'edificio dai sostenitori di Euromaidan e dai militanti di estrema destra, che successivamente circondarono l'edificio e appiccarono il fuoco.[3]

Nell'incendio che ne scaturì trovarono la morte 42 persone (34 uomini, 7 donne e un ragazzo di diciassette anni), alcune delle quali del tutto estranee ai fatti in quanto si trovavano all'interno dell'edificio per ragioni di lavoro. Gli estremisti di destra impedirono ai vigili del fuoco di accedere all'area per poter intervenire. I pochi che riuscirono in maniera fortunosa a fuggire dall'incendio furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo. Alla fine del rogo i testimoni trovarono i corpi carbonizzati dei manifestanti aggrediti e cadaveri di donne seviziate e violentate, tra cui una donna incinta strangolata con dei cavi telefonici. Si scoprì che tra le vittime del massacro vi erano anche persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio.

Il nuovo governo ucraino a capo di Oleksandr Turčynov e Arsenij Jacenjuk si limitò a parlare di una fatalità che era costata la vita a circa 30 persone.[3] Il Ministro degli Interni ucraino e la Polizia sostennero da subito che i manifestanti anti-governativi fossero rimasti uccisi dalle fiamme scaturite dai loro stessi lanci di bombe molotov.[6] Anche la stampa vicina al nuovo governo attribuì l'incendio ai manifestanti filo-russi. Ben presto questa versione venne smentita dalle testimonianze dei sopravvissuti e di vari osservatori.[3]

Il Parlamento europeo si espresse in tal senso:

«Numerosi indizi suggeriscono che non è stato il presunto incendio dell’edificio a uccidere coloro che si trovavano all’interno, lì rifugiatisi per non essere massacrati in strada, bensì sono stati colpi di arma da fuoco o armi di altro genere. Esistono filmati che mostrerebbero poliziotti sparare sui disperati che cercavano di fuggire dalle finestre e tutte le prove disponibili indicano che gli assedianti intendevano uccidere».

Nessun processo è stato intentato per la strage.




Poteva mancare? Lui, l’Hegel di casa nostra, la più profonda mente filosofica dell’ultimo secolo ha parlato. Ed ha levato alta e forte la sua voce in difesa della Russia aggredita dall’Ucraina sostenuta dall’imperialismo americano.
Bisogna opporsi alla civiltà dell’hamburger, tuona il nuovo Hegel. Quanto ha ragione! Il pericolo è l’hamburger, perbacco. E con l’hamburger il consumismo compulsivo, la monarchia del dollaro!
L’alternativa è la Russia di Putin, esattamente come lo era, ieri, l’URSS di baffone Stalin.
E con la Russia di Putin altri pesi ci indicano la via della salvezza: la Corea del nord, l’Iran, il Venezuela del compagno Maduro, l’eroica Cuba, avanguardia mondiale della resistenza contro l’imperialismo USA. Magnifici paesi, splendidi modelli di democrazia, isole di libertà in un mondo dominato da dollari e hamburger. Mi chiedo solo se il grande Fusaro ci vorrebbe vivere...
Il nuovo Hegel, il sottile teorico della dialettica all’italiana, ha un grosso pregio: fa chiarezza. Quelli che parlano di Russia “accerchiata” lo devono sapere: è LUI il loro teorico massimo.
Se Fusaro non ci fosse bisognerebbe inventarlo.
Giovanni Bernardini
28 febbraio 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 1851922681

Diego Fusaro a difesa di Vladimir Putin: “Ultimo baluardo contro l’imperialismo Usa”. E poi disintegra l’Italia “colonia”
24 Febbraio 2022

https://almanews24.it/politica/2022/02/ ... a-colonia/

Diego Fusaro – “La Russia non ha alcun interesse a muovere guerre”. A schierarsi dalla parte di Vladimir Putin e della nazione da lui guidata è Diego Fusaro, saggista e filosofo. In un’intervista ad Affari Italiani Fusaro attacca duramente gli Stati Uniti sulla questione dell’Ucraina, con pesanti accuse pure all’Italia: “La Russia è da tempo nel mirino del nuovo imperialismo made in USA. Per cui, se la guerra ci sarà, anche se diranno che è stata cagionata dalla Russia di Putin, in realtà sarà, come sempre, di responsabilità della monarchia del dollaro. Penso francamente che Putin abbia ragione su tutto il fronte. La sua Russia è oggi uno degli ultimi baluardi di resistenza all’imperialismo incontenibile della civiltà dell’hamburger. Quell’imperialismo che chiama diritti umanitari e missioni di pace il proprio vile imperialismo. Del resto, la globalizzazione altro non è se non un’americanizzazione del mondo”.

“La Nato – va avanti Fusaro – ha un’unica funzione nel 2022 e serve solo a impedire ai popoli d’Europa e soprattutto alle nazioni d’Europa di essere sovrane e indipendenti, cioè non colonie degli Stati Uniti. Poi è uno strumento imperialistico che serve solo a garantire la continuità dell’imperialismo statunitense che è la vera minaccia della pace nel mondo. L’Italia non ha sovranità militare essendo una colonia degli Stati Uniti. Fare le sanzioni alla Russia – conclude il filosofo – significa solo essere servi senza dignità di Washington”.

Alberto Pento
Mi domando perché questa gente ignorante e bugiarda sia lasciata libera e pagata di insegnare/propagandare queste menzogne nelle scuole pubbliche?



Silvio Esposito 28 febbraio 2022 su questo mio post
Putin, Biden, Troudeau, Draghi, Xi, De Leyen... sono tutti burattini in mano ai vertici della massoneria mondiale, vanno a cena insieme mentre mostrano la sceneggiata di mettersi gli uni contro gli altri. Il fine è sempre quello: governo unico mondiale massonico che scatena la guerra per poi presentarsi come paladini della pace che otterranno. Il fine ultimo la distruzione del cattolicesimo e l'adorazione della bestia massonica.


Alberto Pento
Lei sì che se ne intende, lei è una mente superiore, fa delle analisi profondissime e impeccabili, di una verità assoluta, da condividere in pieno.



Le demenzialità dei nazifascisti italiani filo russia di Putin e antiamericani


Russofobia, un sentimento utile e a chi?
Movimento Nazionale - La Rete dei Patrioti
3 marzo 2022

https://www.facebook.com/groups/1059950 ... 1852980321

Putin è l'uomo più odiato del momento. Tolto di mezzo Trump - con elezioni apparentemente non ortodosse - ora il nemico pubblico numero uno è solo lo Zar.
La propaganda sta disegnando un personaggio bieco, despota, dittatore; in buona sostanza, il nemico utile agli USA e di conseguenza alla NATO.
Putin diventa - grazie al pretesto ucraino - peggio di Xi Jinping o Kim Jong-un, per nominare due personaggi indigesti all'Occidente.
Ecco, dunque, servito sul mainstream, per tutti i cervelli anestetizzati, il diavolo bianco ed etero, il nemico pubblico numero 1 del Nuovo Ordine Mondiale.
Eppure basta poco per capire come stiano realmente le cose: mettere insieme le notizie artificiosamente costruite, raffazzonate, una propaganda assidua e ipnotizzante e vedere, ascoltate e, soprattutto, ragionare per conto proprio.

Alberto Pento
Nessun confronto possibile tra Trump e Putin, Trump è un buon uomo e Putin un criminale peggio di Moametto, di Stalin e di Hitler.
Non esiste alcuna russobofia, caso mai esiste una USA fobia da parte dei demenziali nascifascisti europei che oggi in assenza di Mussolini e di Hitler trovano in Putin un loro surrrogato-sostituto.


RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro
Ucraina, l'ordine da Washington è arrivato: l'Europa e l'Italia hanno deciso la via della guerra

3 marzo 2022

https://www.radioradio.it/2022/03/ucrai ... ro-guerra/

Non sappiamo per ora se dalla situazione ucraina irrisolta scoppierà una nuova guerra mondiale. Auspichiamo che la forza della ragione riesca a prevalere su quelle della forza. Sappiamo nettamente che si stanno riproducendo le condizioni del mondo bipolare, del mondo diviso in due blocchi.
Da una parte l’Occidente atlantista, dall’altra l’Oriente filorusso. Peggio del mondo diviso in due blocchi precedente al 1989 poteva esserci solo ciò che è venuto dopo, ossia un mondo monopolare sotto le insegne dell’imperialismo a stelle e strisce, la globalizzazione. Per qualcuno la storia era finita, questa era l’analisi di Francis Fukuyama. Mai analisi fu tanto fallace. Sappiamo non soltanto che la storia non è finita ma sta correndo sempre più veloce.
Putin dovrebbe ritirare immediatamente le truppe dall’Ucraina e bisognerebbe garantirgli che l’Ucraina non diventerà un satellite, una succursale della nato e di Washington che significherebbe essere letteralmente accerchiata in via definitiva. Al tempo stesso l’Unione Europea dovrebbe tenersi fuori da ogni guerra e la civiltà del dollaro dovrebbe far cessare ogni espansione della Nato verso Oriente riconoscendo dunque lo spazio della Russia.
Tutti quelli che condannano il gesto di Putin cosa dicono dell’Italia e dell’Unione europea che mandano soldati e armi al confine, promuovendo la guerra anziché cercare la pace? È curioso vedere le invettive di Enrico Letta che tuona contro la Russia e sembra spingere per una guerra dell’Italia e dell’Unione europea in funzione antirussa. Non dicevano che l’UE ci difendeva dalle guerre?
Spingere sul fronte i soldati e le armi senza che l’Ucraina neppure faccia parte della Nato, significa dichiarare guerra alla Russia. L’unione europea e l’Italia hanno perso una buona occasione per assumere il ruolo della parte giusta, quella di chi perora le ragioni della pace e cerca la soluzione con il logos, non con le armi.
L’Europa e l’Italia hanno invece scelto sciaguratamente di fare la parte della colonia di Washington, hanno scelto sciaguratamente le infami ragioni della guerra e di mandare armi, soldati al fronte. Peggio non si saprebbe potuto fare. L’Europa avrebbe dovuto richiamarsi alla propria storia, alle proprie radici, perorando la pace.
Non doveva l’Unione europea difenderci dalla guerra invece ancora una volta ci troviamo al cospetto della guerra e della sua potenza. Lo spettro della guerra si aggira per l’Europa e forse per il mondo intero.


Pento Alberto
Questo imbecille ci vorrebbe coloina della Russia
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:39 pm

Così i no vax fanno propaganda per i russi. Ma le fake news non si contano più
Una frangia estrema di no vax, sugli stessi canali Telegram con cui si scagliava contro Covid e vaccini, favorisce la propaganda di Putin negando l'evidenza: ecco cosa è stato scoperto
Alessandro Ferro
28 Febbraio 2022 - 10:41

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646042029

Come trasformare le notizie in fake news: è quanto accade su alcune chat di Telegram che veicolano il pensiero russo storcendo la realtà. Già di per sè la questione è abbastanza grave ma la cosa sorprendente è che si tratta degli stessi canali con i quali i no vax, per mesi, hanno messo in piedi la loro folle propaganda contro i vaccini e il Covid-19: gruppi di utenti con migliaia e migliaia di iscritti che adesso sono dalla parte di Putin.


Il divieto dell'Ue

La scoperta è stata sconcertante: dopo che la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha fatto sapere con un tweet che avrebbe vietato il diffondersi delle falsità russe in Europa bloccando giornali quali Russia Today e Sputnik per non alimentare bugie e mistificazioni sulla guerra causata dal loro zar, Palazzo Chigi, dopo l'incontro con la direttrice del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) Elisabetta Belloni, ha scoperto il riattivarsi di "canali dormienti" e nuove chat con l'obiettivo di favorire la propaganda russa nel nostro Paese.


Cosa è stato scoperto

Come detto, la particolarità di questo fenomeno che ha scoperto la nostra intelligence è che almeno quattro della chat più attive e messe sotto lente d'ingrandimento, sono le stesse che hanno veicolato messaggi negazionisti sul Sars-Cov-2 e totalmente contrarie ai vaccini. Non solo, ma sono le stesse che avevano diffusi messaggi contro Conte e Draghi e hanno aizzato una frangia estrema di no vax con i messaggi neofascisti che hanno portato all'assalto della Cgil nell'ottobre scorso. Per rimanere alla stretta attualità, poi, si tratta degli stessi canali che non più tardi di una settimana hanno messo in piedi i picchetti dei camionisti nelle strade del Sud. Di palo in frasca, adesso, parlano di Putin difendendo il suo operato.

La follia degli "ex" no vax

"Basta Dittatura", ad esempio, è il nome di una chat con quasi centomila utenti dove si è parlato del bambino morto a Kiev durante gli scontri. Ebbene, il delirio negazionista non ha confini. "Di bambini purtroppo ne moriranno tanti - scrivono - perché il regime di Kiev, pilotato dalla Nato e finanziato da Soros, non pare intenzionato a cercare una tregua. Ma ora il condizionale è d'obbligo". Per loro, il bimbo mostrato da tutti i Tg del mondo non è reale e la foto scattata "in posa". Un altro folle con il nick "Giù la mascherina" ha scritto che "i giornalisti sono con casco e giubbotto antiproiettile, l'abito ufficiale della "modalità guerra", proprio come quando sono con le mascherine, mentre dietro i cittadini ucraini serenamente fanno la coda all'ufficio postale".

Secondo questa gente e quanto si legge su Telegram, bunker e sirene sarebbero "tutte invenzioni" e la guerra sarebbe colpa degli ucraini che aggrediscono, non il contrario. E poi, falsi video che fanno credere come i militari russi siano accolti con applausi dai cittadini ucraini, soltanto questo serve a comprendere il capovolgimento della realtà. "L'esistenza di un'attività di disinformazione che ha come regista esplicito il Cremlino e interessa anche l'Italia non è una novità", afferma a Repubblica Enrico Borghi, responsabile sicurezza del Pd e membro del Copasir, spiegando come accade già del 2020 con l'inizio dell'emergenza Covid quando il Comitato di controllo sui Servizi ha verificato e attestato che "sono state diffuse contro il nostro Paese una serie di fake news virali sull'epidemia, originate da Russia e Cina". Si tratta di operazioni che vanno da attacchi cyber allo spionaggio informativo, indirizzati verso alcuni Stati per destabilizzarli. "E uno di questi target è certamente l'Italia, che è uno dei perni dell'alleanza atlantica", conclude.


Eccone un'altro che più demente di così non si può,
Augusto Sinagra il novax
28 febbraio 2022
https://www.facebook.com/profile.php?id=100070758812209

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE VLADIMIR PUTIN

Signor Presidente, a lei è ben noto che il Parlamento italiano non riflette più la reale volontà popolare. Così pure in Italia si sono succeduti in questi ultimi anni governi presieduti da persone mai elette e dunque anche il governo in carica non riflette la volontà e i sentimenti del Popolo italiano.
I Vertici militari non garantiscono l’indipendenza delle libere istituzioni come la Costituzione impone.
La Costituzione italiana viene sistematicamente violata nel silenzio di chi dovrebbe garantirne il più assoluto rispetto, ed è così che ora si viola anche il suo articolo 11 che preclude all’Italia la partecipazione a guerre di aggressione o comunque a guerre altrui, dovendo essere la politica militare italiana esercitata solamente per scopi difensivi.
I mezzi di informazione, i più diffusi quotidiani e le televisioni a diffusione nazionale sono completamente asserviti e diffondono costantemente una informazione consapevolmente falsa.
Larghi strati della magistratura che dovrebbe essere il baluardo delle quotidiane libertà e diritti, agisce fuori dalla legge continuando nella sua tradizione di compiacere il potere governativo.
L’opinione pubblica italiana è frastornata e confusa e crede a quel che raccontano le televisioni fino ai limiti del ridicolo (giornalisti italiani in Ucraina con l’elmetto in testa ovvero filmati di guerra cinematografici o immagini di esplosioni avvenute anni prima in luoghi molto distanti dalla Ucraina).
Il messaggio che viene diffuso è che lei è un autocrate e che la Russia persegue una politica aggressiva espansionistica.
Non tutti gli italiani pensano questo e sono moltissimi gli italiani di ogni ceto sociale e di ogni esperienza culturale che condividono la sua iniziativa militare ucraina consapevoli delle finalità provocatorie degli USA attraverso la NATO.
Questa è una vecchia storia che purtroppo si ripete, se c’è un Paese guerrafondaio, questi sono gli USA: nei loro tre secoli di vita hanno avuto solo 12 anni di pace. Questi sono numeri, non opinioni.
La parte sana dell’Italia e degli italiani sa che la difesa dei diritti dell’uomo è un volgare pretesto come è un pretesto più ridicolo che delittuoso, quello di esportare la democrazia.
L’opinione pubblica sana dell’Italia è perfettamente consapevole che la sua iniziativa in Ucraina è un atto di legittima difesa e di risposta alle provocazioni e alle minacce nordamericane e degli Stati che servilmente appoggiano gli USA.
Vede, Signor Presidente, l’Italia ha perso la Seconda guerra mondiale ma non è questo quel che conta. Le guerre si vincono e si perdono. Questo è nel gioco della storia.
La tragedia dell’Italia è che essa ha perso la guerra e ha perso anche la pace. L’Italia oggi è un territorio asservito alle esigenze militari imperialistiche degli USA e della NATO.
Non c’è altra spiegazione per la presenza in Italia di 115 basi militari USA o NATO, che poi è la stessa cosa.
La mia Regione, la Sicilia, è oggi una grande caserma americana.
In vari punti del territorio nazionale gli USA dispongono di depositi di armi nucleari di potenzialità devastante.
Io sono un vecchio Professore e non voglio continuare ad insegnare niente a nessuno, ma desidero dirle che lei in Italia rappresenta l’ultima speranza di contrasto efficace al globalismo o mondialismo e al capitalismo di speculazione monetaria che non ha volto ma del quale si conoscono i nomi.
È una vecchia storia, Signor Presidente: nel 1943 sulla Corazzata Newton al largo di Malta si incontrarono il Generale USA Donovan e il Generale Pietro Badoglio (di molto discutibile notorietà). Alla domanda del Gen. Donovan su quale avrebbe dovuto essere il ruolo dell’Italia a guerra finita, Badoglio – dando prova di particolare preveggenza – rispose: “Il ruolo di un’Agenzia di rappresentanza degli interessi americani in Italia”.
Colgo l’occasione, Signor Presidente, per manifestarle assieme a milioni di italiani, la mia ammirazione per la sua onestà intellettuale e politica, per il suo coraggio e per il contributo che lei dà alla vera pace, contrastando le mire aggressive di quella che io chiamo la North Atlantic Terroristic Organization.
Non ce l’abbia con l’Italia che, avendo perduto pure il senso del ridicolo, ha mandato un piccolo contingente militare ai confini occidentali dell’Ucraina. È stata una decisione patetica del governo in carica che avendo esaurito il pretesto del Covid per governare contro la Costituzione, ora coglie il pretesto della crisi in Ucraina per continuare in uno stato di emergenza finalizzato all’annientamento della identità e della dignità del Popolo italiano.
AUGUSTO SINAGRA


Antonio Socci pagina ufficiale
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8327060719

Signor Presidente Draghi e Signori Ministri,
il nostro è un Paese dove persone con invalidità totale, bisognose di tutto (anche giovani) ricevono una pensione di invalidità di circa 260 euro mensili... Ora leggo che voi utilizzerete i soldi delle NOSTRE tasse per fornire mitragliatrici e missili all'Ucraina per proseguire la guerra. Non aiuti umanitari o equipaggiamenti non letali di protezione, ma armi. Se è vero (spero di no) non ci sono parole per esprimervi la mia INDIGNAZIONE. Molte persone, che sanno cos'è la sofferenza e la malattia, provano come me orrore per la vostra decisione. A voi auguro di ripensarci o di provare almeno vergogna.
Antonio Socci

Alberto Pento
Solo le vergogne umane prive del criterio del bene e del male si possono schierare con i criminali politici della terra come Putin che fa parte della:

La triplice alleanza del Male:
Russia nazi fascista di Putin,
Cina/Corea del Nord/Venezuela di Maduro nazi comunisti,
Iran nazi maomettano ed altri paesi islamici.

Alberto Pento
Ma non sarà mica anche Socci filo Putin, se lo fosse smetterò di leggerlo.




AGLI AMICI DI PUTUN CHE MILITANO NEL CENTRO DESTRA
Giovanni Bernardini
1 marzo 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 3688170164

Mi spiace ma devo ammetterlo. Molte persone vicine al centro destra sono autentiche fans di Putin.
Non è che diano, o cerchino di dare un giudizio articolato sull’autocrate del Cremlino, no… sono totalmente, radicalmente dalla sua parte.
Mi permetto di fare a queste persone alcune domande.
Putin parla di Ucraina “nazista”.
Scusate, non vi ricorda nulla e nessuno il vezzo di appiccicare a tutti l’etichetta di ”fascista” o addirittura “nazista”?

Ricordate quando Berlusconi e dopo di lui Salvini vennero definiti “nuovi Hitler”? E quando ci fu chi paragonò i decreti sicurezza di Salvini con le leggi razziali del ‘38? E, scusate, trovate normale che il leader di un grande paese decida se il legittimo governo di un altro paese sia o non sia “nazista”, quindi se possa o non possa continuare a governare? Se, per fare un esempio a caso, Macron decidesse che il governo italiano è “nazista” quindi si deve dimettere trovereste normale la cosa?
Voi siete, come me, contro il fondamentalismo islamico e credete che Putin sia una garanzia contro il reale, realissimo pericolo fondamentalista. Ma… avete scordato che uno dei principali alleati della Russia è l’Iran? Si, proprio l’Iran, la teocrazia islamica che minaccia un giorno si e l’altro pure di distruggere Israele.
Criticate giustamente la UE quando questa pretende di comandare in casa nostra, ritenete che si sia ceduta troppa sovranità agli euro burocrati e vorreste che una parte di questa tornasse all’Italia. Ma… come potete appoggiare un personaggio che sta facendo a pezzi uno stato sovrano? Sta privando un popolo di qualsiasi sovranità?
Mi sono accorto con un certo stupore che molti di voi sono di un anti americanismo spaventoso. Una cosa è criticare questo o quel presidente, questa o quella scelta politica degli USA. Cosa ben diversa definire tout court il nostro principale alleato uno stato imperialista, guerrafondaio che opprime liberi popoli (opprime anche le donne afgane?). Ma… vi rendete conto che state usando gli stessi “argomenti” (si fa per dire) addirittura gli stessi termini della propaganda comunista più becera?
Condannate, come me, quel fenomeno odioso che è la “cancel culture”. Siete per la difesa della cultura, delle tradizioni, della memoria storica di ogni popolo. Ma… come potete appoggiare un personaggio come Putin che ha definito l’Ucraina una non- nazione? Lo sapete che esiste da sempre un movimento nazionale Ucraino? E che l’Ucraina ha dovuto subire da parte di Stalin una brutale politica di denazionalizzazione?
Siete, come me, radicalmente contrari al comunismo. E ritenete che non ci sia alcuna continuità fra la Russia di oggi e l’URSS di ieri. Ma, ne siete davvero sicuri? Certo, la Russia di oggi non è più comunista, ma conserva molto dell’autoritarismo che ha caratterizzato tutta la sua storia, ha assunto mostruose forme totalitarie durante il comunismo staliniano ed è sopravvissuto ad esso. Possibile che non ve ne accorgiate?
Piccolo particolare. Il mausoleo di Lenin è ancor oggi lì, sulla piazza rossa. E’ una cosa senza importanza? Chissà, forse un po’ di importanza la ha.
Vi invito a ripensarci. Una forza politica di centro destra davvero democratica, liberale, occidentale non può avere ammirazione per personaggi alla Putin. E di fronte al dramma della guerra in corso qualsiasi persona intellettualmente onesta DEVE schierarsi. Con tutte le riserve, le critiche che volete nei confronti dell’occidente, ma DEVE SCHIERARSI. Una delle principali potenze militari del mondo sta distruggendo un paese indipendente, pretende di sostituire con la forza un governo democraticamente eletto. Non condannare Putin equivale a sostenerlo. E questo è inaccettabile.
Passo e chiudo.


Francesco Birardi
Il guaio è che gli ammiratori di Putin se la raccontano in tutt'altro modo. E hanno tutte le risposte già preconfezionate alle domande e alle osservazioni che fai. La base di partenza è un odio (antico) per gli Stati Uniti e la congiura demo-pluto-giudaica ecc. (oggi in veste di globalismo NWO) che minaccia questa nostra Europa, colonia degli Usa, ecc. ecc. ecc. E qui pescano a piene mani in tutto il vecchio armamentario comunista. Purtroppo la UE della Von der Leyen, la "pandemia", Biden e i Dem americani, forniscono loro fin troppe armi. Non c'è molto da poter discutere con loro. Che l'Occidente sia in crisi di valori, vuoto di "sacro", e preda dei deliri politicamente corretti, è un fatto. Che il rimedio possa essere il Dio-Patria-Famiglia russo, o - peggio - islamico è un delirio anche maggiore.

Giovanni Bernardini
Francesco Birardi perfettamente d'accordo. Un po' come se per combattere il gender dovessimo amnmirare i talebani...

Francesco Birardi
Paragone perfetto. Purtroppo anche a destra (specie quella c.d. "estrema") molti ragionano con la pancia invece che col cervello....
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:39 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:40 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:40 pm

18)
I molti errori dei politicanti/politici italiani e dei loro partiti, sia in buona che in mala fede a favore di Putin e contro gli USA e la NATO, sia a destra che a sinistra che al centro, a cominciare da Togliatti, passando per Craxi e Berlusconi, d'Alema, Prodi, Renzi, Letta, Meloni e Salvini, Grillo e i verdi con le loro menzogne sull'energia e sul clima. Anche altri politici/ politicanti europei e USA hanno fatto i loro errori come pure la Merkel.



Il caso dell'Italia, discorso di Draghi sugli errori strategici della programmazione economica, industriale, ... compituti dalla classe politica e dai suoi consiglieri nel passato

Guerra in Ucraina, Draghi: "Pronti a sanzioni più dure. Valutiamo impatto su economia"
25 febbraio 2022

https://www.ilfoglio.it/politica/2022/0 ... a-3733747/

Un doppio appuntantamento per dare risposte rapide sulla guerra in Ucraina. E assolvere alla richiesta, formulata dalle forze politiche, di riferire direttamente in Parlamento. Così questa mattina Mario Draghi sarà prima alla Camera (10 e 30) poi al Senato (12 e 30) per un'informativa sulla crisi scatenata dall'invasione russa in Ucraina. Servirà anche a capire quali saranno le prossime mosse del governo italiano, impegnato nel licenziare le sanzioni economiche con cui si vorrebbe costringere Vladimir Putin al passo indietro. Un pacchetto di misure tutt'ora in discussione a Bruxelles. Al termine dell'informativa è previsto un voto su una risoluzione, che si aspetta sia unica per tutte le forze politiche.

Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale dell'intervento di Draghi.

Signor Presidente,
Onorevoli Deputati,

Nella notte tra mercoledì e giovedì la Federazione Russa ha lanciato un’offensiva imponente nei confronti dell’Ucraina.
L’aggressione è avvenuta subito dopo un messaggio con cui il Presidente Putin ha annunciato un’“operazione speciale mirata” in Ucraina orientale, ed è stata preceduta da un attacco cibernetico capillare che ha paralizzato i siti governativi ucraini.
L’invasione ha assunto subito una scala ampia e crescente.
Le forze terrestri russe sono entrate in territorio ucraino da nord-est, nord, sudest e dalla costa sud, ed è stato chiuso alla navigazione il Mar d’Azov, isolando i porti di Mariupol e Berdiansk.

Abbiamo registrato esplosioni diffuse, anche nella regione di Leopoli, la più vicina alla frontiera con l’Unione Europea.
Forze anfibie russe sono sbarcate a Odessa, la principale città portuale, dove vi sono notizie di almeno una ventina di vittime.
L’esercito russo prosegue con lanci di missili sulle principali città, anche quelle dell’Ucraina centro-occidentale.
Una pioggia di missili è caduta la scorsa notte su Kiev, mentre l’esercito ha assediato varie città lungo la strada tra il confine e la città.
L’esercito russo ha preso il controllo della zona della centrale nucleare di Chernobyl.
L’Ucraina conta finora 137 soldati uccisi e 316 feriti dall’inizio dell’attacco e parla di 800 uomini persi dalle forze russe, che invece non hanno ancora fornito dati sulle vittime dell’invasione.

L’offensiva ha già colpito in modo tragico la popolazione ucraina: il Ministero dell’Interno ucraino registra vittime civili.
Le immagini a cui assistiamo – di cittadini inermi costretti a nascondersi nei bunker e nelle metropolitane – sono terribili e ci riportano ai giorni più bui della storia europea.
Si registrano lunghe file di auto in uscita da Kiev e da altre città ucraine, soprattutto verso il confine con l’UE.
È possibile immaginare un ingente afflusso di profughi verso i Paesi europei limitrofi.

Il Presidente ucraino Zelensky ha affermato la determinazione delle autorità ucraine a resistere e a rispondere al fuoco russo, e a rompere le relazioni diplomatiche con Mosca.
Ieri sera ha emanato un decreto che dispone una “mobilitazione generale” di tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni di età, ai quali è stato fatto divieto di lasciare il Paese.
Le operazioni rischiano di prolungarsi fino alla distruzione del sistema difensivo ucraino.
Il governo russo ha avanzato la proposta di trattative dirette con il governo ucraino, e confermato che l’obiettivo è neutralizzare e demilitarizzare l’Ucraina.
Non risulta al momento un riscontro ucraino.

L’Ambasciata italiana a Kiev è aperta, pienamente operativa, e mantiene i rapporti con le autorità ucraine, in coordinamento con le altre ambasciate, anche a tutela degli italiani residenti.
L’Ambasciata resta in massima allerta ed è pronta a qualsiasi decisione.
Abbiamo già provveduto a spostare il personale in un luogo più sicuro.
Ai circa 2000 connazionali presenti è stato raccomandato di seguire le indicazioni delle Autorità locali e di valutare con estrema cautela gli spostamenti via terra dentro e fuori il Paese.
Alla luce della chiusura dello spazio aereo e della situazione critica sul terreno, stiamo pianificando in coordinamento con le principali ambasciate dell’Unione Europea un’evacuazione in condizioni di sicurezza.
Voglio ringraziare l’Ambasciatore Pier Francesco Zazo e tutto il personale dell’Ambasciata per la professionalità, la dedizione, il coraggio che stanno dimostrando in queste ore.
E voglio ringraziare il Ministro Di Maio, i diplomatici e tutto lo staff della Farnesina, per il loro incessante impegno.

L’Italia condanna con assoluta fermezza l’invasione, che giudichiamo inaccettabile.
L’attacco è una gravissima violazione della sovranità di uno stato libero e democratico, dei trattati internazionali, e dei più fondamentali valori europei.
Voglio esprimere ancora una volta la solidarietà del popolo e del Governo italiano alla popolazione ucraina e al Presidente Zelensky.
Il ritorno della guerra in Europa non può essere tollerato.
L’Italia ha reagito subito, e ha convocato già nella mattinata di ieri al Ministero degli Affari Esteri l’Ambasciatore della Federazione Russa.
Abbiamo richiamato Mosca a cessare l’offensiva, a ritirare le forze in modo incondizionato, e abbiamo ribadito il pieno sostegno italiano all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina
Sempre nella mattinata di ieri, ho parlato con il Presidente francese Macron, il Cancelliere tedesco Scholz, il Presidente del Consiglio Europeo Michel, la Presidente della Commissione Europea Von der Leyen.
Con loro ho condiviso la ferma condanna di un attacco “ingiustificato e non provocato” ai danni dell’Ucraina.

Nel primo pomeriggio, ci siamo riuniti insieme agli altri leader del G7, e abbiamo adottato una Dichiarazione di ferma condanna dell’aggressione russa e di richiamo alla cessazione delle ostilità e di ritorno alle trattative.
In serata, ho partecipato a un Consiglio Europeo straordinario, a cui ha preso parte anche il presidente Zelensky, in cui l’Unione Europea ha espresso la sua condanna nei confronti della Russia e della Bielorussia.
Nel pomeriggio di oggi parteciperò a un Vertice della NATO per coordinare il rafforzamento del fianco orientale e ribadire i principi alla base della nostra posizione.
Per quanto riguarda il piano bilaterale, stiamo definendo un pacchetto da 110 milioni di euro di aiuti finanziari all’Ucraina a scopi umanitari e di stabilizzazione macro-finanziaria.
Nell’ambito della Difesa, si stanno predisponendo misure di assistenza, in particolare nel settore dello sminamento e della fornitura di equipaggiamento di protezione.

Il Governo italiano ha sempre auspicato, insieme ai suoi partner internazionali, di risolvere la crisi in modo pacifico e attraverso la diplomazia.
Qualsiasi dialogo, però, deve essere sincero e soprattutto utile.
Le violenze di questa settimana da parte della Russia rendono un dialogo di questo tipo nei fatti impossibile.
La nostra priorità oggi deve essere rafforzare la sicurezza del nostro continente e applicare la massima pressione sulla Russia perché ritiri le truppe e ritorni al tavolo dei negoziati.

Dal punto di vista militare, la NATO si è già attivata.
Ieri si è riunito il Consiglio Nord-Atlantico sulla base di quanto previsto dall’articolo 4 del trattato di Washington e ha approvato cinque piani di risposta graduale che, in questa prima fase puntano a consolidare la postura di deterrenza a est.
Le fasi successive, vincolate ad un’evoluzione dello scenario, prevedono l’assunzione di una postura di “difesa” e, in seguito di “ristabilimento della sicurezza”.
I piani prevedono due aspetti fondamentali: l’incremento delle forze dispiegate in territorio alleato, con il transito delle unità militari sotto la catena di comando e controllo del Comandante Supremo Alleato in Europa;
e l’utilizzo di regole d’ingaggio predisposte per un impegno immediato.
Le forze italiane che prevediamo essere impiegate dalla NATO sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni – circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania;
e da altre che saranno attivate su richiesta del Comando Alleato.

Per queste, siamo pronti a contribuire con circa 1400 uomini e donne dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, e con ulteriori 2000 militari disponibili.
Le forze saranno impiegate nell’area di responsabilità della NATO e non c’è nessuna autorizzazione implicita dell’attraversamento dei confini.
L’Italia e la NATO vogliono trasmettere un messaggio di unità e solidarietà alla causa ucraina e di difesa dell’architettura di sicurezza europea.
Voglio ringraziare il ministro Guerini e le nostre forze armate per la loro prontezza e la loro preparazione.

Per quanto riguarda le sanzioni, l’Italia è perfettamente in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea, primi tra tutti Francia e Germania.
Le misure sono state coordinate insieme ai nostri partner del G7, con i quali condividiamo pienamente strategia e obiettivi.

Mercoledì sono state formalmente approvate le prime misure restrittive verso la Russia, in relazione alla decisione di riconoscere l’indipendenza dei territori di Donetsk e Lugansk.
Queste misure consistono nel bando alle importazioni e alle esportazioni da entità separatiste, sul modello di quanto fatto nel 2014 in risposta all’annessione illegale della Crimea;
in sanzioni economiche e finanziarie alla Russia, come il divieto di rifinanziamento del debito sovrano sul mercato secondario e il congelamento di asset di tre istituti bancari;
sanzioni mirate nei confronti di individui e entità, come gli oltre 300 membri della Duma che hanno proposto il riconoscimento dei territori separatisti e che hanno votato a favore.

In seguito all’invasione russa degli scorsi giorni, nel Consiglio Europeo di ieri abbiamo approvato misure molto stringenti e incisive, che erano in preparazione da settimane.
I relativi atti legislativi sono discussi in queste ore a Bruxelles, e per questo non posso renderne conto in modo esaustivo. Saranno finalizzati e adottati in tempi rapidissimi.

Martedì ritornerò sul tema.

Queste sanzioni includono misure finanziarie, come il divieto di rifinanziamento per banche e imprese pubbliche in Russia, e il blocco di nuovi depositi bancari dalla Russia verso istituti di credito dell’Unione Europea; misure sul settore dell’energia, mirate a impedire il trasferimento di tecnologie avanzate; misure sul settore dei trasporti, come il divieto di esportazione esteso a tutti i beni, le tecnologie, i servizi destinati al settore aereo; un blocco dei finanziamenti per nuovi investimenti in Russia e altre misure di controllo delle esportazioni; la sospensione degli accordi di facilitazione dei visti per passaporti diplomatici e di servizio russi.
Prevediamo inoltre un secondo “pacchetto” che includa membri della Duma non ancora sanzionati.

In questi giorni, l’Unione Europea ha dato prova della sua determinazione e compattezza. Siamo pronti a misure ancora più dure se queste non dovessero dimostrarsi sufficienti.

Le sanzioni che abbiamo approvato, e quelle che potremmo approvare in futuro, ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia. La maggiore preoccupazione riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa.

Le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020 – a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi.

Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future. Il Governo monitora in modo costante i flussi di gas, in stretto coordinamento con le istituzioni europee. Abbiamo riunito diverse volte il Comitato di emergenza gas, per regolamentare e analizzare i dati operativi e gli scenari possibili.

Gli stoccaggi italiani beneficiano dell’aver avuto, a inizio inverno, una situazione migliore rispetto a quello di altri Paesi europei, anche grazie alla qualità delle nostre infrastrutture.
Il livello di riempimento aveva raggiunto il 90% alla fine del mese di ottobre, mentre gli altri Paesi europei erano intorno al 75%. Gli stoccaggi sono stati poi utilizzati a pieno ritmo e nel mese di febbraio hanno già raggiunto il livello che hanno generalmente a fine marzo.
Questa situazione, che sarebbe stata più grave in assenza di infrastrutture e politiche adeguate, è simile a quella che vivono altri Paesi europei tra cui la Germania.
La fine dell’inverno e l’arrivo delle temperature più miti ci permettono di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi, ma dobbiamo intervenire per migliorare ulteriormente la nostra capacità di stoccaggio per i prossimi anni.
L’Italia è impegnata inoltre a spingere l’Unione Europea nella direzione di meccanismi di stoccaggio comune, che aiutino tutti i Paesi a fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture.
Ci auguriamo che questa crisi possa accelerare finalmente una risposta positiva sul tema.

Il Governo è comunque al lavoro per approntare tutte le misure necessarie per gestire al meglio una possibile crisi energetica.
Ci auguriamo che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati.
Le misure di emergenza includono una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale, e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico, dove pure esistono misure di riduzione del carico.

Il Governo è al lavoro inoltre per aumentare le forniture alternative.
Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti.
Il Presidente americano, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio ringraziarlo per questo.
Tuttavia, la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione.
Per il futuro, è quanto mai opportuna una riflessione anche su queste infrastrutture.
Il Governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico – come il TAP dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia.
Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato.
Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario.

Per il futuro, la crisi ci obbliga a prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica, e a ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture.
Voglio ringraziare il Ministro Cingolani per il lavoro che svolge quotidianamente su questo tema così importante per il nostro futuro.
Ho parlato del gas, ma la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti.
Ma il gas resta essenziale come combustibile di transizione.
Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni.
Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro.

La crisi di portata storica che l’Italia e l’Europa hanno davanti potrebbe essere lunga e difficile da ricomporre, anche perché sta confermando l’esistenza di profonde divergenze sulla visione dell’ordine internazionale mondiale che non sarà facile superare.
Il Governo intende lavorare senza tregua, in stretto coordinamento con gli alleati, per dare ai cittadini le risposte che cercano in questo momento di grave incertezza.
Per farlo, è essenziale il vostro appoggio – della maggioranza e dell’opposizione.
In queste ore mi sono arrivate dichiarazioni di sostegno da tutti i gruppi politici e dai loro leader.
Vorrei ringraziarli tutti.
Vi sono sinceramente grato, perché il Parlamento è il centro della nostra democrazia, la casa di tutti gli Italiani e la sua vicinanza esprime la vicinanza del Paese.
Davanti alle terribili minacce che abbiamo davanti, per essere uniti con l’Ucraina e con i nostri alleati dobbiamo prima di tutto restare uniti fra noi.
Grazie.


L'autolesionismo italiano sullo sviluppo energetico
Nicola Porro
27 febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1645856284

Ieri il presidente Mario Draghi ha tenuto un discorso, in Parlamento, davvero convincente. In quelle che, non senza retorica, alcuni definiscono le ore più buie. Il premier italiano ha cercato, con freddezza, di far capire come illuminarle queste ore. Insomma, è intervenuto sulla questione fondamentale riguardante la nostra indipendenza energetica.

Intanto, occorre notare la straordinaria incapacità della nostra classe politica di comprendere per tempo i veri problemi della nostra economia. La crisi Ucraina non è nata con le prime bombe di Putin, ma esiste da decenni. Da tempo si parla dell'enorme rischio che correvamo non solo nel dipendere per il 40 per cento dal gas russo, ma anche del fatto che esso passasse proprio per l'Ucraina. Oggi è vittima di un'aggressione, ieri si diceva che manomettesse i tubi che attraverso il suo territorino trasportavano il gas dalle nostre parti. I primi gasdotti con la Russia furono realizzati negli anni 70 quando era sovietica e le nostre centrali per produrre energia elettrica bruciavano ancora petrolio. Da quegli anni non abbiamo fatto più nulla se non sostituire il petrolio con il gas e aumentare la nostra dipendenza dall'estero e, in particolare, dalla Russia. L'ultimo tubo di una certa rilevanza lo abbiamo costruito in Puglia (la Tap). Sinistra e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo (in foto a sinistra) lo hanno avversato in tutti i modi. C'è poco da stracciarsi le vesti oggi. È lo stesso humus culturale antisviluppista, che ha fatto scappare l'alternativa dei rigassificatori (dove il gas liquefatto che arriva per nave viene riportato al suo stato gassoso): basti pensare a quello di Brindisi.

Nel frattempo ci siamo compiaciuti dei miliardi (12 ogni anno, nelle bollette degli italiani) immessi nelle energie rinnovabili: tanto utili, che alla prima tensione internazionale non hanno contributo a calmierare un accidente e tanto meno a renderci indipendenti.

Draghi ha svelato questo bluff. Troppa burocrazia ed è necessario una neutralità tecnologica: se serve si usi pure il carbone. Un Paese ancora molto industriale come il nostro ha necessità di elettricità come le famiglie chiedono il pane.

Lunedì scorso un imprenditore, Alberto Balocco (in foto a destra), si è presentato a Quarta Repubblica svelando una piccola storia che ha del clamoroso. La sua bolletta per fare dolci è salita a duecentomila euro al mese: e ciò non rappresenta evidentemente un unicum. Ciò che è incredibile è che la sua azienda, a quattro chilometri dalla fabbrica, ha già pronto da ottobre un impianto fotovoltaico (di quelli moderni, senza alcun incentivo pubblico) che gli potrebbe fornire la preziosa energia elettrica che gli serve. Ebbene sono mesi che aspetta l'allacciamento. Cioè un cavo (per il quale peraltro ha già pagato i relativi oneri) che colleghi l'impianto ai contatori in fabbrica: la rete è satura e dunque non si può fare.

Quattro mesi per posare un cavo alternativo alla rete esistente non sono stati sufficienti. Come l'azienda di Balocco ci sono richieste di allacciamento non andate in porto in tutta Italia. Il fotovoltaico non può sostituire, almeno nel breve periodo, i combustibili i fossili, ma se continuiamo con questa burocrazia non li potrà sostituire mai.

Questo è un paese che per aprire un termovalorizzatore, quello di Acerra, ha dovuto schierare i militari, Berlusconi, che copriva politicamente, e Bertolaso che si prendeva gli insulti in loco. Eppure grazie ai rifiuti si produce energia elettrica e grazie alla loro termovalorizzazione non si spendono centinaia di milioni per spedirli all'estero, dove ben contenti utilizzano il petrolio della monnezza.

La politica ha chiuso l'Italia, messo un generale a fare i vaccini, inventato un odioso lasciapassare per bere financo un caffè al bar; beh insomma potremmo ben riuscire, dopo averli consultati, a superare i no di principio di comitati locali, sovraintendenze, sindaci, presidenti di regioni e burocrati vari che bloccano il nostro sviluppo energetico. Oppure diciamo chiaro e tondo: l'energia è un bene di lusso e deve costare caro, e solo pochi ne potranno disporre a proprio piacimento.



Il caso di Matteo Salvini della Lega (e perciò mio) che ho votato nel 2018 e nel 2019 e che probabilmente sarò costretto a votare ancora come il male minore in assenza di alternative e che spero si sia sufficientemente preparato e maturato e migliorato (lo metto al secondo posto avendolo votato come il male minore, pur non condividendo molte sue posizioni contro gl USA, la NATO, la UE e a favore della Russia di Putin)
https://www.facebook.com/watch/?v=981932526033317

Alberto Pento
Il povero Salvini come tanti altri politici è vittima di ignoranza, incompetenza, pregiudizi, falsità per partito preso, imprevidenza, ha i suoi limiti come tutti, l'importante è riconoscere i propri errori, scusarsi e migliorare.

https://voxnews.info/2022/02/26/salvini ... attarella/


COLORE ITAGLIANO
Niram Ferretti
27 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Matteo Salvini non vuole che l'Unione Europea fornisca all'Ucraina "armi leatali". Non gli piace l'aggettivo "letale". Lui preferisce che le armi leatali le abbiano i russi, l'Italia è "culla di civiltà", e magari anche e perchè no? paese di "santi, navigatori e poeti". Bisogna distribuire diplomazia.
Sì, non indossa più la maglietta con il ritratto di Putin come faceva nel suo viaggio a Mosca annni fa, nè elogia più la Corea del Nord come modello alternativo, nè prende le difese di Assad. Sono ricordi del passato, così come è ricordo di un passato più recente il suo viaggio negli Stati Uniti come Ministro degli interni, quando dopo essere uscito da un colloquio con il coriaceo Mike Pompeo, allora Segretario di Stato che gli spiegò che essere atlantisti significava prendere le distanze da Cina e Russia, soprattutto la seconda, dichiarò che lui e Pompeo erano allineati su tutto.


I 5s rieducati al governo: sì a Nato e Ue, no a Russia

Francesco Giubilei
27 febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1645941947

Tra gli effetti collaterali della guerra in Ucraina, c'è l'ennesima giravolta del mondo grillino che, non pago di essersi contraddetto sul fronte interno su quasi ogni posizione, non si risparmia in politica estera con un cambio di posizionamento tanto repentino quanto disordinato e scomposto. Una necessità di ricollocarsi dovuta sia al conflitto in corso sia all'appartenenza a un governo come quello Draghi con una chiara connotazione atlantista. Sono finiti i tempi del Conte I in cui si guardava alla Cina (e alla Russia) come modelli, al punto che lo stesso ex premier in un'intervista ha sottolineato la necessità di un «recovery di guerra» sottolineando che gli accordi con la Cina «non hanno mai messo in dubbio la fedeltà italiana al campo europeo e atlantista».

L'invasione dell'Ucraina è stata un brusco risveglio per chi negli ultimi ha invocato tagli alla spesa militare italiana e, solo a guerra in corso, ci si è resi conto che l'Italia, terza nazione dell'Unione europea, membro del G7 e ottava economia al mondo, anche per questioni di difesa, non può fare a meno di un esercito forte.

Eppure non sono passati nemmeno due anni da quando, nell'aprile 2020, il capogruppo in commissione Esteri del Movimento Cinque Stelle Gianluca Ferrara riprendeva una battaglia storica dei grillini per tagliare gli acquisti degli F35 da parte dell'Italia proponendo di «valutare l'opportunità di rinegoziare e ridimensionare questo programma».

Già due anni prima, durante il mandato del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, erano stati previsti tagli al bilancio della difesa per l'anno successivo come annunciato da un comunicato stampa del Consiglio dei Ministri del 15 ottobre 2018: «Si prevede una riduzione delle spese militari pari ai fondi necessari per la riforma dei Centri per l'impiego».

Tagli che andavano in una direzione opposta alla necessità di rafforzare la Nato di cui l'Italia è partner strategico in Europa. Già, la stessa Nato presa di mira dal Movimento Cinque Stelle per anni al punto che l'ex ministro della Salute Giulia Grillo ieri è stata costretta a un mea culpa affermando: «Nel M5s mettevamo in discussione la Nato. Governare ci ha fatto cambiare idea». Più che un riposizionamento sembra l'ammissione di una totale impreparazione sui temi di politica estera ma tant'è.

Il caso più eclatante è però quello di Manlio Di Stefano, un tempo implacabile tribuno anti-sistema e oggi sottosegretario agli Esteri che nel 2016 scriveva: «la Nato ha aumentato la sua presenza di collaboratori militari a Kiev, dopo il colpo di stato del febbraio del 2014. La Nato, quindi, si prepara alla guerra contro la Russia per forzare l'ingresso dell'Ucraina nell'Organizzazione e per gli interessi egemonici mondiali degli Stati Uniti».

Aggiungendo che l'Italia dovrebbe mettere in discussione «la presenza di tutte le decine e decine di basi militari Nato e Usa presenti sul nostro territorio» e concludendo: «Presto, molto presto, al governo del paese ci sarà il Movimento Cinque Stelle e nessuno, specialmente il Segretario della Nato, non potrà più venire a Roma a trattarci come sudditi».

Gli aneddoti sulle sue posizioni in politica estera, dai viaggi in Russia fino alle accuse dell'attuale segretario generale della Nato Jens Stoltenberg di voler provocare una «guerra nucleare» contro la Russia sono molteplici ma ci limiteremo a registrare il suo recente appoggio alle sanzioni verso la Russia.

Nonostante il riposizionamento di tutti i principali esponenti del Movimento, c'è chi rimane fedele alle idee della prima ora come Alessandro Di Battista che, pur non facendone più ufficialmente parte, mantiene la linea dura e pura sintetizzata in un post di cinque giorni fa con un incipit degno di un romanzo: «la Russia non sta invadendo l'Ucraina». Neanche ventiquattro ore dopo l'esercito russo entrava in Ucraina. Un bel tacer non fu mai scritto.


Il povero Salvini che non vuole aiutare l'Ucraina inviando armi e lasciare gli ucraine indifesi alla mercé deu russi di Putin, che vergogna quest'uomo, non lo potrò mai dimenticare e farò tanta fatica a rivotarlo.

Il Cav: ok sanzioni, ma attenti all'economia. Il leghista critica l'Occidente "diviso e impaurito"
Berlusconi sente Draghi. Salvini invita al dialogo ma rifiuta l'invio di armi
Fabrizio De Feo
28 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 13850.html

«Armi letali all'Ucraina? Non nel mio nome, serve dialogo e diplomazia». Nel giorno in cui Vladimir Putin allerta il sistema difensivo nucleare, Matteo Salvini richiama tutti alla necessità di continuare a percorrere la via della diplomazia, mettendo così in discussione la linea dell'alto rappresentante per la Politica estera Ue Josep Borrel che non ha escluso la possibilità di fornire «materiale letale all'eroico esercito ucraino». Il leader della Lega si confronterà comunque con i leader di maggioranza e deciderà di concerto con il governo la linea ufficiale dell'Italia, con l'auspicio che si possa arrivare a una risoluzione bipartisan e inviare all'esterno un messaggio condiviso.

Si muove anche Silvio Berlusconi con un colloquio telefonico con il premier Mario Draghi. Il presidente di Forza Italia, a quanto si apprende, mette a disposizione del Paese le sue relazioni internazionali e invita a produrre ogni sforzo possibile per fermare l'escalation, aprire corridoi umanitari e portare lontano dalla guerra i più fragili, a partire dai bambini. Berlusconi non esclude sanzioni nei confronti della Russia, ma chiede di tenere conto dei possibili contraccolpi per la nostra economia. In particolare il Cavaliere offre il suo sostegno per ogni iniziativa volta a sterilizzare possibili nuovi aumenti di gas ed energia. Un pressing che già oggi dovrebbe essere premiato e portare a una iniziativa mirata dell'esecutivo per stemperare il peso degli aumenti sulle aziende. E se Antonio Tajani incontra l'ambasciatore ucraino, Licia Ronzulli fa notare che «sono già 368mila i rifugiati in fuga dall'Ucraina. Bisogna velocizzare l'attivazione dei corridoi umanitari. L'Onu avvii subito un'operazione di peacekeeping».

Il centrodestra di governo viaggia dunque su binari simili, con una richiesta forte di iniziative umanitarie. Il leader della Lega, intervenendo a Mezz'ora in più, chiede all'Europa «non di distribuire armi letali ai confini con la Russia, ma di perseguire la via del Santo Padre: confronto, dialogo, diplomazia, sanzioni. Sono un tifoso dell'introduzione del servizio militare e civile - ricorda Salvini - ma preferisco parlare di corridoi umanitari e non voglio che la risposta dell'Italia e dell'Europa, culla di civiltà, sia distribuire armi letali. Comunque non in mio nome».

Salvini, rispondendo alle domande di Lucia Annunziata, aggiunge che «l'Europa ha interesse a intrattenere buone relazioni con la Russia. La Nato è un'alleanza difensiva e non può essere un'alleanza offensiva. Spero che a Mosca qualcuno capisca che si è spinto troppo avanti. La Russia non penso voglia scatenare una guerra nucleare. Se il conflitto si allarga rischia di essere un disastro».

Salvini non nasconde l'ambizione di costruire un ruolo centrale per l'Italia negli sforzi diplomatici internazionali. «Isolare qualcuno non funziona: per questo sono contro l'invio di militari, contro l'invio di bombe e di missili e bisogna costringere i due soggetti, uno che ha ragione, e che si sta difendendo eroicamente, e uno che ha torto e che ha scatenato un conflitto di cui nessuno sentiva la mancanza, a sedersi intorno a un tavolo. Pensate se fosse Roma a ospitare l'incontro, Roma città di pace».

Salvini smentisce di avere un rapporto consolidato con il presidente russo e non risparmia critiche agli Stati Uniti. «Io Putin l'ho incontrato una volta nel 2014, non ho una frequentazione», ma «Putin ha sicuramente approfittato di un Occidente diviso, impaurito e in fuga come la fuga vergognosa, vigliacca, sciagurata, disorganizzata degli Stati Uniti dall'Afghanistan. L'Occidente che rinnega i suoi valori, le sue radici, la sua battaglia per la democrazia apre lo spazio a chi usa la forza».





Quel senatore grillino che non ha votato la risoluzione contro Putin

Francesco Boezi
1 marzo 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646132591

Se esiste un "partito di Putin" in Italia - come si legge spesso in questi giorni - quel partito comprende, con ogni probabilità, più di qualche parlamentare grillino. Si pensi al caso del senatore Vito Petrocelli che, anche a mezzo social, non nasconde affatto le sue posizioni.

Le stesse idee che si erano già rivelate tutt'altro che filo-occidentali. E siamo in una fase in cui, più o meno tutta la civiltà di cui facciamo parte, concorda sullo stimagtizzare l'operato di Vladimir Putin.

"La dichiarazione di Peskov è un fatto! - ha annotato il parlamentare grillino via Twitter il 21 febbrario scorso - ". E poi la citazione: "Vi ricordiamo che la Russia non ha mai attaccato nessuno nel corso della sua storia. E la Russia, sopravvissuta a tante guerre, è l'ultimo Paese in Europa che vuole parlare, anche pronunciare la parola guerra". Fatti storici del passato e del presente smentiscono la ricostruzione del seguace di Giuseppe Conte con una certa facilità.

E via così, scorrendo sulla bacheca, con una lunga serie di considerazioni che poco hanno a che fare con la compattezza che Stati Uniti e Vecchio continente hanno dimostrato di avere, nel respingere con le sanzioni e con l'invio di armi, rispetto all'invasione russa dell'Ucraina.

Petrocelli, per essere certosini, non è proprio un peones: il pentastellato sarebbe il presidente della commissione Affari esteri del Senato della Repubblica. Le sue posizioni geopolitiche, quindi, vengono difese da uno scranno alto, per così dire, come ricorda l'edizione odierna de IlFoglio. Nel corso della serata di ieri, il pensiero del senatore appartenente al MoVimento 5 Stelle è emerso in qualche sua sfaccettatura. La commissione che presiede era chiamata a dare l'ok alla risoluzione del governo di Mario Draghi sul da farsi rispetto al conflitto, così come ripercorso dall'Agi.

Petrocelli, però, ha deciso di non prendere neppure parte al summit: "Non voterò il documento", si è giustificato. E ancora: "Le commissioni Esteri sono al lavoro da stamattina per mettere a punto un testo che si è cercato di condividere anche con le opposizioni e il governo avrebbe dovuto rispettare la volontà degli eletti prima di arrivare a qualsiasi determinazione". Camera e Senato, inoltre, sarebbero stati "presi in giro" per il membro dei 5S.

Sarà, ma quelli del parlamentare sembrerebbero, più che motivazioni procedurali, dribbling. Sempre secondo quanto ripercorso dall'agenza sopra citata, tuttavia, il senatore dovrebbe essere in buona compagnia: più di qualche eletto tra le fila grillne avrebbe manifestato il mal di pancia per la scelta di votare la risoluzione.

Nel corso di questi giorni, Petrocelli aveva anche avuto modo di avanzare una proposta diplomatica, per così dire: "Continua il mio impegno per la diplomazia parlamentare, con l’occhio a Kiev, a Mosca ma anche a Minsk, dove presto vorrei andare in visita ufficiale per il dialogo sulle adozioni...", aveva fatto presente, sempre a mezzo Twitter.

Nel novembre 2021, ancora, il j'accuse nei confronti del direttore di Repubblica che aveva previsto più di qualcosa della strategia di Putin:"Può il direttore di #Repubblica Maurizio Molinari @Maumol incrinare i rapporti Italia-Russia? “Era da molto tempo che non vedevo un’assurdità così deliziosa”.


DA GRILLO A BERLUSCONI, LA TENTAZIONE DI GIUSTIFICARE PUTIN
Roberto Gressi, Corriere della Sera
17 maggio 2022
https://www.facebook.com/ely.bennini/po ... 9738550977

Tra i leader torna l'empatia verso il dittatore russo: si straparla dell'accerchiamento della NATO, dei toni di Biden, della mancanza di leadership europea. E si criticano le sanzioni e gli aiuti militari a Kiev
Giustificare il dittatore. Capirne l’animo, l’ingiuria dell’orgoglio ferito, la resistenza all’accerchiamento, il suo diritto alla differenza, perché la democrazia non si esporta e ci vuole rispetto anche per altre forme di governo, anche quando si muovono sui cingoli dei carri armati.
Perché andrà anche bene condannare l’invasione dell’Ucraina, ma come non vedere che qui si vuole soffocare il Paese più grande del modo per estensione, la Russia, e umiliare l’uomo che vuole restituirle il suo ruolo di potenza mondiale, Vladimir Putin?
Senza contare che le sanzioni fanno più male a noi che a loro, che possono vendere il gas alla Cina e a tutta l’Asia, condannandoci al freddo e al caldo e mettendo in difficoltà le mostre imprese.
Giustificare quindi Putin, buon ultimo, perché non manchiamo di sensibilità verso la Cina, anche quando schiaccia sotto il tallone la voglia di libertà di Hong Kong, o verso l’Arabia Saudita, che taglia a pezzi con una sega Jamal Khashoggi.
L’empatia verso il dittatore, per breve tempo sopita, rispunta prepotente e sorprendentemente, in Italia, vede sulla stessa barricata leader che d’abitudine agiscono gli uni contro gli altri con feroce determinazione e perfino con disprezzo.
Per Silvio Berlusconi siamo in guerra, mandando armi, «ora anche cannoni, lasciamo perdere…». Condanna senza appello mondo ed Europa senza leader, con Biden che dà del criminale di guerra a Putin. E con il segretario della Nato Stoltenberg che addirittura dice: mai più l’Ucraina sotto la Russia.
Beppe Grillo ospita sul suo Blog l’ex ambasciatore Torquato Cardilli, che scomoda la Bibbia (Deuteronomio, uno dei libri del Pentateuco) per dire che contro Putin e solo contro di lui, si usano due pesi e due misure, a fronte della cattiveria che è pari in tutto il mondo.
Parole subito condivise da Vito Petrocelli, l’ex presidente della commissione Esteri del Senato, quello che il 25 aprile scriveva «buona LiberaZione», con la Zeta dell’aggressore.
E mentre Giuseppe Conte riunisce il Consiglio nazionale dei Cinque stelle in seduta quasi permanente per dire no all’invio di armi e contesta a Mario Draghi di non avere un mandato politico per continuare a sostenere la resistenza ucraina, Matteo Salvini incontra il premier con toni più concilianti, salvo poi, in piazza, tornare a spingere per il no agli aiuti e alle sanzioni.
E non manca, da più parti, un’inedita attenzione verso i destini dell’Africa, destinata a pagare un prezzo alto per la mancanza del grano ucraino, che sarà difficile seminare e quindi impossibile raccogliere.
Ma lì il timore vero, probabilmente, è quello che, spinte dalla fame e dalla sete, grandi masse premeranno con più forza contro le porte dell’Europa.
E infine, autori vari, l’ultimo sostegno all’invasore, storpiando la Costituzione. Rileggiamolo, l’articolo 11: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Sembra scritto oggi per condannare la guerra di Putin.
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:40 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:43 pm

19)
Ucraina e Russia
Criteri elementari e universali per orientarsi tra opposte propagande e in contesti sconosciuti dove la menzogna è sempre possibile, in assenza di esperienza diretta, al fine di individuare dove stanno il bene e la verità e il male e la menzogna:


1) amicizie e alleanze geopolitiche delle parti in conflitto
2) democraticità politica e libertà civile ed economica interne alle parti (stati, nazioni, etnie) in conflitto
3) rispetto e tolleranza delle minoranze e dei dissidenti
4) libertà di critica e di satira, di pensiero e di stampa
5) libertà di mercato e di concorrenza, quantità di monopoli e di oligopoli, libertà associative e sindacali, disparità economiche
6) grado di dogmaticità, di fideismo, di coerenza e ragionevolezza interna, di verificabilità delle fonti e di discutibilità della notizia e del racconto
7) uso della censura, della minaccia, della violenza all'interno del paese e all'esterno con i paesi limitrofi
8) la sindrome della colpevolezza e della responsabilità nascosta
9) il metodo/criterio di Salomone



Sulle alleanze e le amicizie della Russia di Putin vedasi capitolo 16 di questo post su Putin e la sua Russia
La triplice alleanza del Male:
Russia nazi fascista di Putin,
Cina/Corea del Nord nazi comunisti,
Iran nazi maomettano ed altri paesi islamici.


Sulla democraticità e la libertà della e nella Russia di Putin
vedasi questa classificazione dei vari paesi del mondo dove la Russia si colloca in fondo alla lista molto al di sotto dell'Ucraina:
Russia 20 - Ucraina 60 su una scala di 100 = Finlandia
https://freedomhouse.org/countries/freedom-world/scores


La giustizia di Salomone
https://it.wikipedia.org/wiki/Salomone
Il primo Libro dei Re dà un esempio significativo della sapienza di Salomone. Nel mondo antico era un fatto comune chiedere il giudizio del re, non esistendo la moderna suddivisione dei poteri: i regnanti, quindi, erano i giudici supremi a cui venivano sottoposti i casi più difficili. E quello sottoposto al re d'Israele sembrava irrisolvibile.
Due donne si presentarono da Salomone: ciascuna aveva partorito un figlio a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro ed entrambe dormivano nella stessa casa. Una notte accadde che uno dei due bambini morì e sua madre, secondo l'accusa, aveva scambiato il figlio morto con quello vivo dell'altra donna mentre questa dormiva. Salomone, dopo aver ascoltato le due donne sostenere più volte le loro tesi, fece portare una spada e ordinò che il bambino vivente fosse tagliato a metà per darne una parte a ciascuna di esse.
Allora la vera madre lo supplicò di consegnare il bimbo all'altra donna, pur di salvarlo. Salomone capì così che quella era la vera madre e le restituì il bambino. Fu così reso noto a tutti che Salomone era veramente un re buono, santo, di fede e Zaddiq.


L'INDIGNAZIONE DEI SEPOLCRI
Era ora.
Niram Ferretti
27 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La Ue si appresta ad oscurare alcuni dei principali canali della propaganda di Mosca in Occidente. Lo ha annunciato la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen: «Con una mossa senza precedenti vieteremo la presenza in Ue della macchina mediatica del Cremlino. Russia Today e Sputnik, che sono controllate dal governo, e le testate a loro legate non potranno più diffondere le loro bugie per giustificare la guerra di Putin». ha detto a Bruxelles.
Tutto quello che doveva essere fatto prima, viene fatto adesso. Legarsi alla Russia per il gas, consentire agli oligarchi vicini a Putin di inniettare in Europa milioni di rubli depredati allo Stato per finanziare istituti, università, squadre di calcio, comprando a destra e manca , non meno dei quatarioti (altra tabe), permettere che la macchina senza sosta della disinformatia russa propgasse incessantemente le sue fake news.
Doveva essere aggredito uno Stato sovrano con brutalità barbara per accorgersi di quello che era sotto gli occhi di tutti da decenni, che si facevano affari con un regime criminale il quale, mano a mano che passava il tempo acquisiva sempre più potere e influenza.
Ci si stracciano le vesti ora. Seplocri imbiancati.



FALSI STORICI: IL FALSO MASSACRO DI TIMISOARA
N. 8 - Gennaio 2006
Come i media creano la realtà
di Andrea Laruffa

http://www.instoria.it/home/Massacro_timisoara.htm

Si pensa spesso che la storia sia sempre obiettiva e incontestabile, che ciò che leggiamo ed apprendiamo da fonti apparentemente autorevoli debba necessariamente corrispondere alla verità dei fatti. Questa rubrica ha come ambizioso progetto quello di mostrare come spesso nell’arco della nostra storia ciò che per lungo (e a volte, fortunatamente, breve) tempo è stato ritenuto vero e indiscutibile altro non era che il frutto di una falsificazione più o meno volontaria e, per estensione, più o meno pericolosa.

I casi che tratterò rappresentano solo la punta di un immenso iceberg. Ciò non solo per motivi di spazio (i casi sono centinaia, le edizioni di questo sito ancora no), ma anche e soprattutto per motivi legati alla quantità di falsificazioni e manipolazioni che non sono state ancora scoperte e che molti di noi credono a tutto oggi realmente accadute. Tratterò per quanto mi è possibile i falsi più eclatanti (non necessariamente i più noti), dai più antichi fino ai più attuali e vicini ai giorni nostri. Per tutto il resto….non resta che fidarci.

Il falso in questione avvenne più o meno 16 anni fa in una città della Romania, precisamente a Timisoara. Nei giorni che precedettero il Natale, mentre nel paese infervorava la rivoluzione contro il regime di Ceaucescu e gli scontri tra manifestanti e polizia si faceva sempre più serrato, le televisioni ungheresi per prime mostrarono le immagini di ciò che sembrava essere a tutti gli effetti un terribile massacro compiuto dalle milizie di stato. A prova di tale tragedia il ritrovamento di fosse comuni all’interno delle quali giacevano migliaia di cadaveri di persone mutilate, torturate e uccise durante il massacro.

Peccato solo che qualche tempo dopo si scoprì che le fosse comuni non erano mai esistite, così come non erano mai esistiti i 4632 presupposti cadaveri presenti al loro interno. Quello che doveva essere uno dei più crudeli genocidi dal dopoguerra in poi si rivelò essere in realtà un clamoroso falso. Procediamo però con ordine.

La notizia del massacro era iniziata a circolare qualche giorno prima della messa in onda delle immagini, esattamente il 17 dicembre del 1989. I primi a diffonderla furono i redattori della MTI, un’agenzia di stampa ungherese, che sostennero di averla appresa da un non-identificato “viaggiatore cecoslovacco”. La televisione di Budapest ed una radio viennese non esitarono ad unirsi al coro e ampliarono così l’eco relativo al presunto fatto. Il meccanismo che permette ad una notizia di espandersi a macchia d’olio, ovvero la stretta interconnessione degli organi di stampa di tutto il mondo, fece poi il suo inesorabile corso e in pochissimo tempo le televisioni e i giornali di quasi tutte le nazioni parlavano del terribile eccidio avvenuto in Romania.

Si dice che in quel periodo, nonostante il clima di sommossa che animava il paese, vi era una carenza di informazioni nel sistema mediatico (caratteristica questa tipica delle “rilassate usanze” di molti sistemi mediatici sotto il periodo natalizio); una carenza alla quale si doveva necessariamente rimediare. Ecco quindi che per dare fondatezza ad una notizia che risultava ancora vaga e priva di fonti autorevoli, il giorno dopo il lancio della notizia le televisioni rumene decidono di diffondere le immagini relative al massacro. Si tratta di scene agghiaccianti. I cadaveri aperti, mutilati e ricuciti erano ordinatamente messi in fila dopo essere stati riesumati e venivano illuminati dalla luce delle torce elettriche. L’icona del massacro divenne l’immagine del corpicino di una bambina che giaceva sopra quello di una donna, probabilmente la madre, con una lunga ferita sul torace.

Era ciò che mancava per indignare del tutto l’opinione pubblica dell’intero pianeta, condotta per mano dai maggiori organi d’informazione di tutte le nazioni. In Italia, nonostante la mancanza di ufficialità della notizia, uscirono titoli decisamente drammatici: “Abbiamo assistito alla battaglia di Timisoara […] La maggiore battaglia urbana dal dopoguerra […] Tortura […] La repressione ha provocato migliaia di morti” ( IL Corriere della Sera ); “ Quattromilacinquecento cadaveri irriconoscibili, mutilati, mani e piedi tagliati, con le unghie strappate” (L’Unità ); o ancora: Migliaia di cadaveri nudi legati col filo spinato, donne sventrate e bambini trucidati” ( La Stampa ).

Dal momento che la frontiera ungherese della Romania era ancora chiusa ai giornalisti, “la verità delle cose viste rese credibile la menzogna delle cose sentite”, tant’è che come abbiamo visto le immagini fecero rapidamente il giro del mondo. Quando fu invece possibile per i giornalisti accedere in prima persona al luogo del massacro, questi non trovarono nessuna constatazione ufficiale sulla dinamica dei fatti e nessuna testimonianza “autorevole” a confermare gli stessi; trovarono piuttosto gli ospedali stranamente vuoti (quando dovevano essere colmi di feriti), gli edifici intatti (vista l’entità degli scontri si pensava a qualche danno in più) e, cosa ancor più strana, nessuna traccia dei 4632 cadaveri.

Ma allora quelle terribili immagini che la televisione ungherese per prima aveva trasmesso, e che le televisioni di tutto il mondo avevano prese per buone e poi diffuse, a che cosa si riferivano in realtà?

A svelare il mistero fu il buon lavoro di pochi giornalisti (fra i quali gli italiani Michele Gambino e Sergio Stingo) e la fondamentale confessione del custode di un cimitero (a conferma del fatto che la realtà a volte supera la fantasia). Questi rivelò che i cadaveri a cui si riferivano le immagini erano stati riesumati in tutta fretta dal cimitero dei poveri nel quale lavorava e dall’istituto medico legale qualche giorno prima. Disse inoltre di aver raccontato la verità a diverse persone, fra le quali alcuni giornalisti, e che nessuno aveva voluto dargli retta. Si venne a sapere che i segni presenti sui cadaveri non erano dovuti alle conseguenze di torture brutali, ma a quelle di una più semplice autopsia; che la bambina vista in mondovisione si chiamava Christina Steleac, che aveva due anni e mezzo e che era morta per congestione a casa sua il 9 dicembre dello stesso anno, mentre quella che doveva essere la madre altro non era che un’anziana alcolizzata di nome Zamfira Baintan, morta per cirrosi epatica.

Il massacro mostrava al mondo intero la sua vera natura: quella di un falso ben confezionato, di una messinscena costruita ad arte, di “una menzogna grande come un secolo” capace di stimolare i più accesi dibattiti tra i mass-mediologi e i sociologi di tutto il mondo. Emerse da questa vicenda in modo estremamente chiaro lo straordinario potere che aveva assunto la televisione nel costruire la realtà.

Gli autori e i mandanti della falsificazione rimangono ancora sconosciuti. L’opinione più diffusa è quella secondo cui i registi occulti di questa messinscena furono alcuni oppositori (ma anche ex collaboratori) di Ceaucescu che ne volevano ereditare il potere, screditandone la figura di fronte al proprio popolo e all’opinione pubblica mondiale. Resta ancora da chiarire la responsabilità della televisione rumena; essa era complice o vittima del falso? Anche in questo caso l’opinione più diffusa sembra avallare la prima delle due ipotesi, ovvero quella di un machiavellico complotto ordito da politici, giornalisti e militari oppositori (ed ex fedeli) del regime per far crollare del tutto (soprattutto a livello simbolico) la figura del dittatore.

La vicenda lasciò diverse ferite aperte, soprattutto per quel che riguarda la possibile “costruzione della realtà” da parte dei media e la acritica consonanza informativa degli stessi sistemi informativi mondiali. Ancora più grave risulta il fatto che, una volta portata a galla la verità, l’ubriacatura mediatica che aveva avvolto la notizia si era sgonfiata e la smentita, come spesso accade per gli errori giornalistici, non ebbe lo stesso eco del suo annuncio.

Per la cronaca: gli scontri che effettivamente avvennero quel 17 dicembre del 1989 a Timisoara causarono 72 morti e 253 feriti….questa volta, purtroppo, realmente.


Il caso "palestinese" le menzogne contro Israele
Abominevoli falsità propagandistiche propalestinesi e antisraeliane
Calunnie e falsità dei criminali terroristi antisemiti nazi-palestinesi contro Israele e gli ebrei
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2824
A me, alla mia gente, al mio paese e all'umanità intera gli ebrei e Israele, nei millenni, non hanno mai fatto del male, anzi hanno fatto del bene e sono uno dei popoli e dei paesi più umani e civili della terra;
gli ebrei non ci hanno mai derubato, rapinato, schiavizzato, terrorizzato, ucciso, nemmeno quando erano in estrema povertà e perseguitati in Europa, nel Veneto e in Italia;
al contrario dei nazi maomettani con la loro idolatria terrificante e disumana e il il loro violento espansionismo politico religioso teocratico, tra cui i cosidetti impropriamente palestinesi con la loro incivile disumanità maomettana e antisemità e il loro terrorismo praticato in Europa e in Italia vedasi gli attentati da questi compiuti e tutti gli europei e gli italiani uccisi.


Il caso Donbass e Ucraina: Il presunto colpo di stato, la Strage di Odessa e il genocidio in Donbass
Non vi è stato alcun colpo di stato in Ucraina orchestrato dall'Occidente per prendersi l'Ucraina a danno degli Ucraini e della Russia;
in Donbass non vi è stato alcun genocidio della minoranza russofona e russofilia, compiuto dai nazionalisti ucraini;
l'unica strage vera compiuta dai nazionalisti indipendentisti ucraini è quella di Odessa dove morirono 42 persone tra la minoranza golpista degli ucraini filorussi uccisi dagli ucraini nazionalisti e filo europei (che erano la stragrande paggioranza) per l'odio feroce che si era sviluppato tra le due parti a seguito dell'invasione della Crimea da parte della Russia di Putin nel marzo del 2014

Presunto colpo di stato

Questa guerra è nata nel 2014, quando è stato fatto un colpo di stato in Ucraina sostenuto da Stati Uniti (c'era Biden vicepresidente e la Clinton segretario di Stato).
Elena Ribotta Zaccheo
27 febbraio 2022
https://www.facebook.com/elena.ribotta/ ... 1231544970
Per chiarezza.
Questa guerra è nata nel 2014, quando è stato fatto un colpo di stato in Ucraina sostenuto da Stati Uniti (c'era Biden vicepresidente e la Clinton segretario di Stato).
Tolsero il Presidente ucraino filo-russo che si rifugiò a Mosca, presero il potere con la forza e piazzarono un governo filo- americano.
Dopo il colpo di stato sono subito state emanate delle leggi anti russe. Solo che l'Ucraina è un paese diviso in due, a ovest sono ucraini, nazionalisti e vicini all'Europa, ad est e in Crimea sono russi.
La Russia con un colpo di mano si è ripresa la Crimea senza sparare un colpo (perché il 90% sono russi e hanno fatto un referendum). Mentre nelle altre province sono state fatte persecuzioni (multe se parli in russo, sparatorie a chi pregava in russo). I dati OSCE parlano, di 14000 morti fra civili e militari nel Donbas in 7 anni.
Nel 2014 c'è stata la strage di Odessa, ma ne hanno parlato troppo poco in tv. Gli ucraini diedero fuoco a un sindacato che era pieno di anziani, donne con bambini, quelli che scamparono all'incendio furono uccisi a colpi di fucile.
Putin ha più volte denunciato il genocidio nel Donbas (14.000 morti) ma nessuno nei media occidentali ha approfondito.
Poi è arrivato Trump e l'Ucraina è rimasta sola, a lui non interessava. C'è stato i cessate il fuoco e sono stati fatti gli accordi di Minsk che prevedevano il riconoscimento delle due repubbliche da parte dell'Ucraina come regioni a statuto speciale.
Si arriva così all'elezione di Biden, che affermò subito che Putin è un killer e che gliel'avrebbe fatta pagare.
Il figlio di Biden, Hunter, ha diversi gasdotti in Ucraina, e affari milionari. Biden ha chiesto l'ingresso nella Nato dell'Ucraina, inaccettabile per la Russia. Inaccettabile perché i missili sarebbero puntati a 300 km da Mosca. Perché sarebbero puntati su Pechino, infatti la Cina ha sostenuto la Russia con contratti sul gas altissimi.
Da dicembre è iniziata l'isteria americana sull'inizio della guerra. Hanno pompato Zelensky a bombardare di nuovo il Donbas per riprenderselo promettendogli aiuto militare. Lui ci è cascato. La Russia si è seduta al tavolo con tutti i presidenti e con tutti i ministri degli esteri ma senza risultati. Nessuno voleva trattare, ma ribattevano che l'Ucraina ha il diritto di entrare nella Nato. La Russia ha offerto di demilitarizzare l'Ucraina e farlo uno stato cuscinetto, come la Svizzera, di transito di gas e di merci, ma senza armi. Gli è stato risposto di no.
Aggiungo che gli USA hanno piazzato in questi anni in Ucraina 14 laboratori che producono armi chimiche, lungo tutto il confine russo. Dunque una minaccia di non solo missili.
A questo punto non è difficile comprendere la reazione di Putin, acclamato dalle popolazioni filo-russe del Donbass come un liberatore di quelle zone che non devono essere annesse alla Russia ma rese alla loro libertà dopo i massacri di questi anni.
Non esistono buoni e cattivi, ma solo una buona o una cattiva informazione.(R.Humber)
Commento di Daniele DC



Alberto Pento
1) Nel 2014 non vi è stato alcun colpo di stato in Ucraina
2) Nel Donbass che è terra ucraina non vi è il 90% di russi, ma solo una minoranza di russofoni e di filorussi buona parte prezzolati
3) Non vi è stato alcun genocidio di 14mila russi nel Donbass


Rivolta di Kiev
https://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_di_Kiev
La rivolta di Kiev è scoppiata in risposta alle leggi anti-protesta ucraine (annunciate il 16 gennaio 2014 e messe in atto cinque giorni dopo), ed è sfociata in una serie di scontri nel centro di Kiev a via Hrushevshoko, fuori dallo Stadio Dinamo Lobanovski ed adiacente alle proteste dell'Euromaidan in corso.
Durante una manifestazione dell'Euromaidan che radunò più di 200.000 persone, i manifestanti marciarono verso la Verkhovna Rada dove incontrarono i cordoni della polizia. Dopo una fase tesa di stallo, la polizia cominciò ad affrontare i manifestanti con episodi di violenza. Da quel momento i manifestanti eressero barricate per impedire l'avanzamento delle truppe del governo. Quattro manifestanti sono stati confermati deceduti durante gli scontri con le forze dell'ordine, tre dei quali uccisi.
Il 28 gennaio 9 delle 12 leggi anti-protesta vennero abrogate e il Primo ministro Mykola Azarov rassegnò le dimissioni, annunciando la nascita di una legge di amnistia per i manifestanti arrestati e accusati. Il 14 febbraio seguente i gruppi incaricati di organizzare la situazione di stallo concordarono nello sbloccare parzialmente la strada per ripristinare il traffico ma mantenendo le barricate e le proteste. Dopo l'amnistia dei manifestanti del 16 febbraio, la polizia e i manifestanti si ritirarono entrambi, consentendo l'apertura di un corridoio per il traffico. Il 18 febbraio, ancora una volta, migliaia di manifestanti marciarono verso il Parlamento, ristabilendo gli stalli con la polizia in via Hrushevskoho e nelle strade collegate. Entro il giorno seguente, tutte le barricate vennero eliminate dalle strade e i manifestanti vennero respinti.


Euromaidan
https://it.wikipedia.org/wiki/Euromaidan
Euromaidan (in ucraino: Євромайдан?, traslitterato: Jevromajdan; letteralmente Europiazza) furono una serie di violente manifestazioni pro-europee iniziate in Ucraina nella notte tra il 21 e il 22 novembre 2013, all'indomani della sospensione da parte del governo dell'accordo di associazione, che costituiva una Zona di libero scambio globale e approfondito (Zone de libre-échange approfondi et complet, ZLEAC in francese o Deep and Comprehensive Free Trade Area, DCFTA in inglese) tra Ucraina e l'Unione europea. Durante le proteste, concentrate nella capitale Kiev, il 30 novembre 2013, si verificò un'escalation di violenza a seguito dall'attacco perpetrato dalle forze governative contro i manifestanti. Le proteste sfociarono nella rivoluzione ucraina del 2014 e, infine, alla fuga e alla messa in stato di accusa del presidente ucraino Viktor Janukovyč.

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L'inesistente genocidio nel Donbass e le origini dell'Ucraina: cosa c'è che non va nel discorso di Putin
Open
David Puente
23 dicembre 2022

https://www.open.online/2022/02/23/disc ... o-donbass/

Nel corso dell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina, nel quale la disinformazione cerca di avere il sopravvento, il discorso alla nazione del Presidente russo Vladimir Putin del 21 febbraio 2022 non è esente da bufale e da forzature di carattere storico. Uno dei punti di forza nel sostenere l’intervento russo nelle aree del Donbass è quello di un inesistente genocidio ad opera degli ucraini, così come il continuo sostenere che l’Ucraina moderna sia una creazione della Russia bolscevica, quando il nazionalismo ucraino risulta essere di gran lunga precedente a quello attribuito al secolo scorso.

Putin accusa l’Occidente di non accorgersi di un «genocidio» a cui sarebbero sottoposte 4 milioni di persone. Un numero che combacia con i presunti abitanti che risiedono nei soli territori controllati dai separatisti, ossia quelli delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk (circa 2 milioni e trecento mila di abitanti) e Luhansk (circa 1 milione e mezzo), non di entrambe le regioni ucraine.
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Donbass, gli abitanti condividono lingua, religione ed etnia. Le divisioni? Le vogliono solo politici e oligarchi
Gabriele Lagonigro
25 febbraio 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... i/6504663/
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Donbass, dov'è e cosa rappresenta la regione al centro della crisi fra Ucraina e Russia
21 feb 2022
https://www.ilgiorno.it/mondo/donbass-1.7388474
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L'inesistente genocidio nel Donbass e le origini dell'Ucraina: cosa c'è che non va nel discorso di Putin
Open
David Puente
23 dicembre 2022

https://www.open.online/2022/02/23/disc ... o-donbass/

Nel corso dell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina, nel quale la disinformazione cerca di avere il sopravvento, il discorso alla nazione del Presidente russo Vladimir Putin del 21 febbraio 2022 non è esente da bufale e da forzature di carattere storico. Uno dei punti di forza nel sostenere l’intervento russo nelle aree del Donbass è quello di un inesistente genocidio ad opera degli ucraini, così come il continuo sostenere che l’Ucraina moderna sia una creazione della Russia bolscevica, quando il nazionalismo ucraino risulta essere di gran lunga precedente a quello attribuito al secolo scorso.

Putin accusa l’Occidente di non accorgersi di un «genocidio» a cui sarebbero sottoposte 4 milioni di persone. Un numero che combacia con i presunti abitanti che risiedono nei soli territori controllati dai separatisti, ossia quelli delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk (circa 2 milioni e trecento mila di abitanti) e Luhansk (circa 1 milione e mezzo), non di entrambe le regioni ucraine.

Ecco la trascrizione in russo dal sito del Cremlino:

А так называемый цивилизованный мир, единственными представителями которого самозванно объявили себя наши западные коллеги, предпочитает этого не замечать, как будто и нет всего этого ужаса, геноцида, которому подвергаются почти 4 миллиона человек, и только потому, что эти люди не согласились с поддержанным Западом переворотом на Украине в 2014 году, выступили против возведённого в ранг государственного движения в сторону пещерного и агрессивного национализма и неонацизма. И борются за свои элементарные права – жить на своей земле, говорить на своём языке, за сохранение своей культуры и традиций.

Non è la prima volta che utilizza il termine «genocidio», alimentando tale convinzione nei suoi sostenitori. Partiamo dalla definizione: «Sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa». Nel sito delle Nazioni Unite (ONU) è presente un’area dedicata per la definizione di genocidio con il riferimento all’articolo 2 della “Convenzione sulla prevenzione e la repressione del reato di genocidio“: «l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso».

Secondo un documento delle Nazioni Unite, pubblicato il 27 gennaio 2022, dal 2014 a fine 2021 il numero delle vittime si aggira tra i 14.200 e i 14.400: almeno 3.404 civili, circa 4.400 membri delle forze ucraine e circa 6.500 membri dei gruppi armati.

Ecco il testo del documento delle Nazioni Unite:

OHCHR estimates the total number of conflict-related casualties in Ukraine from 14 April 2014 to 31 December 2021 to be 51,000–54,000 : 14,200-14,400 killed (at least 3,404 civilians, estimated 4,400 Ukrainian forces , and estimated 6,500 members of armed groups), and 37-39,000 injured (7,000–9,000 civilians, 13,800–14,200 Ukrainian forces and 15,800-16,200 members of armed groups)

Le Nazioni Unite non ritengono che vi sia in atto un genocidio o un tentato genocidio da parte dell’Ucraina nei territori contestati.

Nel territorio ucraino – e non solo – è stato riconosciuto da diversi Paesi un caso di genocidio tra il 1932 e il 1933, quello noto con il nome di Holodomor o della “Grande fame”. Al contrario di altri, non venne incluso dalla formulazione dalla Convenzione del 1948 sul genocidio delle Nazioni Unite a causa delle pressioni dell’Unione Sovietica, in quanto accusata di averlo causato. Il primo a denunciare l’accaduto fu un giornalista gallese, Gareth Jones, che visitò l’Ucraina sovietica durante la carestia.

L’Ucraina è un’invenzione della Russia?

Putin sostiene che l’Ucraina moderna sia stata interamente «creata dalla Russia, precisamente dai bolscevichi, dalla Russia comunista». Il processo di creazione sarebbe iniziato – sempre secondo Putin – nel lontano 1917 attraverso «Lenin e i suoi collaboratori», in «modo molto rude nei confronti della Russia stessa», strappando «parte dei suoi territori storici» (l’Ucraina, ndr). In questo breve racconto, Putin conclude così: «Naturalmente, nessuno ha chiesto alcunché ai milioni di persone che vivevano nella zona».

Putin addossa tutte le colpe a Lenin, il quale avrebbe concesso troppo ai nazionalisti ucraini dell’epoca. «Perché è stato necessario soddisfare le ambizioni nazionaliste in continuo aumento nella periferia dell’ex impero?», quesito che il Presidente russo ripropone poco dopo: «Perché è stato necessario fare doni così generosi, che nemmeno i nazionalisti più ardenti non si sarebbero mai sognati prima, dando persino alle repubbliche il diritto di separarsi dallo stato unito senza alcuna condizione?». Tutto questo viene definito da Putin in questo modo: «una semplice follia».

Putin espone un percorso che introduce la sua versione del recente passato, quello relativo alla fine all’Unione Sovietica, dove non attribuisce l’indipendenza dell’Ucraina al referendum del 1991 quanto piuttosto alle azioni dei suoi predecessori: «Ora sono i radicali e i nazionalisti, compreso e soprattutto quelli in Ucraina, che si attribuiscono il merito aver ottenuto l’indipendenza. Come possiamo vedere, non è affatto così». Secondo Putin sono tutti errori commessi dai leader bolscevichi, colpevoli di aver portato il crollo della «Russia storica».

Il punto di riferimento di Putin è la «Russia storica», ossia l’Impero Russo nato nel 1721 e guidato per l’ultima volta dallo Zar Nicola II fino al 1917. Non viene considerato il pregresso, soprattutto il fatto che Kiev fosse stata addirittura fondata ancor prima di Mosca, un elemento della storia che oggi gli viene rinfacciato anche in tono scherzoso. C’è chi, infatti, ricorda a Putin e alla Russia che prima ancora i loro territori fossero stati sotto il controllo dei mongoli. C’è da dire che nel suo discorso, Putin fa riferimento all’attuale Ucraina («Ucraina moderna») e non a quella storicamente più antica di Kiev.

Putin sbaglia anche nel dare colpe a Lenin. Di fatto, il sentimento nazionale ucraino era già presente nel corso della metà del 1800, mentre si riscontrano ancor prima delle composizioni in lingua ucraina: nel 1794 venne pubblicata l’Eneide travestita, la prima opera letteraria in ucraino dello scrittore Ivan Petrovyč Kotljarevs’kyj. Una situazione per niente tollerato dallo zar Nicola I, il quale mise sotto processo i principali protagonisti del sentimento ucraino. La storia dell’Ucraina, tuttavia, è ancora più antica e precedente a quella russa.

I territori del sud-ovest della “Russia antica”

Durante il suo intervento, Putin parla dell’unione dei territori contesi alla Russia antica nel 17° secolo. Qui la trascrizione in russo:

Издавна жители юго-западных исторических древнерусских земель называли себя русскими и православными. Так было и до XVII века, когда часть этих территорий воссоединилась с Российским государством, и после.

Nel 17° secolo l’area dell’Ucraina venne contesa tra il Gran principato di Mosca e la Polonia. Nella narrativa di Vladimir Putin rientra anche quella della cosiddetta «Novorossiya», o «Nuova Russia», al fine di sostenere che l’area fosse sempre appartenuta all’Impero russo, senza però riportare un fatto storico: prima ancora della nascita dell’Impero russo e del precedente Gran principato di Mosca, esisteva l’ex impero medievale noto con il nome Rus’ di Kiev guidato da Vladimir I detto il Grande (958-1015), considerato il padre fondatore dell’Ucraina. Se Rus’ di Kiev esisteva dal 882, il primo insediamento di Mosca risalirebbe intorno al 1147.

Tornando a Vladimir I, il Presidente russo Vladimir Putin fece costruire nel 2016 una statua a lui dedicata nei pressi del Cremlino, attribuendogli i meriti di aver posto le basi dell’attuale Russia. Questo gesto venne descritto come un’appropriazione indebita di quello che da sempre viene definito il fondatore dell’Ucraina, come già testimonia una sua statua eretta proprio a Kiev nel 1853.

La storia dei territori appartenenti all’ex Unione Sovietica e dell’Impero russo è molto più complessa rispetto a quella che Vladimir Putin riporta. Volendo andare più indietro nella storia, basti considerare che i Rus’, nome della popolazione che diede origine alla Rus’ di Kiev e dal quale presero il nome le popolazioni russe, non rano propriamente “russi”, ma scandinavi.




Donbass, gli abitanti condividono lingua, religione ed etnia. Le divisioni? Le vogliono solo politici e oligarchi
Gabriele Lagonigro
25 febbraio 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... i/6504663/

LA SCHEDA - Nell'Ucraina sudorientale non ci sono etnie, la parlata è pressoché identica, il dio è lo stesso, per quanto l'autocefala chiesa di Kiev si sia staccata da Mosca, e la storia, la cultura, i classici ottocenteschi rappresentano il substrato comune. Eppure si combatte, si muore, ci si scanna fra le miniere di carbone. Ecco perché questa guerra non può essere paragonata a quella nella ex Jugoslavia

Qualcuno, impropriamente, l’ha paragonata alla guerra nella ex Jugoslavia, ma fra quanto successe negli anni ’90 fra serbi, croati e bosniaci e quanto sta capitando oggi in Donbass ci sono assai poche similitudini. Nei Balcani erano differenti le religioni, le tradizioni, in parte anche la lingua. Nel bene e nel male, per quasi mezzo secolo Tito aveva tenuto insieme popoli che in comune non avevano moltissimo e che dopo la morte del Maresciallo hanno dato sfogo ai propri nazionalismi più sfrenati. Nell’Ucraina sudorientale, invece, non ci sono etnie, la parlata è pressoché identica, il dio è lo stesso, per quanto l’autocefala chiesa di Kiev si sia staccata da Mosca, e la storia, la cultura, i classici ottocenteschi rappresentano il substrato comune. Eppure si combatte, si muore, ci si scanna fra le miniere di carbone di una regione che non è ricca, non ha il mare, non ha turismo, dove i giovani sono già scappati da tempo, la maggior parte a Kiev ed altri in Russia, e dove ormai sono rimasti i più anziani, le famiglie con bambini, chi non ha i mezzi o le conoscenze per andarsene lontano.

È una guerra difficile, quasi impossibile da spiegare se non con la lente d’ingrandimento della geopolitica internazionale da una parte e dei potenti oligarchi locali dall’altra, che con il beneplacito di Putin diedero vita nel 2014 a una separazione anche per interessi personali. Perché è vero che l’auto-proclamazione delle due repubbliche arrivò dopo le proteste di Maidan e la svolta europeista (o nazionalista) di Kiev con la destituzione di Yanukovich. Il divieto della lingua russa nei luoghi pubblici e un’atmosfera meno benevola verso l’est del Paese spinsero i separatisti a staccarsi dall’Ucraina e a intraprendere un lungo conflitto con l’esercito regolare. Ma è anche chiaro che in una zona già pesantemente in crisi dopo il crollo dell’Unione Sovietica, avvicinarsi a Mosca e ricevere i lauti aiuti del Cremlino ha rappresentato per i nuovi governanti del Donbass secessionista un buon motivo per essere indipendenti.

Le lotte interne, fra bande non sempre inclini alla legalità, si risolsero nel 2018 con l’omicidio del “primo ministro” storico di Donetsk, Aleksander Zacharcenko, freddato in un bar del centro. La Russia e l’establishment della neonata repubblica popolare diedero subito la colpa a Kiev, ma molti analisti (anche a Mosca) sostennero invece la tesi del regolamento di conti interno.

Una guerra per interessi, quindi, non certo per l’odio fra i popoli. Un conflitto in cui la linea di confine non divide filo-russi e filo-ucraini, ma è semplicemente il frutto di otto anni di scontri. Ci sono i sostenitori di Kiev fra gli abitanti del Donbass separatista ed i fan di Putin nelle zone controllate dall’esercito regolare. Hanno vissuto insieme per secoli, ma la politica e non l’odio etnico ne sta segnando i destini.

Donetsk, la città simbolo di quest’area con quasi 1 milione di abitanti e sede nel 2012 dei Campionati Europei di calcio, è stata a lungo anche il regno di Rinat Akhmetov: 7 miliardi di dollari di impero personale, uomo più ricco d’Ucraina, proprietario della titolata squadra dello Shakhtar, con investimenti in mezzo mondo ma un passato non proprio trasparente. Putin ha “regalato” oltre 700mila passaporti russi ai cittadini di Donetsk e Luhansk e ha investito parecchi rubli in quest’area per accalappiarsi le simpatie di una popolazione stanca, disillusa ed economicamente depressa. Un’operazione semplice e tutto sommato a basso costo ma che sta destabilizzando il mondo. Una guerra per interessi, non certo per l’odio fra i popoli.



Donbass, dov'è e cosa rappresenta la regione al centro della crisi fra Ucraina e Russia
21 feb 2022

https://www.ilgiorno.it/mondo/donbass-1.7388474

Un territorio ad alto tasso russofono, ma anche e soprattutto un ricco bacino carbonifero. Questo è il Donbass, bacino del Donec, dal nome dell'omonimo fiume che lo attraversa. Una zona dell'Ucraina orientale al confine con la Russia, che si estende in tre oblast' (regioni), tra cui quello di Doketsk, la città principale.

Ucraina Russia, le ultime notizie. Onu: "Si rischia una grande guerra"

Nel Donbass oltre 770mila ucraini hanno il passaporto russo, su una popolazione di circa 5 milioni di abitanti, e secondo Mosca negli ultimi giorni altri 950mila residenti hanno fatto la stessa richiesta. Con la 'madre Russia' c'è un legame antico, rafforzato da una chiesa ortodossa locale che si è staccata da quella ucraina per legarsi a Mosca. Questo legame si nutre anche dell'insofferenza della popolazione verso lo Stato centrale. Perché le condizioni generali di vita, dall'uscita dell'Ucraina dall'Urss, nel 1991, sono peggiorate progressivamente. E allo stesso tempo, sono cresciute le pulsioni secessioniste.

La miccia si accende nel 2014, quando dopo la rivolta filo-Ue di Maidan e la cacciata di Viktor Yanukovich dal potere, Mosca in reazione decide l'annessione della penisola della Crimea, nel sud dell'Ucraina. Da quel momento parte la mobilitazione anche del Donbass, con gruppi militari delle regioni di Lugansk e Donetsk che riescono in breve tempo a prendere il controllo di parte della regione, grazie all'appoggio occulto di Mosca, che fornisce denaro e armi. I secessionisti vittoriosi sul campo dichiarano l'indipendenza dall'Ucraina proclamando la nascita della Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk. In seguito organizzano un referendum, che secondo i leader ribelli ha un esito bulgaro: la stragrande maggioranza della popolazione vota a favore dell'annessione alla Russia.

Gli sforzi della diplomazia internazionale per riportare stabilità nell'area e porre fine a un conflitto che ha provocato oltre 10mila morti conducono agli accordi di Minsk, che vengono sottoscritti sia dai filo-russi che da Kiev, sotto il cappello delle potenze occidentali, Francia e Germania in primis, e della Russia. I combattimenti sulla carta devono finire e il Donbass deve tornare sotto il controllo dell'Ucraina, in cambio di una maggiore autonomia. Ma le intese sottoscritte nella capitale bielorussa non sono risolutive, anche perché in parte non attuate. Da un lato Mosca non è formalmente parte nel conflitto e quindi non si sente vincolata; dall'altro le autorità di Kiev, su pressione della frangia nazionalista del Paese, non riescono a concedere l'autonomia ai separatisti. Ed il conflitto, anziché finire, è riesploso, inserendosi ora nella più ampia battaglia Russia-Occidente sull'allargamento a Est della Nato.


L’Onu: in Ucraina 13mila morti per la guerra del Donbass tra i due contendenti
Monica Ricci Sargentini
22 gennaio 2019

https://lepersoneeladignita.corriere.it ... l-donbass/

Dall’aprile 2014 alla fine del 2018 sono state quasi 13 mila le vittime della guerra nel Donbass. Lo ha reso noto la missione di monitoraggio per i diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina. Nello specifico, i civili rimasti uccisi sarebbero 3.300, oltre a 4 mila soldati ucraini e 5.500 miliziani separatisti. In aggiunta, un numero di persone fra le 27 e le 30 mila sono rimaste ferite nel corso del conflitto armato.
Tutta l’area orientale dell’Ucraina vive una situazione di profonda instabilità e incertezza dall’aprile del 2014, dopo che le autorità di Kiev lanciarono un’operazione militare per riprendere il controllo della regione dalle milizie delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk che sostengono l’indipendenza del Donbass. Gli accordi raggiunti a Minsk dal Gruppo di contatto trilaterale dell’Osce (Russia, Ucraina e le due autoproclamate repubbliche) prevedono un completo cessate il fuoco; il ritiro degli armamenti dalla linea di contatto nell’Ucraina orientale; lo scambio reciproco di tutti i prigionieri detenuti da entrambe le parti; delle riforme costituzionali che conferiscano uno statuto speciale alle autoproclamate repubbliche. Il Formato Normandia (Francia, Germania, Russia e Ucraina) monitora il rispetto di quest’intesa. Dalla sigla degli accordi, tuttavia, le due parti si accusano reciprocamente di contrastarne l’attuazione.


https://www.facebook.com/flaminio.march ... 5145976766


I bambini morti ci sono stati da tutte le parti, ma la responsabilità è di chi ha provocato tutto ciò, la Russia di Putin che ha fomentato il separatismo violento dei russofoni-russofili.
L’Onu: in Ucraina 13mila morti per la guerra del Donbass tra i due contendenti
Monica Ricci Sargentini
22 gennaio 2019
https://lepersoneeladignita.corriere.it ... l-donbass/
Dall’aprile 2014 alla fine del 2018 sono state quasi 13 mila le vittime della guerra nel Donbass. Lo ha reso noto la missione di monitoraggio per i diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina. Nello specifico, i civili rimasti uccisi sarebbero 3.300, oltre a 4 mila soldati ucraini e 5.500 miliziani separatisti. In aggiunta, un numero di persone fra le 27 e le 30 mila sono rimaste ferite nel corso del conflitto armato.
Tutta l’area orientale dell’Ucraina vive una situazione di profonda instabilità e incertezza dall’aprile del 2014, dopo che le autorità di Kiev lanciarono un’operazione militare per riprendere il controllo della regione dalle milizie delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk che sostengono l’indipendenza del Donbass. Gli accordi raggiunti a Minsk dal Gruppo di contatto trilaterale dell’Osce (Russia, Ucraina e le due autoproclamate repubbliche) prevedono un completo cessate il fuoco; il ritiro degli armamenti dalla linea di contatto nell’Ucraina orientale; lo scambio reciproco di tutti i prigionieri detenuti da entrambe le parti; delle riforme costituzionali che conferiscano uno statuto speciale alle autoproclamate repubbliche. Il Formato Normandia (Francia, Germania, Russia e Ucraina) monitora il rispetto di quest’intesa. Dalla sigla degli accordi, tuttavia, le due parti si accusano reciprocamente di contrastarne l’attuazione.


La strage di Odessa nel maggio del 2014, fu la sola strage compiuta dai nazionalisti ucraini contro la minoranza filorussa per l'odio feroce che si era sviluppato tra le due parti e a seguito dell'invasione della Crimea da parte della Russia di Putin nel marzo del 2014

La strage di Odessa
https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Odessa
La strage di Odessa è un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa presso la Casa dei Sindacati, in Ucraina, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti ucraini ai danni dei manifestanti che si opponevano al nuovo governo instauratosi nel Paese in seguito alle rivolte di piazza di Euromaidan. In concomitanza del rogo, preceduto e seguito da linciaggi e violenze nei confronti degli aggrediti, trovarono la morte almeno 48 persone tra impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti contrari al nuovo governo, o favorevoli al separatismo, simpatizzanti filo-russi e membri di partiti di estrema sinistra.
Con le rivolte di Euromaidan a Kiev il presidente ucraino filo-russo Viktor Janukovyč venne destituito. Questo cambio di governo provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale (tra cui i membri del Partito Comunista dell'Ucraina). Il 2 maggio 2014 si ebbero quindi anche ad Odessa scontri di piazza tra le fazioni contrapposte.

In seguito agli scontri, in cui erano intervenute anche frange paramilitari nazionaliste (in particolare quelle di "Pravyj Sektor")[2], i manifestanti antigovernativi si rifugiarono nella Casa dei Sindacati. Questi manifestanti vennero seguiti ed aggrediti ferocemente all'interno dell'edificio dai sostenitori di Euromaidan e dai militanti di estrema destra, che successivamente circondarono l'edificio e appiccarono il fuoco.

Nell'incendio che ne scaturì trovarono la morte 42 persone (34 uomini, 7 donne e un ragazzo di diciassette anni), alcune delle quali del tutto estranee ai fatti in quanto si trovavano all'interno dell'edificio per ragioni di lavoro. Gli estremisti di destra impedirono ai vigili del fuoco di accedere all'area per poter intervenire. I pochi che riuscirono in maniera fortunosa a fuggire dall'incendio furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo. Alla fine del rogo i testimoni trovarono i corpi carbonizzati dei manifestanti aggrediti e cadaveri di donne seviziate e violentate, tra cui una donna incinta strangolata con dei cavi telefonici. Si scoprì che tra le vittime del massacro vi erano anche persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio.

Il nuovo governo ucraino a capo di Oleksandr Turčynov e Arsenij Jacenjuk si limitò a parlare di una fatalità che era costata la vita a circa 30 persone.42 Il Ministro degli Interni ucraino e la Polizia sostennero da subito che i manifestanti anti-governativi fossero rimasti uccisi dalle fiamme scaturite dai loro stessi lanci di bombe molotov.[6] Anche la stampa vicina al nuovo governo attribuì l'incendio ai manifestanti filo-russi. Ben presto questa versione venne smentita dalle testimonianze dei sopravvissuti e di vari osservatori.

Il Parlamento europeo si espresse in tal senso:

«Numerosi indizi suggeriscono che non è stato il presunto incendio dell’edificio a uccidere coloro che si trovavano all’interno, lì rifugiatisi per non essere massacrati in strada, bensì sono stati colpi di arma da fuoco o armi di altro genere. Esistono filmati che mostrerebbero poliziotti sparare sui disperati che cercavano di fuggire dalle finestre e tutte le prove disponibili indicano che gli assedianti intendevano uccidere».

Nessun processo è stato intentato per la strage.


La Strage di Odessa (42 vittime) da parte degli ucraini che volevano la libertà dalla Russia è sta una areazione all'invasione violenta e all'annessione russa della Crimea ucraina
https://it.wikipedia.org/wiki/Annession ... lla_Russia
L'annessione della Crimea alla Russia fu il primo evento della crisi russo-ucraina nel 2014. Nello specifico, in seguito alla rivoluzione ucraina del 2014, la Russia inviò proprie truppe senza insegne a prendere il controllo del governo locale. Il nuovo governo filorusso dichiarò la propria indipendenza dall'Ucraina. Fu quindi tenuto un referendum sull'autodeterminazione della penisola il 16 marzo (criticato e non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale), segnato dalla vittoria del "Sì" con il 95,32% dei voti, le autorità della Crimea firmarono il 18 marzo l'adesione formale alla Russia.
Durante la prima fase del conflitto sono rimasti feriti vari manifestanti filo-ucraini e alcuni manifestanti filo-russi, mentre tra i militari sono stati uccisi quattro soldati delle Forze armate dell'Ucraina, uno del Servizio di sicurezza dell'Ucraina e uno delle Forze armate della Federazione Russa.
Il 22-23 febbraio 2014, il presidente russo Vladimir Putin ha convocato una riunione notturna con i capi dei servizi di sicurezza per discutere la liberazione del presidente ucraino deposto, Viktor Janukovič. Al termine dell'incontro, Putin ha sottolineato che "dobbiamo iniziare a lavorare per il ritorno della Crimea in Russia". Il 23 febbraio si sono svolte varie manifestazioni filo-russe nella città crimeana di Sebastopoli. Il 27 febbraio, le truppe russe mascherate senza insegne, i cosiddetti omini verdi, con varie sparatorie con le locali Forze armate dell'Ucraina, hanno assunto il Consiglio supremo (parlamento) della Crimea e hanno catturato siti strategici in tutta la penisola, il che ha portato all'insediamento del governo filo-russo Aksyonov in Crimea e alla conduzione del referendum sull'autodeterminazione della Crimea. La Russia ha formalmente incorporato la Crimea come due soggetti federali della Federazione Russa il 18 marzo 2014 (Sebastopoli e Repubblica di Crimea).
L'occupazione della penisola di Crimea da parte dell'esercito russo è iniziata il 20 febbraio 2014. Erano gli ultimi giorni della presidenza di Viktor Janukovič[4].
Presto all'ingresso di Sebastopoli apparvero posti di blocco e mezzi corazzati russi.
A quel tempo, le città della Crimea, secondo il governo ucraino, erano già piene di agenti russi, omini verdi e membri di varie formazioni paramilitari come i cosacchi, che costituirono la base della cosiddetta "autodifesa della Crimea" e rappresentavano i presunti "stati d'animo" della popolazione locale.[5]

Mentre sulle coste crimeane arrivó la flotta del Mar Nero della Federazione Russa.
Ilya Vladimirovich Ponomarev, un politico russo e membro della Duma di Stato della Russia (fazione della Russia Giusta), sostiene che la guida dell'annessione della Crimea è stata affidata al ministro della Difesa Sergej Šojgu e all'aiutante di Vladimir Putin Vladislav Surkov.[6]
Ad opporsi all'annessione in Russia furono Boris Nemcov e il partito di Alexej Navalny — Partito del Progresso.
L'Ucraina e molti altri paesi hanno condannato l'occupazione e l'annessione e la considerarono una violazione del diritto internazionale e degli accordi firmati dalla Russia che salvaguardano l'integrità territoriale dell'Ucraina, compresi gli accordi di Belavezha del 1991 che hanno istituito la Comunità di Stati Indipendenti, gli accordi di Helsinki del 1975, gli accordi del 1994 Memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza e Trattato del 1997 sull'amicizia, la cooperazione e il partenariato tra la Federazione russa e l'Ucraina. Il governo ucraino ha portato gli altri membri dell'allora G8 a sospendere la Russia dal gruppo, quindi a introdurre un primo round di sanzioni contro il paese.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:43 pm

Demenzialità degli adoratori di Putin che ciurcolano in rete

UCRAINA: un bulletto
Stefano Cattaneo

Capita quasi sempre: quando sono in tanti fratelli (maschi) sono stronzi.
Non è questione genetica, è che essendo in tanti, si sentono spalleggiati.
Lo stesso è l'Ucraina: sotto la balda guida del comico divenuto presidente: avendo compreso di essere spalleggiata da Usa e Europa, è divenuta subito stronza.
Per prima cosa, dopo aver ottenuto l'autodeterminazione per uscire dalla federazione russa, ha proclamato che i suoi confini sono invece sacri e inviolabili. Quindi Crimea e Dombass non dovevano avere l'autodeterminazione.
Poi ha iniziato a sprecare le sue risorse per combattere i separatisti, ha posto un dazio da taglieggiatore sul passaggio del gas russo, ha negato l'acqua alla Crimea, e per ultimo ha declamato che avrebbe fatto entrare i missili della Nato.
Adesso piange, e con lei tutti i suoi fratellini.



Alberto Pento
1) l'indipendenza dell'Ucraina è avvenuta Il 16 luglio 1990 con la dissoluzione dell'URSS l'impero del male sovietico e non con l'attuale Presidente Zelensky che eletto nel 2019;
2) il Presidente Zelensky è stato eletto nel 2019 con il 70% dei voti e non con un colpo di stato, ed era un attore comico di gran fama, benvoluto e di origine ebrea;
3) si sà che ai rossobruni italiani adoratori di Putin, di Mussolini, di Hitler e di Stalin gli ebrei non sono mai piaciuti;
4) l'Ucraina ha una composizione etnica così costituita:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ucraina
Ucraini 77,5%,
Russi 17,2%,
Rumeni e Moldavi 0,8%,
Bielorussi 0,6%,
Tatari di Crimea 0,5%,
Bulgari 0,4%,
Ungheresi 0,3%,
Polacchi 0,3%,
Armeni 0,2%
Greci 0,2%,
Tatari 0,2%,
5) l'Ucraina dopo le tragiche esperienze prima con l'Impero Russo degli Zar e poi con l'Impero del male sovietico e comunista dell'URSS, alla dissoluzione di questo ha giustamente e sensatamente guardato all'Europa per il suo futuro, rinascita e sviluppo;
6) i bulletti sono gli ucraini filo russi spalleggiati dal dittatori nazi fascista Putin che non gradiva un'Ucraina libera ed europea e che la voleva soggetta e schiava della sua Russia imperiale;
7) il Presidente Zelensky è un buon presidente e non appartiene alla categoria degli oligarchi filo russi, copia degli oligarchi russi che si arrichiscono mafiosamente deprendendo i loro popoli;
8 ) i veri nazi fascisti ucraini sono i filo russi che non hanno esitato a destabilizzare l'Ucriana, a servirsi degli apparati russi per mettere in difficoltà i loro fratelli ucraini amanti della loro patria ucraina e sono quelli che hanno favorito l'attuale invasione dell'Ucraina e che costituiscono i primi nemici dell'Ucraina;
questi sono prepotenti, falsi, violenti, incivili, brutali e senza rispetto;
9) le minoranze filo russe non hanno alcun diritto ad appropriarsi delle terre ucraine a danno degli ucraini nemmeno nelle aree dove possono essere la maggioranza;
...



Il caso degli indipendentisti veneti pro Russia di Putin, pro indipendenza del Donbass e della Crimea,
la loro propaganda menzognera sulla storia del Veneto e le loro assurde pretese di indipendenza.

L'assurdità delle loro pretese d'indipendenza è dimostrata dal loro esiguo numero qualche decina di migliaia e dai loro riultati politico elettorali, alle ultime elezioni regionali del Veneto nel 2020, con la loro formazione politica il Partito dei Veneti, non hanno eletto nemmeno un consigliere regionale e la loro % di voti si è assestata allo 0,73% pari a 14.916 voti.

La propaganda menzognera sulla storia dei veneti si basa su tre dogmi costituiti da menzogne:
1) La Serenissima era lo stato nazionale dei veneti cosa del tutto falsa perché in verità era lo Stato imperiale dei veneziani di cui i veneti di terra erano sudditi e dominio come i non veneti di mare dei domini veneziani;
La Serenissima non era lo Stato dei veneti a sovranità di tutti i veneti.
Venezia era antidemocratica e non ha mai promosso uno stato unitario e nazionale dei veneti.

2) La Serenissima è caduta per colpa di Napoleone; in verità la Serenissima è caduta per viltà dei veneziani e per la sua antidemocraticità.

3) Il Plebiscito di annessione del Veneto all'Italia nel 1866 fu una truffa, un imbroglio degli italiani, che ingannarono i veneti e li costrinsero con la minaccia e il ricatto a votare a stragrande maggioranza per l'annessione, adducendo prove false e inesistenti. In verità i veneti votarono a grande maggioranza per l'annessione semplicemente perché speravano che con l'Italia potessero star meglio che con l'Austria, purtroppo questo non si avverrò, ma tant'è fu la loro volontà e il mito risorgimentale che fecero del Veneto una parte dello Stato italiano.

La truffa ideologica venetista della falsa tesi secondo cui il Pebiscito del 1866 fu una truffa
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 176&t=2859
Si tratta di uno dei dogmi del venetismo indipendentista e venezianista.

Le premesse sbagliate dell'indipendentismo veneto e venezianista
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0851182827
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 6680472408

Coel parlamento veneto de tuti i veneti mai nato
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 183&t=2597

Vedasi anche capitolo 4 di questo post su Putin e la sua Russia
Questi demenziali indipendentisti veneti avvezzi al fideismo, al dogmatismo e alla menzogna hanno fatto propria la propaganda menzognera del Donbass e della Russia di Putin sulla Crimea e l'Ucraina, eleggendo il dittatore cristianemente idolatra Putin a loro eroe/redentore politico religioso.



"Disinformazione nel dna di Mosca. Agenti e volontari seminano il caos"
Orlando Sacchelli
28 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/fe ... 1646068024

"La disinformazione è innata, fa parte del dna della potenza sovietica". Non ha dubbi Dario Fertilio, docente di Teoria e tecniche della comunicazione giornalistica all’Università Statale di Milano, che oltre ad aver scritto alcuni libri proprio sulle cosiddette fake news, mette in guardia i propri studenti su quelle che chiama le "notizie del diavolo".

In questi giorni stanno uscendo parecchie fake news sulla guerra in Ucraina. Cosa ne pensa?

"La disinformazione è una tecnica nata all’inizio dei tempi e sempre utilizzata dai poteri militari, economici e religiosi. La rete di disinformazione sovietica è storicamente la più importante e si rifà alla creazione dell’ufficio di disinformazione all’interno del Kgb. La disinformazione è innata, fa parte del dna dell'ex potenza sovietica. Gli altri stati hanno messo in atto un sistema di disinformazione concorrente, certamente abile ed efficace ma lontano dall’estensione e dalla tradizione messa in campo dai sovietici e poi dai loro odierni eredi putiniani".

Che differenze ci sono tra la disinformazione occidentale e quella russa?

"In generale la disinformazione militare occidentale punta sulla denuncia dei fatti, quella russa, invece, utilizza un sistema molto più allargato, chiamato “dead hand” (mano morta), o in russo “sistema perimetrale”. Il regime attraverso una rete ad hoc prende in esame tutte le informazioni e ad ognuna di esse applica le tecniche di disinformazione. Accanto a questa c’è anche una rete perimetrale, più estesa, formata da volontari (alcuni pagati, ma non tutti), che entrano in azione quando vi è la necessità".

Si può parlare anche di due strategie diverse?

"Sì, la Russia punta sulla confusione e sul creare disordine. Continua a cambiare piani, prima dice che è pronto l’attacco, poi che è disposta a trattare. Afferma che lo scopo è la smilitarizzazione dell’Ucraina, o allontanare il Governo corrotto. Lo scopo è confondere le acque, creare confusione e panico tra i cittadini, i giornalisti e ovviamente gli avversari. Metodo usato anche da Gheddafi, quando da un lato si diceva pacifista e poi organizzava attentati. Gli Stati Uniti, invece, fin dall’inizio hanno puntato tutto sulla denuncia delle informazioni in loro possesso. Ad esempio hanno fatto uscire le foto dei mezzi militari russi ripresi dal satellite, e indicata la data precisa del possibile attacco, costringendo i russi a rivedere sempre i loro piani. Dall’altro lato Mosca ha avuto buon gioco rispondendo che, finché non vi era stato l’attacco, quelle americane erano solo fake news".

Cosa si può dire delle parole utilizzate da Putin nel suo famoso discorso di entrata in guerra?

"Per certi versi si può parlare di una regressione verbale e psicologica, tornando a un linguaggio sovietico. Ha fatto riferimento ad un governo (quello ucraino, ndr) di corrotti, drogati e nazisti, secondo una tecnica tipica del leninismo, tesa a delegittimare e distruggere l’avversario. Non sappiamo quanto questa scelta sia voluta o meno. Potrebbe anche essere funzionale al desiderio di galvanizzare i nostalgici della vecchia Urss oppure i Naz-Bol (nazisti-bolscevichi), una fascia di popolazione che si riconosce nel totalitarismo, con il culto del populismo russo di stampo nazi comunista. Un altro aspetto sottile della disinformazione è la logomachia, cioè l’imporre all’avversario il proprio linguaggio".

Ci può fare un esempio?

"Riflettiamo su questo: oggi molti continuano a parlare di crisi ucraina, invece è un’invasione vera e propria. In pratica questa visione della crisi è stata imposta dai russi agli occidentali, che se la sono tenuta senza neanche pensarci troppo. Sicuramente ha influito moltissimo l’impreparazione degli Usa e di Biden di fronte a ciò che sta accadendo".

Come giudica la risposta di Biden?

"Il suo discorso, mirato solo sulle sanzioni (altrimenti scoppierà la terza guerra mondiale) è da perdente. La terza guerra mondiale, come più volte ha ricordato Papa Francesco, è scoppiata da anni. Come facciamo a pensare di non essere in guerra se potenze occidentali quali Francia e Germania stanno mandando armi all’Ucraina? È una grave cecità politica, che in tedesco si chiama “schreckbild”, l’immagine dell’orrore. Quasi tutti i giornalisti usano frasi di questo tipo: non voglio neanche pensare alla possibilità dello scoppio di una guerra. Ma è ciò che sta già accadendo. Il loro è un rifiuto della realtà, un rifiuto di ciò che fa paura ma che, purtroppo, sta già avvenendo".

I giornalisti sono il target della disinformazione, sono loro i primi obiettivi da colpire, ovviamente per portare a compimento la disinformazione. Che cosa può fare un giornalista per parare i colpi?

"A mio avviso dovrebbe prima di tutto tenere presente le caratteristiche della disinformazione delle due parti in conflitto. Poi separare bene l’aspetto emotivo. Faccio un esempio: non è ancora chiaro se la città di Kharkiv sia stata presa dai russi o meno o se si stia combattendo. Prima di scrivere una cosa o l’altra è bene attendere, mi sembra il minimo. E fare sempre attenzione a non concentrare tutta l’attenzione su un fatto per nasconderne altri, creando un pericoloso effetto polverone. Vede, aumentare il numero di informazioni a dismisura rendendo impossibile districarsi ai giornalisti è una tecnica ben consolidata di disinformazione".

E un lettore, quali strumenti può avere per non farsi fregare dalla disinformazione, che lei in un libro ha chiamato “le notizie del diavolo?”

"Purtroppo le notizie del diavolo penetrano dentro tutti noi. La nostra stessa ideologia ci fa scartare le notizie a noi più sgradite. Occorre quindi prima di tutto un lavoro personale da fare su se stessi. Ad esempio possiamo mettere a frutto ciò che è avvenuto con la pandemia".

A cosa si riferisce?

"La disinformazione è andata avanti a piene mani. La famosa campagna “From Russia with love”, l’operazione umanitaria dei russi nel nostro Paese, seguita anche da quella della Cina e di Cuba, altro non era che il tentativo di verificare come un paese, giudicato anello debole della Nato, avrebbe reagito di fronte all’emergenza. Abbiamo già visto all’opera la disinformazione: allora si voleva capire come manipolare l’opinione pubblica attraverso un flusso continuo di informazioni contraddittorie o mono direzionali".

Un giornalista che lavora in una redazione e riceve migliaia di lanci di agenzia ogni giorno, a cosa deve/può credere? Solo ai corrispondenti/inviati sul campo?

"Naturalmente non è così. L’inviato di guerra ha una visione limitata delle cose, anche se importantissima. Ammetto che nulla è più irritante, per chi guarda un tg, che sentire degli esperti che discettano di guerra lontani dal campo di battaglia, ma questo non vuol dire che solo chi è in prima linea possa fare giornalismo o analisi, avendo una visione d’insieme. La prima cosa è la preparazione singola di ciascun giornalista: occorrerebbe, a mio avviso, aver studiato i manuali della disinformazione. Pensi che l’Occidente ha messo in atto, al tempo della pandemia, un sistema teso a far desiderare ai cittadini meno la libertà, in cambio della protezione della salute. Tornando ai giornalisti presenti sul campo, bisogna anche tenere conto del fatto che, spesso, devono relazionarsi con le fonti ufficiali e non possono essere troppo svincolati da esse dovendo tutelare i visti e i rapporti, diciamo così, diplomatici. Questo rischio lo corrono soprattutto i corrispondenti".

Nella sua riflessione è molto critico nei confronti dell’Occidente?

"Sì, purtroppo ritengo che abbia smarrito il senso di chi è e dove sta andando. Ciò coinvolge il senso della vita, della famiglia, della moltiplicazione infinita dei diritti".

Come arginare il rischio di pubblicare l’eventuale disinformazione dei russi e quella degli ucraini? Non c’è il rischio di mettere in circolazione, fare da megafono alla propaganda? Anche questo, del resto, è uno strumento di guerra...

"Si potrebbero almeno mettere in atto le tre griglie fondamentali, distinguendo la propaganda bianca, quella nera e quella grigia. Mi spiego meglio facendo qualche esempio. La prima, la propaganda bianca, è quella che apertamente afferma i propri scopi: ad esempio, i russi intervengono per difendere la propria integrità. La propaganda nera, invece, mente sui propri fini, dice una cosa per farne credere un’altra, dirigendo altrove il pubblico. Esempio: la guerra viene fatta per liberare l’Ucraina dai nazisti. Infine c’è la propaganda grigia: di questa non si capisce bene la matrice, come ad esempio la presenza di armi ibride sul campo, che non è verificabile. Ma, se mi consente, sul caso Ucraina c’è anche un altro aspetto clamoroso…

Dica pure…

"Un racconto che viene fatto, spesso, è che Putin abbia risposto a un’espansione a Est della Nato. Ma nulla si dice sull’espansione a Ovest della Russia, a partire ad esempio dalla Crimea, ma non solo. Si tenga conto che i missili schierati in Bielorussia sono al confine con la Polonia, quindi del territorio Nato. La spinta verso Est è controbilanciata dalla spinta verso Ovest".

I social network, si sa, hanno aumentato a dismisura il propagarsi delle fake news. Cosa ne pensa?

"Fa parte della logica della piazza. I social non sono altro che una piazza in cui tutti si ritrovano e discutono. Non c’è da stupirsi di questo. Purtroppo chi frequenta la piazza, specie se non ha un’adeguata preparazione, può essere influenzato. Ma è sufficiente andare a vedere i siti per toccare con mano quanta propaganda venga messa in circolo, non solo sui social. Del resto la propaganda filorussa, nazicomunista, piace all’estrema destra e all’estrema sinistra".

Cosa suggerirebbe a un giovane che volesse informarsi nel modo più corretto e indipendente possibile su questa guerra in Ucraina?

"Io continuo a credere nel valore della stampa libera. È necessario consultare diversi giornali e libri, rimane questa la difesa migliore della libertà, attivando gli anticorpi in grado di combattere i virus totalitari che sono in giro, non solo quello nazi comunista, ma anche quelli mass-radicali che hanno un’egemonia sull’Occidente".

In che modo agisce questo ultimo virus che ha indicato?

"La manipolazione dell’essere umano, dalla culla alla tomba, la proliferazione dei diritti, con l’inevitabile conseguenza che, diventando un numero infinito, di fatto non si possono più tutelare tutti. E quindi sa cosa succede?"

Me lo dica...

"Serve un buon capo che dica “questo sì e questo no”. Prevale l’uomo forte che decide per tutti che cosa è giusto e meritevole di tutela e cosa invece non lo è. Questa, come si può ben capire, è la tomba della libertà".


Disinformazione russa che abbindola i fessi filo Putin
Genny Montrone
Racconto di un militare :
Partendo dal fatto che mettere postazioni Nato a 300 km da Mosca non mi sembra tanto diverso da quello accaduto a Cuba 40 anni fa.
Qualche informazione e una considerazione:
1) La presunta autorganizzazione difensiva dell' "eroico" popolo ucraino, al momento, sta portando alla scarcerazione e distribuzione di armi ai criminali nazisti rinchiusi in galera; si stanno verificando rapine e saccheggi in numerosi esercizi commerciali; impazzano i tiri di fucile a casaccio dalle abitazioni civili anche verso i propri soldati con tanto di morti e feriti; avvengono omicidi sommari di privati cittadini considerati, in preda al furore antirusso, sabotatori.
2) numerose immagini di abitazioni civili di Donetsk, devastate dai bombardamenti ucraini, vengono spacciate quali testimonianze di bombardamenti russi su Kiev.
3) I battaglioni nazisti schierati sul fronte del Donbass fucilano alle spalle i militari dell'esercito regolare che si arrendono e desiderano consegnarsi alle milizie DNR/LNR.
4) a Mariupol il Battaglione Azov impedisce alla popolazione di evacuare la città a suon di calci di fucile in faccia. I nazisti sono asserragliati nei palazzi residenziali e si fanno scudo dei cittadini.
5) i soldati russi catturati vengono linciati, i soldati ucraini che si arrendono curati e rifocillati.
6) Gli ucraini a Kiev, Kharkov e Severodonetsk hanno piazzato l'artiglieria pesante in mezzo ai condomini, ugualmente a Mariupol.
A tutti i pacifisti dell'ultima ora che non sanno neppure di quello che parlano come lo stesso nostro ministro degli esteri che non sa neppure quello che dice, dico che in 8 anni di bombe sul Donbass con 14.000 morti e centinaia di bambini fatti a pezzi Ve ne siete sempre strafregati ed oggi
mi fate rabbia perché la colpa di quello che sta accadendo è anche la vostra.... Il governatore ucraino Zelenski sta usando gli ucraini come scudi umani per tutelare gli interessi americani nella zona, ancora una volta lo strapotere geopolitico a trazione atlantista cerca di imporre la sua logica... Come dico spesso la realtà e la verità non sempre coincidono, il più delle volte non sono coestensive, ed invero le pecore hanno sempre paura del lupo ma è sempre poi il pastore a portarle al macello.


La realtà è un'altra!
Le città del Donbass dissero sì all'indipendenza dell'Ucraina dalla Russia nel 1991
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
Donec'k- Oblast' di Donec'k 76,85
Luhans'k - Oblast' di Luhans'k 83,86
Charkiv- Oblast' di Charkiv 75,83%



Dopo 48 ore di sbandamento totale la propaganda russa cerca di mobilitare le sue forze all'estero nel disperato tentativo di influenzare i governi europei a non supportare l'Ucraina.

Mauro Voerzio
28 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Lo si può notare dai trend delle narrative presenti sui social dell'esercito di troll moscoviti in lingua italiana.
Persino persone (di solito molto bilanciate e corrette) come Guido Crosetto, stanno assumendo una falsa posizione pacifista che verte a fare di tutta un erba un fascio e mette sullo stesso piano l'aggressore e l'aggredito, lo stesso metodo che si usa nei processi di violenza sessuale quando si fa ricadere la colpa sulla donna perchè indossava una minigonna.
La narrativa che sta andando per la maggiore adesso è che se difendiamo l'Ucraina dall'aggressione, la Russia sarà costretta ad usare armi nucleari contro di noi.
Tale sostituzione è avvenuta immediatamente quando è stato scoperto il bluff del gas, altra narrativa usata per spaventare l'occidente.
Mi riferiscono che sulle TV italiane è tutto un fiorire di neo statisti e neo esperti di geopolitica che hanno in comune l'idea di difendere Putin e la povera Russia aggredita dall'Occidente. Sono gli ultimi rantoli di un sistema che per anni ha beneficiato di ingenti quantità di denaro e influenze che hanno permesso a personaggi di dubbie qualità di scorazzare sui canali televisivi e costruirvi sopra una fortuna personale. Mi sembra di essere tornato al crollo del muro quando a botteghe oscure si piangeva per la fine degli aiuti finanziari provenienti da Mosca. Ora piangono quelli della sponda opposta e questo dimostra come pecunia no olet, e come sia stata spregiudicata la Russia di Putin con il suo finanziamento bipartisan volto unicamente a distruggere il nostro modello di vita
Si apre così la seconda fase, ampiamente prevista e pianificata, che però incontrerà più difficoltà di quante ne erano prevsite. È la fase che vorrebbe creare caos nei paesi (o almeno in alcuni chiave) occidentali per rompere l'alleanza NATO e permettere così al blocco (attuale) Russia - Bielorussia - Cecenia di imporre i loro valori sui nostri.
Durante il Covid è stato impropriamente detto che eravamo in guerra. Ora che lo siamo davvero si fa finta di nulla.
È necessario che gli organi preposti alla sicurezza nazionale comincino a prendere contromisure vitali per la sopravvivevnza della nostra Democrazia. Non devono farsi trovare impreparati perchè ai giorni nostri le cose si evolvono molto rapidamente e bisogna essere pronti. L'Ucraina sta resistendo primo perchè sono otto anni che è in guerra con la Russia (cosa che i media italiani hanno sempre nascosto) e secondo perchè sono mesi che si preparano alla guerra partigiana.
Iniziare a pensare a come affrontare il "collaborazionismo con il nemico" diventa un tema essenziale. Qui non si disquisisce di libertà di pensiero o di opinione, qui ci sono personaggi che supportano un pazzo criminale proprio come nel 1938 si supportava Hitler con le sue folli teorie sulla "questione ebraica". Ieri Putin ha parlato di "risoluzione della questione ucraina"...
I nostri figli (se fermeremo il pazzo ora) tra ventanni guarderanno a coloro che oggi supportano la propaganda criminale del Cremlino come noi abbiamo guardato ai gerarchi nazisti che sostenevano le tesi razziali. La storia li condannerà con il marchio dell'abominio.
Esempi come quello di Mentana (LA7), che mi hanno detto che abbia sostenuto che le immagini del tank che schiaccia una macchina a Kyiv erano un fake del 2014, devono essere assolutamente fermati adesso, sono apertamente ed evidentemente in malafede, così come oggi continua a creare disinformazione in Italia. (update mi hanno informato che questa informazione non è vera e ne prendo atto. Così ho girato su LA7 ed ho trovato da Myrta Merlino il tatuatore trasnistro Nicolai Lilin ospite come esperto di geopolitica.... ovviamente ho cambiato subito canale e credo che per altri trenta giorni non farò più l'errore di pigiare il tasto 7 sul telecomando, ci tengo alla mia salute mentale. Ricordate LA7 nuoce gravemente alla vostra salute mentale)
Ricevo decine di messaggi da amici italiani che mi chiedono di spiegargli dove sta la verità (fidandosi di me e delle mie conoscenze sulla tematica) e tutti mi dicono che in Italia si sostiene che non è vero e che Putin è nel pieno della ragione. Questo attacco alla nostra Democrazia VA FERMATO ADESSO!!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:44 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:44 pm

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