Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Re: Il bene che si difende dal male, il caso Ucraina

Messaggioda Berto » dom apr 09, 2023 7:06 pm

IN EPOCA DI SOVRANISMI, È CURIOSO CHE ALCUNI DI LORO TEORIZZINO CHE LA SOVRANITA' TERRITORIALE SIA NEGOZIABILE.
STARE CON L'UCRAINA NON VUOLE DIRE SOLO CONTRASTARE PUTIN, MA ANCHE MANDARE UN MESSAGGIO CHIARO A CINA E IRAN.

Davide Riccardo Romano
2 febbraio 2023
Sull'Ucraina, Biden supera Macron, Scholz e DeSantis
Fonte: New York Times, articolo di BRET STEPHENS (editorialista conservatore americano)

https://www.facebook.com/davide.romano. ... 8gjjJ6DWWl

Al presidente francese Emmanuel Macron, un suggerimento:
Se, come suggerisce un articolo del Wall Street Journal, siete convinti che la guerra in Ucraina sia destinata a un sanguinoso stallo e volete incoraggiare Kiev a intavolare "colloqui di pace" con Mosca che lascerebbero alla Russia il possesso di ampie porzioni di territorio conquistato, perché non dare l'esempio? Suggerite pubblicamente la restituzione dell'Alsazia alla Germania per dimostrare che anche voi credete che la sovranità territoriale debba essere negoziabile.

Al Cancelliere tedesco Olaf Scholz, un altro suggerimento:
Se intende far balenare la prospettiva di legami più stretti tra l'Ucraina e la NATO (ma non la piena adesione) per spingere Kiev a un accordo diplomatico con Mosca, perché non invita diversi battaglioni di corazzati russi nelle vicinanze di Berlino? Questo dimostrerebbe che anche voi siete disposti ad aggiustare il verdetto del 1991 per placare il risentimento, l'avidità e la paranoia del Cremlino.

Sono suggerimenti assurdi. Questo è il punto. Coloro che ora sostengono che il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky deve essere "realista" o "pragmatico" - cioè che dovrebbe fermarsi dal perseguire un ritiro completo della Russia da tutti i territori ucraini occupati - stanno proponendo una soluzione che non avrebbero mai accettato per i loro Paesi in circostanze normali, figuriamoci durante una lotta per la sopravvivenza nazionale.
Ecco perché, mentre la guerra in Ucraina entra nel suo secondo anno, mi sento grato a Joe Biden. Potete criticarlo quanto volete su molte questioni, in particolare sul suo approccio graduale all'armamento dell'Ucraina, ma sulla questione più importante del nostro tempo ha azzeccato la cosa più importante. "Gli appetiti degli autocrati non possono essere placati", ha detto la settimana scorsa a Varsavia. "Devono essere contrastati".
Non si tratta di una voce di moralità infingarda. È una voce di esperienza, lungimiranza, realismo militare e prudenza politica.

Esperienza, perché il mondo ha imparato a conoscere molto bene Vladimir Putin nei suoi 23 anni di potere. Sappiamo che non rispetta i termini degli accordi a cui la Russia è vincolata, dal trattato dell'I.N.F. dell'epoca della Guerra Fredda ai più recenti accordi di Minsk. Sappiamo che ha lanciato invasioni non provocate in passato e che, se non controllato, le lancerà di nuovo in futuro.

Èuna facile previsione sostenere che un accordo negoziale creerebbe più problemi di quanti ne risolverebbe. L'Iran vedrebbe che il ricatto nucleare funziona. La Cina trarrebbe la lezione che, se ci sono limiti a ciò che l'America e i nostri alleati sono disposti a fare per l'Ucraina (che combatte per se stessa e condivide un confine terrestre con la NATO), ci saranno limiti molto più netti a ciò che siamo disposti a fare per Taiwan. La Russia concluderebbe che, per quanto la sua invasione sia stata incerta, ha comunque guadagnato territorio, ha congelato il conflitto e potrebbe ancora fare un altro tentativo con l'Ucraina tra qualche anno.

Per quanto riguarda il Realismo militare, la lezione del primo anno di guerra è che Mosca può essere sconfitta. L'esercito russo è stato sconfitto nella battaglia per Kiev, nella controffensiva vicino a Kharkiv e nella lotta per Kherson. Gli ucraini hanno fatto tutto questo senza il beneficio dei carri armati occidentali, dei droni Predator o dei jet da combattimento. Immaginate quanto velocemente potrebbero vincere se avessero tutte e tre le cose in quantità adeguata.

Per quanto riguarda la prudenza, riflettere apertamente sulla necessità di eventuali negoziati danneggia la solidarietà e il morale dell'Ucraina, entrambi fattori chiave per la sua sopravvivenza e il suo successo. La stragrande maggioranza degli ucraini vuole riprendersi tutto il territorio sequestrato dalla Russia, compresa la Crimea. Come può essere pragmatico o realistico chiedere a Zelensky di ignorare i desideri del suo stesso popolo, rinunciare ai suoi sacrifici e abbandonare gli ucraini che vivono ancora sotto l'occupazione russa?

Gli appelli al negoziato minano anche il sostegno pubblico all'Ucraina negli Stati Uniti. Quando si tratta di politica estera, gli americani pagheranno più volentieri per le grandi cause e gli alti principi che per le cause minori e la realpolitik. Armare e finanziare Kiev nella sua lotta per la libertà e l'indipendenza contro un tiranno malvagio è una grande causa. Armarla e finanziarla per un cessate il fuoco traballante è una piccola causa.
Questo fatto politico dovrebbe pesare sulla mente della squadra di politica estera di Biden. Il sostegno pubblico per l'Ucraina sta diminuendo, soprattutto tra i repubblicani, e i conservatori che lo sanno bene, tra cui il governatore della Florida Ron DeSantis, stanno vergognosamente coprendo le loro scommesse (espressione americana per dire che nel timore di perdere la scommessa sull'Ucraina vincente, stanno puntando anche su Putin, NdR).

Il Presidente Biden ama dire che gli Stati Uniti sosterranno l'Ucraina per tutto il tempo necessario. Ma questa promessa potrebbe scadere il 20 gennaio 2025, se non vincerà un secondo mandato. È in debito con la sua eredità non azzardare quello che è potenzialmente il risultato più storico della sua presidenza nella corsa dell'anno prossimo.
Ecco perché non ha senso che l'amministrazione rallenti le forniture di armi all'Ucraina o che lasci intendere che è improbabile che l'Ucraina riprenda la Crimea. L'obiettivo di Biden per il 2023 dovrebbe essere chiaro e diretto: la vittoria dell'Ucraina.
Può ottenerla attraverso la rapida consegna di equipaggiamenti militari rivoluzionari combinati con un'offensiva diplomatica in cui proponiamo l'adesione dell'Ucraina alla NATO se la Russia non si ritira. Forse questo potrebbe anche dare a Putin la possibilità di arrendersi.
Dopo un anno di guerra, sono più che mai sicuro che Biden farà la scelta giusta. Questo è più di quanto si possa dire di Macron, Scholz e delle altre pallide ombre di ciò che passa per statista nel mondo libero.


Kherson si sta alzando!
Al momento. Dopo il bombardamento della manifestazione sempre più gente scende in piazza.
5 marzo 2023
https://www.facebook.com/vlad.ossolinsk ... He1i44ZZkl

BERNARD HENRI-LEVY, BAKHMUT.
E SCUSATE SE È POCO
17 marzo 2023

https://www.facebook.com/BHLofficiel/po ... YBGtkH3DMl

"Da Kharkiv a Bakhmut e Kherson , ho viaggiato in tutta l'Ucraina, sono stato su tutta la prima linea, ho vissuto con questi eroi moderni. Vi dico: non credete per un solo minuto alle chiacchiere che sento salire sullo sfinimento dei difensori, i dibattiti sulla strategia di Zelensky, l'idea malsana che un esercito che difende la propria terra è colpevole di prolungare una guerra scatenata dall'invasore. L'Ucraina è in piedi, resiste, granitica unita, da nord a sud, da est a ovest, si stringe intorno ai suoi soldati, li onora col vivere civile, con la resistenza quotidiana dei volontari nelle città. Siamo noi che siamo stanchi, non loro"


L'Ucraina e il genio del giudaismo. La resistenza secondo Bernard-Henri Levy
Il fiolosofo francese sul Time racconta la verità sulla complicata storia ebraica dell'Ucraina e ricorda che gli ebrei stanno partecipando alla difesa del paese dall'invasione russa.
30 gennaio 2023

https://www.facebook.com/UkraineNews.it ... kTYFEAP4Bl

È un brusio di fondo. Un disgustoso ritornello orchestrato dalla propaganda putiniana e dai suoi utili idioti – scrive il filosofo francese Bernard-Henri Lévy sul Point –. Ed è l’idea, in sostanza, che l’Ucraina in guerra e martire sarebbe anche uno dei paesi europei più incorreggibilmente antisemiti. Allora, una volta per tutte, qual è la verità? La verità è che, sicuramente, l’Ucraina degli anni Trenta e Quaranta del Ventesimo secolo è stata una terra di sangue per gli ebrei. È che l’Ucraina sovietica, sovietizzata o, più precisamente, combattuta tra sovietismo e hitlerismo, è stata uno dei teatri delle Einsatzgruppen con, solo nel massacro di Babi Yar, 33.711 uomini, donne e bambini ebrei costretti a scavare la fosse dove avrebbero seppellito i loro cadaveri ancora caldi, ancora tremanti, perché non erano ancora morti. E quando dico “sovietico” o “sovietizzato”, non è naturalmente per minimizzare la partecipazione di alcuni compatrioti delle campagne e delle città, ma è per ricordare che ci sono state, e ci sono ancora, due Ucraine. Quella lì, quella che non esisteva ancora come nazione libera e sovrana, e quella che il poeta russo di origine ucraina Evgenij Evtušenko ha dipinto, nel suo requiem ai morti di Babi Yar, come il paese degli “ubriaconi”, assetati di “sangue dei pogrom”, che puzzavano di “vodka e cipolla”, e, quando le vittime, “scaraventate a terra a colpi di stivale”, chiedevano la grazia, incoraggiavano gli assassini: “Colpisci l’ebreo, salva la Russia!”. Eh sì, la Russia… E poi tutta un’altra Ucraina, quella che si è liberata proprio di questa Russia, quella che, dall’esplosione dell’Urss, e in seguito con la rivoluzione di Maidan e l’invasione militare da parte di Putin, rifiuta lo status di vassallo, di umile serva e gemella, di Cenerentola della tundra al quale gli invasori, ebbri del loro “Lebensraum”, vorrebbero relegarla. E quella che, diventata un giovane paese libero, irrevocabilmente schierata nel campo delle democrazie e dell’Europa, sta voltando la pagina del proprio passato.
Questa Ucraina qui sa di essere uno dei quattro paesi a contare, con l’arcivescovo metropolita Andrej Szeptycki e molti altri, il maggior numero di Giusti fra le nazioni. E’ l’Ucraina di Uman, la città del rabbino Nachman di Breslov, dove ho filmato un “rav”, una sorta di Giusti fra le nazioni al contrario, raccontando che è nella sua sinagoga che i contadini dell’oblast di Cherkasy hanno trovato rifugio i primi giorni dell’attacco russo. E’ l’unico paese al mondo dove, il 17 dicembre, primo giorno della festa ebraica di Hannukkah, si sono visti degli hassidim, in piazza Maidan, innalzare una gigantesca menorah, e un popolo intero, con il sindaco di Kyiv in testa, accompagnare l’accensione di quella fiamma che ha illuminato la città bombardata e priva di elettricità. “I russi ci lanciano dei missili balistici” – scherzò un rabbino – “noi manderemo loro dei missili cabalistici!”. E’ il paese del battaglione Azov dove un comandante, Ilya Samoilenko, sopravvissuto all’inferno di Azovstal e soldato dal coraggio infinito, è appena rientrato da Israele dove è andato, a Masada, a trovare le forze che gli servivano per tornare a combattere (…).
E poi questa Ucraina è – non smetteremo mai di ricordarlo – la patria di Volodymyr Zelensky, questo presidente churchilliano eletto da un’ampia maggioranza che è anche un eroe ebreo: la storia di questo discendente di sopravvissuti della Shoah che all’inizio, per affrontare il Gigante, non aveva né carri armati, né apparecchiature, né apparatcik, ma solo la sua difficile libertà non sembra direttamente uscito dal racconto biblico? Non è forse, di fronte al ritorno di Golia il Filisteo, la rinascita del piccolo Davide, maestro di verità e capo della resistenza, artista che sa cantare e incomparabile stratega che all’oltraggio dell’invasione oppone l’intelligenza dei suoi muscoli e delle sue mosse? Non è la storia di Abramo che, secondo il Midrash, combatte da solo gli eserciti dei cinque sovrani che tengono Loth prigioniero? E non è Giuda Maccabeo che segna, dinanzi all’impero, l’impressionante vittoria dei deboli sui forti, degli umili sugli orgogliosi, di chi è in minoranza sulla maggioranza e, alla fine, contro il falso fulgore del tempio profanato, della piccola fiala la cui luce non è quella della potenza ma dell’eccezione?
Astuzia della ragione. Avventura della memoria. Piaccia o no, è questa la realtà. La storia non è sempre una maledizione. Non è l’eterno ritorno del risentimento e del crimine. Se c’è un luogo, in questa guerra, dove, dinanzi al neofascismo russo, si sente l’eco dell’anima ebraica, questo luogo è l’Ucraina. (Traduzione di Mauro Zanon per il Foglio ).
foto: 1. il rabbino capo degli ebrei ucraini, Moshe Reuven Azman, sullo sfondo di una gigantesca menorah accesa al centro di Kyiv il primo giorno della festa ebraica di Hannukkah,
2. il rabbino capo insieme con il Comandante in capo delle F.A. ucraine, generale Zaluzhnyi
3. Nathan Khazin. combattente delle Forze di Difesa ucraine. Comandante della Centuria ebraica nata nei primi giorni delle proteste dell'Euromaidan a dicembre 2013, ha combattuto insieme con alcuni dei suoi uomini nella zona dell'Operazione Anti-terrorsimo nell'Ucraina orientale durante la prima fase dell'aggressione russa nel 2014-2016.
4. Maks Khoriev , comandante dello Squadrone Ebraico, creato nel 2015 nell'ambito dell'Esercito Volontario Ucraino sotto il comando dell'ex leader del Settore Destro, Dmytro Yarosh. L'unità era composta anche dagli cittadini dell'Israele con le radici nella comunità ebraica ucraina.


Guerra Ucraina, le ultime notizie. Kiev: occupanti russi lasciano la Crimea. Biden: «Manterremo pressione su Putin»
25 marzo 2023

https://www.ilmessaggero.it/mondo/guerr ... WqOzlYW2bM

27 minuti fa

L'ombra dei crimini di guerra si allunga ancora una volta in Ucraina. Dopo il mandato di arresto contro il presidente Vladimir Putin per le deportazioni di bambini in Russia, questa volta è l'Onu a muovere accuse a entrambe le parti per decine di esecuzioni sommarie. «Siamo profondamente preoccupati per l'esecuzione sommaria di 25 prigionieri di guerra russi e di persone fuori combattimento» e per quella di «15 prigionieri di guerra ucraini», ha affermato Matilda Bogner, capo della missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Da Kiev, la replica è affidata al difensore civico Dmytro Lubinets, che respinge gli addebiti e chiede di «conoscere i fatti e gli argomenti indiscutibili su cui si basano le conclusioni della missione». Ma le accuse dell'Onu raccontano l'atrocità di un'invasione che non vede ancora tregua, anzi: se la Cina dovesse decidere di armare Mosca «prolungherebbe il conflitto e certamente amplierebbe la guerra potenzialmente non solo nella regione ma a livello globale», è stato il monito lanciato a Pechino dal capo del Pentagono Lloyd Austin. Mosca da parte sua non pensa ad alcun ritiro, e minaccia anzi di spingersi fino a Kiev e Leopoli, se necessario: parola del falco Dmitri Medvedev.

28 minuti fa
Zelensky: la Cina non si è proposta come mediatrice

La Cina non si è proposta a Kiev come mediatore nel conflitto in Ucraina: lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un'intervista al quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun. «La Cina non mi ha inviato una proposta per fare da mediatore. Non ho ricevuto la proposta di incontrarci», ha detto Zelensky, aggiungendo: «Inoltre, ho inviato messaggi diretti (a Pechino), attraverso canali diplomatici, dicendo che voglio parlare con il leader della Cina».

28 minuti fa
Gb: l'attacco a Bakhmut è in stallo

L'attacco russo alla città di Bakhmut, nell'Ucraina orientale, è praticamente in fase di stallo, soprattutto a causa delle pesanti perdite subite finora da Mosca: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence. Anche Kiev ha subito forti perdite, ma il rapporto - pubblicato su Twitter- sottolinea che la situazione russa è stata probabilmente aggravata dalle tensioni tra il Ministero della Difesa russo e il Gruppo Wagner. In questo quadro, la Russia ha spostato presumibilmente il suo obiettivo operativo verso Avdiivka, a sud di Bakhmut, e il settore di Kreminna-Svatove a nord, aree in cui probabilmente Mosca punta solo a stabilizzare la sua linea del fronte. Questo, conclude il rapporto, suggerisce un ritorno a un disegno operativo più difensivo dopo i risultati inconcludenti dei suoi tentativi di condurre un'offensiva ad ampio raggio dall'inizio dell'anno.

2 ore fa
Mosca: con trasferimento MIg-29 Slovacchia ha violato contratto

La Russia ha accusato la Slovacchia di violazione di un contratto firmato nel 1997 per aver consegnato all' Ucraina aerei da combattimento MiG-29 dell'era sovietica. In base all'accordo, Bratislava non può trasferire i jet a un altro stato senza il consenso della Russia, ha affermato il Servizio federale per la cooperazione tecnico-militare di Mosca. Le autorità russe hanno parlato di «atto ostile» e di violazione degli obblighi internazionali della Slovacchia secondo il contratto, che è stato anche pubblicato sul sito web del ministero degli Esteri russo. Ieri la Slovacchia ha deciso di consegnare quattro aerei all' Ucraina, con altri nove che seguiranno «nel corso delle prossime settimane», ha detto alla Dpa il ministero della Difesa di Bratislava. Tre dei 13 velivoli totali non sono operativi e devono essere utilizzati per i pezzi di ricambio.

2 ore fa
Kiev: via alla produzione nazionale di droni

l governo di Kiev ha varato l'attuazione di un progetto sperimentale biennale di approvvigionamento per la difesa di sistemi senza pilota di produzione nazionale. Lo ha reso noto il vice primo ministro della trasformazione digitale Mykhailo Fedorov su Telegram. «Il governo ha lanciato la produzione di massa di droni in Ucraina. È stata approvata una risoluzione veramente storica per la vittoria, che accelererà in modo significativo la creazione e la consegna di droni al fronte e, cosa più importante, creerà le condizioni per il rapido sviluppo delle forze militari ucraine. Ciò consentirà ai produttori di UAV di svilupparsi più attivamente, espandersi, reinvestire i profitti e competere con le società straniere. Invece di spendere mesi in documenti inutili e lavoro burocratico, l'autorizzazione per l'uso degli UAV, il loro acquisto e la consegna al fronte saranno accelerati».

2 ore fa
Biden: manterremo pressione su Putin e aiuti a Kiev

«Manterremo la pressione su Putin con le sanzioni e continueremo a fornire assistenza a Kiev»: lo ha detto Joe Biden in una conferenza stampa congiunta ad Ottawa con il premier canadese Justin Trudeau

2 ore fa
Ucraina, Kiev: occupanti vendono proprietà e lasciano la Crimea

«Le autorità di occupazione russe della Crimea hanno iniziato l'evacuazione dalla penisola conquistata». Lo ha dichiarato Andriy Yusov, un rappresentante della direzione principale dell'intelligence del ministero della Difesa dell'Ucraina, precisando che il comando russo e l'amministrazione sulla penisola stanno vendendo molte proprietà immobiliari e stanno portando le loro famiglie fuori dalla Crimea. «Ma ai privati cittadini viene detto: non preoccuparti, tutto è calmo, tutto è sotto controllo e che l»operazione specialè sta andando secondo i piani...«, ha aggiunto Yusov.




Nasce la "mini Nato" dei Paesi nordici: il fronte congiunto contro la Russia
Federico Giuliani
25 marzo 2023

https://www.ilgiornale.it/news/cronaca- ... 30962.html

Una difesa aerea nordica unificata per contrastare la crescente minaccia della Russia. È quanto hanno deciso di creare i comandanti delle forze aeree di Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca. I rappresentanti dei citati Paesi nordici hanno firmato una Dichiarazione di intenti (Joint declaration of intent - Jdi) con il fine di operare in maniera congiunta, sulla base delle modalità operative già note nell'ambito della Nato.


La "mini Nato" dei Paesi nordici

Nello specifico, primo del suo genere tra i Paesi nordici, il Jdi è stato firmato il 16 marzo presso la base aerea di Ramstein, in Germania. Il concetto di una forza aerea nordica congiunta, comprendente oltre 250 aerei moderni da combattimento in prima linea, è stato oggetto di discussioni periodiche tra i governi nordici sini dalla metà degli anni '90, ma lo status non allineato di Svezia e Finlandia è stato un ostacolo all'avanzamento dei colloqui e delle iniziative congiunte.

Adesso, con Finlandia e Svezia pronte ad aderire alla Nato, i governi nordici hanno un terreno più solido per discutere un piano d'azione comune per creare una sorta di "mini Nato". Come detto, l'obiettivo principale del Jdi consiste nel rafforzare la cooperazione tra le forze aeree dei quattro Paesi, avviando concrete iniziative congiunte per sviluppare una forte difesa aerea regionale.



Il piano e gli obiettivi

Gli aerei da combattimento dei Paesi nordici, come anticipato, opereranno come un'unica flotta, sulla base delle modalità operative previste dalla Nato. "L'obiettivo finale - si legge in una nota dell'aeronautica danese - è quello di essere in grado di operare senza soluzione di continuità come un'unica forza, sviluppando un concetto nordico per le operazioni aeree congiunte basato sulla metodologia già nota della Nato".

La cooperazione comprenderà il comando e il controllo integrati, la pianificazione e l'esecuzione operativa, il dispiegamento flessibile delle forze, la sorveglianza congiunta dello spazio aereo e l'addestramento.

Il Mag. Gen. Rolf Folland, capo dell'aeronautica militare norvegese (NAF), considera l'idea come una base per dare vita ad un centro nordico congiunto per le operazioni aeree, che potrebbe anche ospitare gli Stati Uniti e il Canada sotto un'unica struttura di comando.

"C'è un evidente interesse in un'iniziativa regionale per un comando aereo congiunto sul fianco settentrionale della Nato. Conosciamo bene le condizioni nell'estremo nord e abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri. Con un totale di quasi 250 aerei da combattimento moderni, questa sarà una grande forza da combattimento che deve essere coordinata", ha affermato Folland.


La potenza di fuoco a disposizione

La volontà di integrare le forze aeree è stata innescata dallo scoppio della guerra in Ucraina, ha detto alla Reuters il comandante delle forze aeree danesi, il maggiore generale Jan Dam. "La nostra flotta combinata può essere paragonata a un grande paese europeo", ha aggiunto Dam.

Ricordiamo che la Norvegia può contare su 57 caccia F-16 e 37 caccia F-35 con altri 15 di questi ultimi in ordine. La Finlandia ha invece 62 jet F/A-18 Hornet e 64 F-35 ordinati, mentre la Danimarca si affida a 58 F-16 e 27 F-35 ordinati. La Svezia ha più di 90 jet Gripens. Non è tuttavia chiaro quanti di questi aerei siano effettivamente operativi.





A SCUOLA DI CARRISMO MODERNO

A cura di Roberto Casalone
1 aprile 2023

https://www.facebook.com/R.Casalone/pos ... wTmghUhVGl

Perchè le disastrose perdite in Ucraina di carri russi stanno mettendo alle corde il disegno criminale del Ladro di Bambini?
Semplice.
Perchè non hanno dottrine valide di impiego dei mezzi moderni.
Ecco, con l'aiuto generoso della manualistica NATO su "come condurre in battaglia un reparto meccanizzato e vincere la battaglia"
Prima regola: Addestramento
I russi hanno perduto circa 6700 carristi dall'inizio della guerra, ogni equipaggio (e parlo di equipaggi formati e addestrati), si compone di 3 uomini, fino ad adesso sono state confermate 1901 perdite totali di carri da battaglia, più circa altre 1250 probabili.
Ora il periodo di addestramenti per i nuovi carristi, presi dalle scuole e mandati a combattere, è di circa 8 settimane. Nulla.
Non è niente rispetto ai 200mila uomini di fanteria e altre armi perduti, ma è quasi il 78% dei "mobiks" preparati alla guerra che Mosca possedeva.....
Seconda regola: Il coordinamento
Mosca è in grado di mettere in battaglia, coordinati tra loro, al massimo 4 carri, cioè un plotone, (addestramento base), mai più di così, quindi una sola compagnia di Leopard 2 oppure di Challenger (ma anche di mezzi ex russi) , può garantirsi la "superiorità locale" e vincere lo scontro.
Tipico dei films di Jackie Chan.....100 cattivi contro un campione, i 100 cattivi attaccano uno alla volta senza coordinarsi, vengono messi al tappeto uno dopo l'altro....esattamente come in Ucraina ora...
Terza regola: la tecnologia
Attualmente, i carri armati moderni possiedono, sistemi di visione e ottiche, sia di gestione del fuoco, sia di gestione del movimento, basati su camere termiche o dispostivi laser, spesso abbinati a sistemi GPS di localizzazione delle proprie forze e di quelle avversarie, I mezzi russi, una volta esauriti quelli più recenti, già dotati di tali tecnologie, sono rimasti privi per motivi di produzione industriale di apparecchiature up to date, la presenza dei vecchi T62 e dei vecchissimi T55 e T54, è emblematica come prova di necessità di utilizzo di sistemi ottici a vista (telemetri stereoscopici), risalenti agli anni '40.
Inoltre, mentre sui veicoli occidentali i sistemi di guida e di ausilio alla guida, prevedono la presenza di telecamere a 360°, su quelli russi, il pilota ha una visione limitata da bordo, impedendogli quindi, in carenza di elettronica adeguata, di comunicare e percepire ciò che avviene all'esterno in modo idoneo.
Quarta regola: Le tattiche di impiego.
I russi stanno combattendo una guerra moderna con metodi arcaici, tali da apparire, spesso, al limite dell'ironico.
Esempio (vedi foto allegata) la presenza, nel cuore di un ambiente urbano, di una massa corazzata che si ferma in strada, finendo preda di una perfetta imboscata controcarro.
Ho inserito appositamente, a seconda dei casi, la serie di tabelle utilizzate a scopo didattico nelle scuole NATO, allo scopo di illustrare anche ai meno esperti, cosa fa la differenza, in guerra, tra la vittoria e la sconfitta, quando si tratta di coordinare l'unità minima (4 carri) di mezzi, insieme al resto di una compagnia (fino a 14 mezzi), disponendoli in modalità differenti a seconda del contesto e della situazione tattica.
Abbiamo quindi la formazione a "V", utilizzata quando si deve avanzare avendo piena percezione delle dimensioni della forza avversaria, della sua mobilità e sfruttando questo frangente per attaccare a piacimento uno dei fianchi nemici.
Abbiamo la formazione a "linea di fronte", utilizzata quando si deve privilegiare la potenza di fuoco piena sull'arco frontale , mantenendo una velocità tale da rendere difficoltoso il tiro al nemico, avendo però, nel contempo, la sicurezza dei propri fianchi garantita
Abbiamo la formazione "a scalare", quando si deve avanzare in un terreno che può presentare rischi di attacco su di un lato, massimizzando la potenza di fuoco su questo fianco, mantenendo la velocità elevata nel contempo.
Abbiamo infine la formazione a "colonna", utilizzata nei contesti di manovra rapida, volta a sfruttare una penetrazione in territorio ostile, puntando sulla velocità per evitare ostacoli o imboscate, limitando eventuali rischi di contrattacco meccanizzato o corazzato, messo in opera dalle forze avversarie
Come si vede, tutto il contrario di quello che è stato analizzato e osservato nel corso dell'invasione russa.
Un palese e mirabile esempio di incompetenza e imbecillità, unite a una drammatica riduzione del livello qualitativo umano delle risorse impiegate, praticamente portando sulla linea del fronte individui a malapena capaci di guidare un mezzo e buttandoli tra le braccia del nemico in questo momento meglio addestrato e motivato al mondo che, già sull'avviso, ha potuto condurre la guerra di manovra come e quando ha voluto.
Di fatto l'esercito ucraino ha imposto le sue regole a quello moscovita, sfruttando il numero inferiore con una migliore mobilità sul terreno, utilizzando il numero "magico" delle forze meccanizzate (4 mezzi per X volte), in maniera tale da sfruttare adeguatamente ogni più piccolo particolare e ogni minimo appiglio geografico o urbanizzato per vincere.
Questa è l'Arte della Guerra.
Esattamente ciò che Sun Tzu preconizzava.
"Usa l'arte del nemico e la sua forza contro egli stesso, affinchè possa da solo condursi verso la disfatta"
Oppure ancora come diceva l'altro Maestro in questo campo, Sun Pin, che scrisse:
"Lascia usare al tuo nemico la propria forza, facendogliela esercitare al massimo dello sforzo, quando dovrà riprendersi, allora avrà bisogno di tempo e di spazio, tu colmerai quel tempo e quello spazio ed egli troverà le tue forze entro le sue schiere"
Parole di molti secoli fa, di millenni fa.
Che ci devono far ragionare e valutare
Non "una" controffensiva, ma una serie di azioni decise e mirate, come si devono esercitare quando si vuole vincere una guerra, non prima e non dopo....al momento giusto.
Il post è lungo ma spero che qualcuno tra voi lo apprezzi e lo usi per divulgare non "la verità", ma "la logica".
"L'esercito non deve utilizzare schieramenti immutabili di truppe. Questo è il Tao degli Antichi Sovrani"
(Il colloquio con Re Wei)




Minacce e propaganda. Putin chiude le frontiere anche ai suoi funzionari
9 Aprile 2023
Roberto Fabbri

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 36426.html

È l'ora della propaganda più sguaiata in una Russia più che mai lontana dai propri obiettivi bellici in Ucraina. L'ora dei proclami slegati dalla realtà pronunciati ai funerali di uno dei più seguiti propagandisti della guerra di Putin, ma anche delle analisi poco benedette dalla logica da parte di un uomo politico l'ex presidente Dmitry Medvedev che pretende di rappresentare le buone ragioni di Mosca nell'aggredire militarmente un libero Paese vicino. Ma è anche il momento in cui un regime in crescente paranoia non può più permettersi opposizioni interne né defezioni, per cui come in epoca sovietica - emette condanne durissime a carico dei dissidenti e spranga le frontiere per i funzionari governativi.

C'era una lunga coda riportano i media russi allineati al regime ieri all'ingresso della camera ardente di Maksim Fomin, meglio noto come Vladlen Tatarsky. Il blogger ultranazionalista e comandante militare, ucciso lo scorso 2 aprile a San Pietroburgo in un attentato, è stato salutato anche da Evgeny Prigozhin, il capo dell'organizzazione di mercenari Wagner che gli aveva messo a disposizione il locale in cui è stata fatta esplodere una statuetta imbottita di tritolo. Nel ringraziare Tatarsky «a nome di Wagner», Prigozhin ha affermato che aveva «fatto molto per permetterci di ottenere la vittoria e di distruggere il nemico». Non è chiaro di quale vittoria stesse parlando, dal momento che i suoi uomini stanno morendo da mesi a decine di migliaia in una Bakhmut che non riescono a conquistare. In compenso, i rappresentanti di Wagner hanno deposto accanto alla bara del blogger un martello, tragico simbolo delle brutali esecuzioni dei loro disertori, accompagnato dalla scritta «Non fiori ma mazze». Appropriato per ricordare un ex rapinatore di banche che sosteneva a gran voce lo sterminio degli ucraini e di cui si ricorda la frase: «Sconfiggeremo tutti, uccideremo tutti e deruberemo tutti, proprio come piace a noi». Un uomo che Putin ha ritenuto di decorare post mortem e che ieri Prigozhin ha definito «un soldato la cui voce vivrà per sempre e parlerà solo della verità».

Peggio di Prigozhin è riuscito a fare Medvedev in uno sgangherato post in sei punti pubblicato sulla sua pagina di VKontakte, l'equivalente di Facebook in Russia. L'ex presidente e premier russo si è detto certo che l'Ucraina scomparirà «perché nessuno ne ha bisogno»: né l'Europa, né gli Stati Uniti, né l'Africa e l'America Latina, né l'Asia, né ovviamente la Russia e nemmeno a sentir lui gli stessi cittadini ucraini che stanno combattendo per la propria libertà. Per Medvedev, che si rifà a un articolo di Putin del 2021 che affermava che gli ucraini sono solo una sottospecie del «fratello maggiore» russo, l'Ucraina è «un malinteso generato dal crollo dell'Urss, perciò non abbiamo bisogno di una sub-Ucraina, ma della Grande Russia».

Messi così a posto quanti si illudono che Putin punti solo a «riprendersi» il Donbass e a tenersi la Crimea, rimane da capire con quali metodi sarà riedificata questa Grande Russia che tanto ricorda la Grande Germania di Hitler.

Un indizio ce l'ha appena dato la condanna per tradimento a 25 anni di carcere di Vadim Kara-Murza, uno degli ultimi seguaci a piede libero di Aleksei Navalny. Un altro è arrivato ieri con la chiusura delle frontiere russe per i funzionari governativi e gli alti dirigenti delle aziende di Stato: troppo forte è la paura di fuga di notizie, ma anche il richiamo della foresta dello Stato totalitario.



L’OPINIONE DI DUE ESPERTI DI STRATEGIA E TECNOLOGIE MILITARI
Marcus Matthias Keupp, ITEM (Institute for Technology Management, S. Gallo, CH):
“La guerra in Ucraina finirà in ottobre”.

https://www.facebook.com/tassilo.franco ... tudm8FwQcl

Keupp ha analizzato qualità e quantità degli armamenti di cui potranno disporre nel prossimo futuro le forze armate russe e quelle ucraine. Ha concluso che, mentre i russi attingono ormai alle riserve strategiche degli anni ‘60, avendo perduto quasi tutto il materiale bellico convenzionale moderno, gli ucraini stanno rapidamente passando ai mezzi occidentali, molto più avanzati. La guerra, che finora hanno condotto in gran parte con armi dei tempi dell’Unione Sovietica, da ora in poi vedrà una rapida modernizzazione delle forze combattenti ucraine con l’adozione di armi moderne e avanzate, mantre l‘esercito di Putin schiera ora i carri T54 postbellici e manda al fronte carne da cannone, non avendo altre risorse.
La loro offensiva a Bachmut è fallita disastrosamente, ed è costata carissima in uomini e mezzi. Il divario tra i mezzi dei due eserciti è di una sessantina d’anni e, per quanto minori di numero in uomini e mezzi, gli ucraini raggiungeranno i loro obiettivi nei prossimi sei mesi. Kneupp aggiunge che ogni altra previsione non è basata su calcoli realistici.

Carlo Masala, docente di Politica Internazionale presso l’Università della Bundeswehr di Monaco, è considerato il maggior esperto tedesco di strategia.
“Se al posto dell’attuale amministrazione americana ci fosse stata quella di Trump, forse Putin avrebbe occupato l’Ucraina e invaso anche la Moldavia”.
La sua opinione si basa sulla tendenza isolazionista di Trump, e sul suo desiderio che gli europei pensino a difendere da soli il loro continente, e la smettano di affidarsi troppo alla forza degli USA.
Questa tendenza, radicata in America, dovrebbe far riflettere gli europei e forzare i governi ad un cambiamento radicale di prospettive:
1) l’intesa franco-tedesca, a cui finora i paesi europei avevano affidato la loro sicurezza, confidando nell’aiuto degli americani nel quadro della NATO, è superata. L’Europa si dovrà dotare di un deterrente convenzionale e nucleare credibile, affidando maggiori responsabilità a paesi come la Polonia, gli Stati Baltici e la Finlandia, liberandosi dalle incertezze e remore che la politica franco-tedesca ha finora portato con sé.
2) Solamente con uno sforzo economico congiunto dei paesi europei il continente potrà affrancarsi in buona parte dalla difesa finora garantita dall’America, ciò che renderà gli USA liberi di dedicarsi alla difesa degli equilibri globali nel Pacifico.
Masala aggiunge che la occupazione dell’Ucraina da parte di Putin sarebbe stata un segno di debolezza, per i cinesi, ed un invito a forzare la questione di Taiwan.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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