La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2022 8:10 am

f)
I demenziali sostenitori e amici del criminale del Cremlino Putin dell'Occidente, vergogne umane!


Quelli che vedono nella incivile Russia di Putin un grande civiltà da preferire e contrapporre a quella occidentale euroamericana, secondo loro segnata dal degrado social democratico, del Politicamente Corretto, del suprematismo nero e nazi maomettano, del Cancel Kultur, del suprematismo LGBT, dell'invasionismo dei clandestini, del cristianismo anticristiano di Bergoglio, della UE filo nazimaomettana e anticristiana, ...
Questo è un grande errore, perché la Russia nazi fascista imperialista e suprematista di Putin è un inferno incomparabile con l'Occidente pur con tutti i suoi difetti sempre correggibili, la Russia di Putin è un'articolazione dell'inferno in terra seconda o terza solo all'inferno della Corea del Nord, di altre dittature della terra comuniste e nazimaomettane




I demenziali adoratori, sostenitori e giustificatori del criminale nazifascista russo Putin
viewtopic.php?f=143&t=3009
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0789336381



Le demenzialità, le menzogne e le calunnie contro gli USA e la NATO

viewtopic.php?f=143&t=3005



I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin
La incivile e malvagia Russia nazifascista di Putin, i suoi primati negativi e le sue azioni criminali
viewtopic.php?f=143&t=3010
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 4000746683
La Russia di Putin non è un faro di civiltà per il mondo, non è certo un paradiso per i cristiani e non è nemmeno una patria felice e ideale per i russi e per le altre etnie di questa federazione imperiale a egemonia suprematista russa.


UNA BATTAGLIA PER PROCURA CONTRO L'OCCIDENTE
di Antonio Polito, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
8 giugno 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 0527192723

e è con noi che ce l’aveva, Dmitry Medvedev non sarebbe davvero il primo a dichiarare il suo «odio» per gli occidentali, spinto fino al punto di volerli «veder sparire», perché «bastardi e degenerati». Appena ventuno anni fa, in tutt’altre circostanze, un gruppo di ragazzi arabi si imbarcarono su quattro aerei di linea negli Stati Uniti, convinti di poterci distruggere perché abbiamo paura della morte, mentre loro, gli attentatori delle Torri gemelle, la desideravano fino al martirio. In singolare coincidenza, narrando mirabilie di un super missile che da Mosca potrebbe radere al suolo Parigi o Berlino in duecento secondi dal lancio, il conduttore di una tv russa ha di recente aggiunto: «Certo, poi moriremmo anche noi, ma noi andremmo in paradiso».
Eravamo stati facili profeti, nel segnalare che la guerra all’Ucraina si sarebbe presto trasformata in un nuovo e sciagurato «scontro di civiltà». I discorsi di Putin, e quelli del patriarca Kirill, avevano anticipato ciò che ha detto ieri l’alter ego dell’autocrate di Mosca, Medvedev, ex presidente ed ex premier della Federazione russa. Se una «guerra per procura» è in corso in Ucraina, è questa: i russi puniscono gli ucraini perché non si sentono più russi, ma occidentali. Perciò è corretto dire che è una guerra mossa anche all’ Europa.
L’Occidente è del resto innanzitutto Europa, visto che questa è stata la culla dei suoi valori, della sua cultura, della sua tecnologia, esportatore di tutte le rivoluzioni industriali della storia, inventore dei Lumi della ragione, della libertà e dell’uguaglianza, ma anche dello schiavismo, del colonialismo e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Per i suoi formidabili successi, è da secoli temuto da tutti i suoi avversari. E per questo odiato. Ma anche ammirato e imitato. Il fondatore dell’impero zarista, Pietro il Grande, per riuscire a conquistare l’accesso al Mar d’Azov (anche lui, è una costante della storia russa), viaggiò due anni in Europa assumendo centinaia di maestri d’ascia olandesi e inglesi ed esperti d’armi austriaci, pur di portarseli in Russia a costruire la flotta che non aveva mai avuto.
Molto tempo prima che nascesse la Nato, «la Russia diffidava già degli stranieri e degli occidentali», ha scritto lo storico Stephen Kotkin. Mentre l’Occidente trovava in America la sua nuova «frontiera», espandendosi a Ovest fino a raggiungere il Pacifico, la Russia, anch’essa società di frontiera, si lanciava nelle immense distese a Oriente, arrivando sull’altra sponda dello stesso oceano. Per secoli è riuscita ad espandersi a una media di cinquanta miglia quadrate al giorno, fino a coprire un sesto delle terre emerse del pianeta e a competere con l’Occidente. Da sempre retta da autocrazie, ha rappresentato a lungo l’alternativa più formidabile alle democrazie liberali occidentali, fino a sfidarne la supremazia indossando la corazza ideologica del comunismo.
Ed è proprio grazie a questa storia che attrae ancora oggi i nemici interni dell’Occidente. Li vediamo all’opera qui da noi, dai tardi epigoni della sinistra anti-capitalista e terzomondista, ancora ostaggio del feticismo del Cremlino, fino ai tradizionalisti che vedono in Mosca la Terza Roma, il faro di civiltà cristiana che non ha ceduto ai demoni dell’individualismo, dell’edonismo, e della libertà sessuale. È goffo, ma non è un caso, se Putin si è presentato come improbabile paladino della lotta alla teoria del gender, o se il patriarca Kirill ha identificato nelle sfilate gay il declino morale dell’Occidente che giustifica anche la guerra all’Ucraina. Sarà per questo che siamo «bastardi e degenerati».
Ma sopravviveremo anche stavolta, se sapremo tener fede proprio ai valori che Putin, il suo ex numero due, il suo «chierichetto» Kirill e i suoi propagandisti in tv mostrano di disprezzare: il primo dei quali è la capacità di distinguere tra i popoli e i loro governanti.
Loro si identificano con la Russia, suggerendo quell’unità spirituale tra sangue, suolo e nazione che tanti disastri ha provocato nel passato anche in Occidente. Da noi i popoli sono invece fatti di cittadini, e ognuno ha diritto alle sue idee, perfino i filo-russi. Per questo non possiamo odiare i russi come Medvedev «odia» gli occidentali. Per questo non vogliamo «vederli sparire», ma piuttosto ci auguriamo di poterli riaccogliere un giorno in un sistema di sicurezza europeo e di garanzie reciproche, come era sembrato possibile per qualche anno dopo la caduta del Muro di Berlino. Per questo aiutiamo gli ucraini a difendersi. Loro sì, invece, temo che odino davvero i russi che hanno deciso l’invasione, che hanno ucciso civili inermi, stuprato donne, portato via bambini. Ma, proprio perciò, impedire la loro sconfitta e capitolazione sarebbe il più grande contributo a mettere fine alla spirale dell’odio, e a dare inizio alla pace.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2022 8:10 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2022 8:10 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2022 8:10 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » sab giu 11, 2022 7:43 am

g)
I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin

La incivile e malvagia Russia nazifascista di Putin, i suoi primati negativi e le sue azioni criminali
viewtopic.php?f=143&t=3010
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 4000746683
La Russia di Putin non è un faro di civiltà per il mondo, non è certo un paradiso per i cristiani e non è nemmeno una patria felice e ideale per i russi e per le altre etnie di questa federazione imperiale a egemonia suprematista russa.




Il Nazifascismo Separatista Putiniano Nel Donbass
Spaziolibero Cris
Andrea Ferrario
6 giugno 2022

https://unaepidemiadivita.wordpress.com ... l-donbass/

I nazifascisti ed estremisti di destra che hanno fondato e diretto le due “repubbliche popolari” del Donbass a partire dal 2014.
Messi temporaneamente da parte dal Cremlino una volta terminati i loro compiti, sono tornati in questi giorni sulla scena della guerra.

Documentiamo come le leggende sull’esistenza di un autentico antifascismo nel Donbass siano una colossale “patacca”, occupandoci in particolare della figura del defunto comandante Mozgovoy e dei suoi nessi con l’estrema destra.

1) I nazifascisti delle “repubbliche” del Donbass

Mentre in Italia ci si è sempre concentrati esclusivamente sui neofascisti ucraini, il problema macroscopico del nazifascismo nelle “repubbliche popolari” e in Russia è stato sistematicamente ignorato. La sinistra italiana, e la massima parte di quella internazionale, si è fatta passare sotto il naso senza pronunciare nemmeno un timido “ohibò” quella che probabilmente è stata la più ampia operazione politica e militare nazifascista in Europa dopo il 1945, la creazione nel 2014 delle “repubbliche popolari” separatiste di Donetsk e Lugansk e le loro azioni militari, condotte sotto l’egida di Mosca per ottenere il controllo del Donbass.

Le modalità di creazione delle “repubbliche” e il profilo dei nazifascisti che le hanno fondate sono descritti nell’approfondita indagine pubblicata da “Crisi Globale”, con decine di link a fonti principalmente separatiste e russe, a fine aprile 2014, cioè quasi in presa diretta:

L’anima nera della “Repubblica di Donetsk”

Nell’articolo viene descritto nei dettagli come i gruppi all’origine delle due “repubbliche” separatiste create subito dopo Maidan e l’annessione della Crimea fossero formati interamente da nazifascisti, razzisti, antisemiti ed estremisti di destra filozaristi. I più importanti di loro venivano dalla Federazione Russa e non avevano in precedenza avuto nulla a che fare con il Donbass.
I due leader principali, Igor Girkin “Strelkov” e Aleksandar Boroday, corrispondono esattamente a questo profilo, e almeno il primo, con esperienze militari in Bosnia e in Cecenia, era sicuramente legato ai servizi segreti russi.
Lo stesso vale quasi sicuramente per l’intera dirigenza separatista, che ha agito in perfetta sintonia con la pianificazione degli eventi da parte di Mosca, sebbene per ovvi motivi solo per alcuni dei suoi esponenti vi siano precise evidenze.

Anche le forze armate delle due “repubbliche” erano sotto controllo fascista, basti pensare che quelle della “repubblica di Lugansk” sono state a lungo sotto il comando di un noto neonazista di San Pietroburgo, Aleksey Milchakov, e quelle della repubblica di Donetsk sotto quello di un altrettanto noto neonazista, Aleksandr Matyushin, già a capo della sezione di Donetsk del gruppo neonazista Russkiy Obraz e dell’organizzazione giovanile della relativa “repubblica”, nonché fondatore del battaglione nazifascista Varyag.

Sotto gli ordini dei loro camerati inviati da Mosca hanno agito anche alcuni microgruppi neofascisti locali del Donbass, attivatisi in funzione anti-Maidan già prima degli eventi del marzo 2014. Questi ultimi erano privi di ogni legame con la popolazione locale e hanno ottenuto i loro risultati unicamente grazie al sostegno di Mosca, nonché all’appoggio condizionato ricevuto dai potentati mafio-oligarchici locali.

Inoltre, i nazifascisti e gli altri estremisti di destra a capo delle “repubbliche” separatiste, facevano parte di una rete internazionale creata dal Cremlino attraverso “Unioni eurasiatiche”, “conferenze internazionali”, convegni, convocazioni di “osservatori internazionali” a elezioni farsa, mirati a fare convergere l’estremismo di destra europeo (e negli anni successivi, anche statunitense) verso gli interessi di Mosca.
Pertanto la dimensione dell’operazione nazifascista separatista, al contrario per esempio di quella del neofascismo ucraino, è anche di natura paneuropea.

Infine, avevamo pubblicato sempre nel 2014, a titolo documentativo, il testo “teorico” di un ideologo della “Repubblica di Donetsk”, Igor Droz, che è emblematico della natura di estrema destra, integralista cristiana e omofoba delle repubbliche separatiste: L’”antifascismo” neofascista della Novorossiya.
Igor Droz era vicino a Igor Strelkov e partecipava alle riunioni del think-tank separatista Izborsky Club, di cui faceva parte anche il noto neofascista russo Aleksander Dugin.

Ma cosa è successo dopo il 2014-2015?
Mosca ha progressivamente rimosso la maggior parte degli uomini della prima ora, cioè i fascisti di cui sopra. Questi ultimi si dimostravano poco controllabili, molti comandanti avevano creato dei veri e propri feudi in reciproco conflitto, o in conflitto con le dirigenze di Donetsk e Lugansk.
Putin grazie ai nazifascisti separatisti aveva portato a termine con successo la prima fase della sua guerra contro l’Ucraina, non era per il momento interessato ad allargare un conflitto per il quale non si riteneva ancora preparato e puntava per il momento a tenere in scacco il governo di Kyiv dopo avere messo un’ipoteca sul funzionamento del paese con la creazione delle “repubbliche” separatiste, continuando però a intessere una rete di estrema destra a livello europeo che gli poteva tornare utile su temi come le sanzioni, il gas e altro ancora.

I separatisti della prima ora sono stati fatti quasi tutti uscire di scena in un modo nell’altro. Strelkov e Boroday sono stati richiamati a Mosca (il secondo oggi è deputato di Russia Unita), svariati comandanti sono stati uccisi.

Il primo nuovo uomo, che nell’estate del 2014 ha sostituito il “presidente” separatista Boroday, è stato Alexander Zakharchenko, anch’egli proveniente da ambienti di estrema destra, ma più grigio e obbediente – il che non lo ha salvato però dal morire in un attentato nel 2018.

Anche svariati altri comandanti noti, come Motorola, Givi o Alexey Mozgovoy, sono stati uccisi. Oggi al potere rimangono personaggi privi di ogni personalità, veri e propri burattini di Mosca, come Denis Pushilin, l’unico sopravvissuto della prima ora, anch’egli connesso con l’estrema destra, ma lungi dall’esserne stato un militante attivo: nel periodo prima del “separatismo” si limitava a rubare soldi ai pensionati come dirigente di una piramide finanziaria.

Battaglioni neonazisti (il Rusich) o con una nutrita presenza neofascista al loro interno (il Somali) hanno però continuato e continuano a operare sul terreno in Donbass e in queste settimane Pushilin si è fatto cogliere mentre decorava un comandante che recava sulla divisa un simbolo neonazista.

Di tendenze naziste è anche il gruppo mercenario stragista Wagner (si vedano ad esempio gli articoli di Res Publica e del Guardian) che, come già nel 2014, sta oggi operando nel Donbass a fianco dei separatisti e dell’esercito russo, dopo avere combattuto e compiuto eccidi in Medio Oriente e Africa al servizio di Mosca.

L’eliminazione della maggior parte dei fascisti dei primi due anni delle repubbliche separatiste non vuol dire che queste ultime si siano democratizzate. Sono sempre rimaste dittature dove si praticano sistematicamente la tortura, gli omicidi mirati contro le briciole sopravvissute della società civile, le politiche omofobe e integraliste cristiane. Inoltre la dirigenza separatista ha distrutto l’economia locale con una pura politica di saccheggio, non pagando gli stipendi agli operai, o consegnando i beni del paese a grandi capitalisti della Federazione Russa.

Su questi aspetti una delle migliori fonti è il dettagliato articolo di Natalia Savelyeva pubblicato dalla Fondazione Rosa Luxemburg.
Molto utili anche i precisi materiali pubblicati dallo storico e attivista di sinistra Simon Pirani nel suo sito “People and Nature”, come ad esempio The “republics” Putin is fighting for e Social protest and repression in Donbass.

Sulla natura di estrema destra delle “repubbliche” separatiste fondamentale è il saggio “Russian White Guards in the Donbass” di Zbigniew Marcin Kowalewski, pubblicato da International Viewpoint, così come il suo “The oligarchic rebellion in the Donbass”.
Un altro articolo che traccia con precisione i nessi tra neonazisti russi, Cremlino e nazifascisti del Donbass è “Neo-Nazi Russian nationalist exposes how Russia’s leaders sent them to Ukraine to kill Ukrainians”.

Utili anche “The Involvement of Russian Ultra-Nationalists in the Donbas Conflict”, di Richard Arnold, e il recente “Neo-Nazi Russian Attack Unit Hints It’s Going Back Into Ukraine Undercover”, sul battaglione neonazista Rusich.

Per quanto riguarda i documenti fotografici, consigliamo queste due “gallerie” di immagini sui nazifascisti del Donbass:
http://www.evasiljeva.ru/2017/08/blog-post_20.html

https://glavnoe.ua/news/n186957

2) Antifascisti nel Donbass? Ma non scherziamo…

In Internet circolano numerosi materiali fotografici e “reportage” sulla presenza di comunisti e antifascisti tra i separatisti del Donbass. Molti di questi materiali tendono ad affermare che l’intero Donbass separatista è una roccaforte antifascista. In Italia questo discorso è amplificato da una serie di piccoli gruppi di una galassia stalinista che, per sua natura, è sempre pronta a schierarsi dalla parte degli stragisti, dal sito Contropiano (vicino al sindacato USB filo-Assad e filo-Putin), fino alla band militante Banda Bassotti o a piccoli gruppi.

Queste tesi sono tornate alla ribalta con la morte nel Donbass di Edy “Bozambo” Ongaro che, condannato per aggressione, aveva trovato rifugio prima in Spagna e poi nel Donbass separatista, dove si era arruolato nel battaglione Prizrak, l’unico della regione che in effetti esibisce spesso bandiere rosse (dell’Unione Sovietica) e accoglie militanti “internazionalisti” di gruppi neostalinisti europei.

La storia del battaglione Prizrak e del suo comandante, Aleksey Mozgovoy è esemplare di come l’idea dell’esistenza di una tendenza di sinistra ed effettivamente antifascista sia una pura “patacca”.
Mozgovoy, che a differenza della maggior parte dei suoi camerati separatisti non aveva avuto una storia di militanza di estrema destra prima del 2014 (era stato soldato a contratto per cinque anni, poi aveva vissuto di occupazioni occasionali), si era tuttavia legato fin dall’inizio degli eventi di quell’anno a Igor Strelkov, l’estremista di destra di cui abbiamo già parlato e che ha guidato le fasi fondamentali dell’annessione della Crimea e della “primavera russa” separatista nel Donbass su ordini di Mosca.

Mozgovoy, che controllava un suo “feudo” ad Alchevsk, nella regione di Lugansk, faceva parte di un settore di comandanti meno direttamente controllabili da Mosca ed era presto entrato in conflitto con l’ala più burocratica che governava la cosiddetta “Repubblica di Lugansk”. Inoltre, dopo i primi mesi della “primavera russa” gli effettivi del suo battaglione stavano calando di numero. Alla fine, nel 2015, Mozgovoy è stato ucciso in un agguato quasi di sicuro organizzato dalla dirigenza di Lugansk e/o da Mosca.

Mozgovoy è sempre stato su posizioni che, per quanto confuse, erano di estrema destra e anticomuniste, come testimoniato da molto di più dei suoi soli legami con Strelkov. Per esempio, a fine agosto 2014 Mozgovoy ha preso parte a Yalta a un congresso che, sotto l’occhio paterno di Sergey Glazyev, uomo forte del Cremlino e allora consigliere di Putin, ha riunito neofascisti e neonazisti di tutta Europa, come per esempio Roberto Fiore di Forza Nuova, il neonazista belga Luc Michel o l’antisemita Israel Shamir, tra i tanti altri.

Nel novembre dello stesso anno organizzava un processo “popolare” in perfetto stile fascio-stalinista contro due uomini accusati di rapporti con una minorenne, durante il quale è riuscito a colpevolizzare con parole tipiche di un fascista le donne che non se ne stanno a casa, dopo avere annunciato che quelle trovate a frequentare un locale sarebbero state arrestate:
“Il compito [delle donne] è badare ai figli. Nella nostra città è pieno di donne nei bar, anche nei night-club. […] Una donna dovrebbe essere la guardiana del focolare, la madre. E che tipo di madri diventano dopo aver frequentato i pub? …
Una donna dovrebbe stare in casa a cuocere pirozhki e bere un bicchierino solo il giorno della Festa delle donne. È ora di ricordare che siete russe!
È ora di recuperare la vostra spiritualità!
Perché una donna era innanzitutto una madre. Ma che madre potrebbe mai essere se rovina il suo organismo con l’alcool, e ai tempi d’oggi addirittura con le droghe?”.

Alcuni giorni dopo in un’intervista alla Novaya Gazeta Mozgovoy esprime il suo disprezzo per la Rivoluzione russa definendola “una sceneggiata” frutto di una cospirazione, interpretandola come l’inizio delle sventure della Russia, tutti concetti che sono un cavallo di battaglia dei reazionari di Mosca.
Della sua posizione politica sono testimonianza anche i video pubblicati dal canale Youtube del battaglione Prizrak quando era ancora vivo: Mozgovoy parla sullo sfondo di icone, bandiere nere con il teschio, ritratti di generali zaristi che hanno colonizzato il Caucaso facendo strage e simili.

La bandiera dello stesso battaglione Prizrak ha sullo sfondo una croce nera con un motivo chiaramente littorio, cosa che non deve meravigliare, visto che del battaglione hanno fatto parte come sottosezioni nel 2014-15 formazioni armate di gruppi neonazisti come Rusich, Feniks e Varyag.
Inoltre, il comandante aderiva all’ideologia omofoba imperante nelle “repubbliche” separatiste. Successivamente, verso la fine della sua carriera, il comandante ha allargato il suo battaglione anche alla partecipazione di volontari “comunisti”, ma senza alcuna contromarcia politica su tutto il resto.

Trovandosi in difficoltà e a corto di uomini nel contesto che contraddistingueva allora della regione di Lugansk, Mozgovoy ha poi cercato evidentemente di trovare una sponda in più in una serie di minigruppetti, o addirittura singoli, di tendenza stalinista. Tra di essi vi erano anche militanti di Borot’ba, un gruppo ultrastalinista che ha collaborato attivamente con i neofascisti e ha avuto pesanti responsabilità nei tragici eventi che hanno portato alla strage di Odessa del 2 maggio 2014.
Negli anni successivi è poi emerso che questo gruppo “di sinistra” era direttamente al soldo del Cremlino (si vedano Bellingcat e Nihilist).

Sappiamo benissimo tutti da sempre, e come minimo dal patto Hitler-Stalin del 1939, che non vi è alcuna stranezza nel nesso fascismo-stalinismo.
L’antifascismo dei “comunisti” del battaglione Prizrak è privo di ogni contenuto concreto, non critica il fascismo come tale, con i suoi sistemi di oppressione e repressione, che in realtà fa in buona parte propri.
Si limita a slogan di natura esclusivamente retorica e all’esaltazione della vittoria militare dell’Urss nel 1945 (interpretata però abusivamente come espressione della potenza della Russia, dimenticandosi i resistenti ucraini, bielorussi e di altri popoli che costituivano il nucleo portante della lotta sovietica contro il nazismo dopo il 1941 e che sono morti a milioni nella lotta contro i nazisti).

Infine, sulle divise dei combattenti del Prizrak, così come su ogni sfondo delle interviste a Mozgovoy, campeggia in bella vista la bandiera rossa con la X azzurra in bordi bianchi della Novorossiya.
Non solo il concetto di Novorossiya (Nuova Russia) è stato creato dal colonialismo dell’ultrareazionario Impero Russo, ma la sua bandiera odierna non si richiama ad alcuna tradizione locale: è stata scelta nel 2014 dai neofascisti che hanno fondato le repubbliche del Donbass copiandola intenzionalmente da quella dei loro camerati dell’estrema destra sudista americana.
E’ insomma una bandiera razzista, che esprime l’analoga ideologia di chi la utilizza come emblema, predicando lo schiavismo per gli ucraini e l’annullamento della nazione ucraina, che secondo loro deve essere diluita in quella russa con gli strumenti dello stragismo e della “rieducazione” forzata.

Lo studio più approfondito su Aleksy Mozgovoy è il lungo testo in tre parti di Kyrylo Tkachenko sui nessi tra neonazisti del Donbass e sinistra stalinista – scritto in tedesco, ma facilmente leggibile con un traduttore automatico:
Wie Teile der deutschen Linken Faschisten in der Ukraine unterstützen (Come parti della sinistra tedesca sostengono i fascisti in Ucraina).
Le parti specificamente dedicate a Mozgovoy e ai suoi collegamenti con l’estrema destra sono la seconda e la terza. Si tratta di un’inchiesta corredata di link a centinaia di fonti (quasi tutte separatiste o contigue) e molte foto che documentano i nessi tra il comandante e i neonazisti.

Sulla figura del comandante Mozgovoy si possono consultare anche un articolo con video di Vice, una testimonianza dell’anarchico Volodarskij ripubblicata con un commento dal sito di sinistra Ukraine Solidarity Campaign, nonché il profilo VKontakte di Mozgovoy stesso.

La realtà della guerra di oggi conferma in pieno che gli eventi del Donbass nel 2014 non sono stati altro che il primo capitolo della messa in atto di un programma genocida di chiara ispirazione fascista e neozarista.

A questo va aggiunto che chi nella sinistra italiana sostiene ossessivamente le tesi inventate di sana pianta di un’Ucraina da anni in mano a un governo fascista e in preda al terrore nazifascista, mentre in Ucraina vi è sì un preoccupante problema di estrema destra fascista da non sottovalutare, ma che rientra in limiti del tutto analoghi a quelli dell’Europa Occidentale, ignorando invece volutamente l’entità enorme del nazifascismo e dell’estrema destra nel Donbass e in Russia nell’ultimo paio di decenni, si schiera di fatto con la galassia nazifascista più potente, violenta e guerrafondaia del secondo dopoguerra.



Cosa è successo in Crimea dopo l’occupazione russa?
10 giugno 2022

https://ormedidonne.com/2022/06/10/crim ... cupazione/

Si dà per scontato che essendo la popolazione largamente russofona, la Crimea sia oggi una ridente e felice regione della Federazione Russa. Per capirne di più sono andata a visionare i documenti dell’ONU, di Amnesty International e di altre organizzazioni umanitarie.

Nella notte dal 26 al 27 febbraio 2014 le unità delle forze speciali russe sequestrano la Verkhovna Rada della Repubblica autonoma di Crimea, il parlamento. I cosiddetti “omini verdi” (militari senza insegne), bloccano le unità militari ucraine e la marina; assumono il controllo delle linee di confine, degli edifici amministrativi e delle infrastrutture.

Pochi giorni dopo, un documento di Amnesty International, datato 7 marzo 2014 chiede l’immediato intervento dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) nell’istituire una missione di monitoraggio in Crimea a causa della grave situazione delle violazioni dei diritti umani.

“Il tentativo di monitorare la situazione dei diritti umani in Crimea è diventato un compito quasi impossibile.” Dichiara John Dalhuisen, direttore dell’Europa e dell’Asia centrale di Amnesty International. “I gruppi di autodifesa della Crimea stanno attaccando manifestanti, giornalisti e difensori dei diritti umani pro-ucraini con totale impunità”.
Forze occupanti presidiano le amministrazioni – foto di Amnesty International

Monitoraggio impossibile

Due rappresentanti dell’OSCE vengono costretti a interrompere la loro visita per problemi di sicurezza. Ad altri membri dell’organizzazione viene impedito di entrare nella penisola. Il 5 marzo, anche l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Crimea deve interrompere la visita dopo essere stato forzato da uomini armati a tornare all’aeroporto.

“L’OSCE deve rapidamente stabilire una missione di monitoraggio e godere di un accesso illimitato a tutte le parti dell’Ucraina, compresa la Crimea, che rimane al margine, e dove le tensioni sono ancora elevate. La Russia dovrebbe accogliere, non bloccare questa iniziativa,” ribadisce John Dalhuisen.

I manifestanti che tentano di esprimere il loro sostegno all’unità dell’Ucraina e l’opposizione alla presenza militare russa nella penisola vengono intimidati da parte di attivisti filorussi. La polizia è spesso assente, presente in numero limitato o non interviene.

Amnesty riporta dell’attacco e delle minacce di morte a un giornalista di “News of the Week – Crimea” mentre cercava di filmare un evento. Gli agenti di polizia che si trovavano a circa 30 metri non intervengono. Il 6 marzo, uomini con uniformi militari russe e uomini della Crimea Self-Defence League minacciano di morte una giornalista di Kerch.fm.

Blocco dei media indipendenti russi

Il 14 marzo, Amnesty denuncia che le autorità russe hanno lanciato un assalto in vasta scala ai pochi media indipendenti rimasti in Russia, bloccando una serie di siti Internet nella Federazione Russa.

“Il blocco di questi siti è una chiara violazione del diritto alla libertà di espressione. È un attacco senza vergogna a coloro che osano ancora mettere in discussione la narrativa dettata dal Cremlino fornendo informazioni indipendenti e imparziali e offrendo una piattaforma per un dibattito gratuito”, dichiara John Dalhuisenl. “Negli ultimi mesi e settimane le autorità russe hanno intrapreso una campagna per soffocare i media indipendenti. È iniziato con la censura non ufficiale e l’autocensura e si è rapidamente evoluto in un bavaglio ai media indipendenti. Questo ricorda il blocco delle stazioni radio dell’era sovietica.”

Tra i vari siti bloccati figura anche quello dell’attivista dell’opposizione Aleksei Navalny. “La Russia sta stringendo la vite sulla libertà di espressione prima del referendum che le autorità della Crimea hanno programmato questa domenica. È un palese tentativo di mettere a tacere qualsiasi voce critica di questa iniziativa”, sostiene ancora John Dalhuisen.

Il referendum

Il referendum avviene il 16 marzo, con la presenza dell’esercito russo sul territorio, con solo pochi giorni di preparazione e il controllo totale dei media da parte di Mosca. Infine, nessuno dei quesiti riguarda il mantenimento dello status quo. I crimeani possono solo scegliere tra il far parte della Federazione Russa oppure l’indipendenza. Non hanno la possibilità di scegliere di restare a far parte dell’Ucraina.

Per quanto è indubbio che larga parte della popoloazione fosse filorussa, le modalità del referendum contravvengono le leggi internazionali. Così, il 27 marzo 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva una risoluzione che dichiara non valido il referendum della Crimea per recedere dall’Ucraina, con un voto di 100 Stati membri a favore e 11 contrari, con 58 astensioni.

Persecuzioni e violazioni dei diritti umani

Il 9 luglio 2014 compaiono su Amnesty le prime denunce di persecuzione dei tartari e a dicembre 2014, un rapporto dell’ONU riporta di violazioni sistematiche dei diritti umani che colpiscono, per la maggior parte, le persone che si sono opposte al “referendum” di marzo, compresa la minoranza tartara. Si segnalano casi di sequestro di persona. I cittadini vengono obbligati a prendere la cittadinanza a rischio di ripercussioni; molti dei loro beni vengono confiscati.

Tartari in Crimea
Comunità tartara in Crimea – foto di Amnesty International

Nella primavera del 2015, Amnesty denuncia che a un anno dall’annessione illegale della Crimea da parte della Russia, la violazione dei diritti alla libertà di espressione, riunione e associazione è sistematica. Le autorità russe impediscono d’indagare su casi di rapimenti e torture di oppositori e perpetrano un’ implacabile campagna intimidatoria contro i media filo-ucraini, contro i tartari e chiunque sia critico verso il regime.

John Dalhuisen dichiara: “Da quando la Russia ha annesso la Crimea, le autorità stanno usando una vasta gamma di tattiche intimidatorie per reprimere il dissenso; una serie di rapimenti tra marzo e settembre ha spinto molti critici vocali a lasciare la regione. I rimanenti affrontano persecuzioni da parte delle autorità, determinate a mettere a tacere i loro avversari”.

Rapimenti, sparizioni e torture

Nello stesso documento, Amnesty riporta che dall’annessione sono avvenuti numerosi casi di arresti ingiustificati, torture e uccisioni. “Le autorità della Crimea ci dicono che stanno indagando su tutti i casi di rapimento e tortura, ma non abbiamo ancora visto alcuna prova concreta di ciò”, afferma John Dalhuisen.

Blocco dei media

Prima dell’occupazione e dell’annessione della penisola da parte della Russia, i media in Crimea operavano in gran parte liberamente: l’accesso a media critici nei confronti delle autorità era all’ordine del giorno.

A partire dal 2014, almeno tre stazioni televisive, due agenzie di stampa e altri media indipendenti devono chiudere. La legislazione russa consente alle autorità di bloccare l’accesso a siti Web specifici senza un ordine del tribunale per presunte violazioni della legislazione anti-estremismo della Russia. È così che le autorità creano un clima di paura: attraverso intimidazioni e leggi restrittive per mettere a tacere media e ONG.

Il 26 gennaio 2015, circa 30 uomini armati di un’unità di polizia speciale, accompagnati da 10 funzionari di sicurezza, fanno irruzione negli uffici del canale televisivo tartaro, ATR, interrompono la trasmissione e portano via documenti risalenti a febbraio dell’anno precedente. Molti redattori ricevono minacce. Diversi giornalisti e blogger sono costretti a fuggire temendo persecuzioni.

A seguito dell’annessione, le autorità richiedono la nuova registrazione di tutti i media ma alle pubblicazioni in lingua tartara, ai siti Web e ai canali TV rifiutano arbitrariamente le licenze.

“Questo palese attacco alla libertà di espressione, vestito come una procedura amministrativa, è un rozzo tentativo di reprimere i media indipendenti, imbavagliare le voci dissenzienti e intimidire la comunità tartara di Crimea”, afferma Denis Krivosheev, Vicedirettore di Amnesty International per l’Europa e l’Asia centrale.

Non viene rispariamto neanche l‘intrattenimento per bambini. Le autorità negano le licenze alla rivista per bambini Armantchikh e al popolare canale televisivo, Lale.

Nessun diritto di protestare o di celebrare la cultura tartara

Le autorità bandiscono le manifestazioni pubbliche. L’autorizzazione per incontri e manifestazioni culturali o celebrativi tradizionali da parte dei tartari è spesso negata oppure accordata solo in luoghi remoti.

“A un anno dall’annessione della Crimea, l’atteggiamento delle sue autorità sul territorio e dei loro padroni russi può essere riassunto semplicemente – fattelo piacere oppure zitto o vattene”, riporta John Dalhuisen. “C’è poco interesse da parte della comunità internazionale per ripristinare l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma dovrebbe almeno esercitare maggiore pressione sulla Russia per garantire i diritti di tutti i residenti della Crimea”.

Continuano segnalazioni di scomparse, morti sospette, perquisizioni e arresti che seminano paura e disperazione tra i tartari.

Repressione del Mejlis

Nell’aprile 2016, la Corte suprema di Crimea sospende il Mejlis, un organo rappresentativo dell’etnia tartara, peggiorando la situazione dei diritti umani dei tartari. La decisione – annunciata dal procuratore della Crimea, Natalia Poklonskaya – segnala una nuova ondata di repressione contro il popolo tartaro. Avviene dopo un aumento degli attacchi ai diritti alla libertà di riunione, associazione ed espressione perpetrati dalla Russia dall’annessione della Crimea. Alla base della decisione, ci sono le dichiarazioni rilasciate dal leader esiliato di Mejlis Refat Chubarov, che rifiuta di riconoscere la legalità dell’annessione russa della Crimea e chiede un blocco economico ed energetico della penisola dall’Ucraina continentale.


Nel rapporto di Amnesty “Ukraine: Crimea in the dark: The silencing of dissent” leggiamo:

Dall’occupazione russa e dall’annessione della Crimea nel febbraio-marzo 2014, le autorità locali russe e di fatto hanno chiesto la totale sottomissione. Con la maggior parte degli oppositori in esilio o silenzio, i leader e gli attivisti dei tartari sono stati i più organizzati dell’opposizione e hanno dovuto maggiormente sopportare il peso della repressione. La loro struttura rappresentativa, i Mejlis, è stata bandita come organizzazione “estremista” e qualsiasi associazione con essa è stata messa fuori legge; i suoi leader sono stati esiliati o perseguiti con accuse inventate; molti sono scomparsi. I più famosi media in lingua tartara sono stati costretti a chiudere. La protesta pubblica si è estinta. Al di là delle questioni politiche fondamentali relative all’annessione della Crimea, la Russia rimane vincolata dall’intera gamma del diritto internazionale dei diritti umani. Eppure, ha dimostrato che è pronta a infrangerli mentre cerca di consolidare la sua presa sulla penisola.

Amnesty si lamenta anche del fatto che le autorità rifiutino sistematicamente incontri con i loro rappresentanti o la presenza di organizzazioni umanitarie.

I diritti umani dopo il 2017

Tre anni dopo l’annessione illegale della penisola, la situazione dei diritti umani in Crimea continua a peggiorare, aggravata anche dall’assenza di un meccanismo di monitoraggio internazionale.

Un rapporto dell’ONU del 25 settembre 2017 menziona “violazioni multiple e gravi” commesse da agenti russi. “Sono state documentate gravi violazioni dei diritti umani, come arresti e detenzioni arbitrari, sparizioni forzate, maltrattamenti e torture e almeno un’esecuzione extragiudiziale”. Tra gli altri abusi, rileva l’uso dell’internamento forzato in un ospedale psichiatrico di oppositori politici.

“L’istruzione in lingua ucraina è quasi scomparsa dalla Crimea”, riporta lo stesso rapporto dell’ONU, “evidenziando l’impatto sui diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.”

Centinaia di prigionieri e detenuti vengono trasferiti in strutture della Federazione Russa – una pratica severamente vietata dal diritto internazionale umanitario. I Testimoni di Geova sono messi fuorilegge in virtù di una decisione della Corte Suprema della Federazione Russa che ritiene questa organizzazione religiosa in violazione della legislazione anti-estremismo del Paese. Anche i festival religiosi di musulmani, ebrei e quelli di altre minoranze vengono severamente limitati.

La Chiesa ortodossa ucraina

La Chiesa ortodossa ucraina è sottoposta a crescenti pressioni, inclusa la potenziale perdita dei suoi due più grandi luoghi di culto in Crimea. Complessivamente, il numero delle parrocchie è diminuito da 49 prima dell’occupazione a solo 5 nel 2020, con una diminuzione parallela del numero di sacerdoti da 22 a 4.

Intanto, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, continua a non avere accesso alla Crimea, ed è costretto ad analizzare la situazione dagli uffici situati in Ucraina.

Nel 2020, si calcola che circa 140.000 tra ucraini e tartari abbiano lasciato la penisola dal 2014. Nello stesso periodo, circa 250.000 persone si sono trasferite dalla Russia alla Crimea. L’afflusso ha incluso truppe e marinai, dopo che il Cremlino ha rafforzato la sua presenza militare sulla penisola.

La situazione dei diritti umani in Crimea oggi

Le scuole devono usare il curriculum statale russo. I bambini sono esposti alla propaganda militare russa. Alcuni hanno ricevuto una formazione militare di base negli ultimi anni. L’istruzione in lingua ucraina viene quasi completamente eliminata. In una sentenza del 2017, la Corte internazionale di giustizia ha ordinato alla Russia di garantire la disponibilità d’istruzione in ucraino, ma le autorità non hanno rispettato questo ordine.

L’FSB incoraggia i residenti a informare di persone che esprimono opposizione all’annessione. Secondo quanto riferito, i commenti sui social media sono monitorati dalle autorità. L’FSB apre spesso procedimenti penali contro coloro che criticano l’occupazione e l’oppressione dei tartari.

La Crimea è soggetta al sistema giudiziario russo, che manca d’indipendenza ed è effettivamente dominato dal ramo esecutivo. Molti giudici si trasferiscono dalla Russia per lavorare in Crimea. Questi giudici emettono sistematicamente sentenze politicamente motivate contro chi si oppone all’annessione.

Un rapporto dell’OHCHR del 2020 ha rilevato resoconti di “esecuzioni, percosse, scosse elettriche e violenza sessuale”. Le vittime di tortura hanno scarse possibilità di ricorso legale, consentendo alle forze di sicurezza di agire impunemente.

Dopo il 2014, la Crimea è diventata soggetta alla legge russa del 2013 che vieta la diffusione d’informazioni che promuovono “relazioni sessuali non tradizionali”, che limita strettamente le attività delle persone e delle organizzazioni LGBT.

La violenza domestica è un altro problema della Crimea e le leggi russe non offrono protezioni. Nel 2017, Putin ha firmato una legislazione che ha parzialmente depenalizzato gli abusi domestici in Russia.

Un sondaggio dell’ONG Freedomhouse pone la Crimea tra uno dei luoghi meno liberi al mondo, con meno libertà della stessa Russia e notevolmente meno dell’Ucraina.


Ucraina, dalla guerra civile nel 2013/14, causata dal nazifascista russo Putin a oggi, dalle stragi di Euromaidan del 2013 a quella di Odessa del 2014
viewtopic.php?f=143&t=3006
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9099264249

Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014 con repressione violenta del governo filorusso dei manifestanti filoeuropei e feroci scontri tra i filo russi e i filo europei, con centinaia di morti e migliaia di feriti.
Con interventi di cecchini, mercenari, infiltrati e squadre speciali russe contro gli ucraini antigovernativi e filoeuropei.
Fu in questo contesto di guerra civile, di repressioni poliziesche e militari, di scontri e violenze generalizzate, tra cui l'invasione russa della Crimea e l'inizio dei moti separatisti terroristici nel Donbass che avvenne anche la Strage di Odessa in cui morirono una quarantina di persone a causa di un incendio di cui non si conosce con certezza l'origine.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » sab giu 11, 2022 7:44 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » mar ago 09, 2022 7:06 pm

h)
Le minacce nucleari del criminale del Cremlino


Putin, "ordini diretti". L'ultima catastrofica indiscrezione: parte il piano nucleare
Sale la preoccupazione per gli attacchi militari intorno alle centrali nucleari in Ucraina, in particolare a quella di Zaporizhia (teatro da venerdì scorso di bombardamenti), mentre il canale Telegram General Svr ha rilanciato con forza l’indiscrezione che il presidente russo Vladimir Putin non ha abbandonato l’opzione delle armi atomiche tattiche.
Giada Oricchio
8 agosto 2022

https://www.iltempo.it/esteri/2022/08/0 ... -32681107/

Oggi, Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu ha chiesto, in una conferenza stampa a Tokyo, di porre fine a ogni operazione militare “suicida” alle postazioni nucleari in Ucraina, in modo che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) possa accedervi per verificare che i siti siano in sicurezza.

Nelle stesse ore il canale Telegram General Svr, gestito da un ex luogotenente russo dissidente ritenuto credibile, ha pubblicato un post allarmante: “Il presidente russo Vladimir Putin non solo non ha abbandonato le opzioni per l'uso di armi nucleari nella guerra con l'Ucraina, ma ha anche dato ordini diretti per preparare tali opzioni. (…). Si sta quindi preparando attivamente uno degli scenari per lo sviluppo del conflitto, quando Putin potrà rendersi conto della possibilità di utilizzare armi nucleari tattiche. Il recente bombardamento da parte delle truppe russe della centrale nucleare di Zaporizhzhia da loro occupata a Energodar si inserisce nell'attuazione di questo scenario. Per ordine del comando delle forze armate russe, è stata minata la centrale nucleare di Zaporizhzhia, inclusa una delle unità di potenza della centrale”.

Uno scenario catastrofico il cui scopo, secondo General Svr, è accusare la leadership ucraina di terrorismo nucleare e giustificare la reazione atomica: “Quando il piano sarà attuato, parte degli impianti della stazione saranno fatti saltare in aria e l'unità di potenza verrà danneggiata. Putin incolperà l'Ucraina per le esplosioni, l’accuserà di terrorismo nucleare e di conseguenza darà l'ordine di utilizzare armi nucleari tattiche come misura di "risposta". E se, per iniziare una guerra con l'Ucraina, Putin ha deciso di abbandonare il casus belli formale, sebbene la leadership russa stesse preparando diverse possibilità di provocazioni, in caso di decisione di armi nucleari tattiche, il casus belli dovrà essere inequivocabile”.

Nel lungo post - il cui fine propagandistico non può e non deve essere escluso data la gravità delle considerazioni - si legge: “Putin è sicuro che sarà proprio la dimostrazione dell'uso impunito delle armi nucleari in un conflitto armato che costringerà l'Occidente a riconoscere la sua forza, a considerare la Russia un grande Paese e lui il suo grande sovrano. Costringerà il mondo intero a fare i conti con lui e ad accettare i suoi termini. Questa è, ovviamente, un'idiozia e un pericolo mortale, in primo luogo per la Russia, un delirio, ma è una realtà per il presidente della Russia gravemente malato o "troppo sano"”.

La parte conclusiva è una sorta di monito/consiglio a USA e Europa: “Combattere le illusioni di Putin, oltre a cercare di convincerlo di qualcosa, è inutile, l'unica cosa che capisce di sicuro è il "linguaggio del potere" e prima l'Occidente lo capirà, più sarà probabile che Putin non osi usare armi nucleari”.




"Conseguenze catastrofiche" per il Continente (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

Milano, 08 ago -
Ucraina: Mosca accusa Kiev per bombardamento centrale Zaporizhia
8 agosto 2022

https://www.ilsole24ore.com/radiocor/nR ... 3_21510215

Il Cremlino ha accusato le forze di Kiev di essere responsabili del bombardamento della più grande centrale nucleare dell'Ucraina e dell'Europa e ha avvertito di "conseguenze catastrofiche" per il Continente. Il bombardamento del sito della centrale nucleare di Zaporizhia "da parte delle forze armate ucraine è potenzialmente estremamente pericoloso, potrebbe avere conseguenze catastrofiche per una vasta area, compreso il territorio europeo", ha detto il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Kiev, dal canto suo, accusa l'esercito russo di aver colpito gli impianti della centrale.




L'ultima minaccia di Medvedev a Zelensky e Nato: «Non riprendete la Crimea o sarà la fine del mondo»

di Redazione
17 luglio 2022

https://www.open.online/2022/07/17/guer ... ev-crimea/

Una reazione da «fine del mondo, immediata, che non potrebbe in alcun modo evitare». È questo – nella parole del vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Russia Dmitry Medvedev – quello che aspetta l’Ucraina se dovesse provare a riprendersi la Crimea, occupata e annessa da Mosca nel 2014. Secondo Medvedev, infatti, quella che i Paesi Nato e l’Ucraina attuano non riconoscendo la penisola sul Mar Nero come parte della Russia, è una «minaccia sistemica» nei confronti della federazione, che, spiga l’esponente citato da Interfax, potrebbe scatenare uno scontro diretto tra Mosca e l’alleanza nordatlantica. Lo stesso scenario si verificherebbe «se un altro nazionalista pazzo o un debole personaggio da operetta diventa capo dello Stato in Ucraina». Il vicepresidente è certo che la Russia riuscirà a raggiungere i propri obiettivi in Ucraina, e ha avvertito che l’intenzione di Kiev «di resistere fino all’ultimo ucraino porterà al collasso dell’attuale regime politico» del Paese invaso.

La replica di Kiev e le condizioni di Zelensky

Le dichiarazioni arrivano quando da mesi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ribadisce che l’Ucraina accetterà una pace con la Russia solo quando questa ritirerà le proprie truppe dalla Crimea e che non si siederà a trattare con Mosca fino a che la situazione territoriale non verrà ripristinata a come si trovava il 23 febbraio 2022. Alle parole di Medvedev ha risposto Mikhailo Podolyak il consigliere di Zelensky, definendo l’esponente del Cremlino «una piccola persona dimenticata dalla Storia che cerca di mostrarsi seria e minacciosa, ma che in realtà suscita solo pietà», ovvero «il ritratto della Russia moderna».



LA MINACCIA E IL DETERRENTE NUCLEARE – LA CENTRALE DI ZAPORIZHZHIA MINATA
Il desiderio di ridurre mezzo mondo in «ceneri nucleari» non abbandona la Federazione Russa e Vladimir Putin.
di Claudius Chapel
10 agosto 2022

https://www.facebook.com/forzaucraina.i ... 2Sm3vctKul

Sembra infatti che il Cremlino stia ideando una strategia che gli permetterebbe di farlo senza provocare la reazione di altre potenze nucleari. L’obiettivo è di creare un disastro nella più grande centrale nucleare d’Europa, Zaporizhzhia, cercando di far ricadere le colpe sull’Ucraina.
Uno degli obiettivi strategici russi è piuttosto evidente, visto che sia a Chernobyl che ad Enerhodar hanno portato i tecnici della Rosatom (holding statale russa che unisce più di 400 imprese dell'industria nucleare). Secondo gli specialisti ucraini, tale attività infatti è legata allo studio delle ultime tecnologie statunitensi della Westinghouse, utilizzate nelle centrali ucraine.
Un altro piano strategico delle truppe russe riguarda la copertura che la centrale nucleare può offrire.
Difficilmente infatti le milizie ucraine andranno a colpire obiettivi così pericolosi, ma tale pericolosità non è invece un deterrente per le truppe della Federazione Russa, che invece più volte hanno rischiato esplosioni nelle centrali: il 3 e 4 marzo è stato colpito un edificio adiacente la centrale di Zaporizhzhia, provocando un incendio; il 5 e 6 agosto, l’esercito russo ha danneggiato una linea elettrica ed alcune aree dello stesso impianto.
Poco prima dei bombardamenti, veicoli militari sono stati condotti nelle sale macchine e diverse unità di potenza sono state estratte dai reattori nucleari, per stessa ammissione del Generale Valeri Vasilyev, che l’8 agosto avrebbe detto ai suoi uomini:
“Come sapete, abbiamo minato tutti gli impianti della centrale nucleare di Zaporizhzhia. E non lo nascondiamo al nemico. Li abbiamo avvertiti. Il nemico sa che la centrale sarà russa o di nessuno. Siamo pronti ad assumerne le conseguenze. E voi, guerrieri-liberatori, dovete capire che non abbiamo altra via. E se arriva l’ordine più duro, dobbiamo adempierlo con onore!”
La Federazione Russa ha lanciato uno scenario di «deterrenza nucleare» in vista della controffensiva ucraina, il che, a loro modo di vedere, potrebbe istigare i Paesi dell’UE verso i negoziati.
Il capo dell’Istituto di studi strategici del Mar Nero, Andrii Klymenko, ha dichiarato:
“Abbiamo a che fare con un ricatto piuttosto schietto, l’obiettivo è costringere l’Europa a fare pressioni sull’Ucraina per cessare il fuoco. Questa rappresenterebbe anche una pressione sul presidente turco Erdogan, che ha già assunto il ruolo di «capo negoziatore e pacificatore”.
Anche per questo motivo, il Ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina, agendo in modo proattivo, ha già invitato la comunità internazionale ad adottare misure per costringere la Federazione Russa a rilasciare la centrale nucleare. Del resto, le possibili conseguenze di un missile che colpisce un reattore in funzione equivalgono all’uso di una bomba atomica.
Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha reagito ai bombardamenti degli occupanti alla centrale nucleare di Zaporizhzhia chiedendo l’applicazione di severe sanzioni contro l’intera industria nucleare russa. Secondo Zelensky, la Federazione Russa dovrebbe assumersi la responsabilità del fatto stesso di creare una minaccia per la centrale nucleare.
Sicuramente, uno degli obiettivi più importanti per i russi, nell’avere il controllo delle centrali nucleari ucraine, è quello di influenzare la sicurezza energetica dell’Ucraina, lasciando il popolo ucraino senza luce e riscaldamento e diffondendo il panico fra la gente, che già negli ultimi giorni ha iniziato a cercare in modo considerevole sul web consigli su come proteggersi dalle radiazioni.
Le domande da porci sono due:
• DAVVERO LA FEDERAZIONE RUSSA SAREBBE COSÌ SCONSIDERATA DA METTERE IN PERICOLO NON SOLTANTO L’UCRAINA E L’EUROPA, MA ANCHE BUONA PARTE DEL SUO STESSO TERRITORIO, COME ROSTOV, KRASNODAR O SOCHI?
• IL MONDO CIVILE PUÒ PREVENIRE LA TRAGEDIA SEMPLICEMENTE APPLICANDO IL BUONSENSO?
Se alla prima domanda non c’è risposta, perché a questo punto possiamo davvero aspettarci di tutto da parte della Federazione Russa, al secondo interrogativo ha cercato di dare una risposta il Consigliere Capo del Presidente dell’Ucraina, Mykhailo Podoliak, che ha esortato l’AIEA (Agenzia internazionale per l'energia atomica, nata con lo scopo di promuovere l'utilizzo pacifico e non militare dell'energia nucleare) e l’ONU a far sì che i russi lascino immediatamente il territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia e lo consegnino al controllo di una commissione speciale internazionale.
Anche Dmytro Lubinets, Deputato della Verchovna Rada (il Parlamento) dell’Ucraina, ha fatto appello all’ONU, all’AIEA e all’intera comunità internazionale affinché vengano adottate tutte le misure possibili per dirigere una missione di sicurezza alla centrale nucleare, smilitarizzare completamente il territorio e fornire garanzie di sicurezza ai dipendenti ed ai residenti della città di Enerhodar.
L’8 maggio, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha reagito chiedendo la fine dei bombardamenti per dare agio agli ispettori internazionali di accedere alla centrale. Il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi, ha già dichiarato di essere estremamente preoccupato per questi eventi, ritenendo il pericolo di un disastro nucleare assai reale.
Tuttavia, l’Energoatom (azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel Paese – Zaporizhzhia, Yuzhnoukrainsk, Rivne, Khmelnytsky – e di Černobyl') sospetta che la perdita del controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia possa essere uno scenario pianificato dai russi.
Considerando infatti che QUASI UN QUARTO DEI DIRIGENTI DELL’AGENZIA INTERNAZIONALE SONO RUSSI, la loro sentenza potrebbe non essere a favore dell’Ucraina.
Pertanto, diventa assolutamente indispensabile fare pressione sul Direttore Generale dell’AIEA, al fine di far convocare un’assemblea internazionale, allontanare i russi dal processo decisionale e concordare la smilitarizzazione delle centrali nucleari.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » mar ago 09, 2022 7:07 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » ven set 02, 2022 6:53 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » ven set 02, 2022 6:56 am

i)
Il Vaticano finalmente contro la Russia riconosce il diritto dell'Ucraina a difendersi con le armi.
Ma continua "diplomaticamente e ambiguamente" a non accusare esplicitamente il criminale carnefice russo.



Ucraina, Parolin: "Armi? Se attaccati, popoli hanno diritto di difendersi"
Il Segretario di Stato vaticano: "Il catechismo della Chiesa cattolica prevede la legittima difesa, ma questa legittima difesa armata va esercitata all’interno di alcune condizioni"
09 agosto 2022

https://www.adnkronos.com/ucraina-parol ... refresh_ce

"La Chiesa segue l’esempio del suo Signore: crede nella pace, lavora per la pace, lotta per la pace, testimonia la pace e cerca di costruirla. In questo senso è pacifista". È quanto afferma il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in una intervista a Limes. Sul ricorso alle armi precisa che "il catechismo della Chiesa cattolica prevede la legittima difesa. I popoli hanno il diritto di difendersi, se attaccati. Ma questa legittima difesa armata va esercitata all’interno di alcune condizioni che lo stesso catechismo enumera: che tutti gli altri mezzi per porre fine all’aggressione si siano dimostrati impraticabili o inefficaci; che vi siano fondate ragioni di successo; che l’uso delle armi non provochi mali e disordini più gravi di quelli da eliminare".

"La guerra inizia nel cuore dell’uomo. Ogni insulto sanguinoso allontana la pace e rende più difficile qualsiasi negoziato", sottolinea Parolin nell'intervista. "La voce del Papa, spesso, è vox clamantis in deserto ('una voce che grida nel deserto'). È voce profetica, di lungimirante profezia. È come un seme gettato, che ha bisogno di un terreno fertile per portare frutto. Se gli attori principali del conflitto non prendono in considerazione le sue parole, purtroppo, non succede nulla, non si ottiene la fine dei combattimenti".

"Pure oggi - continua Parolin - nella tragica vicenda ucraina, non sembra emergere al momento disponibilità a intavolare reali negoziati di pace e ad accettare l’offerta di una mediazione super partes. Come è evidente, non è sufficiente che una delle parti lo proponga o lo ipotizzi in via unilaterale, ma è imprescindibile che entrambe esprimano la loro volontà in questo senso. Ancora una volta… vox clamantis in deserto. Ma le parole del Papa restano comunque una testimonianza di altissimo valore, che incide in tante coscienze, rendendo più consapevoli gli uomini che la pace, e la guerra, iniziano nei nostri cuori e che tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo per promuovere la prima ed evitare la seconda".

Parolin riconosce "la possibilità di un salto negativo verso la congiunzione dei pezzi in un conflitto mondiale vero e proprio. Credo che noi non siamo ancora in grado di prevedere o calcolare le conseguenze di quanto sta accadendo. Migliaia di morti, città distrutte, milioni di sfollati, l’ambiente naturale devastato, il rischio di carestia per la mancanza di grano in tante parti del mondo, la crisi energetica… Come è possibile che non si riconosca che l’unica risposta possibile, l’unica via praticabile, l’unica prospettiva percorribile è quella di fermare le armi e promuovere una pace giusta e duratura?"
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Guerre

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti

cron