Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2022 9:14 am

La verità è ben diversa.
La sola minoranza discriminata è quella ucraina in Donbass e in Crimea.

La minoranza russofona russofila non è mai stata discriminata ed è proprio questa minoranza russofona russofila in Ucraina che è maggioranza in Donbass e in Crimea a discriminare gli ucraini.
L'Ucraina non ha mai impedito la lingua russa ha solo reso obbligatoria quella ucraina e il bilinguismo.
Lo stesso Zelensky è di lingua madre russa e ha imparato l'ucraino solo poco prima di diventare Presidente dell'Ucraina.

L’articolo 10 della Costituzione ucraina, in vigore dal 1996, sancisce che l’ucraino è l’unica lingua ufficiale del paese; allo stesso tempo, garantisce sviluppo, tutela e libertà di utilizzo al russo e alle altre lingue delle minoranze nazionali.

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucr ... nko-194879

Nel 2012 tuttavia, il governo Janukovič, sostenuto allora dal Partito delle regioni, aveva introdotto il concetto di “lingua regionale” per le aree (regioni o città) dove una minoranza superiore al 10% dei residenti parla una lingua diversa dall’ucraino. Secondo tale disposizione, in questi territori la lingua regionale gode di status pari all’ucraino e può essere utilizzata come lingua veicolare nelle scuole e negli organi amministrativi locali. Il russo è stato conseguentemente riconosciuto come “lingua regionale” nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Charkiv, Zaporižžja, Cherson, Mykolaïv, Dnipro, Odessa, in Crimea e in alcune città. La legge firmata dal presidente Janukovič venne fin da subito fortemente criticata sia dalle opposizioni interne al paese sia da organi europei quale la Commissione di Venezia.
Messa in discussione soprattutto all’indomani di Euromaidan nel 2014, questa normativa nel 2018 è stata definitivamente decretata incostituzionale dalla Corte costituzionale ucraina.


Prima di lasciare la poltrona presidenziale al neo eletto Volodymyr Zelensky, Petro Porošenko ha firmato una nuova legge sulla lingua. Che mette sotto forte pressione i diritti delle minoranze
Ucraina: la nuova legge sulla lingua, ultimo atto di Porošenko
Osservatorio Balcani e Caucaso
(Questo articolo è frutto di una collaborazione editoriale tra OBCT e EastJournal )
Martina Napolitano
05/06/2019

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucr ... nko-194879

Il 20 maggio scorso, Volodymyr Zelensky, eletto con il 73% delle preferenze al ballottaggio di aprile, si è ufficialmente insediato alla presidenza dell'Ucraina. Petro Porošenko, prima di lasciare il posto al suo successore, ha tuttavia portato a termine il suo mandato presidenziale ponendo il 15 maggio la firma su un’importante quanto discussa legge, oggetto delle attenzioni e dei lavori della Rada (il parlamento ucraino) da diverso tempo.

Si tratta della legge sulla lingua (legge n° 5670-d ), approvata definitivamente il 25 aprile con 278 voti favorevoli su 450. Ci sono tuttavia volute oltre 2000 modifiche e rielaborazioni, apportate nel corso dell’inverno, per convincere la maggioranza dei deputati a far passare la proposta di legge, approvata in prima lettura il 4 ottobre scorso.

La nuova legge toglie alle lingue minoritarie, russo compreso (sebbene mai citato nel documento, al contrario dell’inglese, nominato ben 18 volte), lo status di lingue regionali e limita drasticamente il loro utilizzo nella sfera pubblica. Andrij Parubij, portavoce della Rada, ha definito la legge una questione di sicurezza nazionale per il paese.

Porošenko, una volta sconfitto alle elezioni presidenziali, aveva promesso agli ucraini che avrebbe firmato comunque questa legge, non appena la Rada l’avesse approvata: detto, fatto. La lingua, assieme alla fede e all’esercito, era infatti uno dei tre pilastri su cui Porošenko aveva fondato la propria campagna elettorale. Questa legge era, secondo il presidente uscente, necessaria e “storica” per l’Ucraina.

Il neo-presidente Zelensky si è tuttavia espresso in maniera critica nei confronti della norma: secondo lui, “lo stato deve favorire lo sviluppo della lingua ucraina attraverso la creazione di stimoli ed esempi positivi, e non con l’introduzione di divieti e sanzioni”. Staremo a vedere se nei prossimi mesi la sua presidenza sceglierà effettivamente di rivedere questa recente normativa in materia linguistica.

Perché una legge sulla lingua

L’articolo 10 della Costituzione ucraina, in vigore dal 1996, sancisce che l’ucraino è l’unica lingua ufficiale del paese; allo stesso tempo, garantisce sviluppo, tutela e libertà di utilizzo al russo e alle altre lingue delle minoranze nazionali.

Nel 2012 tuttavia, il governo Janukovič, sostenuto allora dal Partito delle regioni, aveva introdotto il concetto di “lingua regionale” per le aree (regioni o città) dove una minoranza superiore al 10% dei residenti parla una lingua diversa dall’ucraino. Secondo tale disposizione, in questi territori la lingua regionale gode di status pari all’ucraino e può essere utilizzata come lingua veicolare nelle scuole e negli organi amministrativi locali. Il russo è stato conseguentemente riconosciuto come “lingua regionale” nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Charkiv, Zaporižžja, Cherson, Mykolaïv, Dnipro, Odessa, in Crimea e in alcune città. La legge firmata dal presidente Janukovič venne fin da subito fortemente criticata sia dalle opposizioni interne al paese sia da organi europei quale la Commissione di Venezia.

Messa in discussione soprattutto all’indomani di Euromaidan nel 2014, questa normativa nel 2018 è stata definitivamente decretata incostituzionale dalla Corte costituzionale ucraina.

Proprio per questo motivo è stata introdotta alla Rada la proposta di legge approvata questo aprile. Una legge che appunto cancella il concetto di “lingua regionale” ed eleva l’ucraino a unica lingua ammessa nella sfera pubblica, nonché a simbolo dello stato, la cui offesa può essere punita anche con l’arresto.

Cosa cambia con la nuova legge

La nuova legge sancisce l’obbligo di utilizzare la lingua ufficiale nelle sfere pubbliche; non vengono coinvolti i contesti personali e religiosi. Viene reso obbligatorio per ogni cittadino conoscere la lingua ucraina. Per la domanda di cittadinanza, al candidato sarà richiesto il superamento di un test di conoscenza linguistica.

Il presidente della repubblica, i membri del governo, i deputati, i funzionari della banca di stato, gli insegnanti e i medici sono obbligati a utilizzare la lingua ucraina nell’esercizio delle loro funzioni.

Nel mondo dell’istruzione, dal 2023 l’ucraino sarà lingua veicolare obbligatoria per tutte le scuole a partire dalla quinta classe (corrispondente alla quarta elementare nel sistema italiano). Le lingue minoritarie sono ammesse negli asili e nelle scuole elementari, nonché possono essere insegnate come discipline all’interno dei percorsi scolastici. Per quanto riguarda le università, alcune materie potranno essere insegnate in inglese e in altre lingue ufficiali dell’UE (non in russo).

Non è escluso che quest’ultima specifica relativa alle lingue ufficiali UE giunga a fare da paciere soprattutto con la vicina Ungheria, già in precedenza critica verso le direttive linguistiche ucraine in materia d’istruzione. Nel 2017 infatti era già stata affrontata la questione della lingua scolastica e voci di protesta si erano sollevate da Budapest, Bucarest, Sofia e Atene. L’Ungheria in particolare aveva definito la legge varata allora come “semi-fascista”, mentre dall’altra parte Kiev aveva alzato la voce sulla politica ungherese di elargizione a pioggia di passaporti soprattutto nella Transcarpazia (in Ucraina non è ammessa la doppia cittadinanza). Lo scandalo si era acuito nel settembre 2018 con l’espulsione dei rispettivi consoli dal paese.

Al di là della querelle magiaro-ucraina, la questione scolastica è effettivamente centrale in un paese dove, su 3,8 milioni di bambini e ragazzi in età scolare, quasi 400.000 sono iscritti in istituti dove la lingua veicolare non è l’ucraino. Stando ai dati del 2017, sono ben 580 le scuole statali in lingua russa (otto solo a Kiev), una settantina quelle in romeno e ungherese. I problemi per questi studenti sono di natura molto pratica e sorgono soprattutto alla conclusione del ciclo di studi, quando si palesa la mancata conoscenza della lingua ufficiale utile nell’inserimento universitario o lavorativo. All’esame di stato, ad esempio, nel 2017 tre quarti dei ragazzi magiarofoni della regione di Berehove sono risultati insufficienti nel test di ucraino, ha sottolineato il ministro dell’Istruzione Lilija Hrynevyč.

Oltre alla scuola, radio e televisione, dalle 7 alle 22, dovranno trasmettere per il 90% in lingua ucraina. Per i canali locali è prevista una quota più bassa, dell’80%. Un’eccezione particolare costituisce la trasmissione di eventi destinati a un pubblico europeo, come nel caso di Eurovision. Inoltre i giornali in lingua diversa dall’ucraino dovranno pubblicare un’edizione analoga anche in ucraino. Nelle edicole e librerie almeno il 50% del materiale editoriale in vendita dovrà essere in ucraino (sono esclusi i negozi specializzati in giornali e libri stranieri). Va da sé che queste nuove misure metteranno diversi media (in particolare i giornali con tiratura medio-bassa) in forte difficoltà e non tanto di fronte al proprio pubblico, quanto in relazione alle limitate capacità economiche. Pare altrettanto discutibile che il lancio di un’uguale edizione in lingua ucraina possa incrementare il numero di vendite in modo tale da venire a colmare le relative spese di traduzione e stampa.

Nel web, i siti con dominio .ua dovranno riportare la versione ucraina come prima pagina di interfaccia. I programmi e software dovranno essere in lingua ucraina, inglese o altra lingua ufficiale dell’UE.

Anche il 90% dei film nei cinema dovrà essere in lingua ucraina (il restante 10% dovrà riportare in ogni caso sottotitoli ucraini e lo stesso vale per le rappresentazioni teatrali). Per i cantanti sarà invece possibile esibirsi in altra lingua. Locandine e volantini degli eventi dovranno riportare sempre la lingua ucraina; in caso di più lingue, la traduzione ucraina dovrà essere riportata in una grandezza di carattere uguale o superiore a quella delle altre lingue.

Nei materiali in lingua russa che circolano in Ucraina, inoltre, anche la toponomastica è soggetta a modifiche: le denominazioni delle località non saranno come ora tradotte in russo, ma traslitterate dall’ucraino. Pertanto, non sarà più ammesso scrivere in russo Kiev (Киев) ma Kyjiv (Кыйив), non Char’kov (Харьков) ma Charkiv (Харкив).

Nel complesso, il pacchetto di misure varato dalla Rada e firmato dal presidente uscente Porošenko, se da un lato cerca di andare a colmare un difetto d’utilizzo della lingua di stato nel paese, dall’altro non nasconde affatto un carattere spiccatamente draconiano che metterà in difficoltà non pochi attori della sfera culturale e dell’informazione ucraina e rischia di ledere fortemente i diritti delle minoranze.

Un percorso nazionale ucraino

Questa legge in realtà non fa che riassumere, sistematizzare e approfondire un percorso “linguistico” che l’Ucraina di Porošenko ha intrapreso negli anni. Oltre alle normative scolastiche, nel 2016 si erano introdotte le quote sulla musica ucraina per le radio e nel 2017 sui programmi televisivi. Si tratta di un processo che ha spesso scatenato opposti nazionalismi, diffondendo la discutibile convinzione che esista una correlazione automatica tra lingua parlata e identità politica del parlante.

Non è un caso che il neo-presidente Zelensky, russofono, abbia criticato la normativa. La serie tv che lo ha reso famoso, “Il servo del popolo”, è girata in lingua russa e al secondo turno delle elezioni sono state proprio le regioni connotate da profonda russofonia a supportare compattamente il candidato. Tra i pochi punti del programma elettorale di Zelensky, inoltre, vi era proprio la creazione di un portale informativo in lingua russa destinato agli abitanti del Donbass che riportasse loro il punto di vista di Kiev: con la nuova legge, la realizzazione di un tale sito web è certamente resa più complessa. Nel suo discorso inaugurale (anche esprimendosi brevemente in russo) Zelensky ha definito priorità per il paese la risoluzione del conflitto nell’est del paese. È tuttavia improbabile che il presidente scelga di porsi in maniera troppo netta dalla parte dei russofoni nella revisione di questa normativa.

D’altro canto, le scelte legislative in ambito linguistico di questo stato sono anche l’esito della profonda e tragica russificazione forzata portata avanti in Ucraina prima in epoca zarista e poi, soprattutto, sovietica. La strenua ricerca e tutela della dignità e autonomia linguistica si inseriscono nel tentativo di emanciparsi, anche politicamente, dal vicino orientale. L’occhio di riguardo - nella nuova normativa - verso l’inglese e le altre lingue comunitarie va interpretato anche in una prospettiva di più ampio respiro nella quale l’Ucraina si vuole collocare nel prossimo futuro.


La politica linguistica in Ucraina è caratterizzata dalla compresenza di una maggioranza ucrainofona e di una consistente minoranza russofona nelle regioni orientali e meridionali. Altre minoranze linguistiche sono quella ungherese e polacca. Dal 1989 al 2019 la legge ucraina ha modificato fortemente il riconoscimento delle minoranze linguistiche e in particolare della lingua russa in Ucraina.

https://it.wikipedia.org/wiki/Politica_ ... in_Ucraina

In particolare si menzionano due leggi:
la legge del 2012, denominata legge "Sui principi della politica linguistica di Stato", che ha conferito lo status di lingua regionale al russo e ad altre lingue minoritarie, mentre l'ucraino rimaneva lingua ufficiale a livello nazionale.
la legge del 2019, che richiede a tutti i cittadini di conoscere l’ucraino, che rende l’uso dell’ucraino obbligatorio negli uffici pubblici, nelle scuole, nelle università e nelle attività scientifiche, culturali e sportive, e che prevede che ogni pubblicazione in una lingua diversa dall'ucraino sia accompagnata dalla traduzione in ucraino

Minoranza russofona in Ucraina
Durante l'era sovietica, sia il russo che l'ucraino avevano lo status ufficiale di lingue di stato della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.").
Percentuale di madrelingua russi dal censimento del 2001. Il russo era una lingua regionale in 13 regioni (ombreggiate) con il 10% o più prima dell'abrogazione della legge sulle lingue del 2012.
Dalla caduta dell'Unione Sovietica e dall'indipendenza dell'Ucraina, la lingua russa è diminuita, ma rimase una delle due lingue più utilizzate per il commercio, i procedimenti legali, la scienza, l'arte e molte altre sfere della vita quotidiana.
Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, la legge del 1989 "Sulle lingue della SSR ucraina" manteneva lo status della lingua russa. Secondo il censimento del 2001, il 67,5% dei cittadini ucraini considerava l'ucraino come lingua madre, mentre il russo era considerato la lingua madre per un altro 29,6%. Varie altre lingue costituiscono il restante 2,9%.


Il russo è la prima lingua più comune nelle regioni ucraine del Donbass e della Crimea e la lingua predominante nelle grandi città dell'est e del sud del paese. L'uso e lo status della lingua russa sono oggetto di controversie politiche; dal 2019 l'ucraino è l'unica lingua ufficiale del paese.
https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_russa_in_Ucraina
Censimento del 2001
Secondo i dati del censimento del 2001, in Ucraina il russo era la lingua madre di 14 273 000 cittadini ucraini (il 29,3% della popolazione totale) e l'etnia russa rappresentava il 56% della popolazione totale di lingua madre russa, mentre il 44% rimanente era composto da ucraini (5 545 000), bielorussi (172 000), ebrei (86 000), greci (81 000), bulgari (62 000), moldavi (46 000), armeni (43 000), tatari (43 000), polacchi (22 000), tedeschi (21 000) e tatari di Crimea (15 000).
Conseguentemente, la popolazione di lingua russa in Ucraina forma la più grande comunità linguistica europea che non ha uno status ufficiale per la propria lingua. Inoltre, la popolazione di lingua russa in Ucraina costituisce la più grande comunità linguistica russa al di fuori della Federazione Russa.

Politica linguistica in Ucraina

Una legge del 2012, denominata legge "Sui principi della politica linguistica di Stato", ha conferito lo status di lingua regionale al russo e ad altre lingue minoritarie, mentre l'ucraino è rimasta l'unica lingua ufficiale a livello nazionale. La legge ha consentito l'uso delle lingue minoritarie nei tribunali, nelle scuole e in altre istituzioni governative nelle aree dell'Ucraina in cui le minoranze nazionali superano il 10% della popolazione.
Subito dopo la rivoluzione ucraina del 2014, il 23 febbraio 2014 il parlamento ha votato per abrogare la legge. A questa decisione è stato posto il veto dal presidente ad interim Oleksandr Turchynov, che ha invece ordinato la stesura di una nuova legge per "accogliere gli interessi sia dell'Ucraina orientale che occidentale e di tutti i gruppi etnici e delle minoranze". Tuttavia, nell'ottobre 2014 la Corte costituzionale dell'Ucraina ha riesaminato la costituzionalità della legge dichiarandola incostituzionale il 28 febbraio 2018.
Unian ha riferito che "nel settembre 2018 è stato introdotto nell'Oblast' di Leopoli un divieto all'uso di prodotti culturali, in particolare film, libri, canzoni, ecc., in lingua russa". I critici hanno definito la legge mal definita, illegale e incostituzionale e un ricorso in tribunale del gennaio 2019 del Chuhuiv Human Rights Group è stato respinto per motivi tecnici a maggio e potrebbe portare a un ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti umani.
Nell'aprile 2019 il parlamento ucraino ha votato una nuova legge, "Sulla disposizione del funzionamento della lingua ucraina come lingua di Stato", entrata in vigore il 16 giugno 2019, che rende obbligatorio l'uso dell'ucraino in determinati contesti, quali l'istruzione prescolare, scolastica e universitaria, o le campagne elettorali. Il 21 giugno 2019 la Corte costituzionale ha ricevuto una petizione da 51 membri del parlamento ucraino che richiedeva il controllo di costituzionalità della legge. Il 14 luglio 2021 la Corte Costituzionale ha dichiarato costituzionale la legge.
Il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó ha affermato che la legge è "inaccettabile". La Russia ha chiesto al presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di convocare una riunione sull'adozione della legge da parte del parlamento ucraino.

Ecco come ha trattato la questione linguistica il sole24ore

Blog | L'Ucraina, la Russia e la questione linguistica spiegata in tre mappe - Info Data
1 marzo 2022

https://www.infodata.ilsole24ore.com/20 ... e-grafici/

La questione linguistica è da sempre stata complessa in Ucraina ed è centrale negli eventi che stanno avvenendo. Nel paese si parlano 40 diverse lingue e dialetti minoritari. Nel 2003 l’Ucraina ha ratificato la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, assumendosi le responsabilità di proteggere le lingue regionali nel Paese. Le cose sono però cambiate nel corso degli anni. Le lingue più diffuse sono l’ucraino, lingua ufficiale statale, e il russo. La lingua del paese che oggi sta aggredendo Kiev.

La lingua ufficiale dell’Ucraina è l’ ucraino , una lingua slava orientale , che è la lingua madre del 71% della popolazione ucraina. Secondo i dati del censimento 2001 il russo è la lingua madre del 26% della popolazione ucraina e il resto sono madrelingua di altre lingue.

Sempre analizzando i dati dell’ultimo censimento in Ucraina l’etnia russa era il 56% della popolazione totale di lingua madre russa, mentre il 44% rimanente era composto da ucraini, bielorussi, ebrei, greci, bulgari, moldavi, armeni, tartari, polacchi, tedeschi e tartari di Crimea.

La stragrande maggioranza delle persone in Ucraina parla ucraino. La lingua è strettamente correlata al russo, ma ha anche evidenti somiglianze con la lingua polacca. Il russo è la lingua minoritaria più importante, in particolare nelle aree orientali. Un numero significativo di persone nel paese parlano rumeno o moldavo, bulgaro, turco di Crimea o ungherese.

Secondo un’indagine svolta dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev nel 2004, in realtà il russo viene usato molto più spesso di quanto dica il censimento ufficiale. Il 43-46% della popolazione parla russo in casa. Una percentuale molto simile a quella della popolazione che parla ucraino. Secondo quest’indagine la maggior parte della popolazione nelle regioni meridionali ed orientali dell’Ucraina parla russo.

Nel mondo esistono numerose nazioni con più di una lingua ufficiale statale. In alcuni paesi, come Belgio, Irlanda, Svizzera, Spagna, convivono lingua ufficiale e lingua principale, comprese lingue dallo status speciale, in uso senza essere regolarizzate per legge. L’Ucraina è però un paese diverso da questi. Per motivi storici può essere paragonato a territori post-coloniali. Storicamente era parte dell’Impero russo, per poi vedere al suo interno una posizione privilegiata della lingua russa durante il periodo dell’URSS. La particolarità della situazione linguistica in Ucraina sta anche nel fatto che non è possibile chiaramente delimitare il territorio della minoranza linguistica che parla il russo, come avviene per esempio in Svizzera. Il russo non è una lingua di qualche regione o territorio in cui sarebbe insediata nel modo compatto una minoranza, ma in realtà la maggioranza delle persone ha competenze in entrambe le lingue. Proprio la contrapposizione tra la lingua ucraina e quella russa è stata spesso pretesto e strumento di discussione e lotta politica, diventando nel tempo anche soggetto di manipolazioni.

Nel 2012, il governo Janukovič, ha introdotto il concetto di lingua regionale per le regioni o città dove una minoranza superiore al 10% dei residenti parla una lingua diversa dall’ucraino, attraverso la cosiddetta legge “Sui principi della politica linguistica di Stato”. Secondo tale disposizione, in questi territori la lingua regionale gode di status pari all’ucraino e può essere utilizzata come lingua veicolare nelle scuole e negli organi amministrativi locali. Il russo è stato conseguentemente riconosciuto come lingua regionale nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Charkiv, Zaporižžja, Cherson, Mykolaïv, Dnipro, Odessa, in Crimea e in alcune città. Una legge che venne fin da subito criticata dalle opposizioni interne e da alcuni organi europei. Come evidente nelle mappa, basati sui dati del censimenti 2001, proprio la Crimea e le gli oblast’ contesi di Donetsk e Luhansk, sono le aree dove la lingua russa è predominante.

Il 23 febbraio 2014 il parlamento ucraino ha votato per abrogare la legge, dichiarata poi incostituzionale l’8 febbraio 2018.

La situazione è ulteriormente cambiata nel 2019, con l’ultimo atto di Petro Porošenko, prima di lasciare il posto al successore Zelensky. La firma su un’importante e discussa legge che ha implicazioni sulla questione linguistica. Si tratta della legge sulla lingua (legge n° 5670-d), approvata in via definitiva il 25 aprile 2019, con 278 voti favorevoli su 450. Dopo altre migliaia di modifiche e rielaborazioni, è stata approvata in prima lettura il 4 ottobre. La nuova legge toglie alle lingue minoritarie, russo compreso, lo status di lingue regionali e limita drasticamente il loro utilizzo nella sfera pubblica. Nel testo il russo non è mai nel documento, al contrario per esempio dell’inglese, nominato ben diciotto volte. Andrij Parubij, portavoce della Rada, definì la legge una questione di sicurezza nazionale per il paese. Una legge che ha fatto percepire alla popolazione russofona l’intenzione deliberata del Governo ucraino di attuare una politica di “ucrainizzazione”.

Quali sono nella pratica le conseguenze di questa legge? il concetto di lingua regionale viene sostanzialmente cancellato, elevando l’ucraino a unica lingua ammessa nella sfera pubblica, nonché a simbolo dello stato. Viene reso obbligatorio per ogni cittadino conoscere la lingua ucraina. Soffermandosi sulla sfera dell’istruzione, dal 2023 l’ucraino sarà lingua veicolare obbligatoria per tutte le scuole a partire dalla quinta classe, equivalente alla nostra quinta elementare. Le lingue minoritarie sono ammesse negli asili e nelle scuole elementari, nonché possono essere insegnate come discipline all’interno dei percorsi scolastici. Radio e televisione dovranno trasmettere per il 90% in lingua ucraina. I siti web con dominio .ua dovranno riportare la versione ucraina come prima pagina di interfaccia, programmi e software dovranno essere in lingua ucraina, inglese o altra lingua ufficiale dell’UE. Anche il 90% dei film nei cinema dovrà essere in lingua ucraina.

Bisogna considerare un fattore importante, che da osservatori esterni può non essere evidente per noi. Nonostante lo status della lingua ufficiale statale che l’ucraino ha dal 1991, alcuni politici ucraini non la usavano e non ne hanno le conoscenze necessarie. Non è un caso che l’attuale presidente Zelensky, russofono, criticò fortemente la normativa. Nonostante la contrapposizione con la Russia che vediamo oggi, tra i punti del programma elettorale di Zelensky vi era anche la creazione di un portale informativo in lingua russa destinato agli abitanti del Donbass che riportasse loro il punto di vista di Kiev.

Le leggi di Kiev sono dunque andate contro la Carta La filosofia dietro la Carta europea delle lingue regionali? Non propriamente. La Carta non si occupa tanto di tutelare i diritti dei cittadini nel parlare una lingua oppure un’altra, ma le lingue stesse, proteggendole dall’estinzione. È pensata, quindi, per salvare le lingue delle minoranze che si trovano sotto il rischio di scomparire. Molti esperti credono che uno degli errori politici di Kiev sia stato quello di includere la lingua russa nell’elenco delle lingue minoritarie regionali.

Le scelte legislative in ambito linguistico sono dunque da anni specchio della politica intrapresa dall’Ucraina, oltre che una delle chiavi per spiegare gli avvenimenti dell’ultimo decennio. In primis sono conseguenza della profonda russificazione forzata portata avanti in epoca zarista e poi sovietica. Il progetto di “ucrainizzazione” è un tentativo di autonomia linguistica e emancipazione dal potente vicino. L’attenzione posta sull’inglese, citato ben diciotto volte nella legge, e di altre lingue comunitarie è l’indizio di una politica di più ampio respiro e di un progetto di collocazione europea che Kiev ha ormai imboccato.



Alberto Pento
Le lingue native e regionali minoritario, vanno sì valorizzate ma non possono escludere, confliggere ed essere antagoniste della lingua ufficiale nazionale dello stato che garantisce a tutti i cittadini dello stato o della nazione la possibilità di esprimersi e di comprendersi oltre i limiti delle lingue locali, etniche, regionali, minoritarie in ogni articolazione dello stato e in ogni parte geografica del suo territorio.
Un ottimo esempio esempio è la Svizzera con le sue 4 lingue ufficiali (italiano, romancio, tedesco, francese) e le loro varianti dialettali.



Ecco come il dominio imperiale russo trattava la lingua ucraina:

"Non esiste una generazione di ucraini che non sia stata sfregiata dalla politica coloniale russa e dalle sue scelte rovinose, a partire dal Settecento". Splendido pezzo di Yaryna oggi su Repubblica. L'inquadramento della guerra dal punto di vista culturale e storico.
L’Ucraina non sarà una colonia russa

di Yaryna Grusha Possamai*
17 marzo 2022

https://www.facebook.com/groups/salviam ... 7461906163

La mattina del 24.02.2022 le sirene nella capitale Kiev e nelle città di Kharkiv, Kherson, Chernihiv, Sumy hanno anticipato i bombardamenti aerei. Paura, panico, fuga degli ucraini. Cinque minuti prima dell’attacco su larga scala del mio paese il presidente russo, con un discorso che proponeva gli stessi argomenti contenuti in un articolo pubblicato nel luglio del 2021 pieno di falsità sulla storica fratellanza tra i popoli russo e ucraino, annunciava quello che è il cuore della sua politica coloniale.
Oggi le analisi sulla guerra della Russia all’Ucraina ruotano intorno a politica, economia, geopolitica e interessi finanziari senza però tenere in considerazione l’aspetto storico-culturale che invece è quello al quale dobbiamo guardare perché è lì che il presidente russo ha pescato le giustificazioni per l’aggressione di un Paese che, al contrario del suo, ha intrapreso una strada democratica. La manipolazione dell’opinione pubblica in Russia è avvenuta attraverso la strumentalizzazione della storia. Quella fredda mattina di febbraio gli ucraini hanno capito che la storia si stava ripetendo. Non esiste una generazione di ucraini che non sia stata sfregiata dalla politica coloniale russa e dalle sue scelte rovinose, a partire dal Settecento con la distruzione dell’Hetmanato (1649-1764), primo nucleo statale gestito dai cosacchi nei territori dell’odierna Ucraina, fino alla circolare di Valuev (1863) e al decreto di Ems (1876) che proibivano qualsiasi opera letteraria in ucraino, compresa la traduzione dal russo. I territori ucraini appartenenti all’impero russo sono stati chiamati Piccola Russia, per sottolineare il rapporto di forza tra il centro colonizzatore e la periferia colonizzata.
La politica coloniale con il proprio centro a Mosca è proseguita con la sottomissione di Kiev anche durante l’Unione Sovietica: purghe staliniste con centinaia di intellettuali ucraini arrestati e fucilati a Solovki e Sandarmokh all’inizio degli anni Trenta, lo sterminio per fame — noto come Holodomor tra il 1932 e il 1933 — dei contadini ucraini, l’occupazione di Leopoli nel 1939, la deportazioni dei tartari di Crimea nel 1944, la repressione tra gli anni ’60 e ’70. Nel 1985 nella colonia sovietica di Ku?ino, odierna regione di Perm’ in Russia, muore in seguito a uno sciopero della fame il poeta e traduttore ucraino Vasyl’Stus. Nel 1986 esplode la centrale nucleare di Chornobyl’ incidente causato da una cattiva gestione e le cui conseguenze hanno prodotto migliaia di profughi rimasti a lungo senza una casa e un posto di lavoro.
Io sono un’ucraina con un bisnonno fucilato dal NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni, ndr ), mentre l’altro bisnonno è stato mandato al fronte senza un fucile, in prima linea con l’Armata Rossa ed è tornato senza un braccio.
Mia nonna è cresciuta con il marchio di “figlia del nemico del popolo” la quale cosa ha significato niente studi e niente lavoro. I miei genitori — insegnanti di lettere che non potevano nominare durante le lezioni i nomi di scrittori e poeti ucraini sterminati dal regime sovietico — sono scappati da Chernobyl’ solo due settimane dopo l’incidente (avvenuto il 6 aprile 1986, ndr ), perché il potere centrale teneva tutti all’oscuro, e sono rientrati a casa nell’agosto successivo perché la loro zona, qualificata come Zona 3, non è stata considerata da evacuare. Oggi quei territori — con scuole e case bombardate e centinaia di civili morti — sono afflitti dalla guerra.
La vera storia dell’Ucraina il cui cuore pulsante è Kiev è stata cancellata per creare un mito, un mito intorno al quale la Russia ha inventato una versione della storia a proprio uso e consumo.
Tra la fine del 2013 e il 2014 la “periferia” ucraina ha cercato nuovamente di sottrarsi all’influenza del “popolo fraterno” proclamando — attraverso la Rivoluzione della dignità (nota in Italia come Euromaidan) — di aver scelto una strada europea.
La risposta del “centro” è arrivata con l’utilizzo dei soliti vecchi mezzi del terrore: l’espropriazione della penisola della Crimea, l’invasione e i bombardamenti del Donbass. Ma l’ideologo della Russia ha ottenuto l’effetto contrario: l’Ucraina non si è sottomessa ed è cresciuto il divario, incolmabile per le nuove generazioni, tra il popolo ucraino e il popolo russo.
La guerra del 2022 con i suoi bombardamenti colpisce al cuore con ferocia la storia e la cultura ucraine: le scuole, i centri come Budynok Slovo, casa-museo degli scrittori ucraini attivi a Kharkiv negli anni Venti del Novecento, gli edifici storici del centro di Kharkiv e Chernihiv, il luogo del massacro degli ebrei a Kiev nel 1941, Babyn Yar.
La resistenza dimostrata dagli ucraini in questa guerra è quindi la ribellione di un popolo traumatizzato che da secoli subisce la politica coloniale di chi lo ha aggredito. E in questa lotta ci sono gli ucraini ucrainofoni e russofoni, ci sono città con storie diverse come Kiev, Kharkiv, Mariupol’e Odessa. La risposta degli ucraini è la lotta decoloniale per l’indipendenza e per l’esistenza stessa, è la resistenza per preservare la propria incolumità e identità e per evitare che le nuove generazioni debbano subire ancora.
* L’autrice è traduttrice e organizzatrice culturale. Nata in Ucraina nel 1986, vive a Milano. È titolare del corso di Lingua e Letteratura Ucraina all’Università Statale di Milano



L' ukase Ems è un decreto imperiale dello zar Alessandro II del 1876 , che rafforza i divieti sull'uso della lingua ucraina nell'impero russo. Porta il nome della città d'acqua tedesca dove è stata promulgata: Bad Ems (conosciuta anche con il dispaccio di Ems ).
https://it.frwiki.wiki/wiki/Oukase_d%27Ems
Nel suo libro Ucraini e rumeni , Alain Ruzé scrive:

"Nel luglio 1863, il ministro dell'Interno, Pyotr Valouïev, aveva vietato i libri ucraini, le scuole ucraine, le associazioni ucraine di hromady , proprio come nel maggio 1876, lo zar Alessandro II, attraverso l'ukase di Ems, aveva proibito l'importazione di libri ucraini, la pubblicazione di libri ucraini, l'insegnamento dell'ucraino. "
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2022 9:19 am

Ci sono alcune cose che bisogna sapere quando si parla di Donbass
Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
di Angelo Laurenza
7 aprile 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7574206890

•Il Donbass è ucraino. Seppure sotto l’impero russo, il Donbass fu fondato da cosacchi ucraini.
•Il Donbass non è etnicamente russo. I russi sono all’incirca il 40% della popolazione, mentre gli ucraini sono il 55%.
•Pur essendoci un certo attaccamento alla Russia, al referendum del 1992 per l’indipendenza dell’Ucraina dalla Russia, vinse il fronte dell’indipendenza con oltre il 90% dei voti. Le regioni meno propense all’indipendenza erano proprio quelle del Donbass, dove però solo il 16% votò contro l’indipendenza dalla Russia e la Crimea dove i voti contrari erano al 42% . Quindi i contrari all’indipendenza dalla Russia erano comunque in minoranza.
•Pur essendo una minoranza, il russo è stato assunto come lingua franca dalla regione. Dopo il 2014, si è reso l’ucraino unica lingua ufficiale, ma non è mai stato vietato a nessuno di parlare russo.
•La maggior parte dei russi etnici si considera ucraina. Questo vale anche per tanti russi che vivono nella parte occidentale del Donbass (quella sotto controllo ucraino) e che in questi giorni avete potuto vedere opporre una strenua resistenza all’invasione russa.
•L’indipendentismo è stato avvallato soprattutto dal partito di Yanukovich, da sempre dominante in quelle regioni, che già una volta minacciò l’autonomia, nel 2004, quando Yanukovich fu accusato di brogli.
Ad esso si aggiunse il Partito Comunista, da sempre filo-russo, e la Berkut, la polizia che aggredì a più riprese i manifestanti del 2013-2014, che fu quindi sciolta. Ah e ovviamente la Russia.
•Ci sono delle ragioni per l’indipendentismo, non sto dicendo il contrario.
In particolare, dopo Maidan il paese si divise tra filo-russi e filo-europei, con tanto di scontri, fino alla strage di Odessa, che sicuramente fu un motivo di rottura in più.
•Bisogna specificare, visto che ho letto a più riprese questo errore, che gli attacchi non era nei confronti dei russofoni o dei russi etnici, ma esclusivamente dei filo-russi. In Ucraina si può tranquillamente parlare russo e essere russi, il che ci porta al prossimo punto.
•Il battaglione Azov nacque a Kharkiv nel 2014 da un gruppo Ultras, a cui si unirono poi altri volontari, per fronteggiare un tentativo di “separatismo” di questa regione, che si trova appena sopra al Donbass ed è a maggioranza russofona (non a caso, è uno dei principali bersagli di questa invasione).
I membri del battaglione parlano tra loro in russo e molti di essi sono di etnia russa. Il resto lo sapete, una parte del battaglione ha chiare simpatie neonaziste.
•I morti della guerra in Donbass in 8 anni non sono circa 14000.
Di questi 3404 sono civili, 4400 sono appartenenti alle forze armate ucraine e 6500 sono i ribelli armati filorussi. Delle vittime civili, il colpo maggiore venne da un missile sparato dai russi contro un aereo civile, confuso per uno militare. Quasi 300 morti.
•Su questo punto potrei sembrarvi un po’ cinico, ma dato che la propaganda di Putin e le argomentazioni di alcuni commentatori del web vertono molto su questa parola, devo dirvi che 3000 morti in una guerra che è andata avanti per almeno 3 degli ultimi 8 anni, in una regione che ha complessivamente più di 7 milioni di abitanti, non è un genocidio. Per farvi capire, nella sola Mariupol sono morte 3000 persone negli ultimi 20 giorni. E questo ci porta direttamente al punto successivo.
•Mariupol si trova nel Donbass. Non c’è segno di resa nonostante i bombardamenti. E questa chiaramente non è una liberazione, è un massacro.
•Per finire, almeno con il Donbass perché di cose da confutare ce ne sono davvero troppe, nell’aprile del 2014 (quindi nello stesso periodo dell’indipendentismo), fu fatto un sondaggio, su cui non farei troppo affidamento, ma che è giusto citare.
In questo sondaggio l’opposizione complessiva a una separazione dall’Ucraina e annessione dalla Russia superava il 50%. Ci sono, a dire il vero, altri sondaggi, vi lascio i link alla fine del post.
Conclusioni:
Il Donbass è ucraino ed è stato invaso. Senza essere per forza degli esperti, tutti sappiamo che gli estremismi originano dalle crisi. E, anche se è vero che ci sono gruppi nazionalisti e neonazisti (no, non sono la stessa cosa), per giunta armati, ciò non cambia la visione delle cose.
Questi gruppi sono la conseguenza di queste situazioni, non la causa.
E non sono ben visti dalla popolazione ucraina, altrimenti non prenderebbero in blocco il 2% dei voti. Ma fino a quando saranno necessari per la sopravvivenza dell’Ucraina, sono un problema di cui Zelensky non si può liberare (cosa che aveva tentato di fare prima di questa invasione, allontanandoli dal fronte).
L’Ucraina è tutt’altro che Arcadia. È un paese pieno di problemi, neanche tanto diversi da quelli della Russia, essendo entrambe figlie della stessa madre.
È il primo paese in Europa per corruzione, praticamente conteso dagli oligarchi, con un alto tasso di povertà e di nazionalismi. Ma questo non ci impedisce di capire chi è la vittima e chi l’aggressore.
...
...
https://kiis.com.ua/?lang=eng&cat=news&id=258
* sia Amnesty International che Human Rights Watch hanno dichiarato che nel Donbass, negli ultimi anni e durante questa guerra, sono stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità da parte delle forze ucraine e da parte di quelle russe.
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » sab giu 11, 2022 1:59 pm

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Messaggioda Berto » sab giu 11, 2022 2:09 pm

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Messaggioda Berto » sab giu 11, 2022 2:10 pm

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