Ucraina e Crimea

Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » dom set 22, 2019 8:04 am

Zelensky, il comico che fa la rivoluzione
Autore Fulvio Scaglione

https://it.insideover.com/politica/ucra ... P2AenV1Ru8

Quando decise di correre per la presidenza, dicevano che era solo un attore che voleva speculare sulla fama televisiva. Quando, al primo turno, fu il più votato dei candidati, che era la bizzarra sorpresa in un Paese bizzarro che, dopo tutto, aveva dato i natali a Gogol’ e a Bulgakov. Quando divenne presidente con una maggioranza schiacciante dei voti, che era una marionetta degli oligarchi. Quando il suo partito, fondato in fretta e furia qualche mese dopo, conquistò una maggioranza altrettanto schiacciante dei seggi parlamentari, nessuno ebbe più il coraggio di parlare. Tutti avevano finalmente capito che Volodimir Zelensky non era una meteora ma un fenomeno. Un personaggio destinato a lasciare il segno nell’ancor breve (solo 28 anni) ma assai travagliata storia dell’Ucraina indipendente.

Non si può capire come Zelensky sia riuscito a trattare con Vladimir Putin e a ottenere il clamoroso scambio di prigionieri, 35 contro 35, se non si riassume la sua atipica e improvvisa scalata al potere. È vero, Zelensky (41 anni, laureato in Legge) ha approfittato della notorietà ottenuta con la sitcom “Il servitore del popolo”, in cui interpretava il ruolo di un politico curiosamente onesto. Ed è vero anche che il suo grande sponsor è stato l’oligarca Ihor Kolomoiskyi, il terzo uomo più ricco d’Ucraina, nemico giurato dell’ex presidente (e oligarca a sua volta) Petro Poroshenko. Ma la sua vittoria, a dispetto dei luoghi comuni, è stata tutta politica.

Gli elettori ucraini potevano scegliere. Da un lato Petro Poroshenko e la sua proposta “Dio, patria e guerra”. L’industriale del cioccolato aveva molto brigato per far nascere la Chiesa ortodossa autocefala d’Ucraina, in opposizione alla Chiesa guidata dal patriarcato ortodosso di Mosca. Aveva provato a far chiudere le scuole che insegnavano nella lingua delle minoranze (inutile dire che la più colpita era il russo). Aveva aumentato a dismisura le spese per la Difesa. E additando ai connazionali lo spettro dell’invasione russa, aveva cercato di far dimenticare la paurosa recessione economica e l’imperante corruzione.

Dall’altro Zelensky. Nessun cedimento sulla Crimea e sul Donbass, diceva, ma con la Russia bisogna parlare se vogliamo che la guerra finisca. E la corruzione va stroncata, perché altrimenti l’Ucraina non potrà rinascere. Per dirla in breve: Poroshenko, fedele seguace dei circoli atlantisti americani che vorrebbero usare l’Ucraina come una banderilla piantata nei fianchi della Russia, proponeva l’eterna ripetizione di un triste presente. Zelensky, invece, un’avventura in territori inesplorati. Sappiamo bene che cos’hanno scelto gli elettori ucraini.

Lo scambio di prigionieri di qualche giorno fa è una grande vittoria politica per Zelensky. Non su Vladimir Putin ma su chi, in patria, diceva che trattare con la Russia avrebbe portato a svendere l’Ucraina al nemico ed è poi rimasto di sale di fronte alla marea di congratulazioni che si sono riversate su Kiev, a cominciare da quelle di Donald Trump e Angela Merkel. Tanto da far pensare che il disgelo tra la Russia e l’Occidente potrebbe essere mediato proprio dall’attor giovane in cui nessuno credeva.

Ma Zelensky è abituato a stupire. Appena diventato presidente ha sciolto il Parlamento. Servo del popolo, il “suo” partito, messo su in pochi giorni per andare al voto, ha raccolto 250 dei 450 seggi del parlamento, lasciando agli oppositori le briciole con scelte non banali: tante donne (87, record per l’Ucraina), un deputato nero di origini africane (Jean Belenjuk, ex campione olimpico di lotta greco-romana e figlio di un ruandese), un primo ministro, Oleksyi Goncharuk, di soli 35 anni.

Gli ucraini si stavano appena abituando a questa botta di novità che Zelensky ne ha inventata un’altra: liquidato il sindaco della capitale Kiev, l’ex campione del mondo di pugilato Vitalyi Klitschko, un idolo.

Il bello, però, deve ancora venire. Il nuovo Parlamento, alla ripresa dei lavori, è chiamato a scegliere il nuovo procuratore generale e, a seguire, i capi degli organi di sicurezza e dei dipartimenti per la lotta alla corruzione. Con la maggioranza che si ritrova, Servo del popolo può fare ciò che vuole e, in pratica, consegnare a Zelensky i pieni poteri. Ma non basta. Una delle prime proposte che il Parlamento si appresta a discutere è, in potenza, una bomba: la revoca dell’immunità parlamentare. Il che vuol dire: prigione facile per una marea di politicanti corrotti e gran repulisti generale.

Alla fin fine Zelensky fa solo ciò che gli ucraini gli hanno chiesto: rompere il più possibile con il passato e cambiare tutto

Verranno anche per lui i tempi duri, soprattutto quando si tratterà di affrontare i temi dell’economia e della povertà. Ma per ora lo stato di grazia resiste. E non ci stupiremmo troppo se, nel momento del bisogno, fosse proprio la Russia, che dell’Ucraina resta il primo partner commerciale, a dargli una mano.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » dom ago 02, 2020 8:40 pm

La Turchia costruirà la più grande moschea dell'Ucraina
Emanuel Pietrobon
2 agosto 2020

https://it.insideover.com/religioni/la- ... raina.html

L’ascesa di Volodymyr Zelensky alla presidenza dell’Ucraina ha accelerato il ritmo con cui il paese sta venendo inglobato nella sfera d’influenza occidentale e, a poco più di un anno dal suo insediamento, l’adesione all’Unione Europea e all’Alleanza Atlantica non sembrano più essere delle tappe raggiungibili nel lunghissimo termine ma dei traguardi prossimi all’orizzonte.

Due sono i paesi che stanno aiutando l’Ucraina nel suo percorso di rinascita politica, culturale ed economica all’interno della galassia occidentale, che comporterà una de-russificazione integrale, e sono Polonia e Turchia. Mentre la collaborazione con la prima si sta rivelando funzionale all’allontanamento di Kiev da Mosca dal punto di vista economico ed energetico, la cooperazione con la seconda è utile ai fini del contrasto dell’influenza russa nel Mar Nero e al mantenimento in essere di un clima potenzialmente incendiario in Crimea e nel Donbass per tramite della minoranza tatara.

Il partenariato turco-ucraino è ormai multisettoriale e multidimensionale, si estende dal commercio alla difesa, e la manifestazione più eloquente della sua salute è la politica del corteggiamento di Zelensky nei confronti dei tatari e dell’islam in generale. Dopo aver dato maggiore spazio pubblico all’islam, riconoscendone alcune festività nel calendario nazionale, adesso si sta discutendo la costruzione della più grande moschea d’Ucraina a Kiev.


Il progetto

La notizia è stata completamente ignorata al di fuori dell’Ucraina ma è estremamente importante in quanto utile a comprendere lo stato di salute del partenariato con la Turchia. L’ambasciatore turco a Kiev, Yagmur Ahmet Guldere, ha recentemente dichiarato che sono in corso delle trattative avanzate per la costruzione di una maxi-moschea nella capitale ucraina.

La questione del terreno è già stata risolta, il luogo di culto dovrebbe sorgere nel centro città, e in questi giorni si stanno discutendo gli aspetti burocratici del progetto. Una volta terminata questa fase, che non è un ostacolo quanto un passo necessario, Ankara potrà chiedere l’avvio formale della procedura di approvazione.

La Turchia è parte in causa perché, come riporta Guldere, sarà il suo governo a finanziare e supervisionare l’edificazione del luogo di culto, che è stato progettato per essere la più grande moschea del paese. L’edificio dovrebbe avere una capienza di almeno 5mila fedeli e il governo turco è pronto a mettere a disposizione cinque milioni di dollari per l’avvio dei lavori.

L’idea di costruire una nuova moschea a Kiev è venuta a Mustafa Dzhemilev, l’influente capo della Mejlis, il corpo di rappresentanza ufficiale dei tatari ucraini, che a novembre dello scorso anno ha iniziato a cercare dei potenziali donatori ed interessati perché l’afflusso massiccio dei tatari in fuga dalla Crimea avrebbe reso insufficiente la capienza della piccola moschea della Misericordia, l’unica attualmente presente ed operante nella capitale.

Sullo sfondo delle trattative per la maxi-moschea, la Turchia sta anche lavorando alla costruzione di appartamenti per i tatari scappati dalla Crimea nelle città di Kharkiv, Leopoli, Odessa, Kherson e Dnipro; un’iniziativa che ha ricevuto grande accoglienza presso la minoranza turcica e che contribuirà a migliorare l’immagine di Recep Tayyip Erdogan quale protettore dei popoli turchi e dei musulmani agli occhi dei tatari e della umma (ndr. la comunità islamica mondiale).


Le iniziative dei mesi precedenti

L’annuncio della prossima costruzione di una grande moschea a Kiev segue di due mesi la decisione storica del presidente Zelensky di introdurre due importanti appuntamenti islamici, la festa del sacrificio (īd al-aḍḥā) e la festa dell’interruzione del Ramadan (ʿīd al-ṣaghīr), nel calendario delle festività nazionali ufficialmente riconosciute dallo Stato.

La mossa era stata proclamata dal presidente in persona il 18 maggio, durante la commemorazione del “giorno del ricordo per le vittime del genocidio dei tatari di Crimea”, ed in presenza di una delegazione ufficiale della comunità tatara guidata da Dzhemilev. Secondo Zelensky, un simile riconoscimento era una tappa fondamentale nella costruzione di una nuova Ucraina, all’interno della quale “chiunque possa sentirsi cittadino”, e nella protezione della minoranza tatara “non solo a parole, ma anche a livello legislativo”.

Nella stessa occasione, il capo di Stato ucraino aveva anche annunciato la creazione di un gruppo di lavoro, all’interno dell’Ufficio della Presidenza, avente l’obiettivo di mantenere viva l’agenda tatara attraverso la somministrazione periodica di rapporti inerenti le condizioni di vita della minoranza.


L’importanza del fattore tataro

Uno sguardo al bilancio dell’ultimo anno e mezzo di cooperazione bilaterale mostra come siano stati i tatari a guidare l’avvicinamento dei due Paesi: lo scorso agosto, nel corso di una visita ufficiale ad Ankara, Zelensky aveva partecipato all’inaugurazione di un ufficio di rappresentanza dei tatari di Crimea; a febbraio, invece, era stato il turno di Erdogan a Kiev, durante il quale il presidente turco aveva annunciato il finanziamento della risistemazione abitativa di circa 500 famiglie tatare fuggite o espulse dalla Crimea e ribadito l’illegalità dell’annessione della penisola da parte russa.

Giocare la carta tatara è utile sia a Kiev, che può migliorare la propria immagine presso i partner occidentali, che ad Ankara, che può aumentare il proprio spazio di manovra all’interno del paese tentando di colmare il vuoto di potere lasciato dall’estromissione forzata di Mosca. Inoltre, attraverso una simile politica del corteggiamento, entrambi i Paesi stanno consolidando la loro influenza formale ed informale presso i tatari che ancora risiedono in Crimea e quelli che combattono nei battaglioni filo-ucraini nel Donbass, mantenendo elevate le possibilità di destabilizzare la penisola e le repubbliche separatiste per loro tramite.


UCRAINA - RUSSIA Ultimatum della Crimea ai musulmani: entro tre mesi
AsiaNews.it
16/10/2014

http://www.asianews.it/notizie-it/Ultim ... 32436.html


Il presidente voluto da Mosca sospende le perquisizioni nelle case dei musulmani e dà tempo fino a dicembre per adeguarsi alla legge russa: "Alcuni testi religiosi sono proibiti". Intanto i tatari denunciano una campagna di perquisizione. Dall'annessione alla Russia "spariti" almeno 18 membri della comunità.

Mosca (AsiaNews) - Le autorità della Crimea (diventata russa) hanno dato ai musulmani della penisola tre mesi di tempo per consegnare volontariamente la letteratura sull'islam, autorizzata dalla legge ucraina e diventata ora illegale "secondo le norme previste dalla Federazione russa".

"Chiediamo ai musulmani in possesso di tale materiale di consegnarlo alle autorità religiose nel corso dei prossimi tre mesi", ha dichiarato il presidente della Crimea, Serghei Aksenov, secondo quanto riporta Interfax. A suo dire, fino a fine dicembre le forze dell'ordine non confischeranno la "letteratura proibita", ma dal primo gennaio "tutto dovrà adeguarsi agli standard russi". Ha poi garantito che la lista dei libri vietati sarà pubblicata sulla stampa e sarà fatto un lavoro di informazione con la popolazione locale.

Da settembre, diversi membri della comunità musulmana in differenti zone delle penisola sul Mar Nero hanno denunciato perquisizioni nelle loro case da parte della polizia, a caccia di "letteratura proibita". La stessa motivazione era stata usata a settembre dalle autorità di Sinferopoli per perquisire e poi ordinare la chiusura della sede del Majlis, l' organo di rappresentanza dei tatari di Crimea.

Questa comunità musulmana rappresenta il 12% della popolazione locale e fin dall'inizio è stata fortemente contraria all'annessione della Crimea alla Russia, sancita dopo un controverso referendum popolare. Aksenov ha, così, promesso una sospensione delle perquisizione e un periodo di 'transizione' per adeguarsi alle leggi russe.

Ma i tatari di Crimea, vittime in passato delle deportazioni staliniane, rimangono in allerta. Negli ultimi mesi, i loro rappresentanti hanno parlato di una vera e propria campagna di persecuzione, fatta non solo di perquisizioni e intimidazioni, ma anche di rapimenti e aggressioni fisiche.

I primi di ottobre è stato trovato morto in un sanatorio abbandonato a Evpatoria un 25enne tataro che era scomparso in circostanze misteriose il 29 settembre. Uno dei leader storici dei tatari di Crimea, l'ex capo del Majlis Mustafa Zhemilev, ha denunciato davanti all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa a Strasburgo la scomparsa di 18 tatari "da quando la penisola si è unita alla Russia".




La maggioranza dei musulmani in Ucraina sono di etnia tatara di Crimea e vivono nella penisola di Crimea. Secondo la Amministrazione Spirituale dei Musulmani di Ucraina ve ne sono un numero imprecisato che va da 800.000 a 2 milioni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Islam_in_Ucraina
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » lun gen 24, 2022 11:14 pm

I burattini del Cremlino nel mondo - Aggressione ibrida lunga sette anni

Sette anni fa, il 20 febbraio 2014, il mondo assistette a un processo di disprezzo sfacciato e senza scrupoli per il diritto internazionale da parte della Federazione Russa.
Per la prima volta, dalla firma della Carta delle Nazioni Unite nel 1945, lo Stato, che è anche membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha invaso illegalmente il territorio di uno Stato sovrano, l'Ucraina, e tenta di renderlo oggetto della sua occupazione.
Con una decisione militare e politica, la Russia ha ignorato:
i principi di diritto internazionale relativi alle relazioni amichevoli ed alla cooperazione fra gli Stati in conformità con la Carta delle Nazioni Unite;
le disposizioni dell'Atto finale di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa del 1975;
la Carta del Consiglio d'Europa;
il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato tra la Federazione Russa e l'Ucraina del 1997;
nonché molti altri trattati e accordi.
Inoltre, lo Stato occupante è di fatto il garante dell'inviolabilità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina ai sensi del memorandum di Budapest del 1994, in base al quale l'Ucraina ha rinunciato al potenziale missilistico nucleare che risultava il terzo al mondo.

L'occupazione illegale fu effettuata su ordine di Putin attraverso un intervento militare aperto e il trasferimento di truppe nel territorio della Repubblica Autonoma Ucraina di Crimea iniziò molto prima del 22 febbraio 2014, cioè antecedente della fuga dal paese del ex presidente Yanukovych, il quale fu incapace di far fronte ai suoi doveri di garante della Costituzione.

Il fatto dell'aggressione militare pianificata in Crimea fu confermato dallo stesso Putin nella sua intervista al canale tv Russia-1 nel marzo 2015, nominando la data del 23 febbraio 2014, dopo aver dimenticato che la data incisa sulla medaglia "per il ritorno della Crimea", quindi, l'aggressione militare, era il 20 febbraio 2014.

Nonostante che le truppe di occupanti russe siano talvolta indicate dai mass-media come "omini verdi", nascondendosi dietro le spalle delle donne, l'intero mondo civilizzato immagina chiaramente che nel sequestro delle istituzioni statali dell'Ucraina e nell'occupazione della Crimea abbiano preso direttamente parte le unità militari di intelligence, di forze speciali, le truppe aviotrasportate, marines, le divisioni motorizzate, carrozzate e di artiglieria dei distretti militari occidentali, meridionali, sud-orientali, centrali ed orientali, ed anche la flotta del Mar Nero della Federazione Russa. Il numero totale delle truppe di occupanti era di oltre 30mila militari. Nel corso dell'invasione illegale, quattro persone furono uccise: due membri delle forze armate ucraine e due civili, due soldati sono rimasti feriti, due civili risultarono dispersi.

Dopo meno di un mese, il 16 marzo 2014, queste stesse truppe assicurarono la cosiddetta libera espressione della volontà degli abitanti della Crimea, nonché la falsificazione dei suoi risultati.

Praticamente, con il fatto che la popolazione filo-ucraina e quella nativa della Crimea, i tatari di Crimea, ignorarono lo svolgimento del cosiddetto referendum, quindi nell’espressione della volontà illegale parteciparono non più del 30 per cento della popolazione della penisola.
Successivamente, lo stesso Vladimir Putin nella sua intervista al corrispondente Jonathan Lemire da Associated Press ammette una violazione della legge dell'Ucraina sovrana, affermando che il "referendum" fu pianificato e portato avanti dalla Federazione Russa.

Tali azioni portarono a una reazione inevitabile della comunità internazionale, introducendo sanzioni internazionali contro la Russia.
Il 27 marzo 2014, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione (A/RES/68/262 sull'integrità territoriale dell'Ucraina), negando la forza giuridica del referendum sulla secessione dall'Ucraina, tenutosi in Crimea il 16 marzo, e condannando la successiva annessione illegale della penisola da parte della Russia. La decisione corrispondente è stata sostenuta da 100 Stati membri delle Nazioni Unite e le azioni aggressive della Russia sono state sostenute solo da 10 paesi.
Il 9 aprile 2014, l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) approvò la risoluzione N1988 "Eventi recenti in Ucraina: minacce al funzionamento delle istituzioni democratiche", che condannò fermamente l'uso delle forze armate russe in Ucraina, l'aggressione militare russa e il successivo tentativo di legalizzare l'annessione della Crimea, nonché il fatto di un'apparente violazione del diritto internazionale.
Con lo scopo di distogliere l'attenzione della comunità internazionale, la Russia ha pianificato e condotto un'invasione militare aperta nell'Ucraina, finanziando e fornendo armi e personale a gruppi armati illegali nel territorio temporaneamente occupato delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk.
In conseguenza, bisognerebbe constatare che l'8 novembre 2019 la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite all'Aia ha riconosciuto la violazione da parte di Mosca delle Convenzioni delle Nazioni Unite sulla lotta al finanziamento del terrorismo.
Al giorno di oggi, il territorio della Crimea con aiuti attivi della Russia si trasforma in una base militare, che rappresenta una minaccia per altri paesi del bacino del Mar Nero, membri della NATO, nonché per i paesi che hanno scelto la strada per l'integrazione euroatlantica. Dal 2014, il numero di truppe russe in Crimea è aumentato di 2,5 volte, cioè fino a 33.000 persone. Unità di bombardieri e caccia, sistemi missilistici antiaerei S-400, sistemi antimissili Bal e Bastion sono stati ridistribuiti nel territorio della penisola.
Il 7 dicembre 2019, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione "Il problema della militarizzazione della Repubblica Autonoma di Crimea e della città di Sebastopoli, Ucraina, nonché di parti del Mar Nero e dell'Azov" invitando la Russia a ritirare le sue truppe dalla Crimea annessa e fermare l'occupazione temporanea del territorio di Ucraina.
Inoltre, la Russia sta intenzionalmente adottando misure per cambiare la composizione etno-nazionale della Crimea, abitandola attivamente da cittadini russi. Allo stesso tempo, le istituzioni internazionali e le organizzazioni legali registrano violazioni sistematiche dei diritti e delle libertà degli ucraini e dei tatari di Crimea, lo stato di un’imminente catastrofe ambientale causata dalla siccità e dai cambiamenti nell’ecosistema della regione dei mari Azov e Nero, anche a causa della costruzione e funzionamento del ponte sul canale di Kerch. E per tutto questo, la Russia ha la sua responsabilità come Stato occupante.
Solo una posizione consolidata e attiva della comunità mondiale, dei singoli Stati e delle organizzazioni internazionali, il rafforzamento della politica delle sanzioni internazionali e dell'isolamento della Russia possono portare a far ragionare il paese aggressore e impedire la trasformazione dello scontro armato ucraino-russo nel centro dell'Europa in un nuovo conflitto mondiale su vasta scala.
Unità militari della Federazione Russa, che furono direttamente coinvolte nell'invasione armata della Crimea.
382º Battaglione autonomo di Fanteria Navale, Flotta Mar Nero Federazione Russa (unità militare 45765)
727° Battaglione autonomo di Fanteria Navale, Flotta Caspica Federazione Russa (unità militare 20264)
205° Squadra Comando Flotta Ausiliaria, Flotta Mar Nero, Federazione Russa (unità militare 43535)
7057° Base Aerea dell’Aviazione di Marina, Flotta Mar Nero, Federazione Russa (unità militare 49311)
68° Brigata Navi Difesa Costiera (unità militare 26977)
11° Brigata Antisommergibile (unità militare 42948)
519° Divisione autonoma di Navi da Ricognizione (unità militare 53189)
41° Brigata Navi Missilistiche (unità militare 72165)
197° Brigata navi d'Assalto Anfibie (unità militare 72136)
184° Brigata Difesa Costiera, con base a Novorossijsk (unità militare 90921)
758° Centro Logistico (unità militare 63876)
15° Brigata autonoma Missili Costieri e Artiglieria (unità militare 80365)
34° Brigata di Comando della 58° Unità Distretto Militare Meridionale (unità militare 29202)
15° Brigata autonoma Fucilieri Motorizzati (unità militare 90600)
7° Brigata autonoma Carri Armati (unità militare 89547)
2° Brigata autonoma Forze Speciali GRU delle Forze Armate Federazione Russa (unità militare 64044)
18° Brigata i autonoma Fucilieri Motorizzati (unità militare 27777)
66° Brigata di Comando (unità militare 41600)
10° Brigata autonoma Forze Speciali (unità militare 51532)
19° Brigata autonoma Fucilieri Motorizzati (unità militare 20634)
7º Divisione d’Assalto Aviotrasportata delle Guardie (unità militare 61765) 108º Reggimento (unità militare 42091), 247º Reggimento (unità militare 54801)
16° Brigata Forze Speciali (unità militare 54607)
21° Brigata autonoma Fucilieri Motorizzati (unità militare 12128)
76º Divisione d’Assalto Aviotrasportata delle Guardie (unità militare 07264) 104º Reggimento Paracadutisti (unità militare 32515), 234º Reggimento Paracadutisti (unità militare 74268)
99° Brigata autonoma Logistica (unità militare 72153)
32° Brigata autonoma Fucilieri Motorizzati (unità militare 22316)
31° Brigata autonoma d'Assalto Aviotrasportata delle Guardie (unità militare 73612)
136º Brigata autonoma Fucilieri Motorizzati (unità militare 63354)
34° Brigata autonoma Fucilieri Motorizzati (unità militare 01485)
74º Brigata autonoma Fucilieri Motorizzati (unità militare 21005)
810° Brigata autonoma Fanteria Navale (unità militare 13140)
7° Base Militare (unità militare 09332)
291° Brigata Artiglieria (unità militare 64670)
346° Brigata autonoma Forze Speciali (unità militare 31681)
22° Brigata autonoma Forze Speciali (unità militare 11659).
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » lun gen 24, 2022 11:14 pm

Ucraina e Nato alla Russia: "Ritiri le sue truppe". Mosca: "Pronti a tutto per proteggere i nostri cittadini"
Il presidente ucraino Volodimir Zelenskyj
Il ministro degli Esteri di Kiev a colloquio a Bruxells dal segretario generale della Nato. La Russia alla Cnn: "Foto fake su presenza militare russa alla stazione"
13 Aprile, 2021

https://www.repubblica.it/esteri/2021/0 ... 79195/amp/


BRUXELLES - Dichiarazioni incandescenti tra Ucraina, a fianco della Nato, e Mosca per la presenza russa al confine orientale. "Negli ultimi giorni la Russia ha movimentato migliaia di soldati pronti al combattimento lungo i confini con l'Ucraina. Si tratta della più grande mobilitazione di uomini al confine dall'annessione illegale della Crimea nel 2014", ha detto il segretario generale Nato Jens Stoltenberg, in conferenza stampa congiunta a Bruxelles con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. "Si tratta di un comportamento ingiustificato, inspiegabile e profondamente preoccupante. La Russia fermi le sue provocazioni e proceda con la de-escalation immediatamente. Mosca deve rispettare i suoi impegni internazionali".

"Se la Russia agirà contro di noi pagherà un prezzo caro", ha fatto seguito il ministro degli Esteri ucraino Kuleba. "Non vogliamo la guerra con la Russia e cerchiamo di risolvere il conflitto in modo diplomatico".

La Russia da parte sua ha accusato la Nato di aver trasformato l'Ucraina in una "polveriera" in risposta all'allarme occidentale sulle truppe ammassate da Mosca al confine orientale di Kiev. "Gli Stati Uniti e altri Paesi della Nato stanno deliberatamente trasformando l'Ucraina in una polveriera", ha dichiarato il viceministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, sottolineando che l'Ucraina sta ricevendo sempre più armi dall'Occidente. "Queste forniture sono continuate e il volume di questo sostegno è cresciuto", ha affermato il viceministro.

"Nel caso di un'escalation militare in Ucraina, la Russia è pronta a fare tutto il necessario per proteggere i suoi concittadini nelle regioni separatiste del Donbass", ha detto Ryabkov."Qualora dovesse verificarsi un'escalation, ovviamente faremo tutto il possibile per assicurare in modo efficace la nostra sicurezza e quella dei nostri cittadini ovunque essi siano".

In un post su Facebook la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha incolpato la Cnn di trasmettere foto false. "Ha diffuso immagini di carri armati ucraini in una stazione ferroviaria ucraina come se fossero mezzi russi che si preparano ad un attacco". La funzionaria russa ha postato immagini riprese dal media statunitense in cui un convoglio che trasporta carri armati attraversa una stazione ferroviaria sullo sfondo di un treno passeggeri che porta i colori ucraini. Zakharova ha esortato la redazione moscovita dell'emittente a verificare in modo più accurato le fonti, "e a farsi distrarsi di meno dalla vita sociale russa".



La crisi ucraina provoca nuove tensioni tra Russia e NATO
Analisi Difesa
13 aprile 2021

https://www.analisidifesa.it/2021/04/la ... ia-e-nato/


Gli Stati Uniti invieranno in questi giorni attraverso il Bosforo due navi militari nel mar Nero, dove resteranno fino al 4 maggio. Lo hanno riferito il 9 aprile fonti del ministero degli Esteri turco, spiegando di aver ricevuto da Washington una notifica diplomatica al riguardo, come previsto dalla Convenzione di Montreux per il passaggio di navi militari attraverso lo stretto del Bosforo.

Una decisione che innalzerà la tensione con la Russia dopo i timori espressi da Mosca per l’aumento delle attività militari navali nel Mar Nero delle forze di alcuni stati della NATO non rivieraschi.

“Siamo preoccupati di aver osservato un aumento delle attività degli stati non costieri nel Mar Nero; il numero d’ingressi dei Paesi della Nato e la durata della presenza delle navi da guerra è aumentata”, ha detto il vice ministro degli Esteri russo Alexander Grushko.

Le tensioni navali nel Mar Nero si inseriscono nella nuova progressiva escalation della crisi tra l’Ucraina e le provina di Donbass e Lugansk controllate dalle milizie filo russe. Ieri l’esercito ucraino ha riferito che un soldato è stato ucciso e un altro è rimasto gravemente ferito dal fuoco di artiglieria dei ribelli separatisti sostenuti dalla Russia nell’est del Paese..

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato nei giorni scorsi il fronte del Donbass ipotizzando in un discorso alle truppe che l’adesione dell’Ucraina alla NATO potrebbe aiutare a porre fine al conflitto nella regione. “Contrariamente alle aspettative di Kiev, la potenziale adesione alla Nato non solo non porterà la pace in Ucraina ma, al contrario, porterà a un aumento su larga scala delle tensioni nel sud-est, causando forse conseguenze irreversibili per la tenuta dello Stato ucraino” ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Nel 2008 al vertice della Nato a Bucarest venne annunciato che Ucraina e Georgia diventeranno membri dell’Alleanza senza però fissare una data. L’adesione dovrà però avvenire col consenso di tutti i membri della NATO anche se la cooperazione militare tra le due repubbliche ex sovietiche l’’Alleanza Atlantica è in atto da tempo.

Anche una delegazione americana guidata dall’addetto militare all’ambasciata Usa a Kiev, colonnello Brittany Stewart, ha visitato nei giorni scorsi le postazioni ucraine nel Donbass. Il 25 marzo scorso la nave statunitense Ocean Glory aveva consegnato 350 tonnellate di attrezzature militari e 35 veicoli 4×4 Humvee alle forze armate ucraine nel porto di Odessa.

Il Cremlino non esclude il rischio di una ripresa delle ostilità. “Siamo davanti ad atti provocatori lungo la linea di contatto. Sono le forze armate dell’Ucraina che hanno intrapreso un percorso verso l’escalation di questi atti provocatori, e stanno continuando questa politica. Queste provocazioni tendono a intensificarsi. Tutto questo sta creando una potenziale minaccia per la ripresa di una guerra civile in Ucraina” ha detto il 9 aprile portavoce presidenziale Dmitry Peskov, citato dall’agenzia di stampa Interfax.

Nonostante gli scontri registratisi lungo la linea di contatto delle opposte forze nel Donbass, il governo di Kiev ha però escluso qualunque ipotesi di offensiva militare contro i separatisti filorussi.

“La liberazione dei territori occupati con la forza porterebbe inevitabilmente alla morte di un gran numero di civili e di perdite fra i militari, cosa che è inaccettabile per l’Ucraina”, ha dichiarato il comandante delle forze armate ucraine, generale Ruslan Khomtchak.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha negato ieri l’eventualità di una guerra con l’Ucraina ma ha dichiarato che la Russia non resterà passiva rispetto alla sorte dei cittadini di etnia russa che vivono nel sudest del paaese. “Certamente nessuno ha intenzione di muovere guerra e nessuno accetta questa eventualità”, ha detto Psekov a Rossiya 1. “E nessuno accetterà la possibilità di una guerra civile in Ucraina”, ha aggiunto sottolineando che la Russia non ha mai preso parte negli eventi nel Donbass ma “non resterà indifferente sul destino dei russofoni che vivono nella regione”.

Circa i timori suscitati dalle grandi manovre in atto in Russia ai confini con l’Ucraina il portavoce Peskov ha ribadito che “siamo liberi di spostare le nostre forze armate, qualsiasi unità sul territorio della Russia a nostra discrezione”. La cancelliera tedesca Angela Merkel aveva chiesto a Putin “la riduzione” delle truppe russe nei pressi dei confini con l’Ucraina.

Spostamenti di truppe e movimenti militari russi sono stati rilevati anche in Crimea e in Transnistria, regione separatista della Moldova orientale ai confini occidentali dell’Ucraina e controllata militarmente dai russi che vi mantengono ufficialmente poco meno di 2mila militari.

Gli Stati Uniti hanno ”reali preoccupazioni” per il grande dispiegamento di forze russe al confine con l’Ucraina, ha dichiarato il segretario di Stato americano Anthony Blinken, intervistato dalla Nbc, avvertendo che ”ci sono più forze russe ammassate sui quei confini rispetto a qualunque altro momento nel 2014, quando la Russia ha invaso per la prima volta.

Blinkenh ha aggiunto che il presidente Joe Biden ”è stato molto chiaro su questo punto: se la Russia dovesse agire in modo sconsiderato o aggressivo, ci saranno dei costi e delle conseguenze”.

Nella crisi si inserisce anche l’accordo di cooperazione militare siglato il 10 aprile a Istanbul da Zelensky e dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan che potrebbe fornire armamenti all’esercito di Kiev inclusi droni armati. “La nostra cooperazione nel settore della Difesa in nessun modo può essere vista come un’iniziativa mirata contro Stati terzi” ha detto Erdogan all’agenzia di stampa russa TASS.



Usa-Russia al vertice della tensione: Biden telefona a Putin e si affida al "dittatore" Erdogan
Federico Punzi
14 Apr 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... e-erdogan/

Giornata caldissima, e interessante, quella di ieri sia sul fronte russo che sul fronte iraniano. I ribaltamenti di politica estera dell’amministrazione Biden rispetto a Trump stanno producendo i loro primi effetti (vedremo se stabilizzanti o destabilizzanti) in diverse aree. Per quanto riguarda il primo, la tensione stava crescendo da qualche settimana – più o meno dalla infelice uscita del presidente Biden che in una intervista aveva con leggerezza definito Putin “un assassino” – accumulandosi sulla irrisolta crisi ucraina.

Reciproche le accuse di dispiegamenti di truppe e provocazioni: da una parte migliaia di soldati russi concentrati nei pressi del Donbass, la regione contesa dell’Ucraina, dall’altra navi da guerra Usa in rotta verso il Mar Nero e movimenti di assetti militari Nato; il portavoce del Cremlino che parla della possibilità di un conflitto su “vasta scala”; Putin che accusa Kiev di “provocazioni pericolose” e avverte Ankara di non intromettersi; i ministri degli esteri del G7 che esortano Mosca a “cessare le sue provocazioni e ridurre le tensioni in linea con i suoi obblighi internazionali”.

Ieri il botta e risposta Nato-Mosca. “Il considerevole concentramento militare della Russia” ai confini con l’Ucraina è “ingiustificato, inspiegabile e profondamente preoccupante”, ha denunciato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dichiarando che “la Russia deve porvi fine, fermare le sue provocazioni e ridurre immediatamente l’escalation”.

Il ministro della difesa russo Sergey Shoigu ha accusato Usa e Nato di formare raggruppamenti navali e terrestri vicino ai confini con la Russia (“40.000 soldati e 15.000 mezzi bellici, compresi aerei strategici”), avvertendo che Mosca sta adottando delle misure per far fronte alle “minacce” dell’Alleanza e “nell’arco di tre settimane” ha schierato “due armate e tre divisioni di truppe aviotrasportate” presso i suoi confini occidentali e “nelle aree delle esercitazioni”.

Nel frattempo, il segretario di Stato Usa Anthony Blinken è tornato di nuovo a Bruxelles, dove ieri ha incontrato il ministro degli esteri ucraino Kuleba, al quale ha ribadito “il pieno sostegno” di Washington di fronte alla “continua aggressività” di Mosca, mentre oggi prenderà parte, insieme al segretario alla difesa Austin, al vertice dei ministri degli esteri e della difesa dell’Alleanza. Temi al centro della discussione, ovviamente la crisi ucraina, con la rinnovata aggressività russa, ma anche Afghanistan e Iran.

Nel pomeriggio di ieri, la telefonata Biden-Putin pare se non altro aver alleggerito la tensione. Troppo presto per parlare di distensione, ma i due presidenti sono tornati a parlarsi dopo settimane di gelo.

Due note distinte su quello che si sono detti. Il presidente americano, fa sapere la Casa Bianca, ha sottolineato “l’incrollabile impegno degli Usa per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”, espresso “preoccupazione per l’improvviso rafforzamento militare russo nella Crimea occupata e ai confini con l’Ucraina” e chiesto a Mosca di “allentare le tensioni”.

Più generico il resoconto della telefonata da parte russa: da entrambe le parti “è stata espressa la volontà di proseguire il dialogo nei settori più importanti per la sicurezza mondiale: il che risponderebbe agli interessi non solo della Russia e degli Usa, ma di tutta la comunità internazionale”. “Inoltre – riferisce il Cremlino – Biden ha espresso interesse a normalizzare lo stato dei rapporti bilaterali, a costruire una relazione stabile e prevedibile su questioni rilevanti come la stabilità strategica e il controllo degli armamenti, il programma nucleare iraniano, la situazione in Afghanistan e il cambiamento climatico globale”.

Ma la novità, riferita da Washington, è che Biden ha proposto a Putin “un incontro in un Paese terzo nei prossimi mesi”. E nella serata di ieri Putin ha parlato con il presidente della Finlandia: l’incontro con Biden potrebbe tenersi ad Helsinki, come avvenne con Trump nel 2018.

Non crediamo sia un caso che in concomitanza con la telefonata Biden-Putin siano giunte due notizie proprio su uno dei dossier trattati nel loro colloquio: l’Afghanistan.

Il presidente Biden dovrebbe annunciare a breve, forse oggi, secondo quanto riporta il Washington Post, il ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan entro il prossimo 11 settembre, a vent’anni esatti dall’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono.

Inoltre, il Ministero degli esteri turco ha reso noto che l’annunciata conferenza internazionale sull’Afghanistan per arrivare ad un accordo di pace tra il governo di Kabul e i Talebani si terrà a Istanbul dal 24 aprile al 4 maggio. La conferenza sara organizzata dalla Turchia insieme al Qatar e, sotto l’egida dell’Onu, avrà come obiettivo quello di “accelerare e coadiuvare i negoziati intra-afghani di Doha per il raggiungimento di una soluzione politica giusta e duratura”.

Difficile che le due notizie non siano collegate tra di loro e crediamo che su questo versante la telefonata Biden-Putin abbia smosso qualcosa. L’annuncio del ritiro americano dall’Afghanistan non può non essere apprezzato a Mosca, che potrebbe ricambiare con la de-escalation ai confini con l’Ucraina. E difficilmente la conferenza sull’Afghanistan potrebbe avere successo senza l’impegno sia russo che americano.

Val la pena qui sottolineare la centralità turca in entrambi i dossier.

Se la chiusura dei voli decisa da Mosca da e per la Turchia suona come una punizione per il pieno sostegno offerto da Ankara a Kiev, Erdogan sembra tutt’altro che isolato dall’Occidente. A dispetto delle analisi secondo cui nel definirlo un “dittatore” il premier italiano Draghi avrebbe voluto allinearsi ad un presunto nuovo corso, inaugurato da Washington, ostile nei confronti del presidente turco, pare invece che l’amministrazione Biden abbia tutta l’intenzione di “recuperare” Ankara e abbia affidato al “dittatore” Erdogan sia il compito di favorire una soluzione politica definitiva in Afghanistan – dalla quale dipendono le chance di mantenere l’impegno a ritirare le truppe Usa – sia una concreta funzione anti-russa. A cominciare dalla difesa dell’Ucraina, come dimostrano l’incontro del 10 aprile ad Ankara tra il presidente turco e quello ucraino Zelensky, concluso con una inequivocabile dichiarazione congiunta di 20 punti, e la cooperazione militare tra i due Paesi.

Segno che per quanto vi siano diversità di vedute e di valori, per quanto Erdogan sia poco amato per il suo autoritarismo e la sua spregiudicatezza, a Washington non sottovalutano il ruolo che può giocare per gli interessi americani e occidentali quello che resta pur sempre un alleato Nato.

Alle prese con una grave crisi interna, economica e politica, Erdogan ha astutamente deciso di giocare nel campo dell’Occidente in due crisi di primario interesse per gli Stati Uniti, quella ucraina e quella afghana.

Inoltre, il progetto Kanal Istanbul, fortemente voluto dal presidente turco, e criticato perché metterebbe in discussione la Convenzione di Montreux (1936) che regola i passaggi negli stretti dei Dardanelli e del Bosforo e nel Mar di Marmara, farebbe invece molto comodo agli Stati Uniti, le cui navi potrebbero posizionarsi più a lungo di quanto oggi consentito non essendo Paese rivierasco.

Anche se fatichiamo a comprenderlo e ad agire di conseguenza, la Turchia è chiaramente un nostro rivale, la politica neo-ottomana di Erdogan è in netto contrasto con gli interessi italiani in Libia, nel Mediterraneo e nei Balcani, ma è purtroppo una sfida che dovremo affrontare in gran parte da soli. Molto difficile che a Washington siano disposti ad introdurre un nuovo motivo di dissidio nei rapporti con Ankara, così fondamentale nel contenere Russia e Cina e nel chiudere la partita afghana, per farci riconsegnare la Tripolitania. Gli americani non verranno a salvare i nostri interessi in Libia e non li convincerà del contrario definire Erdogan un “dittatore”. Al massimo, potranno darci una mano a difendere qualche posizione non ancora perduta. L’opportunità di un mandato Usa in Libia l’abbiamo sprecata anni fa.

Interessanti sviluppi ieri anche sul dossier iraniano. Se l’amministrazione Trump era riuscita ad esercitare la “massima pressione” su Teheran, mettendo alle corde sia economicamente, sia dal punto di vista diplomatico che militare il regime iraniano, fino all’uccisione di Soleimani, ora sembra che Teheran stia riuscendo a mettere sotto pressione l’amministrazione Biden. D’altra parte, non trova solo la Russia al suo fianco nel chiedere che Washington torni nell’accordo sul nucleare, ma anche gli Stati europei firmatari – Francia, Germania e Regno Unito.

Dopo l’attacco al sito nucleare di Natanz – un’operazione di sabotaggio di possibile matrice israeliana – gli iraniani hanno annunciato l’avvio proprio in quell’impianto dell’arricchimento dell’uranio al 60 per cento, in violazione dell’accordo del 2015 (Jcpoa). Probabilmente un bluff, ma una dimostrazione di forza per rispondere allo smacco subito e una forma di pressione sui colloqui di Vienna per il ritorno degli Stati Uniti nel Jcpoa. L’annuncio è arrivato proprio dal capo negoziatore iraniano, il viceministro degli esteri Abbas Araghchi. Sabato scorso inoltre Teheran aveva annunciato l’avvio di mille nuove centrifughe IR-6 e la sperimentazione di centrifughe IR-9 nell’impianto di Natanz.

“Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden deve scegliere tra l’accordo nucleare concluso dall’ex presidente Obama nel 2015 o il fallimentare terrorismo economico dell’ex presidente Donald Trump”, ha rilanciato il ministro degli esteri Zarif. L’unico modo per evitare l’escalation è la rimozione di tutte le sanzioni americane, avvertono Teheran e Mosca, quindi il ritorno incondizionato degli Usa nell’accordo.

Gli Usa restano impegnati nei negoziati sul nucleare iraniano nonostante la dichiarazione “provocatoria” di Teheran: “Siamo certamente preoccupati per questi annunci provocatori”, ha spiegato ai giornalisti la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. “Ma crediamo che la via diplomatica sia l’unica strada da seguire e che avere una discussione, anche indiretta, sia il modo migliore per arrivare a una risoluzione”.

Sembra una questione di quando e di come il ritorno degli Stati Uniti nell’accordo, non di se. Questo gli iraniani l’hanno capito e se ne stanno avvantaggiando. A conferma del ribaltamento della politica mediorientale del presidente Trump, l’amministrazione Biden sta tornando sui passi di Obama: predilige l’intesa con l’Iran, e rivolgersi all’islam politico di Turchia e Qatar, allontanandosi da Israele e Arabia Saudita, che pure hanno dato vita ad uno storico processo di pace con gli Accordi di Abramo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » lun gen 24, 2022 11:15 pm

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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » lun gen 24, 2022 11:15 pm

Ucraina, la Nato invia navi e aerei in Europa dell’est. Il Pentagono mette in ‘stato di allerta’ 8.500 soldati. Via il personale Usa e inglese
24 gennaio 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... e/6466192/

Più passa il tempo senza che una delle parti ammorbidisca le proprie posizioni, più il rischio di un’escalation militare aumenta. La Russia continua a chiedere il ritiro delle truppe Nato da Romania e Bulgaria, intimando il blocco Atlantico di frenare la propria ‘avanzata’ versoEst con il possibile inglobamento dell’Ucraina.
Gli Stati Uniti cercano la strada giusta per arrivare a una soluzione diplomatica, ma intanto inviano armi a Kiev, preoccupati da un passo in avanti improvviso di Mosca, e preparano le risposte scritte alle richieste avanzate dal Cremlino dopo l’incontro di pochi giorni fa tra il segretario di Stato, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov.

E anche la Nato non sembra voler compiere passi indietro e sta “inviando navi e caccia in Europa dell’est per rinforzare la nostra capacità di deterrenza e difesa, mentre la Russia continua ad aumentare la propria presenza militare dentro e fuori dall’Ucraina”, si legge in una nota del Patto Atlantico.
Anche gli Stati Uniti stanno valutando l’invio di navi e aerei nei paesi Baltici e dell’est Europa membri della Nato, secondo quanto scrive il New York Times. Non solo: in serata il Pentagono ha annunciato di aver messo 8.500 soldati in stato di allerta. “È molto chiaro che i russi non hanno alcuna intenzione ora di ridurre le tensioni”, ha detto il portavoce John Kirby. Mentre l’Irlanda denuncia l’intenzione della Russia di “effettuare esercitazioni militari a circa 240 chilometri dalla nostra costa sudoccidentale. Sono acque internazionali, ma anche parte della zona economica esclusiva dell’Irlanda”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Simon Coveney. Mosse, quelle dei Paesi dell’Alleanza, alle quali il Cremlino risponde accusando la Nato di “esacerbare” le tensioni.

A confermare i timori per il degenerare della situazione sicurezza in Ucraina arriva anche la decisione, anticipata nei giorni scorsi, di evacuare le famiglie dei diplomatici americani dal territorio ucraino e di ridurre all’essenziale la presenza di personale nella sede della capitale, con Washington che ha emesso anche uno sconsiglio di viaggio a tutti i suoi cittadini in Russia. Stessa mossa, quest’ultima, compiuta dalla Francia ma relativa all’Ucraina. Anche la Gran Bretagna sta evacuando metà del suo personale nelle sedi diplomatiche della capitale. Una mossa, quella di Washington e Londra, che da Kiev considerano “prematura” ed “eccessiva: “Con tutto il rispetto del diritto degli Stati stranieri di garantire la sicurezza delle loro missioni diplomatiche, noi consideriamo questa misura come prematura ed eccessiva”, ha dichiarato in una nota il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko.

In mezzo ai due fuochi, attore interessato dall’evolversi della crisi è senza dubbio l’Europa che teme l’aggravarsi della situazione sicurezza nei suoi confini ad est e le ripercussioni economiche che ne possono derivare, una su tutti un nuovo aumento dei prezzi del gas, già alle stelle, visto che dipende per il 40% dalle forniture russe. Non a caso, oggi è in programma un vertice tra Blinken e i ministri degli Esteri dell’Unione europea per discutere delle eventuali sanzioni da emettere nei confronti di Mosca. Ma l’impressione è che da Washington non arriverà alcun passo in avanti di questo tipo senza una rottura degli equilibri da parte dell’avversario. Anche l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, ha fatto sapere che “sulle sanzioni vogliamo agire in forte coordinamento con i nostri partner: gli Usa, il Canada e il Regno Unito. Al momento stiamo continuando a costruire un forte pacchetto di sanzioni, ma nulla di concreto verrà approvato oggi“, ha spiegato aggiungendo che “il processo è in corso, sarà tutto pronto quando necessario, ma oggi non annunceremo nulla”. E a differenza degli Usa ritiene che “a meno che Blinken non abbia qualcosa da dirci di importante, il personale dell’Unione europea non ha in programma nessuna evacuazione dall’Ucraina”.

Dal canto suo, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’Ue ha varato un nuovo pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina “da 1,2 miliardi di euro“: “L’Ucraina è uno Stato libero e sovrano e l’Ue è al suo fianco ed è fermamente impegnata” alla soluzione della crisi, ha affermato. Il pacchetto di aiuti sarà composto da prestiti e sussidi e, nella sua prima tanche, sarà di 600 milioni di euro, ha spiegato von der Leyen ricordando che “l’Ue ha già fornito un’assistenza significativa (dal 2014 circa 17 miliardi di euro) all’Ucraina, sia a sostegno della resilienza del Paese che della sua modernizzazione, ma anche specificamente per combattere il Covid-19″. La Commissione, inoltre, quest’anno “procederà al quasi raddoppiamento della sua assistenza bilaterale in sussidi e saranno stanziati altri 120 milioni di euro”, ha concluso.

La situazione è per il momento cristallizzata: Washington si prepara a reagire di fronte a un’offensiva russa e fornirà risposte che siano più generiche possibili alle richieste di Lavrov, così da non prendere impegni troppo stringenti con Vladimir Putin, mentre Mosca rimane in attesa di rassicurazioni dalla Casa Bianca sulla presenza di truppe Nato a est. Una situazione che, nel bene e nel male, potrebbe sbloccarsi dopo l’incontro di domani, a Parigi, dei consiglieri politici di Francia, Germania, Ucraina e Russia, durante il quale si cercherà di riportare la discussione nel campo della diplomazia.

Obiettivo non semplice da raggiungere per diversi motivi: il primo, perché in Europa diversi Paesi godono di rapporti economici privilegiati con Mosca, la Germania in primis, ed hanno quindi molto di più da perdere rispetto a Washington da un’ipotetica escalation militare. Una posizione ben nota anche in Ucraina, tanto che il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, accusa Berlino di “tradimento” e “omissione di soccorso”, in un duro intervento pubblicato in esclusiva dalla Bild. “In Ucraina c’è un’enorme delusione per il fatto che la Germania tenga fede a Nord Stream 2 (il nuovo gasdotto che dalla Russia porta il gas di Mosca in Germania, ndr). E per il fatto che non ci consegni le armi e che in questo modo distolga anche Paesi come l’Estonia dal consegnarcene”. Da parte sua, Borrell assicura che “tutti i membri Ue sono partner affidabili, tutti i membri stanno dimostrando un’unità senza precedenti sulla situazione in Ucraina, con una forte coordinazione con gli Stati Uniti”.




Ucraina, il presidente Zelensky convoca una riunione urgente del Consiglio di sicurezza e difesa
RaiNews
24 gennaio 2022

https://www.rainews.it/articoli/2022/01 ... 50310.html

Sale la tensione sulla questione Ucraina: il presidente, Volodimir Zelensky, ha convocato una riunione urgente del Consiglio della Sicurezza e Difesa, "di fronte a minacce interne ed esterne". Dopo una giornata in un crescendo di tensione con dichiarazioni dei vertici della Nato, le amministrazioni europee ed americane, con la Russia. Mentre in borsa i mercati vanno profondo rosso nella prima seduta settimanale, per i timori di una escalation tra Russia ed Usa. Stasera il presidente Biden ha convocato un vertice in video conferenza dalla Casa bianca con i leader dei paesi europei, la presidente della Ue, Von Der Leyen, ed il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Mentre Mercoledì a Parigi, si terrà un incontro tra Francia, Germania, Russia e Ucraina a livello di consiglieri diplomatici, ed il presidente Macron, proporrà all'omologo russo Vladimir Putin un "percorso di de-escalation" sulla crisi ucraina in un colloquio "nei prossimi giorni".

Cnn: "Usa stanno scegliendo unità militari da inviare in Europa dell'est"

Secondo la all news statunitense, l'amministrazione Biden sarebbe "nella fase finale dell'identificazione delle unità militari da inviare in Europa orientale in funzione deterrente dell'escalation militare avviata dalla Russia, che sta ammassando truppe sul confine con l'Ucraina". La Cnn precisa che la decisione finale non è stata comunque presa dal presidente Biden, che ha discusso le opzioni dell'aumento della presenza militare americana nella regione, con i vertici militari durante il weekend a Camp David. Notizie confermate dal portavoce del Pentagono, John Kirby che ha annunciato che "gli Usa hanno messo 8.500 soldati in stato di allerta per la crisi", anche se "gli Stati Uniti non hanno ancora preso una decisione finale sul dispiegamento di truppe alla luce della minaccia russa all'Ucraina.


Nato: stiamo inviando navi e caccia in Europa dell'Est

Gli alleati della Nato stanno mettendo le forze in allerta e stanno inviando navi e caccia in Europa dell'Est, "per rinforzare la nostra capacità di deterrenza e difesa, mentre la Russia continua ad aumentare la propria presenza militare dentro e fuori dall'Ucraina". Lo ha sottolineato la Nato in una nota.

Nato, Stoltenberg: tutto il necessario per difendere gli Alleati

"Accolgo con favore gli alleati che contribuiscono con ulteriori forze alla Nato. La Nato continuerà ad adottare tutte le misure necessarie per proteggere e difendere tutti gli Alleati, anche rafforzando la parte orientale dell'Alleanza. Risponderemo sempre a qualsiasi deterioramento del nostro ambiente di sicurezza, anche rafforzando la nostra difesa collettiva", ha commentato il segretario generale Jens Stoltenberg.

In risposta "all'annessione illegale della Crimea da parte della Russia nel 2014", la Nato ha aumentato la sua presenza nella parte orientale dell'alleanza, anche con quattro gruppi tattici multinazionali in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, si legge sul sito dell'Alleanza. "Queste unità, guidate rispettivamente da Regno Unito, Canada, Germania e Stati Uniti, sono multinazionali e pronte al combattimento. La loro presenza chiarisce che un attacco a un alleato sarà considerato un attacco all'intera Alleanza".

Ma "lo spiegamento di più truppe Nato non deve essere considerato come una minaccia alla Russia, ma come una risposta proporzionata a quanto accade in Ucraina", ha aggiunto.


La risposta del Cremlino

Il Cremlino accusa la Nato di "esacerbare" le tensioni con il dispiegamento annunciato di nuove forze dell'Alleanza in Europa dell'est nel pieno della crisi sull'Ucraina. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che Washington e la Nato stanno aumentando le tensioni attraverso "annunci isterici" e "azioni concrete", aggiungendo che il rischio di un'offensiva delle truppe ucraine contro i separatisti filo-russi nell'est del Paese è "molto alto".


Biden chiama i leader europei, anche Draghi

Il presidente americano, Joe Biden, ha indetto una video conferenza con i leader europei, nell'ambito delle consultazioni con gli alleati e i partner transatlantici sulla crisi ucraina. Tra loro la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier italiano Mario Draghi, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il presidente polacco Andrzej Duda ed il premier britannico Boris Johnson. Lo rende noto la Casa Bianca. Biden terrà le consultazioni dalla Situation Room, la sala operativa nei sotterranei da dove la Casa Bianca dirige tutte le operazioni militari e di sicurezza più delicate. I colloqui cominceranno alle 15 locali, le 21 in Italia.

Gentiloni: fermare l'escalation

Preoccupazione per l'escalation di tensione crescente è stata espressa dal commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni: "Le sfere di influenza lasciamole agli archivi del Novecento", così Gentiloni in un post su twitter: "fermare l'escalation avviata dalla Russia in Ucraina. Diplomazia, per la sicurezza in Europa"



Perché l’invasione della Russia in Ucraina sarebbe il suicidio di Putin (e infatti non accadrà)
Fulvio Scaglione
24 gennaio 2022

https://www.fanpage.it/esteri/perche-li ... n-accadra/

Sono mesi, ormai, che non si parla d’altro: la prossima invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. Non c’è giornale anglosassone che non abbia pubblicato una cartina con le freccette a indicare le strade che saranno percorse dai reparti del Cremlino. Non c’è giornale latino che non abbia scritto un reportage strappalacrime sugli ucraini che si struggono aspettando l’invasore. Non passa giorno senza che il New York Times, che cita sempre e solo fonti anonime (comodo, eh?), non annunci che i servizi segreti Usa lo sanno per certo, la Russia attaccherà. C’è anche chi si è spinto a prevedere la data d’inizio della guerra, calcolando che con i terreni ghiacciati i carri armati si muovono meglio, e forse dimenticando che dopo i fanghi di primavera arriva l’asciutto dell’estate. Fino alle uscite davvero esilaranti, tipo quella dell’agenzia Bloomberg che, citando fonti diplomatiche cinesi (anche queste anonime, mica male) ha scritto che Xi Jinping avrebbe chiesto a Putin di fargli il favore di non invadere durante le Olimpiadi invernali di Pechino.

Vogliamo dirci, per una volta, ciò che sanno tutti ma proprio tutti? E cioè che questa storia dell’invasione russa è una grande grande bufala? Una bufala non priva di senso, ovvio. È dal 2014 che Russia e Ucraina, in un modo o nell’altro, sono in guerra. Agli americani, poi, conviene promuovere la storia dell’invasione. Intanto, raccontando al mondo che i russi voglio attaccare, demonizzano l’avversario, cosa che non va mai male. E quando sarà chiaro che l’invasione non c’è, potranno sempre dire di averla sventata con la loro ferma opposizione. Comunque vada, vincono la battaglia della propaganda. Ma sempre bufala è. E qui di seguito provo a mettere in fila tutte le assai evidenti ragioni per giudicarla tale.


Le forze

Si parla tanto delle truppe che i russi avrebbero accumulato presso il confine con l’Ucraina. Intanto, quel “presso” vuol dire circa 300 chilometri, ovvero 6-7 ore di marcia per la velocità media dei carri armati russi, non proprio una guerra lampo sotto l’occhio dei satelliti Usa. Ma non importa. I più pessimisti parlano di 100-130 mila soldati. Ma due settimane fa, Oleksy Danilov, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e di difesa dell’Ucraina, ha detto di non essere troppo preoccupato perché per un’invasione ci vorrebbero “quattro o cinque volte più truppe”. È chiaro che le forze armate della Russia sono molto superiori a quelle dell’Ucraina. Per restare ai soldati, più di un milione di uomini per la Russia contro 260 mila per l’Ucraina (comunque uno degli eserciti più grandi d’Europa). Ma gli ucraini combatterebbero in casa, per la patria, per difendere case e famiglie, i russi no. Inoltre, le forze armate ucraine negli ultimi anni sono state rifornite di armi da quasi tutti i molti Paesi che diffidano della Russia (gli Usa per primi, ovviamente), hanno fruito delle “lezioni” di istruttori militari inglesi e americani, e sono affiancate da una milizia territoriale forte di 130 mila uomini.


Le dimensioni

Chi parla di invasione forse non ha idea di quanto sia grande l’Ucraina. Due volte l’Italia, con 45 milioni di abitanti. Occupare un Paese di quelle dimensioni, contro forze ostili come quelle descritte sopra, è di fatto impossibile. Le lezioni subite dagli anglo-americani in Iraq e da mezzo mondo in Afghanistan sono state già dimenticate? Altro argomento: già nel 2015, un anno dopo la riannessione, il costo della Crimea per la Russia era valutato in circa 8 miliardi di dollari. Spese che sono ovviamente cresciute, da allora. Quel che pochi sanno, però, è che il Governo russo, proprio per affrontare le “spese da Crimea”, ha dovuto attingere alla quota di contributi pensionistici (6% sul 16% totale) che i datori di lavoro versano a fondi privati. Nell’onda di entusiasmo nazionalistico di allora nessuno ci fece troppo caso ma in seguito quel “prelievo”, accoppiato alla riforma delle pensioni del 2018 (si va in pensione 5 anni più tardi), ha generato un’insoddisfazione che ha mandato segnali precisi verso il Cremlino. In conclusione, la Russia, che ha un Pil più o meno pari a quello dell’Italia, non avrebbe i quattrini per permettersi di invadere e occupare (altrimenti perché invadere?) l’Ucraina. Il tutto senza nemmeno contare le spese militari e, soprattutto, i, prezzo che la Russia dovrebbe pagare per la reazione internazionale: sanzioni, difficoltà sui mercati, fuga dei capitali dal Paese che già nel 2021 ha fatto segnare la cifra record di 72 miliardi di dollari.


I russi

È assai curioso che si parli così spesso dell’invasione prossima ventura senza mai considerare il parere dei russi. Tutti i sondaggi più credibili confermano che i russi, pur convinti che la colpa sia in gran parte degli americani, la guerra non la vogliono, men che meno in quell’Ucraina che, quando va bene, considerano un Paese fratello e quando va male una dependance della Russia. Il tutto in una situazione sociale che, come dicevo sopra, è di generale insoddisfazione. Il 2021 è stato segnato da un netto aumento del costo della vita (automobili più 20%, affitti intorno a un più 30%, generi alimentari più 10%) e, se guardiamo più in prospettiva, notiamo che la popolarità di Putin è calata, il gradimento di Russia Unita, il partito “presidenziale”, è precipitato e alle ultime elezioni politiche sono state fatte acrobazie incredibili per conservargli la maggioranza assoluta. È facile immaginare che cosa succederebbe nel momento in cui cominciassero a tornare in Russia le bare dei soldati morti per invadere l’Ucraina. Sarebbe la fine politica di Vladimir Putin e dell’intero sistema di potere che intorno a lui si è consolidato.

Putin, appunto. Del leader russo si è detto e si dice di tutto. Nessuno, però, ha mai detto che sia scemo. Perché, quindi, dovrebbe lanciarsi in un’impresa di cui non si vedono i vantaggi e da cui, in sostanza, avrebbe solo da perdere? Molti rispondono: troppo razionale, le guerre scoppiano anche per una decisione sbagliata, una scelta improvvisa, addirittura un caso. Sì, nei secoli scorsi. Ma non siamo più ai tempi di Francesco Ferdinando e dell’attentato di Sarajevo che fece partire la prima guerra mondiale. Quante guerre, negli ultimi decenni, sono scoppiate per caso? E quella tra Russia e Ucraina (ovvero, Russia contro Occidente), nel cuore dell’Europa, non sarebbe una guerricciola da poco.

Tutto questo non vuol dire che non possa succedere qualcosa, o molto, di brutto. I russi hanno fatto agli americani precise richieste, per prima quella che l’Ucraina non entri mai nella Nato. Se gli Usa rifiutassero, come tutto fa pensare, la Russia potrebbe installare i suoi missili in Venezuela o a Cuba, minacciando direttamente il territorio americano. Oppure, potrebbero decidere di ripetere ciò che fece nel 2008 con la Georgia: dare una lezione senza invadere, magari bombardando qualche installazione o infrastruttura importante dell’Ucraina, contando su una blanda reazione americana. Ma intanto i colloqui proseguono, già si parla di un nuovo incontro tra Biden e Putin. Annunciare il peggio a prescindere forse fa vendere i giornali e alzare l’audience, ma non è detto che aiuti a capire la realtà.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » ven feb 18, 2022 9:15 am

La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria
viewtopic.php?f=92&t=2990

La Russia di oggi è il prodotto storico della Russia di ieri, di quella totalitaria e imperialista zarista/cezarista e di quella totalitaria e imperialista dell'URSS.
La Russia di Putin come quella di ieri è antiamericana, antieruropea, antisemita/antisraeliana.
A me la Russia imperialista di Putin che ricalca le orme dell'URSS e dell'imperialismo zarista che sta sempre con il male delle dittature comuniste e maomettiste e i nemici dell'Occidente e degli ebrei (Corea del Nord, Cina, Venezuela, Iran, ... nel passato stavano con Hitler) non mi piace proprio per niente.


Ucraina, dalla guerra civile nel 2013/14, causata dal nazifascista russo Putin a oggi, dalle stragi di Euromaidan del 2013 a quella di Odessa del 2014

viewtopic.php?f=143&t=3006
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9099264249


Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014 con repressione violenta del governo filorusso dei manifestanti filoeuropei e feroci scontri tra i filo russi e i filo europei, con centinaia di morti e migliaia di feriti.
Con interventi di cecchini, mercenari, infiltrati e squadre speciali russe contro gli ucraini antigovernativi e filoeuropei.
Fu in questo contesto di guerra civile, di repressioni poliziesche e militari, di scontri e violenze generalizzate, tra cui l'invasione russa della Crimea e l'inizio dei moti separatisti terroristici nel Donbass che avvenne anche la Strage di Odessa in cui morirono una quarantina di persone a causa di un incendio di cui non si conosce con certezza l'origine.



Il Donbass e la Crimea sono parte dell'Ucraina e non della Russia

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1613077124

Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non dei russi e della Russia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 143&t=3000
https://www.facebook.com/profile.php?id=100078666805876


Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?
viewtopic.php?f=143&t=3003
Dove sta il nazismo e chi è il nazista nella questione Ucraina Russia?
Non è difficile e non ci vuole molto per capirlo.
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 1493516620

Dove sta il nazismo e chi è il nazista nella questione Ucraina Russia?
Non è difficile e non ci vuole molto per capirlo.
La Grande Russia imperiale di Putin, come prima quelle degli Zar e dell'URSS è un pericolo per tutta l'Europa, per Israele, per gli USA e l'Occidente e per la stabilità del Mondo intero, per il futuro dell'umanità.
Lo è per la nostra civiltà libera e democratica, lo è per il nostro benessere materiale e spirituale, lo è per l'uomo di buona volontà universale.
Essa è alleata e sostenitrice dei totalitarismi comunista e nazimaomettano, un pericolo mortale, portatrice perenne di conflitto, di miseria, di inciviltà e di disumanità.
Essa è la negazione del cristianismo.


Patriottismo, indipendentismo, nazionalismo e nazismo in Ucraina e in Russia
e la Russia nazi fascista e comunista, suprematista e imperialista del falso cristiano Putin il violento e criminale dittatore russo
viewtopic.php?f=143&t=3004
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9263248411


La Russia nazi fascista di Putin
La Russia di Putin e l'Ucraina e la putinlatria
viewtopic.php?f=92&t=2990

Ucraina e Russia, non sono una stessa grande famiglia
viewtopic.php?f=143&t=3002
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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