8) E quali mai sarebbero i diritti umani degli LGBT?
a) il diritto al cambio di sesso, certamente no semplicemente perché è impossibile
b) il diritto al cambio di identità sessuale all'anagrafe no perché sarebbe una menzogna e fonte di innumerevoli danni, al massimo una specifica anagrafica che indichi la loro omosessualità e/o il loro sentirsi/volersi/essere transgender
c) il diritto a non essere perseguitati, demonizzati, discriminati e uccisi, sì certo ma non il diritto a propagandare (specialmente presso i minori) la loro condizione sessuale come una condizione ideale alternativa ai generi naturali e alla loro eterosessualità tipo la diffusione della Teoria del Gender e a praticare aberrazioni come la pedofilia
d) il diritto ad essere aiutati nel cercare di risolvere al meglio le loro problematiche e conflitti da disforia di genere per ridurne la sofferenza e se il caso risolverli definitivamente, ma non certo il diritto alla mutilazione e all'avvelenamento ormonale magari con le risorse pubbliche
e) il diritto a vivere la loro particolare sessualità, certo escluse le aberrazioni come la pedofilia e le manifestazioni sessuali pubbliche moleste e indecorose e la pretesa che sia loro riconosciuto quanto appartiene alla sessualità naturale femmina, maschio, eterosessuale. Ciò che viene riconosciuto come proprio/specifico/precipuo della donna o dell'uomo, del maschio o della femmina, non può in alcun modo essere riconosciuto ai transgender e agli omosessuali, a costoro va riconosciuto esclusivamente quello che è loro proprio, di loro pertinenza
f) il diritto ad essere considerati una minoranza bisognosa di attenzioni, protezioni, privilegi, quote arcobaleno, agevolazioni, finanziamenti a fondo perduto e sostegni vari, no nel modo più assoluto
Ddl Zan, associazioni donne: "No all'identità di genere scorporata dal sesso"
8 aprile 2021
https://www.dire.it/08-04-2021/619803-d ... dal-sesso/
ROMA – “Uomini e donne omosessuali e transessuali devono ottenere rispetto e protezione dalla legge. Noi sosteniamo questa richiesta. Ma la formula ‘identità di genere‘, al centro del ddl Zan, ha un grave impatto sulla vita delle donne. Anche includere le donne tra le minoranze da tutelare è un errore inaccettabile: non siamo una sfumatura dell’arcobaleno Lgbt, siamo la maggioranza del Paese”. Lo dichiarano in una nota stampa congiunta associazioni di donne, riportate in fondo al comunicato.
“Il tempo per correggere il ddl c’è, non accettiamo il prendere o lasciare né la liquidazione del nostro pensiero come omofobico. Noi femministe-continuano- prendiamo atto di essere riuscite a fare emergere che l’espressione ‘identità di genere’ non è ammissibile, come dimostra anche la richiesta del Comitato per la Legislazione avanzata alla Commissione Giustizia della Camera (e ignorata). Ci aspettiamo ora che la discussione al Senato vada nella direzione da noi indicata: sostituire il concetto di ‘identità di genere’ con un più limpido e inequivoco ‘transessualità'”.
LE RICHIESTE DELLE ASSOCIAZIONI:
NO ALL’INSERIMENTO DELLA LOTTA ALLA MISOGINIA
Le donne sono la maggior parte dell’umanità, non una delle minoranze del mondo Lgbtq+: questa è la prospettiva minoritaria transfemminista, non quella femminista. Pensare le donne come sfumatura dell’arcobaleno Lgbtq+ non è accettabile e produce un pericoloso disordine simbolico. La lotta alla misoginia necessita di un percorso assolutamente diverso. Per queste ragioni continueremo a chiedere che questa proposta di legge, pericolosa per le donne, venga emendata in sede di dibattito parlamentare come da noi richiesto. Diversamente non sosterremo in alcun modo questa legge”.
NO ALL’ ‘IDENTITÀ DI GENERE SCORPORATA DALLA RADICE SESSUALE’
In tutto il mondo l’’identità di genere’ viene oggi brandita come un’arma contro le donne. Non è più il luogo in cui il sesso si coniuga con tutte le determinazioni sociali e storiche, è oggi il luogo in cui si vuole che la realtà dei corpi -in particolare quella dei corpi femminili- venga fatta sparire. È la premessa all’autodeterminazione senza vincoli nella scelta del genere a cui si intende appartenere, è l’essere donna a disposizione di tutti. È il luogo in cui le donne nate donne devono chiamarsi ‘gente che mestrua’ o ‘persone con cervice’ perché nominarsi donne è trans-escludente.
È la ragione per la quale chi dice che una donna è un adulto umano di sesso femminile viene violentemente messa tacere, come è capitato a molte femministe: da Germaine Greer a Sylvane Agacinski, Julie Bindel, Chimamanda Ngozi Adichie e ora anche a J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, perseguitata per essersi detta donna e aver rifiutato la definizione di ‘persona che mestrua’. È il luogo in cui le donne nate donne devono chiamarsi ‘gente che mestrua’ o ‘persone con cervice’ perché nominarsi donne è trans-escludente. la ragione per cui oggi ci viene un messaggio forte e chiaro di questa confusione di corpi e di linguaggi dietro una indefinita etichetta di ‘genere’. In California 261 detenuti che ‘si identificano’ come donne chiedono il trasferimento in carceri femminili. Il ‘genere’ in sostituzione del ‘sesso’- proseguono le associazioni- diviene quindi il luogo in cui tutto ciò che è dedicato alle donne può essere occupato dagli uomini che si identificano in ‘donne’ o che dicono di percepirsi ‘donne’: dagli spazi fisici, alle quote politiche destinate alle donne; dai fondi destinati alla tutela delle donne contro la violenza maschile, alle azioni positive, alle leggi, al welfare per le donne. In questo sparirebbe, furbescamente e in un solo colpo, il divario di potere tra i sessi, il gender gap, la violenza maschile e tutto il resto ed avremmo una società che improvvisamente si trova ad aver superato la disparità storica e sociale tra uomini e donne.
LE ASSOCIAZIONI FIRMATARIE DELLA NOTA
Udi Nazionale, Udi Napoli, Collettivo Luna Rossa, Associazione Freedomina, Associazione TerradiLei-napoli, Arcidonna, Associazione Salute Donna, RadFem Italia, In Radice- per l’Inviolabilità del corpo femminile,Se Non Ora Quando Genova, I-Dee, Associazione Donne Insieme, Arcilesbica, Arcilesbica Magdalen Berns, Associazione Trame, Catena Rosa, Ide&Azioni Associate. Hanno sottoscritto la nota molte attiviste della società civile.
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Gli Stati Uniti e la diplomazia dei diritti arcobaleno
Autore Emanuel Pietrobon
2 luglio 2021
https://it.insideover.com/politica/gli- ... aleno.html
Mutano i mezzi, cambiano i volti e trascorrono gli anni, ma il fine degli Stati Uniti è uno, imperituro e inalterabile: la costruzione di un mondo che sia fatto a loro immagine e somiglianza. Profondamente e convintamente persuasi che il Divino avesse condotto i Padri pellegrini in America per una ragione – la fondazione di una Nuova Gerusalemme –, i Padri fondatori avrebbero gettato le basi per la trasformazione degli Stati Uniti in quell’Impero della Libertà (Empire of Liberty) operante nel mondo in veste di Poliziotto globale (Global policeman) e nel nome di un Destino manifesto (Manifest destiny), cioè chiaro ed evidente.
Mutano i termini, cambiano le facce e si alternano le epoche, ma la logica dell’Impero della Libertà che combatte per il benessere dell’intera umanità è ancora lì, in piedi e in salute, grazie ad un’incredibile capacità di autorinnovamento che la rende in grado di resistere all’erosione degli agenti del tempo. E una delle grandi battaglie di quell’America che è tornata (America Is Back) al centro delle relazioni internazionali, dopo il breve e sui generis paragrafo simil-isolazionista che è stato il trumpismo, è rappresentata dalla questione arcobaleno, ovvero dai diritti LGBT.
I diritti Lgbt, l’ultimo fronte del Mondo libero
Il motivo per cui la questione arcobaleno sta infiammando l’Unione Europea – che lo scorso marzo è stata dichiarata dall’Europarlamento una “zona di libertà LGBTIQ” – è che in gioco, oltre a dei diritti, v’è l’esistenza stessa dell’agenda estera della Casa Bianca per il ventunesimo secolo. Un’agenda che vede nell’esportazione globale della questione arcobaleno uno dei pivot strategici dell’America, al di là del colore politico dell’inquilino dello Studio ovale, e che è stata perseguita con ardore, anche se in maniera differente, dalle varie amministrazioni che si sono susseguite nel dopo-Bush.
Barack Obama è stato colui che, più di ogni altro, ha investito e creduto nel potenziale geopolitico della causa arcobaleno, trasformandola in una linea di faglia tra l’Occidente e il resto del mondo, in particolare l’Oriente a guida sino-russa. Questo è il motivo per cui, mentre in Russia veniva approvata la celebre legge contro la propaganda gay, negli Stati Uniti si assisteva ad una sequela di eventi che, in breve tempo, avrebbe provocato un terremoto culturale a livello di relazioni internazionali:
La costituzionalizzazione del matrimonio omosessuale – che ha generato un effetto valanga nel mondo, come mostrato dalle legalizzazioni avvenute fra il 2011 e il 2016 in Brasile, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, Regno Unito e Uruguay.
La trasformazione di agenzie federali per la cooperazione allo sviluppo e sedi diplomatiche (ambasciate e consolati) in entità delegate “all’uso di diplomazia e aiuti esteri per promuovere e proteggere i diritti umani delle persone lgbt” – alla quale ha fatto seguito la pratica, totalmente inedita, di introdurre sanzioni e altre misure punitive nei confronti di quei governi rei di violare i diritti arcobaleno.
La creazione della figura dell’inviato speciale per i diritti umani delle persone lgbti in seno al dipartimento di Stato – che ha accresciuto ulteriormente la centralità della questione arcobaleno nella conduzione di relazioni ed affari con l’estero.
L’utilizzazione di cifre senza precedenti per la promozione dei diritti gay nel mondo – 41 milioni di dollari nel solo periodo 2012-15, ai quali va affiancata “una porzione” (dal volume ignoto) dedicata alle “cause e alle comunità omosessuali” e proveniente dai 700 milioni spesi nello stesso triennio per aiutare le “comunità marginalizzate”.
Oggi, a distanza di dieci anni da quel fatidico 2011 che vide la Corte suprema degli Stati Uniti sentenziare a favore del riconoscimento dei matrimoni omosessuali sull’intero territorio federale, la questione arcobaleno continua a tenere banco in tutto il mondo, specialmente all’interno dell’Unione Europea, e non potrà che venire galvanizzata dal grande ritorno alla Casa Bianca dell’internazionalismo liberale.
Perché quell’America Is Back era ed è da leggere anche come un “The Rainbow Diplomacy Is Back“; lo suggeriscono il memorandum di inizio febbraio sull’utilizzo dei corpi diplomatici all’estero per promuovere i diritti gay nel mondo, la promessa elettorale di condizionare l’erogazione degli aiuti allo sviluppo allo status delle comunità omosessuali e la recente nomina di Jessica Stern quale inviata speciale per i diritti umani delle persone lgbti – un posto che l’amministrazione Trump aveva lasciato vacante. Che il mondo si prepari ad un nuovo effetto valanga in materia di legalizzazioni di matrimoni omosessuali (e diritti annessi, in primis l’adozione) e che le forze conservatrici dell’Unione Europea si abituino a piazze in fermento: la diplomazia dell’arcobaleno è tornata.
I DIRITTI DA PLASMARE A PROPRIO PIACIMENTO
Niram Ferretti
8 luglio 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
"Tutti noi abbiamo un'identità di genere, la percezione del nostro genere, ma qualcuno già da bambino lo percepisce diverso da quello biologico. È un diritto umano".
Così parlò Alessandro Zan, da cui prende il nome del famoso DDL, ormai diventato lo spartiacque tra bene e male, tolleranza e intolleranza, progresso e regresso.
Le parole affatturanti sono sempre le medesime, si tratta dell'abracadabra dei giorni nostri, "diritti umani".
È un diritto umano, dichiara Zan, percepirsi come si crede.
No, non è un diritto umano. Non si trova, al momento, in nessuno degli elenchi dei diritti umani questo presunto diritto. Si tratta, infatti, di una percezione psicologica.
Se io, con un corpo maschile, mi sento donna e voglio affermare di essere donna, ho il diritto di poterlo fare attraverso un apposito iter chirurgico che faccia di me quello che io percepisco di essere e che è in contrasto con la mia identità biologica. Mi è consentito. Posso farlo.
Se io sono un uomo che si percepisce donna ma vuole conservare la sua apparenza maschile e il proprio sesso biologico e pretendo dunque di potere godere di due vantaggi, quello di avere un corpo maschile che mi dà mediamente più forza di quello di una donna e però sentendomi donna mi fa concorrere per esempio a gare femminili, dove il fatto di essere maschio mi concede un maggiore vantaggio fisico, è un diritto umano che io pretenda di esercitare questa prerogativa?
Se invece io, uomo, non mi percepisco nè maschio nè femmina, ma voglio essere considerato neutro, e non voglio che si usino nei miei confronti pronomi che mi identifichino come maschio o femmina, ma pretendo che ci si riferisca a me come XYU o UXT, è un diritto umano?
Se, in altre parole, la soggettività diventa dominante rispetto ad ogni altra istanza, dovremmo necessariamente ammettere che chi soffre di disturbi mentali abbia il diritto umano di volere essere considerato e trattato come Mosè o come Alessandro Magno se si percepisce come tale, o come uno scarafaggio o un topo, sempre che si percepisca in questo senso.
Dove è il limite dell'estensione del concetto di "diritto umano" se lo si disancora da qualsiasi criterio oggettivo, dalla adesione normativamente statuita tra nome e cosa? La risposta è semplice. Non c'è. Si cade, infatti, in questo modo, dentro la gora senza fondo del nominalismo puro, dove la realtà si disintegra per diventare magma informe che ognuno può plasmare a proprio piacimento.
Giovanni Bernardini
È la vecchia idea faustiana del rifiuto del dato. L'uomo si fa da sé, è causa sui. Noi ci auto costruiamo, integralmente, rifiutiamo il nostro essere DATI così "ragiona" il sognor Zan. Ma si tratta di una pretesa autocontraddittoria perchè per "autocostruirci" dobbiamo già esistere, quindi essere DATI. Ed è una pretesa che si scontra empiricamente col formidabile DATO della natura che limita le nostre pretese. La natura NON è plastilina infinitamente malleabile, la si può odificare ma SOLO sottomettendosi alle sue leggi. Così da secoli, no, da millenni, procedono gli esseri umani e solo in questo modo è stato possibile quello che si chiama progresso.
Dragor Alphandar
Qualcuno dovrebbe spiegare ad Alessandro Zan la differenza fra diritto umano e perversione. E che per cambiare sesso non basta travestirsi e nemmeno operarsi. Si sara' sempre xx o xy.
Marco Bazzi
quando si sottomette il fatto fisico, reale, al "percepito" nella realtà si compie una TRUFFA.
cosa direste se uno volesse vendervi una pesca come fosse un melone o un cocomero?
oppure un pezzo di ferro come se fosse oro?
IL CAOS INFONDO ALLA STRADA DEL "PROGRESSO"
Niram Ferretti
7 luglio 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
Prendiamo la garante per l’infanzia della Regione Umbria, Maria Rita Castellani, oggetto in queste ore di un compatto attacco dal fronte illuminato e progressista dei difensori del DDL Zan.
Cosa ha detto di così atroce la signora al punto che la sua presa di posizione ha suscitato da parte di associazioni e pariti di opposizione la rimozione della garante dal suo incarico?
Soffermando sull’articolo del disegno di legge Zan in cui si parla di identità di genere la Castellani ha detto:
«Il concetto d’identità cambia non è più quello antropologico che conosciamo da sempre e che distingue persona da persona a ragione di evidenze biologiche, ma diventerà qualcosa che io, cittadino, posso decidere arbitrariamente secondo la percezione del momento. Di conseguenza ogni desiderio sarà considerato un bisogno e il bisogno un diritto». Dunque, procedendo lungo la scala del progresso, un domani "Si potrà scegliere l’orientamento sessuale verso cose, animali, e/o persone di ogni genere e, perché no, anche di ogni età, fino al punto che la poligamia come l’incesto non saranno più un tabù».
Difficile se si ha a cuore la logica e la ratio, se si ha in dotazione un robusto senso della realtà darle torto. Viviamo infatti in un'epoca in cui minoranze agguerrite hanno imposto la loro agenda desiderante declinandola come diritto. E così il desiderio di avere figli da parte di chi per natura è ontologicamente impossibilitato ad averli, si è trasformato in diritto. Ma, il problema non è solo nella sfera omosessuale, lo troviamo anche in quella eterosessuale, dove donne anziane tramite la fecondazione in vitro possono diventare le madri-nonne dei loro figli.
In nome dell'amore e della lotta alla discriminazione o dei diritti umani, oggi tutto è possibile, e se oggi la pedofilia e la zoofila non sono permesse è perchè intorno a queste pratiche i tabù sono ancora forti, ma chi trent'anni fa poteva seriamente prevedere o ipotizzare famiglie omosessuali con bambini messi a disposizione dalla biotecnologia o che ci sarebbero stati uomini transgender in grado di partorire i loro figli?
Se il diritto positivo è l'unica norma e quello naturale viene totalmente sopraffatto, sarà solo chi avrà politicamente e ideologicamente in mano le leve del consenso a potere stabilire cosa è giusto e cosa no.
Se i confini vengono aboliti, se la natura che li pone viene soverchiata, resta solo l'ipertrofia dell'io, l'imperio potenzialmente senza limiti del principio di piacere. Ma nessuna civiltà può sussistere se governata dalla esplicitazione delle proprie pulsioni desideranti.
Per questo, infondo alla strada dell'ipetrofia dell'Io può esserci solo il caos.
"Rivela il nostro sesso": l'ira dei trans contro il Green pass
Roberto Vivaldelli
29 Luglio 2021
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1627554165
Non solo "no-vax" e "no-pass": contro il green pass del governo Draghi si scagliano anche le associazioni che rappresentano i transgender e il mondo Lgbtq
"Rivela il nostro sesso": l'ira dei trans contro il Green pass
Non ci sono solo i "no-vax" e i cosidetti "no-pass" a criticare il Green pass del governo Draghi ma anche le minoranze Lgbtq. Motivo? Il certificato verde che entrerà in vigore il 6 agosto sarebbe discriminatorio nei confronti delle persone transgender. "Abbiamo il problema del green pass. Lungi da me ogni vicinanza coi no vax, ma per come è stato pensato abbiamo un problema. Le persone transgender dovranno mostrare un Qr code che rimanderà alle informazioni anagrafiche, cosa che causa molto disagio, ed espona la persona". A dirlo, come riporta La Nazione, è stato Christian Cristalli, presidente e cofondatore di Gruppo trans Bologna durante una commissione consiliare del Comune di Bologna convocata dai consiglieri di Coalizione civica Emily Clancy e Federico Martelloni.
Anche le associazioni transgender e queer contro il Green pass
Il problema, ha sottolineato Cristalli durante l'audizione, è che il Green pass "rivelerà il dato anagrafico in tutti i luoghi in cui sarà richiesta la certificazione" afferma. "Dobbiamo lavorare in sinergia con istituzioni e associazioni, per creare ambienti e misure inclusive. Vorrei ricordare che il nostro Paese - spiega -stando ai dati forniti da Ilga, l'associazione internazionale lesbiche, gay, bisex, trans intersex, recentemente ha subito uno scivolone nella classifica di quelli considerati friendly". Ma non è l'unica realtà di questo tipo a porre il problema sul certificato verde. Come sottolinea il blog Progetto gender queer, uno dei più seguiti sui social, il nostro è "un mondo che ha sempre di più voluto una burocratizzazione e un’identificazione continua della persona, come in Minority Report, al netto della scansione oculare".
"Un problema di privacy"
ll problema del certificato verde è come "verrà gestita la privacy in un mondo che non tiene conto delle persone transgender e non binarie. Ci ritroveremo in contesti con persone a cui non abbiamo voluto dire il nostro nome anagrafico (perché dirlo ha sempre ricadute emotive su di te e sull’altra persona, mai davvero annullabili) e "chi gestirà questi dati potrebbe pronunciare il nome ad alta voce, ad esempio, magari anche per la sorpresa che sia quello il tuo nome, senza sapere esattamente se sei una persona transgender o non binaria, e prendendola sul ridere". Potrebbero crearsi, e sicuramente si creeranno, situazioni spiacevoli, sottolinea il blog che si rivolge al mondo Lgbtq. Dal prossimo 6 agosto potrebbe essere obbligatorio mostrare la certificazione verde per viaggiare su aerei, navi e treni. Ma non è questa l’unica novità in programma: nel provvedimento del governo verrà inserito anche il piano di riapertura delle scuole in presenza in vista del prossimo anno scolastico. Rimandata a data da destinarsi, invece, la decisione sul possibile obbligo vaccinale per gli insegnanti e per il personale Ata.