Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 5:27 pm

Le caste che si credono illuminate, superiori, elittarie, divine, semidei o vicari di Dio o Dio
viewtopic.php?f=141&t=2747

Le loro menzogne e ignoranza, la loro peresunzione e arroganza, le loro irresponsabilità, le loro miserie e crimini, i loro idoli e ideologie.

L'arte criminale del governare, dell'amministrare, dell'informare di tutte queste caste ademocratiche, dittatoriali, predatorie e violente sta nel manipolare la verità e nella menzogna.


Indice

1) Accusa generica di M. Veneziani
2) Link vari a pagine specifiche caste ademocratiche e parassitarie
3) Link vari a pagine specifiche parassiti, manipolatori, utopisti
4) Link vari sulle religioni e la loro idolatria
5) La casta clericale e il clero della menzogna sull'Islam e sulle bugie del vaticano
6) I media immondi della disinformazione
7) La menzogna e la disinformazione dei media contro Trump
8) Le caste demenziali inventano il gender
9) Sul mito del classicismo
10) La casta orrenda dei magistrati, la manipolazione e l'incertezza del diritto
11) Favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e dell'islamizzazione
12) Desertificazione culturale, pensiero unico, ...
13) Politica e politici italiani
14) Sui miti italiani: Roma, Risorgimento, Resistenza, Unità italiana ...
15) Contro gli ebrei e Israele
16) ...
17) ...
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 5:28 pm

1) Ora finitela col vostro ditino
Marcello Veneziani
marzo 23/03/2018

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... o-ditino-2

Vorrei fare un discorsetto serio a quella razza superiore che giudica dall’alto il mondo, il prossimo e chi non la pensa come loro. Dico alla sinistra e alle loro insopportabili autocertificazioni di superiorità. Lo dico dopo la catastrofe elettorale del 4 marzo, la caduta di Renzi e del renzismo, l’esodo delle Boldrini, dei Grasso, dei governanti dalle istituzioni. Ma lo dico partendo alla larga e da lontano, da altri ambiti non politici. Per esempio, io non ce l’ho con le attrici, gli attori, i registi e i cineasti di sinistra che s’indignano contro il sessismo e le violenze alle donne e poi non solo tolleravano ma trescavano coi produttori maiali e il loro disgustoso mercato del sesso; molti di loro sapevano, facevano e tacevano. Io non ce l’ho poi contro i cantanti di sinistra che portavano i soldi guadagnati in nero in Svizzera o in qualche paradiso fiscale, dopo aver predicato per la giustizia e i più deboli.

E ancora. Io non ce l’ho con gli intellettuali di sinistra che hanno goduto di privilegi, cattedre e carrozzoni coi soldi pubblici da cui mungere soldi, viaggi e premi, o che pretendono di essere pagati in nero, salvo tuonare contro i privilegi e i ricchi. Io non ce l’ho con gli intellettuali e gli scrittori di sinistra sorpresi a plagiare testi altrui. Non ce l’avevo nemmeno con gli intellettuali di sinistra che furono fascisti, ebbero cattedre, giurarono fedeltà al regime e alle leggi razziali, ma esercitarono poi un intransigente magistero antifascista e toglievano la parola e la dignità a chi non si professava antifascista. Io non ce l’ho con tutti loro, a volte amo le loro canzoni, leggo i loro testi, mi confronto con le loro idee, vedo i loro film e in ogni caso so distinguere il loro lato umano miserabile dalle loro qualità, che riconosco quando non sono palloni gonfiati. No, non ce l’ho con loro.

Ce l’ho col loro ditino. Quel ditino ammonitore che ruota nell’aria quando pretendono d’insegnare agli altri la morale e la coerenza che non praticano o peggio quando disprezzano, ignorano, escludono chi sta a destra, i populisti o i cattolici, i moderati, comunque non nella loro brigata. È quel ditino che decreta solo per appartenenza i lodati e i dannati, le opere e gli autori da recensire e da premiare, e quelli da ignorare e vituperare. Ma ora che sappiamo quanto prendevano, come prendevano, dove portavano, da dove copiavano, come si facevano strada, a prezzo di cosa, quel ditino non lo sopporto più. Non voglio vedervi in galera, alla gogna, censurati, ma col ditino abbassato. Non li mettiamo all’indice, ma all’indice voi non mettete più nessuno.

Fatta quest’ampia premessa sul brutto vizio della sinistra “culturale” scendiamo sul terreno della sinistra politica o di quel che ne resta. Anche qui non ce l’ho con la sinistra di governo che ci ha lasciato in eredità un paese a pezzi, ingovernabile, coi grillini primo partito e il rancore come sentimento pubblico prevalente. Salvo inveire contro i populisti, fingendo di non sapere che tutto quanto essi denunciano come abnorme, patologico, eversivo – dal neofascismo presunto al nazismo immaginario, dai berlusconiani ai leghisti fino ai grillini – è nato in reazione e per rigetto al loro modo di essere, di fare e di governare, alla loro presunzione e alla loro cecità, all’aver ceduto la dignità di un paese, all’aver barattato la morale tradizionale col moralismo ideologico bigotto, all’aver tradito le istanze popolari e sociali senza mai diventare classe dirigente, ma restando sempre – come diceva Gramsci – classe dominante. E lo dico riferendomi ad ogni sinistra: infatti l’unica cosa che accomuna Renzi ai suoi nemici di sinistra e alla vecchia casta radical-progressista o ex-pci, compreso l’episcopato a mezzo stampa e tv, è la spocchia, l’arroganza, il complesso di superiorità. Quella che Giacomo Noventa già nei primi anni 50 definiva “boria”. O “l’albagia” come ama dire di sé e del suo teo-narcisismo il marcescibile Eugenio Scalfari.

Vi sorprenderà, ma io credo che il segreto del fallimento di Renzi non sia stato quello di essersi discostato dalla sinistra ma, al contrario, di esserne stato figlio e prototipo. Renzi ha perduto per la sua arroganza, per la presunzione di usare gli altri come corrimano o materiale di scarto; per il culto di sé, l’autoincoronazione di Migliore e di Predestinato che può permettersi tutto. Anche di piazzare mezze calzette al potere. In una parola, si è reso indisponente per quel vizio antico della sinistra di ritenersi superiori e rivelarsi antipatici – per dirla con Luca Ricolfi. Renzi e il suo cerchio magico si sono resi insopportabili, così come fu per i D’Alema e gli altri sinistrati, fino ai radical chic di lotta e di salotto.

Non mettiamo all’indice nessuno, non alziamo il ditino contro nessuno. Ma ora che siete ridotti a quattro ossa elettorali, cenere politica e fumo intellettuale, smettetela di dare lezioni agli altri, come ancora fa il Frankenstein creato da Renzi, quel Martina che spiega al mondo come si pensa seguendo una visione… Erano insopportabili le lezioni col ghigno dei trionfatori, ma sono insopportabili e grottesche le lezioni con la boria dei nobili decaduti, la vanteria dell’élite sconfitta dalla vile plebe populista, che lascia le ultime istruzioni alla servitù e ai parvenu. Non fate più i maestrini, please.

Siate francescani, e non nel senso di rifugiarvi sotto la tonaca di Papa Francesco. Recuperate del poverello l’umiltà e l’ascolto. E come Francesco, parlate agli uccelli, perché la gente non vi vuole più sentire.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 5:30 pm

2)

Casta ademocratica italico europea - Brexit e Trump
viewtopic.php?f=92&t=2362


Fascisti e antifascisti, nazisti, comunisti, maomettisti e zingari, la loro disumanità e inciviltà
viewtopic.php?f=205&t=2731
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3975893749


La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani, questi idolatri presuntuosi che si credono salvatori dell'umanità e del mondo a nostre spese.
viewtopic.php?f=132&t=2591


ONU - UNESCO e altri FAO - UNICEF (no grazie!) - e Facebook ?
Mito e organizzazioni parassitarie e criminali che non promuovono affatto i diritti umani, le libertà, il rispetto e la fraternità tra gli uomini, le genti, i popoli, le etnie, le nazioni, gli stati.
viewtopic.php?f=205&t=2404
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 5:30 pm

3)

Manipolatori e malversatori dell'Ordine Naturale dei Diritti Umani Universali
viewtopic.php?f=141&t=2023


Parassiti, falsi, manipolatori dei diritti umani, ladri di vita
viewtopic.php?f=205&t=2668
Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.


Utopie demenziali e criminali - falsi salvatori del mondo e dell'umanità
viewtopic.php?f=141&t=2593
Utopie che hanno fatto e fanno più male che bene e molto più male del male che pretenderebbero presuntuosamente e arrogantemente di curare.
Totalitarismi e imperialismi maomettano (mussulmano o islamista), comunista (internazicomunista), nazista (fascista e nazista), globalista, idolatria cattolico-ecumenista, ...


I falsi buoni che fanno del male - I falsi salvatori del mondo
viewtopic.php?f=141&t=2574
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0904548886
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 7:36 pm

4)

Manipolatori e malversatori dell'Ordine Naturale dei Diritti Umani Universali
viewtopic.php?f=141&t=2023


Parassiti, falsi, manipolatori dei diritti umani, ladri di vita
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Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.


Utopie demenziali e criminali - falsi salvatori del mondo e dell'umanità
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Utopie che hanno fatto e fanno più male che bene e molto più male del male che pretenderebbero presuntuosamente e arrogantemente di curare.
Totalitarismi e imperialismi maomettano (mussulmano o islamista), comunista (internazicomunista), nazista (fascista e nazista), globalista, idolatria cattolico-ecumenista, ...


I falsi buoni che fanno del male - I falsi salvatori del mondo
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 7:37 pm

5)

Il Papa cristiano, cattolico, romano non è Cristo tantomeno D-o
viewtopic.php?f=24&t=1343


La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani, questi idolatri presuntuosi che si credono salvatori dell'umanità e del mondo a nostre spese.
viewtopic.php?f=132&t=2591


Noialtri non siamo pecore e voialtri non siete pastori
viewtopic.php?f=199&t=2154


Teista, Ateo, Idolo, Idołatra, Aidoło
Idolatria e spiritualità naturale e universale
viewtopic.php?f=24&t=2036


L'assurda, irragionevole e idolatra eresia cristiana
viewtopic.php?f=199&t=2589


La grande presunzione degli idolatri cristiani
viewtopic.php?f=199&t=2625


Una religione così non è una buona religione ma un male dello spirito
viewtopic.php?f=199&t=2590


Realtà italiana e cristianismo cattolico romano
viewtopic.php?f=199&t=2670
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0396375382
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 7:54 pm

La casta clericale e il clero della menzogna


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... romano.jpg


Papa Bergoglio Francesco I che ci racconta che il criminale assassino Maometto fu un santo equiparabile a Cristo e che la sua ideologia politico-religiosa è una religione di pace e fraternità che eleva l'uomo all'amore universale e a Dio.

Monsignor Dario EdoardoViganò, segretario della comunicazione di Bergoglio che falsifica la lettera di Papa Benedetto XVI

Monsignor Galantino, vescovo segretario della CEI che falsifica la Bibbia raccontando ai giovani che Sodoma si salvò grazie ad Abramo il giusto, quando invece nella Bibbia è scritto che questa città corrotta venne completamente distrutta assieme a Gomorra.





Il Papa: "Il Corano è un libro di pace"
https://video.repubblica.it/dossier/il- ... 105/183968
Papa Francesco, di ritorno da Istanbul, ha chiesto ai leader islamici la condanna del terrorismo: "Gli stessi musulmani dicono che questo non è il Corano, il Corano è un libro di pace"


Papa: "L'Islam non è terrorismo, oppure bisogna parlare anche di cattolici violenti"
1 agosto 2016

https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/0 ... ti/2947639

“Non è giusto né vero parlare di Islam violento e di terrorismo islamico, allora dovrei parlare anche di cattolici violenti”. Papa Francesco sull’aereo che lo ha riportato a Roma dopo le celebrazioni a Cracovia della Giornata mondiale della gioventù ha affrontato il tema dell’Isis e degli attentati che hanno colpito l’Europa negli ultimi mesi. “Ho parlato a lungo con l’imam di Al Azhar”, ha detto, “conosco quello che pensano, vogliono la pace. In ogni religione ci sono ‘gruppetti fondamentalisti. Lo Stato che si definisce islamico ci presenta la sua carta di identità violenta, ma non è l’Islam”. E ha poi concluso: “Questo è Isis fondamentalista, ma non si può dire che l’Islam sia terrorismo”.

Papa: "Sbagliato dire che l'Islam è violento"

Bergoglio ha messo in guardia dalle generalizzazioni sull’argomento. “A me non piace”, ha detto, “parlare di violenza islamica, perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, quello che uccide la fidanzata, un altro la suocera, questi cattolici battezzati sono violenti cattolici e se parlo di violenza islamica devo parlare di violenza cattolica”. Secondo il Pontefice è importante tenere presente che nell’Islam “non tutti sono violenti, come non tutti i cattolici sono violenti”: “E’ come una macedonia, comprende tutto. Io credo che in ogni religione c’è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Quando arrivi ad uccidere si può uccidere con la lingua e con il coltello. Credo che non è giusto e non è vero identificare questo con l’islam”.


Papa Francesco: «L'Islam non c'entra con le azioni dei terroristi»
dal nostro inviato Franca Giansoldati
DA BORDO DELL'AEREO PAPALE

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/ ... 88480.html

L'Islam? Non ha nulla a che vedere con il terrorismo, anzi i terroristi islamici, per certi versi, si possono equiparare a quei cattolici che uccidono le proprie donne. Sul volo di ritorno da Cracovia il Papa non manca di tracciare delle linee di demarcazione, di fare distinguo e prendere distanza dai cliché sull'Islam. «A me non piace parlare di violenza islamica perché tutti i giorni vedo violenze, anche in Italia, quando qualcuno uccide la fidanzata e la suocera; questi sono cattolici battezzati, sono violenti, sono cattolici. Si parla di violenza islamica ma non è che tutti gli islamici sono violenti, e tutti i cattolici sono violenti. Non si può fare una macedonia». Parole che non mancheranno di fare rumore, come quei tuoni e quei fulmini che, poco prima di partire, hanno accompagnato il suo saluto ai giovani volontari della Gmg. Poi parla della Polonia, ricorda con dolore la scomparsa della giornalista della Rai, Anna Maria Jacobini.

I cattolici sono sotto choc dopo l'assassinio di padre Jacques mentre celebrava la messa. Quattro giorni fa lei ha detto che tutte le religioni vogliono la pace ma questo prete è stato assassinato nel nome dell'Islam. Perché lei parla di terrorismo ma non di Islam?
...


"Il Papa sbaglia, l'Islam non è pace". Allarme del consigliere di Ratzinger
https://www.quotidiano.net/cronaca/papa ... -1.3020105

Le musulmane contro l'islam: "Non è una religione di pace"
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 51085.html

Caro Papa Francesco si sbaglia il terrorismo islamico esiste
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 65629.html

"Islam, religione della spada". L'allarme di un gesuita egiziano
http://magister.blogautore.espresso.rep ... a-egiziano

Ex musulmani contro il Papa: "Propone il Corano come salvezza"
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 80079.html



Hitler e Maometto: chi è stato il peggior criminale?
viewtopic.php?f=188&t=2659

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lIslam.jpg




La menzogna di Galantino su Sodoma


Omelia per i giovani italiani alla Gmg 2016

http://www.nunziogalantino.it/sermon/om ... a-gmg-2016

La preghiera: canale invisibile che ci collega a Dio permettendoci di ascoltarlo, di chiedergli perdono, di sperimentare la sua vicinanza e la sua paternità, di invocarlo per noi e per gli altri.

È della preghiera che ci parla l’intenso il dialogo tra Dio e Abramo, riportato nella prima Lettura; ed è sulla preghiera che viene interpellato Gesù nel Vangelo. Una preghiera che non è evasione dai problemi e dalle responsabilità, ma esperienza viva, fatta di ascolto e di risposta, mediante la quale con Dio si instaura un rapporto autentico che spinge ad essere audaci; come audace è la preghiera di intercessione di Abramo a favore di Sodoma. Una città sulla quale nessuno avrebbe scommesso niente, eccetto Abramo. La sua preghiera di intercessione e la sua voglia di osare desiderano a tutti i costi salvare Sodoma. La città sarà salva – è la convinzione di Abramo – perché ci sono i giusti, anche se pochi. La città può salvarsi però soprattutto perché c’è Abramo uomo di preghiera, che non fa da accusatore implacabile, non parla contro ma parla a favore. Abramo, uomo di preghiera, non denuncia i misfatti, ma annuncia la possibilità di qualcosa di nuovo. Abramo, uomo di preghiera, annuncia e invita a guardare alle possibilità positive. Abramo, uomo di preghiera, è un instancabile cercatore di segni di speranza da presentare al Signore perché li valorizzi.

Di preghiera parla anche la pagina del Vangelo. Interrogato dai suoi discepoli sul modo in cui pregare, Gesù non propone formule nuove né raccomanda dei riti, indica piuttosto un percorso delineato nelle parole del Padre nostro. Ispirandosi a quelle parole si entra con Dio in un rapporto filiale, profondo e intimo, di cui Gesù stesso è l’esempio supremo. Si impara così a pregare, a pensare e a vivere in comunione con gli altri, riconoscendo che Dio non è solo mio Padre, ma è nostro Padre, e chiedendogli non solo che perdoni i peccati individuali, ma “i nostri debiti”.

Ecco le due dimensioni fondamentali e inscindibili della vita cristiana: la figliolanza con Dio e la fratellanza con gli altri uomini. Queste due dimensioni non possono essere separate, così che ogni volta che invochiamo Dio dobbiamo portare nel cuore anche tutti i suoi figli ed essere pronti a spenderci per il loro bene; e ogni volta che guardiamo al più piccolo dei nostri fratelli, dobbiamo riconoscere l’immagine di Dio impressa in lui e quindi trattarlo con il rispetto, la cura e la dedizione che avremmo per Cristo stesso. Continuo a domandarmi come si possano tenere le mani giunte in preghiera e poi con le stesse mani respingere il fratello che chiede di essere accolto! Continuo a domandarmi come si possa con la stessa bocca invocare il Padre e pronunziare dei “no” decisi e spezzanti di fronte al bisogno del fratello! Continuo a domandarmi come si possa elevare la propria mente a Dio e semmai impegnare la stessa mente a trovare giustificazioni per chiudere il proprio cuore dinanzi a chi è profugo e perseguitato!

La preghiera autentica, come ci ricorda Paolo nella seconda lettura, trasforma! Ci rende partecipi della Pasqua di Cristo e ci fa passare dalla morte a una vita nuova. Lasciamo che questa trasformazione, che è opera dello Spirito Santo, si compia anche in noi e contribuisca a rinnovare il mondo e la società in cui viviamo. Sono tanti i motivi di dolore e di preoccupazione che incontriamo attorno a noi: un circolo di violenza e di follia omicida tenta di avvolgere lo spazio pubblico e di trascinare in basso, nel timore e nella tristezza, la convivenza umana. Ciò rischia di alimentare la diffidenza e dar vita a un individualismo ancora più esasperato, che non può che spegnere la felicità di ognuno.

Dando inizio alla XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, vogliamo che questi giorni di incontro e di riflessione, di preghiera e di festa, siano un’occasione propizia per contrastare questa mentalità, così contraria all’uomo e al desiderio di bene che ognuno porta iscritto in sé.

Come ci diceva qualche giorno fa Papa Francesco nel darci appuntamento proprio qui a Cracovia, vogliamo che questa Gmg diventi motivo per “offrire al mondo un nuovo segno di armonia, un mosaico di volti diversi, di tante razze, lingue, popoli e culture, ma tutti uniti nel nome di Gesù, che è il Volto della Misericordia”. L’ascolto delle parole del Santo Padre, che instancabilmente ci richiama a uno stile di audacia, di apertura, di accoglienza e di compassione per gli altri, ci dia la forza di contribuire positivamente alla costruzione di un mondo realmente solidale e di un bene comune fruibile da tutti, che non lasci indietro nessun essere umano, ma riconosca in ognuno un riflesso dell’amore del Creatore.

» XVII Domenica del Tempo Ordinario – Omelia per i giovani italiani alla Gmg – 24 luglio 2016



Galantino non conosce la Bibbia e pontifica su Sodoma
29 luglio 2016
Da Antonio Righi

http://www.libertaepersona.org/wordpres ... -su-sodoma

Riprendo un post di Costanza Miriano, a commento delle frasi pronunciate da mons. Nunzio Galantino, segretario della CEI per volere di papa Francesco, alla GMG in Polonia, su Sodoma. L’affermazione di Galantino va nella direzione ormai chiara da tempo:

il suo accordo con Monica Cirinnà sulle unioni civili; i continui inviti, su Sat 2000, dopo la defenestrazione di Dino Boffo, a testimonial del mondo gay e sostenitori del matrimonio gay, l’invito alla GMG, della madrina del gay pride di Milano…:

“Mi dispiace, monsignor Galantino, io la rispetto davvero perché lei è il mio pastore, però la parola di Dio non si può travisare. E’ una grande responsabilità che abbiamo nei confronti dei ragazzi. Sodoma non viene salvata, come lei dice:
“La città è salva perché ci sono i giusti, anche se pochi; ma la città è salva soprattutto perché c’è Abramo, uomo di preghiera, che non fa da accusatore implacabile, non parla contro ma parla a favore.. è un instancabile cercatore di segni di speranza da presentare al Signore perché li valorizzi”.
Sodoma viene distrutta, nella Bibbia!
Se poi vogliamo annunciare che il Dio dell’Antico Testamento ha negli anni continuato a rivelarci il suo volto, mostrandosi più misericordioso di quanto narrato, il pastore è lei, lo faccia pure. Ma il racconto biblico dice un’altra cosa.Dice che Sodoma viene annientata, rasa al suolo, distrutta. E la Bibbia è Parola di DIO!” Costanza Miriano


https://it.wikipedia.org/wiki/Sodoma

Nella Bibbia, il libro della Genesi menziona Sodoma a partire dal capitolo 10 e la situazione nel territorio popolato dai Cananei. Secondo quanto riferisce la Bibbia nel cap. 18 della Genesi, Dio rivelò ad Abramo che stava per distruggere Sodoma e Gomorra, perché "il loro peccato era molto grave" e "il grido che saliva dalle loro città era troppo grande". Abramo intercedette per le persone giuste della città contrattando con Dio e Dio gli rispose che non l'avrebbe distrutta se avesse incontrato dieci persone giuste nella città. Secondo il prosieguo nel cap. 19, ai versetti 1-38, due dei tre angeli di Dio che Abramo prima aveva incontrato, entrarono a Sodoma. Nel vederli, Lot li invitò nella sua casa e insistette affinché trascorressero la notte nell'abitazione. Tuttavia, prima che ciò potesse avvenire, gli abitanti di Sodoma attorniarono la casa ed esigettero che Lot consegnasse loro i suoi invitati per poter abusare di loro. Lot rifiutò, offrendo al loro posto le sue due figlie vergini pur di non commettere un grave peccato agli occhi di Dio contro la legge dell'ospitalità, ma essi rifiutarono, insistendo nelle loro pretese. Gli abitanti di Sodoma provarono così a sfondare la porta d'ingresso, ma i due invitati impedirono l'accesso all'interno della casa agli assalitori accecandoli tutti con un'abbagliante luce. Dopodiché essi dissero a Lot di abbandonare subito con la sua famiglia la città, intimandogli di non voltarsi indietro. Lot avvisò i suoi generi, che però non gli diedero retta e così Lot abbandonò la casa e la città solo con sua moglie e le sue figlie, chiedendo e ottenendo che si salvasse la piccola città di Zoar, nei pressi di Sodoma. Quindi Dio inviò una pioggia di fuoco e zolfo che incenerì del tutto Sodoma con i suoi abitanti, assieme ad altre città della pianura. L'ordine di non voltarsi indietro a vedere quanto Dio aveva decretato accadesse alla città non fu eseguito dalla moglie di Lot che, per quell'atto di disubbidienza, fu trasformata in una statua di sale. Lo zio di Lot, Abramo, da una montagna vide la colonna di fumo che si alzava da quella che era stata Sodoma.



La menzogna di Viganò sulla lettera di Papa Benedetto XVI


Vaticano, Papa Francesco: Socci svela la vera reazione di Ratzinger alla lettera taroccata
22 Marzo 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... socci.html

Mons. Dario Viganò, responsabile vaticano per la comunicazione, si è dimesso per le omissioni relative alla lettera di Benedetto XVI. Problema risolto? Al contrario. Perché dall' inizio della vicenda è evidente che non c' era (solo) un "caso Viganò", ma (soprattutto) un "caso Bergoglio".

Il "caso Viganò" sta nel dilettantismo con cui è stata gestita l' operazione, con trovate puerili e paragrafi di Ratzinger silenziati (in quel Vaticano che pontifica contro le fake news e l' informazione parziale). Il "caso Bergoglio", molto più grave, consiste nel tentativo fatto da Bergoglio, attraverso Viganò (che è un suo fedelissimo esecutore), di ottenere da Benedetto XVI un clamoroso endorsement. In pratica voleva che papa Ratzinger approvasse pubblicamente la sua "rivoluzione".

Quando il papa emerito ha risposto a Viganò che non era disposto a fare l' endorsement e che non aveva nessuna intenzione di leggere i libretti apologetici su Bergoglio, anzi era indignato perché avevano chiamato a elogiare il papa argentino chi negli anni scorsi «attaccò in modo virulento» il papato suo e di Giovanni Paolo II, a Santa Marta hanno masticato amaro. È noto infatti che poco prima Benedetto XVI aveva scritto una bellissima e densa prefazione a un libro del card. Sarah. In quel caso l' endorsement c' era stato ed entusiasta.

Scopo iniziale - Invece Benedetto XVI agli emissari di Bergoglio aveva risposto un secco «no», incartato in due frasi di cortesia. Bergoglio avrebbe dovuto prendere atto del no e far riporre la lettera di Benedetto XVI, che era «riservata e personale», nel cassetto. Invece è stato deciso di usarla comunque per lo scopo iniziale.

Così hanno raccontato al mondo che Benedetto XVI aveva fatto un clamoroso endorsement per papa Francesco, attaccando i suoi critici ed esaltandone la sapienza teologica (è noto che non ha nemmeno il dottorato in teologia). Un' operazione tanto spregiudicata (trasformare un no all' endorsement in un sì) non è stata certo decisa da mons. Viganò. Solo il suo "principale" poteva, tanto è vero che Bergoglio lo ha sempre difeso e nelle lettere che i due si sono scambiati ieri non c' è critica o ammissione di colpa. Mons. Viganò dice che si dimette solo perché «si sono sollevate molte polemiche» e lui non vuole danneggiare le riforme bergogliane. In pratica, vogliono evitare una vera operazione trasparenza che esigerebbe ora di pubblicare la lettera del 12 gennaio con cui Viganò chiese a Benedetto XVI quell' endorsement. Da lì si capirebbero molte cose: sia del coinvolgimento di Bergoglio, sia della risposta di Benedetto XVI.

Le dimissioni di Viganò dunque non servono a fare chiarezza su una vicenda sconcertante, ma solo a mettere tutto a tacere. Perché il regista di tutta l' operazione è stato Bergoglio. Infatti, nella lettera di dimissioni, Viganò non ammette alcun suo errore e dice di poter contare sulla stima di Bergoglio, manifestatagli «anche nel nostro ultimo incontro». E Bergoglio in sostanza gli risponde: accolgo a malincuore le tue dimissioni, ma solo perché ci hanno beccato con le mani nella marmellata. Tuttavia lo ricompensa dicendogli «di proseguire restando presso il Dicastero» e inventando per lui la carica di «Assessore per poter dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto».

Risposta negativa - Infine Bergoglio conferma il «progetto di riforma» dei media portato avanti da Viganò di cui elogia l' operato e addirittura il suo «profondo sensus ecclesiae». Evidentemente ritiene lodevole il fatto che si sia fatta passare una risposta negativa di Benedetto XVI per un endorsement a suo favore. E giudica lodevoli pure quei libretti sui quali perfino un bergogliano come Luis Badilla, del sito paravaticano "Il Sismografo", aveva sollevato grosse domande.
Secondo Badilla, mons. Viganò e il responsabile della Libreria editrice vaticana, «in merito al gigantesco pasticcio della lettera del Papa emerito, letta e diffusa con omissioni e tagli non accettabili in generale secondo l' etica giornalistica e, a maggior ragione, più insopportabili quando si tratta di un documento di un ex vescovo di Roma, sono chiamati anche a spiegare - oltre alla manipolazione della lettera - un' altra questione ugualmente delicata». Badilla chiede «come è possibile che la Lev» abbia incluso fra i teologi, chiamati a elogiare il pontificato di Bergoglio, nomi per cui Benedetto XVI si esprime così severamente. «Come è stato possibile - chiede Badilla - dare tribuna ad un teologo fondatore di un' organizzazione contraria apertamente al magistero pontificio? Le parole di J. Ratzinger al riguardo sono come un macigno e si devono trarre le conseguenze».

Invece Bergoglio non trae nessuna conseguenza negativa e seppellisce le dure domande di Badilla. Anzi, Bergoglio ha solo parole di approvazione ed elogio per Viganò e per il suo "sensus ecclesiae", quindi per tutta l' operazione. Che però è saltata. Un colpo durissimo per il papa argentino. Non dovuto certo allo spirito critico dei maggiori giornali italiani, ma solo alla pressante ricerca della verità della rete e dei blog.


CON IL CASO VIGANO’ E’ DEFINITIVAMENTE ESPLOSO IL “CASO BERGOGLIO”
Antonio Socci
22 marzo 2018

https://www.antoniosocci.com/caso-vigan ... -bergoglio


Il maldestro e inaudito tentativo di strumentalizzazione di Benedetto XVI – con cui né Bergoglio, né Viganò si sono scusati (vedi QUI ) – ha messo in luce la radicale rottura tra l’argentino e il magistero precedente. E ha reso evidente la gravissima crisi di legittimazione dello sgangherato pontificato sudamericano. Che – perduti i referenti imperiali (Obama/Clinton) – oggi è allo sbando e arranca. La stessa Curia comincia a preoccuparsi drammaticamente degli ulteriori danni che potrà subire la Chiesa, già prostrata da cinque anni di bombardamento anticattolico. Nel commento che segue ricostruisco il senso degli eventi di queste ore.

Mons. Dario Viganò, responsabile vaticano per la comunicazione, si è dimesso per le omissioni relative alla lettera di Benedetto XVI. Problema risolto? Al contrario. Perché dall’inizio della vicenda è evidente che non c’era (solo) un “caso Viganò”, ma (soprattutto) un “caso Bergoglio”.

Il “caso Viganò” sta nel dilettantismo con cui è stata gestita l’operazione, con trovate puerili e paragrafi di Ratzinger silenziati (in quel Vaticano che pontifica contro le fake news e l’informazione parziale).

Il “caso Bergoglio”, molto più grave, consiste nel tentativo fatto da Bergoglio, attraverso Viganò (che è un suo fedelissimo esecutore), di ottenere da Benedetto XVI un clamoroso endorsement. In pratica voleva che papa Ratzinger approvasse pubblicamente la sua “rivoluzione”.

Quando il papa emerito ha risposto a Viganò che non era disposto a fare l’endorsement e che non aveva nessuna intenzione di leggere i libretti apologetici su Bergoglio, anzi era indignato perché avevano chiamato a elogiare il papa argentino chi negli anni scorsi “attaccò in modo virulento” il papato suo e di Giovanni Paolo II, a Santa Marta hanno masticato amaro.

È noto infatti che poco prima Benedetto XVI aveva scritto una bellissima e densa prefazione a un libro del card. Sarah. In quel caso l’endorsement c’era stato ed entusiasta.

Invece Benedetto XVI agli emissari di Bergoglio aveva risposto un secco “no”, incartato in due frasi di cortesia. Bergoglio avrebbe dovuto prendere atto del no e far riporre la lettera di Benedetto XVI, che era “riservata e personale”, nel cassetto.

Invece è stato deciso di usarla comunque per lo scopo iniziale. Così hanno raccontato al mondo che Benedetto XVI aveva fatto un clamoroso endorsement per papa Francesco, attaccando i suoi critici ed esaltandone la sapienza teologica (è noto che non ha nemmeno il dottorato in teologia).

Un’operazione tanto spregiudicata (trasformare un no all’endorsement, in un sì) non è stata certo decisa da mons. Viganò.

Solo il suo principale poteva, tanto è vero che Bergoglio lo ha sempre difeso e nelle lettere che i due si sono scambiati ieri non c’è critica o ammissione di colpa.

Mons. Viganò dice che si dimette solo perché “si sono sollevate molte polemiche” e lui non vuole danneggiare le riforme bergogliane.

In pratica vogliono evitare una vera operazione trasparenza che esigerebbe ora di pubblicare la lettera del 12 gennaio con cui Viganò chiese a Benedetto XVI quell’endorsement. Da lì si capirebbero molte cose: sia del coinvolgimento di Bergoglio, sia della risposta di Benedetto XVI.

Le dimissioni di Viganò dunque non servono a fare chiarezza su una vicenda sconcertante, ma solo a mettere tutto a tacere.

Perché il regista di tutta l’operazione è stato Bergoglio. Infatti, nella lettera di dimissioni, Viganò non ammette alcun suo errore e dice di poter contare sulla stima di Bergoglio, manifestatagli “anche nel nostro ultimo incontro”.

E Bergoglio in sostanza gli risponde: accolgo a malincuore le tue dimissioni, ma solo perché ci hanno beccato con le mani nella marmellata. Tuttavia lo ricompensa dicendogli “di proseguire restando presso il Dicastero” e inventando per lui la carica di “Assessore… per poter dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto”.

Infine Bergoglio conferma il “progetto di riforma” dei media portato avanti da Viganò di cui elogia l’operato e addirittura il suo “profondo sensus ecclesiae”.

Evidentemente ritiene lodevole il fatto che si sia fatta passare una risposta negativa di Benedetto XVI per un endorsement a suo favore.

E giudica lodevoli pure quei libretti sui quali perfino un bergogliano come Luis Badilla, del sito paravaticano “Il Sismografo”, aveva sollevato grosse domande.

Secondo Badilla, mons. Viganò e il responsabile della Libreria editrice vaticana, “in merito al gigantesco pasticcio della lettera del Papa emerito, letta e diffusa con omissioni e tagli non accettabili in generale secondo l’etica giornalistica e, a maggior ragione, più insopportabili quando si tratta di un documento di un ex vescovo di Roma, sono chiamati anche a spiegare – oltre alla manipolazione della lettera – un’altra questione ugualmente delicata”.

Badilla chiede “come è possibile che la Lev” abbia incluso fra i teologi, chiamati a elogiare il pontificato di Bergoglio, nomi per cui Benedetto XVI si esprime così severamente.

“Come è stato possibile” chiede Badilla “dare tribuna ad un teologo fondatore di un’organizzazione contraria apertamente al magistero pontificio? Le parole di J. Ratzinger al riguardo sono come un macigno e si devono trarre le conseguenze”.

Invece Bergoglio non trae nessuna conseguenza negativa e seppellisce queste dure domande di Badilla.

Anzi, Bergoglio ha solo parole di approvazione ed elogio per Viganò e per il suo “sensus ecclesiae”, quindi per tutta l’operazione.

Che però è saltata. Un colpo durissimo per il papa argentino. Non dovuto certo allo spirito critico dei maggiori giornali italiani, ma solo alla pressante ricerca della verità della rete e dei blog.



Ritratto di mons. Viganò, il comunicatore vaticano gay-friendly – Il fumo di Satana
Il Vaticano affida la realizzazione del nuovo portale informativo alla multinazionale Accenture, che fa vanto di essere gay friendly. E questo non sembra far problemi visto il grande spazio concesso dal plenipotenziario della comunicazione a persone contigue al mondo LGBT.
di Francesco Agnoli (19-12-2017)

https://anticattocomunismo.wordpress.co ... y-friendly

Il Vaticano ha deciso di creare un nuovo portale di comunicazione chiamato Vatican News e per la realizzazione ha chiamato la prestigiosa multinazionale della web solution per le imprese, Accenture. Ma di che cosa si tratta? Si tratta di un’impresa ai vertici nel campo della gestione di portali internet e non solo, che però ha aderito come molte altre multinazionali al credo LGBT come elemento distintivo di un nuovo modo di lavorare e rapportarsi con il dipendente e il cliente.

A notare il “dettaglio” è il portale spagnolo Infovaticana in un articolo del suo direttore Gabriel Ariza, che non manca di sottolineare come Accenture sia una realtà imprenditoriale molto coinvolta con i “valori” LGBT. Un esempio? Non è difficile trovare nel suo sito espressioni come questa: «Siamo impegnati a sensibilizzare e educare le nostre persone al rispetto verso la nostra comunità LGBT, sostenendo allo stesso tempo tutti i nostri dipendenti e fornendo loro un luogo di lavoro che garantisca sempre una positiva integrazione». Che strano, sarà un caso ma nel portale non compaiono iniziative simili di sostegno alla famiglia.

E ancora, una pagina in cui si elencano tutte le attività a sostegno della causa gay: «Per aumentare il coinvolgimento dei nostri colleghi LGBT nelle singole realtà locali, sponsorizziamo il global Pride in Accenture Network e offriamo un network LGBT globale ed una comunità di supporto per i colleghi transgender. Gestiamo anche un LGBT Ally Program per creare consapevolezza e inclusione su temi LGBT».

Insomma: ad Accenture sono così avanti con i diritti che organizzano persino una sorta di Gay pride aziendale. Poteva il Vaticano sapere che a gestire la propria comunicazione, lautamente pagata, c’era una realtà che promuove valori in contrasto con la dottrina e la visione della vita che il Vaticano dovrebbe difendere di questi tempi? Difficile dare una risposta, anche se per scoprire di quale azienda si tratta basta dare una veloce scorsa al suo sito internet per trovare tutte le informazioni possibili. Possibile che sia sfuggito questo piccolo dettaglio? Anche qui difficile, dato che lo sdoganamento di esponenti di primo piano della cultura LGBT sembra essere anch’esso un “credo” del nuovo corso Vaticano in fatto di comunicazioni.
Mons. Dario Edoardo Viganò

A capo di tutto il sistema comunicativo d’oltretevere, e anche della scelta di Accenture dato che è stata presentata ai giornali proprio da lui, c’è monsignor Dario Edoardo Viganò. Chi è don Viganò?

“Mondano, mondanissimo. Con frequentazioni molto particolari, per un prete…”. Mi sono venute in mente queste ed altre frasi analoghe, confidate sottovoce da uomini di chiesa, professori universitari, giornalisti ed impiegati Rai… quando ho letto l’articolo di Marco Tosatti, su La Nuova BQ, intitolato Radio Vaticana e le ospitate reciproche con l’icona gay.

In questo articolo si parla del convegno Interferenze, organizzato dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e dalla Segreteria vaticana per la Comunicazione il 15 dicembre 2017 a Palazzo Borromeo a Roma, con la regia di mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede.

Effettivamente, quanto alla mondanità, monsignor Viganò non nasconde nulla: non serve fare chissà quali ricerche per trovare decine di foto del monsignore, sempre in ghingheri, accanto a uomini e donne di spettacolo e di mondo. Festival del cinema di Cannes? Viganò presente! Festa del Circolo Canottieri Aniene? Viganò sorridente al fianco di Flavio Briatore, Gianni Letta, Giovanni Malagò, Bianca Berlinguer, i manager Massimo Angelini e Mario Benedetto, Enrico Testa, presidente di Sorgenia…

A giovargli, nel rapporto con un certo mondo non propriamente “da prete”, deve essere l’elasticità mentale, che si svela non soltanto nell’abbigliamento (il colletto romano sembra quasi un collier, da come lo porta bene), ma anche nella grande tolleranza che lo anima.

Ricorda Luca Telese: «Tra gli addetti ai lavori fa scalpore – nel 2002 – il suo voto a favore de L’ora di religione di Marco Bellocchio, che alcuni membri laici della commissione volevano vietare ai minori di 18 anni per la celebre scena della bestemmia rivolta da un personaggio minore a Sergio Castellitto: “Noi non siamo una commissione censura: le opere di valore artistico, anche quelle controverse, si discutono ma non si vietano» (Il Foglio, 30/4/2014).

Come non ricordare poi la sua idea di trasformare, nel giorno dell’apertura del Giubileo della Misericordia, la facciata di San Pietro in Disneyland (Il Tempo, 20 dicembre 2015)?

Se andiamo indietro con gli anni, troviamo monsignor Viganò responsabile di sale e cinema della diocesi di Milano, finché scende a Roma, dove ottiene un insegnamento altisonante in Laterano: Professore ordinario di Teologia della comunicazione! Sì esiste anche questa disciplina, in cui Gesù Cristo non doveva essere molto versato se la sua comunicazione ebbe l’esito nefasto che tutti conosciamo: non gli applausi di un festival di Cannes, ma la crocifissione e l’ignominia.

Negli ultimi mesi di Benedetto, nel 2013, sul palcoscenico romano ne succedono di tutti i colori: prima, nel gennaio, Viganò viene scelto da Bertone alla guida del Centro televisivo Vaticano, poi, nel febbraio, Marco Simeon, chiacchieratissimo pupillo di Bertone, da molti considerato il killer, insieme all’ex cardinale di Genova, di mons. Carlo Maria Viganò e di Ettore Gotti Tedeschi (troppo intenti a fare pulizia al Governatorato e allo IOR) viene silurato da Rai Vaticano perché divenuto troppo imbarazzante, come racconta Alberto Statera su la Repubblica.

Il 27 giugno 2015 il balzo di carriera: Viganò diventa Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, accentrando su di sé una quantità di incarichi sino ad allora divisi tra svariate persone. Da allora, le accuse e le invidie nei suoi confronti si sprecano.

Ma al di là dei malumori dei collaboratori esterni di radio vaticana, di qualche giornalista dell’Osservatore romano che teme la chiusura ecc., Viganò è chiacchierato anche per altri motivi: il grande spazio che concede a personalità che esprimono idee piuttosto contigue all’ideologia LGBT.

Proprio l’articolo citato di Tosatti mette in luce due fatti. Il primo: Viganò è colui che “ha nominato consultore della Segreteria della Comunicazione padre James Martin, sj“, noto per le sue aperture ciclopiche nei confronti del mondo LGBT. Sembra che non abbia altra missione che mutare il pensiero della Chiesa in questo campo.

Il secondo: tra gli ospiti di Interferenze c’è Pierluigi Diaco, conduttore di RTL 102.5, che su twitter dimostra una notevole familiarità con Viganò. Scrive Tosatti: “Pierluigi Diaco è un collega molto noto, che all’inizio di novembre ha celebrato la sua unione civile con il suo partner, e che ha annunciato in maniera molto mediatica la sua omosessualità. Ora, tutto questo non c’entra niente con la sua professionalità, è ovvio. Ma la curiosità resta di sapere come mai fra centinaia di colleghi della radio e della televisione la scelta sia caduta proprio su di lui, che le vicende personali hanno naturalmente trasformato in un’icona della battaglia LGBT”. Anche perché Diaco si è dichiarato favorevole anche all’adozione per le coppie gay, se vi fosse una “legislazione adeguata”. Martin e Diaco, sussurrano i maligni, sono solo due, tra i tanti.

Si dice infatti, nei corridoi, che mons. Nunzio Galantino sia stato nominato proprio su consiglio di Viganò: Galantino è quello che ha dato una lettura dell’episodio biblico di Sodoma non proprio fedele al testo biblico, ed è stato, inoltre, il principale avversario del Family day e di Massimo Gandolfini all’epoca dello scontro sulla legge Cirinnà. Un altro caso, come la nomina di Martin e le trasmissioni con Diaco? Potrebbe essere.

Ma come si sa, le malelingue cercano sempre conferme alle loro illazioni. E notano che Viganò, onnipresente, ha diretto dal 2013 al 2017 il master in giornalismo digitale alla Lateranense insieme ad Emilio Carelli, che svariati siti gay auspicano faccia, quanto prima, coming out (da http://vittoriozincone.it/2009/06/30/em ... prile-2008 ). Di più: nel 2016 i due hanno condiretto insieme il master in giornalismo alla Lumsa, e dall’inizio del 2017 codirigono il master Social media management alla Lateranense (che sembra essere un po’ il giardino di casa di Viganò). Di Carelli, Wikipedia dice così: “Nel 2009 è oggetto di gossip per alcune fotografie compromettenti scattate all’uscita di alcuni locali pubblici. Nel Febbraio 2010 [Carelli] ammette di aver pagato per riavere le foto che erano state recapitate ad alcune testate giornalistiche e per evitarne la diffusione” (si veda anche qui).

Foto di cosa? Difficile pensare che non ci sia nulla di compromettente. Fatto sta, per concludere, che le frequentazioni di monsignor Viganò destano molte critiche ed illazioni: il quotidiano romano Il Tempo, per fare un solo esempio, due anni fa suggeriva che mons. Krzysztof Charamsa, quello famoso del coming out pre-sinodo, proprio prima delle sue esternazioni sulla propria omosessualità, stesse “per diventare vescovo, grazie anche alla rete delle sue relazioni, tra cui spicca quella con don Dario Viganò, prefetto della Comunicazione” (Il Fatto quotidiano, 12.10.2015 e qui).
http://www.lanuovabq.it/it/il-comunicat ... y-friendly



La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani, questi idolatri presuntuosi che si credono salvatori dell'umanità e del mondo a nostre spese.
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Il Papa bugiardo e l'infernale alleanza con l'Islam
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Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Arabia.jpg


Castità e pedofilia
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La manipolazione umana, religiosa e idolatra di Dio
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 7:55 pm

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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 8:26 pm

6) I media immondi della disinformazione

La Stampa, la Repubblica, Il Corriere della Sera, l'Espresso ed il suo gruppo, il Manifesto, l'Unità, l'Avvenire, Il Sole 24 Ore, Il Fatto Quotidiano


A PIÙ RIPRESE HANNO CHIESTO LO SCIOGLIMENTO DI FORZA NUOVA, L'HANNO INFANGATA CON FINTE INCHIESTE ED HANNO MONTATO UN "MOSTRO" INESTISTENTE. OGGI LA VERITÀ È CHE SI INDAGA TRA I VERTICI DEL GRUPPO GEDI (CHE EDITA REPUBBLICA E L'ESPRESSO, ANCHE SE NON COINVOLTI) PER TRUFFA MILIONARIA AI DANNI DELL'INPS, MENTRE FORZA NUOVA CONTINUA LA SUA BATTAGLIA D'ONORE TRA LE STRADE. I SIGNORI EDITORI DEGLI ARTICOLI SCRITTI DALLE PENNE FACILI E DELL'ODIO IDEOLOGICO, SONO INDAGATI, QUINDI, COME TRUFFATORI, COSÌ ALMENO ABBIAMO APPRESO DAI LORO COLLEGHI DE IL FATTO QUOTIDINANO, DI CUI RIPORTIAMO ARTICOLO INTEGRALE:


«Gruppo Espresso, i vertici sono indagati per truffa milionaria all’Inps
di Luciano Cerasa e Valeria Pacelli
22 marzo 2018

https://defenditalia.blogspot.it

Le accuse - Coinvolta Mondardini, oggi Ad di Gedi. I pm: pensioni anticipate per milioni di euro a dirigenti che erano privi del diritto
Ai vertici – Monica Mondardini, Ad di Gedi – AnsaAi vertici – Monica Mondardini, Ad di Gedi – AnsaAi vertici – Monica Mondardini, Ad di Gedi – Ansa

Il cuore del Gruppo Gedi, la società che edita il quotidiano Repubblica e il settimanale L’Espresso (estranei alla vicenda), finisce sotto inchiesta. Truffa ai danni dell’Inps è il reato che la Procura di Roma contesta all’amministratore delegato Monica Mondardini, al direttore delle Risorse umane Roberto Moro e a Corrado Corradi, capo della Divisione Stampa Nazionale. Per questo ieri i finanzieri sono entrati nelle sedi della Gedi – il gruppo che oggi edita anche La Stampa di cui è presidente onorario Carlo De Benedetti, presidente il figlio Marco – e della Manzoni Spa, la concessionaria di pubblicità del gruppo editoriale, per acquisire documentazione relativa al prepensionamento concesso, secondo la Procura senza averne diritto, ad alcuni dirigenti di nove società del gruppo.


Il punto è questo: il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall’Olio sospettano che per far ottenere il prepensionamento, ossia il riposo anticipato, ad alcuni dirigenti che non avevano accesso al beneficio, siano stati utilizzati alcuni escamotage come il demansionamento a quadri o i trasferimenti. Da ciò la presunta truffa di milioni di euro. Le contestazioni riguardano fatti dal 2012 a oggi. L’indagine – che ora crea qualche grana al gruppo che nel 2016 vantava 705 milioni di euro di ricavi e 11,9 milioni di utili – nasce da un’informativa dell’Ispettorato del lavoro che evidenzia le anomalienell’ottenimento dei benefici dei prepensionamenti, e che è stata inviata in Procura.

Le ispezioni della Direzione Vigilanza dell’Inps, da cui si sono avviate le indagini della Procura di Roma, hanno avuto impulso da una notizia del Fatto del settembre 2016, in cui si riportava il carteggio interno tra la presidenza, la direzione generale e alcune direzioni dell’Istituto scaturito da alcune email di denuncia, inviate al presidente Tito Boeri a partire dal maggio precedente. Una figura evidentemente a contatto con la società editoriale e poi ascoltata dagli inquirenti capitolini, segnalava a Boeri una presunta truffa per decine di milioni di euro ai danni dell’Inps operata dal gruppo editoriale tra il 2012 e il 2015.

La questione si rimpalla per diverso tempo tra gli uffici fino a quando Boeri decide di inviare una ricostruzione di quanto accertato dalle sue direzioni al ministero del Lavoro e incarica il direttore generale pro tempore, Massimo Cioffi – dimessosi di lì a poco per i forti contrasti con il presidente sulla gestione dell’Ente –, di stendere una lettera da inviare al ministro del lavoro, Giuliano Poletti. In questa lettera, Cioffi racconta che in occasione di due operazioni di ristrutturazione aziendale – la prima che si è conclusa nel 2012 e la seconda nel 2015 –, la società Manzoni Spa avrebbe chiesto 117 esuberi: poco prima lo stato di crisi però aveva assunto altro personale, proveniente – ipotizza l’Inps –, da società appartenenti al medesimo gruppo e in qualche caso anche dall’esterno.

Cioffi scrive così che nell’ambito dei citati 117 esuberi sono stati segnalati all’istituto 7 nominativi di dirigenti, trasformati in quadri per poter essere prepensionati.

Sempre secondo le segnalazioni pervenute all’Inps, tutti i dipendenti assunti non sarebbero neppure usciti dalle aziende di origine. Dalla banca dati ministeriale delle comunicazioni obbligatorie sono emerse 248 segnalazioni di inizio di attività lavorativa nei 4 mesi che hanno preceduto la dichiarazione di esubero e la conseguente messa in cassa integrazione straordinaria dei dipendenti, con il prepensionamento di poligrafici e giornalisti.

Tra il 2011 e il 2015 sono stati concessi per decreto ministeriale al gruppo editoriale Gedi e alla Manzoni spa 187 prepensionamenti di poligrafici e 69 di giornalisti, mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di solidarietà. Il direttore dell’Inps accludeva anche la scheda di ciascuno dei dirigenti che sarebbero stati demansionati a quadro per permettere loro di accedere al pensionamento anticipato.

L’iniziativa di Cioffi arrivava dopo una serie d’informative interne che gli organismi centrali e regionali dell’Inps si scambiano fin dall’aprile del 2012. Tra silenzi e solleciti di verifiche, il rimpallo all’interno dell’istituto va avanti da anni. Le ispezioni avviate hanno investito anche altri gruppi editoriali, come la Mondadori, il gruppo Riffeser e del Sole 24 Ore(gruppi estranei all’indagine).

A dare notizia della presenza dei finanzieri nelle proprie sedi, ieri, è stato lo stesso gruppo Gedi. “L’ufficio del personale del Gruppo – scrivono in una nota – sta fornendo piena collaborazione agli inquirenti per consegnare copia dei fascicoli dei dipendenti demansionati e trasferiti. La Società fa sapere di avere piena fiducia nell’operato della magistratura e si dice certa di dimostrare la assoluta regolarità delle pratiche di accesso alla cassa integrazione e al prepensionamento”. »



Il ravvedimento operoso dell’informazione
di Maurizio Crippa
2018/04/25
https://www.ilfoglio.it/cultura/2018/04 ... one-191288

Viene la stagione delle tasse da pagare, e inizia a ronzare nella testa, tarlo di primavera, anche il Grillo parlante che pensavamo di aver schiacciato sul muro: stai attento, che se sbagli poi ti tocca fare il Ravvedimento Operoso. Odioso come la medicina di Pinocchio, ma indispensabile per guarire, rimettere le cose in piedi e la testa a posto. Parliamo dell’Italia, e del ravvedimento operoso che qualche pezzo del suo sistema informativo bacato sta (forse) iniziando a considerare. Perché molto del disastro populista alligna lì. Ma dar tutta la colpa al popolo, è illogico. Dare la colpa alle élite in fuga da se stesse è già meglio, ma non basta. L’esame di coscienza lo deve fare la grande informazione. Che dovrebbe essere, anche, il canale di comunicazione tra élite e cittadini. E invece ha passato vent’anni a lisciare il pelo della bestia per il suo verso, senza comunicare un bel niente, se non l’eco confusa che veniva dal basso.

Domenica scorsa, sul Sole 24 Ore, il politologo Sergio Fabbrini ha spiegato che lo stallo post 4 marzo è dovuto “al fallimento di una precisa strategia politica. Ovvero all’idea che basta cambiare i politici per cambiare la politica”. E che “si sarebbe dovuto prevenire quello stallo attraverso una riforma elettorale in grado di dare vita, con il doppio turno, ad una maggioranza elettorale”. (Tra parentesi, il giorno dopo la stessa cosa ha scritto Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera: “Penso che una legge elettorale a doppio turno sia davvero il sistema migliore per il nostro paese”). Non è avvenuto, ma il ravvedimento operoso che Fabbrini indica non è una nuova legge, bensì una presa di coscienza più ampia. Le riforme hanno perso perché “la strategia dell’anti-Casta è stata formidabilmente promossa da giornalisti e opinionisti dei principali quotidiani nazionali e reti televisive”. Solo che in Italia la battaglia contro la Casta, iniziata da due giornalisti bestseller del Corriere, è divenuta, secondo Fabbrini “la strategia intorno a cui si è aggregata una pluralità di interessi… ha consentito di incrementare le vendite dei quotidiani, di alzare gli indici di ascolto delle trasmissioni televisive, di soddisfare il narcisismo di accademici o esponenti dell’establishment”. Di contro, è completamente mancato il ruolo propositivo, di idee, della stampa.

Le riforme politiche complesse, spiega il politologo, hanno bisogno di essere preparate con una adeguata formazione dell’opinione pubblica in cui “le élite (politiche e d’opinione) riconoscono un interesse nazionale e si impegnano per costruire il consenso su di esso tra i cittadini”. In Italia politici e informazione hanno toppato, puntando su un “modello alternativo di formazione delle opinioni dal basso (il bubble up model)”. Tradotto per i semplici: la politica ha inseguito temi populisti, gonfiati ad arte dai giornali. Così si è aperto il precipizio, ma da lì dovrebbe cominciare anche il ravvedimento. La scorsa settimana, durante la presentazione a Roma del libro di Alessandro Barbano “Troppi diritti. L’Italia tradita dalla libertà”, Paolo Mieli ha detto in proposito alcune cose importanti, che non sono state colte col dovuto rilievo, sulla responsabilità dei giornali, “compresi quelli da me diretti in questa fase lunga che dura ormai da 25-30 anni”. Il mancato ruolo di riflessione e guida. “Le responsabilità sono enormi – ha detto – e sono a) di non aver capito per tempo b) di aver pensato che alcuni fenomeni si potessero assecondare perché tanto poi…”. Si è fatto “grosso modo lo stesso errore che fecero le classi dirigenti nel 1922-1925. Pensavamo ma sì, lasciamo che la società civile si esprima, e poi ci penseremo noi che siamo forti, potenti, e con le idee chiare a ricondurre questi movimenti alla ragione. Neanche per sogno”. E’ l’ora del ravvedimento operoso.


Italia politica, dei ladri, dei parassiti, dei fanfaroni
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 23, 2018 8:54 pm

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