La casta clericale e il clero della menzognahttp://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... romano.jpg Papa Bergoglio Francesco I che ci racconta che il criminale assassino Maometto fu un santo equiparabile a Cristo e che la sua ideologia politico-religiosa è una religione di pace e fraternità che eleva l'uomo all'amore universale e a Dio.
Monsignor Dario EdoardoViganò, segretario della comunicazione di Bergoglio che falsifica la lettera di Papa Benedetto XVI
Monsignor Galantino, vescovo segretario della CEI che falsifica la Bibbia raccontando ai giovani che Sodoma si salvò grazie ad Abramo il giusto, quando invece nella Bibbia è scritto che questa città corrotta venne completamente distrutta assieme a Gomorra.Il Papa: "Il Corano è un libro di pace"https://video.repubblica.it/dossier/il- ... 105/183968 Papa Francesco, di ritorno da Istanbul, ha chiesto ai leader islamici la condanna del terrorismo: "Gli stessi musulmani dicono che questo non è il Corano, il Corano è un libro di pace"
Papa: "L'Islam non è terrorismo, oppure bisogna parlare anche di cattolici violenti"1 agosto 2016
https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/0 ... ti/2947639 “Non è giusto né vero parlare di Islam violento e di terrorismo islamico, allora dovrei parlare anche di cattolici violenti”. Papa Francesco sull’aereo che lo ha riportato a Roma dopo le celebrazioni a Cracovia della Giornata mondiale della gioventù ha affrontato il tema dell’Isis e degli attentati che hanno colpito l’Europa negli ultimi mesi. “Ho parlato a lungo con l’imam di Al Azhar”, ha detto, “conosco quello che pensano, vogliono la pace. In ogni religione ci sono ‘gruppetti fondamentalisti. Lo Stato che si definisce islamico ci presenta la sua carta di identità violenta, ma non è l’Islam”. E ha poi concluso: “Questo è Isis fondamentalista, ma non si può dire che l’Islam sia terrorismo”.
Papa: "Sbagliato dire che l'Islam è violento"
Bergoglio ha messo in guardia dalle generalizzazioni sull’argomento. “A me non piace”, ha detto, “parlare di violenza islamica, perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, quello che uccide la fidanzata, un altro la suocera, questi cattolici battezzati sono violenti cattolici e se parlo di violenza islamica devo parlare di violenza cattolica”. Secondo il Pontefice è importante tenere presente che nell’Islam “non tutti sono violenti, come non tutti i cattolici sono violenti”: “E’ come una macedonia, comprende tutto. Io credo che in ogni religione c’è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Quando arrivi ad uccidere si può uccidere con la lingua e con il coltello. Credo che non è giusto e non è vero identificare questo con l’islam”.
Papa Francesco: «L'Islam non c'entra con le azioni dei terroristi»dal nostro inviato Franca Giansoldati
DA BORDO DELL'AEREO PAPALE
https://www.ilmessaggero.it/primopiano/ ... 88480.html L'Islam? Non ha nulla a che vedere con il terrorismo, anzi i terroristi islamici, per certi versi, si possono equiparare a quei cattolici che uccidono le proprie donne. Sul volo di ritorno da Cracovia il Papa non manca di tracciare delle linee di demarcazione, di fare distinguo e prendere distanza dai cliché sull'Islam. «A me non piace parlare di violenza islamica perché tutti i giorni vedo violenze, anche in Italia, quando qualcuno uccide la fidanzata e la suocera; questi sono cattolici battezzati, sono violenti, sono cattolici. Si parla di violenza islamica ma non è che tutti gli islamici sono violenti, e tutti i cattolici sono violenti. Non si può fare una macedonia». Parole che non mancheranno di fare rumore, come quei tuoni e quei fulmini che, poco prima di partire, hanno accompagnato il suo saluto ai giovani volontari della Gmg. Poi parla della Polonia, ricorda con dolore la scomparsa della giornalista della Rai, Anna Maria Jacobini.
I cattolici sono sotto choc dopo l'assassinio di padre Jacques mentre celebrava la messa. Quattro giorni fa lei ha detto che tutte le religioni vogliono la pace ma questo prete è stato assassinato nel nome dell'Islam. Perché lei parla di terrorismo ma non di Islam?
...
"Il Papa sbaglia, l'Islam non è pace". Allarme del consigliere di Ratzingerhttps://www.quotidiano.net/cronaca/papa ... -1.3020105 Le musulmane contro l'islam: "Non è una religione di pace"http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 51085.html Caro Papa Francesco si sbaglia il terrorismo islamico esistehttp://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 65629.html "Islam, religione della spada". L'allarme di un gesuita egizianohttp://magister.blogautore.espresso.rep ... a-egiziano Ex musulmani contro il Papa: "Propone il Corano come salvezza"http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 80079.html Hitler e Maometto: chi è stato il peggior criminale? viewtopic.php?f=188&t=2659 http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lIslam.jpg La menzogna di Galantino su SodomaOmelia per i giovani italiani alla Gmg 2016http://www.nunziogalantino.it/sermon/om ... a-gmg-2016 La preghiera: canale invisibile che ci collega a Dio permettendoci di ascoltarlo, di chiedergli perdono, di sperimentare la sua vicinanza e la sua paternità, di invocarlo per noi e per gli altri.
È della preghiera che ci parla l’intenso il dialogo tra Dio e Abramo, riportato nella prima Lettura; ed è sulla preghiera che viene interpellato Gesù nel Vangelo. Una preghiera che non è evasione dai problemi e dalle responsabilità, ma esperienza viva, fatta di ascolto e di risposta, mediante la quale con Dio si instaura un rapporto autentico che spinge ad essere audaci; come audace è la preghiera di intercessione di Abramo a favore di Sodoma. Una città sulla quale nessuno avrebbe scommesso niente, eccetto Abramo. La sua preghiera di intercessione e la sua voglia di osare desiderano a tutti i costi salvare Sodoma. La città sarà salva – è la convinzione di Abramo – perché ci sono i giusti, anche se pochi. La città può salvarsi però soprattutto perché c’è Abramo uomo di preghiera, che non fa da accusatore implacabile, non parla contro ma parla a favore. Abramo, uomo di preghiera, non denuncia i misfatti, ma annuncia la possibilità di qualcosa di nuovo. Abramo, uomo di preghiera, annuncia e invita a guardare alle possibilità positive. Abramo, uomo di preghiera, è un instancabile cercatore di segni di speranza da presentare al Signore perché li valorizzi.
Di preghiera parla anche la pagina del Vangelo. Interrogato dai suoi discepoli sul modo in cui pregare, Gesù non propone formule nuove né raccomanda dei riti, indica piuttosto un percorso delineato nelle parole del Padre nostro. Ispirandosi a quelle parole si entra con Dio in un rapporto filiale, profondo e intimo, di cui Gesù stesso è l’esempio supremo. Si impara così a pregare, a pensare e a vivere in comunione con gli altri, riconoscendo che Dio non è solo mio Padre, ma è nostro Padre, e chiedendogli non solo che perdoni i peccati individuali, ma “i nostri debiti”.
Ecco le due dimensioni fondamentali e inscindibili della vita cristiana: la figliolanza con Dio e la fratellanza con gli altri uomini. Queste due dimensioni non possono essere separate, così che ogni volta che invochiamo Dio dobbiamo portare nel cuore anche tutti i suoi figli ed essere pronti a spenderci per il loro bene; e ogni volta che guardiamo al più piccolo dei nostri fratelli, dobbiamo riconoscere l’immagine di Dio impressa in lui e quindi trattarlo con il rispetto, la cura e la dedizione che avremmo per Cristo stesso. Continuo a domandarmi come si possano tenere le mani giunte in preghiera e poi con le stesse mani respingere il fratello che chiede di essere accolto! Continuo a domandarmi come si possa con la stessa bocca invocare il Padre e pronunziare dei “no” decisi e spezzanti di fronte al bisogno del fratello! Continuo a domandarmi come si possa elevare la propria mente a Dio e semmai impegnare la stessa mente a trovare giustificazioni per chiudere il proprio cuore dinanzi a chi è profugo e perseguitato!
La preghiera autentica, come ci ricorda Paolo nella seconda lettura, trasforma! Ci rende partecipi della Pasqua di Cristo e ci fa passare dalla morte a una vita nuova. Lasciamo che questa trasformazione, che è opera dello Spirito Santo, si compia anche in noi e contribuisca a rinnovare il mondo e la società in cui viviamo. Sono tanti i motivi di dolore e di preoccupazione che incontriamo attorno a noi: un circolo di violenza e di follia omicida tenta di avvolgere lo spazio pubblico e di trascinare in basso, nel timore e nella tristezza, la convivenza umana. Ciò rischia di alimentare la diffidenza e dar vita a un individualismo ancora più esasperato, che non può che spegnere la felicità di ognuno.
Dando inizio alla XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, vogliamo che questi giorni di incontro e di riflessione, di preghiera e di festa, siano un’occasione propizia per contrastare questa mentalità, così contraria all’uomo e al desiderio di bene che ognuno porta iscritto in sé.
Come ci diceva qualche giorno fa Papa Francesco nel darci appuntamento proprio qui a Cracovia, vogliamo che questa Gmg diventi motivo per “offrire al mondo un nuovo segno di armonia, un mosaico di volti diversi, di tante razze, lingue, popoli e culture, ma tutti uniti nel nome di Gesù, che è il Volto della Misericordia”. L’ascolto delle parole del Santo Padre, che instancabilmente ci richiama a uno stile di audacia, di apertura, di accoglienza e di compassione per gli altri, ci dia la forza di contribuire positivamente alla costruzione di un mondo realmente solidale e di un bene comune fruibile da tutti, che non lasci indietro nessun essere umano, ma riconosca in ognuno un riflesso dell’amore del Creatore.
» XVII Domenica del Tempo Ordinario – Omelia per i giovani italiani alla Gmg – 24 luglio 2016
Galantino non conosce la Bibbia e pontifica su Sodoma29 luglio 2016
Da Antonio Righi
http://www.libertaepersona.org/wordpres ... -su-sodomaRiprendo un post di Costanza Miriano, a commento delle frasi pronunciate da mons. Nunzio Galantino, segretario della CEI per volere di papa Francesco, alla GMG in Polonia, su Sodoma. L’affermazione di Galantino va nella direzione ormai chiara da tempo:
il suo accordo con Monica Cirinnà sulle unioni civili; i continui inviti, su Sat 2000, dopo la defenestrazione di Dino Boffo, a testimonial del mondo gay e sostenitori del matrimonio gay, l’invito alla GMG, della madrina del gay pride di Milano…:
“Mi dispiace, monsignor Galantino, io la rispetto davvero perché lei è il mio pastore, però la parola di Dio non si può travisare. E’ una grande responsabilità che abbiamo nei confronti dei ragazzi. Sodoma non viene salvata, come lei dice:
“La città è salva perché ci sono i giusti, anche se pochi; ma la città è salva soprattutto perché c’è Abramo, uomo di preghiera, che non fa da accusatore implacabile, non parla contro ma parla a favore.. è un instancabile cercatore di segni di speranza da presentare al Signore perché li valorizzi”.
Sodoma viene distrutta, nella Bibbia!
Se poi vogliamo annunciare che il Dio dell’Antico Testamento ha negli anni continuato a rivelarci il suo volto, mostrandosi più misericordioso di quanto narrato, il pastore è lei, lo faccia pure. Ma il racconto biblico dice un’altra cosa.Dice che Sodoma viene annientata, rasa al suolo, distrutta. E la Bibbia è Parola di DIO!” Costanza Miriano
https://it.wikipedia.org/wiki/SodomaNella Bibbia, il libro della Genesi menziona Sodoma a partire dal capitolo 10 e la situazione nel territorio popolato dai Cananei. Secondo quanto riferisce la Bibbia nel cap. 18 della Genesi, Dio rivelò ad Abramo che stava per distruggere Sodoma e Gomorra, perché "il loro peccato era molto grave" e "il grido che saliva dalle loro città era troppo grande". Abramo intercedette per le persone giuste della città contrattando con Dio e Dio gli rispose che non l'avrebbe distrutta se avesse incontrato dieci persone giuste nella città. Secondo il prosieguo nel cap. 19, ai versetti 1-38, due dei tre angeli di Dio che Abramo prima aveva incontrato, entrarono a Sodoma. Nel vederli, Lot li invitò nella sua casa e insistette affinché trascorressero la notte nell'abitazione. Tuttavia, prima che ciò potesse avvenire, gli abitanti di Sodoma attorniarono la casa ed esigettero che Lot consegnasse loro i suoi invitati per poter abusare di loro. Lot rifiutò, offrendo al loro posto le sue due figlie vergini pur di non commettere un grave peccato agli occhi di Dio contro la legge dell'ospitalità, ma essi rifiutarono, insistendo nelle loro pretese. Gli abitanti di Sodoma provarono così a sfondare la porta d'ingresso, ma i due invitati impedirono l'accesso all'interno della casa agli assalitori accecandoli tutti con un'abbagliante luce. Dopodiché essi dissero a Lot di abbandonare subito con la sua famiglia la città, intimandogli di non voltarsi indietro. Lot avvisò i suoi generi, che però non gli diedero retta e così Lot abbandonò la casa e la città solo con sua moglie e le sue figlie, chiedendo e ottenendo che si salvasse la piccola città di Zoar, nei pressi di Sodoma. Quindi Dio inviò una pioggia di fuoco e zolfo che incenerì del tutto Sodoma con i suoi abitanti, assieme ad altre città della pianura. L'ordine di non voltarsi indietro a vedere quanto Dio aveva decretato accadesse alla città non fu eseguito dalla moglie di Lot che, per quell'atto di disubbidienza, fu trasformata in una statua di sale. Lo zio di Lot, Abramo, da una montagna vide la colonna di fumo che si alzava da quella che era stata Sodoma.
La menzogna di Viganò sulla lettera di Papa Benedetto XVIVaticano, Papa Francesco: Socci svela la vera reazione di Ratzinger alla lettera taroccata22 Marzo 2018
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... socci.htmlMons. Dario Viganò, responsabile vaticano per la comunicazione, si è dimesso per le omissioni relative alla lettera di Benedetto XVI. Problema risolto? Al contrario. Perché dall' inizio della vicenda è evidente che non c' era (solo) un "caso Viganò", ma (soprattutto) un "caso Bergoglio".
Il "caso Viganò" sta nel dilettantismo con cui è stata gestita l' operazione, con trovate puerili e paragrafi di Ratzinger silenziati (in quel Vaticano che pontifica contro le fake news e l' informazione parziale). Il "caso Bergoglio", molto più grave, consiste nel tentativo fatto da Bergoglio, attraverso Viganò (che è un suo fedelissimo esecutore), di ottenere da Benedetto XVI un clamoroso endorsement. In pratica voleva che papa Ratzinger approvasse pubblicamente la sua "rivoluzione".
Quando il papa emerito ha risposto a Viganò che non era disposto a fare l' endorsement e che non aveva nessuna intenzione di leggere i libretti apologetici su Bergoglio, anzi era indignato perché avevano chiamato a elogiare il papa argentino chi negli anni scorsi «attaccò in modo virulento» il papato suo e di Giovanni Paolo II, a Santa Marta hanno masticato amaro. È noto infatti che poco prima Benedetto XVI aveva scritto una bellissima e densa prefazione a un libro del card. Sarah. In quel caso l' endorsement c' era stato ed entusiasta.
Scopo iniziale - Invece Benedetto XVI agli emissari di Bergoglio aveva risposto un secco «no», incartato in due frasi di cortesia. Bergoglio avrebbe dovuto prendere atto del no e far riporre la lettera di Benedetto XVI, che era «riservata e personale», nel cassetto. Invece è stato deciso di usarla comunque per lo scopo iniziale.
Così hanno raccontato al mondo che Benedetto XVI aveva fatto un clamoroso endorsement per papa Francesco, attaccando i suoi critici ed esaltandone la sapienza teologica (è noto che non ha nemmeno il dottorato in teologia). Un' operazione tanto spregiudicata (trasformare un no all' endorsement in un sì) non è stata certo decisa da mons. Viganò. Solo il suo "principale" poteva, tanto è vero che Bergoglio lo ha sempre difeso e nelle lettere che i due si sono scambiati ieri non c' è critica o ammissione di colpa. Mons. Viganò dice che si dimette solo perché «si sono sollevate molte polemiche» e lui non vuole danneggiare le riforme bergogliane. In pratica, vogliono evitare una vera operazione trasparenza che esigerebbe ora di pubblicare la lettera del 12 gennaio con cui Viganò chiese a Benedetto XVI quell' endorsement. Da lì si capirebbero molte cose: sia del coinvolgimento di Bergoglio, sia della risposta di Benedetto XVI.
Le dimissioni di Viganò dunque non servono a fare chiarezza su una vicenda sconcertante, ma solo a mettere tutto a tacere. Perché il regista di tutta l' operazione è stato Bergoglio. Infatti, nella lettera di dimissioni, Viganò non ammette alcun suo errore e dice di poter contare sulla stima di Bergoglio, manifestatagli «anche nel nostro ultimo incontro». E Bergoglio in sostanza gli risponde: accolgo a malincuore le tue dimissioni, ma solo perché ci hanno beccato con le mani nella marmellata. Tuttavia lo ricompensa dicendogli «di proseguire restando presso il Dicastero» e inventando per lui la carica di «Assessore per poter dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto».
Risposta negativa - Infine Bergoglio conferma il «progetto di riforma» dei media portato avanti da Viganò di cui elogia l' operato e addirittura il suo «profondo sensus ecclesiae». Evidentemente ritiene lodevole il fatto che si sia fatta passare una risposta negativa di Benedetto XVI per un endorsement a suo favore. E giudica lodevoli pure quei libretti sui quali perfino un bergogliano come Luis Badilla, del sito paravaticano "Il Sismografo", aveva sollevato grosse domande.
Secondo Badilla, mons. Viganò e il responsabile della Libreria editrice vaticana, «in merito al gigantesco pasticcio della lettera del Papa emerito, letta e diffusa con omissioni e tagli non accettabili in generale secondo l' etica giornalistica e, a maggior ragione, più insopportabili quando si tratta di un documento di un ex vescovo di Roma, sono chiamati anche a spiegare - oltre alla manipolazione della lettera - un' altra questione ugualmente delicata». Badilla chiede «come è possibile che la Lev» abbia incluso fra i teologi, chiamati a elogiare il pontificato di Bergoglio, nomi per cui Benedetto XVI si esprime così severamente. «Come è stato possibile - chiede Badilla - dare tribuna ad un teologo fondatore di un' organizzazione contraria apertamente al magistero pontificio? Le parole di J. Ratzinger al riguardo sono come un macigno e si devono trarre le conseguenze».
Invece Bergoglio non trae nessuna conseguenza negativa e seppellisce le dure domande di Badilla. Anzi, Bergoglio ha solo parole di approvazione ed elogio per Viganò e per il suo "sensus ecclesiae", quindi per tutta l' operazione. Che però è saltata. Un colpo durissimo per il papa argentino. Non dovuto certo allo spirito critico dei maggiori giornali italiani, ma solo alla pressante ricerca della verità della rete e dei blog.
CON IL CASO VIGANO’ E’ DEFINITIVAMENTE ESPLOSO IL “CASO BERGOGLIO”Antonio Socci
22 marzo 2018
https://www.antoniosocci.com/caso-vigan ... -bergoglioIl maldestro e inaudito tentativo di strumentalizzazione di Benedetto XVI – con cui né Bergoglio, né Viganò si sono scusati (vedi QUI ) – ha messo in luce la radicale rottura tra l’argentino e il magistero precedente. E ha reso evidente la gravissima crisi di legittimazione dello sgangherato pontificato sudamericano. Che – perduti i referenti imperiali (Obama/Clinton) – oggi è allo sbando e arranca. La stessa Curia comincia a preoccuparsi drammaticamente degli ulteriori danni che potrà subire la Chiesa, già prostrata da cinque anni di bombardamento anticattolico. Nel commento che segue ricostruisco il senso degli eventi di queste ore.
Mons. Dario Viganò, responsabile vaticano per la comunicazione, si è dimesso per le omissioni relative alla lettera di Benedetto XVI. Problema risolto? Al contrario. Perché dall’inizio della vicenda è evidente che non c’era (solo) un “caso Viganò”, ma (soprattutto) un “caso Bergoglio”.
Il “caso Viganò” sta nel dilettantismo con cui è stata gestita l’operazione, con trovate puerili e paragrafi di Ratzinger silenziati (in quel Vaticano che pontifica contro le fake news e l’informazione parziale).
Il “caso Bergoglio”, molto più grave, consiste nel tentativo fatto da Bergoglio, attraverso Viganò (che è un suo fedelissimo esecutore), di ottenere da Benedetto XVI un clamoroso endorsement. In pratica voleva che papa Ratzinger approvasse pubblicamente la sua “rivoluzione”.
Quando il papa emerito ha risposto a Viganò che non era disposto a fare l’endorsement e che non aveva nessuna intenzione di leggere i libretti apologetici su Bergoglio, anzi era indignato perché avevano chiamato a elogiare il papa argentino chi negli anni scorsi “attaccò in modo virulento” il papato suo e di Giovanni Paolo II, a Santa Marta hanno masticato amaro.
È noto infatti che poco prima Benedetto XVI aveva scritto una bellissima e densa prefazione a un libro del card. Sarah. In quel caso l’endorsement c’era stato ed entusiasta.
Invece Benedetto XVI agli emissari di Bergoglio aveva risposto un secco “no”, incartato in due frasi di cortesia. Bergoglio avrebbe dovuto prendere atto del no e far riporre la lettera di Benedetto XVI, che era “riservata e personale”, nel cassetto.
Invece è stato deciso di usarla comunque per lo scopo iniziale. Così hanno raccontato al mondo che Benedetto XVI aveva fatto un clamoroso endorsement per papa Francesco, attaccando i suoi critici ed esaltandone la sapienza teologica (è noto che non ha nemmeno il dottorato in teologia).
Un’operazione tanto spregiudicata (trasformare un no all’endorsement, in un sì) non è stata certo decisa da mons. Viganò.
Solo il suo principale poteva, tanto è vero che Bergoglio lo ha sempre difeso e nelle lettere che i due si sono scambiati ieri non c’è critica o ammissione di colpa.
Mons. Viganò dice che si dimette solo perché “si sono sollevate molte polemiche” e lui non vuole danneggiare le riforme bergogliane.
In pratica vogliono evitare una vera operazione trasparenza che esigerebbe ora di pubblicare la lettera del 12 gennaio con cui Viganò chiese a Benedetto XVI quell’endorsement. Da lì si capirebbero molte cose: sia del coinvolgimento di Bergoglio, sia della risposta di Benedetto XVI.
Le dimissioni di Viganò dunque non servono a fare chiarezza su una vicenda sconcertante, ma solo a mettere tutto a tacere.
Perché il regista di tutta l’operazione è stato Bergoglio. Infatti, nella lettera di dimissioni, Viganò non ammette alcun suo errore e dice di poter contare sulla stima di Bergoglio, manifestatagli “anche nel nostro ultimo incontro”.
E Bergoglio in sostanza gli risponde: accolgo a malincuore le tue dimissioni, ma solo perché ci hanno beccato con le mani nella marmellata. Tuttavia lo ricompensa dicendogli “di proseguire restando presso il Dicastero” e inventando per lui la carica di “Assessore… per poter dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto”.
Infine Bergoglio conferma il “progetto di riforma” dei media portato avanti da Viganò di cui elogia l’operato e addirittura il suo “profondo sensus ecclesiae”.
Evidentemente ritiene lodevole il fatto che si sia fatta passare una risposta negativa di Benedetto XVI per un endorsement a suo favore.
E giudica lodevoli pure quei libretti sui quali perfino un bergogliano come Luis Badilla, del sito paravaticano “Il Sismografo”, aveva sollevato grosse domande.
Secondo Badilla, mons. Viganò e il responsabile della Libreria editrice vaticana, “in merito al gigantesco pasticcio della lettera del Papa emerito, letta e diffusa con omissioni e tagli non accettabili in generale secondo l’etica giornalistica e, a maggior ragione, più insopportabili quando si tratta di un documento di un ex vescovo di Roma, sono chiamati anche a spiegare – oltre alla manipolazione della lettera – un’altra questione ugualmente delicata”.
Badilla chiede “come è possibile che la Lev” abbia incluso fra i teologi, chiamati a elogiare il pontificato di Bergoglio, nomi per cui Benedetto XVI si esprime così severamente.
“Come è stato possibile” chiede Badilla “dare tribuna ad un teologo fondatore di un’organizzazione contraria apertamente al magistero pontificio? Le parole di J. Ratzinger al riguardo sono come un macigno e si devono trarre le conseguenze”.
Invece Bergoglio non trae nessuna conseguenza negativa e seppellisce queste dure domande di Badilla.
Anzi, Bergoglio ha solo parole di approvazione ed elogio per Viganò e per il suo “sensus ecclesiae”, quindi per tutta l’operazione.
Che però è saltata. Un colpo durissimo per il papa argentino. Non dovuto certo allo spirito critico dei maggiori giornali italiani, ma solo alla pressante ricerca della verità della rete e dei blog.
Ritratto di mons. Viganò, il comunicatore vaticano gay-friendly – Il fumo di SatanaIl Vaticano affida la realizzazione del nuovo portale informativo alla multinazionale Accenture, che fa vanto di essere gay friendly. E questo non sembra far problemi visto il grande spazio concesso dal plenipotenziario della comunicazione a persone contigue al mondo LGBT.
di Francesco Agnoli (19-12-2017)
https://anticattocomunismo.wordpress.co ... y-friendly Il Vaticano ha deciso di creare un nuovo portale di comunicazione chiamato Vatican News e per la realizzazione ha chiamato la prestigiosa multinazionale della web solution per le imprese, Accenture. Ma di che cosa si tratta? Si tratta di un’impresa ai vertici nel campo della gestione di portali internet e non solo, che però ha aderito come molte altre multinazionali al credo LGBT come elemento distintivo di un nuovo modo di lavorare e rapportarsi con il dipendente e il cliente.
A notare il “dettaglio” è il portale spagnolo Infovaticana in un articolo del suo direttore Gabriel Ariza, che non manca di sottolineare come Accenture sia una realtà imprenditoriale molto coinvolta con i “valori” LGBT. Un esempio? Non è difficile trovare nel suo sito espressioni come questa: «Siamo impegnati a sensibilizzare e educare le nostre persone al rispetto verso la nostra comunità LGBT, sostenendo allo stesso tempo tutti i nostri dipendenti e fornendo loro un luogo di lavoro che garantisca sempre una positiva integrazione». Che strano, sarà un caso ma nel portale non compaiono iniziative simili di sostegno alla famiglia.
E ancora, una pagina in cui si elencano tutte le attività a sostegno della causa gay: «Per aumentare il coinvolgimento dei nostri colleghi LGBT nelle singole realtà locali, sponsorizziamo il global Pride in Accenture Network e offriamo un network LGBT globale ed una comunità di supporto per i colleghi transgender. Gestiamo anche un LGBT Ally Program per creare consapevolezza e inclusione su temi LGBT».
Insomma: ad Accenture sono così avanti con i diritti che organizzano persino una sorta di Gay pride aziendale. Poteva il Vaticano sapere che a gestire la propria comunicazione, lautamente pagata, c’era una realtà che promuove valori in contrasto con la dottrina e la visione della vita che il Vaticano dovrebbe difendere di questi tempi? Difficile dare una risposta, anche se per scoprire di quale azienda si tratta basta dare una veloce scorsa al suo sito internet per trovare tutte le informazioni possibili. Possibile che sia sfuggito questo piccolo dettaglio? Anche qui difficile, dato che lo sdoganamento di esponenti di primo piano della cultura LGBT sembra essere anch’esso un “credo” del nuovo corso Vaticano in fatto di comunicazioni.
Mons. Dario Edoardo Viganò
A capo di tutto il sistema comunicativo d’oltretevere, e anche della scelta di Accenture dato che è stata presentata ai giornali proprio da lui, c’è monsignor Dario Edoardo Viganò. Chi è don Viganò?
“Mondano, mondanissimo. Con frequentazioni molto particolari, per un prete…”. Mi sono venute in mente queste ed altre frasi analoghe, confidate sottovoce da uomini di chiesa, professori universitari, giornalisti ed impiegati Rai… quando ho letto l’articolo di Marco Tosatti, su La Nuova BQ, intitolato Radio Vaticana e le ospitate reciproche con l’icona gay.
In questo articolo si parla del convegno Interferenze, organizzato dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e dalla Segreteria vaticana per la Comunicazione il 15 dicembre 2017 a Palazzo Borromeo a Roma, con la regia di mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede.
Effettivamente, quanto alla mondanità, monsignor Viganò non nasconde nulla: non serve fare chissà quali ricerche per trovare decine di foto del monsignore, sempre in ghingheri, accanto a uomini e donne di spettacolo e di mondo. Festival del cinema di Cannes? Viganò presente! Festa del Circolo Canottieri Aniene? Viganò sorridente al fianco di Flavio Briatore, Gianni Letta, Giovanni Malagò, Bianca Berlinguer, i manager Massimo Angelini e Mario Benedetto, Enrico Testa, presidente di Sorgenia…
A giovargli, nel rapporto con un certo mondo non propriamente “da prete”, deve essere l’elasticità mentale, che si svela non soltanto nell’abbigliamento (il colletto romano sembra quasi un collier, da come lo porta bene), ma anche nella grande tolleranza che lo anima.
Ricorda Luca Telese: «Tra gli addetti ai lavori fa scalpore – nel 2002 – il suo voto a favore de L’ora di religione di Marco Bellocchio, che alcuni membri laici della commissione volevano vietare ai minori di 18 anni per la celebre scena della bestemmia rivolta da un personaggio minore a Sergio Castellitto: “Noi non siamo una commissione censura: le opere di valore artistico, anche quelle controverse, si discutono ma non si vietano» (Il Foglio, 30/4/2014).
Come non ricordare poi la sua idea di trasformare, nel giorno dell’apertura del Giubileo della Misericordia, la facciata di San Pietro in Disneyland (Il Tempo, 20 dicembre 2015)?
Se andiamo indietro con gli anni, troviamo monsignor Viganò responsabile di sale e cinema della diocesi di Milano, finché scende a Roma, dove ottiene un insegnamento altisonante in Laterano: Professore ordinario di Teologia della comunicazione! Sì esiste anche questa disciplina, in cui Gesù Cristo non doveva essere molto versato se la sua comunicazione ebbe l’esito nefasto che tutti conosciamo: non gli applausi di un festival di Cannes, ma la crocifissione e l’ignominia.
Negli ultimi mesi di Benedetto, nel 2013, sul palcoscenico romano ne succedono di tutti i colori: prima, nel gennaio, Viganò viene scelto da Bertone alla guida del Centro televisivo Vaticano, poi, nel febbraio, Marco Simeon, chiacchieratissimo pupillo di Bertone, da molti considerato il killer, insieme all’ex cardinale di Genova, di mons. Carlo Maria Viganò e di Ettore Gotti Tedeschi (troppo intenti a fare pulizia al Governatorato e allo IOR) viene silurato da Rai Vaticano perché divenuto troppo imbarazzante, come racconta Alberto Statera su la Repubblica.
Il 27 giugno 2015 il balzo di carriera: Viganò diventa Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, accentrando su di sé una quantità di incarichi sino ad allora divisi tra svariate persone. Da allora, le accuse e le invidie nei suoi confronti si sprecano.
Ma al di là dei malumori dei collaboratori esterni di radio vaticana, di qualche giornalista dell’Osservatore romano che teme la chiusura ecc., Viganò è chiacchierato anche per altri motivi: il grande spazio che concede a personalità che esprimono idee piuttosto contigue all’ideologia LGBT.
Proprio l’articolo citato di Tosatti mette in luce due fatti. Il primo: Viganò è colui che “ha nominato consultore della Segreteria della Comunicazione padre James Martin, sj“, noto per le sue aperture ciclopiche nei confronti del mondo LGBT. Sembra che non abbia altra missione che mutare il pensiero della Chiesa in questo campo.
Il secondo: tra gli ospiti di Interferenze c’è Pierluigi Diaco, conduttore di RTL 102.5, che su twitter dimostra una notevole familiarità con Viganò. Scrive Tosatti: “Pierluigi Diaco è un collega molto noto, che all’inizio di novembre ha celebrato la sua unione civile con il suo partner, e che ha annunciato in maniera molto mediatica la sua omosessualità. Ora, tutto questo non c’entra niente con la sua professionalità, è ovvio. Ma la curiosità resta di sapere come mai fra centinaia di colleghi della radio e della televisione la scelta sia caduta proprio su di lui, che le vicende personali hanno naturalmente trasformato in un’icona della battaglia LGBT”. Anche perché Diaco si è dichiarato favorevole anche all’adozione per le coppie gay, se vi fosse una “legislazione adeguata”. Martin e Diaco, sussurrano i maligni, sono solo due, tra i tanti.
Si dice infatti, nei corridoi, che mons. Nunzio Galantino sia stato nominato proprio su consiglio di Viganò: Galantino è quello che ha dato una lettura dell’episodio biblico di Sodoma non proprio fedele al testo biblico, ed è stato, inoltre, il principale avversario del Family day e di Massimo Gandolfini all’epoca dello scontro sulla legge Cirinnà. Un altro caso, come la nomina di Martin e le trasmissioni con Diaco? Potrebbe essere.
Ma come si sa, le malelingue cercano sempre conferme alle loro illazioni. E notano che Viganò, onnipresente, ha diretto dal 2013 al 2017 il master in giornalismo digitale alla Lateranense insieme ad Emilio Carelli, che svariati siti gay auspicano faccia, quanto prima, coming out (da
http://vittoriozincone.it/2009/06/30/em ... prile-2008 ). Di più: nel 2016 i due hanno condiretto insieme il master in giornalismo alla Lumsa, e dall’inizio del 2017 codirigono il master Social media management alla Lateranense (che sembra essere un po’ il giardino di casa di Viganò). Di Carelli, Wikipedia dice così: “Nel 2009 è oggetto di gossip per alcune fotografie compromettenti scattate all’uscita di alcuni locali pubblici. Nel Febbraio 2010 [Carelli] ammette di aver pagato per riavere le foto che erano state recapitate ad alcune testate giornalistiche e per evitarne la diffusione” (si veda anche qui).
Foto di cosa? Difficile pensare che non ci sia nulla di compromettente. Fatto sta, per concludere, che le frequentazioni di monsignor Viganò destano molte critiche ed illazioni: il quotidiano romano Il Tempo, per fare un solo esempio, due anni fa suggeriva che mons. Krzysztof Charamsa, quello famoso del coming out pre-sinodo, proprio prima delle sue esternazioni sulla propria omosessualità, stesse “per diventare vescovo, grazie anche alla rete delle sue relazioni, tra cui spicca quella con don Dario Viganò, prefetto della Comunicazione” (Il Fatto quotidiano, 12.10.2015 e qui).
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