Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » mar apr 02, 2019 7:33 pm

Chiama "maschio" un maschio: 55.000$ di multa
Giuliano Guzzo


http://www.lanuovabq.it/it/chiama-masch ... 0.facebook

Bill Whatcott, canadese di 52 anni e cristiano, è stato condannato a pagare una multa di 55.000 dollari per aver chiamato «maschio» un avvocato e attivista transessuale di nome Ronan Oger, che si sente donna. La sentenza di condanna lascia senza parole: vi si legge che «la ‘verità’ delle dichiarazioni» di Whatcott «non è una difesa»…

Nell’epoca dei diritti e delle rivendicazioni Lgbt, la verità biologica non conta più. Anzi, affermarla può essere pericoloso e, soprattutto, costare caro. Ne sa qualcosa Bill Whatcott, un signore canadese di 52 anni che è stato appena condannato, come riferisce Life Site News, a pagare una multa salatissima, pari a 55.000 dollari, per aver osato chiamare «maschio» un uomo, Ronan Oger, “divenuto” donna con il nome di Morgane. Per capire come si sia arrivati a questa liberticida e surreale condanna, tocca fare un passo indietro ripercorrendo i fatti dal principio.

Tutto ha avuto inizio nel 2017 quando Ronan “Morgane” Oger, avvocato che nel novembre dell’anno prima era divenuto il primo transessuale nominato esponente di punta del Ndp, acronimo che sta per New Democratic Party, ha iniziato la sua campagna elettorale. Correva come aspirante membro dell’Assemblea legislativa nel distretto elettorale della British Columbia di Vancouver-False Creek. Le elezioni erano fissate per il 9 maggio. Ed è poche settimane prima del voto, nell’aprile 2017, che è entrato in scena Bill Whatcott.

L’uomo, un attivista cristiano, ha infatti intravisto nella candidatura di Oger un tentativo di pubblicizzare a livello sociale il transessualismo. Così ha pensato bene di predisporre e stampare quasi 1.500 copie di un volantino con il quale ha letteralmente tappezzato il quartiere di Yaletown, inclusa la cassetta postale dell’attivista Lgbt. In quel volantino, caricato anche in Rete, dove ha totalizzato 10.000 visualizzazioni, Whatcott da una parte rivelava il nome di battesimo del candidato Ndp - del quale riportava anche una vecchia foto in cui risultava chiaramente trattarsi di un maschio - e, dall’altra, lo apostrofava come un «travestito» che sta «abbracciando la propaganda transgender nel tentativo di vivere una bugia». Non solo. In quei volantini si manifestava preoccupazione per «la promozione e la crescita dell’omosessualità e del travestitismo» per come tutto ciò «oscuri l’immutabile verità sul nostro genere dato da Dio».

Com’era prevedibile, Oger - che alle urne, nel suo distretto, è stato superato da Sam Sullivan per poco più di 400 voti - ha trascinato in tribunale l’autore del volantino che ha ritenuto oltraggioso per sé e tutti quelli nella sua condizione. Ne è seguito un processo presso il British human rights tribunal della British Columbia, il tribunale provinciale per i diritti umani. Nel corso delle udienze, Charles Lugosi, l’avvocato di Whatcott, ha tentato d’impostare la difesa del suo assistito basandosi essenzialmente su un dato di fatto: l’appartenenza al sesso biologico maschile della parte lesa. Un elemento inoppugnabile che però, come si diceva all’inizio, non ha risparmiato all’uomo una condanna al pagamento di 55.000 dollari canadesi, 35.000 dei quali da liquidare come risarcimento a Oger e i restanti per la propria condotta.

Ora, a parte che Whatcott non possiede una somma di denaro simile, le 104 pagine della sua sentenza di condanna lasciano oggettivamente senza parole. Vi si legge infatti che «la ‘verità’ delle dichiarazioni nel volantino» dell’imputato «non è una difesa». Come dire: in effetti sì, è vero che Oger [nella foto] è biologicamente un uomo, ma ricordarlo risulta comunque offensivo. A essere condannata dal collegio presieduto dalla giudice Devyn Cousineau è dunque stata anzitutto la verità biologica, divenuta ufficialmente impronunciabile, pena l’esborso di un bel po’ dollari canadesi. Senza naturalmente dimenticare la libertà di espressione, che da una sentenza simile è fatta del tutto a pezzi.

Non a caso John Carpay, presidente del Justice Center for Constitutional Freedom, un’organizzazione di difesa legale specializzata in diritto costituzionale canadese, si è dichiarato sbigottito dal verdetto. «La Corte suprema del Canada», ha ricordato Carpay, «ha a lungo dichiarato che la libertà di espressione è la linfa vitale della democrazia», mentre questa decisione «mina i principi fondamentali di una società libera e mette a repentaglio la salute della democrazia canadese».

Dopo la sua sentenza di condanna, pubblicata mercoledì 27 marzo, e in attesa di vedere se e quali ulteriori sviluppi avrà quest’incredibile vicenda, Bill Whatcott non sembra più di tanto preoccupato e continua a dichiararsi fiducioso in Gesù Cristo. Staremo a vedere. Di certo, il fatto che un tribunale abbia dichiarato l’irrilevanza della biologia nell’identità sessuale, arrivando addirittura a punire chi la ricordi, non rassicura. Proprio per niente.




ORIANA FALLACI SULL’OMOSESSUALITÀ

L’omosessualità in sé non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi dà fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia. In categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un’arma di ricatto, un abuso Sexually Correct.
O-fai-quello-che-voglio-io-o-ti-faccio-perdere-le-elezioni.
Pensi al massiccio voto con cui in America ricattarono Clinton e con cui in Spagna hanno ricattato Zapatero. Sicché il primo provvedimento che Clinton prese appena eletto fu quello di inserire gli omosessuali nell’esercito e uno dei primi presi da Zapatero è stato quello di rovesciare il concetto biologico di famiglia nonché autorizzare il matrimonio e l’adozione gay.

Un essere umano nasce da due individui di sesso diverso. Un pesce, un uccello, un elefante, un insetto, lo stesso. Per essere concepiti, ci vuole un ovulo e uno spermatozoo. Che ci piaccia o no, su questo pianeta la vita funziona così. Bè, alcuni esperti di biogenetica sostengono che in futuro si potrà fare a meno dello spermatozoo.
Ma dell’ovulo no. Sia che si tratti di mammiferi sia che si tratti di ovipari, l’ovulo ci vorrà sempre. L’ovulo, l’uovo, che nel caso degli esseri umani sta dentro un ventre di donna e che fecondato si trasforma in una stilla di Vita poi in un germoglio di Vita, e attraverso il meraviglioso viaggio della gravidanza diventa un’altra Vita. Un altro essere umano. Infatti sono assolutamente convinta che a guidare l’innamoramento o il trasporto dei sensi sia l’istinto di sopravvivenza cioè la necessità di continuare la specie. Vivere anche quando siamo morti, continuare attraverso chi viene e verrà dopo di noi.
E sono ossessionata dal concetto di maternità. Oh, non mi fraintenda: capisco anche il concetto di paternità. Lo vedrà nel mio romanzo, se farò in tempo a finirlo. Lo capisco così bene che parteggio con tutta l’anima pei padri divorziati che reclamano la custodia del figlio. Condanno i giudici che quel figlio lo affidano all’ex-moglie e basta, e ritengo che nella nostra società oggi si trovino più buoni padri che buone madri. (Segua la cronaca. Quando un padre impazzito ammazza un figlio, ammazza anche sé stesso. Quando una madre impazzita ammazza un figlio, non si ammazza affatto e va dal parrucchiere). Ma essendo donna, e in più una donna ferita dalla sfortuna di non esser riuscita ad avere figli, capisco meglio il concetto di maternità………Ma qualcun altro me lo chiederà.

Quindi ecco. Un omosessuale maschio l’ovulo non ce l’ha. Il ventre di donna, l’utero per trapiantarcelo, nemmeno. E non c’è biogenetica al mondo che possa risolvergli tale problema. Clonazione inclusa. L’omosessuale femmina, si, l’ovulo ce l’ha. Il ventre di donna necessario a fargli compiere il meraviglioso viaggio che porta una stilla di Vita a diventare un germoglio di Vita poi un’altra Vita, un altro essere umano, idem. Ma la sua partner non può fecondarla.
Sicché se non si unisce a un uomo o non chiede a un uomo per-favore-dammi-qualche-spermatozoo, si trova nelle stesse condizioni dell’omosessuale maschio. E a priori, non perché è sfortunata e i suoi bambini muoiono prima di nascere, non partecipa alla continuazione della sua specie. Al dovere di perpetuare la sua specie attraverso chi viene e verrà dopo di lei. Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Il diritto che il signor Zapatero ha inventato per pagare il suo debito verso gli omosessuali che hanno votato per lui?!? Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio.
E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria Vergine e San Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata. E come cittadina. Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l’ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita.
Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo o senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con le smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita nella nostra specie. Cosa più che possibile con una madre senza marito. Del tutto impossibile con due «genitori» del medesimo sesso.



ORIANA FALLACI SULL’OMOSESSUALITÀ

L’omosessualità in sé non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi dà fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia. In categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un’arma di ricatto, un abuso Sexually Correct.
O-fai-quello-che-voglio-io-o-ti-faccio-perdere-le-elezioni.
Pensi al massiccio voto con cui in America ricattarono Clinton e con cui in Spagna hanno ricattato Zapatero. Sicché il primo provvedimento che Clinton prese appena eletto fu quello di inserire gli omosessuali nell’esercito e uno dei primi presi da Zapatero è stato quello di rovesciare il concetto biologico di famiglia nonché autorizzare il matrimonio e l’adozione gay.

Un essere umano nasce da due individui di sesso diverso. Un pesce, un uccello, un elefante, un insetto, lo stesso. Per essere concepiti, ci vuole un ovulo e uno spermatozoo. Che ci piaccia o no, su questo pianeta la vita funziona così. Bè, alcuni esperti di biogenetica sostengono che in futuro si potrà fare a meno dello spermatozoo.
Ma dell’ovulo no. Sia che si tratti di mammiferi sia che si tratti di ovipari, l’ovulo ci vorrà sempre. L’ovulo, l’uovo, che nel caso degli esseri umani sta dentro un ventre di donna e che fecondato si trasforma in una stilla di Vita poi in un germoglio di Vita, e attraverso il meraviglioso viaggio della gravidanza diventa un’altra Vita. Un altro essere umano. Infatti sono assolutamente convinta che a guidare l’innamoramento o il trasporto dei sensi sia l’istinto di sopravvivenza cioè la necessità di continuare la specie. Vivere anche quando siamo morti, continuare attraverso chi viene e verrà dopo di noi.
E sono ossessionata dal concetto di maternità. Oh, non mi fraintenda: capisco anche il concetto di paternità. Lo vedrà nel mio romanzo, se farò in tempo a finirlo. Lo capisco così bene che parteggio con tutta l’anima pei padri divorziati che reclamano la custodia del figlio. Condanno i giudici che quel figlio lo affidano all’ex-moglie e basta, e ritengo che nella nostra società oggi si trovino più buoni padri che buone madri. (Segua la cronaca. Quando un padre impazzito ammazza un figlio, ammazza anche sé stesso. Quando una madre impazzita ammazza un figlio, non si ammazza affatto e va dal parrucchiere). Ma essendo donna, e in più una donna ferita dalla sfortuna di non esser riuscita ad avere figli, capisco meglio il concetto di maternità………Ma qualcun altro me lo chiederà.

Quindi ecco. Un omosessuale maschio l’ovulo non ce l’ha. Il ventre di donna, l’utero per trapiantarcelo, nemmeno. E non c’è biogenetica al mondo che possa risolvergli tale problema. Clonazione inclusa. L’omosessuale femmina, si, l’ovulo ce l’ha. Il ventre di donna necessario a fargli compiere il meraviglioso viaggio che porta una stilla di Vita a diventare un germoglio di Vita poi un’altra Vita, un altro essere umano, idem. Ma la sua partner non può fecondarla.
Sicché se non si unisce a un uomo o non chiede a un uomo per-favore-dammi-qualche-spermatozoo, si trova nelle stesse condizioni dell’omosessuale maschio. E a priori, non perché è sfortunata e i suoi bambini muoiono prima di nascere, non partecipa alla continuazione della sua specie. Al dovere di perpetuare la sua specie attraverso chi viene e verrà dopo di lei. Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Il diritto che il signor Zapatero ha inventato per pagare il suo debito verso gli omosessuali che hanno votato per lui?!? Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio.
E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria Vergine e San Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata. E come cittadina. Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l’ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita.
Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo o senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con le smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita nella nostra specie. Cosa più che possibile con una madre senza marito. Del tutto impossibile con due «genitori» del medesimo sesso.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » mar lug 09, 2019 10:14 pm

La giornalista radical chic attacca: "Sono terrorizzata dagli italiani"
Giovanni Neve - Dom, 16/06/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... kJShbwZNdU

La giornalista di Repubblica, Natalia Aspesi, attacca gli italiani: "Più il paese corre verso l'autodistruzione, più loro adorano i propri carnefici"

"Se vincono i 5 stelle, mi sparo", aveva detto un paio di anni fa. Ovviamente non l'ha fatto.

In compenso Natalia Aspesi, firma storica di Repubblica, passa il tempo a "fantasticare ogni genere di crudeltà contro Salvini e Di Maio". Non si fa troppi problemi ad ammetterlo e, in una lunga intervista all'Huffington Post, arriva addirittura a maturare pensieri estremi: "Anziché spararmi a causa loro, pian piano, ho maturato la fantasia di sparare a loro. Devo dire che la legge sulla legittima difesa mi è venuta incontro. Nessuno può più negarmi di imbracciare un kalashnikov. Sono vecchia. Sono sola. Sono gravemente turbata dalla condizione disperata degli italiani. Ho tutto il diritto di fare una strage".

"Sono terrorizzata dagli italiani". Nell'intervista all'Huffington Post non fa sconti a nessuno. Se la prende con Matteo Salvini e Luigi Di Maio e attacca chi li vota. "Più il Paese corre verso l'autodistruzione, più loro adorano i propri carnefici - tuona la giornalista - è come se si fossero trasformati in tanti piccoli lemuri che si precipitano entusiasti in fondo al burrone". È sempre la solita solfa della sinistra radical chic che se la prende con la democrazia quando dalle urne non esce il partito da lei sostenuto. Lo stesso valeva quando era presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per cui dice di provare "una specie di avvilente nostalgia". "Berlusconi non è stato un fascista - argomenta - non ha riportato l'odio nel paese. Non ha alimentato il sospetto per i diversi. Né il disprezzo per le donne, che sta crescendo in maniera pericolosa".

Secondo la Aspesi, alla radice del boom della destra ci sarebbe l'emancipazione femminile. "Tutti questi fascistelli con la testa pelata sono diventati tali perché hanno perso il controllo sulle donne - dice - non riescono a perdonargli la libertà che hanno. Credono che il fascismo sia il modo per recuperare il dominio su di loro". Da qui, a suo vedere, il voto a Salvini: "Gli uomini sono furibondi. E in Forza Nuova, oppure nella Lega, il loro odio per queste donne diventa un ideale politico". E il suo incubo peggiore è che il leader del Carroccio, un giorno, diventi presidente del Consiglio. "Nemmeno lui, in realtà, vuole governare. Ha una paura tremenda - spiega - a quel punto, dovrebbe smettere di andare in giro a mangiare polenta e mettersi a lavorare sul serio".
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » mar lug 09, 2019 10:15 pm

"Incompatibili con Feltri dopo le parole su Camilleri". Borrometi e Ruotolo si autosospendono dall'Ordine dei giornalisti
20/06/2019

https://www.huffingtonpost.it/entry/pao ... TUDnH0J6cw

“Caro Presidente, abbiamo deciso di autosospenderci dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti perché ci consideriamo incompatibili con l’iscrizione all’albo professionale di Vittorio Feltri”. Comincia così la lettera aperta scritta da Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo al presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna. “Proprio noi, che più di altri, ci battiamo per la difesa dell’articolo 21 della Costituzione, riteniamo gli scritti e il pensiero del direttore Feltri veri e propri crimini contro la dignità del giornalista” scrivono i due giornalisti.

“Le parole di Vittorio Feltri su Andrea Camilleri e le sue opere - aggiungono - hanno rappresentato per noi la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ne va della credibilità di ognuno di noi e della nostra categoria. Adesso basta. O noi o lui. Quel “terrone che ci ha rotto i coglioni” per noi figli del Sud è inaccettabile. Non è in gioco la libertà di pensiero. Sono in gioco i valori della nostra Costituzione. Ogni suo scritto trasuda di razzismo, omofobia, xenofobia”.

“Dopo la miseria portano le malattie” (rivolto ovviamente ai migranti), l’ormai tristemente celebre “Bastardi islamici” - ricordano ancora nella lettera - o, uscendo dal seminato delle migrazioni, robaccia come “Più patate, meno mimose” in occasione dell′8 marzo (e le diverse varianti dedicate anche a Virginia Raggi, con il “patata bollente”) o “Renzi e Boschi non scopano”. Poi gli insulti a noi del sud con il celebre “Comandano i terroni” e infine il penultimo, di qualche mese fa, “vieni avanti Gretina” (dedicato alla visita a Roma di Greta Thunberg)”.

“L’idea che Vittorio Feltri offre - sottolineano - è che si possa, impunemente, permettersi questo avvelenamento chirurgico. E non è un problema solo suo. Almeno, non lo è più. A lui non frega niente: il limite, la deontologia, la misura, il buon senso, diremmo perfino la dignità sembrano saltate da tempo. Noi siamo convinti che resti intatta la bellissima frase che recita “Non condivido le tue idee ma darei la vita per permetterti di esprimerle”. Continuiamo a batterci contro la censura e gli editti, ma non possiamo accettare tra noi chi istiga all’odio.
Ne va della nostra credibilità”.

A stretto giro arriva la risposta del presidente dell’Ordine: “Condivido le ragioni dei colleghi Borrometi e Ruotolo sul caso Feltri-Camilleri - afferma -, se l’ordine dei giornalisti fosse un club mi autosospenderei pure io. Ma non lo è e l’istituto dell’autospensione non esiste, ci si può semmai cancellare, astenendosi dallo svolgere la professione e salvo il diritto d’opinione per poi iscriversi di nuovo quando sono cessate le ragioni di cui alla polemica”.

Verna aggiunge: “Ma l’occasione è opportuna per chiarire il funzionamento in base alla normativa vigente dei consigli di disciplina totalmente autonomi dopo la cosiddetta legge Severino rispetto all’Ordine e in ogni caso privi di poteri cautelari di sospensione perché per fortuna esiste l’articolo 21 della Costituzione. Per cui Feltri come chiunque altro potrà semmai essere sottoposto al rituale procedimento disciplinare, al termine del quale ci sarà un pronunciamento che tutti dal sottoscritto a Borrometi e Ruotolo dovranno rispettare. Poi naturalmente le leggi si possono cambiare se il Parlamento lo ritiene e in tal senso già il consiglio nazionale ha avanzato proposte di riforma per ciò che attiene ai giornalisti,mentre per quel che riguarda le separate funzioni disciplinari la normativa è la stessa per tutti gli ordini professionali”.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » mar lug 09, 2019 10:15 pm

Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.
viewtopic.php?f=196&t=2876
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3355495727

Ecco un caso esemplare di cattiveria, disumanità, irresponsabilità, criminalità e inciviltà travestito da bontà, umanità, responsabilità, buon senso, giustizia e civiltà.
Carola Rackete
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » mar lug 09, 2019 10:16 pm

IL FUTURO DA DECIDERE
Niram Ferretti
9 luglio 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ci devono spiegare, e nessuno lo ha saputo fare in modo persuasivo, perchè l'Europa unita, o meglio il superstato europeo mai votato da nessun popolo, debba essere il futuro del continente al posto dei singoli stati europei con la loro specificità identitaria, la loro unicità, la loro storia. Ci devono spiegate per quale ragione un apparato di tecnocrati che si votano da soli in base a logiche di parte debba essere il luogo di un nomos sovranazionale a cui dovere sottomettersi.

Ci viene detto come se fosse un postulato euclideo, un dato trascendente e irrevocabile che l'Europa unita è un Destino, esattamente come, negli anni '30, Hitler dichiarava che il Terzo Reich era il destino della Germania e dell'Europa. Un destino millenario.

Ci viene detto che sono le identità specifiche e i nazionalismi la causa degli attriti e dei conflitti, mentre un apparato sovrastatale e sovrano, una sorta di impero burocratico fondato sull'unità monetaria e poco altro, garantirebbe a tutti pace e prosperità nei secoli.

Ci viene detto che l'immigrazione è sempre buona e utile, ce lo dice soprattutto la Germania merkeliana che, nel 2015, ha aperto le frontiere dell'Europa a milioni di migranti, perchè questa era la volontà non dei popoli ma dell'Apparato.

L'Apparato è un Leviatano zoppo, e per questo vuole raddrizzarsi alle spese dei singoli paesi a cui chiede di rinunciare ulteriormente alla propria sovranità per delegarla ulteriormente ad esso, per rafforzarsi e fagocitare meglio la loro autonomia.

Tutto, ovviamente, nel santo nome del Progresso, di cui i tecnocrati dell' Apparato sanno tutto. Infatti, essi pretendono di conoscere il futuro. Come Hitler. Solo che Hitler il futuro aveva il potere di imporlo con la forza, una forza bruta e implacabile che per potere essere fermata necessitò l'ingresso in guerra degli Stati Uniti insieme all'Unione Sovietica, se no l'Europa era finita.

La situazione attuale è meno drammatica. Non è necessario entrare in guerra, basta impedire con il voto che il progetto dei progettatori del futuro vada in porto. Il LORO progetto. Quello che vogliono imporre, propagandandolo come il benessere del continente.

L'unico possibile.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » sab ott 03, 2020 6:55 am

L’antropologia di Augias
novembre 24, 2019
Niram Ferretti

http://caratteriliberi.eu/2019/11/24/in ... fT6LYsLak4

Ora sappiamo cosa significa essere di destra, ce lo ha spiegato, finalmente, Corrado Augias, che ci ha anche spiegato in passato, con l’ausilio del biblista progressista Mauro Pesce chi era Gesù Cristo, così come ci ha spiegato, con l’ausilio del filosofo marcionita Marco Vannini chi era la Madonna.

Ospite del ridanciano Giovanni Floris, l’anziano giornalista di La Repubblica ha dichiarato quanto sia facile essere di destra, poiché esserlo è pari a un impulso animale, ovvero all’ “andare incontro a quelle che sono le spinte istintive che tutti hanno” mentre essere di sinistra significa elevarsi dalla condizione inferiore del primate per operare in quella superiore del raziocinio, governata dalla hegeliana fatica del concetto.

Laddove nell’uomo e nella donna di destra è tutto un groviglio di istinti primari, nell’uomo e nella donna di sinistra essi vengono educati “magari meglio, dal ragionamento, dalla conoscenza degli argomenti, da un senso di nobile altruismo”.

Insomma, per Augias che sicuramente ha fatto del nobile altruismo una delle caratteristiche principali della sua esistenza come chiunque collabori a La Repubblica, ci sarebbero due tipologie umane, quella superiore-“pneumatica” per usare un termine caro agli gnostici- degli uomini e delle donne di sinistra, nobili, razionali, illuminati, e inevitabilmente indirizzati al progresso della specie, e quella “illica”, gravata dalla materia bruta, di uomini e donne di destra brancolanti in una sorta di oscurità istintiva.

Augias, con la sua faccia da senatore romano triste, non lo dice, non lo può dire, ma l’umanità di destra è composta da untermenschen, da educare forse, da condurre verso la luce con pazienza, un po’ come hanno cercato di fare gli illuministi cercando di liberare l’umanità dalle presunte superstizioni della religione per portarli, attraverso l’uso preciso della Ragione, alla loro compiuta condizione di animali razionali, di cui Augias rappresenta sicuramente un esempio vivente e un modello per molti.

Dobbiamo a Corrado Augias nella semplificazione brutale e razzista della sua spiegazione, la messa in luce di qualcosa di cui da tempo eravamo a conoscenza, ovvero, che chi si colloca a sinistra ritiene veramente e senza fallo di essere situato sopra un alto monte da cui domina vallate ampie in cui contemplare il Senso della storia e dunque la direzione che l’umanità dovrebbe prendere. Un po’ come hanno saputo fare Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot, Fidel Castro, Che Guevara e, più recentemente, Chavez e Maduro.

È l’accesso privilegiato al logos, alla conoscenza delle cose, alla liberazione dagli istinti primari irriflessi, ciechi, che ha portato loro e altri lì, mica come a destra, dove guardano tutti le ombre proiettate sulla parte di roccia della caverna in cui si trovano, scambiandole, poveri allocchi, per le cose vere.




La Chiesa a gamba tesa su Salvini: arriva il manifesto anti sovranista
Andrea Indini - Dom, 24/11/

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 0f_IRfRf4M

A due mesi dalle regionali in Emilia Romagna, la Chiesa scende in campo contro Salvini. In arrivo il manifesto anti sovranista dal titolo Odierai il prossimo tuo

Si sono sempre fronteggiati a distanza. Sin da subito tra l'arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, fatto cardinale da papa Francesco lo scorso 5 ottobre, e il leader della Lega Matteo Salvini non è corso buon sangue.

In più di un'occasione il porporato, che qualche mese fa non ha storto il naso quando alla festa del santo patrono sono stati serviti tortellini senza carne di maiale per non infastidire i musulmani, se ne è uscito incolpando i "porti chiusi" del leader leghista per i migranti che muoiono in mare. Da sempre considerato cappellano del Pd, la sua "promozione" è stata salutata con entusiamo non solo dagli ultrà dell'accoglienza, ma anche dalla sinistra più radicale e dalla comunità Lgbt. E ora, a due mesi dalle elezioni regionali in Emilia Romagna, arriva in libreria con un libro dal titolo già di per sé emblematico, Odierai il prossimo tuo (edizioni Piemme), che non solo è un manifesto anti sovranista ma anche un'accusa durissima all'ex ministro dell'Interno.

La mossa elettorale

Quando, nei giorni scorsi, è trapelata sui giornali la notizia che Zuppi e Salvini si fossero incontrati, è serpeggiato parecchio scetticismo. Perché i due sono ideologicamente lontanissimi e difficilmente potrebbero sedersi a un tavolo e trovare dei punti di contatto. "Non l'ho incontrato", ha subito smentito il leader del Carroccio parlando con i giornalisti a margine di un comizio a Rimini. "Sui giornali scrivono tante cose, ieri ho avuto una giornata ricca ma non ho incontrato Zuppi. L'ho scoperto anche io sul giornale". Capitolo chiuso. O quasi. Perché, da qui alle elezioni del prossimo 26 gennaio, i due torneranno a scontrarsi, anche se a distanza. E la doppia pagina che la Lettura del Corriere della Sera gli ha dedicato oggi, ribattezzandolo "l'anti sovranista", è la riprova che si andrà proprio in questa direzione. Il suo libro, che guarda caso viene pubblicato in piena campagna elettorale per le regionali, ripercorre i cavalli di battaglia della chiesa bergogliana e della sinistra anti leghista. "L'accoglienza non è un incubo da evitare, è il modo in cui la società cresce, ringiovanisce, matura", scrive il vescovo di Bologna denunciando il rischio di "non commuoversi più per la condizione di chi non ha nulla o è in pericolo".


Le tesi terzomondiste

"Qualche volta la povertà sembra una colpa e l'aiutare è ridotto a buonismo". Per Zuppi la ricetta sovranista per correggere la globalizzazione è non solo "ingenua", ma soprattutto "pericolosa". "L'enfasi sulle frontiere ha troppo in comune con le ossessioni dei nazionalismi che hanno avvelenato il secolo scorso con due guerre mondiali e il paganesimo della superiorità della razza - accusa il porporato - per dire che i diritti dei 'miei' sono più dei diritti dei 'tuoi' occorre coprire la realtà, creare narrazioni plausibili ma infondate, creare gerarchie tra persone, capri espiatori, nemici, congiure internazionali". Questo modo di pensare, a suo dire, genera odio contro "l'invasione dello straniero". "Oggi c'è ancora tanta fame, ma si rimprovera chi fugge - molti migranti cosiddetti economici - come se la povertà fosse una loro colpa e dovessero restare là, nella loro terra, 'a casa loro' - argomenta ancora - pensiamo come normale diritto di sovranità sbattere la porta in faccia senza nemmeno domandarci in maniera seria, almeno un po', perché sono venuti. 'Europa- fortezza' sembra a tanti una formula suggestiva, muscolare, ma copre una debolezza e ha gli occhi rivolti al passato, non prende sul serio nemmeno il declino demografico del nostro continente".

Nel pamphlet, di cui anche Repubblica oggi ha pubblicato ampi stralci, trovano spazio tutte le tesi che fanno gola ai fan dell'immigrazione. Non solo per quanto riguarda l'accoglienza senza se e senza ma. L'apertura di nuove moschee ("nel rispetto delle leggi") viene, per esempio, vista come l'occasione per favorire il dialogo con gli islamici, mentre la cittadinanza facile viene letta come un'occasione per integrare gli extracomunitari. "Se una legge come quella dello ius culturae venisse approvata - spiega Zuppi nel suo libro - porterebbe all'integrazione completa di migliaia di bambini che vivono fianco a fianco con i nostri figli, che studiano le stesse materie, che fanno il tifo per le stesse squadre e amano gli stessi eroi, per farli partecipare da protagonisti alla nostra cultura, alle nostre tradizioni e alla nostra civiltà - continua l'arcivescovo - regole chiare, diritti e doveri ma anche un' opportunità che rende l'integrazione sicura, duratura, possibile".


La partita per le regionali

Oggi Zuppi è il cardinale italiano più giovane. E la sua teologia collima con quella di papa Francesco che all'ultimo concistoro ha appunto voluto premiare questo "prete di strada" che si è formato nella comunità di Sant' Egidio. Una scelta che valica l'organigramma della Chiesa cattolica e che sconfina nella politica. Tanto che, come sottolinea già il Corriere della Sera, il suo Odierai il prossimo tuo può già essere considerato una sorta di manifesto anti sovranista. Anche in Vaticano viene avvertita la portata del voto in Emilia Romagna. La Regione "rossa" per eccellenza rischia davvero di passare, per la prima volta, nelle mani del centrodestra e per di più di una candidata leghista, Lucia Borgonzoni. C'è un sondaggio "segreto" che gira ormai da qualche settimana e che dà il presidente uscente Stefano Bonaccini e il Pd a rincorrere Salvini &Co. Già alle europee dello scorso maggio il Carroccio ha portato a casa più del 33% dei voti. Ora, però, sembra che il Partito democratico si sia del tutto asserragliato nelle grandi città lasciando al "capitano" la possibilità di dilagare nelle periferie e nelle campagne. Da qui il tentativo delle "sardine" (tutte allevate nell'acquario dem) di riprendersi le piazze catalizzando l'odio contro l'ex ministro dell'Interno. Un tentativo, che nonostante l'assist fornito anche da Zuppi, potrebbe cadere a vuoto.

Se Salvini e il centrodestra dovessero davvero riuscire nell'impresa di liberare l'Emilia Romagna dal giogo della sinistra, le ripercussioni di questo terremoto politico arriverebbero a farsi sentire sino a Roma. A quel punto Nicola Zingaretti non potrà più far finta di nulla, come ha invece fatto dopo la sonora sconfitta in Umbria, e il governo giallorosso avrebbe definitivamente le ore contate.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » sab ott 03, 2020 6:56 am

Questo editoriale è da salvare a vita e da rispolverare di tanto in tanto per ricordare cosa sono... ovvero i soliti parassiti bimbiminchia (o snowflake) figli di papà annoiati, prepotenti, arroganti.

Carola e le Sardine: il crepuscolo della sinistra
di Massimo del Papa

https://www.facebook.com/alqantarah/pos ... 7451186918


La foresta intrecciata in testa, da gorgone, ma incamiciata al modo dei detenuti, perché il vittimismo è strategico. Così si presenta questa Carola, che in Italia torna sempre perché ha capito che le conviene: nessuno le chiede niente e lei, nell’adorazione generale, può delirare alla maniera di chi vive di truffe morali: ricca, figlia di un mercante d’armi al servizio dei Servizi, inconcludente, annoiata, molla la fatidica predica sul capitalismo egoista, affamatore e inquinatore.

Si è portata anche il migrante di scorta, che ci fa un po’ la figura di Fantozzi e Filini sul panfilo del megadirettore. E lì capisci come una così, insieme a quell’altra, la mocciosa dissociata che minaccia di morte l’umanità che in cambio la fa ricca e famosa, possa diventare il totem di una generazione Z, come la chiamano, che sarebbe l’ultima, attuale, ma poi chissà, perché ormai le percezioni sono tutte “fluide”, per dire possibili, indefinite, aperte, giovani ancora a 40 anni che girano, come trottole vane, Peter Pan senza causa. Finché non se ne inventano una.

Ecco perché ama tanto odiare, questa gentina molle, lasca, irrisolta. Non può farne a meno, e le conviene. Gente viziata, rammollita; isterica. Benestante e maligna, “fondamentalmente cattiva”, per dirla proprio con Fantozzi, del genere aggressivo-lagnoso: mettono “il nemico” a testa in giù ma alla prima battuta partono a rullo con gli slogan imparati dal babbo di tutti i pesciaroli, quello con la testa a ogiva: macchina dell’odio, mi volete ammazzare, io rischio la pelle. Fanno l’opposizione all’opposizione, li lasciano fare, hanno dietro soldi, partiti e buona stampa, ma si sentono più eroici dei ragazzi iraniani, curdi, o di Hong Kong. Sono patetici, ma soprattutto falsi: sanno benissimo, come lo sapevano i loro antenati casinisti, di avere licenza di cazzeggio e di cazzate, tanto poi al momento di rientrare nei ranghi le loro potenti famiglie li riaccoglieranno nell’ordinata vita borghese di sempre: negli studi professionali dinastici, nell’editoria, nell’informazione che già lecca loro il culo. Sono petalosi, frolliti, e carognette: “non avete diritto di essere ascoltati”. Slogan da totalitarismo, e infatti questi insopportabili giovani a vita ricordano una Banda dei 4. Coi loro pesci di cartone sotto al braccio, i riccioloni accuratamente scomposti, i sorrisetti di superiorità e la tragica ignoranza da profeti del populismo più sordido.

Che sanno fare? Niente: tirano il freesbee, pedalano per l’Europa, si occupano di diritti solidali, insomma: si scavano una carriera da nullafacenti che giustamente si pretendono in politica: meno sanno, più curriculum fanno. Questa ragazzaglia sopra i 30 anni, senza grinta e senza orgoglio, del tutto anodizzata, non si capisce che siano, acciughe, conigli, non hanno nessun tratto, nessuna presenza, i classici sfigati che accumulano astio di classe, nel senso che si sentono ceto superiore, finché un giorno trovano il jackpot, si trasformano in marionette, si trovano il loro Barbablù. Tanto insicuri, tanto smaniosi di rivincite, che lo ammettono: “La notorietà fa piacere”. Oltre questo non vanno, il loro orizzonte non si protende più in là del frisson da ringhiera, alla liturgia militante ma penosa di Fabio Fazio, curiosa sorta di burattino-burattinaio. Tutto in loro è odioso, indisponente: le facce, i gesti, le ambizioni, le bugie. Le parole sottovuoto spinto. L’inconsistenza. La stupidità. La spocchia. La presunzione. La vanità.

E i simboli: le sardine, che sarebbero l’ossimoro dell’indipendenza, dell’autonomia: non si “Legano”, non cascano nelle suggestioni del nemico, da appendere, da uccidere, ma si legano tra loro a branchi, un solo organismo, una sola nuvola senza cervello. Sono intolleranti e predicano tolleranza. Sono cattivi e sbandierano bontà. Sono analfabeti, e menano vanto della cultura. Sono cialtroni, e si atteggiano a guru. Sono arrivisti, e fanno le coscienze civili. Sono in vendita, e accusano il mondo di prostituirsi. Sono egocentrici, e pretendono accoglienza. Sono narcisisti, e impongono integrazione. Sono razzisti, e millantano società aperte. Sono mezzi, strumenti piuttosto torbidi: dietro hanno i rottami della prima Repubblica, come Prodi; davanti hanno le Cirinnà indemoniate col gender (cacciano chi non sia d’accordo con l’utero in affitto e le altre alchimie vendoliane); in mezzo, hanno le nomenklature piddine di tutte le regioni.

Questo sono i loro gruppi Facebook, pentoloni di marpioni di un partito che dopo l’Umbria perderà tutto il resto e lo sa. E, senza partito, tutti questi incapaci verbosi, puntati sulle “politiche dei diritti”, quanto a dire il vapore, l’aria che cammina, restano completamente privi di sovvenzioni. Perché non sanno fare niente, non hanno voglia di fare niente, tranne incassare. La loro idea di futuro è vecchia come il peccato: svettare da mediocri in un mondo di mediocri, lasciarselo alle spalle e finire per campare tutta la vita di burocrazia, di partito, di parole. A spese di chi lavora, rischia, si danna. Sono quelli che criticano, demonizzano, giudicano ma non creano mai niente, rigorosamente, non offrono alcun apporto e in fondo è meglio così, perché qualsiasi cosa si azzardino a fare, finisce in uno spumeggiante fallimento. A carico della collettività, s’intende: loro, del loro, non ci rimettono mai un ghello, anzi, guadagnano puntualmente dei disastri che infliggono.

Sono i parassiti di ieri, di domani, di sempre, senza una chiesa non sanno stare, possono vivere solo in branco, dove subito cominciano a modersi, a mangiarsi tra loro (vedrete quanto dureranno anche questi). Sono i pronipotini di Toni Negri, di Adriano Sofri, di Erri de Luca, di Vauro, che puntualmente li coccolano, li esaltano. Sono apolitici nel senso che oggi qui, domani là, come cantava Patty Pravo, e anche in questo nessuna novità, tutto già visto, tutto già constatato. Ma vegetano, bivaccano sempre ai margini del potere, preferendo fare la fronda all’opposizione (quando non comanda). Solo apparentemente meno sprangatori, meno feroci di allora, forse perché ancora più vigliacchi. Apparentemente. Figli dei social, nipoti del solito stagno di estrema sinistra, ieri cellula di base, oggi centro sociale. Da pantere a sardine, che ridicolo inizio, che tragica fine.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » sab ott 03, 2020 6:56 am

Quando Cossiga mandò i carabinieri al Csm
Paolo Guzzanti
29 Novembre 2019

https://www.ilriformista.it/rimpiangere ... I4DalmPgz4

“Ma certo che mandai i carabinieri!”. Mi disse Cossiga quando diventammo amici: “Mandai un generale di brigata con un reparto antisommossa, pronti a irrompere nel palazzo dei Marescialli”. Oggi fa impressione riascoltare nelle registrazioni la voce del “matto” Cossiga quando attaccava lo strapotere di alcuni magistrati e lo faceva spavaldamente come un Cyrano de Bergerac, odiato da tutti nel 1985 – trentaquattro anni fa – quando invece aveva ragione. Il Consiglio superiore della magistratura si è recentemente infangato con l’inchiesta di Perugia che ci ha fatto assistere in diretta al mercato delle procure, alla vendita del diritto.Tutto già parte di un vizio d’origine contro cui oggi pochi hanno il fegato di combattere. Cossiga mi aveva invitato a fare colazione al Quirinale. C’era il meglio del giornalismo di sinistra a inzuppare il cornetto nel cappuccino di quelle stanze mentre Cossiga raccontava. A quei tempi era ministro dell’interno Oscar Luigi Scalfaro, che sarebbe diventato il suo successore e il suo principale nemico. Ricorderemo ancora Scalfaro quando, assestando il colpo dell’asino a Cossiga dimissionario, urlò stentoreamente in aula “Viva il Parlamento!” come se lui fosse stato il Parlamento. Allora era ministro degli interni e quando Cossiga decise di far intendere chi comandasse sugli abitanti del Palazzo dei Marescialli (di stile fascista, curiosamente decorato con teste di Mussolini con l’elmetto), il ministro del Viminale disse di sì. Dissero di sì anche i comunisti che poi si scatenarono contro Cossiga. Erano con lui il giudice costituzionale Malacugini e il senatore Perna, capo del gruppo comunista al Senato.

I membri del Csm allora pretendevano di comandare come terza camera dello Stato, in barba della Costituzione. Volevano colpire il presidente del Consiglio Bettino Craxi che aveva polemizzato sulle inchieste seguite all’assassinio del giornalista socialista del Corriere della Sera Walter Tobagi, ucciso dalla Brigate Rosse, che Craxi considerò sempre interne ai salotti milanesi di sinistra. Il Consiglio superiore della magistratura è l’organo di autogoverno dei magistrati, i quali godono di una autonomia prossima all’extraterritorialità, salvo poi trasformare tanta autonomia in un mercato di interferenze e abusi talmente terrestri da produrre fatti come quelli messi a nudo dall’inchiesta di Perugia che hanno inferto alle istituzioni delle ferite probabilmente non rimarginabili. L’organo di autogoverno fu concepito come massimo baluardo del servizio pubblico della giustizia- e non come privilegio degli operatori togati della giustizia – allo scopo di garantire ai cittadini un servizio di assoluta indipendenza da poteri esterni a cominciare da quelli politici. Il presidente del Csm è il Capo dello Stato, ma è una carica solo formale perché chi comanda è il vicepresidente del CSM. Cossiga ingaggiò nel 1985 un braccio di ferro istituzionale in cui, malgrado i suoi colpi, alla fine fu lui ad essere disarcionato. La sua battaglia contro il vicepresidente Giovanni Galloni (un radicale rappresentante storico della sinistra cattolica che detestava apertamente tutto ciò che Cossiga rappresentava) espose Cossiga ad un vero massacro mediatico.

Le camionette dei carabinieri erano a piazza Indipendenza. I carabinieri in assetto antisommossa, con gli elmetti calati in testa, pronti a sfondare il portone se solo il presidente Cossiga, in quanto Capo dello Stato, lo avesse ordinato. La carica non avvenne, il portone restò integro, ma lo schieramento delle forze che rappresentavano lo Stato – i carabinieri in questo caso – contro un ridotto nelle mani di chi si riteneva di essere separato dallo Stato, in quanto organo separato dello Stato, rappresentò uno schieramento concreto, militare, non diverso – per qualità istituzionale – a quello che lo Stato rinunciò ad opporre nel 1922 alla marcia su Roma di Mussolini. Non che esista una comparazione tra la marcia su Roma e il conflitto affrontato da Cossiga, ma restano i comuni termini di una difesa anche militare contro l’eversione. Cossiga individuò nell’arroganza di un ristretto gruppo di magistrati la formazione di un potere insurrezionale “ultroneo” rispetto a quelli previsti dalla Costituzione e dunque un nucleo eversivo. Il punto allora era politico: il Csm usurpava il diritto – non contemplato tra le sue funzioni – di muovere critica o censura alle parole o alle azioni del presidente del Consiglio dei ministri. Cossiga sospese la delega a Galloni, cioè lo degradò sul campo strappandogli le spalline, sia pure temporaneamente. E dopo aver disarmato quello che riteneva il leader di una corrente eversiva, impose che si prendesse atto di un punto fermo: l’organo di autogoverno dei magistrati è soltanto l’organo di autogoverno dei magistrati e mai, in alcun modo, un potere dello Stato. Come invece pretendevano allora le correnti politiche dell’Anm che Cossiga accusava di usurpazione contro lo Stato.
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Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » sab ott 03, 2020 6:57 am

Magistratura, la toga ammette: "C'è chi pensa di avere la missione di giudicare la politica e si sente eticamente superiore"
Fausto Carioti
02 ottobre 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/co ... s.facebook

I magistrati, con la loro «superiorità etica», hanno tolto il potere al popolo italiano e ai suoi eletti. A dirlo è il procuratore aggiunto del tribunale di Napoli Nord Domenico Airoma, uno dei pochi che ha il coraggio di denunciare le degenerazioni della propria corporazione. E se le istituzioni non avessero paura a leggere il referto medico, chi può e deve - il guardasigilli, il parlamento, il Csm - farebbe tesoro della diagnosi e cercherebbe una terapia, anziché continuare a fingere che l'organismo sia sano. Airoma è vicepresidente del centro studi intestato a Rosario Livatino, magistrato cattolico ucciso dalla mafia nel 1990, all'età di 38 anni.
Mi hanno detto una cosa su Napolitano. Gratteri? Intervista-bomba a Senaldi: il pm e la verità sui legami tra politica e magistrati
"Mi hanno detto una cosa su Napolitano". Gratteri? Intervista-bomba a Senaldi: il pm e la verità sui legami tra politica e magistrati

Sono stati appena pubblicati gli atti del convegno annuale di questa associazione di giuristi, curati dal consigliere della Cassazione Alfredo Mantovano, e in quelle cento pagine spicca proprio l'atto di accusa di Airoma. La sua frase chiave è la stessa che dà il titolo al volume: la giurisdizione ormai agisce «In vece del popolo italiano». L'imputazione parte dalla convinzione per cui «le correnti non sono un dato di natura, inscindibilmente connesse alla funzione del magistrato», e dal ruolo svolto da Magistratura democratica, il gruppo organizzato di toghe di sinistra che sin dalla nascita, nel 1964, ha usato l'Anm «come la leva indispensabile per la compiuta realizzazione della strategia gramsciana nell'ambito della giurisdizione».

CARRO ARMATO
Il rapporto paritario con la politica dura sino a Tangentopoli, quando la magistratura assume un ruolo preponderante: «Non si tratta più», nota Airoma, «di un giudice che fa politica (seppur sotto l'ombrello del richiamo alla costituzione materiale), ma di un giudice che ritiene di essere investito della missione di giudicare la politica stessa e non solo gli atti dei politici, se di rilievo penale». Rende bene la metafora: «I magistrati erano stati fatti salire sul carro armato e da quel carro armato non intendevano scendere più». Da allora è stato un crescendo. La giurisdizione si è proclamata «supremo potere con connotazioni di superiorità etica». E questo mentre i magistrati hanno adottato i vizi dei politici, tanto che le loro correnti «si presentano sempre più come compagnie di assicurazione e di sostegno nella scalata ad incarichi di vertice», come il caso Palamara ha dimostrato di recente.

Ma la percezione che la magistratura ha di sé non è quella di una categoria rovinata dal carrierismo e dalle consorterie. Tutt'altro. E molti suoi esponenti si arrogano il progetto di far avanzare quei «nuovi diritti» che vanno «ben al di là del tessuto costituzionale, percepito oramai come superato», e che trovano fondamento nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Prende piede la teoria secondo cui «le questioni attinenti in particolare al bio-diritto non possano essere affidate alle mutevoli maggioranze parlamentari, ma vadano attribuite a chi è capace di assecondare la nuova corrente antropologica». Ossia, i magistrati progressisti e illuminati. Perché ciò sia possibile è necessario che rispetto alle fonti, cioè alle leggi, divenga predominante la «interpretazione» del diritto. «Con tutto quel che ne consegue», denuncia Airoma, «sulla funzione della giurisdizione, che viene sempre più intesa come esercitata non "in nome del popolo italiano", ma "in vece del popolo italiano"». La vera questione morale della magistratura, insomma, al di là delle faide tra le correnti, è che essa è «sempre più il vero detentore del potere nell'epoca del politicamente corretto».



Luca Palamara fa tremare la magistratura: "Forse l'8 ottobre dico davvero cos'è successo a Matteo Salvini"
Giorgio Carbone
2 ottobre 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/po ... toghe.html

“La mia vicenda finirà l’8 ottobre”. Luca Palamara fa tremare la magistratura italiana, per il quale potrebbe diventare una sorta di Buscetta: lo scrive Augusto Minzolini, che dà conto di alcune dichiarazioni dell’ex presidente dell’Anm. “Hanno fatto in modo che arrivasse a conclusione prima che Davigo andasse in pensione”, ha accusato Palamara che poi ha aggiunto: “Avevo chiesto di sentire più di cento testi e me ne hanno concessi sei. Ho le carte per dimostrare che carriere e altro nascono dal gioco delle correnti, che è un problema di sistema, giusto o sbagliato che sia, e non del sottoscritto. Ma ogni volta che intervengono mi accusano di fare un comizio”.

Poi quella frase che interessa anche il segretario della Lega: “Comunque, l’8 ottobre parlerò. Forse anche di ciò che è successo a Matteo Salvini”. Dichiarazioni forti, che di sicuro non faranno dormire sonni tranquilli agli ormai ex colleghi togati di Palamara. Il quale si è finalmente accorto che la miscela populismo-giustizialismo ha già provocato grossi danni al Paese: lo scrive sempre Minzolini, secondo cui le intercettazioni del pm romano hanno rivelato definitivamente un sistema in cui ci sono dei pezzi di magistratura che sono diventati i pretoriani di questo strano equilibrio politico, in cui alcuni non vengono toccati e ad altri capita di tutto.



Gregoretti, Matteo Salvini a processo. Stefano Candiani e il precedente di Matteo Renzi: chi tocca il governo, "muore"?
Giorgio Carbone
2 0ttobre 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/po ... muore.html

Due pesi e due misure. "La magistratura in Italia sembra avere atteggiamenti diversi in base al colore politico o alla posizione che si occupa all'interno del governo". Questa l'analisi proposta da Augusto Minzolini sul Giornale, che prende spunto dal processo a Matteo Salvini al via domani - 3 ottobre - a Catania per il caso Gregoretti. Al leader della Lega verrà contestato il presunto sequestro di 131 migranti trattenuti per quattro giorni a bordo della nava nel porto di Augusta. Nel suo editoriale, Minzolini spiega che i pm sembrano avere il pugno duro solo nei confronti di alcuni soggetti, come Matteo Salvini e Matteo Renzi. Mentre c'è molta più indulgenza nei confronti di altri. Basti pensare al segretario del Pd: "In un Paese in cui un avviso di garanzia non si rifiuta a nessuno lascia perplessi che Nicola Zingaretti abbia attraversato indenne il caso della commessa delle mascherine 'fantasma' comprate dalla Regione Lazio (la sòla, si direbbe a Roma, è costata alle casse pubbliche 11 milioni di euro)", ha fatto notare il giornalista.

Tornando a Salvini-Renzi, invece, sembra che i due condividano un destino comune al cospetto dei magistrati. Anche il leader di Italia Viva, infatti, ha avuto qualche "guaio" con la giustizia. Come riportato da Minzolini, Giacomo Portas, alleato di Italia Viva, ha spiegato in tutte le lingue a Matteo Renzi che avrebbe mille motivi per aprire la crisi di governo. Alla fine è arrivato a una conclusione: "Ha paura". Potrebbe aiutare a capire meglio la questione il commento di Stefano Candiani, sottosegretario al ministero dell'Interno nell'era Salvini: "Ci sono dei pezzi di magistratura che sono diventati i pretoriani di questo equilibrio politico. Quelli là non vengono toccati, mentre a noi capita di tutto. È il sistema rivelato dalle intercettazioni di Luca Palamara. Ad esempio, se uno dà 50 euro alla Lega passa i suoi guai, finisce sotto la lente di ingrandimento dei magistrati". E poi il parallelismo con il leader di Iv: "Una cosa simile è successa anche a Renzi: quando rompeva le scatole gli hanno perquisito o intercettato tutti i finanziatori; ora che si è acquietato la Cassazione addirittura ha giudicato i provvedimenti di quel Pm irregolari. Purtroppo di questo condizionamento, che penalizza a turno gli uni e gli altri, dovrebbe prendere coscienza l’intera classe politica".
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