Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » gio set 20, 2018 9:08 pm

12) Le caste intelettuali di sinistra, dette progressiste, socialisti, comuniste e catto comuniste


L'egemonia di sinistra ha creato un deserto e l'ha chiamato cultura
di Marcello Veneziani

http://www.ilgiornale.it/news/legemonia ... 90970.html

"In che consiste oggi l'egemonia culturale? In una mentalità dominante che eredita dal comunismo la pretesa di Verità Ineluttabile (quello è il Progresso, non potete sottrarvi al suo esito). Quella mentalità s'è fatta codice ideologico e galateo sociale, noto come politically correct, intolleranza permissiva e bigottismo progressista. Chi ne è fuori deve sentirsi in torto, deve giustificarsi, viene considerato fuori posto e fuori tempo, ridotto a residuo del passato o anomalia patologica.
Ma lasciamo da parte le denunce e le condanne e poniamoci la domanda di fondo: ma questa egemonia culturale cosa ha prodotto in termini di opere e di intelligenze, che impronta ha lasciato sulla cultura, la società e i singoli?
Ho difficoltà a ricordare opere davvero memorabili e significative di quel segno che hanno inciso nella cultura e nella società. E il giudizio diventa ancor più stridente se confrontiamo gli autori e le opere a torto o ragione identificate con l'egemonia culturale e gli autori e le opere che hanno caratterizzato il secolo. Tutte le eccellenze in ogni campo, dalla filosofia alle arti, dalla scienza alla letteratura, non rientrano nell'egemonia culturale e spesso vi si oppongono. Potrei fare un lungo e dettagliato elenco di autori e opere al di fuori dell'ideologia radical, un tempo marxista-progressista, se non contro.
L'egemonia culturale ha funzionato come dominazione e ostracismo ma non ha prodotto e promosso grandi idee, grandi opere, grandi autori. Anzi sorge il fondato sospetto che ci sia un nesso tra il degrado culturale della nostra società e l'egemonia culturale radical. I circoli culturali, le lobbies e le sette intellettuali dominanti hanno lasciato la società in balia dell'egemonia sottoculturale e del volgare.
E l'intellettuale organico e collettivo ha prodotto come reazione ed effetto l'intellettuale individualista e autistico che non incide nella realtà ma si rifugia nel suo narcisismo depresso. Ma perché è avvenuto questo, forse perché ha prevalso un clero intellettuale di mediocri funzionari, anche se accademici? Ci è estraneo il razzismo culturale, peraltro assai praticato a sinistra, non crediamo perciò che sia una questione «etnica» che riguarda la razza padrona della cultura. Il problema è di contenuti: l'egemonia culturale non ha veicolato idee, valori e modelli positivi ma è riuscita a dissolvere idee, valori e modelli positivi su cui si fonda la civiltà. Non ha funzionato sul piano costruttivo, sono naufragate le sue utopie, a partire dal comunismo; ma ha funzionato sul piano distruttivo. Se l'emancipazione è stata il suo valore fondante e la liberazione il suo criterio principe, il risultato è stato una formidabile, quotidiana demolizione di culture e modelli legati alla famiglia, alla natura, alla vita e alla nascita, al senso religioso e alla percezione mitica e simbolica della realtà, al legame comunitario, alle identità e alle radici, ai meriti e alle capacità personali. È riuscita a dissolvere un mondo, a deprimere ed emarginare culture antagoniste ma non è riuscita a generare mondi nuovi.
Il risultato di questa desertificazione è che non ci sono opere, idee, autori che siano modelli di riferimento, punti di partenza e fonti di nascita e rinascita. L'egemonia culturale ha funzionato come dissoluzione, non come soluzione.
Oggi il comunismo non c'è più, la sinistra appare sparita ma sussiste quella cappa asfissiante anche se è un guscio vuoto di idee, valori, opere e autori. Il risultato finale è che l'egemonia culturale è un potere forte con un pensiero debole (e non nel senso di Vattimo e Rovatti); mentre l'albero della nostra civiltà, con le sue radici, il suo tronco millenario e le sue ramificazioni nella vita reale, è un pensiero forte ma con poteri deboli in sua difesa. La prima è una chiesa con un episcopato in carica e un vasto clero ma senza più una dottrina e una religione; viceversa la seconda è un pensiero forte, con una tradizione millenaria, ma senza diocesi e senza parrocchie... Così viviamo una guerra asimmetrica tra un potere forte ma dissolutivo e una civiltà non ancora decaduta sul piano spirituale ma inerme e soccombente sul piano pratico e mediatico. La prevalenza odierna della barbarie di ritorno deriva in buona parte da questo squilibrio tra una cultura egemone ma nichilista e una civiltà perdente o forse già perduta.
La rinascita ha due avversari: la cultura nichilista egemone e il nichilismo senza cultura della volgarità di massa."


Comunisti, internazicomunisti e dintorni
viewtopic.php?f=176&t=1711

Utopie demenziali e criminali - falsi salvatori del mondo e dell'umanità
viewtopic.php?f=141&t=2593
Utopie che hanno fatto e fanno più male che bene e molto più male del male che pretenderebbero presuntuosamente e arrogantemente di curare.
Totalitarismi e imperialismi maomettano (mussulmano o islamista), comunista (internazicomunista), nazista (fascista e nazista), globalista, idolatria cattolico-ecumenista, ...

Fascisti e antifascisti, nazisti, comunisti, maomettisti e zingari, la loro disumanità e inciviltà
viewtopic.php?f=205&t=2731
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3975893749

Manipolazione criminale dei valori e dei diritti umani universali, quando il male appare come bene
viewtopic.php?f=25&t=2484

Ogniversałixmi ke i vioła i Diriti Omani Ogniversałi
viewtopic.php?f=25&t=1979

ONU - UNESCO e altri FAO - UNICEF (no grazie!) - e Facebook ?
Mito e organizzazioni parassitarie e criminali che non promuovono affatto i diritti umani, le libertà, il rispetto e la fraternità tra gli uomini, le genti, i popoli, le etnie, le nazioni, gli stati.
viewtopic.php?f=205&t=2404



Il fascino discreto di Gramsci
Maurizio Molinari
2008/06/16
http://www.lastampa.it/2008/06/16/cultu ... agina.html

Gentile direttore,
la singolarità della figura di Gramsci sta nel fatto che per un verso essa è tutta collocata nella storia del Pcd’I degli anni Venti e Trenta, che per altro verso ha sviluppato una elaborazione culturale utilizzata da Togliatti e dal Pci dagli anni Quaranta agli anni Settanta, e che un aspetto della sua riflessione, con i dovuti cambiamenti, può essere tuttora utilizzata da qualunque forza politica, quindi, come ha scritto Lucia Annunziata, paradossalmente anche dal centro-destra.

Il nocciolo duro dei Quaderni dal carcere è costituito dalla riflessione sulle ragioni della sconfitta del leninismo, inteso come rottura rivoluzionaria, nell'Occidente. Gramsci ha rintracciato queste ragioni innanzitutto nell'esistenza nell'Occidente di una robusta società civile che non consentiva le scorciatoie trovate da Lenin e da Trockij («la rivolta contro il capitale», appunto) nella Russia zarista. Allora nei Quaderni si è posto il problema di quale doveva essere la strategia del movimento comunista nell'Occidente e l'ha identificata in quella che è stata chiamata la conquista dell'egemonia: in una società dominata sul terreno delle forze produttive dal capitalismo e sul terreno politico da conservatori, moderati e riformisti, l'obiettivo dei comunisti deve essere quello della graduale conquista del «cervello» di quella società, cioè delle sue casematte ideologico-culturali: la scuola, le case editrici, le redazioni dei giornali, la magistratura, l'elaborazione culturale e l'organizzazione della cultura in quanto tali. Partendo da tale lavorio nel profondo e sfruttando le eventuali crisi organiche di un determinato sistema economico-sociale-politico di stampo capitalista e moderato, un partito comunista dell'Occidente sarebbe potuto risalire alla conquista del totale potere politico.

La nozione gramsciana di egemonia, presa nella sua organicità, è caratterizzata da un totalitarismo sottile e sofisticato, diverso da quello rozzo e criminale dello stalinismo, ma comunque pervasivo e pericoloso. Togliatti ebbe la genialità di depurare il lascito gramsciano di tutti i suoi elementi ereticali rispetto allo stalinismo e si pose l'obiettivo di lavorare per superare la vittoria politica di De Gasperi e della Dc, attraverso l'esercizio dell'egemonia sul piano culturale e quindi con la graduale conquista delle casematte ideologico-istituzionali-giudiziarie del sistema. Su questo piano il Pci è stato di una bravura straordinaria anche approfittando della distrazione della Dc e poi del Psi e dei partiti laici su questo terreno.

L'importanza di questa operazione si è vista in una fase di crisi organica del sistema, dal 1989 al 1994, quando in seguito al crollo del muro di Berlino e all'adesione dell'Italia al trattato di Mastricht sono venuti meno alcuni dei fondamenti della Prima Repubblica, dall'assenza della concorrenza sul piano economico alla dialettica comunismo-anticomunismo sul piano politico. A quel punto la forza più attrezzata sul terreno del controllo delle casematte ideologico-culturali (giornali e magistratura), cioè il Pci-Pds, ha avuto gli strumenti insieme mediatici e operativi-militari per liquidare le altre (la Dc, il Psi, i partiti laici) come è avvenuto con Tangentopoli. Subito dopo, però, questa forza è stata messa in questione da chi, come Berlusconi - non per un disegno politico precostituito, ma anzi per via imprenditoriale - si era dotato di un mezzo, la presenza sul terreno della televisione privata, che, almeno nella fase iniziale, si è rivelato in grado di contestare il peso e il ruolo esercitato appunto da alcune delle «casematte tradizionali» (in primo luogo la carta stampata e la magistratura fortemente collegate). A ciò si sono aggiunti un nuovo modo di fare politica e la demistificazione dell'egemonia culturale della sinistra attraverso la valorizzazione di autori e culture cattoliche e liberalsocialiste fino ad allora emarginate e neglette.

Allora, a mio avviso, un «pezzo» dell'elaborazione gramsciana ha tuttora una sua modernità, a condizione che la si sottoponga a una duplice operazione culturale: quella di considerare Antonio Gramsci nel suo contesto storico e nella sua organica collocazione nella storia comunista e quella di relativizzare e storicizzare la nozione di egemonia che, presa nella sua globalità, ha una organica valenza totalitaria. Invece, se utilizziamo una nozione relativizzata di egemonia ridimensionandola al ruolo di strumento di quella «battaglia delle idee» che è uno degli elementi della lotta politica (relativismo che non è in Gramsci), allora parliamo di una categoria che ha tuttora una sua validità e funzione e che ogni schieramento politico deve essere in grado di esercitare al di fuori di ogni pretesa totalizzante. Nel passato il fatto di non essersi posto il problema della battaglia culturale è stato un punto debole della Dc. Su questo terreno, oggi, il centro-destra ha comportamenti contradditori ma delle carte da giocare, mentre la sinistra sta perdendo colpi per la crisi devastante della sua cultura: essa si difende per la permanente potenza della sua organizzazione culturale e della conseguente gestione del potere che finora è servita ad attutire gli effetti della disintegrazione del suo messaggio globale.

Presidente del Gruppo parlamentare del Popolo della Libertà alla Camera
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven set 21, 2018 2:24 am

Demenzialità castuali ademocratiche nazi comuniste

Alitalia: "Niente prima fila, c'è un disabile". Ma i posti sono per la Boldrini e il suo staff
Paolo Bracalini - Gio, 20/09/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 78189.html

Un imprenditore piemontese viene spostato nonostante avesse pagato l'extra. Tutte le poltrone occupate dall'ex presidente della Camera (che vola gratis)

Aeroporto di Fiumicino, domenica scorsa, tardo pomeriggio. Duilio Paolino, imprenditore piemontese presidente della Cosmo Srl e già vicepresidente di Confindustria Cuneo, si presenta al check-in del volo 1391 Alitalia da Roma a Genova.

Oltre al biglietto, ha la prenotazione di un posto nella prima fila dell'aereo, pagato come extra. Al bancone però l'addetto informa Paolino che non potrà accomodarsi nel posto prescelto, bensì 19 file più indietro, al 20 C. Il motivo però è di quelli per cui nessuno protesterebbe mai: «A bordo c'è una persona con handicap, dobbiamo farla sedere nella prima fila». L'imprenditore accetta senza obiezioni il cambio di posto, anche senza il minimo accenno di rimborso da parte degli addetti al check-in, ma si tratta di un piccolo sacrificio, che sarà mai di fronte ai problemi di un disabile in viaggio? Peccato però che una volta salito a bordo, diretto verso il nuovo posto 20 C, Paolino trovi in prima fila, nel posto che aveva prenotato lui, non un disabile, ma Laura Boldrini, ex presidente della Camera e ora deputata di Leu. Con lei, occupando tutta la prima fila, l'imprenditore nota una serie di accompagnatori che identifica come il fidanzato, lo staff e quelle che gli sembrano delle guardie del corpo. A quel punto l'imprenditore chiama lo steward e chiede spiegazioni, che non arrivano. Quindi, rientrato a casa, scrive ad Alitalia per lamentare la scorrettezza subita. Spiega l'accaduto («Con grande stupore e arrabbiatura salendo a bordo constato che il mio posto era stato assegnato ad un politico e ai suoi accompagnatori») e lamenta il trattamento da parte di Alitalia «che di fronte a clienti come il sottoscritto - scrive nella lettera - che paga regolarmente il biglietto ed è in viaggio per lavoro, usa questi sistemi per persone che, come ho fatto io, potrebbero sedersi nei posti dove si siedono tutti, visto anche che non pagano» (i parlamentari viaggiano gratis su aerei e treni, ndr).

Concludendo amaramente: «Magari per cominciare a girare quel film Ritorno alla normalità». La compagnia ha poi risposto alla lamentela, scusandosi per l'episodio, impegnandosi ad indagare e a rimborsare l'importo del biglietto. Senza però spiegare cosa sia successo. Perché un passeggero pagante, e probabilmente un'intera fila di passeggeri, viene fatta spostare (adducendo una scusa, peraltro) per far posto all'onorevole Laura Boldrini e al suo seguito personale? È forse un privilegio che spetta agli ex presidenti della Camera, quello di poter disporre a piacimento delle file di poltrone negli aerei Alitalia? Paolino si dà una risposta diversa: «Guardi, so come funziona - racconta al telefono -. La segreteria dell'onorevole chiama l'ufficio della Camera preposto per le prenotazioni aeree dei parlamentari, prendono i posti che vogliono anche se sono occupati e fanno spostare la gente. Dico solo una cosa: sarebbe ora che la Boldrini e gli altri iniziassero a viaggiare anche loro nei sedili di dietro, magari capirebbero di più il Paese». La Boldrini era diretta in Liguria per una delle sue tante battaglie per un mondo più giusto e i diritti delle donne, stavolta al Tribunale di Savona, contro un sindaco leghista che l'aveva offesa con un post su Facebook (si era augurato che agli stupratori africani di Rimini fossero dati domiciliari a casa della Boldrini). «Ho voluto essere presente per stigmatizzare questo modo di fare politica. È fondamentale che una donna offesa possa chiedere giustizia». Un impegno quindi della massima priorità per la democrazia. Far sloggiare perciò i passeggeri delle prime file sul volo, era il minimo.




“Salvini è un rozzo, mi preoccupano destra e razzismo”
20 marzo 2019

https://www.michelesantoro.it/2019/03/d ... 0w4DaJ2qKM

“È veramente stupefacente che una personalità rozza come Salvini possa godere di una qualche popolarità in un paese civile come l’Italia”. A dirlo è Massimo D’Alema che in un’intervista a tutto campo sull’avanzata del sovranismo in Europa (e in Italia) si dice “preoccupato per questa destra, per il razzismo e per la chiusura verso gli immigrati” che sta trasformando l’Europa in un continente vecchio e impaurito. “E se l’Europa si chiude al mondo è spacciata”, avverte D’Alema.

Per il presidente della Fondazione ItalianiEuropei per vincere questa sfida contro il sovranismo è necessario cogliere soprattutto un aspetto. “Il sovranismo vuole riprendersi una sovranità popolare, cioè un controllo politico sui processi economici. E questa esigenza è reale”. Ma attenzione. Perché questa volontà di affermare una sovranità politica si sta traducendo solo nell’impedire ai migranti di sbarcare sulle nostre coste. “È questo il dominio della politica? Nella ferocia contro i poveri?” si chiede D’Alema, “mentre il sovranismo si dimostra invece impotente verso i grandi gruppi finanziari internazionali e verso i grandi monopoli dell’informazione e della Rete che sono dominanti e che si possono affrontare sol tanto rafforzando l’Europa”.

Leggi anche: Michele Santoro: “Arrestate lui“

In questo contesto di lotta all’immigrazione la destra cavalca queste paure e le alimenta, c’è un elemento di brutalità ma anche di incultura e di mancanza di visione del futuro del paese. Per D’Alema questo clima contro gli immigrati o contro l’Islam che serpeggia in maniera velenosa anche nel nostro paese “viene creato da chi agita queste paure al fine di costruire un facile consenso. Quando invece la convivenza con gli altri è qualcosa di molto complesso e delicato che richiede alla politica proprio una particolare responsabilità”.

“La verità – conclude D’Alema – è che il mondo musulmano, stando ai numeri e stando ai fatti, è soprattutto vittima. E invece viene raffigurato come una minaccia. Certo quella minaccia esiste, ed è all’interno di quel mondo, ma i primi ad esserne colpiti sono soprattutto i musulmani. Questo dovrebbe aiutarci ad avere un atteggiamento diverso verso questo mondo e a capire che bisogna combattere i germi della violenza e dell’intolleranza ovunque essi si manifestino”.

Rispetto alla decisione da parte del Governo italiano di concedere alla fondazione di Steve Bannon, ex stratega di Trump, l’Abbazia di Trisulti, nel frusinate, per permettergli di trasformarla in una scuola di populismo e di sovranisti dove “allevare” i piccoli Orban e i piccoli Salvini del domani, D’Alema è stato tranchant: “Credo che Bannon è sufficientemente ricco per trovare casa da solo senza che gliela debba dare lo Stato italiano”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven set 21, 2018 2:31 am

Zingaretti e lo slancio verso l’Italia e l’Europa
09 Marzo 2019
di EUGENIO SCALFARI

https://rep.repubblica.it/pwa/editorial ... -221146668
Il Pd si è risvegliato e a breve dovrà dare i segnali necessari: il voto è vicino e il nuovo segretario dovrà ricostruire la democrazia nel nostro Paese e l'unità in Ue assieme agli amministratori locali e a chi ha fatto la storia della sinistra.
L'attenzione dell'opinione pubblica è tuttora concentrata attorno alle lotte intestine, o meglio rivalità, che coinvolgono il partito di Salvini che, non a caso, ha il nome di Lega nazionale, e il Movimento-partito di Di Maio, che ha il nome di Cinque Stelle. Non si è ancora mai capito perché si parli di stelle a proposito di un movimento politico, né tantomeno perché queste stelle siano cinque: una costellazione che dovre...



«Il fascismo sta tornando? No, non se n'è mai andato»
Federico Marconi
2019/02/18

http://espresso.repubblica.it/plus/arti ... 8?ref=fbpe

«Quella del governo è una coalizione che segue la logica della cattiveria. Aizzano all’odio contro il diverso, per colore di pelle, religione, idee politiche. Su questo giocano la loro propaganda e i loro provvedimenti. Odio che chiamano politica. È la cattiveria al potere».

Furio Colombo dipinge un quadro grottesco e inquietante dell’Italia del 2019. Giornalista giramondo, più volte parlamentare, alla fine degli anni ’90 ha promosso l’istituzione della Giornata della Memoria delle vittime dell’Olocausto: la legge, votata all’unanimità dalle Camere nel 2000, porta il suo nome. «Il nostro Paese non poteva dare le colpe solo alla Germania nazista: la Shoah è stata una tragedia italiana», ricorda. Oggi come allora.

Un Paese cattivo e rancoroso. Vede così nero all’orizzonte?
«Non è il Paese a essersi incattivito, è la politica. Bisogna distinguere le due cose: chi sta al governo si sente onnipotente, tra vecchi motti e logiche oscure. Però gli italiani non sono tutti cattivi, Lega e 5 Stelle non sono lo specchio dell’animo italiano».

Negli ultimi anni però sono aumentati gli atti di odio e di intolleranza contro le minoranze, è un dato di fatto.
«È la conseguenza dell’odio e della violenza propagandata tutti i giorni. Ma sono pochi, al momento, quelli che non si vergognano di tramutare le parole in fatti. Sono frange violente e ignoranti, una minoranza molto rumorosa. Ma la maggior parte del Paese non è con loro. Il loro comportamento mi ricorda quello dei dignitari di corte in “Siddharta”, di Hermann Hesse. Quando il principe deve attraversare le strade del villaggio, si organizzano per far scomparire tutti i vecchi, i malati, i brutti, i vestiti male, quelli con il colore della pelle sbagliato. Niente doveva sconvolgere il principe, il colpo d’occhio doveva essere degno di lui. È quello che sta facendo il governo con i suoi provvedimenti, che cercano di eliminare tutto ciò di cui il Paese non sarebbe “degno”.

Di cosa dovrebbe essere degno il Paese?
«Indicano l’onestà, ma hanno fatto fuori solo chi aveva idee politiche differenti. L’impronta punitiva, che hanno dato a tutto, sembra essere una necessità permanente per Lega e 5 Stelle. Che, voglio sottolineare, non sono solo cattivi e punitivi: ma soprattutto tristi».

Perché tristi?
«L’immagine di Di Maio che festeggia sul balcone, una cosa che nessuno aveva più fatto dopo il fascismo, oppure i sorrisoni e i bacioni di Salvini subito prima o dopo eventi drammatici vorrebbero trasformare un’immagine vincente e di forza, invece comunicano una profonda tristezza».

C’è stato anche chi, dal Senato, ha riportato in auge “il Protocollo dei Savi di Sion”: un falso storico tra le cause dell’Olocausto. Un altro ritorno al passato.
«Un passato che torna anche in tv o al cinema. Ho visto un film appena uscito in sala, che mi ricorda le cose che mi facevano vedere e ascoltare quando ero piccolo, nella scuola fascista degli anni Trenta. Sarebbe stato perfetto per i valori e i principi che trasmette. Ma è del 2019 e nessun critico lo ha stroncato».

E quale sarebbe questo film?
«“Il primo re” di Matteo Rovere».

Il fascismo sta tornando?
«Il fascismo non sta tornando, non se ne è mai andato. Come ha scritto Umberto Eco, è eterno. È penoso che i leghisti ne siano ben consapevoli, ma non gliene freghi niente. Sono leghisti perché i diritti degli altri non contano nulla. Il capostipite del partito di Salvini non è Bossi, ma Borghezio: è lui che ha iniettato la cattiveria nella Lega di oggi. Io me lo ricordo nel 1996, quando a Torino girava con le “guardie padane”, quando con le torce andavano a incendiare i giacigli di quelli che allora chiamavano extracomunitari».

Esiste, secondo lei, un antidoto?
«Dobbiamo sperare soprattutto nei ragazzi: non seguano queste persone che fanno a meno di loro senza problemi. Si mettano in gioco, senza paura: devono essere i più giovani a dire basta alla cattiveria. Poi anche gli adulti capiranno che hanno ragione, e li seguiranno».


Un sinistro di origine ebraica
https://it.wikipedia.org/wiki/Furio_Colombo
Di origine ebraica, già alla metà degli anni cinquanta, giovanissimo, fu chiamato alla Rai dove, insieme ad un gruppo di giovani intellettuali (tra cui Emilio Garroni, Luigi Silori, Umberto Eco, Mario Carpitella, Gianni Serra, Antonio Santoni Rugiu), collaborò a vari programmi culturali, nel corso dei quali realizzò numerosi documentari, servizi giornalistici, e pubblicazioni a carattere saggistico.




Furio Colombo e la «Memoria» a senso unico
Antonio Caracciolo - 19/06/2008

https://www.ariannaeditrice.it/articolo ... colo=19833

1. Il risorgimentalismo sionista di Furio Colombo. –

In Furio Colombo ammiro la compostezza e pacatezza con cui espone tesi che suscitano invece in me una forte reazione intellettuale e morale. Evidentemente ciò è un indubbio segno della sua professionalità. Non si arriva alla sua invidiabile posizione comportandosi da scalmanati o da sfegatati sostenitori della causa di Israele, le cui ragioni Furio Colombo falsifica con grande signorilità.
È da aggiungere che il giornalista e politico filoisraeliano non è del tutto ignaro delle tesi contrapposte, ma le spunta riducendole alla insignificanza. Anche questa è un segno della sua abilità. Come a dire: conosco i controargomenti, ma non valgono nulla. Valgono invece i miei, come ad esempio la tesi che il sionismo sarebbe nient’altro che il nostro Risorgimento. A questo punto si può porre sotto la categoria del Risorgimento anche lo sterminio degli amerindi. Quanto poi ai palestinesi la tesi di Furio Colombo è: se soffrono, la colpa è degli stati arabi che ne hanno fatto carne da macello, non avendo voluto riconoscere il diritto divino di Israele. Quanto poi all’ONU l’unica risoluzione cui si riconosca legittimità è quella più iniqua e discutibile: la spartizione della Palestina con la dichiarazione dei due Stati. Proviamo ad immaginare se anziché spartire la Palestina l’ONU avesse deciso di spartire l’Italia, destinando un suo territorio ai risorgimentalisti sionisti e facendo sloggiare, ad esempio i calabresi, per far posto ai “sopravvissuti” dell’Olocausto, una categoria storiografica quanto mai dubbia sulla quale non si puà neppure discutere per proibizione di legge. Di altri “sopravvissuti”, veri e certi, cioè quelli degli oltre 400 villaggi etnicamente ripuliti dai risorgimentalisti sionisti non ho finora trovato cenno in Colombo, ma sono sicuro di qualche sua elegante e composta capriola sull’argomento.

1. Il risorgimentalismo sionista di Furio Colombo. – Cliccando sul link si accede ad una registrazione di radio radicale di un convegno della regione Toscana in “onore” del 60° anniversario dello Stato di Israele. La manifestazione è sostanzialmente una presentazione di un libro di Furio Colombo sul “sogno” israeliano. La categoria del “sogno” è tipica della mentalità americana, essendo Colombo vissuto per parecchio tempo in America. Lì tutti hanno un “sogno” da realizzare o meno. Applicando questa categoria, anzi trapiantandola in Medio Oriente, Furio Colombo immagina il “sogno” dello Stato di Israele, destinato ed essere in eterno un “brutto sogno” per quei palestinesi che ne hanno fatto le spese. Stavo giusto riflettendo in questi giorni come un evento storico, più o meno idealizzato e mitizzato, possa diventare una religione, ed anche una grande religione. Il cristianesimo, incentrato sulla figura del Cristo, di cui è perfino dubbia la storicità e soprattutto sul Ritorno e la Rededenzione, è diventata la grande religione che sappiamo. Le stesse considerazioni si possono applicare al cosiddetto Olocausto, la cui religio è diventa titolo di risarcimento per una colpa ed un danno su cui vi è divieto di discussione e ricerca storica. Proseguendo di questo passo non vedo perché la Nakba non possa diventa un evento storico-religioso-politico tale da unificare tutto il mondo arabo-musulmano che si oppone all’espansione dell’imperialismo americano, diversa da quelli precedenti a carettere prevalentemente territoriale ed invece consistente in un numero crescente di “basi” note e segrete sparse in tutto il mondo. In Italia ne abbiamo oltre un centinaio. In Germania vi è una brutta storia. In Medio Oriente si vuole incominciare, ma fortunamente qualcuno resiste ed insegna a resistere a quanti come noi hanno ormai perso tutta la loro dignità ed ogni senso di indipendenza e libertà, anche se si sprecano parole come libertà, democrazia, diritti umani, giustizia, e simile baggianate prive di contenuto.

Ho appena sfogliato il libro di Colombo nella Libreria Feltrinelli sotto casa. Ne hanno due copie. Costa 10 euro per 120 pagine circa. Lo comprerò alla prossima uscita. Ne farò poi una critica testuale, riga per riga, pagina per pagina, nella sezione “letteratura sionista” di questo blog. Non dubbio che il libro vi rientri a pieno titolo ed ha certamente una consistenza di gran lunga maggiore della irritante superficialità e pochezza dei libri di Fiamma Nirensten, che è tuttavia un personaggio significativo e rappresentativo del sionismo italiano, dove “italiano” non ha nulla a che vedere con l’Italia se non per il fatto che tutti questi personaggio operano in Italia, esercitando non poco terrorismo ideologico verso gli italiani di diverso avviso, che tornano nuovamente ad essere oppressi come lo sono stati pressoche in tutti i secoli della loro storia. Paradossalmente forse il periodo in cui sono stati più liberi è stato il fascismo. Lo so che è una provocazione, ma non intendo ora soffermarmi si questo aspetto.

Invece, intendo dare una breve anticipazione di quella che sarà una mia critica al libro di Furio Colombo, il quale ha una sua tecnica piuttosto singolare. Gioca di anticipo sulle tesi degli avversari che da persona colta non ignora: l’ignoranza non ha mai fatto bene a nessuno e non è un valore in sè positivo, anche se è preferibile l’ignoranza alla menzogna inculcata dai nostri mass media e dalla politica culturale seguita alla cosiddetta Liberazione. Più facile apprendere cose nuove che non liberarsi dalle menzogne inculcate per sedimentazioni successive con concorso di istituzioni politiche, scolastiche, educative ed intellettuali-giornalisti alla Furio Colombo. Dicevo gioca di anticipo. Cosa intendo? Richiama brevemente e minimalisticamente le tesi avversarie senza farne una seria trattazione e confutazione. Lascia invece intendere ad un pubblico già orientato che si tratta poco più di sciocchezze. La Nakba? Macché. Tutta colpa degli arabi, ignorando le ben diverse e fondate argomentazioni di un Ilàn Pappe. E così via.

Mi soffermo un attimo sull’idea di Risorgimento non facendo una ricerca erudita su un argomento sterminato, ma richiamando ciò che ognuno di noi ha appreso nelle scuole elementari, cioè nella scuola dell’obbligo che ogni italiano dovrebbe aver fatto. Attraverso questa nozione si è costituita buona parte dell'identità politica degli italiani, fino a quando non è giunto Bossi a far perdere a non pochi il gusto di dirsi e sentirsi italiani. Basta qui ricordare l’uso che i leghisti intendono fare della bandiera italiana e la fortunata depenalizzazione del vilipendio alla bandiera di uno stato. Chi vuole manifestare così il suo dissenso, potrà continuare a bruciare bandiere israeliane ed americane, pagando una multa ma non rischiando sanzioni penali, che sarebbero toccate a Bossi se avesse dovuto pagare per le offese alla bandiera italiana. Una legge ad personam nella sua origine, ma estensibile ora ad ognuno per la generalità che è propria di una legge.

Ciò che distingue il nostro concetto di Risorgimento da quello spurio del sionismo è il fatto che l’Italia “risorge” da secoli di dominazione straniera sul suo territorio. Gli italiani erano autoctoni dei loro territori. I “sionisti” son gente venuti dal mare, sbarcando su una terra abitata, appunto dai palestinesi. Fin dall’inizio il disegno politico è di “ripulire” il territorio dai suoi indigeni, veri abitanti del loro territorio, cui nelle trasformazioni politiche conseguenti alla distruzione colonialista dell’Impero Ottomano poteva competere l’idea di Risorgimento. È probabile che il sionismo abbia attinto alla Bibbia, dove si parla di distruzione dei Cananei. Sono pagine terribili assolutamente indegne di un testo religioso. Le abbiamo lette tutti quanto basta per rigettarle nella loro lettere e nel loro spirito. Gli ebrei possono cibarsi spiritualmente dei loro testi religiosi, ma non possono pretendere da noi che quei testi diventino la nostra cultura e la nostra identità. Lì “noi” non siamo. Ci stia pure Fiamma Nirenstein e magari anche Furio Colombo e quanti altri lo vogliono. Ma in un mondo diviso è lecito ad ognuno scegliere la sua parte politica e la sua appartenenza, anche con qualche sacrificio e qualche rischio.

È dunque, a mio avviso, un’autentica impostura tentare di legittimare un’impresa coloniale e razzista quale è il sionismo attraverso la nostra idea di Risorgimento. Io credo che ogni italiano che si senta ancora tale debba insorgere contro una simile strumentalizzazione e falsificazione della storia. Su Fini non vi è da contarci da quando si è lasciato incantare dalle sirene del potere. Credo che buona parte, se non la totalità, della classe politica italiana si sia pienamente assuefatta all’idea di essere una provincia dell’impero americano. La loro permanenza al potere è possibile in quanto restino ubbidienti all’Impero. Ed ecco qui un’altra giuggiola di Furio Colombo. Insiste nel non voler intendere le parole di Ahmadinejad per quel che dicono e trova altamente scandaloso che si voglia “cancellare” uno stato che fa parte dell’Onu, quasi che questo genere di cancellazioni non siano all’ordine del giorno da parte del centro dell’Impero. Basta che a Washington bollino uno stato come “canaglia” per decretarne la fine. La nozione di terrorista non ha altro significato che l’inclusione unilaterale in un’apposita lista decisa non dall’ONU, ma dagli USA e subito ratificate da ministri alla Frattini. Per non parlare poi della diffusa pratica dei “colpi di stato”, dove la nozione di democrazia viene coniugata con il necessario requisito del gradiment statunitense, subito ratificato dai servili stati europei, che forse hanno qualche inconscio senso di colpa non per l’«Olocausto» o la Shoa, ma per quella indubbia capacità di resistenza che gli asiatici sanno dare a fronte di europei che godono del loro servilismo. A chi si è piegato è di disturbo la vista di chi conserva la schiena dritta e preferisce la morte al piegare la schiena. Mentre sono largamente fasulli i martiri cristiani, risultano tragicamente veri ed inquietanti la lista dei kamikaze che in mancanza di altre armi trasformano il loro corpo in un’arma micidiale per se stessi e per gli altri. Abbiamo avuto un solo caso nella nostra storia risorgimentale: Pietro Micca. Ci hanno insegnato che era un eroe. Lo stesso metro di giudizio non vale per i “terroristi”, il cui gesto eroico e la cui memoria viene infangata non senza un certo imbarazzo, giacchè i redattori dei telegiornali non possono nascondere la tragica evidenza di chi esprime il suo pensiero politico con il sacrificio della sua vita.

Splendida l’efficacia delle politica antisraeliana di Ahmadinejad. Il non riconoscimento da parte araba dello Stato di Israele è di gran lunga più efficace di qualsiasi bomba atomica. L’assurdità delle menzogne di questi giorni sull’atomica iraniana destinata a distruggere Israele dovrebbe spiegare come la potenza distruttiva di questo ordigno di morte – finora usato solo dagli Usa a Hiroshima e Nagasaki – potrebbe fermarsi davanti a campi profughi è palestinesi. La bomba atomica non si ferma ai confini. Pertanto, l’atomica iraniana dovrebbe essere tale da distinguere gli israliani dai palestinesi. Qualcosa di simile esiste nella Bibbia. Il dio paesano Jahvè disse ai suoi di segnare le loro porte con il sangue perché nella notte sarebbe passato uccidendo soltanti i primogeniti degli egiziani, salvando i loro. Una sorta di semaforo rosso dell’antichità, non essendo Jahvè nella sua onniscenza capace di sapere chi abitava nelle singole case. In fondo, la pulizia etnica degli oltre 400 villaggi palestinesi può vantare questo autorevole precedente religioso.

Non venendo rigorosamente riconosciuto Israele da tutto il mondo arabo compato ai sionisti israeliani non resta altro che il riconoscimento di Furio Colombo, il quale ha una sua strategia europea. Secondo lui gli stati europei dovrebbe dividersi il lavoro e lavorarsi ognuno ai fianchi un gruppo di stati arabi per costringerli con i mezzi della diplomazia e con ogni altro mezzo, più o meno pulito, di pressione a riconoscere lo stato di Israele, che può soltanto sulle armi statunitensi e sull’interesse dell’Impero ad avere una testa di ponte, un avamposto per la penetrazione in tutto il Medio Oriente, sede delle principali risorse petrolifere, di cui qualche goccia potrebbe venir destinata agli ubbidienti vassalli europei. Questa strategia suggerita da Furio Colombo per l’Europa, che fra le tante colpe ha ora quelle di non adoprarsi nel senso auspicato da Colombo, è cosa che fa riflettere. Sarò grato a quel mio lettore che riuscirà a trovarmi un passo testuale dello storico Mommsen che ho ascoltato in una citazione fatta da altri in un interessante convegno di cui devo aver già detto altrove. Lo storico Mommsen indicava il ruolo degli ebrei nella compagine del mondo romano come un lievito dissolvitore della mirabile unità politica del mondo romano. Pare che questo giudizio di Mommsen abbia contribuito ad alimentare l’antisemitismo della prima metà del Novecento. Riflettendo sulle indicazioni politiche di Furio Colombo nonché sulla sua attività parlamentare viene da pensare che dopo il 1945 come conseguente di eventi noti tutta l’Europa sia stata obbligata all’ebraizzazione quasi come una sorta di pena di contrappasso. E come se ciò non bastasse nella visione di Colombi i singoli stati europei dovrebbero contribuire anche alla ebraizzazione del mondo islamico, favorendo la rottura della loro unità politica nei confronti di Israele. Davvero una grande visione degna di un grande pensatore che ama il suo paese, che però non si capisce quale sia propriamente, se l’Italia o Israele. Ogni cittadino che non sia organico alla Casta, italiana o europea, si chiede perché mai non instaurare relazioni pacifiche con il 99,2 per cento del mondo arabo-musulmano e considerare il restante 0,2 per cento di territorio e popolazione un mero problema interno di quell’area geopolitica. L’Olocausto? Ma che c’entra? Non è questo un capitolo della storia europea che in nessun modo può riguardare l’Islam?

Insomma, Furio Colombo con la sua aria signorile e dimessa assolutamente non ci convince e ci da invece forte la sensazione di uno che con eleganza e dolcezza vuol prenderci per i fondelli. Ma con altrettanta eleganza e dolcezza rispediamo al mittente le inaccettabili tesi politiche, storcihe, culturali, religiose. Chiamamente noi non stiamo in parlamento, nella Commissione esteri ed in tutti quei luoghi dove si prendono decisioni sulla nostra testa spacciandole per democrazia. Noi diciamo: “no!” e ci opponiamo con tutti i mezzi leciti che ci sono possibili e consentiti. Fra questi rientrano il fare le pulci al sionismo propagandistico di Furio Colombo, almeno finché non sarà abolito del tutto surrettiziamente l’articolo 21 della costituzione, come proprio Furio Colombo ha incominciato a fare con la “sua” Giornata della Memoria, dove delle sue opinabilissime vedute sono state imposte per legge a tutti i cittadini, sacrificando perfino la libertà di insegnamento dei docenti italiani che ormai non sono più liberi di pensarla diversamente sulla storia e sulla filosofia. Neppure il fascismo era arrivato a tanto.

Aggiunta su quella che mi sembra un’autentica grossolana idiozia cui non si sottrae neppure Furio Colombo, cosa che peraltro succede quando la causa che si sostiene è irrimediabilmente sbagliata. Nella registrazione di cui al link il senatore (ahimé) dice che D’Alema ministro degli esteri avrebbe dovuto concentrare tutta la sua attività di ministro degli esteri italiano nel cercare di ottenere la liberazione dei dei soldatini israeliani catturati in circostanze che non hanno attratto a sufficienza la mia attenzione, quasi che i milioni di morti e di feriti di questa sciagurata e sporca guerra neoimperiale di invasione e sfruttamento non siano cosa su cui valga la pena neppure di versare una lacrima. A questo ci siamo ridotti e son questi i nostri parlamentari, anche quelli dall’aria perbenista.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » mar set 25, 2018 6:15 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » sab dic 15, 2018 8:58 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » ven mar 01, 2019 10:05 pm

IL VERBO DEI TALEBANI DEL PROGRESSO
Niram Ferretti

https://www.facebook.com/permalink.php? ... ment_story

Marine Le Pen non suscita le mie particolari simpatie e nemmeno Viktor Orbàn e non sono mai stato un fan di Matteo Salvini, ma...sì, ma, divento subito lepenista, orbiniano, salviniano quando da sinistra, l'ambito dove fissi stanno il Bene, la Giustizia e il Vero, come gli anelli planetari intorno a Saturno, i "virtuosi" gli si scagliano addosso trasformandoli in demoni.

Così oggi è la mia giornata lepenista. È la conseguenza di quanto è successo a Marine Le Pen. Dei giudici francesi di Nanterre le hanno consigliato di sottoporsi a una visita psichiatrica per avere postato su Tweeter nel 2015 immagini truculente di corpi mutilati dall'ISIS, come provocazione per chi accusa il Front National di essere l'equivalente della setta islamica.

I giudici che consigliano le visite psichiatriche fanno venire in mente subito l'Unione Sovietica, dove i dissidenti spesso finivano in manicomio a causa delle loro idee non esattamente allineate con il Verbo del partito dell'Amore.

I giudici hanno fatto seguito all'Assemblea Nazionale la quale, lo scorso novembre, ha votato a favore della rimozione dell'immunità parlamentare nei confronti della Le Pen a causa delle foto da lei postate. All'Assemblea Nazionale si è aggiunta subito (e chi poteva dubitarne?) la UE a marzo. I custodi del Progresso che siedono a Bruxelles hanno votato anche loro affinchè l'immunità le venga tolta.

Insomma la Le Pen sarebbe una pornografa. Nell'era di internet, dove in rete si possono trovare le cose più aberranti e oscene, il leader politico del principale partito anti-immigrazionista e anti-europeista francese viene messo sotto accusa per avere mostrato quello che fa l'ISIS. Chissà perchè...

Chi mette Marine le Pen alla berlina consigliandole una visita psichiatrica appartiene alla stessa categoria di coloro i quali, qui in Italia raffigurano Salvini sulla pagina di un settimanale insieme a un migrante africano con la scritta "Uomini e no" (riprendendo il titolo di un famoso libro di Elio Vittorini), dove il "no" è ben in vista sotto la faccia del leader della Lega. Sono gli stessi che dicono che Netanyahu è come Ceausescu e Trump come Mussolini, sono gli stessi per i quali Orbàn è come Ferenc Szálasi.

Sono sempre loro. Ma attenzione a chiamarli integralisti o talebani. Per poterlo essere realmente bisogna trovarsi dove dimora sempiterno il Male, a destra.


L’Orco e il Grande Moralista
2018/12/14
Niram Ferretti

http://caratteriliberi.eu/2018/12/14/in ... CcPuJqC6gg

“Ripeness is all”, dice il Matto a Re Lear, “La maturità è tutto“, contemplando i canuti capelli del re dal cuore grande e l’animo innocente. La maturità, però, lo sappiamo, non procede necessariamente allo stesso passo della canizie, e spesso i capelli e le barbe bianche non sono esempi di saggezza. Mai lo sono state quelle di Eugenio Scalfari, autoproclamatosi pontefice laico e grande fustigatore delle inadempienze altrui, ma assai indulgente con le proprie.

Lungo sarebbe lo snocciolamento dei suoi strali, dei suoi consigli, questi ultimi, dati sempre in modo non richiesto. Qualche anno fa, la prestigiosa collana mondadoriana dei Meridiani, dove figurano giganti della letteratura e del pensiero, lo onorò con un volume in cui appare effigiato in copertina di tre quarti, il viso altero, la bocca sottile, lo sguardo di chi, nella vita, è stato predisposto dal Destino a insegnare tutto agli altri. Il titolo del volume è emblematico, “La passione dell’etica”.

Scalfari da sempre si atteggia a grande moralista, e come ogni moralista che si rispetti, da La Rochefoucauld a Vauvenargues, la sua materia preferita non può che essere, appunto, l’etica. Quando si ha uno sguardo così acuto, si sa sempre dove è il Bene e il Giusto e dove risiedono il Male e l’Ingiustizia, e Scalfari nella sua lunga vita, non è mai stato sfiorato dal dubbio di dove si trovassero.

Dopo la giovanile parentesi fascista, un inciampo giovanile a una età in cui quasi tutti in Italia erano fascisti, capì velocemente che solo a sinistra ci possono essere Virtù e Progresso, e che al posto di Dio ci può essere solo l’Io, nel suo caso trasformato in chiesa di se stesso. Una chiesa laica in forma umana che non può mancare, come ogni chiesa, di scomuniche e anatemi. L’ultimo in ordine di tempo è quello lanciato contro Matteo Salvini, che nell’immaginario del nonagenario fondatore di Repubblica, ha preso il posto di Silvio Berlusconi.

E’ accaduto, quindi, che dopo avere detto alcune settimane fa, che il Ministro dell’Interno, si prepara a diventare dittatore dell’Italia grazie ai buoni auspici di Vladimir Putin che vuole avere un suo uomo a governare la penisola, l’altra sera, su La7, Scalfari, si è lanciato in accuse assai poco consone a un Magister quale è lui.

“Per Salvini, gli immigrati andrebbero, non voglio dire trucidati, ma eliminati”. Così ha detto. Non solo. Salvini sarebbe razzista e per “l’uomo bianco”, insomma, un misto tra de Gobineau e David Duke.

E’ sconsolante ascoltare un uomo così insigne, alla cui carriera è mancata solo per coronamento la toga senatoriale, usare un repertorio degno di Rula Jebreal. Ma avviene che, con il passare implacabile degli anni, e un conseguente intorpidimento della mente, il pensiero afferri della realtà solo le bucce, ciò che c’è di più banale e insulso, in questo caso, le parole stantie e irrigidite del repertorio dei demonizzatori, delle tricoteuses. Non che Scalfari abbia mai volato alto sulle ali del pensiero, ma così giù non gli era ancora capitato.

Salvini razzista e suprematista, eliminazionista e futuro dittatore per procura, è una figura di villain che supera di gran lunga Berlusconi, è quasi un archetipo del Male, una sua cupa incarnazione, l’ultima, contro cui combatte fieramente il Grande Moralista, che al contrario di Re Lear, non ha accanto a sé il Matto che gli possa dire, “Su, a casa, zietto, a farti benedire dalle tue figliole”[1].

[1] William Shakespeare, Re Lear, Atto Terzo, Seconda Scena

Print Friendly, PDF & Email
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » dom mar 03, 2019 10:29 pm

La nausea per un mondo "corretto"
Marcello Veneziani
28 febbraio 2019

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... o-corretto

Ma quando finirà la dittatura del politicamente corretto? Passano gli anni, cambiano i governi, insorgono i popoli. Ma da Hollywood a Sanremo, dalla tv ai premi letterari, dai fatti di cronaca alla storia adattata al presente, la dominazione prosegue incurante della vita, della verità e della realtà. Il copione si ripete, all’infinito.

Serpeggia da tempo la nausea verso quella cappa asfissiante, a volte la parodia prende il posto del canone. Lo deplorano in tanti, il politically correct, persino i suoi agenti, quelli che somministrano ogni giorno i suoi sacramenti; e questo è il segno che invecchia, scricchiola, si fossilizza. Ma alla fine, la dominazione resta e il vero mistero a questo punto è l’assenza di alternative: la rabbia c’è ma non ci sono mai opzioni diverse. Eppure basta cercarle. Nel cinema ad esempio quest’anno sono usciti almeno tre film meritevoli di Oscar: dall’est è arrivato Cold war, ma toccava seppur di striscio il tema del comunismo. Dagli States è arrivato il solito gran film di Clint Eastwood, Il corriere (in passato Clint era persino premiato, ma ora gli Oscar sono pura catechesi nero-omo-razza). E in Italia è venuto fuori un gran film di cui abbiamo già scritto, Il primo Re, sulla fondazione di Roma. Ma gli oscar vanno solo al nero, razzismo-nazismo-negritudine, più omosex e me-too. E ricadiamo nel politically correct.

Ma cos’è poi il Politically correct, proviamo a darne una definizione e un contenuto preciso. Per cominciare, il politically correct è la pretesa di dire agli altri come devono essere, cosa devono dire, come devono comportarsi. Presuppone dunque un punto di superiorità di chi giudica.

Il politically correct è poi una lente ideologica che altera la vista di uomini, idee e cose secondo un pregiudizio indiscusso e indiscutibile, assunto a priori come porta della verità, del bene e del progresso. Nasce dalla convinzione che tutto ciò che proviene dal passato sia falso e superato. La realtà, la natura, la famiglia, la storia, la civiltà come l’avete finora conosciute, vissute e denominate, sono sbagliate, vanno ridefinite e corrette. Così nasce il politically correct, questo busto ortopedico applicato alla mente e alla vita. Il politicamente corretto è il moralismo in assenza di morale, il razzismo etico in assenza di etica, il bigottismo clericale in assenza di religione. Il politically correct è il rococò della rivoluzione, come la posa residua del caffè.

Non riuscendo a cambiare il mondo, si cambiano le parole. Il linguaggio politicamente corretto è lessico bollito e condito con la mostarda umanitaria. Inoltre è oicofobia, dice Roger Scruton, è rifiuto della casa, primato dell’estraneo e dello straniero sul nostrano e sul connazionale. E, infine, è riduzionismo: la varietà del mondo e dei suoi problemi è ridotta all’ossessione su due-tre temi.

Dove nasce il politically correct? La prima risposta è in America, laboratorio globale del futuro e capitale mondiale dell’Impero dei segni. È famoso il saggio di Robert Hughes (un australiano, peraltro), La cultura del piagnisteo (Adelphi), sul bigottismo progressista. Prima di lui Tom Wolfe denunciò già nel 1970 l’artefice del politically correct, il radical chic. Un testo importante sul vizio progressista è “La chiusura della mente americana” di Allan Bloom. E potremmo citarne altri. Ma non si esaurisce negli States la matrice del politically correct. Qualcosa del genere ha serpeggiato nel nord Europa, nelle socialdemocrazie scandinave, elette per decenni a modello progressista di emancipazione. La Svezia è la sua vera patria, sostiene Jonathan Friedman in Politicamente corretto (ed.Meltemi). L’autore è stato toccato da vicino, perché sua moglie, ricercatrice, fu accusata di razzismo solo perché ha documentato, dati alla mano e analisi rigorose, che in Svezia è stato un fallimento il multiculturalismo e la politica di accoglienza dell’immigrazione.

Ma il P.C. non nasce in un luogo bensì in un’epoca: nasce sulle ceneri del ’68, diventa il catechismo adulto di quelli che da ragazzi furono iconoclasti. Dopo aver processato l’ipocrisia del linguaggio cristiano-borghese e autoritario-patriottardo, gli ex-sessantottini adottarono quel nuovo lessico ipocrita e quel galateo manierista.
Dal perbenismo al perbuonismo.

Il politically correct nasce quando finisce l’effetto del marxismo, tramonta l’idea di rivoluzione, si perdono i riferimenti mondiali del comunismo. Lo spirito liberal e radical rifluiscono nel codice progressista globale. Si passa dall’Intellettuale Collettivo al Demente Collettivo, il conformista dai riflessi condizionati; il comunista si fa luogocomunista, giudica per stereotipi prefabbricati, riscrive la storia, il pensiero e i sentimenti ad usum cretini. C’è una ricca letteratura che denuncia il politically correct: l’ultimo è Politicamente corretto di Eugenio Capozzi (ed. Marsilio), che lo ritiene l’erede di tutti i progressismi. Per passare la censura del politically correct è necessaria la presenza di almeno uno o più ingredienti d’obbligo di ogni narrazione, reportage o fiction: il nero, il migrante, il rom, l’omosessuale, la femminista, il disabile e l’ebreo. Sempre vittime o eroi, comunque personaggi positivi per definizione in ogni storia o trama.

La ditta del politicamente corretto fabbrica pregiudizi seriali, in dosi liofilizzate; la loro applicazione esime dal ragionare, risparmia la fatica del giudizio critico. E infonde a chi lo usa una sensazione di benessere etico, una presunzione di superiorità sugli altri. Quando ci libereremo da questa cappa, da questa cupola ideologico-mafiosa? E qui il problema si sposta nell’altro campo: l’assenza di alternative, la mancata elaborazione di strategie, culture e linguaggi, il silenzio e la rassegnazione. Dopo il rigetto, urge il progetto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » dom mar 03, 2019 10:30 pm

Jordan Peterson: il politically correct fa un'altra vittima. A Cambridge

Martino Loiacono
27 Mar 2019

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... vZfJG97B-U

L’allontanamento di Jordan Peterson dall’università di Cambridge segna un altro trionfo del politicamente corretto e del suo autoritarismo. Peterson, professore di psicologia all’università di Toronto, aveva ricevuto dall’ateneo inglese un’offerta per una visiting fellowship. Offerta che gli è stata revocata qualche giorno fa perché, dopo un esame approfondito dei suoi scritti e delle sue dichiarazioni, risulta persona sgradita. I suoi libri, la sua produzione scientifica e i suoi tanti interventi pubblici non si adattano ai canoni del politicamente corretto. Come emerge da una dichiarazione rilasciata da un portavoce dell’università: “Cambridge is an inclusive environment and we expect all our staff and visitors to uphold our principles. There is no place here for anyone who cannot”. Peterson, a causa dell’opposizione all’ideologia politicalcorretista, è stato identificato come un nemico ed è stato allontanato dall’ateneo. Il rifiuto dell’uso di pronomi neutri e le critiche al cosiddetto white privilege gli sono stati fatali.

Sembra assurdo che un’università che si richiama a valori quali l’uguaglianza, l’inclusione e la diversità possa giungere ad un atto del genere. Ci si stupisce meno se si analizzano in modo più approfondito le modalità con cui opera il politicamente corretto. In esso il binomio uguaglianza e inclusione, che dovrebbe promuovere e incoraggiare la diversità, vale solo per un certo tipo di diversità. Vale per le diversità relative agli orientamenti sessuali e di genere, per le diversità etniche e per alcune diversità culturali (il multiculturalismo). Non si applica invece a tutti coloro che osano discutere e criticare i principi e le basi teoriche che fondano il politicamente corretto. Per questi soggetti valgono invece la discriminazione e l’esclusione, che comportano una disuguaglianza di fatto. Il trinomio su cui si fonda il politicamente corretto è dunque una facciata dietro la quale si nasconde una nuova forma di autoritarismo intellettuale e morale. Le tre parole che risuonano in ogni campus americano non sono affatto impegno. Non implicano cioè un’azione che le faccia rispettare e le renda operative. Sono un’ottima maschera dietro cui si nasconde l’intolleranza verso il pensiero non progressista. Le università grazie a questi meccanismi, da luoghi deputati alla formazione e alla libera discussione, si stanno trasformando in parrocchie laiche in cui vige il più ferreo dogmatismo. Luoghi in cui, fa male dirlo, si sta perdendo la libertà di parola e di manifestazione e in cui si sta affermando una nuova forma di repressione. Poco visibile, non violenta, ma subdola e psicologica che costringe tanti studenti e docenti al silenzio. E allora la cacciata di Peterson, le discriminazioni subite da associazioni studentesche pro-life e da tutti coloro che non promuovono il femminismo radicale e non abbracciano le lotte LGBT diventano più chiare. E soprattutto smettono di sorprendere.



La più importante e più straordinaria misura firmata da Trump: niente più fondi federali alle università dove non è garantita la libertà di espressione.
La libertà di pensiero e di espressione delle proprie idee è un valore assoluto.



Trump signs executive order to promote free speech on college campuses
https://www.foxnews.com/politics/trump- ... WBqif-fpHQ


Trump signs executive order to promote free speech on college campuses
Adam Shaw
4-5 minuti

President Trump on Thursday signed an executive order to promote free speech on college campuses by threatening colleges with the loss of federal research funding if they do not protect those rights.

"We’re here to take historic action to defend American students and American values," Trump said, surrounded by conservative student activists at the signing ceremony. "They’ve been under siege."

"Under the guise of speech codes, safe spaces and trigger warnings, these universities have tried to restrict free thought, impose total conformity and shut down the voices of great young Americans like those here today," he said.

FLASHBACK: CONSERVATIVE ACTIVIST ATTACKED ON UC-BERKELEY CAMPUS DURING RECRUITMENT DRIVE

A senior administration official said the order directs 12 grant-making agencies to use their authority in coordination with the White House Office of Management and Budget (OMB) to ensure institutions that receive federal research or education grants promote free speech and free inquiry. White House officials have said it will apply to more than $35 billion in grants.

Public universities seeking funding would have to certify they comply with the First Amendment, which already applies to them. Private universities, which have more flexibility in limiting speech, would need to commit to their own institutional rules.

"Even as universities have received billions and billions of dollars from taxpayers, many have become increasingly hostile to free speech and the First Amendment," Trump said.

TRUMP, ON CPAC STAGE WITH BERKELEY ASSAULT VICTIM, PROMISES EXECUTIVE ORDER ON CAMPUS FREE SPEECH

Trump had announced that such an order was forthcoming at the Conservative Political Action Conference last month, where he said the directive would require colleges and universities to support free speech in exchange for federal research dollars.

He brought on stage Hayden Williams, a conservative activist who was attacked while working a recruitment table on campus at the University of California-Berkeley. The video quickly went viral, with conservatives citing it as further evidence of the stifling and sometimes-violent atmosphere that conservatives face on campus.

OPINION: TRUMP ORDER PROTECTING CAMPUS FREE SPEECH IS RIGHT RESPONSE TO BERKELEY ASSAULT

“He took a punch for all of us,” Trump said of Williams. “And we could never allow that to happen. And here is, in closing with Hayden, here’s the good news. He’s going to be a wealthy young man.”

“If they want our dollars, and we give it to them by the billions, they’ve got to allow people like Hayden and many other great young people and old people to speak,” Trump said. “Free speech. If they don’t, it will be costly. That will be signed soon.”

Talk show host Dennis Prager, who appears in an upcoming documentary called "No Safe Spaces," said Thursday: "It's tragic that in the one country that was founded on liberty--the country that enshrined freedom of speech in its foundational document--this executive order has become necessary. But, thanks to the left, it has. If President Trump can put a stop to the intolerance of non-leftist viewpoints on college campuses and help steer the country in the right direction, there just might be hope."

CLICK HERE TO GET THE FOX NEWS APP

Conservative commentators such as Ann Coulter and Ben Shapiro have faced hostile atmospheres when trying to speak at universities -- particularly Berkeley, where Coulter was forced to pull out of speaking and Shapiro faced protests that required police in full riot gear and intense security measures.

White House officials declined to provide specific examples about how universities could lose funding and said implementation details will be finalized in coming months.

Fox News’ Kellianne Jones, Robert Gearty and The Associated Press contributed to this report.




L'ordine esecutivo dei segni di trionfo per promuovere la libertà di parola nei campus universitari
Adam Shaw

Il presidente Trump giovedì ha firmato un ordine esecutivo per promuovere la libertà di parola nei campus universitari minacciando le università con la perdita dei finanziamenti federali per la ricerca se non proteggono quei diritti.

"Siamo qui per intraprendere un'azione storica per difendere gli studenti americani e i valori americani", ha detto Trump, circondato da studenti attivisti conservatori alla cerimonia della firma. "Sono stati sotto assedio".

"Con il pretesto di codici di parola, spazi sicuri e allarmi, queste università hanno cercato di limitare la libertà di pensiero, imporre la totale conformità e chiudere le voci di grandi giovani americani come quelli di oggi", ha detto.

FLASHBACK: UN ATTIVISTA CONSERVATORE HA ATTACCATO IL CAMPUS DI UC-BERKELEY DURANTE LA CAMPAGNA DI RECLUTAMENTO".

Un alto funzionario dell'amministrazione ha detto che l'ordine dirige 12 agenzie che fanno le sovvenzioni per usare la loro autorità in coordinamento con l'Ufficio di gestione e bilancio della Casa Bianca (OMB) per garantire che le istituzioni che ricevono sovvenzioni federali per la ricerca o l'istruzione promuovano la libertà di parola e la libera inchiesta. I funzionari della Casa Bianca hanno detto che si applicherà a più di 35 miliardi di dollari in sovvenzioni.

Le università pubbliche in cerca di finanziamenti dovrebbero certificare che sono conformi al Primo Emendamento, che si applica già a loro. Le università private, che hanno una maggiore flessibilità nel limitare la parola, dovrebbero impegnarsi a rispettare le proprie regole istituzionali.

"Anche se le università hanno ricevuto miliardi e miliardi di dollari dai contribuenti, molte sono diventate sempre più ostili alla libertà di parola e al primo emendamento", ha detto Trump.

TROMBA, SULLA FASE CPAC CON VITTIMA D'ASSALTO BERKELEY, PROMETTE ORDINE ESECUTIVO SUL CAMPUS LIBERTÀ DI PAROLA.

Trump aveva annunciato che tale ordine era imminente alla Conferenza di azione politica conservatrice del mese scorso, dove ha detto che la direttiva avrebbe richiesto a college e università di sostenere la libertà di parola in cambio dei dollari federali per la ricerca.

Ha portato sul palco Hayden Williams, un attivista conservatore che è stato attaccato mentre lavorava a un tavolo di reclutamento nel campus della University of California-Berkeley. Il video è diventato rapidamente virale, con i conservatori che lo citano come ulteriore prova dell'atmosfera soffocante e talvolta violenta che i conservatori affrontano nel campus.

OPINIONE: L'ORDINE VINCENTE CHE PROTEGGE LA LIBERTÀ DI PAROLA DEL CAMPUS È LA GIUSTA RISPOSTA ALL'ASSALTO DI BERKELEY.

"Ha preso un pugno per tutti noi", disse Trump di Williams. E non potevamo permettere che ciò accadesse". Ed ecco, in chiusura con Hayden, ecco la buona notizia. Sarà un giovane ricco".

"Se vogliono i nostri dollari, e noi glieli diamo per miliardi, devono permettere a persone come Hayden e a molti altri grandi giovani e anziani di parlare", ha detto Trump. Libertà di parola". Se non lo fanno, sarà costoso. Questo sarà firmato presto".

Il conduttore di Talk show Dennis Prager, che appare in un prossimo documentario intitolato "No Safe Spaces", ha detto giovedì: "È tragico che nell'unico paese fondato sulla libertà - il paese che ha sancito la libertà di parola nel suo documento di base - questo ordine esecutivo è diventato necessario. Ma, grazie alla sinistra, lo ha fatto. Se il presidente Trump può porre fine all'intolleranza dei punti di vista non di sinistra nei campus universitari e aiutare a guidare il Paese nella giusta direzione, potrebbe esserci una speranza".

CLICCA QUI PER OTTENERE L'APP DI NOTIZIE DELLA VOLPE

I commentatori conservatori come Ann Coulter e Ben Shapiro hanno affrontato atmosfere ostili quando hanno cercato di parlare nelle università - in particolare a Berkeley, dove Coulter è stato costretto a ritirarsi dal parlare e Shapiro ha affrontato proteste che hanno richiesto la polizia in piena attrezzatura antisommossa e intense misure di sicurezza.

I funzionari della Casa Bianca hanno rifiutato di fornire esempi specifici su come le università potrebbero perdere i finanziamenti e hanno detto che i dettagli di implementazione saranno finalizzati nei prossimi mesi.

Fox News' Kellianne Jones, Robert Gearty e The Associated Press hanno contribuito a questo rapporto.


Tradotto con www.DeepL.com/Translator
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » sab mar 23, 2019 9:03 pm

Vittorio Feltri, il feroce ritratto di Luigi Di Maio: da Galileo a Giggino, un drammatico segnale di decadenza
5 Aprile 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... giamo.html

C' è qualcosa di tragico nel nostro glorioso Paese, che ha dato i natali a uomini illustri i quali hanno inventato e scoperto cose tali da aver cambiato il mondo. Citiamone alcune tanto per chiarirci le idee: la radio, il telefono, il motore a scoppio, la pila elettrica, la lampadina, il pianoforte, l' elicottero, il telescopio, i raggi X e i veicoli spaziali, l' anestesia, la bussola e il giornale, la macchina per scrivere. Mi fermo per non tediarvi. Ripeto. Come è possibile che una terra tanto generosa e produttrice di autentici geni sia oggi in balìa di un ragazzotto senza arte né parte quale Luigi Di Maio, dalle cui labbra pendono ora 60 milioni di connazionali, parecchi dei quali, completamente fuori di senno, lo hanno votato nelle ultime elezioni svoltesi il 4 marzo scorso?

Più che un mistero è una burla oppure la certificazione del fatto che gli italiani si sono collettivamente rimbambiti. Sfoglio i giornali e leggo decine di articoli dedicati al trentunenne leader del Movimento 5 Stelle, preso sul serio da fior di commentatori, trattato come un grande politico degno di decidere i destini della patria. Trasecolo e rabbrividisco. Un signor nessuno che non ha studiato con profitto (commette errori marchiani di grammatica e di geografia), non ha mai lavorato, si è fatto immeritatamente mantenere da mamma e papà, è salito sul podio e, tronfio e pettoruto, detta legge a destra e a manca con una sfacciataggine che rasenta l' impudicizia. E il bello, si fa per dire, è che la maggioranza dei parlamentari lo considera un interlocutore quasi fosse Quintino Sella o Alcide De Gasperi.

Vero, nel peggio non c' è fondo e non si finisce mai di precipitare in basso, ma non avrei immaginato si potesse raggiungere questo abisso. Di Maio padrone della scena è un insulto ai nostri avi e ai contemporanei, che, per quanto stanchi di certi tribuni del popolazzo, non debbono subire un' onta simile che li squalifica e li rende ridicoli, marionette prive di dignità oltre che di amor proprio. Ancora ieri, e di sicuro pure oggi, la stampa si occupa di questo fighetto presuntuoso costantemente sulla scena senza un motivo valido.

D' accordo, il Movimento 5 Stelle ha raccattato un monte di voti specialmente al Sud, illuso di essere assistito grazie alla boutade del reddito di cittadinanza, cioè una sorta di stipendio assegnato a chi, anziché lavorare, si gratta il ventre. Però la circostanza che il partito in questione si sia affidato a un personaggetto incolore, privo di spessore, adatto sì e no a guidare il tram, altro che il Paese, trasforma la nostra politica in una pochade, un' operetta da quattro soldi.

Pulcinella è simpatico e arguto, tuttavia non può essere uno statista. Noi siamo riusciti nell'impresa di farlo apparire un pretendente legittimo al ruolo di presidente del Consiglio. Non ci rendiamo conto che il Parlamento è un luogo teoricamente importante e bisognoso di rispetto; e lo abbiamo declassato a bettola piena di mediocri, sciurette e nullafacenti, assemblea inidonea ad esprimere un protagonista provveduto e culturalmente attrezzato onde assumersi la responsabilità di gestire la cosa pubblica. Siamo al Di Maio dixit. Vergogniamoci, almeno, se non abbiamo il coraggio di sparare, metaforicamente, si intende, a chi ci ha trascinato così in basso.

Il fenomeno Luigino va studiato, sottoposto ad esami clinici per capire perché egli abbia sedotto una folla di terroni e vari fessi settentrionali ex comunisti dall' encefalogramma piatto. Una nazione degradata al punto da essere passata dalla magnificenza di uomini illustri alla bassezza di nani inguardabili del tipo di Luigino La Qualunque va analizzata al microscopio.
Chi è mentalmente normale non deve accettare che la Patria sia umiliata in questa maniera: consegnarsi nelle mani di un omuncolo insignificante quale il caporale Di Maio comporta il rischio di entrare nella storia dalla porta della barzelletta. Rifiutiamo di considerare costui una controparte; piuttosto andiamocene a casa, restiamo senza governo, arrangiamoci a campare alla carlona, mandando al diavolo chiunque miri a sfotterci spacciando la propria ignoranza crassa per perizia.
Date a Luigino un posto sicuro come fattorino nella pubblica amministrazione, ma toglietecelo dalle palle politiche. Abbiamo bisogno non di volti nuovi bensì di vecchi saggi.

Meglio Pier Ferdinando Casini di un qualsiasi grillino esaltato. Se non altro la Dc era presentabile, mentre gli avventurieri alla Di Maio sono imbarazzanti. Abbiamo in passato scherzato su Andreotti, Berlinguer, Forlani, Cossiga e Craxi, e ci tocca pentirci. Ridateci Casini. Non ne abbiamo altri che ci rassicurino. Infine ricordiamoci: passare da Leonardo Da Vinci, da Guglielmo Marconi, da Enrico Fermi, da Galileo Galilei, da Meucci, da Rubbia e Olivetti a Di Maio è una offesa sanguinosa e intollerabile. Riconquistiamo un minimo di dignità.


Gino Quarelo
Questa volta non sono d'accordo con Feltri. Non si confondano gli scienziati e i buoni ricercatori con i politicanti, i fanfaroni, i parassisti, gli irresponsabili, i ladri e le caste italiche immonde in genere. Quelli che ci hanno governato fin'ora anche se laureati o diplomati, oppure con una lunga carriera politica alle spalle; avvocati, giudici, giornalisti, economisti, professori, filosofi, storici, teologi, credenti, atei, attori, cantanti, scienziati, architetti, chirurghi, grandi imprenditori, industriali, banchieri, finanzieri, hanno portato l'Italia nel baratro, ad essere il paese peggiore dell'occidente, peggio di loro non vi può essere altro, il fondo l'abbiamo gia toccato da un pezzo. Per me è molto peggio essere derubato e maltrattato da un cosidetto "uomo di cultura e di alta civiltà" che da uno ritenuto incolto e civilmente inconsistente.



Uno, nessuno e Di Maio
06/04/2018
Mattia Feltri

http://www.lastampa.it/2018/04/06/cultu ... agina.html

Di Maio 1: «Il Movimento è nato in reazione al Pd, al loro modo di fare politica. E oggi offre uno stile nuovo». Di Maio 2: «Il Pd ha un’idea perversa del concetto di democrazia». Di Maio 3: «Il Pd è un partito di miserabili che vogliono soltanto la poltrona». Di Maio 4: «Il Pd si fa pagare da Mafia Capitale». Di Maio 5: «Il Pd profana la democrazia». Di Maio 6. «Nel Pd hanno una questione morale grande come tutto il Pd». Di Maio 7. «Nel Pd sono ladri di democrazia». Di Maio 8: «Il Pd è il simbolo del voto di scambio e del malaffare». Di Maio 9: «Nel Pd ci sono gli assassini politici della mia terra, sono criminali politici». Di Maio 10: «Il Pd fa politiche che favoriscono i mafiosi». Di Maio 11: «Il Pd è da mandare via a calci». Di Maio 12: «Il Pd ha i mesi contati, mandiamoli a casa». Di Maio 13: «Il Pd è il partito dei privilegi, della corruzione e delle ruberie. A casa». Di Maio 14: «Il Pd sta con le banche, manda sul lastrico i risparmiatori». Di Maio 15: «Il Pd è responsabile di questo schifo». Di Maio 16: «Il Pd è il male dell’Italia». Di Maio 17: «Le misure economiche del Pd sono infami». Di Maio 18: «Siamo noi l’unica alternativa al Pd». Di Maio 19: «L’unica cosa che possiamo fare è invitare i cittadini a liberare l’Italia dal Pd». Di Maio 20: «Non ci fidiamo del Pd». Di Maio 21: «Parlare con il Pd è un suicidio». Di Maio 22: «Escludo categoricamente qualsiasi alleanza col Pd». Di Maio 23: «Il nostro primo interlocutore è il Pd con l’attuale segretario e con le persone che in questi anni hanno lavorato bene».


Alberto Pento
La "pochezza" di Di Maio non rende migliori e più desiderabili gli altri.



Il pacco demagogico statalista fascio-comunista dei 5 stelle, le scimmie irresponsabili dell'ignorante e presuntuoso orango genovese, il salvatore della provvidenza, il comico della patacca sull'idrogeno, lo sciamano della chiacchera a cui non è mai riuscito nemmeno un miracolo.
viewtopic.php?f=129&t=2740

Italia politica, dei ladri, dei parassiti, dei fanfaroni
viewtopic.php?f=22&t=2741
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Le caste che si credono semidei o vicari di Dio o Dio

Messaggioda Berto » mar apr 02, 2019 7:32 pm

Su Verona anche la menzogna clericale
02-04-2019

http://www.lanuovabq.it/it/su-verona-an ... I.facebook

Non bastava l'odio laicista, sul Congresso mondiale delle Famiglie svoltosi a Verona si è abbattuta la menzogna clericale con due narrazioni: la storia delle piazze contrapposte che danneggiano le famiglie vere e il complotto conservator-tradizionalista che unisce Usa ed Europa.

Un momento della marcia di domenica

Della marea di odio e menzogna che i media laicisti e i vari partiti e organizzazioni progressiste hanno volentieri rovesciato sul Congresso mondiale delle Famiglie di Verona si è già detto: un’operazione violenta e scorretta con pochi precedenti. Ma in questi giorni ciò che ha colpito forse ancor di più è la menzogna clericale: di quei giornali e di quei personaggi che, ritenendosi gli unici titolati a parlare in nome del mondo cattolico, non hanno esitato a sparare ad alzo zero sul Congresso di Verona. Non parliamo qui di legittime critiche o di appunti che si possono tranquillamente fare a questo o a quell’aspetto dell’organizzazione. Parlo proprio della menzogna scientemente diffusa per infangare un’iniziativa autonoma del laicato. Lo avevano già fatto con i Family Day, lo hanno ripetuto in dosi massicce per una iniziativa che non intendeva neanche avere la portata e l’ambizione di quei grandi raduni romani.

Impossibile qui elencare tutti i tweet e i commenti al veleno di tanti personaggi, da padre Spadaro a don Ciotti. Mi limiterò ad evidenziare i due filoni principali di menzogna. Il primo segue il sentiero tracciato già dalle lobby Lgbt e femministe: una narrazione inventata per poter demonizzare e delegittimare l’evento veronese, descritto come un raduno di estremisti provocatori che alla voglia dello scontro hanno sacrificato il vero interesse delle famiglie. È la linea data dalla Conferenza Episcopale Italiana, sostenuta dal quotidiano Avvenire e testimoniata dal Forum delle Associazioni Familiari.

Dopo settimane di silenzio davanti alle incredibili accuse che arrivavano da sinistra, e non solo, sulla battuta del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, in risposta a un giornalista che gli chiedeva un parere («Siamo d’accordo sulla sostanza, c’è qualche differenza sulle modalità»), si è costruita la strategia. Intanto quella «qualche differenza» è diventata per Avvenire un perentorio «non siamo d’accordo sul metodo», poi ecco la tesi precostituita: a Verona si è radunata una piazza che vuole la guerra, e che quindi ha provocato la risposta di un’altra piazza, un muro contro muro sterile che danneggia le vere famiglie, che sono in mezzo – ovviamente rappresentate da Cei, Avvenire e Forum Famiglie – e cercano invece il dialogo per il bene vero.

Si potrebbe dire quel dialogo grazie al quale hanno ottenuto la legge Cirinnà sulle unioni civili, che si sarebbe probabilmente potuta evitare se la Cei non avesse sponsorizzato il Partito Democratico. Ma non infieriamo. Limitiamoci a constatare che questa lettura di quanto avvenuto a Verona è pregiudiziale, menzognera e politicamente interessata.

Dispiace rilevare che a teorizzare questa linea sia stato il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, con una intervista a Il Giornale lo scorso 22 marzo: la famiglia «non è terreno di scontro, deve vederci uniti», diceva Bassetti. E poi denunciava: «Da una parte chi la usa per legittimare le discriminazioni e le divisioni, dall’altra chi la considera ormai superata e retrograda… Ma in mezzo ci sono le famiglie vere, quelle che chiedono risposte…». Con tutto il rispetto per il cardinale Bassetti, tale definizione dei partecipanti al Congresso di Verona è menzognera e gravemente offensiva.

Quali «discriminazioni e divisioni» si sarebbero volute legittimare? Piuttosto certe irresponsabili dichiarazioni davano ancora più forza a quanti in quei giorni stavano facendo opera di intimidazione per impedire lo svolgimento del Congresso. E il tutto per voler promuovere il Forum delle Famiglie come unico interlocutore delle istituzioni; certo, perché è totalmente controllato dalla Cei e piegato alle politiche di una certa gerarchia ecclesiastica.

Non è neanche bastata quella splendida marcia di domenica a cui hanno partecipato festosamente oltre ventimila persone: non sono «famiglie vere» queste? Evidentemente no, per il cardinale Bassetti, che ieri nel discorso di apertura del Consiglio permanente della Cei ha riproposto la narrazione delle due piazze contrapposte e delle istanze familiari che sarebbero rappresentate soltanto dal Forum delle Famiglie. Del resto chi fa ideologia, quando decide una linea va avanti fino in fondo, e tanto peggio per la realtà. Come fa, fedele alla linea, Avvenire, soprattutto preoccupato della presenza a Verona di certi leader politici, che da mesi vengono descritti quotidianamente come l’incarnazione del demonio.

Esemplificativo l’editoriale di domenica del direttore Marco Tarquinio, sul copione già scritto: si è concesso solo un tocco di creatività parlando di «tenaglia» che avrebbe preso in mezzo la «povera, povera famiglia», ma il tema è lo stesso: il Congresso ha «alla fine trasmesso un messaggio polemicamente inutile», le idee sono state secretate nei gruppi di lavoro, all’esterno sono stati comunicati «solo comizi di partito e gadget». Se davvero ha visto solo comizi di partito, Tarquinio ne chieda conto al suo inviato a Verona Luciano Moia; c’è stato molto altro e bastava volerlo vedere. Sicuramente non c’erano quei gadget di cui parla Tarquinio, su cui tanto hanno polemizzato – e inventato - altri giornali. Ridicolo anche il tentativo di minimizzare la marcia di domenica per non dover ammettere che le famiglie vere erano lì, in numero comunque superiore ai lettori veri di Avvenire.

C’è stato poi un secondo filone di menzogne, quello secondo cui il Congresso di Verona aveva in effetti soltanto un obiettivo da colpire: papa Francesco. Ci spiegava Vatican Insider il 30 marzo che si tratta di una “crociata” dell’ala conservatrice che «utilizza i temi “famiglia” e “vita” per indebolire Bergoglio». In questo senso sarebbe stata importata in Italia «una tensione politico-culturale-religiosa che nasce e si è amplificata negli Stati Uniti». Insomma una storiella che gira da un po’ di tempo secondo cui ci sarebbe un complotto conservator-tradizionalista anti-Francesco che unisce ricchi cattolici americani alle frange estreme del cattolicesimo in Europa e soprattutto in Italia. Dunque, se capiamo bene, il Congresso mondiale delle famiglie è stato fondato nel 1997 e si è svolto già in dodici paesi, per colpire papa Francesco che è stato eletto nel 2013. Complimenti agli organizzatori per la straordinaria preveggenza.

La lettura del complotto è molto gettonata nel circolo dei collaboratori più stretti del Papa, secondo i quali è evidentemente Francesco e non Cristo il criterio di giudizio del mondo. E infatti ieri non poteva mancare la parola definitiva di Alberto Melloni su Repubblica, che ribadisce: «Il bersaglio non era questa o quella legge. Era papa Francesco come espressione della fede cristiana». Ma poi entra nel dettaglio, ed ecco un esempio della sua inconfutabile ricostruzione del complotto: «Il mondo reazionario che occupa e cannibalizza i conservatori europei deve infatti espugnare il papato per poter consolidare l’Amalgama Nera che per questo obiettivo salda la componente clerico-fascista del tradizionalismo cattolico, l’evangelicalismo suprematista antisemita e le correnti dell’ortodossia contaminate dall’autoritarismo. Una Amalgama Nera trans-confessionale il cui odio investe tutte le ossessioni dell’integrismo: donne ed ebrei, istituzioni democratiche e antropologie, libertà». Giuro che ha scritto proprio così. E non c’è altro da aggiungere.


L'altra faccia del lunedì - La solita sinistra intollerante regala un successo comunicativo al Congresso delle famiglie

Marco Gervasoni

http://www.atlanticoquotidiano.it/rubri ... qhpvF5Pu3c

Tutto è bene quel che finisce bene. O quasi. A Verona non c’è scappato il morto che, forse, novelli cattivi maestri, dai giornaloni invocanti la rivolta contro il “medioevo”, si auguravano. Non vi sono stati neppure scontri con forze dell’ordine, che avrebbero consentito alle sinistre e ai cattolici adulti di tuonare contro la “polizia fascista” di Salvini. Di più, dal punto di vista comunicativo il Congresso delle famiglie è stato un successo. Se giornaloni isterici, piddini e pentastellati (e anche qualche forzaitalina) non avessero ululato sguaiatamente, pochi avrebbero seguito l’evento. Ora tutti sanno che cosa è il Congresso, e solo una minoranza degli italiani crede che siano tutti tagliatori di teste dei gay.

La cagnara si è, insomma, come al solito rivoltata contro la sinistra, esperta in boomerang. La contro manifestazione è stata infatti un flop, non solo numerico visto le forze in campo, ma di partecipazione di big. Il Pd, per esempio, non vi ha mandato i suoi pezzi da novanta: spedirci Monica Cirinnà a Livia Turco è sembrato piuttosto uno sberleffo. Zingaretti deve infatti rispondere ai cattolici che forse non apprezzeranno gli slogan della contro-manifestazione di sabato tipo “Figa mia cazzi miei!” o “L’unica Madonna è la Ciccone”. E tuttavia è troppo tardi per il Salumiere Triste (copyright Andrea Scanzi) per fare marcia indietro: la sinistra tutta ha appoggiato, con argomentazioni spesso deliranti, il dovere di sopprimere la voce del Congresso, negandogli persino la legittimità di parlare.

Dobbiamo renderci conto che più la sinistra diventa liberale più si fa intollerante, repressiva, violenta. Da anticomunista doc, con nostalgia ho pensato alla maggior saggezza con cui Togliatti o anche Berlinguer avrebbero affrontato questa vicenda. Certo possiamo pensare che, innestato su un corpo totalitario, quello post comunista, il liberalismo non poteva che diventare esso stesso intollerante. Ma forse c’è nel liberalismo attuale (basti vedere in Usa e nel Regno Unito, dove il comunismo non c’è stato) una vocazione censoria e a sua volta totalitaria: che, secondo molti filosofi e storici, sta anche alla radice del liberalismo originario.

Inoltre, non sarà facile al Pd spiegare al proprio mondo cattolico di riferimento questa plateale presa di posizione per il femminismo, il transgenderismo e il queerismo hard. Certo la Chiesa è quella di Bergoglio e non più quella di Ratzinger. Se ci fosse stato Benedetto, il Congresso non avrebbe infatti assunto quei toni perché il suo saggio e sapiente magistero avrebbe fatto in modo di guidarlo politicamente. Ma se ora i cattolici si sentono soli, e alcuni di loro alzano la voce, è responsabilità di Bergoglio e soprattutto del PdG (Partito dei Gesuiti) che domina. Nonostante questo, però, come ha notato Giovanni Orsina su La Stampa, la porta della Chiesa è rimasta mezza aperta: condivide il Congresso nella sostanza e non nella forma. Parole ben diverse da quelle del Pd e dei cattolici adulti che gli tengono bordone.

Tutto bene, quindi? Niente affatto. Nonostante le dichiarazioni sagge ed equilibrate di Matteo Salvini al Congresso, Verona ha mostrato a mio avviso che la Lega non può governare con i 5 stelle per un mostruoso divario sul piano antropologico. Tutto il resto si può mediare, i valori non negoziabili, no. Certo, nel passato, anche in Italia, partiti come la Dc e il Psi, nonostante visioni antropologiche molto diverse, hanno potuto a lungo restare assieme. Ma, a parte che il Psi di Craxi era quello che mandava Claudio Martelli e Giuliano Amato a dialogare con CL a Rimini, si trattava di un’altra epoca. Quella in cui la biopolitica non aveva preso il sopravvento.

Oggi invece le tematiche biopolitiche, dall’aborto all’inseminazione artificiale al cosiddetto utero in affitto, sono centrali di un progetto politico, cioè di come si vuole organizzare la polis. Per questo non si può affrontare questo tema solo con la posizione, nobile e coraggiosa, di un Cruciani che pannelliamente è andato a Verona per dire “non sono d’accordo con voi ma mi batterò per farvi parlare”. Non basta, insomma, adottare una posizione politica che si limiti a dire “ognuno faccia ciò che vuole”. Prima di tutto perché questa è esattamente l’ideologia globalista dominante, che vuole le pretese dell’io debbano diventare diritti, al di là di qualsiasi valutazione etica, fino all’apotesi del nichilismo valoriale. Ma poi perché i temi biopolitici, a cominciare dall’aborto, non possono essere affrontati da una prospettiva individualista, perché non riguardano solo gli individui, ma la communitas.

Noi conservatori dovremmo su questo cominciare una discussione seria: per non essere schiacciati, da un lato dalle Scilla di interventi legislativi dall’alto, e dall’altro dalla Cariddi di finire per parlare come una Mara Carfagna qualsiasi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Antropologia

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 6 ospiti

cron