Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » dom mag 19, 2019 8:20 pm

L'Onu adesso processa Orban: "Nega il cibo ai migranti"
Claudio Cartaldo - Ven, 03/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 88618.html

L'Alto commissariato dell'Onu per i diritti umani mette Orban e l'Ungheria nel mirino: "Una pratica disumana"

Anche l'Onu contro Viktor Orban. E ancora si parla di immigrazione. L'Unhcr, l'altro Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha infatti messo nel mirino Budapest accusandola di aver volutamente negato cibo ai migranti la cui richiesta di asilo è stata respinta.

Secondo l'Unhcr, sarebbero arrivate informazioni secondo le quali "dall'agosto 2018 almeno ad 21 migranti in attesa di espulsione sono stati deliberatamente privati di cibo dalle autorità ungheresi, in alcuni casi fino a 5 giorni".

Non è la prima volta che l'Onu attacca il primo ministro ungherese e la sua politica contro l'immigrazione clandestina. Nel settembre del 2018 infatti Michelle Bachelet aveva già accusato l'Ungheria di non distribuire alimenti ai migranti detenuti nelle zone di transito alla frontiera con la Serbia. Accusa respinta al mittente dal governo di Orban che aveva promesso di mettere mettere fine alla pratica. Ora, però, l'Unhcr torna all'attacca: "Ci rammarichiamo - ha detto la portavoce dell'Alta Commissione, Ravina Shamdasani - del fatto che, in assenza di un chiaro cambiamento nel quadro giuridico, le relazioni suggeriscano che questa pratica sta continuando". Secondo l'Onu una volta che la domanda di asilo dei migranti viene respinta, gli stessi vengono "privati del cibo". Una pratica "disumana", dice l'Unhcr, che invita l'Ungheria a "rispettare i suoi obblighi in materia di diritti umani nei confronti di coloro che vengono privati della loro libertà, sia che si trovino in aree di transito sia che si trovino in centri di detenzione nei quali non possono provvedere da soli alle proprie necessità".

Un blog ufficiale del governo ungherese ha però replicato a stretto giro, sottolineando che "i richiedenti asilo le cui domande sono in corso di esame continuano a ricevere aiuti alimentari e rifugio, come sempre". Aggiungendo, tuttavia, che "l'Ungheria non è responsabile per coloro che non chiedono asilo, nè per coloro la cui domanda è stata respinta".
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Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » dom mag 19, 2019 8:21 pm

La Chiesa contro Salvini: "Dio è di tutti, invocarlo per sé è pericoloso"
Giovanni Neve - Dom, 19/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 97672.html

Il Vaticano contro il leghista che ha mostrato il rosario sul palco. Lui: "L’Europa che nega proprie radici non ha futuro"

Dopo lo scontro a distanza sui migranti, il Vaticano e il mondo della Chiesa è in rivolta per l'uso dei simboli religiosi nel comizio della Lega ieri in piazza Duomo.

I primi a insorgere sono i giornali cattolici come Famiglia Cristiana e Avvenire. E ora nella querelle interviene anche il segretario di Stato Vaticano che durante la messa alla Festa dei Popoli a San Giovanni in Laterano ha lanciato un chiaro messaggio al vicepremier leghista.

"Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti", ha deto il cardinale Pietro Parolin lanciando un monito contro l’indifferenza, "Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso".

Il richiamo è al gesto di Matteo Salvini che ieri sul palco di Milano ha mostrato un rosario e invocato l'aito della Madonna "che sono sicuro ci porterà alla vittoria". Gesto che oggi il leader del Carroccio rivendica: "L'Europa che nega le proprie radici non ha futuro", ha detto, "Il confronto con le altre culture è possibile solo riscoprendo la nostra storia e riscoprendo i nostri valori, come peraltro detto negli ultimi decenni da tutti i Santi Padri. Sono orgoglioso di testimoniare, con azioni concrete e con gesti simbolici, la mia volontà di un’Italia più sicura e accogliente, ma nel rispetto di limiti e regole".

Ma prima di Parolin diverse erano state le voci contro il vicepremier e ministro dell'Interno. A partire dal direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro che in un post su Facebook aveva sottolineato: "Rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico, ma in maniera inversa rispetto al passato: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio".

E Famiglia Cristiana nel suo editoriale fa riferimento direttamente a Salvini, parlando di "sovranismo feticista": "Ieri pomeriggio è andato in scena a Milano l'ennesimo esempio di strumentalizzazione religiosa per giustificare la violazione sistematica del nostro Paese dei diritti umani", attacca il settimanale cattolico, "Mentre il capopolo della Lega esibiva il Vangelo, un'altra nave carica di vite umane veniva respinta e le Nazioni Unite ci condannavano per il decreto sicurezza".

Su Avvenire, poi, un articolo non firmato definisce il leader della Lega "alfiere di un cattolicesimo tutto suo, distante dal magistero del Papa e della Chiesa".
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Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » dom giu 02, 2019 8:15 am

"Immigrazione e multiculturalismo Il silenzio degli «accoglienti»"
Da Il Corriere del 25/05/2019
Ernesto Galli della Loggia

https://alleanzacattolica.org/immigrazi ... t.facebook

Vi sono libri importanti in ragione del loro argomento e del modo in cui esso viene trattato, oppure in ragione di qualche peculiarità del loro autore, e vi sono libri, poi la cui importanza dipende da un’altra ragione ancora: dal clamore straordinario o all’opposto dal silenzio sospetto che li accoglie. Il libro di Raffaele Simone L’ospite e il nemico (Garzanti) ha la singolarità di segnalarsi per tutti e tre i motivi ora detti: non solo perché tratta di un tema chiave come la grande migrazione dal Sud del mondo di cui l’Europa è la meta da anni, ma perché il tema stesso, a differenza di tante altre pubblicazioni analoghe, è svolto in modo quanto mai documentato e soprattutto con una totale spregiudicatezza; infine perché dell’uscita del libro nessuno ma proprio nessuno ha mostrato di accorgersi. Un silenzio davvero singolare per non autorizzare un dubbio: e cioè che il mainstream culturale devoto al politicamente corretto — il Club Radicale come viene definito in queste pagine — abbia così voluto punire chi mostrava di non tenere alcun conto delle sue fisime e dei suoi tabù. Soprattutto perché chi osava tanto era uno studioso come Simone — il quale, lo ricordo, professionalmente è un linguista — la cui produzione di saggistica politica si è sempre mossa in una prospettiva schiettamente di sinistra. E che dunque oggi al suddetto Club deve essere apparso un transfuga, un traditore.

Che cosa sostiene di così scandaloso per il benpensante progressista il libro di cui stiamo parlando? Innanzitutto un criterio di metodo: «Non c’è nessun immigrato, in quanto persona, leggiamo, che visto da vicino, non susciti compassione e impulso al soccorso (…). Ma si possono osservare i fenomeni collettivi persona per persona?». Simone non ha dubbi: non è possibile. L’immigrazione verso l’Europa è un evento di una tale vastità potenziale che, incontrollato, non potrebbe che condurre questa parte del mondo a un’autentica catastrofe, più o meno analoga a quella rappresentata a suo tempo dalle invasioni barbariche. Si tratta di una presa di posizione niente affatto ideologica: infatti è davvero impressionante, in proposito, la vasta e varia documentazione, la quantità di notizie, di dati, di fatti di cronaca, circa le conseguenze negative già in atto o assai prevedibili contenute nel libro. Il cui autore, proprio perciò, sottolinea come siano a dir poco sorprendenti lo «spesso clima di ipocrisia e di falsità», «la sceneggiatura irenico-umanitaria» e la «sconsiderata rilassatezza» delle politiche migratorie praticate finora: attuate «quasi tutte — si aggiunge — contro il parere del popolo». Ce n’è abbastanza, come si vede, per giustificare la censura decretata al libro dal Club Radicale.

Sono due i principali obiettivi della polemica di Simone, dura quanto lucidamente argomentata. Il primo è l’insulsa colpevolizzazione che da tempo l’Europa va facendo del proprio passato, alimentando un vero e proprio odio di sé che in particolare il suo ceto politico-intellettuale e la sua scuola non si stancano di accrescere, costruendo l’idea di un debito che il continente sarebbe oggi chiamato giustamente a pagare, ad espiazione delle sue passate malefatte verso i popoli del Sud del mondo, sotto forma per l’appunto di un indiscriminato obbligo di accoglienza.

Ne è nata una vera e propria «cultura del pentimento e della discolpa» ormai diffusa in tutta la sfera pubblica occidentale, che conduce a considerare ad esempio come delittuosa «islamofobia» ogni pur ragionata valutazione critica della religione e della cultura islamiche. Arrivando, ad esempio, perfino al caso di indagini di polizia che in più occasioni tacciono l’origine islamica dell’indagato per il timore d’incorrere nell’accusa di razzismo. Secondo Simone si tratta di un indirizzo ideologico che, appunto per la «bramosia di penitenza» di cui si sta parlando, tende alla fine a cancellare il carattere fondamentale dell’identità europea, fondata sull’assoluta peculiarità del binomio Cristianesimo-Illuminismo e dei suoi mille esiti positivi rispetto a qualunque altra cultura. Sfidando il politicamente corretto l’autore ha il coraggio di porsi una domanda decisiva: «Cosa vogliamo preservare da qualunque rischio di alterazione? (…) Ci sono valori europei (corsivo nel testo) che bisogna assolutamente proteggere?».

Il secondo dei due principali bersagli del libro è la latitudine tendenzialmente indiscriminata del concetto di accoglienza, che è stato il criterio morale di fondo a cui il politicamente corretto occidentale si è fin qui sentito in dovere di guardare, sia pure con le inevitabili incertezze e contraddizioni del caso.

Ricordando come nell’antichità indoeuropea ospite e nemico fossero indicati dalla stessa parola (ne è rimasta traccia in latino: hospes/hostis) Simone fa una distinzione assai importante. Un conto è il diritto all’ospitalità, cioè ad essere accolto temporaneamente in un luogo e con il beneplacito dell’accogliente — secondo il modello così diffuso in moltissime culture — un conto ben diverso è il presunto diritto a stabilirsi dove uno vuole, indipendentemente dalla volontà (e dal numero!) di chi in quel luogo abita da tanto tempo, avendovi magari profuso da generazioni lavoro e cura per renderlo ciò che esso è oggi. Senza dire che quando parliamo di ospitalità intendiamo da sempre quella riservata ad una sola persona o ad un piccolo gruppo, non di certo a una massa. In questo caso sembra davvero più appropriato parlare al limite di invasione anziché di ospitalità.

Presumere che esista un diritto all’accoglienza illimitata comporta logicamente né più né meno che teorizzare la cancellazione virtuale dei confini: cioè di qualcosa che l’autore stesso definisce «una necessità etologica dei gruppi umani».

Naturalmente nessun «accogliente» ha il coraggio politico e intellettuale di trarre una simile conseguenza dalla propria posizione. La retorica serve per l’appunto a rimediare a questa falla dispiegando le sue armi, quelle che Simone chiama per l’appunto le «retoriche dell’accoglienza» (da «siamo stati tutti migranti e siamo tutti meticci» a «dall’arrivo dei migranti abbiamo da trarre solo vantaggi» e così via seguitando). Retoriche che egli smonta una per una, con precisione, con i fatti, ragionando. Un libro assolutamente da leggere, insomma, non foss’altro che per discuterlo: proprio come al Club Radicale non piace mai fare con chi non la pensa come lui.
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Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » sab giu 15, 2019 7:57 am

Scruton: “Il comunismo non ha distrutto l’identità nazionale. Adesso ci prova il cosmopolitismo transnazionale. Ecco come uscire dalla crisi”
2019/06/13

http://www.controversoquotidiano.it/201 ... AQINV5824o

Quest’anno la Polonia festeggia il trentesimo anniversario della rivoluzione del 1989 che ha portato alla fine del dominio comunista nell’Europa centrale e orientale. L’intellettuale pubblico britannico Roger Scruton, che si adoperò molto al tempo della Guerra Fredda nei paesi oltre cortina, è stato insignito del più alto onore civile dello stato dal presidente polacco Andrzej Duda. Questo è il suo discorso di accettazione.

***

È un grande onore essere invitati a parlare a questo incontro, in rappresentanza dei parlamenti degli ex stati comunisti. E accolgo con favore l’opportunità di dire qualcosa sull’eredità del comunismo e su cosa significhi per noi oggi. Confesso di essere un anti-comunista. Durante gli anni ’70 e ’80 gli anti-comunisti furono evitati nelle nostre università in Gran Bretagna. Dopotutto, stavamo attaccando la rivoluzione che offriva di liberare l’umanità dalla cospirazione capitalista mondiale (…) Dal momento in cui nel 1980 sono emerso come difensore dei valori conservatori contro l’ortodossia socialista, la mia vita è stata una lunga serie di attacchi, progettati per minare la mia posizione di intellettuale pubblico.
L’insegnamento all’Università di Londra è stato particolarmente difficile. In effetti, la mia prima vera esperienza di libertà intellettuale è stata qui in Polonia, dove ho viaggiato per parlare a conferenze e seminari privati, organizzati da un piccolo circolo in Gran Bretagna che, come me, desiderava entrare in contatto con i colleghi dissidenti dietro la cortina di ferro. Il conservatorismo, per loro, non era un peccato o un’eresia, ma una possibile visione del mondo, tanto più interessante essere condannata dai comunisti e disprezzata dalla sinistra occidentale. Viaggiare nei paesi dell’Est e dell’Europa centrale in quei giorni, portando il messaggio di una filosofia alternativa, fu una delle esperienze più liberatorie della mia vita, nonostante i pericoli e le privazioni.
Prima del 1989 il nostro continente era diviso tra socialismo totalitario e democrazia libera, e sebbene gli intellettuali di sinistra difendessero il primo, tutti vivevano, se potevano, nel secondo.
Oggi la divisione è tra due prospettive contrastanti. Da un lato c’è l’adesione allo stato nazione, con la sua lingua, le istituzioni e l’eredità religiosa. Dall’altra parte c’è la visione cosmopolita di un ordine transnazionale, un’economia senza confini e una legge universale dei diritti umani (…) Vi è, al centro del progetto europeo, un’agenda fissata senza riferimento ai bisogni e ai valori specifici delle nazioni europee. A prescindere dalla loro eredità sociale e religiosa, i cittadini europei sono sotto pressione per riconoscere i diritti che derivano da idee astratte di libertà e autonomia e che sfidano le norme delle religioni indigene: diritti all’aborto, nascita surrogata, eutanasia e così via, che sono inevitabilmente controversi in paesi che sono dipesi per la loro coesione dalla loro eredità religiosa (…) Lo scioglimento delle frontiere ha reso quasi impossibile mantenere una politica nazionale sull’immigrazione. La UE ha cercato di ottenere il controllo della situazione distribuendo i migranti secondo un sistema di quote. Ma l’invito della signora Merkel ai siriani, l’afflusso sul confine ungherese e il grande commercio di persone, il contrabbando nel Mediterraneo, hanno reso tale politica non sostenibile (…) Paradossalmente il comunismo, benché affermato come movimento internazionale e che pretendeva di abolire tutti i confini sovrani, contribuì a preservare lo stato nazionale. Perché la nazione era una realtà duratura intorno alla quale la resistenza poteva modellarsi e, unita alla potente rinascita della fede cattolica in Polonia, si dimostrò decisiva nel rovesciamento della tirannia comunista (…) Le persone comuni si aggrappano a forme di appartenenza locali, limitate e difficili da tradurre in norme burocratiche. I loro valori sono modellati dalla religione, dalla famiglia, dalla lingua e dalla storia nazionale, e non riconoscono necessariamente la forza degli obblighi transnazionali, o codici universali dei diritti umani, specialmente quando quei codici sono in conflitto diretto con gli specifici obblighi della famiglia e della fede. Mi sembra che il conflitto tra l’intellighenzia di sinistra e la natura umana si sia spostato dalla sfera del socialismo contro il capitalismo a questa nuova sfera, del liberalismo illuminato contro il nazionalismo residuo. Ciò che i liberali condannano come populismo è in realtà il tentativo di conservare sentimenti antichi ed ereditari di identità e appartenenza (…) La stessa rabbia annientatrice che era diretta contro i conservatori come me negli anni ’70 e ’80 è ora diretta contro i presunti populisti, e – non sorprendentemente – c’è una crescente tendenza dei populisti a restituire il meglio di loro. I comunisti avevano un ordine del giorno in cui il popolo veniva arruolato in una causa che era chiaramente irraggiungibile e in ogni caso irrimediabilmente superata. Non offrivano nessun altro concetto di identità che lo scopo onnicomprensivo del millennio comunista. Tutti quei fattori che avrebbero potuto persuadere le persone ad aderire a questo scopo – cultura, arte, musica, religione, storia – erano stati gettati sottoterra, e la superficie senza gioia della vita quotidiana non conteneva alcuna promessa di un futuro diverso da questo. Inevitabilmente, quindi, la gente stava cercando una nuova politica di identità, qualcosa che li avrebbe tenuti uniti come un ‘noi’. Questa era l’unica cosa che l’UE non era in grado di fornire. Ha dato loro una via per l’economia globale e una via di fuga dalla loro casa, ma nessun nuovo modo di appartenere (…) La mia opinione è che questa situazione dovrebbe essere vista come un’opportunità e non come una crisi. Dopo trent’anni di confusione, il popolo dell’Europa centrale e orientale comincia a capire di essere gli eredi di due grandi conquiste: da una parte, lo stato nazionale come una forma di identità sociale e politica; d’altra parte la concezione illuministica della cittadinanza, in cui ciascuno assume le piene responsabilità dell’adesione sociale sotto un governo condiviso.
Dobbiamo riconoscere che, senza l’identità nazionale e la lealtà che ne deriva, non c’è modo di costruire una società di cittadini (…) Mi sembra quindi che i cosiddetti populisti abbiano ragione a sottolineare lo stato nazione come la fonte della lealtà, e che i loro illuminati oppositori liberali dovrebbero riconoscerlo, e cessare di usare le istituzioni europee come un modo per punire i governi che si appoggiano in questa direzione. E reciprocamente quelli che desiderano far rivivere l’ideale nazionale e affermare i diritti della sovranità nazionale, dovrebbero accettare che i sentimenti nazionali debbano essere sempre mitigati dal riconoscimento degli altri là fuori che non li condividono. Questo, a mio avviso, definisce il compito che ti aspetta oggi, che è quello della riconciliazione tra due bisogni urgenti: la necessità di affermare la sovranità nazionale e la necessità di conformarsi agli standard universali della cittadinanza. Questi sono i due grandi doni dell’eredità politica europea, e sono reciprocamente dipendenti”.


Gino Quarelo
Vi è un punto su cui non sono d'accordo con Scruton ed è quello sui diritti umani universali che lui pone come valore/disvalore/specifico dello schieramento globalista/internazionalista/mondialista/antinazionalista;

in realtà i diritti umani universali concernono/comprendono anche i diritti naturali, civili e politici e tra questi diritti vi è il sovranismo nazionalista/identitarista (non razzista e non imperialista) e la democrazia della varie comunità stanziate nei loro territori.

In altre parole i diritti umani universali hanno un loro ordine naturale senza il quale non esistono più i diritti naturali e questo ordine naturale ha alla base il diritto dell'individuo e delle sue comunità, il diritto alla libertà e alla proprietà di se stesso e del proprio territorio, casa, paese e all'esercizio della sovranità politica e democratica nel suo paese.

Non è un diritto umano derubare il prossimo o gli altri; non lo è nemmeno invadere la casa e il paese altrui; tanto meno essere accolti e ospitati per forza; non è un diritto ridurre in schiavitù gli altri abusando delle convenzioni e degli obblighi alla solidarietà internazionale che restano relativi alla volontarietà, alla compatibilità e alle possibilità di ogni paese.
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Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » mer lug 10, 2019 5:44 am

Il monsignore Lojudice: "Giusto ribellarsi ai decreti sicurezza"
Elena Barlozzari Francesco Curridori
Dom, 23/06/2019

http://www.ilgiornale.it/news/roma/mons ... QFocEnI52Q

Monsignor Paolo Lojudice, segretario della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei, difende gli occupanti di Action e spiega: "Non tutte le leggi sono uguali e sono giuste. Per il cristiano è prevista l’obiezione di coscienza”

“Perché l’elemosiniere non viene anche da noi?". Da quando monsignor Konrad Krajewski è andato a riallacciare la corrente elettrica allo Spin Time Labs, tutti coloro che vivono nelle occupazioni della Capitale sperano di ricevere lo stesso trattamento.


Quello strano feeling tra Action e Vaticano

Quel gesto ha “sdoganato” una certa contiguità morale e valoriale tra i “preti di periferia” e i movimenti di sinistra di lotta per la casa. Una realtà che era stata tenuta seminascosta e confinata ai casi di don Andrea Gallo, di dichiarata fede comunista, ma che, ora, pare aver raggiunto le più alte sfere del Vaticano. L’eccezione che diventa prassi. “Credo che il Papa si stia facendo promotore di un’alleanza tra le nuove povertà per costruire delle politiche che riducano le diseguaglianze e restituiscano i diritti alle persone”, ci dice il fondatore di Action Andrea Alzetta, detto Tarzan, a margine di un incontro sulla “rigenerazione urbana” che si è tenuto nel quartiere Eur Mostacciano di Roma, a pochi chilometri dall’occupazione degli stabili di viale del Caravaggio, in cima alla lista degli immobili prossimi allo sgombero.

La tensione, dopo la stretta sulle occupazioni voluta dal ministro Matteo Salvini, è palpabile, ma i movimenti per la casa giocano di sponda con il Vaticano. “Il gesto dell’elemosiniere è riuscito a ribaltare il racconto e a far vedere che esistono persone che fanno dei lavori talmente mal pagati che non possono permettersi un affitto”, spiega Tarzan che, nel corso del suo intervento, ha rivelato che le istituzioni ora sono molto più disponibili ad aprire una trattativa per salvare lo Spin Time Labs. “Le persone sono fatte di carne e ossa, non è che spariscono se fai un appello alla legalità. Puoi liberare un palazzo ma le persone restano in strada”, aggiunge Tarzan che, come ha documentato un recente reportage de ilgiornale.it, ha fatto dello Spin Time Labs il suo regno.


Monsignor Lojudice: "Per i cristiani esiste l'obiezione di coscienza"

Una visione del mondo, quella di Tarzan, condivisa anche da monsignor Paolo Lojudice, segretario della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei. “Per me dove c’è un essere umano, la Chiesa c’è. Se ci persone in uno stato di bisogno, la Chiesa ha il dovere di esserci”, ci dice Lojudice, ex ausiliare di Roma Sud e neo arcivescovo di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino. “La fede cristiana non è intimistica ma coinvolge l’umanità e per questo la Chiesa è stata accusata anche di ingerenza nel contesto civile e politico. Poi l’enciclica Laudato sì di Papa Francesco ha spalancato una porta, soprattutto sul mondo laico e civile”, spiega ancora monsignor Lojudice. La linea tracciata dal Vaticano è chiara: le persone vengono prima delle leggi ed è in questo solco che si inserisce il gesto dell’elemosiniere vaticano Konrad Krajewski, a detta di Lojudice, il vero e proprio “braccio destro del Papa”. “Non tutte le leggi sono uguali e sono giuste. Ci sono delle leggi che un cristiano non può condividere, proprio alla luce della fede di fronte alla quale, come prevede lo statuto di un cristiano, è prevista l’obiezione di coscienza”, precisa il porporato per spiegare e difendere ancora una volta la scelta di Krajewski. “Ma la cosa più importante - aggiunge - è fare in modo di animare l’opinione pubblica affinché quella legge sia cambiata”. Sembra a suo agio, Lojudice, tra gli esponenti dei movimenti di lotta per la casa, gente che come lui non condivide le politiche del Viminale. “Io direi di sì…”, è la sua primissima risposta alla domanda se un cristiano debba o possa ribellarsi anche alle leggi del ministro Salvini. “Non è mio compito entrare nel merito ma – sottolinea - certamente i decreti sicurezza su alcune cose lasciano un po’ perplessi. Bisogna affrontare queste questioni in maniera un po’ seria e non con slogan solo perché in questo momento si prendono più voti”.


Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.
viewtopic.php?f=196&t=2876
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3355495727

Ecco un caso esemplare di cattiveria, disumanità, irresponsabilità, criminalità e inciviltà travestito da bontà, umanità, responsabilità, buon senso, giustizia e civiltà.
Carola Rackete


Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
viewtopic.php?f=205&t=2668

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 2617721208

Questi non salvano vite ma ci tolgono la vita; questi sono criminali che violano i nostri diritti umani e civili.
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Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » gio set 12, 2019 6:50 am

La destra sovranista impone il decalogo ai migranti: "Avere riconoscenza verso l’Austria
Il Land della Bassa Austria farà sottoscrivere un impegno ai richiedenti asilo.
L'iniziativa di Gottfried Waldhäusl, del partito della destra populista Fpo
13 maggio 2019

https://www.globalist.it/world/2019/05/ ... 41341.html

Integrazione significa integrazione. E la parola stessa ha come significati impliciti quello dell'imparare la lingua, del rispettare le leggi (ma quelle tutti le devono rispettare) non ricorrrere alla violenza (e anche questo vale per tutti) e così via.

Ma la destra populista ha trasformato il buonsenso in una sorta di atto di sottomissione degli stranieri che intendono vivere in Austria.
Così Land austriaco della Bassa Austria distribuirà presto ai richiedenti asilo e ai rifugiati riconosciuti un documento contenente i “Dieci comandamenti dell’immigrazione”. Al decimo punto, gli stranieri interessati dalla misura dovranno impegnarsi a essere «riconoscenti» verso il loro Paese ospitante.
«Insieme agli usuali documenti amministrativi ogni richiedente l’asilo riceverà anche i “Dieci comandamenti dell’immigrazione” della Bassa Austria», ha confermato alla Welt il locale ministro competente per la politica d’asilo, Gottfried Waldhäusl, del partito della destra populista Fpo. I “comandamenti” - tradotti in 15 lingue - dovranno essere sottoscritti dagli asilanti e saranno ripresi anche nei corsi sui valori e nei progetti di integrazione.
Come comunicato da Waldhäusl - che sottolinea come i “comandamenti” si ispirino alle leggi austriache -, i richiedenti asilo si impegneranno in particolare a rispettare la legge, imparare il tedesco, conformare il proprio comportamento e l’educazione dei figli ai «valori austriaci», «rispettare la libertà religiosa vigente qui», «proteggere gli animali da sofferenze inutili», essere consci, oltre dei propri diritti, anche dei propri doveri e risolvere i conflitti senza violenza. Il decimo “comandamento”, infine, recita: «Devi essere riconoscente verso l’Austria».
Non è la prima volta che Waldhäusl suscita l’interesse della stampa per le sue iniziative in ambito migratorio. Nel novembre scorso aveva disposto la creazione di un centro per richiedenti asilo minorenni «notoriamente sobillatori» dal quale questi ultimi potevano uscire solo accompagnati da una guardia di sicurezza.


I Dieci comandamenti dell’immigrazione” - tradotti in 15 lingue - dovranno essere sottoscritti dagli asilanti e saranno ripresi anche nei corsi sui valori e nei progetti di integrazione;

i richiedenti asilo in Austria si impegneranno in particolare a:

1) imparare il tedesco la lingua degli austriaci che sono gli abitanti storici proprietari di questa terra,
2) rispettare la legge austriaca,
3) riconoscere l'ugualianza dell'uomo e della donna,
4) conformare il proprio comportamento e l’educazione dei figli ai valori austriaci,
5) risolvere i conflitti senza violenza,
6) rispettare la libertà religiosa e di pensiero,
7/8 essere consci, oltre che dei propri diritti, anche dei propri doveri,
9) proteggere gli animali da sofferenze inutili,
10) essere grati all'Austria che ti ospita.
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Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » gio set 12, 2019 6:50 am

Conte e la retorica del "nuovo umanesimo"
10 settembre 2019
Marco Gervasoni , professore ordinario di Storia, è consigliere scientifico del Centro Studi Machiavelli.

http://www.centromachiavelli.com/2019/0 ... IjEyFTjLxg

È proprio il caso di dire, parafrasando Samuel Johnson, che «l’umanesimo è l’ultimo rifugio delle canaglie».

Qualsiasi modesto scolaro, che abbia sentito almeno una volta i nomi di Nietzsche o di Heidegger, arrossirebbe nel pronunciare la parola “umanesimo”, soprattutto se preceduta dall’aggettivo “nuovo”, altro solito rifugio delle canaglie. Ma anche dopo il ragionier Fantozzi («Come è umano lei!») è possibile usare ancora questo sostantivo senza mettersi a ridere?

Eppure ancora ieri il vacuo e lunghissimo discorso del presidente del Consiglio, tra asili nido (anche per immigrati) e «portfolio» era tenuto assieme solo dalla retorica dell’umanesimo, e persino dal «volto umano» del povero e incolpevole Giuseppe Saragat, che all’umanesimo ancora credeva, tanto che per tutta la vita cercò, ovviamente inutilmente, di tenerlo assieme al marxismo.

Non è un caso, del resto, che il nuovo Conte, ora svegliatosi progressista, l’abbia mutuato da un altro campione di vacuità come il presidente francese Macron. Cosa hanno in comune i due, o, per meglio dire, perché l’italiano copia dal francese? Tra le molte cose, il trasformismo hard che a Macron, ex ministro di Hollande, quindi di sinistra, ha consentito di nominare un governo guidato da ex sostenitori di Fillon (uno dei sui competitor all’elezione presidenziale), quindi di destra. È chiaro che operazioni cosi ardite e spregiudicate possono essere giustificate solo con l’ideologia della non ideologia, appunto quella dell’umanesimo, del volto umano, del restiamo umani.

L’espressione nuovo umanesimo a noi ha poi subito ricordato una celebre intervista di Benedetto Croce del 1911, in un periodo in cui l’Italia credeva di essere felix sotto il dominio di un trasformismo, quello di Giolitti: anche se certo non vogliamo paragonarlo al nostro attuale modesto avvocato. Per Croce quell’Italia giolittiana era sotto il giogo della «mentalità massonica» che «semplifica tutto», «in nome della ragione, della libertà, della umanità, della fratellanza, della tolleranza» e con queste «astrazioni» si erge a discernere il «bene dal male». «Cultura ottima per commercianti, piccoli professionisti, maestri elementari, avvocati, mediconzoli», è adorata dagli «ingenui» ma soprattuto dai «furbi»: entrambi in ogni caso «pur di serbare le formule, cadono nella ipocrisia, che è ripugnante» .

Resta poi da capire cosa di «umano» vi sia in un programma che propone di riaprire le porte all’immigrazione selvaggia e la cui maggioranza è animata da “valori” come l’eutanasia e l’utero in affitto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » dom nov 10, 2019 1:43 pm

A ciascuno la sua casa, il suo paese e il suo continente.
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Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » gio set 09, 2021 6:42 am

Quest'uomo non è un saggio ma un fanatico utopista, un irresponsabile senza misura e ci fa assai del male con la sua presunzione e la sua ignoranza.
Quest'uomo non promuove il bene ma il male, la violenza, l'ingiustizia, la violazione dei nostri diritti umani naturali, civili e politici.


PAPA FRANCESCO AUSPICA L'INVASIONE DELL'ITALIA| CHIUDERE I PORTI È INACCETTABILE


https://cavalierenews.it/attualita/1305 ... abile.html

Il vescovo di Roma, per l’occasione, ha detto la sua mediante un video-messaggio, sottolineando che, per via della pandemia da Covid-19, l’umanità è oggi chiamata ad una scelta: “Ci troviamo – ha specificato il successore di Benedetto XVI, così come ripercorso dall’Adnkronos – di fronte a una scelta tra una delle due vie possibili: una porta al rafforzamento del multilateralismo, espressione di una rinnovata corresponsabilità mondiale, di una solidarietà fondata sulla giustizia e nel compimento della pace e l’unità della famiglia umana, progetto di Dio sul mondo; l’altra – continua il Santo Padre -, dà preferenza a atteggiamenti di autosufficienza, nazionalismo, protezionismo, individualismo e isolamento, tralasciando i più poveri, i più vulnerabili, gli abitanti delle periferie esistenziali.
E certamente sarà dannoso per l’intera comunità, causando autolesionismo verso tutti”. L’indicazione è chiara: o con il multilateralismo diplomatico, la scelta di Bergoglio, ma anche quella del segretario di Stato Pietro Parolin, o con i nazionalismi. Tertium non datur.

Non è certo questa la prima occasione in cui Bergoglio ha tuonato contro il sovranismo-populista: il Papa sta conducendo una vera e propria battaglia. Bergoglio rivede nell’emersione dei sovranismi gli spettri che l’umanità ha conosciuto nel novecento. Uno dei punti focali è relativo alla gestione dei fenomeni migratori: combattere il nazionalismo, per le gerarchie della Santa Sede e non solo per il vertice della Chiesa universale, significa anche promuovere una linea erga omnes, cioè a garanzia del “diritto all’accoglienza” di chiunque. Un punto su cui i sovranisti, per via della loro visione del mondo, non possono essere d’accordo. E il Papa, come avviene di consueto, è tornato anche su questi aspetti: “Fatto ancor più grave – ha tuonato il prima pontefice sudamericano della storia, soffermandosi sulle migrazioni – in migliaia vengono intercettati in mare e rispediti con la forza in campi di detenzione dove sopportano torture e abusi. Molti sono vittime della tratta, della schiavitù sessuale o del lavoro forzato, sfruttati in compiti umilianti, senza un salario equo. Tutto ciò è intollerabile, ma oggi è una realtà che molti ignorano a livello intenzionale!”, ha chiosato.

Tutto questo avviene mentre gli Stati Uniti si apprestano ad eleggere il nuovo presidente (o a confermare quello attuale). Donald Trump è di certo il massimo rappresentante dell’ascesa del sovranismo, ma l’inquilino della Casa Bianca non ha mai avuto un rapporto semplice con le direttrici geopolitiche di Bergoglio. Le parole pronunciate da papa Francesco da qui allo svolgimento della turnata avranno il loro peso, per quanto la Chiesa cattolica americana stia vivendo un momento di profonda divisione tra conservatori e progressisti. Al Papa, in questa fase, non sembra interessare l’essere super-partes. La questione, stando alla pastorale di questo pontificato, è anche evangelica, nel senso di dipendente dai dettami del Vangelo.

I sovranisti ed il pontefice non sembrano essere concordi neppure in materia ecologica. Quella su cui il pontefice sta ponendo spesso accenti. Jorge Mario Bergoglio e Donald Trump rischiano così di divenire le icone della duplice scelta individuata da Francesco nel suo discorso all’assemblea generale dell’Onu.


Assemblea Onu, Papa Francesco condanna ancora i sovranisti
Francesco Boezi
26 settembre 2020

https://it.insideover.com/politica/il-p ... nisti.html

Una particolare assemblea generale dell’Onu, la settantacinquesima, per ribadire un pensiero già espresso: papa Francesco non è disposto ad assecondare il sovranismo ed i suoi interpreti. Anzi, Jorge Mario Bergoglio pensa che il nazionalismo ed il suo ritorno facciano rima con una forma di autolesionismo collettiva, che non converrebbe a nessuno. Lo scenario è rappresentato dal quinto anniversario della presenza del pontefice argentino nel palazzo di Vetro. Il vescovo di Roma ha da poco preso una decisione storica: ha privato il cardinale Angelo Becciu dei diritti derivanti dalla porpora, revocando all’ecclesiastico italiano pure l’incarico da prefetto della Congregazione per le Cause dei santi. Il Vaticano è immerso in una bufera, ma le priorità dell’ex arcivescovo Buenos Aires sul piano politico non sono state modificate.

Il vescovo di Roma, per l’occasione, ha detto la sua mediante un video-messaggio, sottolineando che, per via della pandemia da Covid-19, l’umanità è oggi chiamata ad una scelta: “Ci troviamo – ha specificato il successore di Benedetto XVI, così come ripercorso dall’Adnkronos – di fronte a una scelta tra una delle due vie possibili: una porta al rafforzamento del multilateralismo, espressione di una rinnovata corresponsabilità mondiale, di una solidarietà fondata sulla giustizia e nel compimento della pace e l’unità della famiglia umana, progetto di Dio sul mondo; l’altra – continua il Santo Padre -, dà preferenza a atteggiamenti di autosufficienza, nazionalismo, protezionismo, individualismo e isolamento, tralasciando i più poveri, i più vulnerabili, gli abitanti delle periferie esistenziali. E certamente sarà dannoso per l’intera comunità, causando autolesionismo verso tutti”. L’indicazione è chiara: o con il multilateralismo diplomatico, la scelta di Bergoglio, ma anche quella del segretario di Stato Pietro Parolin, o con i nazionalismi. Tertium non datur.

Non è certo questa la prima occasione in cui Bergoglio ha tuonato contro il sovranismo-populista: il Papa sta conducendo una vera e propria battaglia. Bergoglio rivede nell’emersione dei sovranismi gli spettri che l’umanità ha conosciuto nel novecento. Uno dei punti focali è relativo alla gestione dei fenomeni migratori: combattere il nazionalismo, per le gerarchie della Santa Sede e non solo per il vertice della Chiesa universale, significa anche promuovere una linea erga omnes, cioè a garanzia del “diritto all’accoglienza” di chiunque. Un punto su cui i sovranisti, per via della loro visione del mondo, non possono essere d’accordo. E il Papa, come avviene di consueto, è tornato anche su questi aspetti: “Fatto ancor più grave – ha tuonato il prima pontefice sudamericano della storia, soffermandosi sulle migrazioni – in migliaia vengono intercettati in mare e rispediti con la forza in campi di detenzione dove sopportano torture e abusi. Molti sono vittime della tratta, della schiavitù sessuale o del lavoro forzato, sfruttati in compiti umilianti, senza un salario equo. Tutto ciò è intollerabile, ma oggi è una realtà che molti ignorano a livello intenzionale!”, ha chiosato.

Tutto questo avviene mentre gli Stati Uniti si apprestano ad eleggere il nuovo presidente (o a confermare quello attuale). Donald Trump è di certo il massimo rappresentante dell’ascesa del sovranismo, ma l’inquilino della Casa Bianca non ha mai avuto un rapporto semplice con le direttrici geopolitiche di Bergoglio. Le parole pronunciate da papa Francesco da qui allo svolgimento della turnata avranno il loro peso, per quanto la Chiesa cattolica americana stia vivendo un momento di profonda divisione tra conservatori e progressisti. Al Papa, in questa fase, non sembra interessare l’essere super-partes. La questione, stando alla pastorale di questo pontificato, è anche evangelica, nel senso di dipendente dai dettami del Vangelo.

I sovranisti ed il pontefice non sembrano essere concordi neppure in materia ecologica. Quella su cui il pontefice sta ponendo spesso accenti. Jorge Mario Bergoglio e Donald Trump rischiano così di divenire le icone della duplice scelta individuata da Francesco nel suo discorso all’assemblea generale dell’Onu.



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Re: Essere umani e buoni uomini (e sensati cristiani)

Messaggioda Berto » gio set 09, 2021 6:43 am

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