Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Messaggioda Berto » lun feb 25, 2019 12:00 pm

Un Motu proprio del Papa "I pedofili sono come Satana"
Fabio Marchese Ragona - Lun, 25/02/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 51362.html

Contro gli abusi nella Chiesa Bergoglio promette misure concrete e prepara un documento. Vittime deluse: è poco

«Il prete che abusa di un minore diventa strumento di Satana, la pedofilia è una piaga mostruosa, la più grave nella Chiesa».

E ancora: «La Chiesa proteggerà i bambini dai lupi voraci». Papa Francesco chiude il summit vaticano di quattro giorni sulla protezione dei minori con un discorso dai toni forti, accusatori, contro chi in tutti questi anni, all'interno della Chiesa ha abusato del proprio potere, molestando per decenni bambini e bambine innocenti.

La crociata del Pontefice contro gli orchi in clergyman, definiti da una delle vittime «assassini dell'anima e della fede», non si fermerà.

Alle parole, Francesco vuol far seguire subito dei fatti concreti, dei provvedimenti per contrastare gli abusi sessuali che, ricorda Bergoglio, «mi portano alla mente anche la crudele pratica religiosa, diffusa nel passato in alcune culture, di offrire esseri umani spesso bambini come sacrifici nei riti pagani». Il Pontefice paragona i preti pedofili ai satanisti, paragona l'abuso sessuale ai sacrifici umani, riferendosi non solo a quanto accade tra i preti ma anche fuori dalla Chiesa: «Siamo dinanzi», ha detto Francesco nel corso del suo discorso nella Sala Regia, «a un problema universale e trasversale che purtroppo si riscontra quasi ovunque. Tale piaga», aggiunge, «conferma la sua gravità nelle nostre società ma non diminuisce la sua mostruosità all'interno della Chiesa. La disumanità del fenomeno a livello mondiale diventa ancora più grave e più scandalosa nella Chiesa, perché in contrasto con la sua autorità morale e la sua credibilità etica».

Un chiarissimo mea culpa quello del Papa, ma anche un chiaro invito a riflettere sul tema degli abusi sui minori prendendo in considerazione, non soltanto la Chiesa ma anche altri ambiti a rischio, come la scuola e la famiglia. Nonostante ciò alcuni dei rappresentanti delle vittime, in particolare quelli radunati sotto la sigla ECA (Endy of Clergy Abuse) che nei giorni scorsi si erano lamentati per non esser stati ascoltati dal comitato organizzatore del vertice, hanno bollato le parole di Francesco e il vertice in generale come «semplici parole e nessun fatto concreto». In realtà, poco dopo la chiusura del summit, il moderatore padre Federico Lombardi, ha svelato quali saranno i prossimi passi che il Vaticano intende intraprendere per dare un seguito a quanto fatto nei giorni scorsi. In primo luogo arriverà, ha assicurato il padre gesuita, un «motu proprio» di Francesco, in pratica un documento papale che detterà una nuova linea sul tema degli abusi sessuali.

Ci sarà poi una nuova legge dello Stato della Città del Vaticano e un vademecum della Congregazione per la Dottrina della Fede da inviare a tutti i vescovi del mondo. «Inoltre», ha dichiarato Lombardi, «il Papa ha manifestato l'intenzione di favorire la creazione di task forces di persone competenti per aiutare le conferenze episcopali e le diocesi che si trovano in difficoltà per affrontare i problemi e realizzare le iniziative per la protezione dei minori».


Abusi, la Germania chiede l'accesso agli archivi della Chiesa tedesca
25 febbraio 2019

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/pa ... 23794.html

Città del Vaticano – Il giorno dopo il summit sugli abusi, in Vaticano si tirano le somme, si difende il segreto pontificio e si cerca di dare concretezza ai punti programmatici individuati mentre il governo tedesco, a Berlino, chiede che la Chiesa in Germania apra i propri archivi che finora ha secretato.

Nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico si è tenuta una riunione inter-dicasteriale ristretta dove, ha spiegato il portavoce Alessandro Gisotti, si è «messo l’accento su quanto fosse necessario organizzare tale incontro, fortemente voluto da Papa Francesco». I cardinali di curia hanno fatto un ripasso dei principi fondamentali che ispirano i documenti annunciati e per i quali in Vaticano sta lavorando da tempo. «Tali iniziative dovranno essere comunicate nel modo più chiaro, tempestivo e dettagliato possibile (…) È stato infine evidenziato che è opportuno verificare con riunioni a livello Interdicasteriale il progresso del follow up dell’Incontro nel segno della sinodalità e della sinergia». Insomma il cammino è destinato ad andare avanti anche se qualcosa è stato fatto e qualcos'altra ancora no.

Ancora stamattina le vittime delle pedofilia manifestavano delusione. Si aspettavano di più, per esempio provvedimenti verso quei vescovi che nel corso degli anni hanno insabbiato casi di pedofilia. Le aspettative di questo summit erano piuttosto alte. Non solo le vittime anche l'opinione pubblica si attendeva una vera svolta politica da parte del Papa con l’annuncio di nuove regole interne. Per esempio regole riguardanti l’esclusione dei vescovi o dei prelati che, in modo complice, hanno contribuito a coprire i predatori. Ma tutto questo non è stato annunciato, sicchè il cammino resta aperto e dovrebbe con il tempo portare ad un ampio cambiamento culturale. «Alla fine, sono i cambiamenti del cuore ad essere importanti», ha detto domenica pomeriggio l’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna.

La stragrande maggioranza dei giornali (soprattutto stranieri) ha dato un giudizio negativo, ritenendo che il summit sugli abusi sia stato sostanzialmente una occasione mancata. Per certi versi una specie di fiasco.

Ma il giorno dopo si è registrata anche una importante richiesta politica da parte del governo tedesco. «Sulla pedofilia, la Chiesa deve collaborare con gli organi di Giustizia, e mettere gli atti a disposizione delle procure, per fare in modo che i colpevoli possano essere giudicati con regolari procedimenti». E' la
richiesta del ministero della Giustizia tedesca, emersa a Berlino in conferenza stampa, in seguito a una domanda sul vertice di Papa Francesco sulla pedofilia. «Nell’ordine statale non è ammissibile la pratica del segreto», ha aggiunto il portavoce.

Un argomento, quello dell'abolizione del segreto e della collaborazione con i magistrati, che sostanzialmente per resta invece un tabù per i vescovi italiani visto che per il nostro ordinamento, non prevede l'obbligo di denuncia alla polizia o ai carabinieri. Il cardinale Bassetti anche stamattina, attraverso l'Avvenire, ha detto che a maggio, durante l'assemblea generale dei vescovi, si affronterà l'argomento su come garantire maggiore cooperazione.

Il tema degli abusi è finito poi al centro del carnevale di Malo, in provincia di Vicenza. Un carro raffigurava un prete con un chierichetto, avvolti tra le fiamme. La rappresentazione choc è sfilata ieri ed era dedicata alle piaghe della violenza nella società.
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Re: Castità e pedofilia - Ascetismo e misticismo

Messaggioda Berto » lun feb 25, 2019 9:43 pm

L'ipocrisia della castità mina la Chiesa
Alessandro Sallusti - Lun, 25/02/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 51320.html

Papa Francesco ha chiuso ieri il primo vertice della Chiesa mondiale sull'emergenza pedofilia, che il più delle volte nel clero coincide con orientamenti omosessuali.

Non sono mancate, nel corso del dibattito, franchezza e autocritica ma le ricette per risolvere il problema appaiono teoriche e fumose.

Le continue denunce di casi di violenza su minori che emergono dal passato lontano e vicino non lasciano dubbi sulla gravità e consistenza del fenomeno. Un miliardo e trecentomila fedeli di Sacra Romana Chiesa sparsi per il mondo hanno diritto non solo a chiarezza, ma anche all'assoluta certezza di essere al sicuro dentro la loro comunità a cui si affidano e a cui affidano i loro figli.

La soluzione del problema non può essere soltanto giudiziaria. La magistratura interviene a monte di un reato e la punizione dei colpevoli in questi casi non può restituire dignità alle vittime. Il Papa si è impegnato a lavorare a valle, cioè nella selezione dei futuri preti e nei controlli sulla loro vita privata. Già, ma chi controlla chi, e soprattutto è possibile monitorare costantemente il comportamento di quasi un milione tra preti, diaconi e suore? Siamo onesti, non è possibile o quantomeno non è questa la strada che può dare certezze, perché le pulsioni sessuali deviate, come avviene nel mondo laico, non vengono soddisfatte alla luce del sole ma seguono tortuosi percorsi clandestini. E qui arriva il nocciolo del problema, cioè la rinuncia alla sessualità, ufficialmente «per scelta» ma in realtà «per legge», che inevitabilmente trova sfogo, per evitare scandali pubblici, in modo innaturale all'interno della comunità su cui si esercita un potere, grande o piccolo che sia.

Bisognerebbe trovare il coraggio di chiedersi che senso abbia ancora ammesso che nei secoli passati l'abbia avuto imporre la castità a uomini e donne che se pur suore, preti, vescovi e cardinali, santi nel senso pieno della parola non sono né potrebbero mai esserlo. Mettere in concorrenza anche la più sincera delle vocazioni con la natura umana è nella stragrande maggioranza dei casi perdente e quindi pericoloso. Ogni anno il due per cento circa dei preti scioglie i voti per vivere liberamente la propria naturale sessualità. Probabilmente, ma è una mia supposizione, se il Papa liberasse tutti dal vincolo della castità, la Chiesa avrebbe qualche problema tecnico in più ma anche più pastori e meno lupi.
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Re: Castità e pedofilia - Ascetismo e misticismo

Messaggioda Berto » mar feb 26, 2019 8:37 am

Il cardinale Pell colpevole di pedofilia: l'ex Tesoriere vaticano abusò di due ragazzini
26 febbraio 2019

https://www.ilmessaggero.it/mondo/cardi ... 24077.html

Il cardinale George Pell, principale consigliere di Papa Francesco ed ex ministro dell'Economia vaticano, è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale nei confronti di due ragazzini di 13 anni. È stato condannato per crimini sessuali contro minori in Australia, diventando il più alto funzionario della Chiesa cattolica condannato in un caso di pedofilia. Rischia una condanna fino a 50 anni di carcere.

Pell, 77 anni, è stato condannato a dicembre per violenza sessuale, avvenuta negli anni '90 con vittime due bambini del coro nella sacrestia della cattedrale di Saint Patrick di Melbourne. Il tribunale di Melbourne ha vietato fino a oggi tutti i media australiani di pubblicare l'esito della sentenza.


Vaticano, il cardinale Pell è colpevole di pedofilia
Luca Romano - Mar, 26/02/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 52243.html

La condanna adesso è ufficiale. Probabile il suo allontanamento dalla Chiesa. Era stato condannato lo scorso dicembre

Colpevole di violenza sessuale. È questa l'accusa per il caridnale George Pell, tesoriere e di fatto numero tre nelle gerarchie del Vaticano.

Il cardinale è stato condannato per crimini contro in minori in Australia. Con questa condanna Pell è il funzionario della Chiesa più alto in grado condannato per pedofilia. La condanna è arrivata lo scorso dicembre e riguarda un caso di abusi e violenza sessuale su due bimbi del coro della cattedrale di Saint Patrick. L'episodio risale agli anni '90 e si sarebbe consumato nella sacrestia. Il tribunale di Melbourne fino ad oggi aveva posto un veto sulla pubblicazione del verdetto. Già a dicembre la notizia era filtrata ma non erano arrivate conferme. Adesso molto probabilmente il prelato verrà allontanato dalla Chiesa. A questo vanno aggiunte le probabili dimissioni dalla Segreteria per l'Economia del Vaticano.

Pell era a giudizio dal 2017. La giustizia australiana pone il blocco sulla pubblicazione delle sentenze finché non si concludono tutti i procedimenti in corso. Diverse vittime di abusi in passato avevano puntato il dito contro Pell. Peter Saunders uno dei ragazzi vittime degli abusi da parte dei sacerdoti aveva partecipato alla Commissione pontificia per la protezione dei minori. Poi il passo indietro per alcune resistenze. Su Pell aveva detto: "Se Pell è stato rinviato a giudizio è perché i pubblici ministeri australiani sentono di avere prove sufficienti in merito". Ora il verdetto che di fatto apre la bufera sulla Chiesa a pochi giorni dall'incontro tra il Papa e le vittime di abusi e violenze.


Quel dettaglio sulla difesa di Pell: "Semplice penetrazione"
Giuseppe Aloisi - Gio, 28/02/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 53949.html

Emergono dettagli sul processo subito dal cardinale Pell. In relazione a uno dei reati contestati, l'avvocato avrebbe parlato di: "Semplice penetrazione"

Il cardinale George Pell, dopo la sentenza arrivata in Australia, ha passato la sua prima nottata in regime di detenzione.

Ma nelle ore successive alla diffusione delle notizie che lo riguardano, sono arrivati ulteriori dettagli. Il Vaticano, in primis, ha dato inizio alla procedura canonica che, stando pure quanto è stato deciso in relazione al "caso McCarrick", potrebbe disporre la riduzione allo stato laicale del porporato australiano. Bisognerà constatare cosa ne pensa il papa. Soprattuto in seguito al summit sugli abusi che si è svolto in Santa Sede. Ma è un'altra questione che pare sconvolgere gli animi di chi si sta interessando della vicenda.

Come riportato dall'Huffington Post, il suo avvocato difensore, in relazione a uno dei reati contestati al cardinale, ha eccepito la "semplice penetrazione". Robert Richter, cioè il legale in questione, avrebbe dichiarato quanto segue: "Non era più di un semplice episodio di penetrazione sessuale in cui il bambino non partecipava attivamente". L'ex prefetto della Segreteria per l'Economia, nel caso questa linea fosse passata, avrebbe potuto ottenere - forse - un parziale sconto di pena. E le fattispecie in cui è coinvolto - com'è ormai noto - sono più d'una. Quanto sta accadendo attorno all'alto ecclesiastico, intanto, sembra alimentare le polemiche interne. I "tradizionalisti", che di solito utilizzano queste vicende per mettere in discussione l'operato del Santo Padre, difendono Pell. Specie sui social network, dove non è raro incappare in commenti che sostengono l'innocenza del porporato cattolico. La spiegazione sta pure in questo: il cardinale è sempre stato considerato un conservatore. Ma è lecito pronosticare, specie dopo l'incontro staordinario che ha avuto luogo pochi giorni fa, che papa Francesco proceda seguendo la linea della "tolleranza zero".

La "crisi" della Chiesa cattolica viene investitata da un caso che non ha precedenti. Pell potrebbe presto essere 'sporporato'. Poi, in seguito, potrebbe tornare a essere un semplice laico. Intanto - questo è già stato stabilito - non solo non fa più parte del C9, l'organo deputato alla riforma delle istituzioni ecclesiastiche voluto da Bergoglio, ma non è neppure più il "ministro" delle Finanze del Vaticano.
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Re: Castità e pedofilia - Ascetismo e misticismo

Messaggioda Berto » sab mar 16, 2019 10:52 pm

Cagliari, spoglia e accarezza bimba di 4 anni: indagata suora 83enne
Federico Garau - Sab, 16/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 63871.html

La religiosa, ora indagata, avrebbe portato la piccola in una camera con un letto per poi spogliarla ed accarezzarla. La procura ha aperto un incidente probatorio

Arriva da Cagliari la sconvolgente notizia di un presunto caso di abusi sessuali su minore commessi dall’anziana suora di un asilo.

Considerata l’estrema delicatezza della situazione, gli inquirenti stanno mantenendo il massimo riserbo e le informazioni continuano ad essere ad oggi piuttosto scarse. A finire indagata, come riportato da "L'Unione Sarda", una suora di 83 anni, che da tempo si occupa dei bambini iscritti in una scuola materna di Quartu.

La vittima delle molestie sarebbe una bimba di soli 4 anni, che ha riferito ai genitori un racconto assai inquietante. La religiosa, infatti, l’avrebbe portata in una camera da letto e qui spogliata, per poi accarezzarla.

Appresi i fatti, il padre e la madre della piccola sono corsi a sporgere denuncia alle autorità locali, che hanno dato avvio alle indagini. Dato che le accuse si basano sui racconti di una bimba così piccola, i carabinieri della compagnia di Quartu stanno cercando di fare più chiarezza possibile e di verificare ogni dettaglio riportato dalla giovane vittima.

La procura della Repubblica di Cagliari ha già avviato un incidente probatorio per il reato di violenza sessuale, ed il caso è stato affidato al pubblico ministero Enrico Lussu.
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Re: Castità e pedofilia - Ascetismo e misticismo

Messaggioda Berto » dom mar 17, 2019 12:41 pm

Nuova eucarestia e fine del celibato. La Chiesa al bivio
Riccardo Cascioli - Dom, 17/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 64037.html

Pane di yuca e sacerdoti sposati: le "grane" del sinodo per l'Amazzonia

Quando il 15 ottobre 2017 Papa Francesco annunciò un Sinodo speciale per l'Amazzonia da tenersi nell'ottobre 2019, tutti si chiesero perché, con una decisione inusuale, avesse scelto Roma quale sede dell'incontro.

Man mano che l'appuntamento si avvicina diventa sempre più fondato il sospetto che alcuni avevano fin dall'inizio, ovvero che le «speciali circostanze» dell'Amazzonia siano state scelte come laboratorio per sperimentare alcuni cambiamenti radicali nella Chiesa. Il tema dell'incontro «Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un'ecologia integrale» rafforza i sospetti. E svolgendosi il Sinodo a Roma, tali novità diventerebbero immediatamente di esempio per tutta la Chiesa.

L'ultima è di questi giorni, l'ha lanciata il gesuita Francisco Taborda, docente di teologia all'Università dei gesuiti a Belo Horizonte (Brasile): in una intervista al giornale americano Crux, padre Taborda ha detto che è probabile che al Sinodo venga presentata la proposta di cambiare, per l'Eucarestia, il pane di grano con un pane di yuca, un tubero tipico dell'America Latina conosciuto anche come tapioca o manioca. Il pane di yuca è largamente usato nell'Amazzonia, dice padre Taborda, e contrariamente al pane di grano non diventa «poltiglia pastosa» a causa del clima molto umido della regione. In realtà anche questa non è un'idea nuova, a conferma di quanto già lo scrittore inglese G.K. Chesterton scriveva un secolo fa: «Il 90% di ciò che chiamiamo nuove idee sono semplicemente vecchi errori». Quella di sostituire il pane e il vino con alimenti locali è un'idea che andava di moda già negli anni '70 del secolo scorso, «inculturazione» la chiamavano, ma le domande sugli elementi validi per la comunione risalgono già ai primi secoli dopo Cristo. È solo una incomprensione di cosa sia l'Eucarestia. La Chiesa non ha mai avuto dubbi: è sotto le sembianze d+el pane e del vino che Gesù ci ha donato il Suo corpo e sangue, così egli ha fatto e così ha detto di fare. La Chiesa non può cambiare ciò che Gesù ha stabilito, discorso chiuso. È perciò già grave che si possa pensare che tale materia possa essere rimessa in discussione a un Sinodo regionale, tanto più se l'idea viene lanciata da un religioso che alla fine di febbraio è stato relatore al seminario di studio in Vaticano proprio in preparazione del Sinodo. La questione che però terrà banco è quella dell'ordinazione sacerdotale di persone già sposate. Viri probati, vengono definiti, ovvero uomini sposati di una certa età e dalla fede provata. Dovrebbe essere la risposta alla mancanza di vocazioni: ovviamente si parte dal caso eccezionale di una regione come l'Amazzonia, dove alcune comunità vedono il sacerdote una volta ogni anno. Ma è bastato ventilare questa ipotesi perché subito alcune Chiese europee si accodassero entusiaste, Germania in testa. Il fatto è che la questione dei viri probati è il grimaldello per far saltare il celibato sacerdotale. Anche qui il metodo è quello della prassi: non si mette in discussione la dottrina, di cui anzi si apprezza il valore, semplicemente la si contraddice in nome di una emergenza a cui rispondere. Per capire basta riprendere la risposta che Papa Francesco ha dato a un giornalista nella conferenza stampa al ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Panama, lo scorso gennaio. Il tema era appunto il celibato sacerdotale: nella prima parte della risposta il Papa si è lanciato in una difesa appassionata del celibato e del suo valore, e quindi non può essere messo in discussione nel modo più assoluto. Poi però ha aggiunto: «Soltanto rimarrebbe qualche possibilità nei posti lontanissimi, penso alle isole del Pacifico, ma è qualcosa da pensare quando c'è necessità pastorale». Ecco, si comincia con le eccezioni: i posti lontani, preti che visitano le comunità una volta l'anno (ma questo non è un problema nuovo, eppure non è mai stata presa in considerazione dai Papi l'eventualità di preti sposati), poi le eccezioni diventeranno rapidamente la regola. Con la stessa motivazione poi, ecco che ci sarà chi porterà il tema delle «diaconesse», su cui è stato proprio papa Francesco a volere tempo fa una commissione di studio in Vaticano. Come non pensare, anche qui, che sia solo l'inizio di un processo che prima o poi arrivi al sacerdozio femminile?

Ma non dimentichiamo la seconda parte del titolo del Sinodo che coinvolgerà gli episcopati di nove paesi che condividono la regione amazzonica -: l'ecologia. Anche qui, l'Amazzonia, il polmone verde del pianeta, è il luogo ideale per dare corpo a quella Chiesa «verde» che l'enciclica Laudato Sì prefigura. Ormai la questione del cambiamento climatico e delle politiche ambientali è diventata il principale terreno d'impegno della Chiesa, con uno scivolamento verso nuove forme di paganesimo. È un approccio che si ritrova anche nel Documento preparatorio del Sinodo sull'Amazzonia, in cui si favoleggia di culture indigene e precristiane che vivrebbero in armonia con la natura: «Le loro diverse spiritualità e credenze li portano a vivere una comunione con la terra, l'acqua, gli alberi, gli animali, con il giorno e con la notte». È un vecchio mito che ciclicamente ritorna e che oggi va di pari passo con la demonizzazione dell'evangelizzazione dei popoli indo-americani, puntualmente presente in questo documento. È a questa visione che viene fatto corrispondere il concetto di «ecologia integrale» che è richiamato nel titolo del Sinodo. Ed è proprio su questo terreno che si potrà valutare la ormai enorme distanza tra le tendenze oggi maggioritarie nella Chiesa e ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e realizzato.
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Re: Castità e pedofilia - Ascetismo e misticismo

Messaggioda Berto » dom mar 17, 2019 3:13 pm

Vescovo Bernandez Alvarez: «Ci sono 13enni che desiderano essere abusati sessualmente»
Intervista rilasciata dal vescovo mons. Bernardo Alvarez:

https://retenews24.net/vescovo-bernande ... ente-uid-3

Il vescovo taglia corto: “alcuni ragazzini desiderano essere abusati sessualmente e all’occasione incitano i propri violentatori
E per quanto riguarda la pederastia, si tratta di un vizio come l’omosessualità Tra le due inclinazioni, insomma, non ci sarebbe alcuna differenza Sic et simpliciter In una intervista pubblicata da La opiniòn de Tenerife, il monsignore si dice certo che «soltanto il 6% degli omosessuali ha una base biologica. Non bisogna confondere l’omosessualità come necessità esistenziale di una persona, con quella praticata come vizio. La persona la mette in pratica, come potrebbe praticare l’abuso sui minori Lo fa perché attratto dalla novità, una forma diversa di sessualità”. Incalzato dalla giornalista che tenta di porre delle obiezioni, Alvarez prosegue imperterrito dicendo che «ci possono essere dei minori che acconsentono» all’abuso
Meglio:
«Ci sono degli adolescenti di 13 anni che sono minori ma sono perfettamente d’accordo e, per di più, lo desiderano E se non stai attento, arrivano a provocarti»

Dopo l’intervista, il diluvio Di critiche, naturalmente
All’opinione pubblica spagnola le parole del vescovo di Tenerife sono parse una volgare giustificazione degli abusi compiuti dai sacerdoti sui bambini, un tema portato alla ribalta dal film di Pedro Almodovar La mala educaciòn
Alvarez non ha voluto commentare né smentire, e la stessa conferenza episcopale spagnola ha preferito il silenzio stampa (…)”, cit. tratta dall’articolo di Laura Eduati pubblicato su Liberazione del 29 dicembre 2007
Ma leggiamo la parte dell’intervista, rilasciata dal vescovo di Tenerife, che ha sollevato tanto sdegno nell’opinione pubblica spagnola e che proponiamo in una nostra traduzione*
D. Cosa pensa dell’omosessualità?
R. Credo che in primo luogo bisogna distinguere le persone del fenomeno
Le persone sono sempre degne del più grande rispetto
Se una persona, per un motivo fisiologico sceglie questa forma di vita, merita il mio massimo rispetto
Diverso invece è domandarsi se l’omosessualità sia o no una virtù
Bisogna fare attenzione oggi perché non si può più dire che l’omosessualità si patisce o si soffre
Non è politicamente corretto dire che è una malattia, una mancanza, una deformazione della natura propria
dell’essere umano
Ciò che affermava qualsiasi dizionario di psichiatria dieci anni fa, oggi non può più essere detto
È assai chiaro che, in questo senso, il mio pensiero è quello della chiesa:
rispetto massimo alle persone.
Ma, come è logico, credo che il fenomeno dell’ omosessualità sia qualcosa che nuoce alle persone e alla società
A lungo termine [ne] pagheremo le conseguenze così come altre Civiltà le hanno pagate
Non dico che debba essere represso, ma la non-repressione e la promozione non coincidono
Credo [invece] che ci sia bisogno di promuovere l’educazione
Dobbiamo inculcare nei bambini i valori della femminilità e della mascolinità
Forse ci diranno che questi valori sono retrogradi, ma noi pensiamo che questi valori rispettano la libertà e, allo stesso tempo, orientano le persone

D. Bisogna orientare la sessualità?
R. Non possiamo lasciare alle persone la libertà di vivere ciò gli viene naturale: perché non facciamo lo stesso con la violenza o altri impulsi che l’essere umano ha?
Inoltre, soltanto il 6% degli omosessuali lo è per questioni biologiche

Non bisogna confondere l’omosessualità [intesa] come necessità esistenziale di una persona, con quella che è praticata come un vizio
La persona [la] pratica come può praticare l’abuso di minori: perché lo attrae la novità, una forma diversa di sessualità

D. La differenza fra una relazione omosessuale e un abuso è chiara!
R. Certo
Ma perché colui che abusa di minori è malato?

D. Intanto, un abuso è un rapporto non permesso [non consentito/non consenziente: ambiguità dello spagnolo non facilmente traducibile in italiano]
R. Ci possono essere dei minorenni che acconsentono, e di fatto ce ne sono
Ci sono adolescenti di 13 anni che sono minorenni e sono perfettamente d’accordo e, per di più lo desiderano
E se li trascuri ti provocano
La sessualità è qualcosa più complesso di quanto sembra (Cosechenessunotidirà)
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Re: Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Messaggioda Berto » lun apr 08, 2019 9:03 pm

Eccolo qua.
Lui è Enzo Liguoro, fondatore e Presidente della Onlus MamAfrica.
E stato arrestato per violenza su minori....
aprile 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8257661927


Ricattava un bambino ospite di una casa famiglia in Togo, da sette anni. Pretendeva da lui rapporti sessuali in cambio della sua permanenza nella struttura.

Il tutto è stato denunciato da un giovane che aveva fatto un periodo di volontariato nella casa famiglia al suo rientro in Italia.

MamAfrica, al momento, non pervenuta


http://www.loravesuviana.it/news/tag/enzo-liguoro
https://www.mamafrica.it/chi-siamo
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Re: Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Messaggioda Berto » sab apr 13, 2019 9:23 am

Papa Ratzinger: la Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali
Benedetto XVI
11 aprile 2019

https://www.corriere.it/cronache/19_apr ... bd16.shtml

Dal 21 al 24 febbraio 2019, su invito di Papa Francesco, si sono riuniti in Vaticano i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo per riflettere insieme sulla crisi della fede e della Chiesa avvertita in tutto il mondo a seguito della diffusione delle sconvolgenti notizie di abusi commessi da chierici su minori. La mole e la gravità delle informazioni su tali episodi hanno profondamente scosso sacerdoti e laici e non pochi di loro hanno determinato la messa in discussione della fede della Chiesa come tale. Si doveva dare un segnale forte e si doveva provare a ripartire per rendere di nuovo credibile la Chiesa come luce delle genti e come forza che aiuta nella lotta contro le potenze distruttrici.

Avendo io stesso operato, al momento del deflagrare pubblico della crisi e durante il suo progressivo sviluppo, in posizione di responsabilità come pastore nella Chiesa, non potevo non chiedermi - pur non avendo più da Emerito alcuna diretta responsabilità - come, a partire da uno sguardo retrospettivo, potessi contribuire a questa ripresa. E così, nel lasso di tempo che va dall’annuncio dell’incontro dei presidenti delle conferenze episcopali al suo vero e proprio inizio, ho messo insieme degli appunti con i quali fornire qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo momento difficile. A seguito di contatti con il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e con lo stesso Santo Padre, ritengo giusto pubblicare su «Klerusblatt» il testo così concepito.

Il mio lavoro è suddiviso in tre parti. In un primo punto tento molto brevemente di delineare in generale il contesto sociale della questione, in mancanza del quale il problema risulta incomprensibile. Cerco di mostrare come negli anni ’60 si sia verificato un processo inaudito, di un ordine di grandezza che nella storia è quasi senza precedenti. Si può affermare che nel ventennio 1960-1980 i criteri validi sino a quel momento in tema di sessualità sono venuti meno completamente e ne è risultata un’assenza di norme alla quale nel frattempo ci si è sforzati di rimediare.

In un secondo punto provo ad accennare alle conseguenze di questa situazione nella formazione e nella vita dei sacerdoti.

Infine, in una terza parte, svilupperò alcune prospettive per una giusta risposta da parte della Chiesa.

I
Il processo iniziato negli anni ’60 e la teologia morale

1. La situazione ebbe inizio con l’introduzione, decretata e sostenuta dallo Stato, dei bambini e della gioventù alla natura della sessualità. In Germania Käte Strobel, la Ministra della salute di allora, fece produrre un film a scopo informativo nel quale veniva rappresentato tutto quello che sino a quel momento non poteva essere mostrato pubblicamente, rapporti sessuali inclusi. Quello che in un primo tempo era pensato solo per informare i giovani, in seguito, come fosse ovvio, è stato accettato come possibilità generale.

Sortì effetti simili anche la «Sexkoffer» (valigia del sesso) curata dal governo austriaco. Film a sfondo sessuale e pornografici divennero una realtà, sino al punto da essere proiettati anche nei cinema delle stazioni. Ricordo ancora come un giorno, andando per Ratisbona, vidi che attendeva di fronte a un grande cinema una massa di persone come sino ad allora si era vista solo in tempo di guerra quando si sperava in qualche distribuzione straordinaria. Mi è rimasto anche impresso nella memoria quando il Venerdì Santo del 1970 arrivai in città e vidi tutte le colonnine della pubblicità tappezzate di manifesti pubblicitari che presentavano in grande formato due persone completamente nude abbracciate strettamente.

Tra le libertà che la Rivoluzione del 1968 voleva conquistare c’era anche la completa libertà sessuale, che non tollerava più alcuna norma. La propensione alla violenza che caratterizzò quegli anni è strettamente legata a questo collasso spirituale. In effetti negli aerei non fu più consentita la proiezione di film a sfondo sessuale, giacché nella piccola comunità di passeggeri scoppiava la violenza. Poiché anche gli eccessi nel vestire provocavano aggressività, i presidi cercarono di introdurre un abbigliamento scolastico che potesse consentire un clima di studio.

Della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente. Quantomeno per i giovani nella Chiesa, ma non solo per loro, questo fu per molti versi un tempo molto difficile. Mi sono sempre chiesto come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accettarlo con tutte le sue conseguenze. Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato clericale furono una conseguenza di tutti questi processi.

2. Indipendentemente da questo sviluppo, nello stesso periodo si è verificato un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società. Cerco di delineare molto brevemente lo svolgimento di questa dinamica. Sino al Vaticano II la teologia morale cattolica veniva largamente fondata giusnaturalisticamente, mentre la Sacra Scrittura veniva addotta solo come sfondo o a supporto. Nella lotta ingaggiata dal Concilio per una nuova comprensione della Rivelazione, l’opzione giusnaturalistica venne quasi completamente abbandonata e si esigette una teologia morale completamente fondata sulla Bibbia. Ricordo ancora come la Facoltà dei gesuiti di Francoforte preparò un giovane padre molto dotato (Bruno Schüller) per l’elaborazione di una morale completamente fondata sulla Scrittura. La bella dissertazione di padre Schüller mostra il primo passo dell’elaborazione di una morale fondata sulla Scrittura. Padre Schüller venne poi mandato negli Stati Uniti d’America per proseguire gli studi e tornò con la consapevolezza che non era possibile elaborare sistematicamente una morale solo a partire dalla Bibbia. Egli tentò successivamente di elaborare una teologia morale che procedesse in modo più pragmatico, senza però con ciò riuscire a fornire una risposta alla crisi della morale.

Infine si affermò ampiamente la tesi per cui la morale dovesse essere definita solo in base agli scopi dell’agire umano. Il vecchio adagio «il fine giustifica i mezzi» non veniva ribadito in questa forma così rozza, e tuttavia la concezione che esso esprimeva era divenuta decisiva. Perciò non poteva esserci nemmeno qualcosa di assolutamente buono né tantomeno qualcosa di sempre malvagio, ma solo valutazioni relative. Non c’era più il bene, ma solo ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio.

Sul finire degli anni ’80 e negli anni ’90 la crisi dei fondamenti e della presentazione della morale cattolica raggiunse forme drammatiche. Il 5 gennaio 1989 fu pubblicata la «Dichiarazione di Colonia» firmata da 15 professori di teologia cattolici che si concentrava su diversi punti critici del rapporto fra magistero episcopale e compito della teologia. Questo testo, che inizialmente non andava oltre il livello consueto delle rimostranze, crebbe tuttavia molto velocemente sino a trasformarsi in grido di protesta contro il magistero della Chiesa, raccogliendo in modo ben visibile e udibile il potenziale di opposizione che in tutto il mondo andava montando contro gli attesi testi magisteriali di Giovanni Paolo II (cfr. D. Mieth, Kölner Erklärung, LThK, VI3,196).

Papa Giovanni Paolo II, che conosceva molto bene la situazione della teologia morale e la seguiva con attenzione, dispose che s’iniziasse a lavorare a un’enciclica che potesse rimettere a posto queste cose. Fu pubblicata con il titolo Veritatis splendor il 6 agosto 1993 suscitando violente reazioni contrarie da parte dei teologi morali. In precedenza già c’era stato il Catechismo della Chiesa cattolica che aveva sistematicamente esposto in maniera convincente la morale insegnata dalla Chiesa.

Non posso dimenticare che Franz Böckle - allora fra i principali teologi morali di lingua tedesca, che dopo essere stato nominato professore emerito si era ritirato nella sua patria svizzera -, in vista delle possibili decisioni di Veritatis splendor, dichiarò che se l’Enciclica avesse deciso che ci sono azioni che sempre e in ogni circostanza vanno considerate malvagie, contro questo egli avrebbe alzato la sua voce con tutta la forza che aveva. Il buon Dio gli risparmiò la realizzazione del suo proposito; Böckle morì l’8 luglio 1991. L’Enciclica fu pubblicata il 6 agosto 1993 e in effetti conteneva l’affermazione che ci sono azioni che non possono mai diventare buone. Il Papa era pienamente consapevole del peso di quella decisione in quel momento e, proprio per questa parte del suo scritto, aveva consultato ancora una volta esperti di assoluto livello che di per sé non avevano partecipato alla redazione dell’Enciclica. Non ci poteva e non ci doveva essere alcun dubbio che la morale fondata sul principio del bilanciamento di beni deve rispettare un ultimo limite. Ci sono beni che sono indisponibili. Ci sono valori che non è mai lecito sacrificare in nome di un valore ancora più alto e che stanno al di sopra anche della conservazione della vita fisica. Dio è di più anche della sopravvivenza fisica. Una vita che fosse acquistata a prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un’ultima menzogna, è una nonvita. Il martirio è una categoria fondamentale dell’esistenza cristiana. Che esso in fondo, nella teoria sostenuta da Böckle e da molti altri, non sia più moralmente necessario, mostra che qui ne va dell’essenza stessa del cristianesimo.

Nella teologia morale, nel frattempo, era peraltro divenuta pressante un’altra questione: si era ampiamente affermata la tesi che al magistero della Chiesa spetti la competenza ultima e definitiva («infallibilità») solo sulle questioni di fede, mentre le questioni della morale non potrebbero divenire oggetto di decisioni infallibili del magistero ecclesiale. In questa tesi c’è senz’altro qualcosa di giusto che merita di essere ulteriormente discusso e approfondito. E tuttavia c’è un minimum morale che è inscindibilmente connesso con la decisione fondamentale di fede e che deve essere difeso, se non si vuole ridurre la fede a una teoria e si riconosce, al contrario, la pretesa che essa avanza rispetto alla vita concreta. Da tutto ciò emerge come sia messa radicalmente in discussione l’autorità della Chiesa in campo morale. Chi in quest’ambito nega alla Chiesa un’ultima competenza dottrinale, la costringe al silenzio proprio dove è in gioco il confine fra verità e menzogna.

Indipendentemente da tale questione, in ampi settori della teologia morale si sviluppò la tesi che la Chiesa non abbia né possa avere una propria morale. Nell’affermare questo si sottolinea come tutte le affermazioni morali avrebbero degli equivalenti anche nelle altre religioni e che dunque non potrebbe esistere un proprium cristiano. Ma alla questione del proprium di una morale biblica, non si risponde affermando che, per ogni singola frase, si può trovare da qualche parte un’equivalente in altre religioni. È invece l’insieme della morale biblica che come tale è nuovo e diverso rispetto alle singole parti. La peculiarità dell’insegnamento morale della Sacra Scrittura risiede ultimamente nel suo ancoraggio all’immagine di Dio, nella fede nell’unico Dio che si è mostrato in Gesù Cristo e che ha vissuto come uomo. Il Decalogo è un’applicazione alla vita umana della fede biblica in Dio. Immagine di Dio e morale vanno in­sieme e producono così quello che è specificamente nuovo dell’atteggiamento cristiano verso il mondo e la vita umana. Del resto, sin dall’inizio il cristianesimo è stato descritto con la parola hodòs. La fede è un cammino, un modo di vivere. Nella Chiesa antica, rispetto a una cultura sempre più depravata, fu istituito il catecumenato come spazio di esistenza nel quale quel che era specifico e nuovo del modo di vivere cristiano veniva insegnato e anche salvaguardato rispetto al modo di vivere comune. Penso che anche oggi sia necessario qualcosa di simile a comunità catecumenali affinché la vita cristiana possa affermarsi nella sua peculiarità.

II
Prime reazioni ecclesiali

1. Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale, da lungo tempo preparato e che è in corso, negli anni ’60, come ho cercato di mostrare, ha conosciuto una radicalità come mai c’era stata prima di allora. Questa dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa in materia morale doveva necessariamente ripercuotersi anche nei diversi spazi di vita della Chiesa. Nell’ambito dell’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, interessa soprattutto la questione della vita sacerdotale e inoltre quella dei seminari. Riguardo al problema della preparazione al ministero sacerdotale nei seminari, si constata in effetti un ampio collasso della forma vigente sino a quel momento di questa preparazione.

In diversi seminari si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari. In un seminario nella Germania meridionale i candidati al sacerdozio e i candidati all’ufficio laicale di referente pastorale vivevano insieme. Durante i pasti comuni, i seminaristi stavano insieme ai referenti pastorali coniugati in parte accompagnati da moglie e figlio e in qualche caso dalle loro fidanzate. Il clima nel seminario non poteva aiutare la formazione sacerdotale. La Santa Sede sapeva di questi problemi, senza esserne informata nel dettaglio. Come primo passo fu disposta una Visita apostolica nei seminari degli Stati Uniti.

Poiché dopo il Concilio Vaticano II erano stati cambiati pure i criteri per la scelta e la nomina dei vescovi, anche il rapporto dei vescovi con i loro seminari era differente. Come criterio per la nomina di nuovi vescovi valeva ora soprattutto la loro «conciliarità», potendo intendersi naturalmente con questo termine le cose più diverse. In molte parti della Chiesa, il sentire conciliare venne di fatto inteso come un atteggiamento cri­ico o negativo nei confronti della tradizione vigente fino a quel momento, che ora doveva essere sostituita da un nuovo rapporto, radicalmente aperto, con il mondo. Un vescovo, che in precedenza era stato rettore, aveva mostrato ai seminaristi film pornografici, presumibilmente con l’intento di renderli in tal modo capaci di resistere contro un comportamento contrario alla fede. Vi furono singoli vescovi - e non solo negli Stati Uniti d’America - che rifiutarono la tradizione cattolica nel suo complesso mirando nelle loro diocesi a sviluppare una specie di nuova, moderna «cattolicità». Forse vale la pena accennare al fatto che, in non pochi seminari, studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano considerati non idonei al sacerdozio. I miei libri venivano nascosti come letteratura dannosa e venivano per così dire letti sottobanco.

La Visita che seguì non portò nuove informazioni, perché evidentemente diverse forze si erano coalizzate al fine di occultare la situazione reale. Venne disposta una seconda Visita che portò assai più informazioni, ma nel complesso non ebbe conseguenze. Ciononostante, a partire dagli anni ’70, la situazione nei seminari in generale si è consolidata. E tuttavia solo sporadicamente si è verificato un rafforzamento delle vocazioni, perché nel complesso la situazione si era sviluppata diversamente.

2. La questione della pedofilia è, per quanto ricordi, divenuta scottante solo nella seconda metà degli anni ’80. Negli Stati Uniti nel frattempo era già cresciuta, divenendo un problema pubblico. Così i vescovi chiesero aiuto a Roma perché il diritto canonico, così come fissato nel Nuovo Codice, non appariva sufficiente per adottare le misure necessarie. In un primo momento Roma e i canonisti romani ebbero delle difficoltà con questa richiesta; a loro avviso, per ottenere purificazione e chiarimento sarebbe dovuta bastare la sospensione temporanea dal ministero sacerdotale. Questo non poteva essere accettato dai vescovi americani perché in questo modo i sacerdoti restavano al servizio del vescovo venendo così ritenuti come figure direttamente a lui legate. Un rinnovamento e un approfondimento del diritto penale, intenzionalmente costruito in modo blando nel Nuovo Codice, poté farsi strada solo lentamente.

A questo si aggiunse un problema di fondo che riguardava la concezione del diritto penale. Ormai era considerato «conciliare» solo il così detto «garantismo». Significa che dovevano essere garantiti soprattutto i diritti degli accusati e questo fino al punto da escludere di fatto una condanna. Come contrappeso alla possibilità spesso insufficiente di difendersi da parte di teologi accusati, il loro diritto alla difesa venne talmente esteso nel senso del garantismo che le condanne divennero quasi impossibili.

Mi sia consentito a questo punto un breve excursus. Di fronte all’estensione delle colpe di pedofilia, viene in mente una parola di Gesù che dice: «Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare» (Mc 9,42). Nel suo significato originario questa parola non parla dell’adescamento di bambini a scopo sessuale. Il termine «i piccoli» nel linguaggio di Gesù designa i credenti semplici, che potrebbero essere scossi nella loro fede dalla superbia intellettuale di quelli che si credono intelligenti. Gesù qui allora protegge il bene della fede con una perentoria minaccia di pena per coloro che le recano offesa. Il moderno utilizzo di quelle parole in sé non è sbagliato, ma non deve occultare il loro senso originario. In esso, contro ogni garantismo, viene chiaramente in luce che è importante e abbisogna di garanzia non solo il diritto dell’accusato. Sono altrettanto importanti beni preziosi come la fede. Un diritto canonico equilibrato, che corrisponda al messaggio di Gesù nella sua interezza, non deve dunque essere garantista solo a favore dell’accusato, il cui rispetto è un bene protetto dalla legge. Deve proteg­gere anche la fede, che del pari è un bene importante protetto dalla legge. Un diritto canonico costruito nel modo giusto deve dunque contenere una duplice garanzia: protezione giuridica dell’accusato e protezione giuridica del bene che è in gioco. Quando oggi si espone questa concezione in sé chiara, in genere ci si scontra con sordità e indifferenza sulla questione della protezione giuridica della fede. Nella coscienza giuridica comune la fede non sembra più avere il rango di un bene da proteggere. È una situazione preoccupante, sulla quale i pastori della Chiesa devo­no riflettere e considerare seriamente.

Ai brevi accenni sulla situazione della formazione sacerdotale al mo­mento del deflagrare pubblico della crisi, vorrei ora aggiungere alcune indicazioni sull’evoluzione del diritto canonico in questa questione. In sé, per i delitti commessi dai sacerdoti è responsabile la Congregazione per il clero. Poiché tuttavia in essa il garantismo allora dominava am­piamente la situazione, concordammo con papa Giovanni Paolo II sull’opportunità di attribuire la competenza su questi delitti alla Con­gregazione per la Dottrina della Fede, con la titolatura «Delicta maiora contra fidem». Con questa attribuzione diveniva possibile anche la pena massima, vale a dire la riduzione allo stato laicale, che invece non sa­rebbe stata comminabile con altre titolature giuridiche. Non si trattava di un escamotage per poter comminare la pena massima, ma una con­seguenza del peso della fede per la Chiesa. In effetti è importante tener presente che, in simili colpe di chierici, ultimamente viene danneggiata la fede: solo dove la fede non determina più l’agire degli uomini sono possibili tali delitti. La gravità della pena presuppone tuttavia anche una chiara prova del delitto commesso: è il contenuto del garantismo che rimane in vigore. In altri termini: per poter legittimamente comminare la pena massima è necessario un vero processo penale. E tuttavia, in questo modo si chiedeva troppo sia alle diocesi che alla Santa Sede. E così stabilimmo una forma minima di processo penale e lasciammo aperta la possibilità che la stessa Santa Sede avocasse a sé il processo nel caso che la diocesi o la metropolia non fossero in grado di svolgerlo. In ogni caso il processo doveva essere verificato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per garantire i diritti dell’accusato. Alla fine, però, nella Feria IV (vale a dire la riunione di tutti i membri della Congrega­zione), creammo un’istanza d’appello, per avere anche la possibilità di un ricorso contro il processo. Poiché tutto questo in realtà andava al di là delle forze della Congregazione per la Dottrina della Fede e si verificavano dei ritardi che invece, a motivo della materia, dovevano essere evi­tati, papa Francesco ha intrapreso ulteriori riforme.

III
Alcune prospettive

1. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo creare un’altra Chiesa affinché le cose possano aggiustarsi? Questo esperimento già è stato fatto ed è già falli­to. Solo l’amore e l’obbedienza a nostro Signore Gesù Cristo possono in­dicarci la via giusta. Proviamo perciò innanzitutto a comprendere in modo nuovo e in profondità cosa il Signore abbia voluto e voglia da noi.

In primo luogo direi che, se volessimo veramente sintetizzare al massi­mo il contenuto della fede fondata nella Bibbia, potremmo dire: il Signo­re ha iniziato con noi una storia d’amore e vuole riassumere in essa l’intera creazione. L’antidoto al male che minaccia noi e il mondo intero ultimamente non può che consistere nel fatto che ci abbandoniamo a questo amore. Questo è il vero antidoto al male. La forza del male nasce dal nostro rifiuto dell’amore a Dio. È redento chi si affida all’amore di Dio. Il nostro non essere redenti poggia sull’incapacità di amare Dio. Imparare ad amare Dio è dunque la strada per la redenzione degli uo­mini.

Se ora proviamo a svolgere un po’ più ampiamente questo contenuto es­senziale della Rivelazione di Dio, potremmo dire: il primo fondamentale dono che la fede ci offre consiste nella certezza che Dio esiste. Un mon­do senza Dio non può essere altro che un mondo senza senso. Infatti, da dove proviene tutto quello che è? In ogni caso sarebbe privo di un fondamento spirituale. In qualche modo ci sarebbe e basta, e sarebbe privo di qualsiasi fine e di qualsiasi senso. Non vi sarebbero più criteri del bene e del male. Dunque avrebbe valore unicamente ciò che è più forte. Il potere diviene allora l’unico principio. La verità non conta, anzi in realtà non esiste. Solo se le cose hanno un fondamento spirituale, so­lo se sono volute e pensate - solo se c’è un Dio creatore che è buono e vuole il bene - anche la vita dell’uomo può avere un senso.

Che Dio ci sia come creatore e misura di tutte le cose, è innanzitutto un’esigenza originaria. Ma un Dio che non si manifestasse affatto, che non si facesse riconoscere, resterebbe un’ipotesi e perciò non potrebbe determinare la forma della nostra vita. Affinché Dio sia realmente Dio nella creazione consapevole, dobbiamo attenderci che egli si manifesti in una qualche forma. Egli lo ha fatto in molti modi, e in modo decisivo nella chiamata che fu rivolta ad Abramo e diede all’uomo quell’orientamento, nella ricerca di Dio, che supera ogni attesa: Dio di­viene creatura egli stesso, parla a noi uomini come uomo.

Così finalmente la frase «Dio è» diviene davvero una lieta novella, pro­prio perché è più che conoscenza, perché genera amore ed è amore. Rendere gli uomini nuovamente consapevoli di questo, rappresenta il primo e fondamentale compito che il Signore ci assegna.

Una società nella quale Dio è assente - una società che non lo conosce più e lo tratta come se non esistesse - è una società che perde il suo cri­terio. Nel nostro tempo è stato coniato il motto della «morte di Dio». Quando in una società Dio muore, essa diviene libera, ci è stato assicurato. In verità, la morte di Dio in una società significa anche la fine della sua libertà, perché muore il senso che offre orientamento. E perché vie­ne meno il criterio che ci indica la direzione insegnandoci a distinguere il bene dal male. La società occidentale è una società nella quale Dio nella sfera pubblica è assente e per la quale non ha più nulla da dire. E per questo è una società nella quale si perde sempre più il criterio e la misura dell’umano. In alcuni punti, allora, a volte diviene improvvisa­mente percepibile che è divenuto addirittura ovvio quel che è male e che distrugge l’uomo. È il caso della pedofilia. Teorizzata ancora non troppo tempo fa come del tutto giusta, essa si è diffusa sempre più. E ora, scossi e scandalizzati, riconosciamo che sui nostri bambini e giovani si commet­tono cose che rischiano di distruggerli. Che questo potesse diffondersi anche nella Chiesa e tra i sacerdoti deve scuoterci e scandalizzarci in misura particolare.

Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere? In ultima analisi il motivo sta nell’assenza di Dio. Anche noi cristiani e
sacerdoti preferiamo non parlare di Dio, perché è un discorso che non sembra avere utilità pratica. Dopo gli sconvolgimenti della Seconda guerra mondiale, in Germania avevamo adottato la nostra Costituzione dichiarandoci esplicitamente responsabili davanti a Dio come criterio guida. Mezzo secolo dopo non era più possibile, nella Costituzione euro­pea, assumere la responsabilità di fronte a Dio come criterio di misura. Dio viene visto come affare di partito di un piccolo gruppo e non può più essere assunto come criterio di misura della comunità nel suo complesso. In questa decisione si rispecchia la situazione dell’Occidente, nel quale Dio è divenuto fatto privato di una minoranza.

Il primo compito che deve scaturire dagli sconvolgimenti morali del no­stro tempo consiste nell’iniziare di nuovo noi stessi a vivere di Dio, rivol­ti a lui e in obbedienza a lui. Soprattutto dobbiamo noi stessi di nuovo imparare a riconoscere Dio come fondamento della nostra vita e non ac­cantonarlo come fosse una parola vuota qualsiasi. Mi resta impresso il monito che il grande teologo Hans Urs von Balthasar vergò una volta su uno dei suoi biglietti: «Il Dio trino, Padre, Figlio e Spirito Santo: non presupporlo ma anteporlo!». In effetti, anche nella teologia, spesso Dio viene presupposto come fosse un’ovvietà, ma concretamente di lui non ci si occupa. Il tema «Dio» appare così irreale, così lontano dalle cose che ci occupano. E tuttavia cambia tutto se Dio non lo si presuppone, ma lo si antepone. Se non lo si lascia in qualche modo sullo sfondo ma lo si riconosce come centro del nostro pensare, parlare e agire.

2. Dio è divenuto uomo per noi. La creatura uomo gli sta talmente a cuore che egli si è unito a essa entrando concretamente nella storia. Parla con noi, vive con noi, soffre con noi e per noi ha preso su di sé la morte. Di questo certo parliamo diffusamente nella teologia con un linguaggio e con concetti dotti. Ma proprio così nasce il pericolo che ci facciamo si­gnori della fede, invece di lasciarci rinnovare e dominare dalla fede.

Consideriamo questo riflettendo su un punto centrale, la celebrazione della Santa Eucaristia. Il nostro rapporto con l’Eucaristia non può che destare preoccupazione. A ragione il Vaticano II intese mettere di nuovo al centro della vita cristiana e dell’esistenza della Chiesa questo sacra­mento della presenza del corpo e del sangue di Cristo, della presenza della sua persona, della sua passione, morte e risurrezione. In parte questa cosa è realmente avvenuta e per questo vogliamo di cuore ringraziare il Signore.

Ma largamente dominante è un altro atteggiamento: non domina un nuovo profondo rispetto di fronte alla presenza della morte e risurrezio­ne di Cristo, ma un modo di trattare con lui che distrugge la grandezza del mistero. La calante partecipazione alla celebrazione domenicale dell’Eucaristia mostra quanto poco noi cristiani di oggi siamo in grado di valutare la grandezza del dono che consiste nella Sua presenza reale. L’Eucaristia è declassata a gesto cerimoniale quando si considera ovvio che le buone maniere esigano che sia distribuita a tutti gli invitati a ra­gione della loro appartenenza al parentado, in occasione di feste familia­ri o eventi come matrimoni e funerali. L’ovvietà con la quale in alcuni luoghi i presenti, semplicemente perché tali, ricevono il Santissimo Sa­cramento mostra come nella Comunione si veda ormai solo un gesto cerimoniale. Se riflettiamo sul da farsi, è chiaro che non abbiamo bisogno di un’altra Chiesa inventata da noi. Quel che è necessario è invece il rinnovamento della fede nella realtà di Gesù Cristo donata a noi nel Sacramento.

Nei colloqui con le vittime della pedofilia sono divenuto consapevole con sempre maggiore forza di questa necessità. Una giovane ragazza che serviva all’altare come chierichetta mi ha raccontato che il vicario parrocchiale, che era suo superiore visto che lei era chierichetta, introduceva l’abuso sessuale che compiva su di lei con queste parole: «Questo è il mio corpo che è dato per te». È evidente che quella ragazza non può più ascoltare le parole della consacrazione senza provare terribilmente su di sé tutta la sofferenza dell’abuso subìto. Sì, dobbiamo urgentemen­te implorare il perdono del Signore e soprattutto supplicarlo e pregarlo di insegnare a noi tutti a comprendere nuovamente la grandezza della sua passione, del suo sacrificio. E dobbiamo fare di tutto per proteggere dall’abuso il dono della Santa Eucaristia.

3. Ed ecco infine il mistero della Chiesa. Restano impresse nella memoria le parole con cui ormai quasi cento anni fa Romano Guardini esprimeva la gioiosa speranza che allora si affermava in lui e in molti altri: «Un evento di incalcolabile portata è iniziato: La Chiesa si risveglia nelle anime». Con questo intendeva dire che la Chiesa non era più, come prima, semplicemente un apparato che ci si presenta dal di fuori, vissu­ta e percepita come una specie di ufficio, ma che iniziava ad essere sen­tita viva nei cuori stessi: non come qualcosa di esteriore ma che ci toc­cava dal di dentro. Circa mezzo secolo dopo, riflettendo di nuovo su quel processo e guardando a cosa era appena accaduto, fui tentato di capo­volgere la frase: «La Chiesa muore nelle anime». In effetti oggi la Chiesa viene in gran parte vista solo come una specie di apparato politico. Di fatto, di
essa si parla solo utilizzando categorie politiche e questo vale persino per dei vescovi che formulano la loro idea sulla Chiesa di domani in larga misura quasi esclusivamente in termini politici. La crisi cau­sata da molti casi di abuso ad opera di sacerdoti spinge a considerare la Chiesa addirittura come qualcosa di malriuscito che dobbiamo decisa­mente prendere in mano noi stessi e formare in modo nuovo. Ma una Chiesa fatta da noi non può rappresentare alcuna speranza.

Gesù stesso ha paragonato la Chiesa a una rete da pesca nella quale stanno pesci buoni e cattivi, essendo Dio stesso colui che alla fine dovrà separare gli uni dagli altri. Accanto c’è la parabola della Chiesa come un campo sul quale cresce il buon grano che Dio stesso ha seminato, ma anche la zizzania che un «nemico» di nascosto ha seminato in mezzo al grano. In effetti, la zizzania nel campo di Dio, la Chiesa, salta all’occhio per la sua quantità e anche i pesci cattivi nella rete mostrano la loro forza. Ma il campo resta comunque campo di Dio e la rete rimane rete da pesca di Dio. E in tutti i tempi c’è e ci saranno non solo la zizzania e i pesci cattivi ma anche la semina di Dio e i pesci buoni. Annunciare in egual misura entrambe con forza non è falsa apologetica, ma un servizio necessario reso alla verità.

In quest’ambito è necessario rimandare a un importante testo della Apocalisse di San Giovanni. Qui il diavolo è chiamato accusatore che accusa i nostri fratelli dinanzi a Dio giorno e notte (Ap 12, 10). In questo modo l’Apocalisse riprende un pensiero che sta al centro del racconto che fa da cornice al libro di Giobbe (Gb 1 e 2, 10; 42, 7-16). Qui si narra che il diavolo tenta di screditare la rettitudine e l’integrità di Giobbe co­me puramente esteriori e superficiali. Si tratta proprio di quello di cui parla l’Apocalisse: il diavolo vuole dimostrare che non ci sono uomini giusti; che tutta la giustizia degli uomini è solo una rappresentazione esteriore. Che se la si potesse saggiare di più, ben presto l’apparenza della giustizia svanirebbe. Il racconto inizia con una disputa fra Dio e il diavolo in cui Dio indicava in Giobbe un vero giusto. Ora sarà dunque lui il banco di prova per stabilire chi ha ragione. «Togligli quanto possie­de - argomenta il diavolo - e vedrai che nulla resterà della sua devozio­ne». Dio gli permette questo tentativo dal quale Giobbe esce in modo po­sitivo. Ma il diavolo continua e dice: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia» (Gb 2, 4s). Così Dio concede al diavolo una seconda possibilità. Gli è permesso anche di stendere la mano su Giobbe. Unicamente gli è precluso ucci­derlo. Per i cristiani è chiaro che quel Giobbe che per tutta l’umanità esemplarmente sta di fronte a Dio è Gesù Cristo. Nell’Apocalisse, il dramma dell’uomo è rappresentato in tutta la sua ampiezza. Al Dio creatore si contrappone il diavolo che scredita l’intera creazione e l’intera umanità. Egli si rivolge non solo a Dio ma soprattutto agli uo­mini dicendo: «Ma guardate cosa ha fatto questo Dio. Apparentemente una creazione buona. In realtà nel suo complesso è piena di miseria e di schifo». Il denigrare la creazione in realtà è un denigrare Dio. Il diavolo vuole dimostrare che Dio stesso non è buono e vuole allontanarci da lui.

L’attualità di quel che dice l’Apocalisse è lampante. L’accusa contro Dio oggi si concentra soprattutto nello screditare la sua Chiesa nel suo complesso e così nell’allontanarci da essa. L’idea di una Chiesa migliore creata da noi stessi è in verità una proposta del diavolo con la quale vuole allontanarci dal Dio vivo, servendosi di una logica menzognera nella quale caschiamo sin troppo facilmente. No, anche oggi la Chiesa non consiste solo di pesci cattivi e di zizzania. La Chiesa di Dio c’è an­che oggi, e proprio anche oggi essa è lo strumento con il quale Dio ci salva. È molto importante contrapporre alle menzogne e alle mezze verità del diavolo tutta la verità: sì, il peccato e il male nella Chiesa ci sono. Ma anche oggi c’è pure la Chiesa santa che è indistruttibile. Anche oggi ci sono molti uomini che umilmente credono, soffrono e amano e nei quali si mostra a noi il vero Dio, il Dio che ama. Anche oggi Dio ha i suoi testimoni («martyres») nel mondo. Dobbiamo solo essere vigili per vederli e ascoltarli.

Il termine martire è tratto dal diritto processuale. Nel processo contro il diavolo, Gesù Cristo è il primo e autentico testimone di Dio, il primo martire, al quale da allora innumerevoli ne sono seguiti. La Chiesa di oggi è come non mai una Chiesa di martiri e così testimone del Dio vivente. Se con cuore vigile ci guardiamo intorno e siamo in ascolto, ovunque, fra le persone semplici ma anche nelle alte gerarchie della Chiesa, possiamo trovare testimoni che con la loro vita e la loro soffe­renza si impegnano per Dio. È pigrizia del cuore non volere accorgersi di loro. Fra i compiti grandi e fondamentali del nostro annuncio c’è, nel limite delle nostre possibilità, il creare spazi di vita per la fede, e soprat­tutto il trovarli e il riconoscerli.

Vivo in una casa nella quale una piccola comunità di persone scopre di continuo, nella quotidianità, testimoni così del Dio vivo, indicandoli an­che a me con letizia. Vedere e trovare la Chiesa viva è un compito meraviglioso che rafforza noi stessi e che sempre di nuovo ci fa essere lieti della fede.

Alla fine delle mie riflessioni vorrei ringraziare Papa Francesco per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata. Grazie, Santo Padre!


"RATZINGER SE LA PRENDE COL '68 CHE IO DETESTO DAL '68
Riccardo Riva:

https://www.facebook.com/groups/8991042 ... 0543968625

Diciamo che seguo assiduamente la politica dal '68. E in mezzo secolo non ho fatto altro che prendere lezioni dai sinistri. Che si entusiasmarono per Marcuse, per il Che e per le canne (e ancora raccogliamo i frutti di tanta demenza). Poi sostennero la primavera di Praga stroncata (more solito) dai carri armati dell'armata rossa, salvo successivamente iscriversi in massa al PCI. Poi, laureandosi con l'eskimo e il voto politico, si entusiasmarono per le lotte operaie (peccato che che l'unico strumento di lavoro proletario che usarono fu la chiave inglese, da impugnare durante le manifestazioni studentesche). Poi mi spiegarono che il salario è una variabile indipendente (concetto che io, da sporco borghese, non riuscii mai ad assimilare). Poi, simpatizzando in cuor loro per i terroristi, sostennero che i brigatisti rossi erano solo compagni che sbagliavano. Poi, visto che la lotta dura senza paura non portava da nessuna parte, rimasero abbagliati da Berlinguer (santo subito!) che li trascinò a marcire in mezzo al guado mentre cercavano una fantomatica terza via (nel frattempo cominciarono ad occupare tutto l'occupabile nella burocrazia, nella sQuola, nelle Università, in magistratura, negli enti pubblici, nei giornali e nelle tv. E ancora non si schiodano...). Poi, dopo esser rimasti muti dinanzi alle minacce che ci venivano dall'URSS di Brezhnev, si scoprirono pacifisti. Poi anche ecologggisti. Poi, cominciando ad invecchiare, dopo aver consolidato la loro presenza in tutti i posti di potere dello stato, con il crollo del muro di Berlino (le cui macerie dovevano cadere sulle loro zucche vuote), mandarono in soffitta il PCI e con una spregiudicata operazione trasformistica (e senza neanche un mea culpa) si inventarono il PDS e cominciarono a far danni nella stanza dei bottoni (dove entrarono grazie soprattutto alla complicità dei demmmocratici magggistrati). Poi si allearono coi vecchi nemici democristi dando vita ai DS e al PD. Poi ci spiegarono che i clandestini sono risorse e che occorre accoglierli a braccia aperte, specie se devoti muslim, e andarli a pescare anche sotto costa in Libia, e questo in piena sintonia con la Caritas pelosa e con Bergoglio. I sinistri, ora che il popolo non li vuol più sentire, e perciò gli è cascato sul cazzo, sbraitano contro i " populisti" dando loro dei sovranisti e dei fasssisti e fanno gli europeisti perbenino augurandosi che lo spread salga alle stelle (perché ritengono di poter tornare allo guida dello stato solo attraverso le disgrazie). Capite adesso perché i sinistri, che mi hanno rotto i coglioni per una vita, non li reggo più? Hanno detto e fatto tutto e il contrario di tutto, non ne hanno azzeccata mai una, ma imperterriti continuano a pontificare dai loro ipocriti pulpiti demmerda sfoggiando pure una prosopopea da impegnati intellò dessinistra frammista a un malcelato complesso di superiorità morale. Loro che se sò magnati pure le banche...
E mo bastaaa!"



Il '68 dei pedofili
Giulio Meotti
aprile2019

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 9709084142

Col suo saggio di ieri sulla pedofilia e il '68, Ratzinger ha tirato una bomba a mano contro l'edificio dei benpensanti. Sei anni fa, da bravo reazionario quale sono, pubblicai sul Foglio un lungo articolo intitolato “Il '68 dei pedofili”. Si va da Daniel Cohn-Bendit alle scuole tedesche che praticavano la pedofilia agli appelli sui giornaloni della sinistra francese. Il 26 gennaio 1977, in nome della “liberazione sessuale dei bambini”, Le Monde, bibbia della gauche, pubblicò una petizione per abbassare la maggiore età sessuale ai 12enni. Firmarono tutti, il poeta rosso Aragon, il semiologo Barthes, il filosofo marxista Althusser, gli psicoanalisti di grido Deleuze e Guattari, il fondatore di Medici senza frontiere Kouchner, Sartre e la sua compagna femminista de Beauvoir. Due anni dopo Libération definiva la pedofilia “una cultura volta a spezzare la tirannia borghese che fa dell’amante dei bambini un mostro da leggenda”. Poi c’è il caso del maître à penser Michel Foucault, sosteneva che il bambino è “un seduttore” che cerca il rapporto sessuale con l’adulto. In America Alfred Kinsey, il “padre della rivoluzione sessuale”, sdoganò i “contatti nell’età prepubere con maschi adulti”. In Germania la rivista Konkret, che andava forte tra gli intellettuali di sinistra, negli anni Settanta e Ottanta pubblicò bambine nude con riferimenti sessuali. La dirigeva Klaus Rainer Röhl, il compagno di Ulrike Meinhof. Dice niente questo nome? La famosa banda Baader-Meinhof. Per questo il saggio di Ratzinger deve essere il più possibile tenuto basso. Meglio tornare a parlare di misericordia e migranti.


Stefano Fusar Poli
Ieri purtroppo mi è toccato discutere su questo tema. Nessuno mette in dubbio che il ‘68 sia stato, sotto molti punti di vista, l’inizio della fine della nostra società. Il punto, il falso storico, sta nel tentare di far intendere che la corruzione secolare abbia, dopo quel momento, permeato anche la chiesa e da lì sia partito il fenomeno dei preti pedofili. Il fatto che in preti si ingroppano i ragazzini e’ una cosa storicamente indipendente dal ‘68. Così come è indipendente dal ‘68 il fatto che Chiesa Nostra abbia messo piedi una procedura standard di insabbiamento che nei secoli ha fornito il mefitico alimento a certe pratiche sataniche. Che poi i comunisti siamo feccia è un altro tema

Vincenzo Fiorentini
Due commenti. Uno: ti piace vincere facile; la lista di intellettuali che hai fatto è una galleria di orrori quasi grottesca. Due: quite aside from Ratz e le origini della pedofilia 2.0 moderna, noto che raramente si osserva che l'incidenza di molestie sessuali in ambiente ecclesiastico (orrende e ingiustificabili, ovviamente, sui minori) hanno un'incidenza percentualmente molto minore della media tra la popolazione generale. Uno si aspetterebbe, certo, di meglio da sant'uomini come i religiosi dovrebbero essere. Ma il male sta dappertutto.



Michel Foucault
https://it.wikipedia.org/wiki/La_legge_del_pudore
La legge del pudore è la trascrizione di una conversazione alla radio, avvenuta nel 1978 a Parigi, tra il filosofo Michel Foucault, lo scrittore/attore/avvocato Jean Danet e il romanziere/attivista a favore degli omosessuali Guy Hocquenghem, concernente l'abolizione della legge sull'età del consenso in Francia.
L'argomento fu sollevato da una riforma del Codice penale francese, allora in dibattito al Parlamento. Nel 1977, numerosi intellettuali francesi – compresi Foucault, Danet e Hocquenghem – hanno sottoscritto una petizione indirizzata al Parlamento, schierandosi a favore della depenalizzazione di qualsiasi rapporto consenziente tra adulti e minori di 15 anni (l'età del consenso in Francia).



Il «Manifesto in difesa della pedofilia» fu firmato a suo tempo da Jean-Paul Sartre, Simone De Beauvoir, Michel Focault e Jack Lang
28/03/2014

https://www.italiaoggi.it/archivio/il-m ... ir-1875963

Recentemente, il Daily Mail ha mosso una serie di accuse contro importanti esponenti laburisti colpevoli di complicità politica verso una lobby della pedofilia in Inghilterra. La Svizzera, paese solido e concreto, dopo molti mesi di dibattiti sul tema, ha deciso di fare un referendum di iniziativa popolare («Affinché i pedofili non lavorino più con i fanciulli»), che va a rafforzare la legge attuale, nel solco di quella del 2008 che prevedeva l'imprescrittibilità dei reati sessuali contro i bambini. Anche qui, secondo l'ala libertaria di sinistra, questa legge violerebbe il principio della «proporzionalità», aspetto centrale dello Stato di diritto svizzero. L'amico Paolo Bernasconi, già Procuratore Pubblico e oggi avvocato, li ha così liquidati «da un lato all'autore di reati sessuali viene impedito di lavorare con i bambini (sanzione circoscritta), dall'altro la legge garantisce la sicurezza dei fanciulli». Aggiungo banalmente io, lo Stato deve proteggere i più deboli, e nessuno merita più protezione dei nostri bambini.

Ricordo quegli anni tumultuosi post '68, quelli in cui si ruppe per sempre il mio rapporto, già tenue, con le varie Sinistre occidentali. Avvenne, tra gli altri, anche sul tema della pedofilia, un «marcatore» (o segnale debole) che considero tipico delle società autoritarie, sia quelle clericali che quelle libertarie, due facce dallo stesso orrendo ghigno, quando si occupano di fanciulli.

Qualche anno fa la celebre Laurie Goodstein (nomen omen) costruì sul New York Times (NYT) un «pacchetto» di accuse (coinvolgendo personalmente Ratzinger e Bertone) contro i preti cattolici pedofili, vuoi per colpevolizzare il celibato, vuoi per «scucire» quattrini alla Chiesa. Intendiamoci era un «pacchetto» ineccepibile e giustamente i singoli colpevoli vennero condannati con durezza e col massimo dell'ignominia. Peccato che come giornalista si fosse dimenticata di consultare anche gli archivi del Jay College della NY University (qualche blocco di distanza dalla sede del NYT), il massimo contenitore di dati statistici (1950-2012) sulla pedofilia negli Stati Uniti. Avrebbe saputo che «i casi di pedofilia nelle chiese protestanti e in quelle laiche delle élite Wasp sono 6 (sei) volte superiori a quelli riscontrati nella Chiesa cattolica americana».

L'ineffabile Laurie Goldstein dimenticò poi di citare e documentarsi sull'orrendo '68. Era facile, doveva semplicemente leggere i numeri di Libèration: qui avrebbe trovato un giovane Daniel Cohn-Bendit che, mentre pontificava sul nostro meraviglioso futuro di libertà, nei ritagli di tempo descriveva compiaciuto i «toccamenti» di bambini di un asilo alternativo (asilo). Poi troverà il «Manifesto in difesa della pedofilia» con i nomi in calce del miglior ciarpame della Sinistra europea: Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault e, rieccoli, Jack Lang e DCB, cinque degni di diventare Immortali. Per chi fosse interessato, al di là della Manica, troverebbe nei mitici anni '70, quelli delle famose Utopie libertarie anglosassoni, una certa PIE (Paedophile Information Exchange), una setta legata ai Labour (National Council for Civil Liberties) che aveva l'obiettivo (tenetevi forte) di “permettere legalmente a un adulto di avere rapporti sessuali con bambini consenzienti di 10 anni (sic!). Quel consenzienti è la tipica chicca del politicamente corretto. E anche nel secondo millennio i pedofili colti non mollano, pochi mesi fa Jürgen Trittin, leader dei Verdi tedeschi, ha esaltato il suo manifesto pedofilo anni '80. Fortunatamente due celebri professori Franz Walter e Stephan Klecha dalle colonne del FAZ lo hanno zittito. Ciò che trovo insopportabile in questi nazi-impotenti è che costoro considerino tutti noi ancora dei liceali idioti che credono alle loro ridicolaggini pedofile su Socrate, Alcibiade, e i falsi miti greci.

Comunque grazie popolo svizzero per sollevare problemi politici veri, fortunati voi, svizzeri, che avete l'istituto del referendum popolare, e lo usate senza parsimonia. Mentre votate per questo referendum, dovete pure decidere se volete che i vostri cieli abbiano una propria copertura aerea con i nuovi 22 Gripen (i nostri F35). La sera del 18 maggio sapremo se continuerete ad essere uno degli ultimi paesi civili dell'Occidente.


Guy Hocquenghem (Parigi, 10 dicembre 1946 – Parigi, 28 agosto 1988) è stato un sociologo e scrittore francese, teorico e studioso dei processi culturali.
https://it.wikipedia.org/wiki/Guy_Hocquenghem
Guy Hocquenghem è stato un importante teorico dei diritti degli omosessuali.
È stato un collaboratore della rivista Gai Pied.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Messaggioda Berto » mer apr 24, 2019 8:10 am

Molestie sessuali su un ragazzo africano, prete 76enne condannato a un anno e dieci mesi
Martedì 23 Aprile 2019

https://www.ilgazzettino.it/italia/cron ... 47209.html

Un anziano prete di Marsala, Nicolò Genna, di 76 anni, è stato condannato per violenza sessuale su minore a un anno e 10 mesi di carcere, con pena sospesa. Per circa quarant'anni è stato parroco della chiesa di contrada Addolorata. Secondo l'accusa avrebbe tentato di abusare sessualmente di un minore originario del Gambia. Alla vittima avrebbe offerto denaro e un lavoro in cambio di rapporti intimi.

Il prete avrebbe adescato il ragazzo africano, ospite di un centro di accoglienza, mentre camminava. Con la scusa di un passaggio, lo avrebbe fatto salire in auto e poi l'avrebbe palpeggiato. Il giovane, però, lo ha denunciato. Il fatto è datato 14 agosto 2017. Il prete è stato, inoltre, condannato dal Tribunale di Marsala all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, nonché al pagamento al giovane africano, costituitosi parte civile, di un risarcimento danni di 5 mila euro.
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Re: Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Messaggioda Berto » ven apr 26, 2019 8:27 pm

Usa, scandalo abusi: "Più di 12mila boy scout molestati"
Sotto accusa la Boy Scouts of America. Una parte delle violenze erano già venute a galla nel 2012, ma ora emergono nuove storie
24 aprile 2019

https://www.repubblica.it/esteri/2019/0 ... -224782295

Più di dodicimila boy scout abusati dai leader della più grande associazione di volontariato d'America, la Boy Scouts of America. Che, dopo 109 anni, potrebbe sparire, seppellita dalle cause milionarie di migliaia di vittime. Il numero degli abusi è stato citato da una professoressa della University of Virginia, Janet Warren, chiamata come perito al processo per un caso di abusi sessuali in un teatro per bambini di Minneapolis. Warren ha raccontato di essere stata ingaggiata dall'associazione Boy Scouts of America e, per cinque anni, di aver avuto accesso a dati definiti i "file della perversione" con informazioni sui volontari espulsi dall'associazione per il loro coinvolgimento in casi di abusi su minori. I dati vanno dal 1944 al 2016 e contengono i nomi dei volontari. Le vittime sono state 12.254.

Una parte della storia di abusi era emersa nel 2012, ma la novità è nel numero esatto delle persone coinvolte e nelle nuove storie emerse. L'avvocato Jeff Anderson, che difende le vittime nel processo, ha pubblicato sul sito del suo studio i nomi dei 180 nomi di volontari accusati di pedofilia nello stato di New York. Anderson ha invitato le vittime che vivono a New York e nel New Jersey a farsi avanti e a denunciare, grazie anche alle leggi approvate nei due stati che allungano i tempi della prescrizione dei reati.

"Siamo profondamente addolorati - ha spiegato l'associazione con un comunicato - e ci scusiamo sinceramente con chiunque abbia subito abusi durante il periodo dello scouting. Niente può essere più importante della sicurezza e protezione dei bambini".
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