Biotestamento, fine vita, eutanasia

Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:06 pm

Biotestamento, fine vita, eutanasia
viewtopic.php?f=141&t=2712
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:09 pm

L'uomo non è una proprietà degli idoli, di altri uomini o degli stati.
Dio il creatore dell'universo e di tutte le creature ha creato l'uomo libero e responsabile e non suo servo o schiavo.
Dio ha predisposto per tutte le creature la nascita, la vita e la morte e per molte a sua insindacabile scelta anche la sofferenza nel nascre nel vivere e nel morire.
Le disposizioni di Dio in parte esulano dalla volontà umana ma in parte implicano la volontà umana per cui
l'uomo è libero se lo ritiene di darsi la morte e di porre termine con essa alla sua sofferenza.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:10 pm

Fine vita, importanti voci mediche contro il biotestamento
Calendar 20 febbraio 2017

http://www.uccronline.it/2017/02/20/fin ... testamento

Ben quattro facoltà romane di Medicina –Sapienza, Policlinico Gemelli, Tor Vergata, Campus Biomedico– sono scese in campo con un secco “no” alla proposta di rendere vincolanti le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) nella legge sul fine vita in discussione alla Camera.

La questione è seria, il testo base prevede che il medico sia vincolato dalle disposizioni rilasciate dal paziente -chissà quanto tempo prima-, anche quando vi sia la richiesta di sospensione di nutrizione ed idratazione. I medici, quindi, saranno obbligati a far morire di fame e di sete i loro pazienti dato che cibo e acqua non sono terapia, ma supporti esterni che «soddisfano esigenze fisiologiche», come ha ribadito tre anni fa il Consiglio d’Europa.

Autorevoli esponenti della medicina italiana si sono pronunciati. «Questa legge mina in profondità l’aspetto più cruciale della professione medica, la relazione medico-paziente», ha affermato Sebastiano Filetti, preside della facoltà di Medicina dell’Università La Sapienza. Preoccupazione anche per il dott. Giorgio Minotti, oncologo e preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma: «Viene scardinato così tutto quello che insegniamo agli studenti circa la relazione medico-paziente.

I nostri medici non sono preparati a fronteggiare un cambiamento del genere. E c’è tutto un mondo intorno della famiglia che non viene tenuto in alcun conto». E ancora: «L’introduzione delle Dat vincolanti per il medico, riduce il suo ruolo a quello di un erogatore di prestazioni richieste. Il testo, così com’è concepito, è completamente cieco anche nei confronti dei progressi della medicina. Un paziente che non è curabile oggi, lo potrebbe essere fra due o tre anni. Quindi anticipare a oggi una decisione, di due o tre anni, significa negare la medicina come scienza che progredisce e fornisce nuove opzioni terapeutiche».

«Non si possono trasformare gli ospedali in supermarket. Dove un paziente viene e indica la cura cui vuole essere sottoposto, “o questa o niente”. Se stanno così le cose mi tolgo il camice e dico “fate voi”.
La vera domanda è “chi forma l’opinione del paziente?”», ha dichiarato a sua volta il dott. Antonio Pisani, neurologo a Tor Vergata. «Il testo non parla mai direttamente di eutanasia assistita, ma il timore è che, tra le righe, ci si avvii verso quel tipo di strada», ha proseguito. «A leggere questo testo sembrerebbe che una persona sottoposta a un trattamento medico possa prendere la decisione su ‘quanto’ farsi curare, allo stesso modo che un cliente che compra un’assicurazione può inserire o meno degli optional. Ma ciò non è, secondo me, a discrezione del malato». A sostegno anche Pierluigi Granone, in rappresentanza del Policlinico Gemelli. L’Ordine dei Medici ha rivendicato il «rispetto dell’autonomia del Medico, perché il nostro compito è di stare vicini alle persone difendendo la nostra autonomia, requisito imprescindibile. È in questo senso che abbiamo sempre interpretato il principio di autonomia: libertà di poter fare quello che, in scienza e coscienza, si ritiene di dover fare».

Di morte della relazione medico-paziente ha parlato anche la prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, già componente del Comitato nazionale di bioetica, direttrice del Center for Global Health Research and Studies all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. «Se questo Testo unificato dovesse divenire legge ciò che farà la differenza tra un chirurgo con il bisturi in mano e un potenziale assassino non sarà la finalità terapeutica dell’atto del primo alla ricerca del bene del paziente, ma il consenso di quest’ultimo. Non mi soffermerò ad analizzare quanto questo “consenso” sia spesso disinformato, non perché non vengano date le informazioni quanto piuttosto per la condizione di essere paziente. Anche la capacità di comprendere è condizionata dalla malattia con tutto il suo bagaglio di paura, di attesa e di speranza». Il soggetto deve decidere «sul suo futuro di paziente, affetto non si sa di quale malattia. È un’assurdità decidere ora per il domani e al di fuori del contesto reale (il che renderà le disposizioni difficilmente interpretabili)». Senza contare la non competenza del soggetto sugli innumerevoli scenari clinici possibili e sui loro trattamenti. Di fatto, «sospendere nutrizione e idratazione significa sottrarre al paziente anche un minimo di supporti vitali, senza essi si muore. Si deve leggere “eutanasia”, che non è solo quella attiva ma anche passiva o per meglio dire omissiva (non dare qualcosa al paziente, che di conseguenza muore)».

D’altra parte non sfugge che i medici più favorevoli sono attivisti pro-eutanasia, Carlo Alberto Defanti (coinvolto nel caso Englaro) e Mario Riccio (coinvolto nel caso Welby). Il “diritto all’autodeterminazione” diventa automaticamente obbligo per i medici di agire come vogliono i pazienti, andando ad interrogare la voce “omicidio del consenziente” del codice penale. Come ha ben spiegato il sociologo Giuliano Guzzo, l’autodeterminazione del paziente è già prevista come principio giuridico, invece il biotestamento «costituisce una formalizzazione di volontà terapeutiche che non sono – come viene spesso raccontato – quelle del paziente che le sottoscrive, bensì quelle del paziente in quel preciso momento». Consapevoli, come è stato accertato, che le stesse persone manifestano intenzioni mutevoli nel corso del tempo. È famoso il caso di Richard Rudd, firmatario di un testamento biologico prima dell’incidente in moto che lo ha paralizzato: quando i medici stavano per staccare la spina, come da lui stesso richiesto quando era in condizioni di salute, Rudd è riuscito a battere la palpebre manifestando di aver cambiato idea. Lui è riuscito a comunicare le sue nuove intenzioni, ma tutti gli altri?

È un problema comune, come ha testimoniato Mauro Zampolini, direttore del Dipartimento di riabilitazione Asl 3 della Regione Umbria e dell’Unità gravi cerebrolesioni all’ospedale di Foligno. «Non possiamo non sapere che in generale per tutti i pazienti incapaci di comunicare c’è un problema oggettivo che riguarda la volontà espressa in passato», ha dichiarato. «Non a caso tanti malati di Sla – ovvero pazienti lucidi fino alla fine – che un tempo avevano dichiarato di non voler essere salvati, quando invece stanno per morire chiedono la tracheotomia. Quando una persona entra davvero nella condizione di malattia grave, anche se prima aveva chiesto di morire alla fine sceglie di vivere». Di questo ha anche parlato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenuto recentemente.

È legittimo che il paziente possa farsi male, possa rifiutare terapie proporzionate che lo farebbero guarire, che possa rifiutare cibo e acqua? Se la risposta è sì, allora si tratta di una violazione verso la volontà del medico di prendersi cura del paziente.
E non esiste alcun diritto del paziente di pretendere che un altro cittadino e lo Stato diventino complici del suo suicidio, oltretutto quando il medico è professionalmente ed eticamente chiamato a salvaguardare la vita o alleviare il più possibile le sofferenze. La vita non è disponibile e nessuno è autorizzato ad uccidere. Nemmeno se supplicato.






Alberto Pento
L'uomo è stato creato da D-o libero e sovrano. La vita dell'uomo non appartiene a degli idoli padroni come non appartiene ad altri uomini o allo stato; la vita di ogni uomo appartiene all'uomo stesso e alla sua libera volontà: e come può decidere di donare la sua vita per amore degli altri e per salvare altre vite, allo stesso modo può decidere di darla/togliersela per salvare lui stesso dal dolore che gli rende la vita insopportabile. No alla tortura di stato e degli idolatri.

Giovanni Raimondo
Ah, ok...
Quindi mandiamo a puttane la medicina... Con il tuo commento, hai buttato secoli di medicina... Ma ti rendi conto di quello che dici????



Alberto Pento
L'uomo da sempre muore per difendere la vita, la libertà, la dignità e la proprietà ... e voi vorreste impedirglielo, siete mostruosi. La vostra idolatria vorrebbe togliere anche la libertà che D-o ha dato all'uomo e ad ogni sua creatura.


Giovanni Raimondo
Anche questa battaglia è per difendere la vita....Guarda, la parola " mostruosi" va riferita a chi è pro- aborto, pro-eutanasia, pro- adozione figli a coppie omosessuali eccc, non a chi combatte per la vita, per la dignità, per la famiglia tradizionale che è il perno di Dio( la natura oltre a questa via non da altre vie) ecc...


Alberto Pento
I medici non sono i padroni della vita dei loro pazienti e non hanno alcun diritto sulla vita degli altri uomini loro pazienti, e sopratutto non hanno alcun diritto a torturarli con l'accanimento terapeutico.
La tortura anche se terapeutica è un crimine. La morte è un bene in quanto fine naturale del ciclo vitale di ogni creatura, e come tale può esserlo anche come fine di una vita di insopportabili sofferenze.


Giovanni Raimondo
I medici hanno il dovere di salvare la vita a chiunque. Nessuno è autorizzato ad uccidere, seppur sia supplicata. La vita è una e non è disponibile.


Alberto Pento
Salvare la vita non comporta il torturare. I medici non hanno alcun diritto a torturarmi. La vita è mia e non appartiene a nessun altro.

Giovanni Raimondo
Torturarti??? Se vuoi farti torturare, vai dal boia, ma se vai dal medico, ti vai a far curare. Non capisco come abbi potuto formulare questo pensiero aberrante...

Alberto Pento
Curare non significa torturare.
Se un medico non è in grado di curare e di guarire dal male non ha alcun diritto di torturare il malato tenendolo artificialmente in vita tra atroci sofferenze, che se fatto contro la volontà del paziente diviene un crimine.


Giovanni Raimondo
Se ci sono le medicine, si cura, altrimenti si ricerca per cercare cure adatte al paziente. Il paziente resterà in attesa nella speranza che la medicina trova la cura al suo malanno, ma se non la troverà oppure il tempo rimasto è troppo poco, bisogna chiedere aiuto a Dio.

Alberto Pento
Il paziente non è una cavia umana e i medici e la sanità pubblica non hanno alcun diritto sopra la volontà del paziente. D-o non c'entra nulla con l'accanimento terapeutico e l'idolo Dio non ha alcuna clemenza e alcuna voce in capitolo tanto meno può fare miracoli.

Giovanni Raimondo
Questo è un tuo pensiero che nessun medico come nessuna persona ragionevole, approverebbe.. Vai contro la vita e non te ne accorgi..

Alberto Pento
Per il momento lascio la discussione, sperando in altri contributi di terzi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:10 pm

Fabo, il gip boccia la procura: "Cappato spinse il dj verso dolce morte, a processo per rafforzamento al suicidio"
Si aggrava la posizione dell'esponente Radicale, dopo la decisione di respingere la richiesta di archiviazione presentata dai pm. Lui: "Sarà occasione per processare una legge ingiusta"
di EMILIO RANDACIO
10 luglio 2017

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -170452247

Niente archiviazione. Per il gip di Milano, Luigi Gargiulo, l'esponente dei radicali, Marco Cappato, va processato per l'"aiuto al suicidio" del Dj Fabo. Così ha deciso, ribaltando le conclusioni della procura che, oltre a chiedere l'archiviazione, aveva sollecitato un intervento della Corte Costituzionale per capire se la scelta di archiviare fosse in linea con i nostri principi costituenti. Non solo. Perché la posizione dell'esponente Radicale si aggrava. Per il gip, oltre all'aiuto al suicidio, Cappato deve rispondere del "rafforzamento al suicidio". Nelle 31 pagine di motivazione, infatti, Gargiulo sostiene che Cappato abbia "spinto" Dj Fabo verso la "dolce morte" in una clinica Svizzera. Con queste imputazioni, il politico milanese rischia così un processo davanti alla Corte d'assiste. I pm, Siciliano e Arduini,hanno dieci giorni di tempo per chiudere l'inchiesta.

Cappato aveva accompagnato Dj Fabo in una clinica Svizzera a fine febbraio, dove era stata effettuata la "dolce morte", seguendo Il protocollo elvetico. Il tesoriere della fondazione Coscioni, si era autodenunciato il giorno dopo, sostenendo di aver raccolto l'invito dell'ex broker, in gravi condizioni di salute dopo un incidente stradale che, nel 2014, che lo aveva reso tetraplegico.

Cappato, denunciandosi, oltre a sollecitare un intervento politico
sul fine vita, aveva annunciato di voler continuare ad aiutare i malati terminali a trovare una "dolce morte". "E' ufficiale: sarò processato per l'aiuto a Fabo - commenta l'esponente Radicale su Facebook - così ha deciso oggi il giudice. Rispetto la decisione. Il processo sarà anche l'occasione per processare una legge ingiusta".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:11 pm

Vittorio Feltri: capisco chi sceglie l'eutanasia, giudici e preti non devono intromettersi
3 Settembre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... 0.facebook

Altro suicidio assistito di un italiano che si è recato a Zurigo per porre fine alle proprie sofferenze. Altre polemiche furiose da parte di chi trova immorale decidere di andare volontariamente all' altro mondo. Siamo alle solite.

Non c' è verso di convincere i cattolici, in particolare, e in generale i nostri compatrioti, che la vita appartiene a chi ce l' ha e ne può quindi disporre come gli garba, magari togliendosela perché stanco di stare su questa terra benedetta o maledetta, dipende dalle opinioni.

Stavolta a farsi secco non è stato un personaggio famoso, bensì un anonimo ingegnere di Como affetto da depressione acuta. Costui non ne poteva più di combattere contro la malattia che lo affliggeva da anni e, al culmine della disperazione - la cui intensità noi non abbiamo facoltà di valutare - ha optato per trasferirsi presso il creatore, ammesso esista un creatore. Dove è lo scandalo? Una persona sarà padrona di gestire la propria esistenza o no? Secondo i bacchettoni siamo creature di Dio non in grado di stabilire la data del nostro decesso, ma costretti a rispettare gli ordini celesti. Patiamo? Pace amen. Per toglierci dalle balle dobbiamo aspettare la chiamata dal cielo. E dedicare il dolore fisico e mentale al signore che poi ci premierà, forse, col paradiso, luogo ignoto da cui non ci giungono segnali utili a farci comprendere di cosa si tratti.

I credenti accettano la descritta prospettiva con rassegnazione e speranza. Giusto che si comportino di conseguenza sacrificandosi nell' attesa di essere convocati tra le nuvole. Ma per quale motivo se uno è agnostico o addirittura ateo non è abilitato a farsi i cazzi suoi e a dipartire quando lo ritiene opportuno? Questo è un mistero mai svelato da alcun fedele, preti inclusi. I quali sono persuasi che le loro idee in materia di trapassi siano indiscutibili e vadano accettate da chiunque, in barba al libero arbitrio cui, per altro, tengono molto essendo considerato dai cristiani un dogma. Siamo alla dittatura del crocefisso.
Uno comanda che bisogna campare finché lo dice lui e per noi non c' è scelta: ubbidire e basta. Ma che razza di religione è quella che non prevede il dissenso?

Ciò che appare ancora più assurdo è il fatto che la magistratura, davanti all' ingegnere che si è eternamente addormentato a Zurigo di propria iniziativa, lo abbia ora messo al centro di una inchiesta tesa a stabilire se colui che lo ha accompagnato in Svizzera abbia o no commesso il reato di istigazione al suicidio. Superfluo dire che il "mediatore" rischia di pagare salato in termini giudiziari. Il che è fuori da ogni logica. La legge che mette il becco negli affari privati di un cittadino non è legge bensì una violenza autorizzata dal codice, ovvero un abuso intollerabile di autorità. Ogni uomo, magari sbagliando, ha comunque il diritto di essere proprietario di se stesso almeno nell' ambito della vita e della morte. L' opzione del suicidio assistito è una questione intima che non riguarda né i giudici togati né quelli con l' abito talare. È roba nostra.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:12 pm

Ecco cosa prevede la legge sul biotestamento
Luca Romano - Gio, 14/12/2017
L'approvazione della norma sul biotestamento di fatto cambierà completamente il rapporto tra paziente e medico: tutte le novità

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 74145.html

La legge che ha ricevuto il via libera al Senato ha alcuni punti saldi. Per quanto riguarda i minori, il consenso per i trattamenti terapeutici o per il rifiuto di questi dovrà essere espresso dai genitori o dall'amministratore di sostegno per quanto riguarda i disabili. Il minore deve comuqnue essere messo al corrente sulle scelte terapeutiche e se possibile messo in condizione di esprimere il suo parere. Sul fronte del rapporto medico-paziente viene introdotta la possibilità di stipulare insieme un piano terapeutico da seguire. Un piano che lo stesso medico è tenuto a rispettare e che comunque può essere modificato nel corso della degenza. Il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente e questo lo esenta da responabilità. Il personale medico comunque potrà ad esempio rifiutarsi di staccare la spina dei macchinari che tengono in vita il paziente. Viene predisposto il divieto assoluto di accanimento terapeutico. Il medico dovrà astenersi in modo rigoroso da piani terapeutici nel caso in cui il paziente abbia una prgnosi a breve termine. Dovrà solo somministrare farmaci che possano alleviare il dolore. Per quanto riguarda la nutrizione e l'idratazione artificiale, il paziente potrà accettare o rfiutare questo tipo di trattamento. Inoltre, nel caso in cui lo accetti in un primo momento può comunque riservarsi la possibilità di interromperlo successivamente. Sul consenso informato, infine, il paziente dovrà dare il suo assenso al piano terapeutico. Nella decisione potranno anche essere coinvolti i familiari, i compagni e i conviventi. Il consenso è in forma scritta. Qualora non fosse possibile prcedere in questo modo verranno usati strumenti di videoregistrazione o altri dispositivi.



Il biotestamento è legge

http://www.ilpost.it/2017/12/14/voto-fi ... -biologico

È passato al Senato dopo mesi di ostruzionismo: introdurrà, entro alcuni limiti, il diritto all’interruzione delle terapie

La legge sul testamento biologico è stata approvata dal Senato oggi, giovedì 14 dicembre, dopo mesi di ostruzionismo e decine di migliaia di emendamenti. È passata con 180 voti a favore, 71 contrari e 6 astensioni, con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo Gentiloni. Hanno votato a favore il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e la sinistra (MDP, Sinistra Italiana-Possibile), mentre alcuni senatori cattolici e gran parte del centrodestra hanno votato contro: Forza Italia, che ha lasciato però libertà di coscienza ai propri senatori, Lega Nord e Alternativa Popolare. La legge sul testamento biologico introdurrà entro alcuni limiti il diritto all’interruzione delle terapie, che finora doveva passare dai tribunali.

Ieri, mercoledì 13 dicembre, l’aula aveva approvato gli otto articoli che compongono la legge senza modifiche rispetto al testo della Camera votato lo scorso 20 aprile. Gli emendamenti al disegno di legge erano circa 3.000, presentati per lo più da Alternativa Popolare e Lega Nord. Il gruppo di “Federazione per la libertà-Idea” di Gaetano Quagliariello aveva anche presentato alla presidenza del Senato la richiesta di 15 voti segreti sul provvedimento che una maggioranza trasversale, composta da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, ha però superato respingendo con un margine piuttosto ampio anche le modifiche più controverse, come quella sull’idratazione e la nutrizione del malato terminale. Durante l’approvazione finale, in piazza Montecitorio c’erano alcuni rappresentanti dell’Associazione Luca Coscioni che hanno festeggiato insieme a diversi altri attivisti.

Il leader dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, partecipa alla manifestazione in piazza Montecitorio durante il voto sul biotestamento al Senato, Roma, 14 dicembre 2017. (ANSA/VINCENZO TERSIGNI)

La legge permette – entro alcuni limiti – di esprimere in anticipo quali trattamenti medici ricevere nel caso di gravi malattie. In particolare, consente a qualsiasi maggiorenne la possibilità di rinunciare ad alcune terapie mediche, in particolare alla nutrizione e all’idratazione artificiale. Questa interruzione può essere ottenuta anche con le cosiddette “disposizioni anticipate di trattamento” (DAT), un documento nel quale si può indicare a quali terapie si vuole rinunciare e a quali condizioni, nel caso in cui a un certo punto si sia impossibilitati a esprimere la propria preferenza. Il paziente può anche chiedere di essere sedato in maniera continua e profonda, in modo da poter morire senza soffrire, in una sorta di coma indotto. Di fatto il diritto all’interruzione delle terapie, comprese nutrizione e idratazione artificiale, era già stato ottenuto per via giurisprudenziale, cioè grazie alle sentenze dei tribunali; ora sarebbe allargato a tutti, per legge.

Secondo i sostenitori della libertà di scelta sul fine vita, la legge arrivata al Senato è sostanzialmente buona, anche se contiene diverse aperture alla possibilità che le volontà del malato non vengano rispettate. Per esempio è permessa ampia libertà per il medico di rifiutarsi di seguire le indicazioni del paziente o quelle contenute nelle DAT, qualora siano state scoperte nuove terapie che potrebbero permettere un miglioramento del paziente di cui lui stesso non era a conoscenza al momento della redazione delle DAT. Ma un medico può rifiutarsi di interrompere nutrizione o idratazione artificiale anche per motivi descritti in maniera molto generica, che sembrano introdurre la possibilità di un’obiezione di coscienza.


https://www.studiocataldi.it/articoli/2 ... medica.asp
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:13 pm

Biotestamento, appello del mondo cattolico a Mattarella: legge incostituzionale
SIMONA MARCHETTI
2017/12/18

http://www.lastampa.it/2017/12/18/vatic ... agina.html

Il mondo cattolico si mobilita contro il biotestamento. E, con una lettera-appello, si rivolge al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sottoponendo «alla sua prudente valutazione l’ipotesi di rinviare il testo» sul biotestamento «alle Camere con messaggio motivato, convinti che tali norme confliggano con più disposizioni della Costituzione italiana». Sottoscrittori della lettera sono l’Ufficio Pastorale sanitaria della Conferenza Episcopale Italiana; il Centro Studi Livatino; il Comitato Difendiamo i nostri Figli; l’Associazione religiosa Istituti Socio-Sanitari; l’Associazione Medici Cattolici Italiani; il Forum associazioni sanitarie cattoliche; la Società Italiana Bioetica e i Comitati Etici.

Tutti i firmatari segnalano «il pregiudizio che l’applicazione delle Dat reca agli Istituti sanitari religiosi» e precisano che «a fronte delle preoccupazioni per l’assenza nel testo di una disciplina dell’obiezione di coscienza, ovvero di una esenzione delle strutture sanitarie di ispirazione religiosa», la relatrice del disegno di legge e presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia De Biasi, aveva già evidenziato come «le controversie sarebbero state risolte davanti alla Corte costituzionale». Comunque nell’ipotesi di conflitti, la soluzione sarebbe stata togliere «le convenzioni» agli enti ospedalieri d’ispirazione cattolica.

«La perdita dell’accreditamento - si rileva nella lettera - avrebbe come effetto di impedire “tout court” l’operatività di realtà come la Fondazione Policlinico Gemelli, l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù, l’Ospedale Fatebenfratelli, l’Ospedale Cristo Re, il Campus Bio-Medico, l’Associazione la Nostra famiglia, la Fondazione Poliambulanza, la Fondazione Maugeri, la Casa di Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, e le altre 100 strutture analoghe esistenti sul territorio nazionale. Una simile conclusione si pone in contrasto con l’articolo 7 della Carta, e con gli Accordi concordatari che quella norma recepisce».

I firmatari, nella lettera al presidente Mattarella, ribadiscono di rimanere «a sua disposizione, qualora ella ritenga di acquisire ulteriori elementi, per approfondire la questione prospettata con un testo più ampio, ovvero - se volesse concederci l’opportunità e l’onore - per illustrarli a voce».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:14 pm

Biotestamento, Avvenire riprende l'ex allievo di don Milani malato di Sla: 'Legge sbagliata, così rischi di far male ad altri'
Carlo Giorni
17 novembre 2017


https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... ri/3984809

Il deputato centrista Gigli, presidente del Movimento per la Vita, replica all'appello di Gesualdi alle Camere: "Non hai bisogno di questo provvedimento, sei già tutelato". La replica dell'ex giovane cresciuto a Barbiana: "Io non ragiono con ideologie, voglio essere libero. Io tutelato? Forse dalla sensibilità di un medico particolare, non dalla legge". E il direttore del giornale Tarquinio controribatte contro i rischi dell'eutanasia

Il papa apre sul fine vita, i vescovi un po’ meno. A giudicare almeno dagli articoli usciti in questi giorni su Avvenire, il quotidiano della Cei, diretto da Marco Tarquinio. In un articolo in risposta ad un intervento di Michele Gesualdi, ex presidente della Provincia di Firenze prima di Matteo Renzi, allievo di don Lorenzo Milani e da tre anni malato di Sla, Tarquinio contesta “questa ipotesi di legge, cioè l’articolato che nell’attuale legislatura è stato confezionato alla Camera e inviato al Senato“. Per Tarquinio “se il testo non cambiasse, non avremmo una ‘giusta ed equa legge sul fine vita’”.

Tutto è nato dall’appello di Gesualdi inviato ai presidenti di Camera e Senato perché venga accelerato l’iter per l’approvazione della legge sul testamento biologico: “Sono a pregarvi di calarvi in simili drammi e contribuire ad alleviarli con l’accelerazione della legge sul testamento biologico – dice tra l’altro – Non si tratta di favorire la eutanasia, ma solo di lasciare libero l’interessato, lucido cosciente”. Parole che non hanno ricevuto risposta dalla politica e sono state accompagnate dal silenzio della Chiesa cattolica. Ma che ora sono sostenute da un comitato nato a Firenze che riprende il messaggio di quell’appello fin dal nome (#fatepresto) e al quale hanno aderito molti tra politici, scrittori, figure della società civile, da Roberto Saviano a Rosy Bindi, l’unica peraltro dentro al Pd a dire qualcosa di incisivo (“Sul biotestamento ci ha superato perfino il Papa”).

Come previsto, Barbiana cinquant’anni dopo è diventata di nuovo simbolo di una sfida alla politica e alla Chiesa. Di fronte al dramma di Gesualdi e alle sue parole toccanti la risposta di Avvenire è stata fredda, preoccupata più di dire no alla legge che comprendere in profondità il grido di dolore dell’ex allievo di don Milani che si è soffermato nella sua lettera del punto di vista da credente: “Come tutti i malati terminali negli ultimi cento metri del loro cammino, pregano molto il loro Dio. E talvolta sembra che il silenzio diventi voce e ti dica: ‘Hai ragione tu, le offese a me sono altre, tra queste le guerre e le ingiustizie sociali perpetrate a danno della umanità. Chi mi vuole bene può combatterle con concrete scelte politiche, sociali, sindacali, scolastiche e di solidarietà'”.

Il primo ad intervenire per rispondere a Gesualdi è stato il parlamentare Gian Luigi Gigli, deputato di Democrazia Solidale, gruppuscolo della maggioranza nato dalle scissioni di Scelta Civica. Gigli, però, è anche presidente del Movimento per la vita, noto tra l’altro per le sue posizioni anti-aborto. “Caro Gesualdi – ha scritto Gigli – nessun medico potrebbe praticarti una tracheotomia contro la tua volontà. Se fossi un mio paziente, te lo dico da neurologo e da ammiratore fin da ragazzo del Priore di Barbiana, non dovresti preoccuparti di alcuna forma di ostinazione terapeutica. Tuttavia, con lo stesso affetto e sincerità ti dico che la tua lettera rischia di far del male ad altre persone in condizioni di fragilità”. Gigli si schiera contro “la strumentalizzazione” della lettera che – dice il deputato – “contiene tuttavia alcune inesattezze”. Infatti, spiega Gigli, la Sla “non toglie mai alla persona la possibilità di intendere e volere ed è proprio questo a caratterizzarla drammaticamente”. Per Gigli, dunque, non ha niente a che fare con le Dat, le dichiarazioni anticipate di trattamento. “Più propriamente dunque la tua preoccupazione ha a che fare con il consenso informato alle cure. Ma affinché la tua volontà sia rispettata non hai bisogno che sia approvata la legge. Quelle esistenti la tutelano già e nessun medico potrebbe praticarti una tracheotomia contro la tua volontà”.

Gesualdi replica a Gigli: “Sento nelle premesse e nel tono la voglia di sporcare di polemica un grido di dolore e di dignità affinché la politica svolga il suo compito con il coraggio di scegliere”. L’ex allievo di don Milani ribadisce di aver implorato i partiti in Parlamento di accelerare sul biotestamento per rispettare “la volontà del malato colpito da patologia degenerativa senza speranza di guarigione e con la quale non essere torturato con interventi invasivi”. Invece, sottolinea Gesualdi, Gigli “risponde parlando di amarezza, di strumentalizzazioni e addirittura del male che il mio appello potrebbe fare ad altri malati”. “Le sue considerazioni sulla Sla le conoscevo già, naturalmente – continua l’ex presidente della Provincia di Firenze – e le utilizza solo per dirmi che non vuole una legge. I diritti dei malati e le loro sofferenze reali passano in secondo piano. Sta qui la differenza. Io vorrei una legge a favore di chi soffre e che dia certezze anche ai loro cari, oltre ogni ideologia, lei, caro Gigli, probabilmente ‘spera di dare una spallata a un iter legislativo messo in forse dall’imminente chiusura della legislazione’ e che vada nel dimenticatoio”.

E Gesualdi risponde nel merito. Fa l’esempio di un ricovero al pronto soccorso, in crisi respiratoria e magari in stato di incoscienza: “Il medico di turno, per non avere noie con l’attuale legge che gli impone comunque di trattare il paziente, può non ascoltare i familiari e rispettare la mia volontà e praticarmi la tracheotomia. La sua risposta è un’opinione, non una certezza. Lo dimostra la posizione di altri medici, che da cattedre prestigiose come la sua sostengono pubblicamente che una legge chiara solleverebbe e aiuterebbe anche loro”. Gesualdi, dopo aver ricordato la figura di don Milani (che “ha sempre ubbidito” ma ha “sempre parlato chiaramente”), ribadisce il suo essere credente: “Anch’io ho cercato di camminare, per tutta la mia vita, nei binari dei grandi valori cattolici e tra questi c’è la difesa del dono della vita, quindi non mi troverà mai a sostenere o praticare l’eutanasia” e da chi lo fa per accorciare la loro sofferenza “dissento con doloroso silenzio perché penso che tra i comportamenti del buon cristiano ci sia quello di mettersi nei panni dell’altro.

E nella conclusione della lettera Gesualdi ribadisce il concetto: “Siamo a interrogarci continuamente per capire cosa Dio vuole da noi coi segnali che ci dà. A me ha tolto la parola e mi ha spinto a prendere la penna in mano per continuare a testimoniare ai ragazzi di oggi le scelte coraggiose di don Lorenzo raccontando la sua esperienza. E oggi trovandomi nel dolore dei malati terminali e in quello dei propri cari ho interpretato che dovessi impegnarmi a sollecitare il Parlamento ad approvare rapidamente una giusta ed equa legge sul fine vita“.

Ma la lettera di Gesualdi non resta una replica, è accompagnata da una nuova controrisposta del direttore di Avvenire, che in qualche caso si trasforma in difensore d’ufficio di Gigli, che – dice – non voleva polemizzare, perché “non è questo lo stile (né l’argomentare) dell’uomo e del cristiano Gigli, e non è lo stile di questo giornale”. Nel resto della lunghissima replica di Tarquinio il punto torna a essere il rischio di un’eutanasia mascherata “‘Mettersi nei panni dell’altro‘ significa anche e soprattutto rifiutare ogni complicità con la depressione dell’umano che invoca o addirittura fomenta la repressione della vita, e per dichiarata libertà o per più o meno dissimulata sopraffazione a una simile, definitiva tragedia conduce. Questa, in un mondo dominato dal perfettismo e dai miti di successo e di felicità del mercato globale, è la realtà con cui ci misuriamo nelle periferie dell’esistenza nelle quali tutti prima o poi c’inoltreremo”. Per questi e altri motivi, dice Tarquinio, “pare sensato che si dichiari la propria intenzione di fronte a un atto medico e che questo pesi, ma non ritengo giusto che invece si disponga, imponendo in modo assoluto (e non relazionale) a un medico, che non è un essere infallibile ma neppure un mero esecutore tecnico, di agire anche contro ciò che competenza e umanità gli consigliano”. Poi, inatteso, è giunto il messaggio del Papa e Avvenire riporta in prima pagina il parere del Sostituto alla Segreteria di Stato Angelo Becciu, secondo il quale la posizione di Francesco non è nuova. Si tratterebbe di un orientamento “che era già di Pio XII”.




Michele Gesualdi, la Sla e le lezioni di don Milani: "Testamento biologico per chi soffre"
2017/11/19

http://www.corriere.it/video-articoli/2 ... 1523.shtml


Ancora oggi, nonostante la Sla che lo sta uccidendo, Michele Gesualdi, 74 anni, continua a scrivere lettere. Non pu ò più parlare, l’allievo prediletto di don Milani, e anche la disciplina dello scrivere lo affatica moltissimo. Ma la mente è lucida e ogni sua parola è come un raggio di luce. «Questo Papa è proprio un dono. Entra nelle sofferenze delle persone», ha appena scritto Michele alla figlia Sandra dopo che papa Francesco aveva parlato a favore del non accanimento terapeutico. Le parole del Papa sono arrivate come una benedizione nell’appartamento di Calenzano, hinterland di Firenze, dove Gesualdi vive la sua condizione drammatica di malato assistito dalla moglie Carla anch’essa allieva di don Milani. E adesso sono in tanti a pensare che lo straordinario discorso del pontefice sia maturato anche grazie a Michele. Dopo un incontro avvenuto a Barbiana il 20 giugno e dopo due «lettere» che Gesualdi gli ha scritto. La prima, del dicembre del 2016, è l’invito a Francesco a Barbiana e che probabilmente ha convinto il pontefice a quel viaggio e quell’incontro nei luoghi del «prete scomodo». La seconda è un appello che ha scosso le coscienze (e fatto nascere un comitato con nomi celebri della politica e della cultura) sull’esigenza di avere al più presto una legge sul testamento biologico ferma da troppo tempo in parlamento.


L’appello di Papa Francesco

Ci sono affinità tra le parole di Francesco e quelle di Michele? «Certo che sì — risponde la figlia Sandra —. Sono due: il “no” all’accanimento terapeutico e il “no” all’eutanasia. In mezzo a questi due limiti, dice mio padre, c’è la dignità dell’uomo». Da un anno Sandra, giornalista, è la voce di Michele. Presenta il suo libro, va in televisione, riporta fedelmente il pensiero del padre. «Ed è una sofferenza perché finire sui giornali o in tv, quando una malattia terribile e schifosa, come è la Sla, ti circonda, colpisce il tuo babbo e di conseguenza tutta la famiglia — continua Sandra — è un modo di rinnovare continuamente la sofferenza. Se mio padre ha deciso di combattere questa battaglia, che per lui e per noi tutti è un grido di dolore, non è per se stesso ma per gli altri. Ha chiesto che venga approvato il testamento biologico, ma per tutti coloro che soffrono. E credo che questo sia il vero insegnamento di don Milani alla quale si è ispirato per tutta la vita. Sforzo immane, perché è come se tu parlassi di fame quando non mangi da una settimana. Però questa è la nostra battaglia e io come voce di Michele Gesualdi, ho il compito che lui mi ha assegnato, la continuerò perché è il mio dovere».


L’orfanello a Barbiana

Come ha sempre fatto Michele fin da bambino, un orfanello che ogni mattina saliva la collina di Barbiana, una piccola frazione di Vicchio nel Mugello, per studiare. E da adulto pubblicò, contro l’opinione dominante, le moltissime lettere di don Milani. Per poi addirittura criticare il maestro scrivendogli che quel mondo reale era ben diverso da quello che aveva conosciuto a scuola. Don Milani, invece di sgridarlo, ne fu orgoglioso e lo ringraziò per quelle che definì «legnate». Di «legnate» Michele ne ha tirate molte. Da sindacalista e da politico. Perché dopo la scuola di Barbiana e anni passati da emigrato in una fabbrica tedesca la sua scorza, già forte, era diventata un’armatura. Epici i suoi scontri, da presidente della Provincia di Firenze (per due mandati) con Matteo Renzi, ancora non «rottamatore», che lo avrebbe sostituito sulla poltrona di Palazzo Medici Riccardi. Legnate pedagogiche, però. Perché indietro Gesualdi ha ricevuto sì critiche severissime e molti sgarbi politici, ma anche rispetto, ammirazione e soprattutto riconoscenza. È stato anche un babbo straordinario, Michele? «Un grande padre che io non giudico con le lenti dell’eccezionalità — risponde Sandra — come lui stesso mi ha insegnato. È stato un padre forte, che non si è piegato ai tempi, che non si è adattato all’edonismo e al consumismo, ma ha cercato di seguire sempre gli ideali del Vangelo e gli insegnamenti di Lorenzo Milani. Con le sue opere e i suoi scritti».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:17 pm

Firenze, la lettera di Gesualdi: "Vi imploro, affrettate la legge sul testamento biologico"
L'appello ai presidenti di Camera e Senato e ai capigruppo parlamenti per accelerare l'iter legislativo
Invia per email
01 novembre 2017

http://firenze.repubblica.it/cronaca/20 ... -179957577

Firenze, la lettera di Gesualdi: "Vi imploro, affrettate la legge sul testamento biologico"
Il 13 marzo 2017 Michele Gesualdi, malato di Sla, ha scritto una lettera aperta al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente del Senato e ai Capi gruppi parlamentari: un appello per affrettare la legge sul testamento biologico.


Mi chiamo Michele Gesualdi, qualcuno di voi probabilmente ha sentito parlare di me perché sono stato presidente della provincia di Firenze per due legislature e allo scadere dei mandati sono stato sostituito da Matteo Renzi.
Oggi vi scrivo per implorarvi di accelerare l’approvazione della legge sul testamento biologico, con la dichiarazione anticipata di volontà del malato, perché da tre anni sono stato colpito dalla malattia degenerativa Sla e alcuni sintomi mi dicono che il passaggio al mondo sconosciuto non potrebbe essere lontano.
I medici mi hanno informato che in caso di grave crisi respiratoria può essere temporaneamente superata con tracheotomia come in caso di ulteriore difficoltà a deglutire si può ricorrere alla Peg (Gastrotomia endoscopica percutanea).
La Sla è una malattia spaventosa, al momento irreversibile e incurabile. Avanza, togliendoti giorno dopo giorno un pezzo di te stesso: i movimenti dei muscoli della lingua e della gola, che tolgono completamente la parola e la deglutizione, i muscoli per l’articolazione delle gambe e delle braccia, quelli per il movimento della testa, e respiratori e tutti gli altri. Alla fine rimane un scheletro rigido come se fosse stato immerso in una colata di cemento. Solo il cervello si conserva lucidissimo insieme alle le sue finestrelle cioè gli occhi, che possono comunicare luce ed ombre, sofferenza, rammarico per gli errori fatti nella vita, gioia e riconoscenza per l’affetto e la cura di chi ti circonda.
Se accettassi i due interventi invasivi mi ritroverei uno scheletro di gesso con due tubi, uno infilato in gola con attaccato un compressore d’aria per muovere i polmoni e uno nello stomaco attraverso il quale iniettare pappine alimentari .
Per quanto mi riguarda in modo molto lucido ho deciso di rifiutare ogni inutile intervento invasivo ed ho scritto la mia decisione chiedendo a mia moglie di mostrarla ai medici affinché rispettino la mia volontà.
Quando mia moglie e i miei figli mi hanno visto ridotto ad uno scheletro dovuto alla difficoltà di deglutire, mi hanno implorato di accettare almeno l’intervento allo stomaco per essere alimentato artificialmente perché sarebbe stato un dono anche un solo giorno in più che restavo con loro. Questo mi ha messo in crisi e ho ceduto anche per sdebitarmi un po’ nei loro confronti.
A cosa fatta, confermo tutti i motivi dei miei rifiuti, che consistono nel fatto che non sono interventi curativi, ma solo finalizzati a ritardare di qualche giorno o qualche settimana l’irreparabile, che per il malato, significa solo allungare la sofferenza in modo penoso e senza speranza.
Per i malati di Sla la morte è certa, e può essere atroce se giunge per soffocamento.
C’è chi sostiene che rifiutare interventi invasivi sia una offesa a Dio che ci ha donato la vita.
La vita è sicuramente il più prezioso dono che Dio ci ha fatto e deve essere sempre ben vissuta e mai sprecata. Però accettare il martirio del corpo della persona malata, quando non c’è nessuna speranza né di guarigione né di miglioramento, può essere percepita come una sfida a Dio. Lui ti chiama con segnali chiarissimi e rispondiamo sfidandolo, come se si fosse più bravi di lui, martoriando il corpo della creatura che sta chiamando, pur sapendo che è un martirio senza sbocchi .
Personalmente vivo questi interventi come se fosse una inutile tortura del condannato a morte prima dell’esecuzione.
Come tutti i malati terminali negli ultimi 100 metri del loro cammino, pregano molto il loro Dio, e talvolta sembra che il silenzio diventi voce e ti dica : “Hai ragione tu, le offese a me sono altre, tra queste le guerre e le ingiustizie sociali perpetuate a danno della umanità. Chi mi vuole bene può combatterle con concrete scelte politiche, sociali, sindacali, scolastiche e di solidarietà”.
Di fronte a queste parole rimane una grande serenità che ti toglie la voglia di piangere e urlare. Ti resta solo l’angoscia per le persone che ami e che ti amano.
Quando mia moglie ha saputo che in caso di crisi respiratoria durante la notte non ha altra scelta che chiamare il 118 e che il medico di bordo o quelli del pronto soccorso, possono rifiutarsi di rispettare la volontà del malato e procedere ad interventi invasivi, si è disperata e mi ha detto: “se ti viene di notte una crisi forte non posso chiuderti in camera e assistere disperata in silenzio a vederti morire. Sarebbe per me un triplice dramma: tremendamente sola di fronte alla tragedia, non poter corrispondere a un tuo desiderio, anche se sofferta da me e dai figli e l’immenso dolore di perderti”.
Per l’insieme di questi motivi sono a pregarvi di calarvi in simili drammi e contribuire ad alleviarli con l’accelerazione della legge sul testamento biologico.
Non si tratta di favorire la eutanasia, ma solo di lasciare libero, l’interessato, lucido cosciente e consapevole, di essere giunto alla tappa finale, di scegliere di non essere inutilmente torturato e di levare dall’angoscia i suoi familiari, che non desiderano sia tradita la volontà del loro caro.
La rapida approvazione delle legge sarebbe un atto di rispetto e di civiltà che non impone ma aiuta e non lascia sole tante persone e le loro famiglie.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Biotestamento, fine vita, eutanasia

Messaggioda Berto » mar dic 19, 2017 9:23 pm

Fine vita, svolta del Papa: "Evitare accanimento terapeutico non è eutanasia"
Bergoglio in un messaggio alla Pontificia Accademia della Vita: "Oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona". Senatori a vita, dopo Francesco serve legge
di PAOLO RODARI
16 novembre 2017

http://www.repubblica.it/vaticano/2017/ ... -181244418

CITTÀ DEL VATICANO - "Gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona".

Sono parole contenute in un messaggio inviato questa mattina da Papa Francesco al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, e a tutti i partecipanti al meeting della World Medical Association sulle questioni del cosiddetto "fine-vita", organizzato presso l'Aula Vecchia del Sinodo in Vaticano.

Le parole di Francesco non aprono sull'eutanasia. La linea del Papa e della Chiesa, infatti, resta quella di sempre. Eppure sono parole importanti perché dicono che anche per la Chiesa "uno spazio adeguato" deve essere dato "alla dignità dell'essere umano", ed "evitare accanimento terapeutico non è eutanasia".

Parole che i senatori a vita Elena Cattaneo, Mario Monti, Carlo Rubbia e Renzo Piano chiedono diventino l'occasione per ritornare sulla legge: "Le parole di Papa Francesco sull'accanimento terapeutico e il fine vita, che nella loro ricchezza e articolazione vedono nel paziente, capace e competente, la persona che giudica l'effettiva proporzionalità delle cure, crediamo possano rappresentare un'ulteriore occasione per il Parlamento, di inserire nell'agenda politica del Paese la necessità di dare certezza normativa in questa legislatura alle scelte di fine vita".

Oggi Francesco ricorda Pio XII. Il quale già ricordò "in un memorabile discorso rivolto 60 anni fa ad anestesisti e rianimatori", che "non c'è obbligo di impiegare sempre tutti i mezzi terapeutici potenzialmente disponibili e che, in casi ben determinati, è lecito astenersene". L'aspetto peculiare di tale criterio è che prende in considerazione "il risultato che ci si può aspettare, tenuto conto delle condizioni dell'ammalato e delle sue forze fisiche e morali". Consente quindi, scrive Francesco, "di giungere a una decisione che si qualifica moralmente come rinuncia all'accanimento terapeutico".

Papa Bergoglio parte dal presupposto che oggi "la medicina ha sviluppato una sempre maggiore capacità terapeutica, che ha permesso di sconfiggere molte malattie, di migliorare la salute e prolungare il tempo della vita. Essa ha dunque svolto un ruolo molto positivo". "D'altra parte - ricorda però ancora Francesco -, oggi è anche possibile protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare". Per questo la richiesta di un "supplemento di saggezza" e la rinuncia ai mezzi terapeutici quando non c'è proporzionalità.

Anche il Catechismo in merito è chiaro. Rinunciando alle cure "non si vuole procurare la morte: si accetta di non poterla impedire". "Questa differenza di prospettiva - scrive il Papa - restituisce umanità all'accompagnamento del morire, senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere. Vediamo bene, infatti, che non attivare mezzi sproporzionati o sospenderne l'uso, equivale a evitare l'accanimento terapeutico, cioè compiere un'azione che ha un significato etico completamente diverso dall'eutanasia, che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte".

Per capire fin dove intervenire con i mezzi terapeutici "la persona malata riveste il ruolo principale". Anche questo punto è ricordato dal Catechismo: "Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità". "È anzitutto lui che ha titolo, ovviamente in dialogo con i medici, di valutare i trattamenti che gli vengono proposti e giudicare sulla loro effettiva proporzionalità nella situazione concreta, rendendone doverosa la rinuncia qualora tale proporzionalità fosse riconosciuta mancante. È una valutazione non facile nell'odierna attività medica, in cui la relazione terapeutica si fa sempre più frammentata e l'atto medico deve assumere molteplici mediazioni, richieste dal contesto tecnologico e organizzativo".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Prossimo

Torna a Antropologia

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti

cron