Censura e libertà su facebook

Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:04 am

Facebook continua a sostenere le leggi sulla blasfemia
Judith Bergman
17 marzo 2019

https://it.gatestoneinstitute.org/13915 ... -blasfemia

Gli eventi recenti mostrano come Facebook – già sostenitore delle leggi sulla blasfemia – continui la sua "censura stile sharia" di tutti i contenuti che gli sembrerebbero contrari ai suoi "standard comunitari".

Un articolo pubblicato dal Wall Street Journal l'8 gennaio ha rilevato che i dirigenti di Facebook – e di Twitter – avevano rimosso dalle loro piattaforme l'attivista Laura Loomer dopo le lamentele di Zahra Billoo, direttrice esecutiva del Consiglio delle relazioni islamico-americane (CAIR) presso la sede di San Francisco. Facebook, tuttavia, ha omesso di rivelare che il CAIR è stato un complice non incriminato nel più grande caso di finanziamento del terrorismo nella storia degli Stati Uniti. Gli Emirati Arabi Uniti inoltre considerano il CAIR un'organizzazione terroristica.

Non dovrebbe però sorprendere che i dirigenti del Consiglio delle relazioni islamico-americane siano in grado di esercitare tale potere sui social media. Secondo Sam Westrop di Islamist Watch:

"Dal 2008, la Silicon Valley Community Foundation (SVCF) ha erogato 330.524 dollari a due organizzazioni islamiste, il Council on American-Islamic Relations (CAIR) e l'Islamic Relief (...) La SVCF, con un patrimonio di oltre 8miliardi di dollari, è la più importante fondazione comunitaria americana. Alcune delle più grandi aziende tecnologiche statunitensi sono partner della Fondazione. Con una donazione di 1,5 miliardi di dollari, Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, è il principale donatore della SVCF".

In altre parole, la Silicon Valley sembra avere l'abitudine di sostenere finanziariamente gli islamisti.

Secondo Jihad Watch, la stessa Billoo, "nei tweet che continuano a essere disponibili pubblicamente (...) ha espresso il suo sostegno al califfato islamico e alla legge della sharia. E in molti tweet ella afferma che l'Isis è sullo stesso piano morale dei soldati americani e israeliani, aggiungendo che 'le nostre truppe sono impegnate nel terrorismo'".

Anche a gennaio, Facebook ha rimosso dalla pagina Fb di Political Gamers UK le inserzioni a favore della petizione, promossa dal movimento "Britain First", contro la ristrutturazione e l'ampliamento di una moschea del Regno Unito. "Britain First" ha annunciato che avrebbe citato in giudizio il gigante dei social media per "discriminazione politica".

Questi due recenti casi di censura su Facebook sono tutt'altro che un'eccezione. Nel 2018, gli episodi di censura più eclatanti su Fb sono stati i seguenti:

Il sito web di informazione Voice of Europe ha riportato di essere stato ripetutamente censurato a causa di articoli che riflettevano la posizione critica di uomini politici dell'Europa centrale e orientale nei confronti dei flussi migratori. Un esempio è costituito da una recensione del libro dell'ex presidente ceco Vaclav Klaus, Europe All Inclusive, in cui egli afferma: "L'afflusso di migranti è paragonabile alle invasioni barbariche dell'Europa". Voice of Europe ha deciso di non pubblicare più "tutte le notizie su Facebook perché non vogliamo perdere la nostra pagina".

Michael Hesemann, storico e scrittore cattolico tedesco, si è visto cancellare i suoi commenti sul ruolo storico dell'Islam in Europa perché non erano conformi agli "standard comunitari" di Facebook. Hesemann aveva scritto: "L'Islam ha sempre giocato un solo ruolo nei 1700 anni di storia dell'Occidente cristiano: quello della spada di Damocle che pendeva sopra di noi, la minaccia delle barbarie contro cui bisognava unirsi e combattere. In questo senso, l'Islam non fa parte della storia tedesca...".

amie Glazov, caporedattore di FrontPage Magazine, è stato bannato per 30 giorni da Facebook per aver postato gli screenshot delle minacce che certi musulmani gli avevano rivolto. In un'altra occasione, Facebook lo aveva bloccato per 30 giorni, perché aveva pubblicato il giorno del 17° anniversario dell'11 settembre un articolo su come evitare altri 11 settembre, titolato "9 Steps to Successfully Counter Jihad" ("Nove misure per contrastare con successo il jihad"). (Più di recente, un altro gigante dei social media, Twitter, ha ammonito Glazov che il suo nuovo libro, Jihadist Psychopath: How He Is Charming, Seducing, and Devouring Us, viola il codice penale pakistano, secondo cui Glazov pare stia "profanando il Sacro Corano". Per il momento, Twitter non si è ancora pronunciato, ma l'episodio mostra chiaramente che il social media è disposto a prendere in considerazione la legge della sharia.)

Facebook ha chiuso la pagina dell'imam australiano Mohammad Tawhidi colpevole di aver "dileggiato con un post il gruppo terroristico Hamas e di aver parlato con sarcasmo delle 'pacifiche proteste palestinesi'".

Facebook ha bloccato permanentemente la pagina della branca europea del movimento giovanile anti-immigrati Generation Identity per i suoi "contenuti estremisti".

Facebook ha censurato un post che criticava il trattamento che l'Islam riserva agli omosessuali affermando che era un "discorso di incitamento all'odio" e ha bannato per 30 giorni il direttore del sito web Politicalite, autore dell'articolo.

Facebook blocca regolarmente i post di Jihad Watch, il sito web dello storico e autore Robert Spencer. È successo, ad esempio, a settembre e a dicembre.

I casi sopracitati non sono che una piccolissima parte degli episodi pubblicizzati che interessano un certo numero di utenti di Fb che hanno grande visibilità pubblica. I profili delle persone meno conosciute vengono bloccati continuamente. Ad esempio, Joachim Nikolaus Steinhöfel, avvocato, giornalista e attivista anti-censura, gestisce un sito web che documenta la censura attuata da Fb solo in Germania. Secondo le stesse statistiche di Facebook, il social media ha rimosso in media 288mila post al mese in tutto il mondo.

Questo non dovrebbe sorprendere – Fb, ad esempio, è firmatario di un Codice di condotta della Commissione europea per contrastare le forme illegali di incitamento all'odio online, che obbliga il gigante dei social media a esaminare e a rimuovere nel giro di 24 ore "le forme illegali di incitamento all'odio". Il vicepresidente delle politiche pubbliche di Facebook, Richard Allan scriveva nel 2017:

"Noi definiamo i discorsi di incitamento all'odio come un attacco contro una persona sulla base di quelle che si chiamano 'caratteristiche protette' – razza, appartenenza etnica, origini nazionali, appartenenza religiosa, orientamento sessuale e di genere, disabilità o gravi malattie.

"Non esiste una risposta universalmente accettata alla domanda 'quando qualcosa oltrepassa il limite'...

"Talvolta, è ovvio che qualcosa può considerarsi una forma di incitamento all'odio e deve essere rimossa, perché si tratta di una istigazione diretta alla violenza contro delle caratteristiche protette, o di parole che degradano o disumanizzano una persona. Se identifichiamo delle minacce credibili di violenza imminente contro qualcuno, come quelle proferite violando una caratteristica protetta, segnaliamo altresì l'informazione alle forze dell'ordine locali".

Facebook, tuttavia, sembra essere "creativamente" selettivo nel modo in cui sceglie di applicare le proprie regole. Rimuove, ad esempio, "i contenuti che glorificano la violenza o celebrano la sofferenza o l'umiliazione altrui". In Svezia, però, Ahmad Qadan ha proceduto regolarmente – sulla sua pagina Fb – a chiedere donazioni a favore dell'Isis. I suoi messaggi sono rimasti online per due anni. Facebook si è limitato a cancellare i post dopo l'intervento del Servizio di sicurezza svedese (Säpo). Nel novembre del 2017, Ahmad è stato condannato a sei mesi di prigione perché ritenuto colpevole di aver utilizzato Facebook allo scopo di raccogliere fondi per finanziare l'acquisto di armi per gruppi terroristici come lo Stato islamico e Jabhat al-Nusra e per aver pubblicato messaggi che invocavano "gravissimi episodi di violenza da perpetrare sostanzialmente o in maniera sproporzionata contro i civili con l'intenzione di creare terrore nella popolazione".

Facebook ha risposto dicendo: "In alcune occasioni commettiamo errori. Quando ciò accade, li correggiamo non appena ne veniamo a conoscenza".

A settembre, i media canadesi hanno rivelato che Zakaria Amara, capo di un'organizzazione terroristica di Toronto, che sta attualmente scontando una condanna a vita per aver pianificato attentati con camion in stile al-Qaeda nel centro di Toronto, aveva una pagina Facebook sulla quale pubblicava foto della prigione e riflessioni sul suo percorso di terrorista. Solo dopo che i media canadesi avevano chiesto a Fb informazioni sull'account, il social media ha cancellato il profilo di Amara "per violazione dei nostri standard comunitari".

In Francia, un detenuto identificato come Amir è stato accusato a novembre di aver utilizzato un telefono di contrabbando per postare dalla sua cella dei testi di propaganda a favore dell'Isis. Facebook, a quanto pare, non ci ha fatto caso.

Più di recente, in Germania, Frank Magnitz, un parlamentare del Partito Alternativa per la Germania (AfD), è stato vittima di una violenta aggressione, che il suo partito ha definito come un "tentato omicidio". Un gruppo tedesco "Antifa", Antifa Kampfsausbildung, ha postato "grazie" in risposta all'attacco. Facebook ha rilevato che il sostegno del gruppo alla violenza contro un membro del parlamento era perfettamente conforme ai suoi "standard".

Forse la selettività di Facebook è dovuta a un certo numero di alleanze manifeste. Nel luglio del 2017, Joel Kaplan, vicepresidente delle politiche pubbliche di Facebook, avrebbe promesso al ministro dell'Interno pakistano Chaudhry Nisar Ali Khan di "rimuovere i falsi account e i contenuti espliciti, pieni di odio e provocatori che incitano alla violenza e al terrorismo".

"Il portavoce ha detto che nel corso di una conversazione con il vicepresidente di Facebook, Nisar aveva affermato che l'interna umma musulmana era profondamente turbata e vivamente preoccupata dall'utilizzo improprio delle piattaforme dei social media per diffondere contenuti blasfemi. (...) Nisar ha dichiarato che il Pakistan apprezzava la comprensione mostrata dai dirigenti di Faebook e la loro cooperazione estesa a tali questioni".

L'amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg sembra più che mai incline alla censura. In una recente nota, scritta nel linguaggio oscuro e noioso dei burocrati, il Ceo di Fb ha illustrato la sua strategia di dissuasione dei "contenuti al limite", un concetto privo di senso per designare tutto ciò che Zuckerberg e Facebook potrebbero mai voler censurare. Ecco come lo definisce Zuckerberg:

"Uno dei principali problemi che i social network si trovano a dover affrontare è che, se lasciate senza controllo, le persone interagiranno in modo sproporzionato con i contenuti più provocatori e sensazionalistici. (...) Su larga scala, ciò può minare la qualità del dibattito pubblico e portare alla polarizzazione. Nel nostro caso, si può anche degradare la qualità dei nostri servizi.

"La nostra ricerca mostra che, a prescindere da dove noi poniamo il limite a ciò che è consentito, se un contenuto si avvicina a quel limite, le persone tenderanno a interagire con esso...

"Questo è un problema basilare che noi possiamo affrontare penalizzando un contenuto borderline così che questo sia meno condiviso e susciti meno coinvolgimento. Dando alla curva di distribuzione l'aspetto del grafico sottostante, dove la distribuzione diminuisce man mano che il contenuto diventa più sensazionalistico, le persone sono disincentivate dal creare un contenuto provocatorio che sia il più possibile vicino al limite.

"È interessante notare che la nostra ricerca ha rilevato che questo modello naturale di contenuto borderline che suscita maggiore interesse si applica non solo alle notizie, ma a quasi ogni categoria di contenuti. Ad esempio, le foto prossime alla nudità, come gli indumenti rivelatori o le posizioni sessualmente allusive, generavano un vivo interesse prima che noi modificassimo la curva di distribuzione per scoraggiare questo fenomeno. Lo stesso dicasi per i post che non rientrano nella nostra definizione di incitamento all'odio, ma restano offensivi.

"Questo schema può essere applicato ai gruppi a cui le persone aderiscono e alle pagine che seguono. È particolarmente importante tenere conto di questo perché, mentre i social network in generale espongono le persone a punti di vista più disparati, e mentre i gruppi in generale incoraggiano l'inclusione e l'accettazione, i gruppi e le pagine disgreganti possono alimentare la polarizzazione. Per risolvere il problema, dobbiamo applicare queste modifiche nella distribuzione non solo al feed ranking, ma a tutti i nostri sistemi di raccomandazione delle cose alle quali voi dovreste aderire".

È curioso che Zuckerberg abbia presentato la sua idea di disincentivare i "contenuti al limite" come qualcosa di nuovo, quando, in effetti, è una regola ferrea di Facebook da almeno diversi anni. Nel novembre del 2017, ad esempio, "il traffico verso Jihad Watch dalla pagina di Facebook è crollato improvvisamente del 90 per cento e non si è mai ripreso", come afferma il creatore del sito, Robert Spencer.

A quanto pare, Facebook continua a sostenere le leggi sulla blasfemia.

Judith Bergman è avvocato, editorialista e analista politica. È Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:05 am

Caio Mussolini: "Facebook mi ha sospeso il profilo"
08/04/2019

https://www.adnkronos.com/fatti/politic ... refresh_ce

"Voglio tranquillizzare tutti: non farò campagna elettorale con fasci littori, saluti romani e fez. Trovo però inaccettabile che Facebook chiuda il mio profilo personale solo perché il mio cognome è Mussolini. Ieri sono stato bloccato fino al giorno 11 di Aprile, pur non avendo scritto nulla". Lo afferma in una nota Caio Giulio Cesare Mussolini, candidato di Fratelli d'Italia nella Circoscrizione Sud.

"Dopo una giornata di insulto libero contro la mia persona e la mia famiglia. Se poi la policy di Facebook è consentire foto a testa in giù, insulti, minacce di morte e di aggressioni, e al contempo sanzionare una persona solo per il suo cognome, allora siamo messi malissimo. Qui l'unico discriminato sono io. Facebook si comporta come un centro sociale. È inaccettabile. Sto valutando con i miei avvocati se iniziare un'azione legale", conclude Caio Giulio Cesare Mussolini.



Caio Mussolini: "Facebook mi ha sospeso il profilo"
08/04/2019

https://www.adnkronos.com/fatti/politic ... GjsXKs3Lro

"Voglio tranquillizzare tutti: non farò campagna elettorale con fasci littori, saluti romani e fez. Trovo però inaccettabile che Facebook chiuda il mio profilo personale solo perché il mio cognome è Mussolini. Ieri sono stato bloccato fino al giorno 11 di Aprile, pur non avendo scritto nulla". Lo afferma in una nota Caio Giulio Cesare Mussolini, candidato di Fratelli d'Italia nella Circoscrizione Sud.

"Dopo una giornata di insulto libero contro la mia persona e la mia famiglia. Se poi la policy di Facebook è consentire foto a testa in giù, insulti, minacce di morte e di aggressioni, e al contempo sanzionare una persona solo per il suo cognome, allora siamo messi malissimo. Qui l'unico discriminato sono io. Facebook si comporta come un centro sociale. E' inaccettabile. Sto valutando con i miei avvocati se iniziare un'azione legale", conclude Caio Giulio Cesare Mussolini.

Sulla vicenda interviene il presidente di Fdi, Giorgia Meloni. "Dopo l'annuncio della candidatura con Fratelli d'Italia, Caio Mussolini è stato riempito di insulti e minacce sui social da parte dei sedicenti democratici. E invece di bloccare questi bulli da tastiera, Facebook ha pensato bene di bloccare Caio per il cognome. La dittatura del pensiero unico è in corso amici..." scrive Meloni su Facebook.

A farsi sentire è anche Rachele Mussolini, consigliere comunale della lista civica Con Giorgia e vice presidente della Commissione Controllo, Garanzia e Trasparenza di Roma Capitale: "Voglio esprimere piena solidarietà a mio cugino, Caio, candidato di Fdi alle Europee, che nella giornata di ieri è stato ingiustamente bannato da Facebook. Anche lui, come tutti i Mussolini, si è ritrovato ad essere ‘perseguitato’ dalla polizia di pensiero firmata da Zuckerberg che, senza alcun motivo, ha deciso di sospendergli l’account, ma si è guardata bene dal fare altrettanto con chi, oltre ad averlo insultato, ha rivolto contro di lui pesanti minacce di morte".

"Trovo che ciò sia vergognoso, antidemocratico e politicamente scorretto: sono indignata e amareggiata per l’atteggiamento discriminatorio che la piattaforma continua ad adottare verso esponenti della mia famiglia, oltre che verso di me. Tutto ciò non è più accettabile, così come non lo è sottovalutare minacce espresse in maniera chiara e dalle quali vanno prese, con rigore e immediatezza, le distanze. Contrariamente si diventa conniventi e corresponsabili" conclude Rachele Mussolini.



Facebook cancella gli account dei maggiori esponenti di Casapound, tra cui quello di Mario Eufemi candidato Sindaco di Nettuno
2019/04/10

https://www.lecodellitorale.it/2019/04/ ... Z0z5at1Pm0


Facebook ha cancellato gli account personali dei maggiori esponenti di Casapound, lo sostiene, con un post in cui viene ripreso l’articolo di Primato nazionale, il quotidiano sovranista Adriano Scianca. Tra gli account cancellati anche quello di Mario Eufemi candidato Sindaco di Nettuno.

“Crediamo sia importante dare alle persone un modo per esprimersi ma al contempo vogliamo che chiunque su Facebook possa sentirsi al sicuro”, fa sapere il social network. “Per questo abbiamo stilato gli Standard della Comunità. Partiti politici e candidati, così come singoli individui e organizzazioni presenti su Facebook devono attenersi a queste norme”.

Facebook ha poco meno di 30 mila dipendenti che in cinque centri dedicati alla sicurezza e moderazione dei contenuti si alternano offrendo una copertura 24 ore se 24. Agiscono su segnalazione degli utenti e in base ai principi che regolano il social network perché ad oggi i sistemi di intelligenza artificiale non sono in grado di capire le differenze che passano ad esempio fra una battuta o un insulto. I discorsi basati su odio e discriminazione razziale sono espressamente vietati da tempo e in ogni caso nessun profilo viene chiuso per una singola violazione ma solo in seguito a diverse infrazioni.

Sarebbero stati cancellati gli account di “Gianluca Iannone (presidente di CasaPound Italia), Andrea Bonazza (responsabile Cpi e consigliere comunale a Bolzano), Maurizio Ghizzi (consigliere Cpi a Bolzano), Emmanuela Florino (portavoce di Cpi Napoli), Carlotta Chiaraluce (portavoce di Cpi Ostia), Roberto Acuto (responsabile Cpi Napoli), Giorgio Ferretti (candidato Cpi ad Ascoli Piceno), Mario Eufemi (candidato Cpi a Nettuno), Fernando Incitti (responsabile di Frosinone ed ex candidato sindaco), Fabio Barsanti (consigliere comunale Cpi Lucca)”.

Fonte “La Repubblica”
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:06 am

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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:06 am

Ecco le frasi censurate da Facebook nel corso di meno di un anno a Gino Quarelo


1
Non si tratta di migranti ma di criminali clandestini invasori e non si tratta di soccorso ma di abuso del soccorso in mare, quindi si tratta di un'aggravante del crimine della immigrazione clandestina attuato per favorirla. Poi tra questi clandestini vi possono essere terroristi, assassini, rapinatori, ladri, sequestratori, spacciatori di droga, cannibali, mafiosi, parassiti, nazisti maomettani. Questo cardinale è un irresponsabile demenziale e incosciente, senza rispetto per le nostre leggi, per il nostro bene, per la nostra sicurezza, per i nostri diritti umani e civili, per la nostra libertà e sovranità; poi è uno sconsiderato perché non si rende conto che in Italia mancano le risorse economiche e finanziarie, manca il lavoro e non vi è la possibilità di offrire ospitalità e un futuro dignitoso a chi ha veramente bisogno e ci è compatibile. A questa casta parassitaria io toglierei l'8xmille.
2
Cristiani idolatri, fanatici, bugiardi, parassiti, demenziali e irresponsabili. (postata su di un filmato dove si vedevano dei cristiani battisti americani che manifestavano contro gli ebrei accusandoli di aver ucciso Gesù Cristo)
3
I terroristi nazi maomettani palestinesi di Gaza stanno bombardando Israele
4
Denunciare e bandire il nazismo zingaro e gli zingari come tra i peggiori nazisti.
5
Nessuna protezione internazionale, nessun asilo/rifugio ai nazisti maomettani
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:06 am

Facebook censura Deborah Fait

https://www.facebook.com/groups/8365048 ... 382307530/


Facebook ha passato il segno: urgente intervenire
Commento di Deborah Fait
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=74456

Il 24 aprile ho scritto e pubblicato su IC un commento sui massacri avvenuti a Sri Lanka ad opera di terroristi dell'Isis. Il titolo era "È nato un nuovo termine politico: Terrorismo religioso", titolo usato per ripetere ironicamente le parole che i media usavano ad ogni TG pur di non pronunciare il termine -islamico-. http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=74408
Pertanto non erano parole inventate da me ma dai nostri fantasiosi giornalisti o da chi, dall'alto, li manovra. Ho in seguito pubblicato l'articolo sul mio profilo Facebook e indovinate cosa è accaduto? Sono stata bloccata per 29 giorni e 23 ore.

Nel messaggio in cui mi informavano che le mie parole non corrispondevano ai loro standard, hanno aggiunto questo: " Il blocco sarà attivo per 29 giorni e 23 ore. Se ritieni che il contenuto rispetti i nostri Standard della community, faccelo sapere."
Naturalmente ho seguito il loro consiglio e ho spiegato la cosa insistendo che il termine -terrorismo religioso- era stato coniato dai media e ripetuto impunemente per giorni, ho spedito il tutto cliccando su invia e immediatamente mi è apparsa la risposta automatica: "NON POSSIAMO ELABORARE IL TUO MESSAGGIO, riprova più tardi".

Quindi Facebook , su segnalazione di qualche spia, non trovo altro termine più chiaro ed esauriente per definire chi segnala per essere censurato soltanto chi è apertamente pro Israele, non solo blocca arbitrariamente una persona ma la prende anche in giro, impedendole di dare una spiegazione o di richiederla, dopo averla falsamente invitata a farlo.

Nel momento in cui ti dicono che non possono elaborare quello che scrivi quindi non possono accettare il tuo messaggio, cos'altro resta da fare? Niente se non incazzarsi. Tutto questo ha un nome molto brutto, ma brutto proprio, un termine che si chiama totalitarismo, si chiama voler oscurare arbitrariamente le idee altrui e impedire ogni forma di legittima difesa. Condannati senza processo, dunque, come nelle peggiori dittature. Questo è inacettabile anche perché la mannaia della censura si abbatte in questo modo dittatoriale solo in Italia.
Un amico mi ha scritto: "Bisognerebbe scoprire chi muove i fili dei burattini su Facebook Italia. Facebook Israele, in ebraico, in 10 anni non mi ha mai fatto nessuna rimostranza. Facebook in italiano negli ultimi 2 anni mi ha bloccato per 6 mesi.
Adesso continuo a stare attentissimo a quello che scrivo. Alcune parole non le uso, perché aumentano il rischio del blocco. Per esempio la parola che viene usata per indicare una determinata "religione" cerco di non indicarla con il proprio nome. La chiamo con due parole che mi sono inventato."

Dunque, siamo arrivati a questo in Italia, dobbiamo inventarci le parole, creare una lingua in codice che ci permetta di scrivere senza finire sotto la ghigliottina della censura. Proverò a chiamare terrorismo islamico con parole diverse, tipo pane e marmellata, che ne so. La cosa è talmente assurda e grave da farci sentire come dei perseguitati politici, ci mandano in esilio finchè lo decidono loro, ci bloccano finchè, per sfinimento, sperano che qualcuno lasci FB nelle mani dei propal.
Sappiano però che non sarò io a farlo! C'è chi è particolarmente nel mirino degli spioni e io lo sono senz'altro, mi controllano e pesano ogni mia parola ma altri amici pro-Israele subiscono spesso la stessa sorte. Quasi tutti quelli che si occupano di politica, soprattutto israeliana, hanno due profili e se bloccano anche il secondo allora è finita. Una situazione scabrosa, ed è la prima volta nella vita che ho a che fare con una sorta di dittatura, la cosa non mi piace, anzi mi schifa. Per tutta la vita ho voluto essere libera e non posso permettere che sia un Facebook qualsiasi a limitare le mie idee. Con me non vinceranno mai.

E adesso una domanda: chi può intervenire?
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:11 am

Facebook, il co-fondatore: "Fermate Zuckerberg" - Gli occhi della guerra
Roberto Vivaldelli
11 maggio 2019

http://www.occhidellaguerra.it/facebook ... zuckerberg

“Chiedo di smembrare Facebook. È diventato troppo grande e troppo potente, e questo fa parte di una tendenza della nostra economia di una crescente concentrazione di potere aziendale. Ma possiamo risolvere questo problema: scorporare l’azienda e regolarla”. Così il co-fondatore di Facebook Chris Huges ha annunciato su Twitter la pubblicazione di un lungo articolo a sua firma sul New York Times nel quale invita il governo degli Stati Uniti e i legislatori a “fermare Mark Zuckerberg” e a limitare il potere del social media che ha contribuito a lanciare e a fondare nel 2004 insieme allo stesso Zuckerberg e a Eduardo Saverin, Andrew McCollum e Dustin Moskovitz.

“Mark è rimasto un bravo ragazzo, ma temo che il suo concentrarsi sulla crescita lo abbia portato a sacrificare sicurezza e civiltà in cambio di un click” spiega Huges. “Sono deluso da me stesso e dal primo team di Facebook per non aver riflettuto più a lungo su come l’algoritmo di News Feed abbia cambiato la nostra cultura, influenzato le elezioni e dato potere ai leader nazionalisti. E sono preoccupato che Mark si sia circondato di una squadra che rafforza le sue convinzioni invece di sfidarle” ammette il co-fondatore di Facebook.


Il co-fondatore di Facebook “scarica” Zuckerberg: “È troppo potente”

Chris Huges descrive l’enorme potere che Mark Zuckerberg ha come Ceo di Facebook: “L’influenza di Mark è sbalorditiva, ben oltre quella di chiunque altro nel settore privato o nel governo” sottolinea. “Controlla tre piattaforme di comunicazione principali: Facebook, Instagram e WhatsApp, che miliardi di persone utilizzano ogni giorno. Il consiglio di amministrazione di Facebook funziona più come un comitato consultivo che come un sovrintendente, perché Mark controlla circa il 60 percento delle azioni con diritto di voto. Solo Mark può decidere come configurare gli algoritmi di Facebook per determinare ciò che le persone vedono nei loro feed di notizie, quali impostazioni di privacy possono utilizzare e anche quali messaggi vengono consegnati”.

E aggiunge: “Mark stabilisce le regole su come distinguere il discorso violento e incendiario da quello semplicemente offensivo e può scegliere di chiudere un concorrente acquisendolo, bloccandolo o copiandolo”. Il governo, afferma, “deve ritenere Mark responsabile. Per troppo tempo i legislatori si sono meravigliati della crescita esplosiva di Facebook e hanno trascurato la loro responsabilità di garantire che gli americani siano protetti e che i mercati siano competitivi”.

“Siamo una nazione con una tradizione di controllo dei monopoli, non importa quanto siano ben intenzionati i leader di queste società. Il potere di Mark è senza precedenti e anti-americano”. Per Huges la soluzione è una: “It is time to break up Facebook”, che in poche parole significa smembrare la società e ridimensionare notevolmente il potere di Mark Zuckerberg.


“Ma smembrare la società non basta”

Hughes chiede di togliere a Zuckerberg Instagram e Whatsapp, di scorporare Facebook e vietargli altre acquisizioni. “Ma smembrare Facebook non basta” osserva. “Abbiamo bisogno di una nuova agenzia, autorizzata dal Congresso a regolamentare le società tecnologiche. Il suo primo mandato dovrebbe essere quello di proteggere la privacy“. L’agenzia, inoltre, “dovrebbe creare linee guida” per mantenere un “discorso accettabile sui social media”. “Non saremo mai a favore della censura” precisa “ma abbiamo dei limiti anche nel gridare ‘al fuoco’ in un teatro affollato, nella pedopornografia, nel linguaggio inteso a provocare violenza e false dichiarazioni per manipolare i prezzi delle azioni. Dovremo creare standard simili che le aziende tecnologiche possano utilizzare”.


Ecco chi è Chris Huges

Chris Huges, 35 anni, nato e cresciuto a Hickory, in Nord Carolina, con una laurea alla Harvard University, attivista democratico, nel 2007 ha lasciato Facebook per fare da volontario alla campagna presidenziale di Barack Obama dell’anno successivo. Nel marzo 2012 ha acquistato la maggioranza delle azioni della rivista liberal The New Republic salvo poi doverla rivendere all’editore dell’Oregon Win McCormack a causa di una gestione a dir poco controversa e disastrosa sotto il profilo delle vendite. Nel 2016, Huges ha appoggiato la corsa alla presidenza della candidata dem Hillary Clinton e ora sostiene i democratici che sfideranno Donald Trump nel 2020.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:11 am

Avaaz, l'ong legata a Soros che segnala a Facebook le pagine fake
Roberto Vivaldelli - Dom, 12/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ava ... 93414.html

L'oscuramento delle pagine fake in Italia voluto da Facebook è arrivato dopo le segnalazioni di Avaaz, l'ong con sede a New York che ha profondi legami con il tutto il mondo progressista internazionale, Soros compreso

“Qualcosa si muove, finalmente. Qualche anno fa denunciai pubblicamente le pagine Facebook che rilanciavano fake news. Oggi, dopo mesi, dopo il referendum e le elezioni, finalmente pagine con milioni di visualizzazioni per notizie false e diffamanti sono state chiuse”.

Il primo ad esultare sui social è l’ex premier Matteo Renzi: nella giornata di oggi, infatti, come riporta l’Ansa, Facebook ha chiuso 23 pagine italiane con oltre 2,46 mln di follower che "condividevano informazioni false e contenuti divisivi contro i migranti, antivaccini e antisemiti, a ridosso delle elezioni europee: tra queste, oltre la metà erano a sostegno di Lega o Movimento Cinque Stelle".

La decisione è giunta grazie alle segnalazioni di Avaaz. "Ringraziamo Avaaz - afferma un portavoce di Fb - per aver condiviso le ricerche affinché potessimo indagare. Siamo impegnati nel proteggere l'integrità delle elezioni nell'Ue e in tutto il mondo". Le 23 pagine chiuse, afferma Avaaz, "avevano in totale più follower delle pagine ufficiali di Lega (506mila follower) e Movimento 5 Stelle (1,4 milioni follower) messe insieme. Avevano inoltre generato oltre 2,44 milioni di interazioni negli ultimi 3 mesi".

La pagina più attiva, rende noto l’organizzazione non governativa con sede a New York, era "Vogliamo il movimento 5 stelle al governo", una pagina non ufficiale a sostegno del Movimento 5 Stelle: quella a sostegno della Lega, invece, è 'Lega Salvini Premier Santa Teresa di riva’. Come spiega l'ong che collabora con Facebook ”è stata quella che di recente ha maggiormente condiviso un video che mostrava migranti intenti a distruggere una macchina dei carabinieri”.

Fin qui, nulla di strano. La disinformazione sui social network esiste e sono numerose le pagine, che pubblicano contenuti che violano le regole della piattaforma. Tuttavia, non si può ignorare il fatto che Avaaz non sia un organo imparziale ed è facilmente dimostrabile che le segnalazioni della ong fondata da Ricken Patel nel 2007 siano politicamente orientate e tutt’altro che super partes. Lo dimostrano le battaglie politiche dell’organizzazioni e i finanziamenti di cui ha beneficiato.

avaaz.org, infatti è stata co-fondata da Res Publica e dal gruppo progressista MoveOn.org. Quest’ultimo, vicino al partito democratico americano, ha ricevuto nel 2004, secondo il Washington Post, "1,6 milioni di dollari da "George Soros e sua moglie". Come conferma anche Asra Q. Nomani sul Wall Street Journal, parlando delle proteste progressiste contro il giudice conservatore Kavanaugh “MoveOn.org l’organizzazione vicina ai democratici e fondata grazie al denaro di Soros, ha inviato al suo esercito di seguaci un modulo dove poter richiedere i biglietti del treno per arrivare a Capitol Hill”.

Come riporta quest’inchiesta, il primo nome associato all’organizzazione no-profit che, secondo il Guardian, “si fonda totalmente sulla generosità dei singoli membri, che hanno consentito di raccogliere oltre 20 milioni di dollari” è quello del Ceo, il canadese Ricken Patel. Prima di co-fondare la comunità online ha lavorato per Rockerfeller Foundation, la Gates Foundation e per International Crisis Group, oltre ad essere stato volontario di MoveOn.org, come racconta il Times. Tom Perriello, il secondo nome sulla lista dei fondatori di Avaaz è un "funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti", nonché un avvocato, che "e già rappresentante della Virginia presso il Congresso degli Stati Uniti”. Ovviamente, è un membro del Partito democratico americano.

Le battaglie politiche della comunità online la dicono lunga su quanto sia schierata e "partigiana". Nel 2018, per esempio, come ricorda Gli Occhi della Guerra, Avaaz ha lanciato una petizione contro l’organizzazione dei Mondiali in Russia. Nel mirino c'erano Vladimir Putin e il presidente siriano Bashar al-Assad: “Da tutto il mondo vi chiediamo con forza di opporvi ai crimini contro l’umanità che la Russia sta perpetrando in Siria: non andate a giocare i Mondiali in Russia. Onorare il regime russo ai mondiali vorrebbe dire condonare questa violenza, e nessun Paese, squadra o giocatore dovrebbe farlo”.

C’è poi l’Italia, che all’ong americana sembra interessare particolarmente, almeno durante il periodo elettorale. Nel febbraio dello scorso anno, come scriveva Franceso Boezi su IlGiornale.it, Avaaz invitava a votare contro la coalizione di centro-destra data per vincente in tutti i sondaggi: tant’è che sulla sua pagina Facebook veniva pubblicato un video dal contenuto eloquente: "La coalizione Berlusconi Salvini Meloni è quasi maggioranza. Maggioranza. Ma possiamo fermarli, basta votare per il candidato con più possibilità di battere la destra nel tuo collegio. Il quattro marzo vota con la testa”.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:12 am

La metamorfosi di Facebook: censura chi non è in linea
Stefano Magni
02-06-2019

http://www.lanuovabq.it/it/la-metamorfo ... A.facebook


Facebook è un social network o un quotidiano? Lo possiamo usare come una bacheca, oppure ci dobbiamo considerare come dei collaboratori di un quotidiano, conformare quel che pubblichiamo alla linea di un editore? La domanda è legittima dopo una serie di richieste di rimozione di contenuti, non illegali, ma "sgraditi"

Facebook e sicurezza

Facebook è un social network o un quotidiano? Lo possiamo usare come una bacheca per lasciar vedere ai nostri amici i nostri scritti, foto e video, oppure ci dobbiamo considerare come dei collaboratori esterni di un quotidiano, conformare quel che pubblichiamo alla linea di un editore e di un direttore? La domanda è legittima e sorge spontanea nel momento in cui, nel mese di maggio appena concluso, si sono moltiplicate le richieste a Facebook di censurare utenti e vari tipi di contenuti. Richieste a cui Facebook non ha risposto difendendo la libertà dei suoi utenti, bensì promettendo ulteriori controlli.

L’ultimo caso riguarda la lotta alle teorie no-vax. A marzo, il social network più grande del mondo, come riportato su queste colonne aveva promesso di eliminare o rendere invisibili i contenuti di utenti che si oppongono all’obbligo vaccinale e alle teorie che citano per supportare la loro posizione politica. Sforzo vano, almeno finora, perché tuttora, nelle timeline di Facebook le teorie no-vax sono visibili e molto frequentate. Monika Bickert, capo della sua global policy, ha dichiarato giovedì in conferenza stampa che “Non siamo al punto in cui vorremmo essere” nella politica di controllo. Le critiche si fanno più serrate nel momento in cui negli Usa sono scoppiate prime gravi epidemie di morbillo, come non si vedevano da molto tempo. E’ intervenuto anche il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, sottolineando che “Facebook sta investendo in sicurezza una somma pari al fatturato di un anno di Twitter (…) Possiamo già fare cose che per altri sono impossibili, penso”. Cose come, appunto: controllare contenuti e censurarli a seconda dell’argomento.

Ma altre “fake news” stanno sfuggendo. Per esempio, il 29 maggio la presidente della Camera, Nancy Pelosi (Democratica) protesta perché su Facebook è circolato un suo video con l’audio alterato. Non le fanno dire cose che non ha detto, semplicemente gli autori hanno rallentato la sua voce ottenendo un effetto comico. La Pelosi non ha gradito e nei suoi commenti ha ricordato come la propaganda russa si sia infiltrata anche nel social network di Zuckerberg (“Povero Facebook, involontariamente sfruttato dai russi”). In un altro suo intervento da pompiere, Monika Bickert ha assicurato in un’intervista alla CNN che Facebook “ha agito” anche nel caso del video incriminato, “decelerando” la sua diffusione.

In altri casi, Facebook è intervenuto più a gamba tesa, rimuovendo non solo il contenuto ma anche gli autori di contenuti sgraditi. All’inizio di maggio, utenti ritenuti “pericolosi”, fra cui il leader della Nation of Islam Louis Farrakhan, il teorico complottista Alex Jones e il provocatore della alt-right Milo Yiannopoulos, sono stati rimossi da Facebook e Instagram. Non solo per i contenuti che hanno pubblicato finora, ma anche per quelli che avrebbero potuto pubblicare in futuro. Benché bipartisan, si è trattato di una scelta politica. Non si tratta, infatti, di condannati per atti di terrorismo, né di personaggi legati alla propaganda di network terroristici. Non sono persone che usano Facebook e altri social media per pianificare attentati.

La teoria no-vax è sicuramente anti-scientifica e le conseguenze della sua diffusione possono essere anche molto gravi. A nessuno piace essere preso in giro con l’alterazione della voce in un video. E la retorica di estremisti (soprattutto Farrakhan) non può essere considerata come parte di un sano dibattito politico.

Ma la colpa è della bacheca su cui si affiggono comunicati no-vax, video comici, discorsi di estremisti? Perché proviamo a immaginarci Facebook come se fosse un oggetto fisico: non può essere paragonato ad un quotidiano, ma, appunto, ad una bacheca. Sulla bacheca può essere esposto un ritaglio di quotidiano serio (oltre a nostre foto di famiglia, fogli con dichiarazioni d’amore, richieste di lavoro, ecc…), così come un trafiletto di un rotocalco di infima categoria pieno di notizie false. La colpa è di chi lo ha appeso, di chi lo ha scritto, di chi lo ha pubblicato? O della bacheca? Se Facebook è responsabile di ciò che pubblica, dovrà necessariamente aumentare i controlli sui contenuti. Ma allora, gradualmente, si sta trasformando in un giornale, con una sua linea editoriale. Il problema è che almeno il 99% dei due miliardi di utenti Facebook del mondo considera quel social network come una bacheca libera e non si accorge che, nel frattempo, sta diventando un giornale. E altererà inconsciamente la loro visione del mondo, mostrando solo una selezione (anche ideologica) di ciò che viene spontaneamente condiviso. Pensiamoci bene, quando si andrà al voto e qualcuno parlerà di “lotta alle fake news”. Oggi la censura tocca ai no-vax e ad “estremisti” politici selezionati. Domani a chi?




Facebook non può disattivare un account senza motivo
17/12/2018 - Lucia Izzo

https://www.studiocataldi.it/articoli/3 ... yqhOcOHeV4
E se non lo riattiva subito paga una penale per ogni giorno di ritardo. Interessante sentenza del tribunale di Pordenone sulle cancellazioni degli account da parte di Facebook

di Lucia Izzo - A Facebook non è consentito disattivare profili in base a violazioni solo presunte ed evidenziate senza contraddittorio. Il social network dovrà pagare una penale per ogni giorno di ritardo nella riattivazione dell'account immotivatamente disattivato.

Lo ha deciso il Tribunale di Pordenone che, pronunciandosi nella causa civile n. 2139/2018 (provvedimento qui sotto allegato), ha accolto il ricorso ex art. 700 c.p.c. promosso da un utente Facebook che si era visto disattivare e cancellare il profilo personale e, di conseguenza, era stato privato della possibilità di gestire la sua pagina presente sul social.

Il caso
Facebook: non consentite sanzioni sproporzionate senza consentire all'utente di giustificarsi
Immediata riattivazione profilo Facebook: penale in caso di ritardi

Il caso

L'utente aveva pubblicato un video tratto dal profilo pubblico Instagram del Torneo di Wimbledon e relativo al punto decisivo in un incontro di tennis importante. Tale comportamento era poi stato segnalato a Facebook da una società che riteneva illegittimo l'uso del video.

Appena avvertito dell'illecito, il ricorrente aveva subito provveduto a rimuovere il video a scusarsi con la società, ma nonostante ciò Facebook aveva comunque bloccato e disattivato il profilo. Da qui il ricorso d'urgenza al Tribunale volto ad ordinare a Facebook di ripristinare il profilo personale e riattivargli l'accesso alla gestione della pagina.

Ricorso che viene accolto in toto dal Tribunale che non riscontra alcuna chiara e reiterata violazione da parte dell'utente delle condiziona contrattuali o della normativa, fra cui quella relativa alla proprietà intellettuale, visto che il video era stato preso da una pagina pubblica.

Anzi, l'atteggiamento di Facebook, secondo il giudice, viola le stesse regole contrattuali stabilite dal social, nonché il diritto di libera espressione del pensiero come tutelato dalla Costituzione.
Facebook: non consentite sanzioni sproporzionate senza consentire all'utente di giustificarsi

Tra le obbligazioni assunte da Facebook vi è innanzitutto quella di garantire all'utente di "esprimersi e comunicare in relazione agli argomenti di interesse" così da aiutarlo a "trovare e a connettersi con persone, gruppi, aziende, organizzazioni e altri soggetti di interesse".

E la stessa società conferma che "l'utente è libero di condividere i contenuti con chiunque, in qualsiasi momento" e si impegna ad assicurare "l'offerta di esperienze coerenti e senza interruzioni nei prodotti delle aziende di Facebook".

Nel caso in esame il Tribunale ritiene che Facebook abbia sanzionato l'utente "senza consentire allo stesso di giustificarsi, adottando un rimedio del tutto sproporzionato rispetto agli addebiti mossi, finendo così non solo per violare le norme contrattuali, ma anche violando i diritti costituzionalmente garantiti al ricorrente".

Con riferimento al periculum in mora, il magistrato osserva che la necessità di un'immediata tutela delle ragioni del ricorrente si giustifica in ragione della circostanza che il prolungarsi del "congelamento" di una pagina Facebook determina l'assoluta perdita di interesse degli utenti nei confronti della stessa e, di conseguenza la vanificazione di tutto il tempo speso e l'attività svolta dal ricorrente per la sua implementazione, con l'irrimediabile perdita dei followers finora acquisiti.


Immediata riattivazione profilo Facebook: penale in caso di ritardi

Valutando la situazione, il Tribunale non solo ritiene vada accordata all'utente la tutela d'urgenza, che può essere concessa per neutralizzare qualsiasi periculum in mora che risulti essere imminente e irreparabile, ma anche debba essere applicato l'art. 614-bis del codice di rito che ha introdotto le c.d. "astreintes" (Misure di coercizione indiretta).

La norma consente al giudice di fissare, su istanza di parte e con il provvedimento di condanna all'adempimento di obblighi diversi dal pagamento di somme di denaro, una soma di denaro dovuta dall'obbligato per ogni violazione o inosservanza successiva, ovvero per ogni ritardo nell'esecuzione del provvedimento.

Nel caso di specie, oltre a ordinare a Facebook l'immediato ripristino del profilo e la riattivazione del elativo accesso alla gestione della pagina, il giudice stabilisce che il social network dovrà pagare una penale all'utente di 150 euro per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione del provvedimento.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:12 am

Facebook censura i commenti alla pagina della Lega: "Incitano all'odio"
Lavinia Greci - Lun, 29/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 3qds8Na6AI

La segnalazione al social network è partita del gruppo "Cara Italia", movimento fondato dal giornalista originario del Kenya, Stephen Ogongo. Ma la mossa di Facebook di oscurare i commenti degli utenti sulle pagine della Lega può essere percepita come una forma di censura

L'iniziativa di Stephen Ogongo è cominciata a metà luglio su Facebook, quando il giornalista 44enne, originario del Kenya ma da 25 anni in Italia, con un video, aveva chiesto al più noto tra i social network di "chiudere le pagine di Salvini e della Lega e applicare le proprie politiche contro il razzismo e l'incitamento all'odio".

Perché, secondo il suo parere, quelle pagine erano "diventate luoghi di ritrovo virtuale per le persone che portano avanti apertamente discorsi sessisti, razzisti e di odio nei confronti degli immigrati, dei rifugiati, dei rom, delle Ong e dei volontari che salvano le vite in mare". E secondo quanto riportato da Repubblica, il social di Zuckerberg avrebbe rimosso alcuni dei commenti trovati su queste pagine.

Che cos'è "Cara Italia"

La vicenda vede scontrarsi da una parte il neonato movimento "Cara Italia", guidato e lanciato da Ogongo, giornalista e docente all'università Gregoriana, che in Italia arrivò per motivi di studio e che, oggi, è caporedattore di dieci testate del gruppo "Stranieri in Italia". E dall'altra il principale azionista dell'esecutivo giallo-verde, i contenuti prodotti e pubblicati sulle pagine social della Lega. "Cara Italia," oggi conta su Facebook circa 11mila adesioni e, a breve, dovrebbe varare uno statuto per darsi una forma politica.

La segnalazione

Ogongo, dopo aver segnalato la pagina "Lega-Salvini Premier", avrebbe mostrato un messaggio del servizio di assistenza del social network americano arrivato a un attivista di "Cara Italia", in cui si legge: "Lega-Salvini Premier è stata esaminata e abbiamo riscontrato che alcuni contenuti sulla pagina non rispettano i nostri standard della community. Abbiamo rimosso quei contenuti specifici (per esempio foto e post) anziché l'intera pagina". Per molti, però, la decisione presa dagli amministratori del social network potrebbe essere letta come una forma di censura nei confronti degli utenti che sono soliti commentare la pagina del leader leghista.

Ogongo: "Non ci fermeremo"

Secondo quanto sostenuto dal giornalista kenyota, questa sarebbe la prima rimozione di alcuni post sulla pagina del vice presidente del Consiglio. "Si tratta di un piccolo segnale, ma di una bella soddisfazione", ha dichiarato Ogongo all'agenzia Dire. E ha aggiunto: "Non ci fermeranno. La nostra campagna è appena iniziata e andremo avanti fino in fondo. Ne va della sicurezza e della democrazia dell'Italia".
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom ago 11, 2019 7:13 am

Alberto Pento segnalato e censurato per questo post:

Questo commento viola i nostri Standard della community in materia di incitamento all'odio

Salvini e il governo italiano dovrebbero avere il coraggio di dire chiaro, alto e forte al Mondo (ai governi africani e asiatici, all'ONU e alle altre organizzazioni internazionali come Amnesty I., alle varie chiese cristiane, specialmente a quella cattolico-romana), all'Europa e agli italiani che lo stato italiano non può e non vuole accogliere scriteriatamente e indiscriminatamente più nessuno, prima perché non vi sono disponibili assolutamente risorse finanziarie ed economiche pubbliche, che scarseggiano persino per gli italiani, che non si può fare debito per accogliere chiunque arrivi a discapito dei cittadini italiani e delle generazioni italiane future che si ritroveranno il debito soffocante sulle spalle già spaventosamente alto; poi perché non si possono offrire prospettive dignitose di lavoro, d'integrazione e di futuro che mancano anche a milioni di italiani i cui interessi, bisogni, problemi e diritti vengono molto prima; infine perché molti dei clandestini-migranti sono un grave pericolo criminale e incivile per le nostre comunità, per i cittadini italiani, per la loro sicurezza, per l'ordine pubblico, per la convivenza civile pacifica e fraterna. specialmente per quanto riguarda i nazi maomettani che sono la maggioranza. Lo Stato italiano dovrebbe sospendere e ritirarsi dalla convenzione internazionale sul soccorso in mare, relativamente al caso Mediterraneo laddove tale convenzione viene abusata per favorire la migrazione clandestina o illegale a danno dei cittadini italiani ed europei. Poi lo Stato italiano dovrebbe sospendere unilateralmente altri trattati/convenzioni europei (come la convenzione di Dublino) e internazionali (relativamente all'asilo/rifugio poltico e umanitario) per la quantità insostenibile e la qualità destabilizzante e pericolosa. Poi si dovrebbero creare dei campi/prigioni di raccolta dei clandestini, specialmente di quelli mussulmani (o falsamente cristiani e/o atei e/o omosessuali) e provenienti dall'Asia e dall'Africa) dove internare tutti gli invasori clandestini in attesa di essere rispediti ai loro paesi di provenienza.

Censura revocata dopo l'appello con queste motivazioni:
Nel mio post non vi è alcuna incitazione all'odio ma difesa dei diritti umani naturali, universali, civili e politici dei cittadini italiani ed europei e dei nativi italiani ed europei, nulla più.


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15 lug 2019
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Ti ringraziamo per il tempo che hai dedicato a richiedere un controllo. Il tuo feedback ci aiuterà a migliorare.
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