Censura e libertà su facebook

Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:27 pm

Censura e libertà su facebook
viewtopic.php?f=141&t=2710





Gino Quarelo
Ho pensato di aprire questa pagina perché si possa aiutare facebook a migliorare il suo servizio alla comunità umana evitando di commettere errori grossolani e antipatiche e inutili ingiustizie nel censurare le pagine, i post, i contributi e le persone limitando e ostacolando la loro libertà di parola e di espressione che è un loro legittimo diritto umano.

https://www.facebook.com/groups/836504866474520


Che la bussola sia la Dichiarazione Universali dei Diritti Umani, a cui vanno aggiunti i Doveri e i Valori. Chiunque violi questi valori dovrebbe essere bandito. Quindi tutti i nazismi che li violano: hitleriano, intercomunista, maomettano e zingaro, dovrebbero essere banditi. Anche l'antisemitismo mascherato da antisionismo e da antiisraelismo è un crimine contro l'umanità. Criticare i nazismi è un dovere umano e civile. Paragonare Israele alla Germania nazista è un crimine, come paragonare ai nazisti e al nazismo gli ebrei che sono ritornati nella loro terra e il sionismo è un crimine. I Diritti Umani valgono per tutti anche per i nativi e indigeni europei e non è certo un diritto degli africani e degli asiatici invadere la loro terra. Raccontare i fatti e dire la verità non può essere considerato una violazione dei Valori, dei Doveri e dei Diritti Umani Universali, caso mai lo sarebbe il nascondere i fatti e il raccontare falsità.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:30 pm

I documenti riservati di Facebook sulla censura
2017/05/22

http://www.ilpost.it/2017/05/22/faceboo ... oderazione

Li ha pubblicati il Guardian, ci sono regole ambigue e che si contraddicono: rendono ancora più complicato tenere sotto controllo i post di 2 miliardi di utenti

Il Guardian ha reso pubblici i contenuti di un centinaio di documenti interni di Facebook, nei quali sono indicate regole e politiche da seguire per la moderazione dei contenuti sul suo social network. Alcune di queste indicazioni su cui sono formati i moderatori – cioè le persone che intervengono direttamente per rimuovere i post quando non sono sufficienti i sistemi automatici – si contraddicono a vicenda: nel complesso, scrive il Guardian, si ha l’impressione che Facebook non riesca a stare dietro in modo soddisfacente all’enorme quantità di cose pubblicate e condivise ogni giorno dai suoi quasi 2 miliardi di utenti. Il social network ha ricevuto spesso critiche, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, per essere intervenuto con lentezza nella rimozione di contenuti offensivi o, in altri casi, per avere rimosso post che in realtà non avevano nulla di controverso.

Le istruzioni contraddittorie non aiutano le migliaia di moderatori che ogni giorno si occupano di rivedere i post segnalati su Facebook. Interpretare le regole può essere difficoltoso, soprattutto nel caso di contenuti a tema sessuale: a volte sono espliciti e in chiara violazione delle regole di utilizzo del social network, in altri casi sono più sfumati e richiedono valutazioni aggiuntive, influenzate dalle capacità di giudizio soggettive del singoli moderatori. Anche per questo motivo può succedere che post simili e con contenuti controversi siano rimossi o mantenuti, a seconda del processo di revisione che hanno subìto.

La mole di lavoro è enorme e strettamente legata alla rapida crescita di Facebook, che ha lasciato poco tempo ai suoi amministratori per produrre linee guida chiare per la moderazione. Di norma una prima revisione dei contenuti segnalati dagli utenti viene effettuata con un processo automatico; poi sulla base della risposta degli utenti avviene una nuova verifica da parte di un moderatore. I tempi per una revisione sono molto stretti: accade spesso che un impiegato di Facebook abbia circa 10 secondi per decidere che cosa fare di un post segnalato, prima di passare al successivo. Così poco tempo e regole di moderazione ambigue possono portare a errori, anche grossolani, come avvenuto lo scorso anno quando il social network censurò la famosa fotografia di una bambina nuda che scappa da un villaggio appena bombardato durante la guerra nel Vietnam.

Il Guardian ha raccolto in un elenco le principali istruzioni fornite da Facebook ai suoi moderatori, a seconda dei temi:

affermazioni come “qualcuno dovrebbe sparare a Trump” devono essere rimosse, perché i capi di stato sono una categoria protetta sul social network;
frasi come “vaffanculo, muori” o “spero che qualcuno ti uccida” sono invece tollerate, perché non costituiscono una minaccia credibile;
i video di morti violente non devono essere sempre rimossi – per esempio se hanno una rilevanza sociale o aiutano a comprendere problemi legati alla salute mentale – ma viene comunque richiesto che siano segnalati come immagini forti e che potrebbero disturbare qualcuno;
le foto di violenze sugli animali possono essere condivise, e solo quelle estremamente violente devono essere segnalate come forti per avvisare gli utenti;
dipinti e illustrazioni con nudi e attività sessuale sono consentiti, ma fotografie e video no;
video che mostrano un aborto sono consentiti, a patto che non ci siano scene di nudo;
le dirette video di persone che cercano di farsi male da sole sono permesse, perché Facebook non vuole censurare le persone in difficoltà (e la trasmissione può essere utile per avvisare e fare intervenire i conoscenti della persona che la sta realizzando);
chiunque abbia più di 100mila persone che seguono il proprio profilo è considerato un personaggio pubblico, e ha quindi meno tutele rispetto agli utenti privati.

Le motivazioni per queste scelte sono indicate in altri documenti interni di Facebook, nei quali si dice per esempio che “online le persone usano un linguaggio violento per esprimere le loro frustrazioni”, e che in un certo senso si sentono libere e al sicuro nel farlo sul social network: “Pensano che il problema non li riguardi e sono indifferenti nei confronti della persona che minacciano, per una mancanza di empatia dovuta alla comunicazione tramite dispositivi e non di persona”.

Espressioni violente
Uno dei manuali dice che le affermazioni violente “non sono molto spesso credibili”, per lo meno fino a quando le espressioni utilizzate “non ci danno elementi sufficienti per concludere che non siano più solamente l’espressione di un sentimento, ma lo spostamento verso un piano” contro qualcuno. Per questo motivo frasi come “ti ammazzo” o “vaffanculo, muori” non possono essere considerate da subito come una vera e propria minaccia: “Le persone esprimono spesso il loro sdegno con minacce o ipotizzando azioni violente, in modi di solito non seri e credibili”.

Il problema è che ogni post è una storia a sé e ci sono molte zone grigie, che rendono difficili e spesso ambigue le reazioni dei moderatori. Un post satirico può avere per esempio contenuti espliciti ed espressioni violente, ma non può essere inserito nella stessa categoria dei messaggi che incitano all’odio. Non sempre un post satirico o umoristico viene però riconosciuto dai moderatori, che quindi lo eliminano segnalando il suo autore al sistema. Una stesso concetto, per quanto controverso, espresso in un certo contesto può essere accettabile, mentre in un altro non lo è e costituisce una violazione. Anche in questo caso trovare il giusto equilibrio è difficile, se non impossibile.

Tutelare i minori
Facebook utilizza sistemi automatici e manuali per tutelare i suoi iscritti in base all’età, con particolare attenzione verso i minori (ci si può iscrivere al social network dai 13 anni in poi, ma chi ne ha di meno spesso mente per potersi iscrivere ugualmente). Per i video più espliciti e violenti, che però non violano le regole, sono previste “protezioni” per i minori in modo che sia meno probabile che possano trovarli, mentre agli adulti viene data la possibilità di scegliere con un avviso prima della riproduzione. Nel caso di video in cui si vedono persone che si fanno del male la linea è di non cancellare il contenuto perché: “può avere importanza nel creare consapevolezza su problemi legati alla salute mentale, su crimini di guerra o altri temi importanti”.

Applicare questa regola a particolari temi, come la violenza nei confronti dei bambini non a sfondo sessuale, è più difficoltoso. Nei documenti di Facebook ottenuti dal Guardian si dice che: “Non interveniamo sulle foto che mostrano abusi verso i bambini. Avvisiamo gli utenti sulla presenza di video sulle violenze che li potrebbero disturbare. Rimuoviamo le immagini di abusi sui bambini se sono condivise con commenti sadici o che esaltano le violenze”. L’idea è che mantenendo questi contenuti si possano fornire informazioni a cittadini e forze dell’ordine, che possono poi intervenire per aiutare i bambini che subiscono violenze.

Moderazione e rilevanza
Dopo l’errore dello scorso anno con la foto della bambina nuda durante la guerra del Vietnam, Facebook ha modificato in parte le regole sulle fotografie che mostrano nudi. Da qualche mese è stata introdotta una maggiore flessibilità nella moderazione: se una fotografia che mostra persone nude ha una “rilevanza giornalistica” per illustrare un fatto, la sua pubblicazione e condivisione è consentita. Ci possono comunque essere casi in cui un’immagine sia temporaneamente sospesa, se per esempio i sistemi che automaticamente riconoscono le fotografie esplicite di nudi non rilevano l’origine dell’immagine.

Cosa ha risposto Facebook
La pubblicazione dei “Facebook Files” da parte del Guardian ha attirato molto interesse perché dimostra, in modo piuttosto inequivocabile, le difficoltà con cui Facebook deve fare i conti per gestire l’enorme quantità di utenti e di contenuti condivisi ogni giorno. Monika Bickert, responsabile delle politiche di gestione del social network, ha spiegato che per Facebook la priorità rimane “tenere gli utenti al sicuro” e ha ricordato che saranno presto assunti altri 3mila moderatori, che si aggiungeranno ai 4.500 già assunti finora per rivedere i contenuti controversi. Bicker ha anche promesso sistemi più semplici da usare per segnalare i post con immagini esplicite, minacce o che incitano all’odio, un punto su cui c’è molto da migliorare secondo gli osservatori più critici.

Come molte aziende che offrono servizi online, Facebook basa buona parte del proprio successo sul numero di persone che utilizzano il suo social network: più ce ne sono, più è alta la probabilità che visualizzino le pubblicità sul sito, la sua unica fonte di ricavo. Per Facebook è quindi essenziale continuare a crescere e ad accumulare nuovi utenti, cosa che renderà sempre più complessa e impegnativa la verifica e il controllo dei contenuti. Il problema non riguarda solamente fotografie e video espliciti o messaggi d’odio, ma anche i post che diffondono notizie false e che secondo molti hanno influito su importanti fatti recenti, come le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Anche per questo motivo Facebook sta lavorando a nuovi sistemi di intelligenza artificiale per rendere più accurata la revisione automatica dei post. Nell’ultimo trimestre, la società ha prodotto ricavi per 8,03 miliardi di dollari, il 49 per cento in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:30 pm

Facebook e rischio censura: dietro al ''blocco'' c'è un esercito di moderatori
Il tool di Fb per le segnalazioni
Lo strumento nato per tutelare la community attraverso le segnalazioni rischia di prestarsi anche a usi scorretti, più o meno organizzati, e strumentalizzazioni. Il dibattito è aperto, ma il problema è che chi decide l'oscuramento spesso non ne sa nulla
di SIMONE COSIMI
20 luglio 2016

http://www.repubblica.it/tecnologia/soc ... -144496836


L'ULTIMO caso in Italia si è creato attorno a Michele Rech, meglio noto come Zerocalcare per un post che ha scatenato una sassaiola verbale sul suo account social tale da fare scattare l'oscuramento su Facebook. Tutto è successo a causa dell'annuncio da parte del disegnatore della sua partecipazione a un'iniziativa di Genova in ricordo di Carlo Giuliani nell’anniversario del G8. Per riaprire la sua popolarissima pagina, il fumettista ha dovuto rimuovere quell’elemento.

Al di là dell'avvenimento specifico e tutto italiano, che ruota intorno ai fatti drammatici avvenuti 15 anni fa e all’assassinio di Giulian - una partita che secondo Zerocalcare ''non è finita'' -, la vicenda torna ad aprire il dibattito sul meccanismo che regola il ''blocco'' dei contenuti ritenuti non rispettosi della policy imposta dal social network. E, quindi, anche una serie di interrogativi sull'effettiva efficacia degli strumenti messi a disposizione della piattaforma di Menlo Park per proteggere e tutelare la propria community. A monte di tutto c'è la segnalazione. È in base a questa che l'azienda procede poi alla disattivazione del profilo, in attesa che vengano rimossi i post (testi, foto, video) ritenuti non corretti e per questo segnalati da altri utenti. Per farlo, bisogna cliccare sul tool ''Segnala il post'', disponibile aprendo il menu in alto a destra di ogni contenuto rilanciato sulla piattaforma.

Ma quali sono i contenuti che Facebook mette nel mirino e che dunque si prestano, più di altri, alla rimozione effettuata sia automaticamente che dopo una serie di segnalazioni da parte degli utenti? Si va dalle minacce alla protezione della proprietà intellettuale passando per contenuti di nudo, di incitamento all’odio (lo sterminato perimetro del cosiddetto hate speech) fino a contenuti violenti e immagini forti sui quali spesso il riconoscimento automatico delle immagini, cioè l’intelligenza artificiale della piattaforma, lascia a desiderare. In mezzo c’è ovviamente anche altro: gli standard della comunità non accettano infatti testi, foto, video e altri elementi di autolesionismo, bullismo e d’intimidazione così come attacchi a personaggi pubblici, oltre ad attività criminali, violenza e sfruttamento sessuale. Questo nella teoria, perché nella pratica Facebook purtroppo ospita ogni giorno account falsi che tentano adescamenti e ricatti, virus e catene di Sant'Antonio, pagine d'incitamento all'odio razziale e così via.

Nulla che, in questo caso, toccasse da vicino il post di Zerocalcare. Ciò che infatti dimostra di non funzionare a dovere è proprio il criterio delle segnalazioni, che può chiaramente diventare pretestuoso. Perché il tool in questione può trasformarsi in un randello digitale a disposizione di ronde altrettanto digitali di disturbatori, hater, tifosi di una o dell’altra posizione in centinaia di situazioni diverse. Insomma, da pacifico meccanismo di tutela – per segnalare contenuti offensivi, spam, fastidiosi e ingiuriosi – può trasformarsi in censura.

Non accade solo in casi del genere, per così dire ''privati''. Quello strumento, oltre ad essere attivato in casi di nudo a causa della policy sessuofobica del social di Menlo Park o di linguaggio inappropriato, è stato in alcuni casi sfoderato da regimi più o meno autoritari con un'autentica pioggia di notifiche ai contenuti pubblicati da elementi sgraditi, attivisti o giornalisti. Sul social network oltre alla censura diretta, legata a richieste precise dei governi sui quali il gruppo come altri pubblica ogni anno un rapporto, ne esiste una più subdola, in grado di piegare al proprio servizio uno strumento pensato per altri scopi. Senza che l'azienda proprietaria entri troppo nel merito per valutare la sensatezza di quelle segnalazioni.

La chiave del problema, sia che si tratti di un post di nudo magari d’arte (non si contano le riproduzioni di grandi opere eliminate), un contenuto legittimo segnalato per questioni ideologiche o un altro che effettivamente meriti di essere rimosso, è proprio questa: chi decide? Chi si fa interprete di quegli standard della comunità? Già nel 2012 il Guardian e la rivista Gawker avevano rivelato l’esistenza di lavoratori precari e sottopagati reclutati attraverso piattaforme di microlavori come oDesk, oggi ribattezzata Upwork, che per pochi dollari l’ora si sobbarcano il giudizio sulla pachidermica mole quotidiana di segnalazioni che arrivano da tutto il mondo. Secondo un rapporto dell’Unesco datato 2014, e battezzato ''Fostering Freedom Online'', il social network di Mark Zuckerberg non si appoggerebbe più a quella piattaforma esterna ma ad altre che offrono servizi simili. Un lavoro sporco affidato d'altronde in outsourcing da tutte le piattaforme simili. L’esito? A decidere se un post politico in Thailandia, così come la locandina postata da Zerocalcare, siano effettivamente elementi da rimuovere, spesso con conseguente sospensione del profilo privato o pubblico, c’è questa sorta d’intelligenza collettiva che potrebbe non avere le competenze né l'autorevolezza per eseguire un ''comando'' tanto significativo in termini di libertà d’opinione, qual è l'oscuramento di una pagina di Fb.

Le notizie su cosa accada dopo che un certo numero di segnalazioni sia ritenuto degno di attenzione, cioè su chi prenda in carico quell’evento (ossia il ''reactive moderating''), non sono molte. I colossi della Silicon Valley non amano parlare molto del ''dark side of the wall''. Nel numero di novembre 2014 dell’edizione statunitense di Wired si raccontava di uffici di società per esempio nelle Filippine (scelte non a caso per l’ancora forte vicinanza alla sensibilità statunitense in termini di contenuti inappropriati) che si occupano di moderare i contenuti per l’allora molto in voga social anonimo Whisper e per altre piattaforme californiane. Secondo una stima, si tratta di un esercito di 100mila persone, specialmente in quell'area del mondo ma non solo, a sorbirsi il peggior sottoscala dei social network per ritrovarsi di fronte post e contenuti da censurare o meno.

La versione di Facebook. ''Non importa se un post riceve una o migliaia di segnalazioni, il contenuto viene sempre analizzato nello stesso modo per verificare se violi o meno i Community Standards, per questo i contenuti sono esaminati 24 ore al giorno, sette giorni su sette''. Ma cosa accade dopo che un contenuto ha ricevuto una serie di segnalazioni? Chi se ne occupa? Difficile capirlo con precisione: Facebook parla tuttavia di ''partner accuratamente selezionati'' senza fare nomi: ''I Community Standards di Facebook vietano l’hate speech, il terrorismo, minacce specifiche di violenza e bullismo – aggiungono dal quartier generale milanese – la piattaforma continua a crescere e noi continuiamo a investire nei nostri team e a lavorare con partner accuratamente selezionati e affidabili per fare in modo che questi standard vengano applicati in modo coerente ed efficace. Il nostro personale altamente qualificato
è basato in tutto il mondo e lavora sotto la guida della nostra sede internazionale di Dublino. Fanno parte del personale molte persone madrelingua, tra cui persone italiane, perché sappiamo che spesso ci vuole un madrelingua per capire il vero significato delle parole''.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:31 pm

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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:31 pm

Questi sono chiari esempi di pagine che dovrebbero essere rimosse perché incitano all'odio razziale e nazista, all'omicidio, alla guerra:


COME ATTACCARE GLI ISRAELIANI, MANUALE PER BAMBINI
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 5615516461

La pagina Facebook di Fatah ha pubblicato un post nel quale si vede un bambino palestinese intento a lanciare una pietra, e accanto sono specificate delle istruzioni per colpire al meglio i civili in questo tipo di scontri.

Per colpire l'obiettivo seguire queste istruzioni:
1) Stare fermo e mantenere l'equilibrio tra mani, piedi e corpo
2)Osserva l'obiettivo ( ovvero la vittima) senza distogliere lo sguardo
3)Mantieni l'equilibrio tra il tuo corpo e l'arma. Solo tu la puoi controllare.

Incoraggiare dei bambini a compiere delle violenze é un gesto vergognoso. Chissà quando arriveranno le condanne della comunità internazionale.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:31 pm

Un primo caso che mi si presenta è quello di Deborah Fait

https://www.facebook.com/groups/8365048 ... 5606473446

https://www.facebook.com/deborah.fait?fref=mentions

La mia solidarietà all'amica Deborah Fait per avere avuto il coraggio di scrivere una lettera aperta a papa Francesco relativamente alle sue dichiarazioni a seguito dell'annuncio di Donald Trump di dichiarare Gerusalemme capitale di Israele. Cosa che di fatto è da settanta anni a questa parte.
Per questa lettera, nello stile di Deborah, senza peli sulla lingua, ma certamente non dileggiante, è stata sospesa da Facebook, credo per un mese.
A lei un abbraccio affettuoso nell'attesa di leggerla di nuovo, se non qui, su Informazione Corretta, dove non ha mai fatto mancare la sua voce.
https://www.facebook.com/permalink.php? ... ment_reply


Questo è il testo della lettera - Magnifica la "Lettera aperta al Papa" di Deborah Fait
https://www.facebook.com/x.kisenefrega/ ... 7575074782

Egregio Pontefice,

Sono qui a scrivere per esprimerle il mio disappunto come essere umano alle sue esternazioni dopo la dichiarazione di Donald Trump su Gerusalemme Capitale di Israele.
Non appena la decisione del presidente americano è diventata pubblica, lei è stato tra i primi a commentarla e lo ha fatto esattamente come io mi aspettavo.
Nessuna parola di pace, nessuna raccomandazione agli arabi (palestinesi) di evitare violenze e terrorismo, nessun appello alla calma, tantomeno un accenno al diritto di Israele di avere riconosciuta la propria capitale millenaria.
Le sue parole, del tutto faziose e dirette esplicitamente allo stato ebraico, sono state :" "Non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni e, nello stesso tempo, rivolgere un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite.
Gerusalemme è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani, che in essa venerano i luoghi santi delle rispettive religioni, ed ha una vocazione speciale alla pace. Prego il Signore che tale identità sia preservata e rafforzata a beneficio della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero e che prevalgano saggezza e prudenza, per evitare di aggiungere nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già convulso e segnato da tanti e crudeli conflitti".

Mi chiedo per quale motivo lei abbia trovato necessario invocare lo status quo dal momento che ( e lei lo sa perfettamente) Israele ha sempre garantito, nonostante gli attacchi di guerra arabi e il terrorismo palestinese, la libertà di culto per tutte le religioni. Non solo per le tre religioni monoteiste ma anche per i Bahai che, fuggiti dalle persecuzioni in Iran, si sono rifugiati in Israele dove hanno, a Haifa, il loro tempio più bello, e per tutte le altre fedi esistenti nel Paese.
Perché ha voluto mettere la mani avanti sapendo perfettamente che Israele è una democrazia e come tale si comporta nei confronti di ogni religione?
E poi di quale status quo parla? Quello interpretato dai palestinesi con la loro violenza, con le continue pretese, con il veto di salire sul Monte se non dopo previo benestare del waqf?
Quando questa terra era occupata dall'islam, prima i turchi e poi la Giordania, ebrei e cristiani non potevano accedere ai propri luoghi santi. Erano interdetti, quando non venivano rasi al suolo, e il Kotel, sacro agli ebrei perchè unico muro rimasto in piedi dalla distruzione del Tempio di Salomone, era addirittura chiuso da un altro muro a ridosso del quale erano state sistemate le latrine pubbliche.
E lei Pontefice parla di status quo sapendo perfettamente che attualmente gli ebrei possono accedere al Monte del Tempio (Bet haMikdash) solamente in orari stabiliti dagli arabi e quando riescono ad arrivarci vengono assaliti da donne e uomini e bambini palestinesi che urlano, strattonano e sputano loro addosso.
È questo il suo prezioso status quo, egregio Pontefice?
All'inizio di questa lettera ho scritto che mi aspettavo le sue parole e le spiego perchè.
Se lo ricorda il massacro a Charlie Hebdò e al Superkosher di Parigi? Se li ricorda i morti al grido di Allahu Akhbar? E si ricorda qual'è stato il suo commento rilasciato sull'aereo che la riportava a Roma da uno dei suoi tanti viaggi all'estero?
Io me lo rammento bene perchè è stato in quel momento che ho perso stima e illusione nei suoi confronti. "Ma se qualcuno offende la mia mamma, beh, io gli do un pugno" queste sono state le sue parole, crudeli e pericolose, che giustificavano i terroristi assassini di giornalisti colpevoli di aver fatto satira su Maometto.
Dopo questo fatto dovevano arrivarne altri ad aumentare la mia disillusione, mi riferisco quando a Betlemme lei fece fermare la macchina per andare davanti al muro salvavita...nostra, a pregare.
Lei forse non sapeva che quel muro era stato costruito per bloccare i terroristi che ogni santo giorno entravano in Israele e fare decine e decine di morti tra la popolazione civile? Come dice? Lo sapeva? E allora perchè è andato proprio là a pregare? E' stato forse costretto dal suo caro amico Abu Mazen? Può darsi, non lo so, sono generosa e le do il beneficio del dubbio anche se credo che un Sommo Ponetfice abbia la facoltà di dire di no a un terrorista.
Non le do invece nessun beneficio per quella messa recitata sotto una gigantesca immagine di Gesù Bambino coperto da una kefiah palestinese.
Non mi dica, egregio Pontefice, che lei, proprio lei, capo assoluto della Chiesa cattolica, non sa che Gesù era ebreo, che come tale è vissuto e come tale è morto, come ebreo ha celebrato il proprio Bar Mitzvà a Gerusalemme, davanti ai rabbini, all'età di 13 anni, come ogni bambino ebreo. Non mi dica che non lo sapeva!
E allora perchè? Cosa l'ha indotta a compiere un atto di tale offesa per tutto il mondo cristiano? Cosa può averla convinta a sottomettersi alle fantasiose favole della lercia propaganda araba? La ragion di stato? Quale stato?
Non esiste nessuno stato palestinese , esiste solo un' accozzaglia di terroristi, (autoproclamatisi palestinesi quando questo nome era degli ebrei che vivevano nel Mandato britannico di Palestina) che vogliono distruggere uno stato sovrano, Israele!
A questi episodi mi va di aggiungere il suo volto serio e corrucciato quando è andato in visita al Tempio Maggiore di Roma, si vedeva lontano un miglio che non era felice nè sereno. Si capiva che non le piaceva proprio trovarsi là, forse temendo di fare cosa sgradita ai musulmani. Non doveva preoccuparsi, però, dal momento che solo due anni prima era andato a prostarsi, scalzo e piegato fino a terra, nella moschea blu di Istanbul dove si era graziosamente intrattenuto, pieno di sorrisi e generoso di abbracci. Secondo me, poteva bastare ad equilibrare le cose persino per l'intolleranza e l'odio islamico per gli infedeli ebrei.

Concludo questa mia avendo davanti agli occhi la visione di lei che, il giorno successivo alla dichiarazione di Donald Trump, ha ricevuto, senza por tempo in mezzo, una delegazione palestinese per il dialogo inter-religioso. E li ha acolti con queste parole "Per la Chiesa cattolica è sempre una gioia costruire ponti ed è una gioia particolare farlo con personalità religiose e intellettuali palestinesi".
Sembra una barzelletta, egregio Pontefice, è una barzelleta!
A questo punto, amareggiata da tanta parzialità di chi dovrebbe essere del tutto imparziale, la saluto assicurandola che, nonostante il suo amore per la dittatura palestinese, Israele, fulgida democrazia, garantirà sempre la libertà di culto che la rende l'unico paese del Medio Oriente dove i cristiani sono liberi di pregare e di vivere rispettati e tranquilli.
Purtroppo ai pochi rimasti nei territori di Abu Mazen e di Gaza non è concesso.


Facebook e la Rai: la saga continua
https://www.facebook.com/deborah.fait?fref=mentions
Commento di Deborah Fait
Appena riammessa su Facebook dopo tre giorni di blocco per aver osato scrivere che i musulmani usano il venerdì per dar vita a disordini e violenza, vengo a sapere che la mannaia della censura si sta abbattendo su altri amici, tutti indistintamente puniti non appena scrivono le parole proibite: islam o musulmani.

Alcune persone che hanno pubblicato questo articolo della BBC News
http://www.bbc.com/news/world-asia-41981430

Facebook e la Rai: la saga continua
Commento di Deborah Fait

http://www.informazionecorretta.com/mai ... I.facebook

Appena riammessa su Facebook dopo tre giorni di blocco per aver osato scrivere che i musulmani usano il venerdì per dar vita a disordini e violenza, vengo a sapere che la mannaia della censura si sta abbattendo su altri amici, tutti indistintamente puniti non appena scrivono le parole proibite: islam o musulmani.
Alcune persone che hanno pubblicato questo articolo della BBC News http://www.bbc.com/news/world-asia-41981430 di colpo si son viste tagliate fuori dal social e bloccate con la motivazione che il post contiene "nudi" che sarebbero le immagini di alcuni abitanti della giungla di Sumatra, ripresi nel video, i quali difficilmente, in quel ambiente, potrebbero vestirsi in giacca e cravatta.

Per capire se si trattava di un errore o di vera pazzia, ho sfidato la fortuna e ho pubblicato sulla mia pagina Facebook lo stesso articolo. Bene, nel giro di mezz'ora, ecco arrivarmi un messaggio di rimozione dello stesso perchè è vietato pubblicare "nudi" e il monito...se continui sarai bloccata.

Ormai le cose sono due, siamo alla pura follia oppure il social è caduto in mano a redattori fortemente allergici a chiunque esprima una pur minima critica al mondo islamico.
È molto difficile vivere serenamente questo clima di censura degno della Stasi, la libertà di espressione è completamente calpestata e, si badi bene, non parlo di offese, mi riferisco a una legittima critica dello strapotere e delle ingiustizie che ogni persona normale e civile nota nella società islamica.

Per capire i metodi che usa Facebook nel gestire i suoi utenti, che saremmo tutti noi, con il permesso di un amico di cui tralascio il nome, pubblico questo esperimento fatto in seguito al rifiuto di FB di cancellare offese e volgarità contro Israele con la solita formula "Il post non viola i nostri standard":

"Stanco di segnalare a Facebook contenuti e pagine neonaziste o semplicemente antisemite con la certezza di ricevere solo e sempre la stessa risposta "il post non è stato rimosso perché non viola i nostri Standard", ho provato a fare un esperimento: ho creato un account falso con cui ho pubblicato di volta in volta delle schifezze di diverso genere, che di volta in volta ho segnalato dal mio account vero.

Ed ecco i risultati:
BISOGNA CANCELLARE ISRAELE DALLA FACCIA DELLA TERRA
il post non è stato rimosso perché non viola i nostri Standard
BISOGNA CANCELLARE L'ITALIA DALLA FACCIA DELLA TERRA
il post non è stato rimosso perché non viola i nostri Standard
BISOGNA CANCELLARE LA CINA DALLA FACCIA DELLA TERRA
il post non è stato rimosso perché non viola i nostri Standard

Questo significa che per facebook è lecito cancellare degli Stati dalla faccia della terra. Ho provato allora a vedere se è altrettanto lecito cancellare dei popoli:

BISOGNA CANCELLARE I NEGRI DALLA FACCIA DELLA TERRA

il post è stato rimosso
BISOGNA CANCELLARE GLI EBREI DALLA FACCIA DELLA TERRA
il post non è stato rimosso perché non viola i nostri Standard

Sicché gli ebrei possono essere eliminati. Ma mi viene un dubbio: forse per facebook gli ebrei non sono un popolo, ma i seguaci di una religione. Allora rifaccio l'esperimento con le religioni:

BISOGNA CANCELLARE GLI EBREI DALLA FACCIA DELLA TERRA

il post non è stato rimosso perché non viola i nostri standard
BISOGNA CANCELLARE I CRISTIANI DALLA FACCIA DELLA TERRA
il post non è stato rimosso perché non viola i nostri Standard
BISOGNA CANCELLARE I MUSULMANI DALLA FACCIA DELLA TERRA
il post è stato rimosso
BISOGNA CANCELLARE I BUDDISTI DALLA FACCIA DELLA TERRA
il post non è stato rimosso perché non viola i nostri Standard

Sicché gli unici che non si possono cancellare sono i musulmani. Il motivo può essere uno soltanto: i fondamentalisti islamici fanno paura e li si asseconda. In questo modo, loro diventano sempre più potenti, e noi del Sud lo sappiamo bene perché è la stessa cosa che è avvenuta con le mafie, più le abbiamo temute e più si sono rafforzate.

CI VORREBBE UNA BELLA BOMBA ATOMICA SU TEL AVIV: LA VERA SOLUZIONE FINALE!

il post non è stato rimosso perché non viola i nostri Standard

Questa è dunque la situazione di Facebook, difficile da credere ma del tutto vera. Da questo esperimento si capisce, senza ombra di dubbio, che chiunque può essere offeso e minacciato addirittura di morte purchè non appaia la parola islam.
Questo comportamento molto equivoco e sinistro sta convincendo alcune persone ad abbandonare Facebook ed è un peccato perchè le numerose pagine islamo-naziste o semplicemente antisemite non avrebbero più nessun controllo, sarebbero libere di pubblicare ogni tipo di nefandezza. Lo sono comunque ma almeno ogni tanto si riesce a dar loro fastidio.

Passiamo alle dolenti note della Rai.
E' di giovedì il mio commento su Telekabul, Rai 1: http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=68706 Benissimo, a questo punto, visto che non succede granchè e che la situazione è tranquilla rispetto alle tragiche aspettative strombazzate da arabi e media, ci si augurerebbe un po' di silenzio, invece no! Mai stanchi, hanno ripreso le notizie inutili di ieri anche su Rai 2 : http://www.tg2.rai.it/ e su Rainews 24 http://www.rainews.it/dl/rainews/live/C ... d4ce9.html .

Carlo Paris continua a parlare di disordini anche se in Israele è tutto tranquillo. Se a Gaza si agitano e marciano urlando come ossessi, beh, Israele c'entra come i cavoli a merenda, è il loro particolare modus vivendi.
Paris accenna, molto timidamente, al sindaco di Nazareth che, per ritorsione a Trump, ha annullato tutte le manifestazioni festive del Natale, dimenticandosi di dirne il nome, Alì Salam, e la religione, islamica.
Nazareth è una città israeliana a popolazione mista dove, dagli anni 90, la maggioranza è diventata islamica con conseguenti vessazioni nei confronti degli arabi cristiani che, per paura, non si sono mai ribellati.

Immagine correlata
Padre Gabriel Nadaf
L'unico ad opporsi è Padre Gabriel Nadaf, di cui abbiamo scritto varie volte, che riceve costanti minacce di morte a causa della sua fedeltà a Israele e perchè invita i giovani arabi cristiani a prestare il servizio militare nell'esercito "dell'unico paese che ci difende e rispetta la nostra religione" http://www.jpost.com/Blogger/Gabriel-Naddaf

Finora nessuna protesta è pervenuta contro la decisione del sindaco Salam.

Tutti rassegnati a subire e ad essere lentamente annientati dalla prepotenza islamica. Da Nazareth voliamo a Milano dove la preside di un Istituto superiore ha eliminato la parola Natale, per non parlare di quei tanti sacerdoti che rifiutano il presepe per non turbare i musulmani. http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... 5dd99.html
Insomma, mala tempora currunt, e chi dovrebbe difendere le tradizioni cristiane, pusillanamente, tace.

Risultati immagini per deborah fait
Deborah Fait
"Gerusalemme, Capitale di Israele, unica e indivisibile"

http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Gino Quarelo
Certo che è terribile che su facebook non si cancillino in post che incitano alla violenza sugli ebrei e alla distruzione di Israele; come se facebook si fosse fatto complice dell'antisemitismo e dell'antisionismo e dell'antisraelismo. Veramente terribile!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:32 pm

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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:32 pm

Un secondo caso è quello di Giulio Meotti
https://www.facebook.com/groups/8365048 ... 8412935832

Nelle ultime 24 ore, Facebook mi ha impedito di lavorare bannandomi e ha pure eliminato due miei brevi contributi sulla pavidità dell'Europa su Gerusalemme e sull'antisemitismo.
https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 9657405150
Sono sinceramente allibito che il lavoro di un giornalista, qualunque giornalista, possa scomparire cosi, con un avviso di "violazione delle norme etiche razziali etc" del gigante social. E con esso la condivisione da parte di 300-400 persone. Non so chi ma qualcuno ha pure creato un mio profilo fake dalla placida Malesia. Una congiunzione di segnalazioni (shitstorm) filopalestinesi e di democrazia dell'algoritmo? Comunque. Mi sono perso poco. "Soltanto" un ebreo accoltellato al cuore a Gerusalemme, una sinagoga in Svezia assaltata con bombe molotov, gente che grida "morte agli ebrei" sotto la Porta di Brandeburgo a Berlino (si, quella dove marciavano le SS) e davanti all'ambasciata americana a Londra. Quello che avevo provato a raccontare in quegli articoli svaniti nel nulla. Gli Usa, non Israele, spostano sulla carta una ambasciata e in Europa si scandiscono slogan contro gli ebrei. A Milano, di fronte al consolato americano, preghiera per fermare i piani degli Stati Uniti. A Roma, l'imam della grande moschea Salah elSayed ha chiesto ai musulmani di "proteggere e difendere Gerusalemme". I leader europei, intanto, non riuscivano proprio a condannare il lancio dei razzi nel sud di Israele.


Caso in parte rientarto
https://www.ilfoglio.it/esteri/2017/12/ ... B.facebook

Come funziona l'algoritmo di Facebook quando si parla di Gerusalemme
di Redazione

Come funziona la democrazia dell’algoritmo? Anche coi colpi (misteriosi) della censura. Nel weekend, il giornalista del Foglio Giulio Meotti aveva scritto alcuni post su Facebook in difesa della decisione americana di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele e contro l’antisemitismo europeo, in particolare della Svezia. Il redattore si è ritrovato bannato da Facebook per ventiquattro ore e ha visto due suoi contributi scomparire dal gigante social, con l’avviso che avevano violato le “norme etiche” di Facebook. Ma questi post non contenevano nulla di incendiario (a meno che non si consideri un “si fottano” finale e generico ragione sufficiente per bannare giornalisti e cancellarne gli articoli).

Facebook ha poi riconosciuto l’errore e ha ripristinato uno dei due contenuti rimossi, con questo messaggio: “Ce ne scusiamo sentitamente. Abbiamo ripristinato il contenuto che adesso dovrebbe essere visibile”. Al di là del merito di questi articoli, è stupefacente come in Facebook possa innescarsi un meccanismo di segnalazioni di post considerati ostili da gruppi ideologici (filopalestinesi?) e che questo “shitstorm” possa innescare la sospensione di un account e la cancellazione dei suoi contenuti, oltre alle centinaia di condivisioni che l’articolo aveva aveva raccolto. In un linciaggio reale l’aggressore ha (quasi) sempre un volto. In questo virtuale, che imbarbarisce il dibattito e il confronto civile, si viene linciati in una stanza buia senza che nessuno può assistere. C’è solo l’algoritmo che avalla.
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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:33 pm

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Re: Censura e libertà su facebook

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 5:38 pm

Il caso di Magdi Allam


Censura mediatica: nuovamente bloccato il profilo di Magdi Cristiano Allam
venerdì, 17, aprile, 2015
di Magdi Cristiani Allam

http://www.imolaoggi.it/2015/04/17/cens ... agdi-allam

Buongiorno amici. Chiedo agli amici avvocati di mobilitarsi per denunciare Facebook che sta attuando una dittatura mediatica reprimendo voci libere e responsabili impegnate nella diffusione di informazione corretta e di promuovere un movimento di italiani coscienziosi che operino per il riscatto del legittimo interesse nazionale dell’Italia e dei diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà degli italiani.

Ieri per l’ennesima volta Facebook ha bloccato per 24 ore il mio profilo pubblico che registra oltre 120.000 amici, per delle motivazioni a dir poco sconvolgenti. Avevo pubblicato una riflessione su una canzone in lingua araba sottotitolata in italiano, diffusa tramite un video dai terroristi islamici dell’Isis. Ebbene il testo di questa canzone e il relativo video erano già stati diffusi dai siti di tutti i giornali, televisioni e blog di informazione nei precedenti tre giorni. Io l’ho fatto in ritardo pubblicando il testo integrale della canzone, già noto e già diffuso, non includendo il link del video, diffuso da tutti i siti d’informazione, con le mie consuete e libere riflessioni, ovviamente di denuncia dei contenuti di una canzone che legittima l’odio, la violenza e la morte nei nostri confronti.

Ecco solo alcuni dei link dei siti che avevano già pubblicato il testo, parziale o integrale, e talvolta il link del video per il quale io sono stato censurato da Facebook:

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/cos ... 16415.html

http://www.lastampa.it/2015/04/14/ester ... agina.html

http://www.unionesarda.it/articolo/noti ... 14890.html

https://www.agi.it/estero/notizie/isis- ... n-italiano—foto-e-videobr-

http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/isis_in ... 5842.shtml

http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2015/ ... rade.shtml

http://www.difesaonline.it/index.php/it ... n-italiano

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/C ... 5930.shtml

http://www.ilmattino.it/PRIMOPIANO/ESTE ... 5845.shtml

http://www.fanpage.it/isis-arriva-l-inn ... tro-sangue

http://italia-24news.it/2015/04/15/linn ... 2942-36096

http://www.quotidiano.net/inno-isis-sot ... o-1.853854

http://www.intelligonews.it/articoli/14 ... io-e-morte

Questi sono solo alcuni degli organi di comunicazione di massa che hanno pubblicato il testo e talvolta il video della canzone dell’Isis sottitolata in italiano. Ed è stato assolutamente corretto perché la stampa ha il dovere di informare correttamente su tutto ciò che accade attorno a noi e di metterci nella condizione di poter elaborare della valutazioni congrue al fine di garantire che l’azione che intraprendiamo sia conforme al nostro legittimo interesse e bene.

Evidentemente Facebook attua questa dittatura mediatica senza neppure entrare nel merito dei contenuti in base ai quali scatta la censura.

È chiaro che esiste una sorta di “Brigata della morte”, degli affiliati ai terroristi islamici taglialingue, che si mobilitano per inviare a Facebook delle denunce collettive facendo scattare in automatico la censura di Facebook. Il loro obiettivo è evidente: a furia di denunce collettive e a seguito del ripetersi delle sospensioni del mio profilo, ad un certo punto Facebook procederà alla chiusura definitiva del mio profilo pubblico che, torna a sottolineare, oggi ha oltre 120.000 amici.

Cari amici, io credo che Facebook non possa comportarsi in modo arbitrario rispetto a quanto contempla e prescriva la legge dello Stato in materia di libertà d’espressione, di reati e di sanzioni connessi all’esercizio della libertà d’espressione. Intendo battermi fino all’ultimo affinché sul suolo italiano, prevalga sempre e comunque la nostra legge e le tutele che la nostra legge offre in materia di libertà d’espressione. Più specificatamente non intendo arrendermi di fronte a questa “Brigata della morte”, a questi affiliati dei terroristi islamici taglialingue che mi hanno dichiarato guerra e che vogliono ridurmi al silenzio perché sono la voce che più di altre in Italia, sulla base della mia competenza e della mia esperienza, è in grado di denunciare fondatamente ed efficacemente l’islam e il terrorismo islamico.

Cari amici avvocati fatevi avanti. Scrivetemi alla mia mail magdicristianoallam@gmail.com. Andiamo avanti. Insieme ce la faremo!


Facebook mi ha censurato per l'ennesima volta senza dare una spiegazione. Basta dittatura informatica!
20/07/2015
Magdi Cristiano Allam

https://www.magdicristianoallam.it/buon ... atica.html

Buongiorno amici. Per l’ennesima volta Facebook mi ha sospeso, questa volta per 24 ore. E per la prima volta mi ha sospeso senza indicare la ragione della sospensione, evidenziando l’arbitrio con cui opera e il disprezzo per i cittadini e lo stato di diritto che ci tutela.

Ieri ho inviato il seguente messaggio a Facebook: “Per la prima volta mi avete sospeso senza segnalarmi la ragione. Forse che non merito neppure di sapere perché la dittatura informatica di Facebook mi censura? Si tratta di una persecuzione mediatica. Mi state censurando senza la minima ragione. Chi ha preso per l'ennesima volta la decisione di sospendermi o non sa nulla di ciò che fa o è un pazzo da licenziare in tronco. Mi trovo costretto a denunciarvi pubblicamente sulla stampa e in tribunale. Smettetela con questo comportamento vessatorio e dittatoriale. Siamo in uno Stato di diritto e leggi dello Stato che tutelano la libertà d'espressione valgono anche per il Signor Facebook”.

Cari amici è semplicemente inconcepibile che una società privata, dopo aver messo gratuitamente al servizio dei cittadini in tutto il mondo una piattaforma di comunicazione interattiva e dopo averla trasformata nel canale principale di comunicazione informatica, immagini di poter assumere dei comportamenti che sono in flagrante contraddizione con le leggi dello Stato in materia di libertà d’espressione. Così come è inconcepibile che sia sufficiente che un manipolo di mascalzoni si organizzi per segnalare una foto, anche se è stata stradiffusa in tutti i giornali e in tutti i siti di informazione in Internet, sostenendo che a loro da fastidio, affinché il mio profilo Facebook venga immediatamente sospeso. Il loro obiettivo è che, a furia di sospensioni, venga definitivamente chiuso. Se fossimo su un piano che attiene al diritto penale, sarebbe come condannare a morte un innocente sulla base delle illazioni di chi lo vuole vedere morto.
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