L'otto per mille (spesso abbreviato in 8xmille) è la quota di imposta sui redditi soggetti IRPEF, che lo Stato italiano distribuisce, in base alle scelte effettuate nelle dichiarazioni dei redditi, fra se stesso e le confessioni religiose che hanno stipulato un'intesa.https://it.wikipedia.org/wiki/Otto_per_mille È stata introdotta dall'art. 47 della legge n.222 il 20 maggio 1985, in attuazione dell'Accordo di Villa Madama del 1984 tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede, nella qualità di rappresentante della Chiesa Cattolica. La norma stabilisce gli ambiti nei quali i soggetti beneficiari dell'otto per mille possono impiegare i fondi ricevuti, nonché il meccanismo di calcolo di tale quota.
I contribuenti non sono tenuti ad esercitare obbligatoriamente l'opzione per la destinazione dell'otto per mille. Tuttavia, anche l'otto per mille del gettito fiscale di chi non effettua una scelta o di chi è esonerato dalla dichiarazione dei redditi viene ripartito tra i soggetti beneficiari, in proporzione alle scelte espresse (mediamente il 42,73% dei contribuenti hanno espresso una scelta tra il 1990 e il 2007) e salvo rinuncia unilaterale dei medesimi.
Nel 2014 la Corte dei Conti ha rilevato che i fondi destinati alle religioni sono “gli unici che, nell'attuale contingenza di fortissima riduzione della spesa pubblica in ogni campo, si sono notevolmente e costantemente incrementati”. “Nel corso del tempo, il flusso di denaro si è rivelato così consistente da garantire l'utilizzo di ingenti somme per finalità diverse”, dando così vita “a un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa italiana”.
https://www.uaar.it/laicita/otto-per-milleOgni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell’8 per mille del gettito IRPEF tra dodici opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane, Unione Buddhista, Unione Induista, Chiesa apostolica, Sacra diocesi ortodossa d’Italia, Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia. Dal 2017 ve ne sarà una tredicesima, il Soka Gakkai.
In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.
Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.
Alcune confessioni (Assemblee di Dio e Chiesa Apostolica), più coerentemente, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo quelli relativi ad opzioni esplicite a loro favore: cosa che NON fa la Chiesa cattolica, ottenendo un finanziamento quasi triplo
rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore.
Il bluff dell'8 per mille alla Chiesa. A chi vanno (davvero) i vostri soldi
7 Giugno 2016 10
Davide Maria De Luca
http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... mille.htmlCome ogni anno è arrivato il momento di pagare le tasse e di decidere a chi destinare il proprio 8 per mille, una quota dell' IRPEF che è possibile usare per finanziare la propria confessione religiosa o altre attività sociali e umanitarie realizzate dallo Stato. Ma a chi vanno davvero i soldi dell' 8 per mille? La risposta è contenuta in alcune recenti inchieste giornalistiche e soprattutto in un rapporto della Corte dei Conti pubblicato lo scorso ottobre: almeno in parte, finiscono a pagare multe delle curie oppure in investimenti spericolati; vengono distolti per legge dalla funzione a cui li aveva destinati il contribuente oppure vengono indirizzati dove non dovrebbero andare con delle vere e proprie truffe.
E la cosa più paradossale è che questo giro di affari del valore ogni anno di quasi un miliardo e mezzo di euro (circa la metà del gettito dell' imu sulla prima casa) va avanti oramai da decenni, senza che nessun governo cerchi di intromettersi in una materia che molti ritengono troppo ingarbugliata da risolvere. L' 8 per mille venne introdotto per la prima volta nel 1985, con l' idea di destinare l' 8 per mille del gettito IRPEF a scopi di «interesse sociale», e dare la possibilità ai cittadini di cedere la propria quota allo Stato oppure alla propria confessione religiosa.
In realtà, per i cattolici le cose sono andate piuttosto spedite e la Chiesa ha subito cominciato a incassare una cifra che nel giro di un paio di decenni si è quasi decuplicata a causa dell' aumento del gettito IRPEF - tanto che la Corte dei Conti sottolinea da anni che in un quadro di riduzione della spesa pubblica, il gettito dell' 8 per mille è uno dei pochi trasferimenti che continuano a crescere, portando «a un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa italiana». Per le altre confessioni le cose sono andare più a rilento.
Lo Stato ha impiegato cinque anni a riconoscere luterani, induisti, buddisti, mentre le altre confessioni hanno dovuto aspettare in media un paio d' anni. Non esiste alcuna intesa con le numerose organizzazioni che rappresentano i musulmani in Italia.
L' idea alla base della norma era spendere in attività assistenziali l' intero 8 per mille del gettito IRPEF. Per questo venne prevista sin da subito l' opzione di assegnare la propria quota allo Stato.
In questo modo anche le persone non religiose, o che non si rispecchiano in nessuna delle confessioni riconosciute, possono versare il denaro per finanziarie imprese meritorie, come la cooperazione internazionale, o, dal 2015, l' edilizia scolastica. Sulla base di questo principio, chi non esprime una preferenza sulla destinazione da dare all' 8 per mille si vedrà comunque redistribuita la propria quota, in proporzione alle scelte fatte dagli altri contribuenti.
In sostanza funziona più o meno così: l' 8 per mille di tutto il gettito IRPEF viene messo da parte e poi distribuito sulla base delle percentuali di coloro che hanno espresso una preferenza, cioè poco meno della metà degli italiani ogni anno. In questo modo, anche chi non ha espresso una preferenza, vede i suoi soldi finire distribuiti in proporzione a chi ha effettivamente compiuto una scelta. Quindi, nel 2015, l' 80 per cento di tutto il gettito, quasi un miliardo di euro, finirà alla chiesa cattolica, nonostante solo il 36,75 per cento dei contribuenti abbia indicato la chiesa cattolica come destinatario.
E anche su questo 36,75 per cento è legittimo avere qualche dubbio. Nel suo rapporto, la Corte dei Conti illustra i risultati di una serie di indagini a campione effettuate dall' Agenzia delle Entrate nei CAF Acli e Mcl, i centri di assistenza fiscale gestiti dai sindacati cattolici. Ne è venuto fuori che in quasi il 10 per cento dei casi si sono verificate delle irregolarità. Ad esempio, nel 5 per cento dei casi i centri non avevano conservato la copia originale della dichiarazione compilata dal contribuente, oppure la dichiarazione presentava una destinazione dell' 8 per mille differente da quella indicata nel documento originale.
Semplici errori che possono capitare? Può essere, in ogni caso più dell' 80 per cento degli «errori» era a favore della Chiesa cattolica.
Di recente, la magistratura si è interessata spesso a come vengono spesi questi soldi. In genere la Conferenza Episcopale Italiana, che di fatto gestisce i fondi dell' 8 per mille, divide il denaro in tre destinazioni: la prima è «esigenze di culto», per le quali nel 2015 ha speso 403 milioni, distribuiti in attività come costruzione di nuovi luoghi di culto, spese delle diocesi, dei tribunali ecclesiastici e via dicendo. La seconda voce è il sostentamento del clero, costato nel 2015 327 milioni. Infine ci sono le attività caritative vere e proprie: nel 2015 la Cei ha speso in questa attività 265 milioni, meno di un terzo del miliardo che ha ricevuto. Su come vengono spesi questi fondi, la Corte dei Conti precisa che non esiste alcuna forma di controllo. Fatta salva la libertà di spenderli nel modo che preferiscono, la Corte ha specificato che sarebbe comunque necessaria una qualche forma di supervisione. Quest' anno, per la prima volta, la Cei sembra intenzionata a migliorare il livello di trasparenza, ad esempio richiedendo che singole diocesi inizino a pubblicare bilanci preventivi e consuntivi delle loro attività finanziate con l' 8 per mille. E di maggiore trasparenza sembra proprio esserci bisogno, visto che gli scandali che riguardano la gestione dell' 8 per mille sono diversi.
C' è ad esempio quello che riguarda l' ex vescovo di Cassino, Pietro Vittorelli, accusato di aver sottratto i fondi dell' 8 per mille destinati all' Abbazia più antica d' Italia. Il Vescovo è accusato di aver prelevato più di mezzo milione di euro. Un' altra inchiesta, indicata dalla stessa Corte dei Conti nel suo rapporto, riguarda invece la sottrazione di fondi dell' 8 per mille della diocesi di Trani, con cui sarebbero state pagate, tra le altre cose, alcune multe. E di questi giorni sono anche le notizie di numerosi enti religiosi che avevano investito i proventi dell' 8 per mille nelle azioni della Banca Popolare di Vicenza (il tipo di investimento più pericoloso in assoluto), perdendo così svariati milioni di euro arrivati dalle tasche dei contribuenti.
Ma se la Chiesa dovrebbe lavorare sulla trasparenza, lo Stato non è da meno. La Corte dei Conti fa notare che il governo non fa quasi alcuna pubblicità della possibilità di destinare il proprio 8 per mille a progetti pubblici. Soltanto nel corso della seconda metà dell' anno scorso alcuni siti del governo hanno iniziato a fornire questo tipo di informazioni, oltre a dati storici e contabili sugli anni precedenti - anche se alcuni link, in particolare sul sito del Ministero delle Finanze, non risultano attivi. Con tutto questo disinteresse non sembra un caso che soltanto il 7 per cento dei contribuenti abbia deciso di barrare la casella dell' 8 per mille per progetti pubblici. E curiosamente, questi soldi a volte finiscono comunque per ritornare alla Chiesa Cattolica. È il caso ad esempio degli svariati milioni di euro di competenza statale che sono stati utilizzati per restaurare la facciata e il cortile della Pontificia Università gregoriana di Roma. Nonostante siano stati utilizzati i soldi che i contribuenti italiani volevano destinare alla tutela del patrimonio italiano, l' edificio dell' università tecnicamente non appartiene al nostro Paese, visto che gode della extraterritorialità. Inoltre, come scrive la Corte di Conti, la facciata dell' edificio non ha «particolare pregio», soprattutto se paragonata alla lunghissima lista di monumenti italiani che avrebbero bisogno di interventi urgenti.
Insegnanti di religione, finanziamento al cleroMeno preti in cattedra
vaticanista de la stampa
20/02/2011
http://www.lastampa.it/2011/02/20/blogs ... agina.html L'insegnamento della religione è sempre meno affidato ai sacerdoti. A confermarlo è la Cei, che attraverso il `Servizio nazionale per l'Insegnamento della Religione cattolica' ha rivelato che nell'ultimo 15ennio il numero di insegnanti nominati dal vescovo territoriale si è ridotto del 70%: "la quota dei sacerdoti e dei religiosi - fa sapere la Conferenza episcopale - si è via via contratta fino a ridursi da oltre un terzo (36,6%) nel 93/94 al minimo storico del 12,6% nel 2009/10". Quella dei laici è una presenza, dietro la cattedra, soprattutto femminile. Se è vero che i maschi laici sono "passati dal 18,2% al 30,9%", il `Servizio nazionale per l'Insegnamento della Religione cattolica' della Cei fa notare che "di peso sempre più consistente si è rivelata la componente laica femminile, che oggi appare largamente maggioritaria rappresentando il 56,5% del corpo docente". Complessivamente, fa rilevare sempre il rapporto, solo poco più della metà dei docenti di religione è di ruolo ed osserva un orario a tempo pieno. I docenti di religione non ci stanno, non si sentono dei privilegiati: contestano, anche vibratamente, l'interpretazione dei dati pubblicati nelle ultime ore dalla Cei, attraverso il `Servizio nazionale per l'Insegnamento della Religione cattolica', che ha rilevato come in un solo anno gli studenti che si avvalgono dell'ora di religione siano aumentati dell'1%. Quasi 70mila, in pratica, hanno preferito svolgere attività alternative o studio individuale. Eppure il numero di docenti di religione è aumentato. E nemmeno di poco. Nello stesso arco di tempo, il numero di insegnanti nominati dal vescovo si è infatti incrementato di oltre 1.100 unità. Un `privilegio', sostengono le associazioni laiche, che si somma alla valutazione degli scatti di anzianità biennali già da supplenti e ad un percorso di assunzione a dir poco agevolato. I diretti interessati, una cui rappresentanza è stata interpellata da TMNews, respinge però compattamente tutte le accuse, ad iniziare dal fatto che non bisogna fermarsi a leggere i `freddi numeri'. Don Gabriele Mangiarotti, responsabile di CulturaCattolica.it, sostiene che bisognerebbe meravigliarsi positivamente, piuttosto, del fatto che "a fronte di una continua campagna di `antisensibilizzazione' all'insegnamento della religione cattolica, questa riesca ancora a tenere. Quello che è grave, a mio avviso, è che sembra di assistere al `godimento dello schiavo' o, se preferite, al dispetto di chi si evira per fare dispiacere alla moglie". Mangiarotti sostiene che "oggi l'urgenza non è altro che quella `emergenza educativa' che fa cadere tanti giovani nella disperazione e nella insignificanza della vita. Se c'è un problema da porre è quello della adeguatezza dei docenti alla sfida epocale che stiamo attraversando, alla loro preparazione e alla capacità di dare le giuste coordinate per capire se stessi e la propria storia, le proprie radici. E per questo - conclude il sacerdote - l'Irc rimane una risorsa irrinunciabile". Nicola Incampo, responsabile Irc del sito CulturaCattolica.it e insegnante di religione cattolica, fa notare che "l'incremento degli insegnanti di religione riguarda esclusivamente la scuola primaria e la scuola dell'infanzia. Questo perché il Concordato del 1984 ha previsto che il maestro di classe o di sezione non fosse più obbligato a insegnare religione, ma deve dichiarare la propria disponibilità all'inizio di ogni anno scolastico. E con l'entrata in vigore della riforma della primaria, nelle classi dove il maestro dichiarava la propria indisponibilità all'insegnamento della religione cattolica, dando più risorse da spendere nella propria classe e nella propria scuola, sono aumentati gli specialisti di religione cattolica". Per il docente si sarebbe dovuto esaltare l'incremento di offerta formativa, piuttosto che sottolinerne aspetti irrilevanti. "Ora non vorrei - conclude Incampo - che per dar ragione alla Gelmini, cioè per risparmiare, si chieda al ministro Gelmini di obbligare i maestri curricolari ad insegnare anche religione cattolica". Orazio Ruscica, segretario del sindacato nazionale degli insegnanti di religione (Snadir), si sofferma sul fatto, invece, che anche se l'incremento complessivo della materia c'è stato, nell'ultimo anno diversi insegnanti di religione precari hanno comunque dovuto lasciare la cattedra. Esattamente come è avvenuto per i docenti delle altre materia. "Per gli insegnanti precari - dichiara a TMNews - non c'è stata alcuna svolta e, per effetto della riforma, quelli che avevano una cattedra formata da poche ore adesso non lavorano più". Del resto, "come è noto a chi conosce bene il mondo della scuola italiana, ridurre il numero delle classi significa ridurre inevitabilmente anche le cattedre di religione. Il rischio che si corre con questa disinformazione - sottolinea Ruscica - è di scatenare un'assurda guerra fra insegnanti. Ecco perché occorre ribadire ancora una volta che i docenti di religione sono tali perché vincitori di un concorso ordinario bandito dal ministero dell'Istruzione, così come avviene per le altre materie di insegnamento. Non sono, dunque, né insegnanti privilegiati né di serie B". Le associazioni e i movimenti laici tornano a lamentare l'aumento ingiustificato di docenti di religione cattolica nella scuola pubblica: l'occasione per farlo sono i dati emessi del `Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per l'Insegnamento della Religione cattolica', in base ai quali risulta che a fronte di un taglio sensibile degli organici e la riduzione dell'1% del numero di alunni e studenti che seguono l'ora cattolica, nel 2010 gli insegnanti di religione sono aumentati di oltre 1.100 unità. Dati che, secondo i rappresentanti laici, confermerebbero che questi docenti, nominati dal Vaticano, continuano a mantenere uno status lavorativo di base più favorevole. "La cosa grave - dichiara a TMNews Antonia Baraldi Sani, della Consulta romana per la laicità delle istituzioni - è che i docenti di religione cattolica hanno diritto alla nomina in una determinata classe anche se nella stessa classe vi è un solo alunno che ha scelto di svolgere religione cattolica". I movimenti laici fanno notare che mentre gli effetti della legge 133/08 - la manovra taglia-spese d'inizio legislatura - si abbattevano sugli organici della scuola, producendo nel 2010 il dissolvimento di circa 15mila cattedre di ogni ordine e grado (quasi 20mila si aggiungeranno nella prossima estate), il numero di insegnanti di religione cattolica è passato da 8.232 (a.s. 2008-09) a 9.369 (2009-10), con un incremento di 1.137 prof equamente divisi tra primaria e secondaria.La componente della Consulta per la laicità sottolinea che quanto sta accadendo ha origine con quanto "è stato stabilito nell'intesa tra Governo italiano e Cei nel 1985: da allora - fa notare Baraldi Sani - la diminuzione degli alunni che seguono religione cattolica ha scarso rilievo a fronte del numero complessivo degli alunni. Sono sufficienti in una scuola superiore 18 alunni in classi diverse, mettiamo uno per classe, per far scattare la cattedra come se un'intera classe avesse scelto l'irc". Dello stesso avviso è Maria Mantello, docente di Filosofia e storia e presidente dell'Associazione nazionale del libero pensiero `Giordano Bruno', la quale ricorda che "poiché per prevedere la presenza di un insegnante di religione può bastare anche un alunno per classe, appare chiaro come il numero di questi docenti sia svincolato dal rapporto insegnanti-alunni valido per tutti gli altri docenti della scuola statale che hanno classi di circa trenta studenti". Secondo la rappresentante dell'associazione laica è normale, quindi, che "il mercato del lavoro degli insegnanti di `Religione' sia rimasto abbastanza stabile", o addirittura in crescita, "nonostante siano diminuiti, in alcune realtà anche sensibilmente, il numero degli studenti `avvalentisi'. Un mercato che è tutto nelle mani della Chiesa romana perché - conclude Mantello - lo Stato italiano accorda al Vaticano il privilegio di designare gli insegnanti di religione: così non il diritto italiano, ma quello ecclesiastico regola la materia".
Inchiesta UAAR sui fondi pubblici e le esenzioni di cui gode la Chiesa cattolicahttp://icostidellachiesa.itLa stima aggiornata dei costi annui della Chiesa è
€ 6.415.797.808
Riduzione Ires
100.000.000
Riduzione Irap
150.000.000
Esenzioni Iva
100.000.000
Altre esenzioni fiscali e doganali
45.000.000
Pensioni
85.000.000
Benefici statali sulle pubbliche affissioni
2.000.000
Benefici statali per gli oratori
2.500.000
Contributi statali per i cappellani nelle Forze armate
20.000.000
Contributi statali per i cappellani nella Polizia di Stato
9.000.000
Contributi statali per i cappellani nelle carceri
8.000.000
Contributi statali per i “grandi eventi” della Chiesa cattolica
0
Insegnamento della religione cattolica nelle scuole
1.250.000.000
Contributi statali alle scuole cattoliche
430.000.000
Contributi statali alle università cattoliche
40.477.680
Contributi statali all'editoria cattolica
15.000.000
Tariffe postali agevolate
7.500.000
Riduzione del canone TV
370.000
Ambasciate presso la Santa Sede
10.000.000
Sicurezza delle gerarchie e delle proprietà ecclesiastiche
40.000.000
Consumi idrici ed energetici del Vaticano
5.000.000
Beni immobili statali adibiti a edifici di culto
200.000.000
Servizio civile
20.000.000
Finanziamenti statali all'associazionismo sociale
880.128
"Legge mancia"
1.000.000
Altri contributi statali
100.000.000
Spese straordinarie delle amministrazioni locali in occasione di importanti eventi cattolici
20.000.000
Contributi delle amministrazioni locali alle scuole cattoliche
500.000.000
Utilizzo dei fondi strutturali europei
107.000.000
Cambi di destinazione d'uso
150.000.000
Servizi appaltati in convenzione ad organizzazioni cattoliche
150.000.000
Convenzioni pubbliche con la sanità cattolica
167.000.000
Contributi regionali per i cappellani negli ospedali
35.000.000
Contributi regionali agli oratori
50.000.000
Altri contributi erogati dalle Regioni
242.200.000
Altri contributi erogati dalle Province
70.700.000
Contributi comunali per l'edilizia di culto (oneri di urbanizzazione secondaria)
94.100.000
Contributi comunali per i cappellani cimiteriali
6.000.000
Esenzioni comunali dalla tariffa per la gestione dei rifiuti
—
Edifici di proprietà comunale concessi a condizioni di favore a enti e associazioni cattoliche
15.000.000
Sconti comunali per l'accesso a zone a traffico limitato
2.000.000
Altri contributi erogati dai Comuni
257.000.000
Benefici concessi da enti, fondazioni e società a partecipazione pubblica
200.000.000
Cerimonie di culto in orario di lavoro nelle amministrazioni pubbliche, negli enti e nelle società controllate dallo Stato
1.500.000
Interessi sul debito
36.000.000