I peggiori sono quelli che rubano in nome degli ultimi

Re: Il mito tabù degli ultimi e dei poveri

Messaggioda Berto » mar dic 05, 2017 7:59 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il mito tabù degli ultimi e dei poveri

Messaggioda Berto » mar dic 05, 2017 7:59 am

Solo l'uomo di buona volontà produce la ricchezza e il bene che può aiutare anche gli ultimi e i poveri;
ma solo in piena libertà e senza costrizione, senza predazione e senza schiavitù;
se l'uomo di buona volontà perde la libertà, viene predato e ridotto in schiavitù, diminuisce e finisce la ricchezza sulla terra, aumentano a dismisura i poveri e gli ultimi e si va verso il disastro umanitario e disumano poiché né lo stato utipico comunista, né i miracoli delle religioni che moltiplicani i pani e i pesci potranno con le loro assurde e demenziali presunzioni sopperire all'uomo di buona volontà che è l'unico ad essere conforme alle leggi naturali, universali e divine.
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Messaggioda Berto » dom dic 10, 2017 11:51 am

Gino Quarelo
No grazie! In Italia ci sono milioni di poveri, di famiglie e di bambini bisognosi da aiutare, aiutiamo loro.

https://www.facebook.com/ActionAidItali ... ideo_reply


All'Africa e agli africani non dobbiamo nulla, ma proprio nulla, niente di niente, tanto meno agli asiatici e ai nazisti maomettani d'Asia e d'Africa. Ci dispiace per i cristiani ma non possiamo accogliere tutti perché non vi è spazio, non vi sono risorse e non c'è lavoro, in Italia vi sono già milioni di poveri, di disoccupati e di giovani costretti a migrare; e un debito pubblico tra i più alti del mondo occidentale che soffoca lo sviluppo e alimenta i parassiti e la corruzione. Gli africani si arrangino e restino in Africa a risolvere i loro problemi.
viewtopic.php?f=194&t=2494

Pensa prima alla tua gente e al tuo paese, invece che agli africani e all'Africa
viewtopic.php?f=205&t=2681

Povertà, poartà/povartà e mexeria venete
viewtopic.php?f=161&t=2444

Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
viewtopic.php?f=205&t=2668

Non portarti la morte in casa, non hai colpe né responsabilità
viewtopic.php?f=194&t=2624

Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadini
viewtopic.php?f=196&t=2605

Mohamed, Moamed, Maometto
Il maomettismo o nazismo maomettano e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
viewtopic.php?f=188&t=2667
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Messaggioda Berto » dom dic 10, 2017 11:56 am

La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani, questi idolatri presuntuosi che si credono salvatori dell'umanità e del mondo a nostre spese.
viewtopic.php?f=132&t=2591


Comunisti, internazicomunisti e dintorni
viewtopic.php?f=176&t=1711

Utopie demenziali e criminali - falsi salvatori del mondo e dell'umanità
viewtopic.php?f=141&t=2593

Manipolazione criminale dei valori e dei diritti umani universali, quando il male appare come bene
viewtopic.php?f=25&t=2484

Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
viewtopic.php?f=194&t=2498

Europa e i diritti negati e calpestati dei cittadini nativi europei
viewtopic.php?f=92&t=2682
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Messaggioda Berto » dom dic 10, 2017 1:25 pm

Chiedetevi di che cosa mai vivono Bergoglio il Papa e i suoi preti dalle braccia aperte e la Bonino dei diritti per tutti, la Boldrini e Vendola e Grasso quelli della cittadinanza mondiale e degli stati senza frontiere come i medici ?

Costoro che paiono anime belle dai cuori grandi non vivono affatto di miracoli e di provvidenza divina, di carità e di solidarietà umana libere e volontarie, ma vivono prevalentemente di estorsione/costrizione fiscale violenta da parte dello stato che garantisce loro rendite e finanziamenti a spese nostre a danno nostro, di noi cittadini, di noi nativi italici ed europei, di noi lavoratori, di noi disoccupati, poveri, ammalati, famiglie, pensionati e giovani che non ce la fanno a vivere, ad arrivare a fine mese, a farsi una famiglia-una casa e dei figli.

Specialmente quelli che sostengono, coprono, promuovono, difendono, giustificano, esaltano, santificano l'idolatria dell'orrore e del terrore propria del nazismo maomettano e la sua invasione-insediamento e istituzionalizzazione nelle nostre terre.


Il Papa bugiardo e l'infernale alleanza con l'Islam
viewtopic.php?f=188&t=2378

Criminali e irresponsabili difensori dell'Islam o nazismo maomettano
viewtopic.php?f=188&t=2263

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Arabia.jpg
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Re: I peggiori sono quelli che rubano in nome degli ultimi

Messaggioda Berto » dom dic 10, 2017 2:24 pm

I primati dello stato italiano e dell'Italia in Europa e nel mondo
viewtopic.php?f=22&t=2587
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Re: I peggiori sono quelli che rubano in nome degli ultimi

Messaggioda Berto » dom dic 10, 2017 2:32 pm

L'otto per mille (spesso abbreviato in 8xmille) è la quota di imposta sui redditi soggetti IRPEF, che lo Stato italiano distribuisce, in base alle scelte effettuate nelle dichiarazioni dei redditi, fra se stesso e le confessioni religiose che hanno stipulato un'intesa.

https://it.wikipedia.org/wiki/Otto_per_mille
È stata introdotta dall'art. 47 della legge n.222 il 20 maggio 1985, in attuazione dell'Accordo di Villa Madama del 1984 tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede, nella qualità di rappresentante della Chiesa Cattolica. La norma stabilisce gli ambiti nei quali i soggetti beneficiari dell'otto per mille possono impiegare i fondi ricevuti, nonché il meccanismo di calcolo di tale quota.
I contribuenti non sono tenuti ad esercitare obbligatoriamente l'opzione per la destinazione dell'otto per mille. Tuttavia, anche l'otto per mille del gettito fiscale di chi non effettua una scelta o di chi è esonerato dalla dichiarazione dei redditi viene ripartito tra i soggetti beneficiari, in proporzione alle scelte espresse (mediamente il 42,73% dei contribuenti hanno espresso una scelta tra il 1990 e il 2007) e salvo rinuncia unilaterale dei medesimi.
Nel 2014 la Corte dei Conti ha rilevato che i fondi destinati alle religioni sono “gli unici che, nell'attuale contingenza di fortissima riduzione della spesa pubblica in ogni campo, si sono notevolmente e costantemente incrementati”. “Nel corso del tempo, il flusso di denaro si è rivelato così consistente da garantire l'utilizzo di ingenti somme per finalità diverse”, dando così vita “a un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa italiana”.



https://www.uaar.it/laicita/otto-per-mille
Ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell’8 per mille del gettito IRPEF tra dodici opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane, Unione Buddhista, Unione Induista, Chiesa apostolica, Sacra diocesi ortodossa d’Italia, Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia. Dal 2017 ve ne sarà una tredicesima, il Soka Gakkai.
In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.
Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.
Alcune confessioni (Assemblee di Dio e Chiesa Apostolica), più coerentemente, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo quelli relativi ad opzioni esplicite a loro favore: cosa che NON fa la Chiesa cattolica, ottenendo un finanziamento quasi triplo

rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore.

Il bluff dell'8 per mille alla Chiesa. A chi vanno (davvero) i vostri soldi
7 Giugno 2016 10
Davide Maria De Luca
http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... mille.html

Come ogni anno è arrivato il momento di pagare le tasse e di decidere a chi destinare il proprio 8 per mille, una quota dell' IRPEF che è possibile usare per finanziare la propria confessione religiosa o altre attività sociali e umanitarie realizzate dallo Stato. Ma a chi vanno davvero i soldi dell' 8 per mille? La risposta è contenuta in alcune recenti inchieste giornalistiche e soprattutto in un rapporto della Corte dei Conti pubblicato lo scorso ottobre: almeno in parte, finiscono a pagare multe delle curie oppure in investimenti spericolati; vengono distolti per legge dalla funzione a cui li aveva destinati il contribuente oppure vengono indirizzati dove non dovrebbero andare con delle vere e proprie truffe.

E la cosa più paradossale è che questo giro di affari del valore ogni anno di quasi un miliardo e mezzo di euro (circa la metà del gettito dell' imu sulla prima casa) va avanti oramai da decenni, senza che nessun governo cerchi di intromettersi in una materia che molti ritengono troppo ingarbugliata da risolvere. L' 8 per mille venne introdotto per la prima volta nel 1985, con l' idea di destinare l' 8 per mille del gettito IRPEF a scopi di «interesse sociale», e dare la possibilità ai cittadini di cedere la propria quota allo Stato oppure alla propria confessione religiosa.

In realtà, per i cattolici le cose sono andate piuttosto spedite e la Chiesa ha subito cominciato a incassare una cifra che nel giro di un paio di decenni si è quasi decuplicata a causa dell' aumento del gettito IRPEF - tanto che la Corte dei Conti sottolinea da anni che in un quadro di riduzione della spesa pubblica, il gettito dell' 8 per mille è uno dei pochi trasferimenti che continuano a crescere, portando «a un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa italiana». Per le altre confessioni le cose sono andare più a rilento.

Lo Stato ha impiegato cinque anni a riconoscere luterani, induisti, buddisti, mentre le altre confessioni hanno dovuto aspettare in media un paio d' anni. Non esiste alcuna intesa con le numerose organizzazioni che rappresentano i musulmani in Italia.
L' idea alla base della norma era spendere in attività assistenziali l' intero 8 per mille del gettito IRPEF. Per questo venne prevista sin da subito l' opzione di assegnare la propria quota allo Stato.

In questo modo anche le persone non religiose, o che non si rispecchiano in nessuna delle confessioni riconosciute, possono versare il denaro per finanziarie imprese meritorie, come la cooperazione internazionale, o, dal 2015, l' edilizia scolastica. Sulla base di questo principio, chi non esprime una preferenza sulla destinazione da dare all' 8 per mille si vedrà comunque redistribuita la propria quota, in proporzione alle scelte fatte dagli altri contribuenti.

In sostanza funziona più o meno così: l' 8 per mille di tutto il gettito IRPEF viene messo da parte e poi distribuito sulla base delle percentuali di coloro che hanno espresso una preferenza, cioè poco meno della metà degli italiani ogni anno. In questo modo, anche chi non ha espresso una preferenza, vede i suoi soldi finire distribuiti in proporzione a chi ha effettivamente compiuto una scelta. Quindi, nel 2015, l' 80 per cento di tutto il gettito, quasi un miliardo di euro, finirà alla chiesa cattolica, nonostante solo il 36,75 per cento dei contribuenti abbia indicato la chiesa cattolica come destinatario.

E anche su questo 36,75 per cento è legittimo avere qualche dubbio. Nel suo rapporto, la Corte dei Conti illustra i risultati di una serie di indagini a campione effettuate dall' Agenzia delle Entrate nei CAF Acli e Mcl, i centri di assistenza fiscale gestiti dai sindacati cattolici. Ne è venuto fuori che in quasi il 10 per cento dei casi si sono verificate delle irregolarità. Ad esempio, nel 5 per cento dei casi i centri non avevano conservato la copia originale della dichiarazione compilata dal contribuente, oppure la dichiarazione presentava una destinazione dell' 8 per mille differente da quella indicata nel documento originale.
Semplici errori che possono capitare? Può essere, in ogni caso più dell' 80 per cento degli «errori» era a favore della Chiesa cattolica.

Di recente, la magistratura si è interessata spesso a come vengono spesi questi soldi. In genere la Conferenza Episcopale Italiana, che di fatto gestisce i fondi dell' 8 per mille, divide il denaro in tre destinazioni: la prima è «esigenze di culto», per le quali nel 2015 ha speso 403 milioni, distribuiti in attività come costruzione di nuovi luoghi di culto, spese delle diocesi, dei tribunali ecclesiastici e via dicendo. La seconda voce è il sostentamento del clero, costato nel 2015 327 milioni. Infine ci sono le attività caritative vere e proprie: nel 2015 la Cei ha speso in questa attività 265 milioni, meno di un terzo del miliardo che ha ricevuto. Su come vengono spesi questi fondi, la Corte dei Conti precisa che non esiste alcuna forma di controllo. Fatta salva la libertà di spenderli nel modo che preferiscono, la Corte ha specificato che sarebbe comunque necessaria una qualche forma di supervisione. Quest' anno, per la prima volta, la Cei sembra intenzionata a migliorare il livello di trasparenza, ad esempio richiedendo che singole diocesi inizino a pubblicare bilanci preventivi e consuntivi delle loro attività finanziate con l' 8 per mille. E di maggiore trasparenza sembra proprio esserci bisogno, visto che gli scandali che riguardano la gestione dell' 8 per mille sono diversi.

C' è ad esempio quello che riguarda l' ex vescovo di Cassino, Pietro Vittorelli, accusato di aver sottratto i fondi dell' 8 per mille destinati all' Abbazia più antica d' Italia. Il Vescovo è accusato di aver prelevato più di mezzo milione di euro. Un' altra inchiesta, indicata dalla stessa Corte dei Conti nel suo rapporto, riguarda invece la sottrazione di fondi dell' 8 per mille della diocesi di Trani, con cui sarebbero state pagate, tra le altre cose, alcune multe. E di questi giorni sono anche le notizie di numerosi enti religiosi che avevano investito i proventi dell' 8 per mille nelle azioni della Banca Popolare di Vicenza (il tipo di investimento più pericoloso in assoluto), perdendo così svariati milioni di euro arrivati dalle tasche dei contribuenti.

Ma se la Chiesa dovrebbe lavorare sulla trasparenza, lo Stato non è da meno. La Corte dei Conti fa notare che il governo non fa quasi alcuna pubblicità della possibilità di destinare il proprio 8 per mille a progetti pubblici. Soltanto nel corso della seconda metà dell' anno scorso alcuni siti del governo hanno iniziato a fornire questo tipo di informazioni, oltre a dati storici e contabili sugli anni precedenti - anche se alcuni link, in particolare sul sito del Ministero delle Finanze, non risultano attivi. Con tutto questo disinteresse non sembra un caso che soltanto il 7 per cento dei contribuenti abbia deciso di barrare la casella dell' 8 per mille per progetti pubblici. E curiosamente, questi soldi a volte finiscono comunque per ritornare alla Chiesa Cattolica. È il caso ad esempio degli svariati milioni di euro di competenza statale che sono stati utilizzati per restaurare la facciata e il cortile della Pontificia Università gregoriana di Roma. Nonostante siano stati utilizzati i soldi che i contribuenti italiani volevano destinare alla tutela del patrimonio italiano, l' edificio dell' università tecnicamente non appartiene al nostro Paese, visto che gode della extraterritorialità. Inoltre, come scrive la Corte di Conti, la facciata dell' edificio non ha «particolare pregio», soprattutto se paragonata alla lunghissima lista di monumenti italiani che avrebbero bisogno di interventi urgenti.



Insegnanti di religione, finanziamento al clero

Meno preti in cattedra
vaticanista de la stampa
20/02/2011

http://www.lastampa.it/2011/02/20/blogs ... agina.html

L'insegnamento della religione è sempre meno affidato ai sacerdoti. A confermarlo è la Cei, che attraverso il `Servizio nazionale per l'Insegnamento della Religione cattolica' ha rivelato che nell'ultimo 15ennio il numero di insegnanti nominati dal vescovo territoriale si è ridotto del 70%: "la quota dei sacerdoti e dei religiosi - fa sapere la Conferenza episcopale - si è via via contratta fino a ridursi da oltre un terzo (36,6%) nel 93/94 al minimo storico del 12,6% nel 2009/10". Quella dei laici è una presenza, dietro la cattedra, soprattutto femminile. Se è vero che i maschi laici sono "passati dal 18,2% al 30,9%", il `Servizio nazionale per l'Insegnamento della Religione cattolica' della Cei fa notare che "di peso sempre più consistente si è rivelata la componente laica femminile, che oggi appare largamente maggioritaria rappresentando il 56,5% del corpo docente". Complessivamente, fa rilevare sempre il rapporto, solo poco più della metà dei docenti di religione è di ruolo ed osserva un orario a tempo pieno. I docenti di religione non ci stanno, non si sentono dei privilegiati: contestano, anche vibratamente, l'interpretazione dei dati pubblicati nelle ultime ore dalla Cei, attraverso il `Servizio nazionale per l'Insegnamento della Religione cattolica', che ha rilevato come in un solo anno gli studenti che si avvalgono dell'ora di religione siano aumentati dell'1%. Quasi 70mila, in pratica, hanno preferito svolgere attività alternative o studio individuale. Eppure il numero di docenti di religione è aumentato. E nemmeno di poco. Nello stesso arco di tempo, il numero di insegnanti nominati dal vescovo si è infatti incrementato di oltre 1.100 unità. Un `privilegio', sostengono le associazioni laiche, che si somma alla valutazione degli scatti di anzianità biennali già da supplenti e ad un percorso di assunzione a dir poco agevolato. I diretti interessati, una cui rappresentanza è stata interpellata da TMNews, respinge però compattamente tutte le accuse, ad iniziare dal fatto che non bisogna fermarsi a leggere i `freddi numeri'. Don Gabriele Mangiarotti, responsabile di CulturaCattolica.it, sostiene che bisognerebbe meravigliarsi positivamente, piuttosto, del fatto che "a fronte di una continua campagna di `antisensibilizzazione' all'insegnamento della religione cattolica, questa riesca ancora a tenere. Quello che è grave, a mio avviso, è che sembra di assistere al `godimento dello schiavo' o, se preferite, al dispetto di chi si evira per fare dispiacere alla moglie". Mangiarotti sostiene che "oggi l'urgenza non è altro che quella `emergenza educativa' che fa cadere tanti giovani nella disperazione e nella insignificanza della vita. Se c'è un problema da porre è quello della adeguatezza dei docenti alla sfida epocale che stiamo attraversando, alla loro preparazione e alla capacità di dare le giuste coordinate per capire se stessi e la propria storia, le proprie radici. E per questo - conclude il sacerdote - l'Irc rimane una risorsa irrinunciabile". Nicola Incampo, responsabile Irc del sito CulturaCattolica.it e insegnante di religione cattolica, fa notare che "l'incremento degli insegnanti di religione riguarda esclusivamente la scuola primaria e la scuola dell'infanzia. Questo perché il Concordato del 1984 ha previsto che il maestro di classe o di sezione non fosse più obbligato a insegnare religione, ma deve dichiarare la propria disponibilità all'inizio di ogni anno scolastico. E con l'entrata in vigore della riforma della primaria, nelle classi dove il maestro dichiarava la propria indisponibilità all'insegnamento della religione cattolica, dando più risorse da spendere nella propria classe e nella propria scuola, sono aumentati gli specialisti di religione cattolica". Per il docente si sarebbe dovuto esaltare l'incremento di offerta formativa, piuttosto che sottolinerne aspetti irrilevanti. "Ora non vorrei - conclude Incampo - che per dar ragione alla Gelmini, cioè per risparmiare, si chieda al ministro Gelmini di obbligare i maestri curricolari ad insegnare anche religione cattolica". Orazio Ruscica, segretario del sindacato nazionale degli insegnanti di religione (Snadir), si sofferma sul fatto, invece, che anche se l'incremento complessivo della materia c'è stato, nell'ultimo anno diversi insegnanti di religione precari hanno comunque dovuto lasciare la cattedra. Esattamente come è avvenuto per i docenti delle altre materia. "Per gli insegnanti precari - dichiara a TMNews - non c'è stata alcuna svolta e, per effetto della riforma, quelli che avevano una cattedra formata da poche ore adesso non lavorano più". Del resto, "come è noto a chi conosce bene il mondo della scuola italiana, ridurre il numero delle classi significa ridurre inevitabilmente anche le cattedre di religione. Il rischio che si corre con questa disinformazione - sottolinea Ruscica - è di scatenare un'assurda guerra fra insegnanti. Ecco perché occorre ribadire ancora una volta che i docenti di religione sono tali perché vincitori di un concorso ordinario bandito dal ministero dell'Istruzione, così come avviene per le altre materie di insegnamento. Non sono, dunque, né insegnanti privilegiati né di serie B". Le associazioni e i movimenti laici tornano a lamentare l'aumento ingiustificato di docenti di religione cattolica nella scuola pubblica: l'occasione per farlo sono i dati emessi del `Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per l'Insegnamento della Religione cattolica', in base ai quali risulta che a fronte di un taglio sensibile degli organici e la riduzione dell'1% del numero di alunni e studenti che seguono l'ora cattolica, nel 2010 gli insegnanti di religione sono aumentati di oltre 1.100 unità. Dati che, secondo i rappresentanti laici, confermerebbero che questi docenti, nominati dal Vaticano, continuano a mantenere uno status lavorativo di base più favorevole. "La cosa grave - dichiara a TMNews Antonia Baraldi Sani, della Consulta romana per la laicità delle istituzioni - è che i docenti di religione cattolica hanno diritto alla nomina in una determinata classe anche se nella stessa classe vi è un solo alunno che ha scelto di svolgere religione cattolica". I movimenti laici fanno notare che mentre gli effetti della legge 133/08 - la manovra taglia-spese d'inizio legislatura - si abbattevano sugli organici della scuola, producendo nel 2010 il dissolvimento di circa 15mila cattedre di ogni ordine e grado (quasi 20mila si aggiungeranno nella prossima estate), il numero di insegnanti di religione cattolica è passato da 8.232 (a.s. 2008-09) a 9.369 (2009-10), con un incremento di 1.137 prof equamente divisi tra primaria e secondaria.La componente della Consulta per la laicità sottolinea che quanto sta accadendo ha origine con quanto "è stato stabilito nell'intesa tra Governo italiano e Cei nel 1985: da allora - fa notare Baraldi Sani - la diminuzione degli alunni che seguono religione cattolica ha scarso rilievo a fronte del numero complessivo degli alunni. Sono sufficienti in una scuola superiore 18 alunni in classi diverse, mettiamo uno per classe, per far scattare la cattedra come se un'intera classe avesse scelto l'irc". Dello stesso avviso è Maria Mantello, docente di Filosofia e storia e presidente dell'Associazione nazionale del libero pensiero `Giordano Bruno', la quale ricorda che "poiché per prevedere la presenza di un insegnante di religione può bastare anche un alunno per classe, appare chiaro come il numero di questi docenti sia svincolato dal rapporto insegnanti-alunni valido per tutti gli altri docenti della scuola statale che hanno classi di circa trenta studenti". Secondo la rappresentante dell'associazione laica è normale, quindi, che "il mercato del lavoro degli insegnanti di `Religione' sia rimasto abbastanza stabile", o addirittura in crescita, "nonostante siano diminuiti, in alcune realtà anche sensibilmente, il numero degli studenti `avvalentisi'. Un mercato che è tutto nelle mani della Chiesa romana perché - conclude Mantello - lo Stato italiano accorda al Vaticano il privilegio di designare gli insegnanti di religione: così non il diritto italiano, ma quello ecclesiastico regola la materia".



Inchiesta UAAR sui fondi pubblici e le esenzioni di cui gode la Chiesa cattolica
http://icostidellachiesa.it
La stima aggiornata dei costi annui della Chiesa è
€ 6.415.797.808

Riduzione Ires
100.000.000
Riduzione Irap
150.000.000
Esenzioni Iva
100.000.000
Altre esenzioni fiscali e doganali
45.000.000
Pensioni
85.000.000
Benefici statali sulle pubbliche affissioni
2.000.000
Benefici statali per gli oratori
2.500.000
Contributi statali per i cappellani nelle Forze armate
20.000.000
Contributi statali per i cappellani nella Polizia di Stato
9.000.000
Contributi statali per i cappellani nelle carceri
8.000.000
Contributi statali per i “grandi eventi” della Chiesa cattolica
0
Insegnamento della religione cattolica nelle scuole
1.250.000.000
Contributi statali alle scuole cattoliche
430.000.000
Contributi statali alle università cattoliche
40.477.680
Contributi statali all'editoria cattolica
15.000.000
Tariffe postali agevolate
7.500.000
Riduzione del canone TV
370.000
Ambasciate presso la Santa Sede
10.000.000
Sicurezza delle gerarchie e delle proprietà ecclesiastiche
40.000.000
Consumi idrici ed energetici del Vaticano
5.000.000
Beni immobili statali adibiti a edifici di culto
200.000.000
Servizio civile
20.000.000
Finanziamenti statali all'associazionismo sociale
880.128
"Legge mancia"
1.000.000
Altri contributi statali
100.000.000
Spese straordinarie delle amministrazioni locali in occasione di importanti eventi cattolici
20.000.000
Contributi delle amministrazioni locali alle scuole cattoliche
500.000.000
Utilizzo dei fondi strutturali europei
107.000.000
Cambi di destinazione d'uso
150.000.000
Servizi appaltati in convenzione ad organizzazioni cattoliche
150.000.000
Convenzioni pubbliche con la sanità cattolica
167.000.000
Contributi regionali per i cappellani negli ospedali
35.000.000
Contributi regionali agli oratori
50.000.000
Altri contributi erogati dalle Regioni
242.200.000
Altri contributi erogati dalle Province
70.700.000
Contributi comunali per l'edilizia di culto (oneri di urbanizzazione secondaria)
94.100.000
Contributi comunali per i cappellani cimiteriali
6.000.000
Esenzioni comunali dalla tariffa per la gestione dei rifiuti

Edifici di proprietà comunale concessi a condizioni di favore a enti e associazioni cattoliche
15.000.000
Sconti comunali per l'accesso a zone a traffico limitato
2.000.000
Altri contributi erogati dai Comuni
257.000.000
Benefici concessi da enti, fondazioni e società a partecipazione pubblica
200.000.000
Cerimonie di culto in orario di lavoro nelle amministrazioni pubbliche, negli enti e nelle società controllate dallo Stato
1.500.000
Interessi sul debito
36.000.000
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Re: I peggiori sono quelli che rubano in nome degli ultimi

Messaggioda Berto » dom dic 10, 2017 4:35 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I peggiori sono quelli che rubano in nome degli ultimi

Messaggioda Berto » dom dic 10, 2017 4:35 pm

Aiutiamo le nostre famiglie e i nostri govani a far figli
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Io mi preoccupo più di salvare innanzi tutto i bambini della mia gente, specialmente quelli che non nascono per colpa delle caste parassitarie e criminali italiane che alimentano i loro privilegi con il pretesto di occuparsi dei bambini del mondo, senza preoccuparsi minimamente dei figli della loro gente e che sottraggono risorse al lavoro, alle imprese, all'occupazione, alle famiglie, alle coppie, ai giovani che non possono così avere un lavoro, farsi una famiglia, costruirsi una casa e fare dei figli. Dei figli degli africani non m'interessa nulla ma proprio nulla, che ne facciano meno e che si arranginio.
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Re: I peggiori sono quelli che rubano in nome degli ultimi

Messaggioda Berto » ven dic 15, 2017 7:21 am

L'Africa dei neri criminali che violano i Diritti Umani

https://www.facebook.com/x.kisenefrega/ ... 4365994532

A quasi vent' anni dalla fine dell'Apartheid la persecuzione razziale in Sud Africa esiste ancora, ma si è capovolta, la praticano i neri nei confronti dei cittadini bianchi o boeri, i quali, con il partito marxista al potere, sono oggetto di una pulizia etnica oltremodo brutale. I morti ammazzati, bruciati vivi, segati a metà aumentano vertiginosamente ogni giorno. La solita storia insomma, se le vittime del genocidio sono di pelle nera (come nel caso del Darfur) per bloccarlo si mobilitano Usa, Onu e Ue, ma se le vittime sono bianche e dagli occhi chiari non gliele frega niente a nessuno, nessuno muove un dito per pretendere il riconoscimento dei loro diritti.
L'assemblea nazionale ha fatto legge il "Firearm control bill", che annulla di fatto la prerogativa dei contadini boeri sul possesso di armi per autodifesa. Ormai in molti danno per scontato un "effetto Zimbabwe", un bis della pulizia etnica contro i bianchi condotta nell'ex Rhodesia dal dittatore Mugabe. Certo i bianchi in Sudafrica sono 3,5 milioni ma, anche in Zimbabwe cominciò così e, prima ancora, con i Tedeschi in Namibia. Chi può ha cominciato a scappare. Il rischio è che venga meno ogni freno e il genocidio contagi le città. Il problema è che la maggior parte dei bianchi sudafricani non hanno una madrepatria che li accoglierebbe compensandone i danni: vivendo lì da tre secoli e mezzo sono oramai dei nativi, quanto gli statunitensi in America.
Eugene Terreblanche, leader del movimento per la difesa dei bianchi, ucciso a pugnalate nella sua fattoria, Rudi Botes, 47 anni, rinvenuto con gli occhi cavati nella fattoria Genbade presso Bultonfontein, Adriana Van Der Riet, 86 anni, uccisa con 20 pugnalate in una fattoria nelle Rocklands, Martmaria Da Bruin, 18 anni, stuprata in un lago di sangue nel suo letto a Honeydew, Roelof Gottschalck, 34 anni, impiccato a Rustenburg. Hanno antichi nomi europei questi martiri del Sud Africa. Il nome di Piero Basilico, giovane imprenditore di Johannesburg, si è aggiunto lo scorso fine settimana alla lista ormai lunga e purtroppo interminabile degli italiani caduti in Sud Africa nella guerra crudele che la criminalità nera ha dichiarato contro i cittadini bianchi di questa nazione che si sforza di apparire civile ma si trascina purtroppo una zavorra spaventosa di individui votati a sopravvivere nella ricerca del male altrui. Si contano ormai a decine gli italiani le cui vite, quasi sempre giovani, sono state stroncate da malfattori pronti a uccidere senza battere ciglio.
Non c’è più famiglia italiana a Johannesburg che non abbia perso qualcuno o qualche caro amico per mano di rapinatori con il grilletto facile e un supremo sprezzo della vita altrui. Nel 2017 sono stati sterminati in questi orrendi modi settanta coltivatori, in 345 assalti alle fattorie (sempre più sofisticati, di stile militare) nel silenzio generale; del secondo massacro del 2017, avvenuto a febbraio, si sa perché la coppia era inglese e quindi ne hanno parlato i media britannici, anche la BBC. Sue Howart, 64 anni, e il marito Robert Lynn, 66, stavano dormendo nella loro fattoria a 150 chilometri da Pretoria quando, alle 3 di notte, sono stati sorpresi da tre assalitori; i quali hanno torturato il marito con un cannello ossidrico, lo hanno accoltellato selvaggiamente, per fargli confessare dove teneva il denaro (non ne aveva in casa); alla donna hanno bruciato la faccia col cannello. Poi hanno caricato i due, feriti, sul loro camioncino e li hanno portati nella savana. Il marito l’hanno abbandonato con un sacco nero legato alla testa, perché morisse soffocato; alla moglie hanno sparato alla testa (l’autopsia scoprirà che le avevano ficcato un sacco di plastica nella gola). La donna, portata all’ospedale, è morta dopo due giorni di agonia. Il marito, miracolosamente sopravvissuto, ha potuto raccontare com’è andata.
Molto meno descritto il primo fatto del 2017: una coltivatrice di 64 anni, Nicci Simpson, è stata trovata nella sua fattoria del Vaal, a due ore da Johannesburg, in un lago di sangue. I suoi violentatori ed assassini l’avevano torturata per ore con un trapano. Spesso i coloni sono disarmati: il regime ANC ha obbligato tutti a registrare le armi che avevano in casa, e vieta da anni ai bianchi di tenerle legalmente.
La complicità del regime e della sua polizia non sono nemmeno dissimulati: il presidente Zuma (suo nome tribale: Gedleyihlekisa, detto Msholozi) ha celebrato l’anniversario della nascita dell’ANC intonando l’inno “Dubula iBhunu”, ossia “Spara ai Boeri” violando la costituzione sudafricana, ovviamente anti-apartheid, che proibisce ogni “appello all’odio basato sulla razza e costituisca un incitamento alla violenza”. Ma tutto questo non nasce dal nulla, anzi era prevedibile data la politica razzista intrapresa dal governo nero di Pretoria. Nel 2004 il premier Thabo Mbeki, a capo di un monocolore dell'African National Congress d'ispirazione comunista, ha varato un pacchetto di leggi per il "potenziamento economico dei neri" (Bee Laws). Si tratta di leggi che, nella sostanza, rimuovono il diritto inviolabile alla proprietà privata, cancellano ogni toponimo Afrikaaner, chiudono i loro centri culturali, scolastici, radiofonici, completando la rimozione di ogni segno di matrice europea del Programma per il rinascimento africano. Sulla china del genocidio si arriva però con il programma di redistribuzione della terra, che consente che qualunque nero accampi un diritto su un podere Afrikaaner, per quanto datato o velleitario, di appropriarsene tout court: immaginate cosa accade quando i tribunali o gli interessati non acconsentono. O quando gli imprenditori agricoli rifiutano le società con azionisti neri, imposte dalle Bee Laws.
E dire che i primi a rimetterci dall'estinzione dei Boeri sono giusto i neri. Il Sudafrica era il granaio del continente, grazie all'export sottocosto delle fattorie bianche. Molte delle 24 nazioni che ora soffrono la fame nella fascia subsahariana lo devono al crollo della produzione boera, che dava cibo a 130 milioni di africani. E persino in alcune zone del Sudafrica quest'anno è comparso lo spettro della fame.
Lisa Castelli




All'Africa e agli africani non dobbiamo nulla, ma proprio nulla, niente di niente, tanto meno agli asiatici e ai nazisti maomettani d'Asia e d'Africa
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Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
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