Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Berto » mar lug 11, 2017 9:12 am

Utopie demenziali e criminali - falsi salvatori del mondo e dell'umanità
viewtopic.php?f=141&t=2593


Utopie che hanno fatto e fanno più male che bene e molto più male del male che pretenderebbero presuntuosamente e arrogantemente di curare.

Totalitarismi e imperialismi maomettano (mussulmano o islamista), comunista (internazicomunista), nazista (fascista e nazista), globalista, idolatria cattolico-ecumenista, ...
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Berto » mer lug 12, 2017 7:44 am

Il caso e la fede

Il caso sta alla base della diversità, della varietà, della pluralità e della molteplicità che costituiscono la casistica della vita, delle creature, dell'universo e del creato.
Nel caso si incontrano tutte le forze che determinano la realtà ed è la condizione più sensata e ragionevole in cui si realizza ed esprime la natura, la vita.
Il caso è in piena armonia con la spiritualità naturale e universale che è innata e che coincide con la vita stessa che anima tutte le creature dove vige la vera fede sensata e ragionevole, non dogmatica e non idolatra delle religioni rivelate e profetiche con le loro assurdità criminali totalitarie e assolutiste, suprematiste e imperialiste, massificanti, illiberali e schiavistiche.

Nel caso e nella casualità si incontrano e si esprimono il buon senso, la ragionevolezza, la logica, la causalità conosciuta (già patrimonio dell'esperienza generica e specialistica) e l'impoderabilità o causalità sconosciuta e indefinibile che esula e sfugge alla volontà e alla conoscenza umana (e che fa parte dell'imprevisto, del fortuito, dell'imprevedibile ... e della volontà del Creatore che l'uomo in quanto creatura non può comprendere e prevedere interamente).

L'insieme dei casi o casistica costituisce l'esperienza umana.
...






Caso

https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_(filosofia)
Per caso in filosofia s'intende ciò che contraddistingue

o un avvenimento che si verifica senza una causa definita e identificabile, contraddicendo così ogni teoria deterministica che assegna ad ogni accadimento una precisa causa;
o un evento accaduto per cause che certamente vi sono ma non sono conosciute ovvero "non-lineari", sconnesse o meglio "intricate", che non presentano una sequenza causalità-effettualità necessitata, cioè deterministica, tale da permettere l'identificazione di esse e la predicibilità degli effetti. Il riconoscimento ontologico dell'esistenza del caso come causalità non-lineare è stata posta per primo da Antoine Augustin Cournot (1801–1877), il quale sostenne a metà dell'Ottocento che una serie di cause non sempre è lineare, ma può presentare incroci che alterano la loro conseguenzialità. Tesi poi ripresa anche da Roberto Ardigò (1828–1920) nel 1877 nell'Appendice a La formazione naturale nel fatto del sistema solare

L'interpretazione deterministica della causalità si ritrova in quelle antiche correnti filosofiche che, concependo l'universo come creato da un Logos ordinatore, negano l'esistenza del caso in quanto tutto avviene "per necessità", sostenendo che il caso è soltanto una "ignoranza delle cause", come in tempi moderni sosterrà l'astronomo Pierre Simon Laplace.

Diversamente dal determinismo, l'indeterminismo riconosce l'esistenza del caso accanto alla necessità, vedendo l'evoluzione cosmica come una loro alternanza con la quale il caso innova e la necessità conserva.


Il caso e la necessità
https://it.wikipedia.org/wiki/Pensiero_di_Jacques_Monod
Jacques Monod (Parigi, 9 febbraio 1910 – Cannes, 31 maggio 1976), biologo e filosofo francese, vincitore del premio Nobel per la medicina nel 1965 e membro della Legion d'Onore ha elaborato sulla base delle nuove scoperte scientifiche una filosofia che cerca di risolvere l'antico dualismo tra caso e necessità. La nuova conoscenza scientifica del mondo, comporterà anche la definizione di nuovi valori etici.

Nella prefazione a Il caso e la necessità lo stesso Monod chiarisce il suo rapporto con la filosofia:
«Oggi è poco prudente per un uomo di scienza inserire il termine 'filosofia', sia pur 'naturale', nel titolo o nel sottotitolo di un'opera: è il miglior modo per farla accogliere con diffidenza dagli scienziati, e, per bene che vada, con condiscendenza dai filosofi. Ho un'unica scusante, che però ritengo legittima, ed è il dovere che si impone agli uomini di scienza, oggi più che mai, di pensare la propria disciplina nel quadro generale della cultura moderna, per arricchirlo non solo di nozioni importanti dal punto di vista tecnico, ma anche di quelle idee, provenienti dal loro particolar campo d'indagine, che essi ritengano significative dal punto di vista umano. Il candore di uno sguardo nuovo (quello della scienza lo è sempre) può talvolta illuminare di luce nuova antichi problemi.»

La sua vuol dunque essere una filosofia della scienza che si avvalga del progresso scientifico per chiarire e dare soluzioni ad antichi problemi della storia della filosofia come quello riguardante i concetti contrastanti di caso e necessità, di una concezione casuale della realtà opposta ad una deterministica. Su questo dilemma Monod è convinto di poter dare una risposta definitiva al di là di ogni impostazione metafisica e sulla base di oggettive osservazioni empiriche.

Ne L'origine delle specie (1859) Charles Darwin con la sua teoria evoluzionistica sosteneva che le variazioni morfologiche degli esseri viventi erano dovute alla casualità escludendo dalla considerazione della natura ogni finalismo di un'azione provvidenziale di un Dio creatore. Nasceva quindi una polemica con i cosiddetti creazionisti i quali rifiutavano una spiegazione meccanicistica e naturalistica dello sviluppo della vita escludente un qualsiasi intervento sovrannaturale.

Non mancarono tentativi di operare una sintesi tra le due concezioni come quella tentata da Asa Gray (1810–1888), corrispondente dello stesso Charles Darwin, con il quale scambiò opinioni ed informazioni che si rivelarono utili nello sviluppo dell'opera del naturalista inglese che fu uno strenuo difensore della teoria darwiniana dell'evoluzione e della selezione naturale (pubblicò in questo senso anche una raccolta di saggi, intitolata Darwiniana) ma che nello stesso tempo auspicava una riconciliazione fra l'evoluzionismo e le tesi ortodosse cristiane, a quel tempo considerate dalla maggior parte delle persone come irrimediabilmente antagoniste e mutuamente esclusive.

Schierato sulle posizioni darwiniane era invece Charles Sanders Peirce (1839–1914), matematico, filosofo e semiologo statunitense che in opposizione sia al determinismo positivistico che al neoidealismo, negatore della validità teorica delle affermazioni scientifiche, sosteneva con il tichismo che il mondo è immerso nel dominio del caso, dell'imprevedibilità e dell'irregolarità.

Con il libro Il caso e la necessità (1970) Jacques Monod s'inserisce nella polemica affermando che «[Le alterazioni nel DNA] sono accidentali, avvengono a caso. E poiché esse rappresentano la sola fonte possibile di modificazione del testo genetico, a sua volta unico depositario delle strutture ereditarie dell'organismo, ne consegue necessariamente che soltanto il caso è all'origine di ogni novità, di ogni creazione nella biosfera. Il caso puro, il solo caso, libertà assoluta ma cieca, alla radice stessa del prodigioso edificio dell'evoluzione: oggi questa nozione centrale della Biologia non è più un'ipotesi fra le molte possibili o perlomeno concepibili, ma è la sola concepibile in quanto è l'unica compatibile con la realtà quale ce la mostrano l'osservazione e l'esperienza. Nulla lascia supporre (o sperare) che si dovranno, o anche solo potranno, rivedere le nostre idee in proposito.»

Gli esseri viventi infatti rappresentano un sistema chiuso: essi sono caratterizzati dall'"invarianza" e dalla "teleonomia" cioè dalla capacità di trasmettere la propria struttura genetica alle generazioni successive. Quando si verifica una mutazione questa è da ascrivere non ad un'impossibile interazione con l'ambiente ma piuttosto con eventi casuali verificatisi al suo interno:
«Gli eventi iniziali elementari, che schiudono la via dell'evoluzione ai sistemi profondamente conservatori rappresentati dagli esseri viventi sono microscopici, fortuiti e senza alcun rapporto con gli effetti che possono produrre nelle funzioni teleonomiche.»

Tuttavia, dal momento in cui la modifica nella struttura del DNA si è verificata, una volta avvenuta la mutazione «l'avvenimento singolare, e in quanto tale essenzialmente imprevedibile, verrà automaticamente e fedelmente replicato e tradotto, cioè contemporaneamente moltiplicato e trasposto in milioni o miliardi di esemplari. Uscito dall'ambito del puro caso, esso entra in quello della necessità, delle più inesorabili determinazioni. La selezione opera in effetti in scala macroscopica, cioè a livello dell'organismo.»

Monod quindi opera una sintesi tra il caso che origina le mutazioni e il rigido determinismo che opera nel meccanismo della selezione naturale nel momento in cui l'essere vivente mutato si deve mettere alla prova con l'ambiente.



L'etica della conoscenza

L'uomo tra la biosfera e le idee

La premessa è che la scienza ci ha dimostrato che «nell'uomo essa sa riconoscere l'animale, non assurdo ma strano, prezioso per la sua stessa stranezza; un essere che, appartenendo contemporaneamente ai due regni - la biosfera e il regno delle idee - è al tempo stesso torturato e arricchito da questo dualismo lacerante che si esprime nell'arte, nella poesia e nell'amore umano»

Di fronte a quest'uomo biologicamente necessitato ed insieme libero occorre che «l'etica della conoscenza [sia] anche, in un certo senso, conoscenza dell'etica, delle pulsioni, delle passioni, delle esigenze e dei limiti dell'essere biologico.»


Una nuova etica

La conoscenza è stata sempre il primo passo per l'agire, per l'etica. Oggi che la scienza ci offre una nuova visione del mondo, mettendoci di fronte alla cogente accettazione che le azioni umane sono determinate e che nella vita dell'uomo biologico predomina il caso è il momento di impostare nuovi valori etici per la stessa conoscenza:

«L'etica della conoscenza ossia l'accettazione ossia la consapevolezza della necessità del caso di un caso prolungato sia a livello biologico che a livello comportamentistico può riscattare l'uomo dalla falsità dei modelli animisti e materialisti»

Bisogna quindi andare oltre una concezione animistica di una realtà dove si attribuiscono proprietà spirituali a determinate realtà materiali così come superare la visione di una vita umana impostata secondo i valori rigidamente ed esclusivamente materiali rivelati dalla nuova scienza.


Il superamento della visione animistica

Le moderne società hanno approfittato del progresso scientifico:
«Nell'arco di tre secoli la scienza, fondata sul postulato di oggettività, ha conquistato il suo posto nella società: nella pratica ma non nelle anime. Le società moderne sono costruite sulla scienza. Le devono la loro ricchezza, la loro potenza e la certezza che ricchezze e potenze ancora maggiori saranno in un domani accessibili all'uomo, se egli lo vorrà [...] .

Le società moderne hanno accettato le ricchezze e i poteri che la scienza svelava loro, hanno appena inteso ma non accettato il messaggio più profondo della scienza: la definizione di una nuova e unica fonte di verità, l'esigenza di una revisione totale delle basi dell'etica...»

Ma le società moderne non si sono rese conto che questa nuova conoscenza implicava anche l'accettazione di nuovi valori etici poiché gli antichi erano stati eliminati proprio dal progresso del sapere scientifico:
«Le società moderne devono la loro potenza materiale a quest'etica fondatrice della conoscenza, e la loro debolezza morale ai sistemi di valori, distrutti dalla conoscenza stessa e ai quali esse tentano ancora di riferirsi.

Questa contraddizione è fatale, e scava quella voragine che vediamo aprirsi sotto di noi»; hanno voluto ignorare questi nuovi valori e hanno continuato a interpretare il mondo secondo la «tradizione animistica» non volendo abbandonare «l'"antica alleanza"» tra le verità rivelate dalla scienza e i tradizionali, finti valori etici e accettare «la necessità di stringerne una nuova.

Provviste di ogni potere, dotate di tutte le ricchezze che la scienza offre loro, le nostre società tentano ancora di vivere e di insegnare sistemi di valori, già minati alla base da questa stessa scienza.»

La scienza moderna ha mostrato l'insanabile opposizione tra le verità oggettive empiricamente dimostrate e il mondo dei valori individuali: il suo inarrestabile progresso ha rotto il patto, l' "antica alleanza" che l'uomo aveva stretto con la natura concependola animisticamente. Nel mondo aristotelico l'uomo credeva di avere il suo posto al culmine della natura: in quanto essere vivente e conoscente la natura, questa era costituita a sua misura, anzi egli era alla cima della piramide naturale i cui gradini inferiori gli offrivano le infinite potenzialità per il suo sviluppo.

Ora invece l'uomo finalmente sa di essere solo nell'immensità indifferente dell'Universo da cui è emerso per caso. La scienza moderna «rivela all'uomo che egli è un accidente, quasi un estraneo nell'universo e riduce l'antica alleanza tra lui e il resto della creazione a un filo tenue e fragile.»

«Il caso strappa il vivente dall'ordine inanimato della natura, come se la morte gli concedesse una dilazione, collocandolo però al margine di un universo di cui non costituisce che un'arbitraria particolarità»


Un socialismo scientifico

«L'etica della conoscenza sia l'unico atteggiamento, razionale e a un tempo deliberatamente idealistico, su cui si potrebbe costruire un vero socialismo».

Abbandonata la concezione materialista della storia del socialismo marxista, con il suo «profetismo storicistico fondato sul materialismo dialettico» la nuova etica sarà il fondamento di una rinnovata politica per l'uomo che «liberato sempre più dai vincoli materiali e dalle schiavitù menzognere dell'animismo, [...] potrebbe finalmente vivere in modo autentico, difeso da istituzioni che, scorgendo in lui a un tempo il suddito e il creatore del Regno, dovrebbero servirlo nella sua essenza più unica e più preziosa.»

«Questa è forse un'utopia. Ma non è un sogno incoerente. È un'idea che si impone grazie alla sola forza della sua coerenza logica. È la conclusione a cui necessariamente conduce la ricerca dell'autenticità. L'antica alleanza è infranta; l'uomo finalmente sa di essere solo nell'immensità indifferente dell'Universo da cui è emerso per caso. Il suo dovere, come il suo destino, non è scritto in nessun luogo. A lui la scelta tra il Regno e le tenebre.»



http://www.etimo.it/?term=caso
Immagine
Immagine

http://www.etimo.it/?term=causa
Immagine

Causa
https://it.wikipedia.org/wiki/Causa_(filosofia)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Sixara » mer lug 12, 2017 9:26 am

Ghe deventaremo mai grandi?
" Osserviamo per un istante l'evoluzione del bambino - el dixe Todorov - il momento fondatore è la distinzione del bene e del male, e il piccolo essere umano vi è condotto dal piacere che prova a essere circondato e vezzeggiato dalle persone che gli sono prossime, come dal dispiacere a esserne separato. Queste esperienze affettive contengono il germe delle categorie etiche: il bene è ciò che è bene per lui, lo stesso per il male. " ( Todorov, Memoria del male, tentazione del bene,p.169)

L ètica infantile la dixe: el Bèn l è cueo ke xe bèn par mi, el Male l è cueo ke l è male par mi. Se podarìa zontarghe ke l Bèn el corisponda a cuéo ke me sta torno-de-mi (la me fameja) e el Male, tuto el rèsto ke ghe ne sta fòra (i altri).
No bixogna "sottostimare" sta prima concezion infantile de còsa ke l è Bèn/Male: " senza l'amore primario, senza la certezza iniziale di essere circondato di cure e di carezze, il bambino rischia di crescere in uno stato di atrofia etica, di nichilismo radicale, e, divenuto adulto, di compiere il male senza averne la minima coscienza."
Podòpo, co l devènta on fià pì grandetìn, el putìn el fa nàltra scoperta, " che a volte vive in modo doloroso : è la necessità di dissociare la coppia bene e male da quella di io e gli altri, ovvero - sostituendo l'identità collettiva a quella individuale - di noi e gli altri. "
Normale, a lo fémo tuti, ma nò tuti ghe rièse de rivare a la terza " [...] tappa [...] nel corso di quest'ultima, si rinuncia a ogni ripartizione esclusiva e definitiva del bene e del male, senza peraltro cessare di distinguerli; ciò che si combatte e si supera ormai non è più il nichilismo né l'egoismo, ma il manicheismo."
Parké sarìa uguàe o ncora pèzo de vedare " sempre il male in se stessi o nel proprio gruppo, e il bene negli altri ", uguàe o pèzo ncora de vedare sènpre el male te keialtri e l ben da noiàltri.
In fondo a ghè sènpre sto -altro ca te ghè da farghe i conti, kel sia dèntro o fòra de ti. E far finta ke nol ghe sia - stoàltro - no serve a gnente o mejo, serve a ki ke ga tuto l intarèso ca te resti on putìn par sènpre.
Ghe la fémo-ja? ja-sì ca ghe la femo, ma solo sa fùsimo bòni de rivarghe a sto terzo scalìn (e pò - kisà - magari pasàre al cuarto) e skivare tute le tràpole e le tentazion:
" Al punto di partenza del totalitarismo [...] si trovava la distinzione manichea del mondo in esseri buoni e cattivi, da favorire o da eliminare. Auschwitz e Kolyma non sono che l'arrivo estremo di questa divisione inaugurale e noi vi partecipiamo quando vediamo come puri nemici da sopprimere i protagonisti di ciò che giudichiamo essere il male. Se dobbiamo diventare totalitari per vincere il totalitarismo, esso rimarrebbe comunque vincitore. " (Todorov, p. 170)

Sa ghemo da deventare totalitari pa vìnzare el totalitarismo... còsa ghemo capìo? gnente, come ke tuta la storia, tel so ripetarse sènpre uguàe la stà dimostrare: le vittime de ono coalsiasi di totalitarismi, 'pena ke le pòe le ghe fà el stéso tratamento a stàltri e via ndàre, ke la stòria la và vànti: sènpre uguale, sènpre mortale.

( el titolo de sto libro de Todorov: Mémoire du mal Tentation du bien... :? ma... no dovarìa èsare el contrario? tel Padrenostro a se ghe dixe D-o de non indurci in tentazione e l è da intèndare come tentazione del male, naturale; come se fà èsare tentà dal bene? mémoire du bien tentation du mal... còsa ghe jèra al scùmizio de tuto: el male o el bene, de còsa avarìsimo da verghe memoria e da còsa sarìsimo tentà :shock: )
Avatar utente
Sixara
 
Messaggi: 1764
Iscritto il: dom nov 24, 2013 11:44 pm

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Berto » mer lug 12, 2017 7:44 pm

Sixara ha scritto:Ghe deventaremo mai grandi?
" Osserviamo per un istante l'evoluzione del bambino - el dixe Todorov - il momento fondatore è la distinzione del bene e del male, e il piccolo essere umano vi è condotto dal piacere che prova a essere circondato e vezzeggiato dalle persone che gli sono prossime, come dal dispiacere a esserne separato. Queste esperienze affettive contengono il germe delle categorie etiche: il bene è ciò che è bene per lui, lo stesso per il male. " ( Todorov, Memoria del male, tentazione del bene,p.169)

L ètica infantile la dixe: el Bèn l è cueo ke xe bèn par mi, el Male l è cueo ke l è male par mi. Se podarìa zontarghe ke l Bèn el corisponda a cuéo ke me sta torno-de-mi (la me fameja) e el Male, tuto el rèsto ke ghe ne sta fòra (i altri).
No bixogna "sottostimare" sta prima concezion infantile de còsa ke l è Bèn/Male: " senza l'amore primario, senza la certezza iniziale di essere circondato di cure e di carezze, il bambino rischia di crescere in uno stato di atrofia etica, di nichilismo radicale, e, divenuto adulto, di compiere il male senza averne la minima coscienza."
Podòpo, co l devènta on fià pì grandetìn, el putìn el fa nàltra scoperta, " che a volte vive in modo doloroso : è la necessità di dissociare la coppia bene e male da quella di io e gli altri, ovvero - sostituendo l'identità collettiva a quella individuale - di noi e gli altri. "
Normale, a lo fémo tuti, ma nò tuti ghe rièse de rivare a la terza " [...] tappa [...] nel corso di quest'ultima, si rinuncia a ogni ripartizione esclusiva e definitiva del bene e del male, senza peraltro cessare di distinguerli; ciò che si combatte e si supera ormai non è più il nichilismo né l'egoismo, ma il manicheismo."
Parké sarìa uguàe o ncora pèzo de vedare " sempre il male in se stessi o nel proprio gruppo, e il bene negli altri ", uguàe o pèzo ncora de vedare sènpre el male te keialtri e l ben da noiàltri.
In fondo a ghè sènpre sto -altro ca te ghè da farghe i conti, kel sia dèntro o fòra de ti. E far finta ke nol ghe sia - stoàltro - no serve a gnente o mejo, serve a ki ke ga tuto l intarèso ca te resti on putìn par sènpre.
Ghe la fémo-ja? ja-sì ca ghe la femo, ma solo sa fùsimo bòni de rivarghe a sto terzo scalìn (e pò - kisà - magari pasàre al cuarto) e skivare tute le tràpole e le tentazion:
" Al punto di partenza del totalitarismo [...] si trovava la distinzione manichea del mondo in esseri buoni e cattivi, da favorire o da eliminare. Auschwitz e Kolyma non sono che l'arrivo estremo di questa divisione inaugurale e noi vi partecipiamo quando vediamo come puri nemici da sopprimere i protagonisti di ciò che giudichiamo essere il male. Se dobbiamo diventare totalitari per vincere il totalitarismo, esso rimarrebbe comunque vincitore. " (Todorov, p. 170)

Sa ghemo da deventare totalitari pa vìnzare el totalitarismo... còsa ghemo capìo? gnente, come ke tuta la storia, tel so ripetarse sènpre uguàe la stà dimostrare: le vittime de ono coalsiasi di totalitarismi, 'pena ke le pòe le ghe fà el stéso tratamento a stàltri e via ndàre, ke la stòria la và vànti: sènpre uguale, sènpre mortale.

( el titolo de sto libro de Todorov: Mémoire du mal Tentation du bien... :? ma... no dovarìa èsare el contrario? tel Padrenostro a se ghe dixe D-o de non indurci in tentazione e l è da intèndare come tentazione del male, naturale; come se fà èsare tentà dal bene? mémoire du bien tentation du mal... còsa ghe jèra al scùmizio de tuto: el male o el bene, de còsa avarìsimo da verghe memoria e da còsa sarìsimo tentà :shock: )



A caxa nostra e ente ła nostra tera a ghemo tuto el dirito e 'l dover de enpor i nostri vałori, el nostro ben;
speçalmente se i xe vałori ogniversałi e de contrastar tuto coeł ke ghe va contro.

Come k'a no se pol far del ben fando del mal, no ga gnaon senso conbatar on totalitarixmo viołento co naltro totałitarixmo viołento, ma ga senso conbatar el mal estirpandoło anca co ła viołensa ke ła xe on ben coando k'a ła defende ła vita da ki ke vol torla fando del mal.
El totałitarixmo el se vinçe co ła lebertà.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Sixara » mer lug 12, 2017 7:57 pm

Berto ha scritto: ... enpor...
:D
gnanca lo ghemo on verbo pa tradùxare imporre de l italiàn; a ghemo da ndarghe n prèsto e vièn fòra kel enpor lì ke nol và bèn. Pènsaghe come ca se dirìa n LV imporre i valori a coalkedùn, co la forza pò... come fèto a imporre i valori? col caùcio?
Avatar utente
Sixara
 
Messaggi: 1764
Iscritto il: dom nov 24, 2013 11:44 pm

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Berto » mer lug 12, 2017 8:00 pm

Coando k'a serve a se dopara ła forsa e se enpon el bon dirito.

La legittima difesa non solo è pienamente umana ma è anche pienamente cristiana e rientrante nei diritti e doveri umani universali
viewtopic.php?f=141&t=2540
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Berto » mer lug 12, 2017 8:14 pm

Tzvetan Todorov è stato un uomo poco credibile

Tzvetan Todorov: "La libertà di espressione va difesa sempre per i deboli"

Lo studioso franco-bulgaro sarà a RepIdee domenica insieme al direttore di Repubblica Ezio Mauro per parlare di democrazia. "Non lasciamo ai leader xenofobi il diritto di dire qualsiasi cosa"
di FABIO GAMBARO
20 marzo 2015

http://www.repubblica.it/la-repubblica- ... -110031079

PARIGI - Per Tzvetan Todorov, in un sistema democratico ogni potere deve avere dei limiti. Solo così la democrazia può difendersi dai suoi nemici. Lo studioso francese di origine bulgara ne parlerà domenica a Udine insieme al direttore di Repubblica Ezio Mauro, in un dialogo pubblico intitolato “La libertà e i suoi vincoli”. Per Todorov una simile riflessione è più che mai d’attualità, specie dopo gli attentati di Parigi.

"Personalmente, in quegli atti di violenza non vedo un attacco ai fondamenti della democrazia, né un esempio di scontro di civiltà", spiega lo studioso molto noto anche in Italia per i suoi saggi, tra cui I nemici intimi della democrazia e La paura dei barbari. "Gli stessi attentatori hanno spiegato il loro gesto come vendetta per le caricature del Profeta e gli interventi militari occidentali. Ciò che è in aperta contraddizione con i principi democratici non sono le convinzioni all’origine di quegli atti, quanto la fredda esecuzione di diciassette persone. Sono quindi simili ai passati atti terrorismo della Raf in Germania o delle Br".

Secondo molti osservatori, gli attentati di Parigi hanno voluto colpire alcuni principi universali — libertà e uguaglianza di diritti — considerati fondamenti della democrazia.
"La democrazia liberale non è un regime fondato su valori universali. Tale definizione vale per le teocrazie. Oppure per i sistemi totalitari che pretendono di realizzare un progetto legittimato dalla scienza (la biologia delle razze, il materialismo storico). Le democrazie non invocano valori assoluti, la loro azione nasce dal compromesso tra principi complementari, ad esempio tra eguaglianza e libertà, che possono coesistere ma anche confliggere, oppure tra potere del popolo e libertà degli individui".

Vale anche per la libertà d’espressione? Dopo l’attentato a Charlie Hebdo, si è riaperto il dibattito sui suoi limiti.
"La libertà d’espressione non è un valore inalienabile, intangibile o non negoziabile. Lo stato democratico è espressione della volontà popolare e contemporaneamente protezione delle libertà individuali, che deve difendere insieme a una pluralità di valori, come la sicurezza, la giustizia, l’eguale dignità di tutti. Tali valori tendono a limitarsi l’un l’altro. E la politica di uno stato è sempre un compromesso tra valori diversi. Limitare la libertà d’espressione non significa introdurre una censura oscurantista ma assumersi le proprie responsabilità politiche".

Quindi lei è favorevole a tali limitazioni?
"Anche la libertà di stampa è un potere. E in democrazia, come diceva Montesquieu, un potere senza limiti non è legittimo. Non dimentichiamo che, nel XIX secolo, il giornale dell’antisemita Edouard Drumont si chiamava La libre parole: per lui libertà era denigrare gli ebrei. Ora in Europa i partiti xenofobi invocano la libertà di stampa per poter dire impunemente tutto il male dei musulmani. Quando difende la libertà di stampa, bisognerebbe sempre interrogarsi sul rapporto di potere tra chi l’esercita e chi la subisce. Drumont attaccava una minoranza — gli ebrei — già discriminata, beneficiando dell’appoggio della maggioranza. Edward Snowden, che ha svelato le derive illegali dei servizi americani, è un singolo individuo che accusa il governo del suo paese. Dobbiamo condannare il primo e difendere il secondo".

Se ogni comunità impone i propri limiti, lo spazio di libertà condiviso si riduce enormemente. La nozione di laicità può essere d’aiuto?
"Le nostre società non sono mai state completamente omogenee. Sono sempre state costituite da popolazioni portatrici di molteplici differenze: regionali, professionali, di classe, di sesso o di età. Per gestirle, si è fatto ricorso a due principi complementari: quello della legalità comune (una stessa legge per tutti) e quello della tolleranza (per tutte le pratiche non coperte dalla legge). Di fronte a cittadini di diverse religioni o senza religione, la laicità è una necessità, a condizione che lo stato sia neutrale nei confronti delle diverse fedi, senza pretendere la scomparsa dallo spazio pubblico di ogni segno di appartenenza religiosa, come accade a volte in Francia. Le appartenenze culturali fanno parte delle persone".

I terroristi parigini sono nati e cresciuti in Francia.Com’è possibile che una società democratica abbia partorito i propri nemici più radicali?
"Più che della democrazia, gli assassini di gennaio sono i figli della società mondializzata. Cercano informazioni su internet, uno spazio virtuale che nessuno controlla e nel quale è ormai impossibile distinguere tra fatti e affabulazioni. Alla ricerca di una causa sacra che dia un senso alla loro vita, sono facile preda di abili predicatori".

Pur senza fare ingiuste generalizzazioni, come interpreta il fatto che i terroristi parigini si richiamassero all’islam?
"La difficoltà consiste nell’articolare due proposizioni entrambe vere: gli atti terroristici non dipendono dalla religione musulmana eppure i loro autori si richiamano all’islam. Più che nel Corano, che come tutti i libri sacri contiene affermazioni contraddittorie, occorre cercare la spiegazione nella storia dei paesi musulmani, dove le correnti d’interpretazione fondamentaliste hanno impedito un’evoluzione della dottrina".

Come le sembrano oggi le relazioni tra l’islam e il mondo occidentale?
"Occorre riconoscere che l’Islam è ormai una religione praticata nel mondo occidentale, di conseguenza è possibile domandare ai suoi fedeli di rispettare le leggi comuni. Al contempo occorre evitare l’islamofobia. Inoltre gli interventi militari nei paesi musulmani hanno prodotto risultati assai negativi, hanno favorito l’identificazione dell’Occidente con il ruolo dei dominatori, il che evidentemente ha accresciuto il risentimento nei suoi confronti. Purtroppo, le scelte dei nostri governi non sono sempre coerenti".


Basta questa incoerente domanda a renderci l'assurdità di questo personaggio, di questo "filosofo":

I terroristi parigini sono nati e cresciuti in Francia.Com’è possibile che una società democratica abbia partorito i propri nemici più radicali?

I terroristi a cui si riferisce il personaggio non erano francesi ma cittadini francesi di origine magrebina, tunisina, mussulmana cresciuti in enclave islamiche senza condividere i valori tradizionali dei francesi.


La logica demenziale di questo sinistro filosofo:

Secondo questo "povero filosofo" il bene e il male non esisterebbero in maniera distinta ma il bene sarebbe anche un po male e il male anche un po bene, per cui tutte le vittime, di qualsiasi torto, delitto, crimine, non sarebbero innocenti ma tutte un po carnefici e i poveri carnefici tutti un po vittime; il derubato sarebbe in parte colpevole avendo egli ciò che ha provocato il ladro a rubare; la donna stuprata sarebbe colpevole in quanto donna e se magari con le gambe in mostra doppiamente colpevole nei confronti del povero stupratore che alla vista delle gambe avrebbe perso la testa; ... le vittime sarebbero tutte colpevoli per aver indotto e costretto in qualche modo i carnefici ad essere tali e a compiere il male.


Un'altra demenzialità è l'uso scorretto del termine manicheismo, da parte di chi invece dovrebbe per professione usare i termini e le parole nel loro giusto significato e non in quello che hanno assunto per pregiudizio
https://it.wikipedia.org/wiki/Manicheismo
non mi pare proprio che i manichei praticassero il male, la menzogna e l'ambiguità.


Ecco altre menzogne e altre manipolazioni della realtà, della verità, della storia operate da questo "filosofo":
... in lavorazione



Hitler e Maometto: chi è stato il peggior criminale?
viewtopic.php?f=188&t=2659

Libertà di pensiero, di critica e di espressione contro i dogmi e l'idolatria
viewtopic.php?f=201&t=2138

Libertà di parola, di pensiero, di critica, di spiritualità e di religione
viewtopic.php?f=141&t=2503

Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede
viewtopic.php?f=141&t=2657

Carta universale dei diritti religiosi e spirituali universali
viewtopic.php?f=24&t=1788
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Berto » mer lug 12, 2017 8:16 pm

Sixara ha scritto:
Berto ha scritto: ... enpor...
:D
gnanca lo ghemo on verbo pa tradùxare imporre de l italiàn; a ghemo da ndarghe n prèsto e vièn fòra kel enpor lì ke nol và bèn. Pènsaghe come ca se dirìa n LV imporre i valori a coalkedùn, co la forza pò... come fèto a imporre i valori? col caùcio?



Costrenxar o far valer!

Co se vien agredesti da coalkedon kel vol torte łi to beni o ła to vida, ti a te te defendi par enpor el to bon dirito, ła to vida, łi to beni, ła to łebertà sto kì łè on caxo de enpoxision de vałori a kì ke vol anvençe enpor i so xvałori.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Sixara » mer lug 19, 2017 10:55 am

E sèn rivà al capitolo so la tecnologia applicata: da le teorie scientifiche de l Hitlerismo, del Fascismo e del Comunismo drìti a Le bombe di Hiroshima e Nagasaki. (Todorov, pp.277-286).

A me so sènpre domandà: ma no bastava la prima bonba - cuéa de l 6 de agosto - so Hiroshima? ke bixogno ghe jèra de molarghine nàltra - el 9 - so Nagasaki? No bastava 140.000 vìtime, bixognava pròpio zontarghene altre 70.000? ke le deventarà, n cao a coalke àno, on totale de 180.000+140.000. Coanto ca fà?
Sènpre pòke - te dirè - a confronti co cuéle de l Hitlerismo, Fasìxmo e Comunixmo: diexàni ono, vintàni kelaltro e setantàni stàltro oncora... coante no ghìn ài mucià-su? e pò i japonexi, ki xe ke se i fila, cuei là.
Ghe xela na difaren'za? còsa e come ga pexà l intervento de l America sol Giappone pa farla finire n prèsia la seconda guèra mondiale? No bastava ke
du totalitarismi so trè i fùse ndà cao-culo n Europa, bixognava dimostrare al tèr'zo ki ca comandava el mondo.
I jèra di dilettanti, a bèn vardare, nazisti, (fasìsti) e comunisti:
" Ora, se gli stati totalitari, [...] installano effettivamente un regime di terrore, è lo stato democratico per eccellenza, gli Stati Uniti, che mette a punto l'arma assoluta e decide di servirsene subito. L'eliminazione dei nemici interni, in Germania e in Russia, esige solo l'uso di mezzi primitivi, artigianali, noti da decenni, se non da secoli, al genere umano: la fucilazione, l'avvelenamento con il gas, il deperimento per fame e per freddo. L'eliminazione dei nemici della democrazia mobilita il contributo dei più grandi scienziati del pianeta, implica folgoranti progressi tecnologici.
Gli stati totalitari uccidono in ragione dei loro fondamenti scientistici; gli stati democratici uccidono con l'aiuto delle loro pratiche scientifiche. "
(a go méso el fasìxmo fra parentexi parké n realtà no ghè stà n Italia on sistèma concentrazionario cofà cueo di Lager e di Gulag)

Ono el podarìa "trovare fuori luogo questo accostamento", parké, anca sa ghè morti da na parte e da kelaltra, el so significà l è difarente. Te l URSS i li copàva parké i dovea "conformarsi alle leggi presunte della storia e per consolidare il potere del partito o della sua guida"; n Germania i li copàva parké "l'umanità sia purificata dai parassiti e perché il potere del partito e della sua guida siano rinforzati", ma el parké de Hiroshima e Nagasaki?
" Per terminare la guerra e far regnare la pace ". :mrgreen:


Dògnimodo, l America la ga molà le bonbe so i japonexi pa farghe intèndare a l URSS ki ca comandava e, dir el vero, Zio Joe el la intènde anca pa on fiatenìn:
" E l'effetto cercato è ottenuto: la fine degli anni Quaranta non vedrà aggressioni sovietiche. Il seguito è noto: debitamente impressionato, Stalin fa di tutto per procurarsi a sua volta l'arma nucleare."
(sotolineatura mia)

A ghè tuta na sèrie de raxon stòrike e politike ca justifica le bonbe so Hiroshima e Nagasaki, podòpo a ghin è nàltra, cuea di sienziati: a lo savemo, nò, ke i ghe jèra drìo la bonba atomica parké i ghea paura ke Hitler el sìn faxése naltra, là zo te le cavèrne, ma dal 43 i se specializa so i mìsili, dixen, de Von Braun. E i spioni americani i lo savea ke Zio Adolfo el ghe la ghea molà co la bonba H, e cusì i ghe n à profità pa ndare vànti co i esperimenti.
Robert Oppenheimer, ke l jèra a cao del projèto, el dixe - àni dòpo - ke " A mio parere, quando si vede qualcosa che è tecnicamente seducente (sweet), si parte e lo si fa; ci si pone le domande su ciò che provocherà solo dopo aver ottenuto il successo tecnico. E' così che è avvenuto con la bomba atomica. "
Come se fà rexistare a calcòsa de technically sweet? co te ghè catà el dolçe de la tècnica...
Avatar utente
Sixara
 
Messaggi: 1764
Iscritto il: dom nov 24, 2013 11:44 pm

Re: Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede

Messaggioda Berto » mer lug 19, 2017 8:16 pm

Sixara ha scritto:...Sènpre pòke - te dirè - a confronti co cuéle de l Hitlerismo, Fasìxmo e Comunixmo: diexàni ono, vintàni kelaltro e setantàni stàltro oncora... coante no ghìn ài mucià-su? e pò i japonexi, ki xe ke se i fila, cuei là. ...


Sixara a ve si dexmentegà, ti e Todorov, de łe vitime de l'ixlamixmo o nasixmo maometan, ke łe xe pì de coełe de tuti staltri mesi anseme, 1400 ani de oror e de teror.


Hitler e Maometto: chi è stato il peggior criminale?
viewtopic.php?f=188&t=2659
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Antropologia

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron