Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mar dic 01, 2015 2:01 pm

Svezia: un centro per uomini stuprati e "i test di verginità" finanziati con fondi pubblici

di Ingrid Carlqvist
29 novembre 2015


http://it.gatestoneinstitute.org/6977/s ... mo-ottobre

A Stoccolma è stata aperta la prima clinica al mondo per uomini stuprati. Nella Svezia multiculturale, sempre più uomini sono vittime di stupri omosessuali. Nel 2014, sono state registrate 370 violenze sessuali perpetrate ai danni di ragazzi e uomini, anche se si ritiene che il numero effettivo di questi episodi sia molto più elevato.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » ven dic 11, 2015 2:29 pm

“Imam e gay: la mia rivoluzione nell’Islam”
intervista a Ludovic-Mohamed Zahed di Luca Tancredi Barone
MicroMega 7/2015


http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... nell-islam

Omosessuale. Sieropositivo. Musulmano. Algerino emigrato in Francia. Primo islamico francese a sposarsi. Divorziato. Imam. Un master in psicologia cognitiva. Due dottorati: antropologia religiosa (con una tesi non sorprendentemente centrata sull’Islam e l’omosessualità) e l’altro in psicologia sociale delle religioni. A Ludovic-Mohamed Zahed (nato Lotfi Mohamed), 38 anni, non manca davvero nessun elemento per cortocircuitare le sovrastrutture delle sue multiple identità.

Effeminato, lo hanno sempre preso in giro a scuola. Il fratello grande lo picchiava perché fosse “più uomo”. Durante la guerra civile si unisce alla comunità salafita e impara l’arabo e a leggere il Corano. Fu allora che decise di diventare imam, guida spirituale per gli altri fedeli, e di dedicarsi all’esegesi del Libro sacro. Ma capisce anche con dolore e violenti rifiuti che quello che sente per alcuni suoi fratelli salafiti non è solo amore spirituale. Si allontana anche dal salafismo, troppo ideologico per lui. Si avvicina per un breve periodo al buddismo. Tornato a Marsiglia, a 19 anni ingenuamente si innamora, senza saperlo, di un votante del Front National. Che, mentendogli, gli contagia il virus dell’Hiv. Fa un difficile coming out in famiglia, anche se oggi entrambi i genitori lo accettano e “hanno capito che l’omosessualità non è una scelta, una malattia, un peccato o una moda”, racconta.

Nel 2012 diventa famoso in tutto il mondo per aver fondato a Parigi la “Moschea inclusiva dell’unità”, la prima moschea gay-friendly in Europa: “un luogo di protezione e adorazione, con preghiere comuni praticate in un contesto egualitario e senza alcuna forma di discriminazione basata sul genere, e basata su una interpretazione progressista dell’Islam”, secondo la sua definizione.
Lei è un coacervo di stigmi. In quale delle identità si sente più a suo agio? Quale comunità la accetta di più?
Tutto è difficile. Ma è paradossale: è più facile quando sei discriminato su più fronti, perché sei più forte e sei capace di superare ogni stigma. Lo stigma può spazzarti via dalla faccia della terra o farti più forte. Dopo che hai affrontato la prima discriminazione, poi la seconda, la terza… cominci a capire cosa c’è alla base di ogni discriminazione. Il meccanismo è sempre lo stesso, solo la facciata cambia.

Come è diventato imam? Chi l’ha scelto?
Ho fondato la prima moschea inclusiva in Europa a Parigi, e avevo studiato teologia islamica 5 anni in Algeria. La mia comunità e l’organizzazione di omosessuali musulmani di cui ero parte mi hanno detto: abbiamo bisogno di un imam, e io ho detto: d’accordo, ma solo se studierete con me per diventare anche voi imam. Poi si sono aggiunte molte persone che volevano pregare con noi, anche etero che volevano sapere di che parlavamo. Perché, quando si parla di islam, si parla di cose che vogliamo applicare alla nostra vita. E quindi eravamo gay e transessuali che curiosamente eravamo la avanguardia del nuovo islam riformato in Francia. Oggi comunque non sono più l’imam principale. Io volevo solo istruire altre persone e dire loro: ora siete liberi di fare quello che pensate sia meglio per voi. Io ora mi concentro più sulla ricerca.

Si può smettere di essere imam?
Ci sono diversi tipi di imam. L’imam che guida le preghiere, l’imam che fa le fatwā – quindi ricerca, pubblicazioni, eccetera: un teologo – e infine l’imam che insegna ad altri imam nella madrasa. Prima guidavo più le preghiere, oggi faccio più ricerca e insegnamento.
La moschea dell’unità che ha fondato è realmente significativa nel mondo musulmano o è un’eccezione?
Mi piacerebbe dire che ogni moschea è un’eccezione perché come noto non esiste un clero nell’islam. C’è piena libertà, con tanti svantaggi: ciascuno può dire di essere un imam e che ucciderà tutti perché gliel’ha detto Dio. Ma allo stesso tempo, se invece vuoi riformare la visione dell’islam, è molto semplice. Basta avere una comunità alle spalle.

Sembra che la posizione dell’Islam sull’omosessualità sia abbastanza chiara: incompatibilità assoluta. Come riesce a far convivere le sue due identità?
Spesso si indicano Sodoma e Gomorra, nell’antica Mesopotamia. Secondo lo storico Erodoto, la gente di quelle città adorava una dea dell’amore e della guerra, che era una rappresentazione molto violenta della loro religione. Le offrivano la verginità e la sessualità dei loro figli e delle loro figlie per fertilizzare i campi. A quei tempi, i preti usavano già il loro potere per controllare le identità della gente. La vera gente di Sodoma e Gomorra non era omosessuale. Gli uomini, le donne e i bambini erano interessi da sacrificare.
C’è un verso importante nel Corano: Dio parla agli abitanti di Sodoma e Gomorra attraverso la bocca degli angeli. Non c’è alcuna referenza all’omosessualità nel Corano. Menziona soltanto lo stupro di uomini, donne e bambini nel nome di un’ideologia. Esattamente quello che fanno i leader musulmani fascisti e immorali oggi nel nome dell’islam. Sono loro i veri sodomiti, non gli omosessuali.

Nonostante le dichiarazioni di molti accademici musulmani, la posizione dell’islam sull’omosessualità è molto complicata. Benché molti musulmani credano che Allah abbia una netta preferenza a che i fedeli si impegnino in matrimoni eterosessuali date le lodi che ne fa, in realtà né Allah né il Profeta (che la pace discenda su di lui) hanno mai apertamente bandito le relazioni omosessuali per i musulmani, né Allah ha mai condannato identità sessuali alternative.

Alcuni accademici musulmani invece bandiscono del tutto l’omosessualità basandosi sulla loro interpretazione dei versi 4:15-16 del Corano [che condannano uomini e donne che hanno relazioni fuori dal matrimonio, ndr] e sulla loro lettura sbagliata della storia di Lot [che nella Bibbia scappa da Sodoma e Gomorra e la cui moglie si trasforma in statua di sale, ndr].

La posizione del Corano e dell’Hadíth [l’insieme dei racconti sulla vita di Maometto che costituisce la Sunna, parte integrante del diritto islamico assieme al Corano, ndr] sull’omosessualità è molto più complessa di quanto si immaginino molti musulmani. Tra i compagni del Profeta, c’erano i “mukhannathun”, gruppo di omosessuali travestiti, talvolta mal tradotti con la parola “eunuchi”, ermafroditi o uomini effeminati. Anche se è chiaro che molti dei compagni erano loro fortemente ostili, il Profeta ne protesse almeno uno da un linciamento. Non solo li tollerava, ma – secondo un verso del Corano – ne impiegò uno in casa. Dopo la morte del Profeta, molti mukhannathun ebbero un ruolo molto importante nella vita e nella cultura della città di Medina. I mukhannathun, che il Profeta si rifiutò di eliminare nonostante le pressioni dei suoi compagni, sopravvivono ancora oggi nei paesi musulmani.

Lei sostiene spesso che se oggi fosse vivo, Maometto sposerebbe le coppie gay. Come può esserne tanto certo?
Ne sono certo perché era una persona pragmatica che rispettava il benessere delle persone, secondo la tradizione. Cinque anni fa fondai l’organizzazione degli Omosessuali musulmani di Francia perché non volevo rifiutare né la mia omosessualità né il mio islam. Quando scoprii che potevo essere entrambe le cose, trovai pace. La Fratellanza salafita era molto importante in Algeria negli anni Novanta. Quando ero adolescente, ero molto affascinato dall’islam, e fu per questo che mi unii a loro nelle moschee, e diventai salafista. Allora era l’unico islam disponibile. È così che imparai l’arabo e a leggere il corano a memoria. Sfortunatamente tutta la filosofia di vita bellissima di rispetto contenuta nell’islam era macchiata da un’ideologia che era il contrario della spiritualità religiosa. Oggi rifiuto totalmente una rappresentazione fascista o politica della mia tradizione spirituale che so essere ispirata dalla pace.

Per lei l’islam sociologicamente non esiste. L’islam sono i suoi fedeli, come lei. Per cui dice che chiunque voglia escludere per esempio gay o donne si mette fuori dall’islam. Come possiamo essere sicuri che non sia lei a essere fuori dalla fede?

Sociologicamente, l’islam non è vivo e non parla. La nostra relazione con il divino è unica per ciascun essere umano, senza maestri fra Dio e ciascuno di noi. In arabo lo chiamiamo Tawhid: unicità di Dio che rispecchia l’unità umana, attraverso il pluralismo e la diversità. Questa è la mia rappresentazione dell’islam: “essere in pace”, come dicevo. La sfida maggiore di oggi nelle società arabo-musulmane è il fascismo, che è una minaccia comune a tutte le società che vivono una crisi economica e politica. Ma questo non ha nulla a che fare con l’islam o la cultura araba in sé. Alcuni vogliono imporre un’ideologia fascista attraverso l’islam. Purtroppo questo succede continuamente in molte culture e religioni. Loro cercano di mostrare una facciata di bontà e felicità, ma pensano solo a se stessi, sono concentrati sulle loro paure e fobie. E hanno bisogno di trovare capri espiatori, e di solito sono le minoranze religiose o etniche. Il vero problema è che la società islamica è perduta. Un giorno forse troveremo il modo di risolvere questo problema, Insh’Allah, con la volontà di Dio. Io sono sicuro che Dio rispetta la mia scelta perché per me l’islam aiuta ciascuno di noi nella sua ricerca della felicità, mentre il fascismo pretende solo di normalizzare e poi controllare le sessualità.

Da giovane lei fu un salafita. Oggi difende un islam spirituale invece di un islam dogmatico. Mi spiega che significa?
Essere salafista a 12 anni voleva solo dire imparare il Corano e tornare al “salaf”, la fonte dell’islam. Non voleva dire essere fascista. La differenza fra i due tipi di islam è la politica. Islam, come ho già detto, significa essere in pace. E non potrebbe mai essere usato per controllare la libertà delle persone. È basato sulla conoscenza di sé, degli altri e del rispetto proattivo della diversità. Di conseguenza, la conoscenza dell’islam, in particolare della rappresentazione che cercano di stabilire le “nuove teologie islamiche” può contribuire a combattere pacificamente l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia incoraggiando ciascun individuo a trovare in lui o lei l’interpretazione più giusta del messaggio divino rispetto alla nostra umanità. In questa conoscenza della teologia islamica della liberazione, e in particolare il contributo degli attivisti e degli intellettuali LGBT o delle femministe, può apportare alla materia un valore aggiunto alla coscienza umana. In una parola, il Tawhid islamico può permettere agli individui, che appartengano o no a una minoranza sessuale, di vivere meglio e accettarsi. L’islam è un fattore di emancipazione che incoraggia all’autodeterminazione, non un fattore d’oppressione. Quando apparve l’islam, fu una vera rivoluzione. Lo è ancora: musulmano è progressista e inclusivo.

Torniamo alla Francia. Come crede che stia gestendo la convivenza con il mondo musulmano? Crede che il modello laicista francese possa essere esportato?
Sono trent’anni che in Francia stiamo cercando un rinnovato equilibro stabile tra la laicità e il cosiddetto “islam francese”: non un islam importato, ma una rappresentazione del nostro background adattato alle nostre leggi e al nostro contesto culturale qui e ora. Abbiamo ancora questioni aperte come può immaginare.

Una cosa che viene in mente pensando alla Francia di oggi è anche l’attentato contro la rivista Charlie Hebdo. È possibile secondo lei ridere di un gay musulmano?
Credo proprio di sì. Anni fa avevamo una striscia comica regolare nella newsletter quadrimensile di HM2F. Può cercarle, si trovano ancora online.
Un paio di domande personali, se mi permette. Come spiega l’essersi innamorato in più di una occasione di votanti del Front National? Lo dico evidentemente con tutto il rispetto per le scelte emozionali di ciascuno.
Molto semplicemente perché come può immaginare nessuno di loro si presenta dicendo: “mi chiamo … e, a proposito, voto FN”.

E il suo coming out? Immagino non sia stato semplice.
Vengo da una famiglia, in Algeria, molto conservatrice. I miei genitori, musulmani, però sono in un certo senso più liberali. Sono loro ad avermi insegnato che l’islam è fatto più di spiritualità che di dogmi religiosi. Ma – lo racconto nella mia autobiografia – ero un bambino timido ed effemminato. Mio padre mi insultava spesso per questo. Mio nonno paterno era anche peggio: a volte era anche fisicamente aggressivo. Ecco perché decisi di fare il mio coming out a 21 anni. Fu proprio l’essere attaccato violentemente che mi ha spinto a prendere coraggio per fare questo passo. Sembra strano, ma so che anche ad altri succede di decidere di fare questo passo quando vengono attaccati fisicamente. Io ero attaccato e discriminato in casa perché gay; fuori casa dovevo sopportare anche l’islamofobia perché sono musulmano e arabo. Ho fatto coming out perché avevo la necessità di trovare il mio posto nella società. Poi, per fortuna, ho avuto la fortuna di poter lavorare, studiare e viaggiare. Oggi ho ritrovato un equilibrio interiore, precario come per tutti, e sono molto più forte, con una vita sociale più bilanciata.
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mar dic 22, 2015 9:51 am

Storia del poeta gay iraniano Payam-Feili
dicembre 11, 2015
Storia del poeta gay iraniano che sognava Israele di Gabriele Carrer

http://middleeastnews.report/storia-del ... y-iraniano

Payam Feili, poeta iraniano in esilio, ha recentemente messo piede in Israele per presentare la versione ebraica del suo nuovo libro Tre motivi. Intervistato da Channel 10, sfoggiando una tatuaggio con una stella di David sul collo, ha dichiarato che la sua voglia di visitare Israele era inspiegabile, un’attrazione fatale. «Per me, questo è il posto migliore sulla Terra, ed il più bello», ha detto. Da un anno in Turchia costretto all’esilio dall’Iran dopo numerosi arresti, minacce, censure e scontri con le Guardie della rivoluzione islamica. Un libro pubblicato neanche ventenne e subito censurato dal Ministro della cultura e dell’orientamento islamico. Da quel momento tutte le sue pubblicazioni sono state messe al bando da Teheran e lui è stato inserito nella black-list del regime. A seguito del suo ultimo arresto prima di lasciare l’Iran è stato costretto a stare seduto in un container per 44 giorni, come ha riferito il PEN American Center, un’associazione che cerca di promuovere la libertà espressione e difendere gli scrittori.
Questa è la storia di Payam Feili, iraniano di Kermanshah, una città di miti e archeologia nell’ovest del paese, gay di trent’anni. Lo scorso 10 ottobre il poeta aveva pubblicato un video in ebraico sul suo canale YouTube chiedendo ai cittadini israeliani di aiutarlo e sostenerlo affinché potesse visitare Israele: «Shalom, come forse saprete presto dovrei venire in Israele. Vi chiedo di sostenere la mia campagna per venire nel vostro paese. Non vedo l’ora!». La sua storia ha colpito il ministro della Cultura israeliano, Miri Regev, paladina da destra dei diritti gay, che ha fatto pressioni sul collega agli interni, Silvan Shalom, affinché gli concedesse il visto turistico. Così Payam ha potuto presentare il libro nel paese dove è un simbolo delle comunità gay. «Ho 21 anni. Sono gay. Amo il sole del pomeriggio». Si apre così la storia d’amore tra due amici racconta da Payam Feili nella sua ultima fatica letteraria che tratta della libertà creativa sullo sfondo della guerra Iran-Iraq del 1980.
Anche questo è Israele. Un paese in cui l’ex brigadier-generale e portavoce dell’IDF, dopo infinite battaglie nelle forze armate per i diritti gay, diventa parlamentare del Likud e ministro della Cultura e dichiara: «Nel mondo politico non sanno come prendermi, perchè sono una persona particolare ed insolita. Sono imprevedibile. Chi ha deciso che gli attivisti dei diritti sociali devono stare a sinistra? Scusate, ma anche le persone di destra sostengono la comunità gay». Un paese in cui Fabiam Maariam, un ventisettenne cristiano di Beirut, ha trovato l’America. Un paese in cui Payam Feili è libero di presentare il suo libro bandito dall’inquisizione islamica di Teheran

http://www.lintraprendente.it/2015/12/s ... va-israele
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » ven dic 25, 2015 5:59 pm

Ecuador, coppia trans fa la storia: lui, incinta di tre mesi
24 dicembre 2015

http://www.repubblica.it/esteri/2015/12 ... ref=fbpr#1

Fernando e Diane sono la prima coppia trans ad attendere un bimbo nella storia del Sud America. Lui, 22enne originario del Venezuela, era una donna e ora è incinta di tre mesi. Lei, 33 anni, ecuadoriana e famosa attivista dei diritti Lgbt, era un uomo. Fernando Machado e Diane Rodriguez hanno annunciato l'avverarsi del loro sogno sulla pagina Facebook di Diane all'inizio di dicembre. La decisione di condividere l'evento sui social è stata presa per sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi Lgbt e con la speranza che qualcosa cambi. Sebbene entrambi siano sotto cure ormonali, nessuno dei due si è sottoposto a interventi chirurgici per il cambio di sesso, quindi il bimbo è stato concepito 'alla vecchia maniera'. "Questo era un desiderio di entrambi e niente ci poteva fermare - ha commentato su Fb Diane - né la biologia né la legge. Noi viviamo come un uomo e una donna. Io sono una donna trans e Fernando è un uomo trans"
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mar gen 05, 2016 8:57 pm

A Tel Aviv en Ixrael atentà ente on bar de coki o gay ke ka łe bande se dixe "nespołe".

https://www.facebook.com/places/Cosa-da ... 1992735156

Lei è la mamma di Alon, uno dei ragazzi morti nell'attentato di Tel Aviv dell'altro giorno.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... e-Alon.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... e-Alon.jpg

Israele, sparatoria in un bar a Tel Aviv: 2 morti e vari feriti. Caccia a un arabo israeliano
Due morti e tre feriti è il bilancio di un attacco in un bar nel centro di Tel Aviv. Ancora non è chiaro se si tratti di un attentato terroristico o se l'attacco abbia un'altra matrice. Le forze speciali e uomini dello Shin Bet sono stati dispiegati sul luogo per trovare l'aggressore in fuga, un arabo israeliano. Agenti dei servizi segreti hanno individuato la sua casa nel Wadi Ara, nel Nord di Israele. Lo riferisce la radio militare.

http://www.ilmessaggero.it/primo_piano/ ... 56230.html

La sua identificazione, secondo i mass media, è giunta dal padre sulla base delle immagini trasmesse dalla televisione. L'uomo ha subito avvertito la polizia israeliana che è accorsa nella sua abitazione per acquisire altri elementi utili alle indagini. Ai giornalisti che chiedevano conferme su queste informazioni una portavoce della polizia ha però replicato con un secco: 'no comment'. Una telecamera nel negozio accanto al pub della sparatoria ha ripreso il killer mentre si prepara per l'assalto. L'uomo è entrato a volto scoperto, ha estratto con calma la sua arma e poi è balzato in via Dizengoff, dirigendo il fuoco sugli avventori del pub.

L'uomo «forse voleva una vendetta privata». «Anni fa suo cugino fu ucciso da agenti della polizia israeliana durante la ricerca di armi», ha detto all'Ansa un suo conoscente nella cittadina di Arara, nel Nord di Israele.

Il killer ha usato un mitra Falcon di produzione italiana, ha affermato un analista della televisione commerciale israeliana Canale 10, sulla base delle immagini riprese da telecamere di sicurezza e di un caricatore trovato su un marciapiede. Secondo questo analista si tratta di un tipo di arma poco diffuso in Israele e nei Territori, che inoltre richiede per l'uso una notevole perizia.

La popolazione ha avuto ordine dalla polizia di restare chiusa in casa. Il movente dell'attacco, ha detto il sindaco Ron Hulday, non è ancora chiaro.
Venerdì 1 Gennaio 2016
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » gio gen 07, 2016 7:19 pm

Perché Isis uccide tutti quei ragazzi accusandoli di essere gay
Sono almeno 25 i minori ammazzati in Siria. Ma spesso si tratta di vittime di abusi da parte dei miliziani più anziani che invece vengono protetti
di Marta Serafini

http://www.corriere.it/esteri/16_gennai ... 63b9.shtml

Secondo l'Osservatorio per i diritti umani siriano, almeno in 25 sono stati uccisi da Isis perché omosessuali. Sei sono stati lapidati, 3 uccisi con un colpo di pistola alla testa e 16 sono stati gettati da un edificio, alto abbastanza perché la caduta ne provochi la morte. Le esecuzioni sono quasi sempre eseguite di fronte a una grande folla.

Un frame del video dove compare Abu Zaid al-Jazrawi Un frame del video dove compare Abu Zaid al-Jazrawi

Abusi sui minori
L'ultimo caso riguarda un ragazzino di 15 anni. E mostra tutta la ferocia e l'ipocrisia del gruppo terroristico. Uno dei comandanti dell'organizzazione Abu Zaid al—Jazrawi ha preso questo ragazzo sotto la sua custodia e ha iniziato ad abusarne. Risultato, l'adolescente è stato ucciso a Deir ez Zor, nel nord della Siria, gettato giù da un edificio. «Il ragazzo è stato accusato dal tribunale della sharia di Deir ez Zor di aver una relazione sessuale con Abu Zaid al-Jazrawi ed è stato ucciso», ha spiegato un attivista all'agenzia siriana Ara news. Il comandante invece no, lui è stato risparmiato ed è semplicemente stato trasferito in Iraq. Ma non solo. L'uomo, che appare in un filmato di propaganda mentre addestra dei bambini soldato, è considerato anche uno degli esperti massimi di sharia nel gruppo terroristico. Secondo Subhi Nahas, un ragazzo siriano fuggito dal paese per salvarsi la vita e che ha presentato alle Nazioni Unite una relazione sui diritti delle persone gay in Siria, queste esecuzioni si spiegano alla luce di un'interpretazione distorta e ipocrita dei jihadisti: «Le relazioni tra uomini e giovani adolescenti (ghelman) inclusi ragazzi ermafroditi è sempre esistita nell'antichità. Poi queste pratiche sono state scoraggiate perché non garantivano la riproduzione», ha spiegato a The Daily Beast.

L'ipocrisia dello Stato Islamico
In questo ultimo caso non è chiaro se il tipo di relazione tra l'uomo e il giovane sia stata di tipo consensuale, a volte viene descritta come stupro a volta come "sessuale". «A livello culturale dopo la formazione dell'Islam, pedofilia e omosessualità sono state confuse», spiega ancora Nahas, ora attivista per l'Organization for Refuge, Asylum and Migration (Oram). Così chi abusa di un minore dello stesso sesso non viene definito pedofilo ma omosessuale». Ma non solo. In una relazione omosessuale chi viene stigmatizzato è la parte passiva del rapporto. Risultato, se i gay vengono perseguitati da Isis a prescindere, è facile che attraverso questa interpretazione vengano risparmiati coloro che abusano di ragazzini e che siano questi ad essere giustiziati. In quest'ultimo particolare caso, poi l'uomo adulto viene salvato perché è un comandante dell'organizzazione terroristica mentre chi è stato stuprato viene condannato a morte. E questo potrebbe non essere l'unico. Secondo gli esperti tale interpretazione era diffusa anche tra i talebani in Afghanistan e in altri gruppi jihadisti presenti in Siria come Ahrar ash-Sham. Inoltre, tra le fila di Isis molte reclute verrebbero violentate dai miliziani. Esistono infatti siti che mostrano numerosi soldati di Isis in pose sessuali gay, ma si tratta di portali di cui non è ancora stata verificata l'autenticità. Ciò che è certo però che i miliziani più anziani che abbiano relazioni con maschi più giovani più o meno consensuali vengono salvati e protetti. A differenza delle vittime o di tutti coloro che abbiano relazioni gay consensuali. Secondo gli attivisti di Oram, unici che si occupano dei diritti dei rifugiati LGBT, centinaia di giovani gay stanno fuggendo dalla Siria perché la loro vita nel Paese è doppiamente in pericolo.
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » dom gen 17, 2016 9:26 pm

SILVANA DE MARI - Di gravidanza e di parto si può morire e si muore.

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 85654340:0

Il corpo della madre ne porta i segni per sempre anche quando tutto è andato bene. Anche nei parti più normali e fisiologici sia madre che figlio ne escono dolenti e stremati, dopo di che inevitabilmente si abbracciano, a meno che il neonato non sia immediatamente sequestrato per essere lavato e messo in un’insopportabile culla sterile, dove i suoi polmoni saranno spinti allo spasimo in un dolorosissimo pianto nella inutile ricerca di qualcuno che lo consoli (pratica ormai abbandonata, fortunatamente).
L’abbraccio, l’odore della pelle, provoca in entrambi una sensazione di piacere mediata dalle endorfine. Questa scarica di endorfine è enorme nel neonato e ulteriormente aumentata da quelle contenute nel latte materno. Solo dove c’è dolore può esserci consolazione. Che il parto umano sia così lungo e doloroso secondo alcuni fisiologi favorisce un attaccamento così grande da permettere una vicinanza lunghissima, di molti anni. L’attaccamento madre/figlio è l’emozione più potente che esista in natura e su questa è basata la sopravvivenza della vita.
Tutte le altre emozioni sono pallide imitazioni. Chi ha sentito una vita muoversi dentro di sé, chi ha provato il dolore dal parto, che sa quanti rischi anche mortali gravidanza e parto vogliono dire, che intensa felicità dia il primo sorriso del bimbo (verso i due mesi, quasi sempre quando sta succhiando il latte, si interrompe, guarda mamma e poi sorride), sa di cosa si stia parlando.
È questa lunghissima vicinanza, basata sul dolore dell'allontanamento e sulla gioia della vicinanza tra madre e figlio, il fatto che il piccolo non sia sbattuto a cavarsela da solo dopo pochi anni, che permette il processo educativo, il fatto che ogni generazione trasmetta il proprio sapere alla successiva che non riparte più da zero.
Il processo educativo è la base della civiltà umana. Dove non c’è madre che possa consolare, il dolore resta non consolato, una ferita aperta. Quello che succede negli orfani. Essere separati dalla madre è una ferita primaria.
Sulla gravidanza, il periodo in cui il feto e la madre condividono i neurotrasmettitori si fa tutto l’adattamento epigenetico, l’adattamento che permette la sopravvivenza della specie. Se mamma ha sofferto la fame durante la gravidanza, il bambino avrà una forte tendenza a ingrassare (dove non c’è roba, meglio metterla da parte), e a non essere troppo alto (dove c’è poco, meglio non sprecare). Se la madre ha vissuto in condizione di stress alto, bombardamenti, violenza, il bambino tenderà ad essere estremamente ansioso e più facilmente aggressivo.
Una mia carissima amica suonatrice di liuto durante la gravidanza del suo secondogenito ha provato tutti i giorni un pezzo di musica del barocco napoletano in previsione di un concerto dato all’ottavo mese di gravidanza. Dopo di che non ha più suonato quel pezzo. La volta in cui la radio lo ha trasmesso, suo figlio di quattro anni ha cominciato a canticchiarlo anticipando le battute.
Il legame madre figlio è sacro. Quando il legame con la madre è spezzato il bambino per tutta la vita esprime ormoni da stress, sempre, anche quando sembra tranquillo e moltiplica il rischio di sviluppare una depressione grave, oppure una malattia fisica. Stesso discorso per la madre. Chiunque lo spezzi volutamente questo legame commette un crimine. Nell’onnipresente figura dell’orfano, personaggio chiave di tutta la letteratura fantastica c’è questo dolore assoluto. Nel bel libro “Milioni di Farfalle”, il neurochirurgo Alexander, adottato piccolissimo da una meravigliosa famiglia adottiva, ci spiega come questo dolore non sia MAI superabile. Tra l'altro il suo è anche un bellissimo libro per superare definitivamente la paura della morte.
Aimee Mullins ha subito una ferita primaria: l'amputazione delle gambe all'età di un anno. Questo non le ha impedito di diventare una modella, un'atleta e di correre i 100 metri. L'essere umano è una creatura straordinaria. É nel dolore che gli dei ci rendono visita, è nelle ferite che incontriamo Dio. Perdere le gambe è una ferita primaria come è una ferita primaria perdere la madre o non avere il padre. Una ferita che l'essere umano può superare perché questa è la nostra straordinaria natura. Mio suocero è nato orfano di madre, morta per darlo alla luce. Questa ferita credo lo ha reso un padre molto severo, ma non gli ha impedito di essere un nonno dolcissimo. Capitani di industria e fondatori di imperi sono usciti da orfanotrofi, ma la ferita esiste, come esiste il velo di tristezza che questa bellissima donna nasconde quando al mattino deve scegliere quale delle coppie di gambe mettere (ne ha diverse a seconda del tacco).
Esistono bambini senza madre, morta di parto, esistono bambini che non conoscono il nome del padre, e questi bambini lo superano, ma lo superano nel dolore. Affermare che non è importante per un bambino avere padre e madre e che siano i suoi perché ci sono bambini che non li hanno e se la cavano, ha lo stesso senso che affermare che non è importante avere le gambe perché ci sono bellissime persone che ne fanno a meno e vincono anche le olimpiadi. Far nascere un bambino orfano di padre, figlio di donatore anonimo, con metà del suo senso di identità spazzato via è un crimine paragonabile all'amputazione di una gamba, tanto se la cava lo stesso. La perdita della madre, della donna che ha portato la gestazione, è una catastrofe tale che per tutta la vita restano alti gli ormoni da stress, è come amputate le gambe per il gusto di amputarle, tanto poi ci sono le protesi.
Se non siete in grado di concepire o di portare una gravidanza, non usate il corpo di una donna povera, ma accettate che non è vostro destino essere madri. Se semplicemente non avete voglia di portare la gravidanza perché avete di meglio da fare, continuate a farlo e lasciate perdere l'idea di diventare madre facendo altro. Se volete diventare madre, ma non siete in grado di accettare e amare il corpo di un uomo, allora lasciate perdere: non avrete la capacità di amare il corpo maschile di un figlio maschio e di far capire a una figlia femmina il valore della femminilità. Se volete diventare padri, ma il corpo di una donna non vi affascina, non siete in grado di diventare padri. Prendete atto della cosa. Diventare genitori a distanza di un bambino e di una mamma poveri, anche una piccola distanza, che questo bambino vi conosca, che siate i suoi zii, che possiate vederlo crescere, essere fieri dei suoi successi e allora sarete persone che portano luce nel buio e ordine nel caos. Altrimenti diventerete persone che distruggono l'ordine verso il caos e annientano la luce nel buio. Fate il contrario.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » lun gen 18, 2016 8:50 pm

Germania, immigrati lapidano due trans: "Ferito il nostro onore"
Claudio Cartaldo - Lun, 18/01/2016

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ger ... ok+Interna


Nuovi casi di violenza da parte degli immigrati in Germania. Ancora una volta contro alcune donne, anche se questa volta sono due trans.

La cosa più sconcertante, però, è il fatto che a Dortumund i tre aggressori africani non si sono fermati alle violenze verbali nè si sono fatti bastare le molestie ai due trans, ma li hanno presi a sassate. Solo l'intervento di una pattuglia della polizia - che passava lì per caso - ha fermato la violenza cieca degli immigrati.

Tutto si è svolto domenica scorsa a Dortmund. I tre africani, tra i 16 e 18 anni di età, hanno prima seguito le due trans, poi le hanno circondate. "Voi troie dovete essere lapidate", avrebbe detto in arabo uno degli aggressori secondo le testimonianze raccolte dai quotidiani locali. Alla risposta dei trans, è scattata la violenza degli immigrati. Hanno raccolto delle pietre ed hanno cominciato a lapidarle, lanciadogli i massi addosso. Una delle due trans è stata raggiunta alla testa e sul petto dai sassi.

Le due vittime sono Elisa di 37 anni e Jasmin di 50. "Quando hanno scoperto che eravamo uomini - ha detto alla tv locale una delle due - hanno detto che il loro onore era stato ferito dal nostro essere trans. E che dovevamo essere lapidate".

Fortunatamente in quel momento passava una volante della polizia che è riuscita ad arrestare i tre assalitori africani. I quali, durante l'interrogatorio, non hanno negato. Anzi. Nel comunicato della poliza si evince come abbiano confermato che secondo le loro credenze "quelle persone devono essere lapidate" secondo la legge islamica.
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mer gen 20, 2016 9:57 pm

Il Consiglio dei Guardiani dell’Iran ha reinserito la lapidazione nel codice penale come punizione per le persone condannate per adulterio.

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus


Il Consiglio dei Guardiani dell’Iran ha reinserito la lapidazione nel codice penale come punizione per le persone condannate per adulterio. Il condannato viene avvolto da capo a piedi in un sudario e interrato; un carico di pietre viene portato sul luogo e funzionari incaricati compiono l’esecuzione. L’art. 104 del Codice Penale stabilisce che “le pietre non devono essere così grandi da provocare la morte con uno o due colpi”, in modo che la morte sia lenta e dolorosa.

Il termine “omosessuale” ha rilevanza penale e i rapporti sessuali tra due individui dello stesso sesso sono considerati crimini Hudud e soggetti a punizioni da cento frustate fino all’esecuzione. Secondo l’articolo 233, la persona che ha svolto un ruolo attivo sarà frustata 100 volte e quella che ha giocato un ruolo passivo sarà condannata a morte. Se la parte attiva è un non-musulmano e la parte passiva un musulmano, entrambi saranno condannati a morte.

La Repubblica Teocratica dell'Iran ha un sistema giuridico basato sulla sharia nel quale la pena di morte è prevista per omicidio, rapina a mano armata, stupro, blasfemia, apostasia, rapimento, tradimento, spionaggio, terrorismo, reati economici, reati militari, cospirazione contro il Governo, adulterio, prostituzione, omosessualità, reati legati alla droga.

L’applicazione della pena di morte con condanne di natura essenzialmente politica è pratica consolidata in Iran. Ed è probabile che molti giustiziati per reati comuni o per “terrorismo” fossero in realtà oppositori politici, in particolare appartenenti alle varie minoranze etniche iraniane, tra cui azeri, curdi, baluci e ahwazi. Accusati di essere mohareb, cioè nemici di Allah, gli arrestati sono di solito sottoposti a un processo rapido e severo. Oltre alla morte, la punizione per Moharebeh è l’amputazione della mano destra e del piede sinistro, secondo il codice penale iraniano. In questi casi, le esecuzioni sono spesso effettuate in segreto, senza che siano informati gli avvocati o i familiari. L’impiccagione è il metodo preferito con cui è applicata la Sharia in Iran. Avviene tramite delle gru per assicurare una morte più lenta e dolorosa. Come cappio è usata una robusta corda oppure un filo d’acciaio che viene posto intorno al collo in modo da stringere la laringe provocando un forte dolore e prolungando il momento della morte.

In Iran convertirsi al cristianesimo o ad altra religione è considerato un crimine capitale, mentre ai cristiani è permesso convertirsi all’Islam. I convertiti al cristianesimo sono spesso tormentati, perseguitati e costretti a riunirsi clandestinamente in chiese domestiche, mentre i missionari cristiani sono di solito espulsi dal Paese e a volte incarcerati per aver distribuito Bibbie o altro materiale religioso. La repressione di quasi tutti i gruppi religiosi non sciiti – in particolare dei Bahai, così come dei Musulmani Sufi, dei Cristiani Evangelici, degli Ebrei e dei gruppi sciiti che non condividono la religione ufficiale del regime – è aumentata significativamente negli ultimi anni. Gruppi bahai e cristiani hanno subito arresti arbitrari, detenzioni prolungate e confisca dei beni. Il regime considera i Bahai apostati e li bolla come una “setta politica”. Il Governo vieta loro di insegnare e praticare la fede e li sottopone a molte forme di discriminazione che altri gruppi religiosi non conoscono. Dalla rivoluzione islamica del 1979, il Governo ha giustiziato più di 200 Bahai. Negli ultimi anni, la repressione delle minoranze religiose si è addirittura intensificata.

CHIEDIAMO ALL'ITALIA DI NON TACERE DI FRONTE A QUESTE VIOLAZIONI. Ai massimi rappresentanti dello Stato italiano spetta per primi in europa il compito di porre la questione del RISPETTO DEI DIRITTI UMANI universalmente riconosciuti al centro di ogni incontro e intesa con rappresentanti iraniani. In occasione della visita del Presidente Rouhani in Italia, ci auspichiamo che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Primo Ministro Matteo Renzi usino questa preziosa occasione per DENUNCIARE LE VIOLAZIONI di cui l'Iran si fa continuamente protagonista.

‪#‎DITELOaROUHANI‬ - LE ISTITUZIONI ITALIANE NON DEVONO ABBASSARE LA TESTA SVENDENDO LE NOSTRE COSCIENZE

LA NOSTRA CAMPAGNA: http://bit.ly/campagna-diritti-umani-iran

(Foto tratta dal film "The Stoning of Soraya M.")
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Re: Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mer gen 20, 2016 9:58 pm

Elogio del gay liberale
di Giovanni Torelli

Enrico Oliari_2

http://www.lintraprendente.it/2016/01/e ... y-liberale


Ce ne vorrebbero eccome di gay come lui. Lucidi, liberali, non ideologici. Enrico Oliari, il leader di GayLib, associazione Lgbt liberaldemocratica e di centrodestra, intervistato da Libero, riconosce i passaggi a vuoto del ddl Cirinnà e soprattutto ha la forza di ammettere che la stepchild adoption (cioè l’adozione di un bambino da parte del compagno gay del genitore biologico) è un salto nel buio anche a livello giuridico, visto che «non esiste nel nostro ordinamento “il diritto di adottare”», così come non esiste il diritto ad avere un figlio. E questo vale sia per le coppie gay che per quelle etero, in quanto l’unico vero diritto da riconoscere è quello del minore.

Partire da questa posizione è preliminare (e ancora più interessante sul merito) rispetto al dire no alla stepchild adoption per via del rischio dell’utero in affitto (altra ragione plausibile). Significa infatti riconoscere l’autonomia di un soggetto giuridico, i cui diritti non possono essere subordinati ai desideri (e ai capricci) dei due partner.

Dire questo è profondamente liberale, in quanto giudica intangibile la libertà del singolo (in questo caso, il minore), oltreché condivisibile da un punto di vista conservatore-cattolico, in quanto ammette l’idea che il figlio sia sempre un dono ricevuto e non un diritto acquisito. Inoltre, è un’argomentazione pregna di realismo e anti-ideologica, perché consapevole che «certa politica e certo associazionismo hanno la cattiva abitudine di pretendere per poi ritrovarsi un pugno di mosche»; e che quindi non vale la pena alzare troppo l’asticella invocando le adozioni gay, in quanto così si rischia di buttare all’aria non solo quelle ma l’intero impianto della legge.

Ma soprattutto, pur nella diversità di idee (il liberale Oliari, al contrario nostro, è un deciso sostenitore delle unioni civili), la sua appare una posizione dialogante e speculare a quella di una frangia consistente della comunità Lgbt – la Gaystapo di cui parla Mario Adinolfi– solita bollare come “omofobo” chiunque la pensi diversamente, spesso prima ancora che quello possa parlare.

A tutti costoro – gli intolleranti democratici – vorremmo ricordare che, se un figlio non è mai un diritto, avere idee opposte alle loro è invece un diritto sacrosanto che nessuno (almeno fino all’approvazione di leggi illiberali) potrà mai toglierci.
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