Coki-cokeria, veła, xmoca, gay e altre stranbarie

Re: Coki, cokeria e altre stranbarie

Messaggioda Berto » gio gen 16, 2014 6:48 pm

Trans, giudici e la sacralità dell’unità dello Stato

http://www.lindipendenza.com/giudici-trans-roma-italia

di GILBERTO ONETO

La notizia è passata sui quotidiani con molta rapidità e non ci è rimasta che un giorno, poi sommersa da altre vicende politiche ritenute più importanti e sicuramente meno imbarazzanti per la bottega Italia. Il sostituto procuratore della Repubblica di Roma Roberto Staffa è stato arrestato su mandato della procura di Perugia perché accusato di aver chiesto prestazioni sessuali in cambio di favori. L’illustre magistrato napoletano è stato filmato mentre “si intratteneva” nel suo studio con una donna e/o con un transessuale. A mettere nei guai l’Eccellenza sarebbe stato proprio un viado che ha riferito di avere avuto favori in cambio di sesso da parte del magistrato che – molto politicamente corretto - sembra non fare troppe distinzioni di genere e specie.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... isimi1.jpg


Così il pm è accusato di concussione, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Non è neppure la prima volta che l’Eccellenza si trova in mezzo a questioni che hanno a che fare con distorsioni sessuali: nel 1989 era stato trasferito da Trieste a Venezia per essere stato uno dei firmatari di un “affidavit” in favore dell’imprenditore Alessandro Moncini che era stato arrestato negli Stati Uniti con l’accusa di pedopornografia.

I giornali si sono premurati di raccontare che il magistrato ha una grande passione per il calcio e per il canto e che fa parte di un gruppo di musica leggera composto da uomini di legge e di avvocati che si chiama “Dura Lex”. Un simpatico nome che ammicca con ironia alla professione dei suoi componenti ma che mette anche un malizioso tocco di priapismo nelle ultime disavventure dello Staffa. Unanime è stato lo stupore per quanto accaduto, vista la brillante carriera del magistrato che in passato si era occupato di importanti casi giudiziari fra cui – non è stato sottolineato con molto rilievo, ma ai faziosi come noi invece interessa molto – il processo e la condanna ai Serenissimi.

Verrebbe facile fare dell’ironia sulla commistione fra l’impegnata difesa della sacralità dell’unità dello Stato e la propensione per il Bunga-bunga a tutto campo. Sarebbe una dolce tentazione ricordare come in tutti i momenti migliori dell’epica italiana patriottismo e gnocchismo si intreccino voluttuosi. La storia erotica del Risorgimento e di quel che ne è seguito ha riempito volumi e gli appassionai possono trovare ampia soddisfazione. Non è invece possibile esimersi dal fare una triste considerazione sul tipo di inquisitori che i poveri autonomisti e indipendentisti si trovano a dovere affrontare.

La storia ci ha consegnato esempi di giudici sanguinari, settari ma coerenti e personalmente molto onesti, fino al limite dell’ascesi parossistica. I Torquemada e i Fouquier-Tinville erano degli esaltati violenti e invasati ma con una vita privata impeccabile. Senza ricorrere a questi esempi estremi, si può più serenamente ricordare i giudici che – tanto vituperati dalla storia ufficiale italiana – hanno in passato condannato taluni eroi risorgimentali.

La figura più nota e significativa di quel periodo è il giudice trentino Antonio Salvotti, fedelissimo servitore dell’Impero, uomo giusto e severo e di esemplare correttezza e onestà. A lui si devono molti dei processi e delle condanne dei più famosi patrioti ma anche la grande umanità con cui accompagnava le sue sentenze. Aveva concluso nel 1820 una delle più importanti motivazioni di condanna con la seguente annotazione: «I soci non avevano impressa che la prima orma sul sentiero delittuoso della rivoluzione, per la quale non avevano né un piano predisposto, né armi disponibili, né fondi di cassa raccolti, né intelligenze stabilite con esteri governi; tutto si riduceva a vaghe opinioni, a chimerici sogni, e perciò lo stesso delitto in genere poteva meritare i riguardi della sovrana clemenza».

Per molto, ma molto meno, i Serenissimi si sono fatti anni di galera e sono stati perseguitati in ogni modo, a cominciare proprio dall’operato dell’Eccellenza oggi arrestata. L’Austria era dura ma la sua amministrazione e i suoi funzionari erano giusti, efficienti e onesti. E non si pastrugnavano travestiti negli uffici della gendarmeria.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Coki, cokeria e altre stranbarie

Messaggioda Berto » ven mar 21, 2014 9:06 pm

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Re: Coki, cokeria e altre stranbarie

Messaggioda Berto » sab mar 29, 2014 1:41 pm

Referendum: partita raccolta firme Lega. Testimonial Efe Bal e Sgarbi

http://www.lindipendenza.com/referendum ... l-e-sgarbi

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È partita la raccolta firme della Lega Nord per i 5 referendum per chiedere l’ abrogazione della riforma Fornero sulle pensioni, della legge Merlin sulla prostituzione, della legge Mancino sui reati di opinione, l’abolizione delle Prefetture e lo stop ai concorsi pubblici aperti anche agli immigrati. A dare simbolicamente il via alla campagna referendaria ieri pomeriggio al banchetto allestito in via Rovello il segretario della Lega Matteo Salvini con due ‘testimonial’ d’eccezione, Vittorio Sgarbi e la trans Efe Bal. Tra i primi a firmare per tutti e 5 i referendum anche il presidente della Regione Roberto Maroni. «È un’iniziativa utile e interessante che condivido», ha detto dopo aver sottoscritto i quesiti. Da lunedì’, è stato ricordato, oltre che ai banchetti nelle piazze, si potrà firmare anche nei vari uffici comunali.

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http://www.insuperabilefe.it

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http://www.dagospia.com/rubrica-28/vide ... -72303.htm
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Re: Coki, cokeria e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mar apr 08, 2014 8:29 am

http://web.tiscali.it/childabuse/cap.1.htm

Capitolo I:
Storia dell'abuso all'infanzia

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1.2 Il Medioevo
1.3 L'Età Moderna
1.4 L'Età Contemporanea


1.1 L'età Classica
Il bambino è figura del sociale scoperta solo recentemente e a tutt'oggi ancora scarsamente ricostruita nel suo passato, un passato coperto dal silenzio, da un alone misterioso che ne impedisce una ricostruzione storica completa e separata dal mondo dell'adulto. "Un'infanzia dura e breve, senza memoria, senza storia propria."1
Tutto ciò va ricondotto, più che alla mancanza di "interesse" per l'infanzia come oggetto storico, al modo con cui il mondo adulto percepisce e rappresenta la propria relazione con essa.
Il bambino è divenuto veramente oggetto di osservazione storica solo quando nell'immaginazione collettiva si è formata l'idea che la stessa infanzia dovesse essere un soggetto di relazione. Tale circostanza ha coinciso con l'evoluzione di discipline particolari quali la psicologia, la sociologia, la pedagogia e con il conseguente sviluppo del diritto e della normativa sociale.
Solo di recente, dunque, questa età della vita è stata riconosciuta come tappa fondamentale dello sviluppo e della formazione dell'individuo e "al bambino è permesso vivere da bambino".
Gli studi fatti dagli storici della famiglia mostrano un quadro complesso e a volte contraddittorio sulla condizione dei bambini ed in particolare sul fenomeno del maltrattamento e della trascuratezza, la sua diffusione e il suo riconoscimento.2
De Mause, uno degli studiosi più noti della storia dell'infanzia, scrive:
"la storia dell'infanzia è un incubo dal quale solo di recente abbiamo cominciato a destarci. Più si va addietro nella storia più basso appare il grado di attenzione per il bambino, e più frequentemente tocca a costui la sorte di venire assassinato, abbandonato, picchiato, terrorizzato, e di subire violenze sessuali". 3
Nonostante, quindi, le poche fonti di cui disponiamo, sono numerosi gli abusi subiti dai bambini nel corso della storia.
"Nell'antichità classica il bambino era considerato non un essere con un valore in sé, ma un essere menomato perché mancante delle doti di un adulto. L'infanzia era ritenuta un'età imperfetta e, per questo, era oggetto di autoritarismo vessatorio e di discipline oppressive".4
Presso le antiche culture, il neonato diveniva parte integrante del genere umano solo a seguito di riti che ne segnavano la "nascita sociale". L'imposizione del nome da parte del padre, che accoglieva il bambino nella comunità familiare, aveva una rilevanza sociale non trascurabile. Il periodo precedente a tali cerimonie era particolarmente significativo per la sopravvivenza del neonato, in quanto in questo arco di tempo il padre poteva condannarlo a morte senza incorrere in alcuna sanzione.
Il codice di Hammurabi, in vigore a Babilonia nel XIX secolo a.C., non prevedeva alcuna punizione per il padre infanticida poiché il neonato non godeva ancora di alcun riconoscimento giuridico, né come individuo, né come membro della famiglia. Solo nel caso in cui il bambino veniva "eliminato" dopo essere stato riconosciuto erano previste forti pene.
Pratica ricorrente nell'antichità erano i sacrifici di bambini e neonati agli dei; comunemente accettata e praticata era anche l'uccisione di bambini deformi o non desiderati. In Grecia i bambini deformi venivano gettati dalla rupe Tarpea e tale comportamento era giustificato anche dai filosofi: Platone, nel V libro della Repubblica, sosteneva l'esigenza di nascondere "in luogo segreto e occulto" i bambini "minorati"; Aristotele nella Politica, in nome dell'ordine sociale e della sicurezza civile, giustificava l'infanticidio nei casi in cui le cure e l'allevamento dei neonati comportavano una sottrazione di risorse per la famiglia e la comunità.
Nel diritto romano arcaico, i poteri del "pater familias" prevedevano il decidere della vita dei figli (ius vitae et necis) oltre a quello di decidere del loro matrimonio (ius noxae dandi).
Tale stato di sottomissione, proprio dei minori nella famiglia patriarcale, rafforzava due opinioni: una, era quella per cui i bambini erano proprietà dei genitori e si riteneva naturale che essi avessero pieno diritto su di loro; e conseguentemente quella secondo cui i genitori erano considerati unici responsabili dei figli, per cui un "trattamento severo" veniva giustificato dalla convinzione che fossero necessarie le punizioni, anche corporali, per mantenere la disciplina, trasmettere le buone maniere e correggere le cattive inclinazioni.
Nel periodo imperiale era diffusa la pratica dell'abbandono e la "Columna Lactaria" era il luogo in cui si radunavano le balie per allattare i bambini che vi venivano abbandonati.
In oltre, fin dagli albori della storia, la sorte del bambino fu quella di essere oggetto di violenza sessuale.
Quando si affronta il fenomeno complesso della sessualità umana, bisogna considerare il ruolo che assumono, nel determinare e dirigere i comportamenti, i costumi, le tradizioni, le norme morali e sociali. Gli aspetti della sessualità, infatti, possono mutare nel tempo e nello spazio e alcune norme sul sesso non hanno un carattere universale e culture differenti, seppur geograficamente vicine, possono adottare comportamenti diversi.
All'epoca di Mosè, e nonostante egli abbia duramente condannato la corruzione infantile, i costumi ebraici, che erano rigorosissimi verso l'omosessualità tra adulti, erano indulgenti nei confronti dei giovani e, se la sodomia su bambini di età superiore ai nove anni veniva considerata cosa tanto grave da essere punita con la lapidazione, l'atto sessuale con bambini di età inferiore non veniva neppure ritenuto tale. La sanzione si limitava a qualche frustata poiché azione contraria all'ordine pubblico.
Nell'antica Grecia e in particolare ad Atene le relazioni omosessuali con ragazzi facevano parte dei costumi della città. In modo particolare Atene si distingueva per le norme sulla pederastia. Gli ateniesi ritenevano che l'amore, anche fisico, che poteva legare un adulto ad un giovinetto fosse una condizione favorevole alla trasmissione del sapere e delle leggi della città e consentisse di trasmettere la saggezza acquisita con l'età. Ciò che interessava del ragazzo non era la sessualità in sé, quanto la sua formazione e lo sviluppo della personalità. Così la pederastia era non soltanto accettata ma, addirittura, considerata una conseguenza plausibile del rapporto docente-discente.
La pederastia è un tipo di rapporto estraneo alla nostra mentalità e che si differenzia sia dall'omosessualità che dalla pedofilia così come noi oggi le intendiamo, in quanto gli ateniesi di allora rivolgevano le loro attenzioni soltanto ai ragazzi puberi che però dovevano essere consenzienti. Il sesso con soggetti pre-puberi, (pedofilia), era punito con condanne severe, fino alla pena di morte.
In questo contesto culturale crescere ad Atene significava spesso, anche per i più piccoli, venire esposti alle aggressioni degli adulti tanto che il legislatore è stato costretto a promulgare delle leggi che vietavano agli insegnanti e agli allenatori di aprire aule e palestre prima dell'alba e che imponevano di chiuderle prima del tramonto onde evitare che si trovassero al buio con i loro piccoli alunni. 5
Le contraddizioni presenti in questa questione non mancarono di suscitare, nonostante la normativa in vigore, qualche problema dal punto di vista morale e psicologico come dimostra il fatto che Platone (427-347 a. C.) arrivò ad augurarsi che gli abusi nei confronti dei minori fossero proibiti dalla legge e Eschilo (525-456 a. C.) nel dramma teatrale Laio rappresentò questo problema.
Nell'antica Roma la situazione non era migliore, omosessualità e pederastia erano diffuse, senza però quella giustificazione pedagogica e filosofica tipica dei greci. La pedofilia, invece, era ufficialmente condannata, come in Grecia, sebbene la prostituzione maschile e femminile fosse largamente diffusa e le prostitute fossero generalmente schiave e giovanissime.
La letteratura romana ci offre un ampio e particolareggiato quadro su storie di omosessualità, castrazioni, stupri ed altri affreschi di varia oscenità in cui le vittime sono troppo spesso i bambini. Petronio, per esempio, nel Satyricon descrive, con compiaciuta abilità, la gaia atmosfera nella quale si è consumato lo stupro di una bambina di sette anni fra gli applausi degli astanti, tra i quali non mancavano le donne. Tacito e Svetonio concordano nel riferire e condannare l'uso dell'imperatore Tiberio di fare giochi sessuali, durante il bagno, con bambini molto piccoli.
Va infine detto che, mentre nella Grecia classica le fanciulle si sposavano tra i 18-20 anni, a Roma potevano sposarsi a partire dal dodicesimo compleanno, in quanto si riteneva che i rapporti sessuali facilitassero la comparsa del menarca. Il costume dei matrimoni precoci per le donne si conservò a lungo. Il fenomeno indica la scarsa considerazione in cui erano tenute le donne e una diversa scansione delle età della vita. Mostra che l'iniziazione al sesso era precocissima e ciò che noi consideriamo aberrante a quei tempi era considerato normale o tollerabile.
In questa breve carrellata su quelli che noi oggi definiamo abusi, ma che nel contesto dell'epoca in cui vanno inseriti non furono ritenuti tali dalla stragrande maggioranza dei cittadini di quel tempo, si parla quasi sempre di maschietti. Sulle bambine è invece silenzio perché si trattava di "merce" sottovalutata, perciò qualunque cosa venisse fatta con loro o contro di loro non era suscettibile di interesse o addirittura mostrare qualche interesse sarebbe potuto apparire sminuente.


1.2 Il Medioevo

Nel mondo Medievale la situazione dell'infanzia all'interno della famiglia e della società in generale non muta sostanzialmente. Diminuiscono notevolmente gli infanticidi di bambini legittimi, mentre resta costante la soppressione dei figli naturali; elevata rimane anche la mortalità infantile dovuta a malattie e trascuratezza. Le notizie che possediamo sulle abitudini e le pratiche di allevamento si riferiscono quasi esclusivamente alla classe nobiliare e ci mostrano un bambino poco abituato alle carezze e alle manifestazioni di affetto materne.
L'arte medievale rappresenta il bambino, almeno fino al dodicesimo secolo, come un adulto in miniatura. All'età di sette anni entrava a far parte del mondo degli adulti, infatti, veniva inviato presso terzi per apprendere un mestiere o, se di nobili origini, soprattutto se cadetto, veniva affidato alle cure particolari di un maestro.
Nel corso del Medioevo e nei secoli successivi vi fu sempre una diffusa promiscuità tra adulti e bambini anche per la condivisione degli spazi sia di giorno che di notte. Dormire da soli non era un'abitudine diffusa e i bambini rimanevano spesso nel letto o nella stanza dei genitori, o in quella di altri parenti o servitori, anche quando ormai erano un po' cresciuti. Ne deriva che essi potevano essere facilmente oggetto di attenzioni e molestie da parte di qualche membro del nucleo familiare (famiglia allargata di cui facevano parte anche nonni, zii e cugini). Questa abitudine rimase sino all'inizio del seicento e oltre, non soltanto tra il popolo ma anche tra i nobili, come testimonia un minuzioso diario della vita del re di Francia, Luigi XIII, scritto dal suo medico Heroard. In questo scritto si trovano delle indicazioni sulla licenza che si usava con i bambini, sulla grossolanità degli scherzi e degli atteggiamenti, di cui pochi si scandalizzavano.
Secondo lo storico Philippe Ariès il clima culturale era uguale in tutte le famiglie, nobili o no.
Nella seconda metà del seicento si iniziò a guardare con sospetto a questo tipo di licenze e, proprio alla corte di Francia, nacque una letteratura pedagogica ad uso degli educatori che aveva la funzione di salvaguardare l'innocenza infantile. Si raccomandava di non far dormire più bambini nello stesso letto, di evitare di coccolarli, di sorvegliare le loro letture, di non lasciarli soli con i domestici.6
La morale cristiana andava diffondendo un nuovo atteggiamento nei confronti della sessualità infantile e nuove regole di comportamento, che alcune famiglie accettavano e altre invece ignoravano.
Scrive Angela Giallongo ne Il bambino medievale: "Il dualismo "innocenza colpevolezza", oggetto della tematica cristiana fin dai primi secoli, fu alla base dell'etica pedagogica medievale, divisa fra il considerare l'infanzia desessualizzata e ritenerla incline a ogni genere di vizio. Partendo da questi elementi contraddittori si combinarono norme preventive e provvedimenti repressivi, che abituavano fin dalla nascita ad una certa estraneità dal corpo e che proibivano gesti affettuosi da parte dei genitori, maestri e adulti in genere verso i bambini e fra i bambini stessi. Il Dominici nel dettare nel XV secolo le "regoluzze" adatte, riconosceva che sebbene prima dei cinque anni non si manifestassero preoccupanti impulsi naturali, tuttavia non bisognava abituare il bambino a certe pratiche che avrebbe ripetuto senza freni perdendo così definitivamente il senso del pudore. Pertanto andare vestito con una camiciola, il non vedere nudi il padre e la madre, né tanto meno toccarli, il non stare a contatto con le sorelle né di giorno né di notte, erano cautele da mettere in atto subito dopo i tre anni. Il problema dei rapporti omosessuali ed eterosessuali tra bambini, inclusa la masturbazione, diventarono una vera propria ossessione per gli educatori, dopo il XV secolo..7


1.3 L'età Moderna

In epoca moderna il bambino diventa oggetto di maggiore interesse da parte di "esperti" (medici, maestri, filosofi) e l'opinione pubblica prende lentamente coscienza del problema della tutela del bambino e dei suoi diritti, ciò si riflette positivamente sulle modalità di allevamento e di cura.
Questo processo di "coscientizzazione" è legato a significativi cambiamenti sociali. Uno di questi è sicuramente il mutamento della struttura familiare. La nascita della famiglia nucleare, costituita da genitori e figli non sposati, porta a una maggiore centralità del bambino, seppur con accentuazioni diverse nei paesi dominati dalla Riforma protestante e dalla Controriforma cattolica.
"Questa tendenza puerocentrica sempre più marcata è documentabile dalla creazione, a partire dalle classi aristocratiche e colte, di un mondo proprio dei bambini (giocattoli, abbigliamento, passatempi…),e culmina con l'organizzazione di istituzioni scolastiche pensate appositamente per loro".8
Dal XVI secolo notevole importanza assumono le rivoluzioni religiose che talvolta ebbero conseguenze ideologicamente negative per l'infanzia. Nei paesi anglosassoni la riforma protestante ed in particolare il puritanesimo, considerando il bambino come un individuo "depravato" e da "redimere", sostennero e predicarono un'azione educativa che faceva ampio uso di punizioni corporali per cercare di vincere le sue inclinazioni malvagie.
Calvino affermava che "solo spezzando totalmente la volontà del bambino, questo può essere salvato dallo spirito innato del male insito in lui".9
Intanto la campagna avviata dai moralisti rinascimentali contro le molestie sui bambini è continuata per tutto il XVII secolo finché nel XVIII, e questo è singolare perché siamo in pieno illuminismo, ha cambiato tono facendosi esasperata non tanto verso l'abusante, quanto e soprattutto verso il bambino stesso che si è visto sanzionato, persino per quelle attività sessuali relative al suo sviluppo, con pesanti punizioni che si traducevano in veri e propri maltrattamenti sia fisici che psichici.
Nel secolo scorso poi i medici hanno propagato la diffusione di bizzarre leggende che ipotizzavano ancor più bizzarre conseguenze dell'attività sessuale infantile quali pazzia, cecità, epilessia, facendo così scattare una virulenta battaglia repressiva da parte dei genitori che si sono accaniti con inaudita violenza sui loro figli fino ad applicar loro sanzioni mutilanti. A tal proposito scrivono A. Oliverio Ferraris e B. Graziosi:
"Nell'Inghilterra vittoriana il timore del sesso portò ad adottare misure molto restrittive. Per evitare che i ragazzi si masturbassero vennero realizzate delle gabbie che venivano applicate di notte sugli organi genitali, per poi essere chiuse ermeticamente e riaperte soltanto al mattino. Il massimo ritrovato della tecnica fu però un apparecchio che in corso di erezioni spontanee faceva suonare un campanello per richiamare l'attenzione dei preoccupati genitori."10
A partire dal XVII secolo in tutte le classi sociali si diffuse l'abitudine del "baliatico", che consisteva nell'affidare i neonati ad una nutrice per un periodo di almeno due anni. Per i lattanti affidati a balie povere, in genere contadine, ciò significava molto spesso denutrizione, carenze igieniche, abbandono, mortalità molto elevata.
La rivoluzione industriale non migliorò le condizioni dell'infanzia, ma anzi aumenta su larga scala lo sfruttamento del lavoro minorile.
Nelle grandi città della Francia e dell'Inghilterra i piccoli lavoratori, servi, garzoni, apprendisti erano numerosissimi. L'età minima poteva essere di sei anni, sebbene talvolta potesse abbassarsi a quattro nel caso degli spazzacamini; la durata della giornata lavorativa era di 14 ore durante l'inverno e raggiungeva le 16 in estate.
"In alcune zone rurali dell'Inghilterra era frequente che bambine di cinque-sei anni lavorassero tutto il giorno per fabbricare oggetti di paglia o ricamare merletti con il collo e le braccia scoperte per poterle schiaffeggiare meglio".11
Lo sfruttamento della manodopera minorile continuò in Europa fino alla fine dell'Ottocento, quando furono emanate le prime leggi in tutela dei piccoli lavoratori. Inoltre per tutto il XVIII secolo il lavoro femminile, fondamentale fonte di sussistenza nelle famiglie povere, porta necessariamente ad una maggiore trascuratezza dei figli. Aumenta il numero dei bambini abbandonati ed il sistema della "ruota", adottato per affidare il minore al brefotrofio, concorre indirettamente ad incrementare tale pratica, permettendo ai genitori di rimanere nell'anonimato.
Nel XIX secolo sorgono in Europa numerosi istituti per orfani e bambini abbandonati dove vivono in una condizione di grave disagio psichico e fisico. La gravità dei maltrattamenti subiti dai piccoli istituzionalizzati emerge dai dati dei registri di questi istituti, che evidenziano un decesso ogni quattro ricoverati per stenti, incuria e maltrattamento fisico.
Filosofi e pedagogisti, quali Locke e Rousseau, esaltano il ruolo materno e la funzione della donna nella crescita dei figli e suggeriscono nuove idee guida su come trattare i bambini.
L'acquisizione di una nuova sensibilità nei genitori ha comportato la nascita di un atteggiamento di maggiore protezione nei confronti dei minori, protezione non esente da vistose contraddizioni.
La progressiva affermazione del ceto borghese contribuisce a sollecitare una maggiore attenzione "igienica" e "affettiva"; la nuova immagine che si ha del minore, come essere separato dall'adulto, porta inevitabilmente a un cambiamento negli interventi pedagogici: alle punizioni corporali si preferisce sostituire un'azione educativa che agendo sulla sfera interiore porti all'introiezione di norme sociali, principi morali e valori religiosi. Comincia a farsi strada la domanda su "chi è" il bambino con cui si interagisce.
Questo cambiamento di tendenza, in ogni modo diffuso solo nei ceti elevati, non è destinato a durare: alla fine del secolo, da più parti si tornerà ad interrogarsi se tutto ciò non abbia portato ad un eccessivo permissivismo nei confronti dei figli.
Un ruolo importante nella crescita e nell'educazione dei figli all'interno della famiglia è affidato al medico e proprio dal mondo medico partono le prime denunce dei maltrattamenti. Nel 1852, a Parigi un medico legale, Ambroise Tardieu, in uno studio dal titolo "Etude medico-legale des blessures", descrive la "Battered Child Syndrome". Egli descrisse 32 bambini picchiati e ustionati a morte.
Nel 1868, Athol Johnson, al Sick Children Hospital di Londra, segnalò la frequenza di ripetute fratture nei bambini. Egli attribuì ciò alla fragilità ossea, poiché il rachitismo, a quel tempo, era molto diffuso fra i bambini di Londra. Ora sappiamo che quasi tutti i casi che egli descrisse erano in realtà storie di "abusi".
La teoria del rachitismo continuò a persistere fino al XX secolo.
Nel 1874, a New York, per salvare una bambina di nove anni dai maltrattamenti dovette intervenire un ente per la protezione degli animali. La piccola fu trovata, in casa, incatenata al letto con ematomi, ferite e abrasioni in tutto il corpo. Ma non si poteva fare nulla perché secondo le leggi USA, i genitori avevano diritto assoluto sui figli e potevano allevarli come meglio credevano. La Società per la protezione degli animali, già fiorente in America, esaminò il caso e riconoscendo che rientrava in quelli previsti dal proprio statuto intervenne. E così la bambina fu salva.
In seguito a questo fatto, nacque a New York la "New Society for the Reformation of Juvenile Delinquents" che organizzò un rifugio per bambini difficili che, in seguito, accolse anche bambini trascurati e abusati: si trattò della prima Società ad occuparsi di prevenzione all'abuso all'infanzia.


1.4 L'età Contemporanea

All'inizio del secolo attuale pedagogia, psicologia e sociologia iniziano ad interrogarsi sul problema dell'infanzia e dei suoi bisogni. Al bambino vengono riconosciuti esigenze e bisogni affettivi e psicologici, viene affermato che i diritti dei minori devono essere garantiti non solo dai genitori, ma da tutta la società.
In quest'ottica, nel 1924, viene approvata a Ginevra la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, in cui si afferma che il fanciullo deve essere posto in condizione di svilupparsi in maniera normale sia sul piano fisico che spirituale, che i bambini hanno il diritto di essere nutriti, curati, soccorsi e protetti da ogni forma di sfruttamento.
A partire dall'Ottocento e fino ai primi decenni del novecento assistiamo nei ceti emergenti alla nascita e all'espansione della moderna famiglia nucleare, borghese, puerocentrica. Questa famiglia di tipo acquisitivo, mette al mondo i figli e li educa in vista del successo e della riuscita familiare e ha come fine ultimo la società urbana aperta, si è istituzionalizzata in quello che oggi è il modello normalmente atteso di famiglia, omogeneo alla società industriale.
L'infanzia cresce e si sviluppa all'interno di una famiglia nucleare relativamente isolata dalla parentela e dalla comunità, centro di consumo, il cui orizzonte territoriale è la moderna società urbana amorfa e cosmopolita. La famiglia borghese si può definire puerocentrica, nel senso che essa investe quasi tutto sui figli, visti soprattutto come spinta e strumento di quel successo familiare che è stato la base dell'economia capitalistica.
Ma nel punto del suo massimo sviluppo, che possiamo datare intorno agli anni sessanta, questa famiglia privatizzata entra in crisi e con essa la sua rappresentazione dell'infanzia. Al puerocentrismo acquisitivo, sostengono alcuni psicologi, si sostituisce un nuovo puerocentrismo narcisistico (il bambino soggetto solo in quanto oggetto di gratificazione dell'adulto/genitore), tipico della "famiglia di coppia", il cui orizzonte territoriale ha confini limitati.
Ed è proprio nel momento in cui l'immagine infantile del bambino raggiunge il suo culmine, che dalla società parte la denuncia del maltrattamento e parallelamente si muove a tutela dei diritti del minore in quanto individuo bisognoso di protezione.
Ancora una volta, l'ipotesi della violenza subita dai bambini in famiglia viene formulata in prima istanza nel mondo medico. Alcuni pediatri americani riconoscono in determinati quadri clinici, osservati nei bambini, la sintomatologia del maltrattamento.12
Nel 1961 Henri Kempe presentò all'Annual Meeting of American Academy of Pediatrics, una relazione interdisciplinare sulla "Battered Child Syndrome". La descrizione completa della sindrome fu pubblicata l'anno seguente nel "Journal of the American Medical Association": essa comprendeva considerazioni pediatriche, psichiatriche, radiologiche e legali e forniva pure le primissime cifre sullo stato del problema negli Stati Uniti. Con questa pubblicazione tale realtà viene portata a conoscenza del mondo medico internazionale e da allora prendono il via studi e rilevazioni del fenomeno, che si scopre avere una dimensione inaspettata.
In quello stesso anno due medici italiani, Rezza e De Caro, avvertono la necessità di estendere "la sindrome" ad altri aspetti del maltrattamento infantile e nel 1976 Kempe allarga il concetto di "sindrome del bambino maltrattato" ad altre forme di abuso, quali, ad esempio, la trascuratezza e la malnutrizione che non necessariamente compromettono la sopravvivenza del minore.
Parallelamente alla denuncia del maltrattamento vengono sottoscritti pronunciamenti ufficiali a salvaguardia del bambino. La società contemporanea rappresenta, infatti, la punta massima della salvaguardia "sulla carta" dei diritti del bambino come individuo.
Nel 1948, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, le Nazioni Unite inclusero l'infanzia nell'intera famiglia umana da proteggere contro qualsiasi trattamento disumano o degradante.
In particolare l'art. 25 afferma:
"la maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure e assistenza" e "tutti i bambini nati dal matrimonio o fuori di esso devono godere delle stesse protezioni sociali".
Nel 1959 l'ONU approva la "Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo", "affinché egli abbia un'infanzia felice e possa godere, nell'interesse suo e di tutta la società, dei diritti e della libertà che vi sono enunciati, invita i genitori, gli uomini e le donne in quanto singoli, come anche le organizzazioni non governative, le autorità locali e i governi nazionali a riconoscere questi diritti e a fare in modo di assicurarne il rispetto per mezzo di provvedimenti legislativi e di altre misure da adottarsi gradualmente in applicazione dei sui dieci principi". 13
Il Principio sesto afferma: Il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità, ha bisogno di amore e di comprensione. Egli deve per quanto possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in un'atmosfera di affetto e di sicurezza materiale e morale.
Il bambino, a causa della sua immaturità psico-fisica, ha diritto ad "essere protetto contro ogni forma di negligenza, crudeltà o di sfruttamento".
Dal 1979, "Anno internazionale del bambino", l'Onu ha costituito il gruppo di lavoro della "Commissione per i diritti del bambino" per elaborare una "Convenzione internazionale per i diritti del bambino". A dieci anni di distanza, il 20 novembre 1989, è stata approvata all'unanimità dall'Assemblea dell'Onu la "Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia" che dovrà essere ratificata dai paesi aderenti alle Nazioni Unite.
Dei 54 articoli di cui è costituito il testo della Convenzione, ve n'è uno che tratta specificatamente dell'abuso intrafamiliare e stabilisce che:

Art.19: Gli Stati Parti alla presente Convenzione prenderanno ogni appropriata misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per proteggere i bambini da qualsiasi forma di violenza, danno o abuso fisico o mentale, trascuratezza o trattamento negligente, maltrattamento o sfruttamento incluso l'abuso sessuale, mentre sono sotto la tutela dei genitori, del tutore legale o di chiunque altro si prenda cura del bambino/a. Tali misure protettive per essere appropriate devono comprendere procedure efficaci per l'allestimento di programmi sociali che forniscano il sostegno necessario al bambino/a e a coloro che ne hanno la responsabilità, così come per altre forme di prevenzione, identificazione, rapporti, ricorsi, investigazioni, cure, esami, a seguito di istanze per maltrattamenti al bambino/a come precedentemente descritti e, se il caso, per implicazioni di carattere giudiziario.
Altri articoli affrontano diverse forme di maltrattamenti e impegnano gli "Stati Parti" a proteggere i minori da esse. Tra questi:


Art.34: Gli Stati Parti alla presente Convenzione devono proteggere il/la bambino/a da tutte le forme di sfruttamento sessuale o abuso sessuale. A tale scopo gli Stati Parti devono prendere in particolare tutte le adeguate misure nazionali, bilaterali e multilaterali, per prevenire:

l'induzione o coercizione di un bambino/a per coinvolgerlo in qualunque attività sessuale illegale;

lo sfruttamento dei bambini nella prostituzione o in altre pratiche sessuali illegali;

lo sfruttamento dei bambini in spettacoli e materiali pornografici.

Art.35: Gli Stati Parti alla presente Convezione devono prendere tutte le appropriate misure nazionali, bilaterali e multilaterali per prevenire il rapimento, la vendita o il traffico di bambini con ogni fine o sotto ogni forma.

Art.36: Gli Stati Parti alla presente Convezione devono proteggere il/la bambino/a contro tutte le forme di sfruttamento dannose, sotto qualsiasi aspetto, per il benessere del bambino/a.

Art.37: Gli Stati Parti alla presente Convezione devono garantire che:

nessun bambino/a sia soggetto a tortura o ad altre forme di trattamento o punizione crudeli, inumane, degradanti. Né la pena capitale né l'ergastolo senza possibilità di rilascio debbono essere applicati per reati commessi da persone sotto i 18 anni di età. (….)14

Non vanno dimenticate le Raccomandazioni del Consiglio d'Europa (n.561 del 1963, n.17 del 1979 e n.4 del1985) e la Risoluzione del Parlamento Europeo del 1986, in cui si invitano i governi degli stati membri ad adottare le misure necessarie per prevenire ed intervenire nelle situazioni di maltrattamento, oltre che assistere i minori vittime di abusi e le famiglie in difficoltà.
Si tratta dei primi documenti sovraterritoriali, in cui i minori vengono riconosciuti "soggetto di diritto" da parte dell'ordinamento anche all'interno della famiglia, mentre la legge viene autorizzata ad interporsi nei rapporti genitori-figli come terzo elemento regolatore.
La società contemporanea è sempre più cosciente delle problematiche legate all'infanzia e i casi di abuso, oggi, sono sicuramente più visibili che in passato. Ma, nonostante questa maggiore coscienza i casi che vengono alla ribalta sono ancora solo la punta dell'iceberg.


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1 Becchi E., (a cura di), Storia dell'educazione, La Nuova Italia, Firenze, 1987
2 Cesa-Bianchi M., Scabini E., La violenza sui bambini. Immagine e realtà, Franco Angeli, Milano, 1991.
3 De Mause, Storia dell'infanzia, Emme, Milano, 1983, in Campanini A. M., Maltrattamento all'infanzia, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1993
4 Fischetti C., Innocenza violata, Editori Riuniti, Roma, 1996
5 Du Pasquier F., L'infanzia attraverso i secoli nella cultura occidentale, in De Cataldo Neuburger, (a cura di), Abuso sessuale di minore e processo penale: ruoli e responsabilità, Cedam, Padova, 1997.
6 Oliverio Ferraris A., Graziosi B., Il volto e la maschera, Casa Editrice Valore Scuola, Roma, 1999
7 Giallongo A., Il bambino medievale, in Oliviero Ferraris A., Graziosi B.,op. cit.
8 Cesa-Bianchi M., Scabini E., op. cit. Milano, 1991.
9 Montecchi F., Gli abusi all'infanzia, NIS, Roma, 1994
10 Oliverio Ferraris A., Graziosi B., op. cit.
11 Montecchi, op. cit.
12 Cesa-Bianchi M., Scabini E., op. cit.
13 Proclama dell'Assemblea Generale, in Dichiarazione dei diritti del Fanciullo, ONU, New York 20 novembre 1959.
14 Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, ONU, 20/11/89, in Izzo F., Norme contro la pedofilia, Edizioni Giuridiche Simone, Napoli, 1998
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Re: Coki, cokeria e altre stranbarie

Messaggioda Berto » dom apr 20, 2014 9:19 am

Matrimonio gay la Rai censura la fiction-la tv tedesca

https://www.youtube.com/watch?v=fxzZORitU-s
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Re: Coki, cokeria e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mar apr 29, 2014 9:30 pm

Giulio Cesare, protesta omofoba nel liceo romano contro un libro sull'amore gay

Striscioni discriminatori e offensivi dell'organizzazione Lotta studentesca, vicina a Forza Nuova, e del movimento studentesco di estrema destra Rotta di collisione.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/ ... o-84689517

Immagine

Blitz omofobo al liceo Giulio Cesare. Questa mattina, all'ingresso del celebre liceo classico romano a Corso Trieste, i militanti di Lotta studentesca, organizzazione giovanile vicina a Forza Nuova, hanno esposto uno striscione contornato da bandiere e fumogeni gialli con la scritta: "Maschi selvatici, non checche isteriche". Simile l'azione del collettivo di destra Rotta di collisione che ha esposto un lenzuolo con la scritta "Emergenza omofollia".

Due azioni decise contro la scelta di alcuni docenti di far leggere ai propri alunni il romanzo "Sei come sei" di Melania Mazzucco. Il libro, edito lo scorso anno, racconta la storia di una ragazzina, Eva, figlia di due papà, Christian e Giosé. Una famiglia piegata dal lutto per la morte del secondo uomo, dall'abbandono quando l'undicenne viene affidata a uno zio perché l'altro genitore non viene riconosciuto come tale e dalle offese dei compagni di classe di Eva che la scherniscono.

Un testo finito per questo nella black list dei giovani neofascisti di Lotta studentesca (Ls) che lo ritengono "di carattere decisamente omosessualista e fin troppo esplicito".

''Apprendo con sbigottimento e dispiacere la notizia dell'esposto presentato contro i docenti del liceo che hanno fatto leggere e discutere 'Sei come sei' ai loro studenti - replica la scrittrce - Trovo del tutto pretestuosa l'accusa di oscenità a un romanzo che parla, semplicemente, di famiglia e d'amore, e ridicola l'accusa rivolta agli insegnanti''. ''Leggere romanzi che parlano di cose reali e di temi anche complessi della nostra vita - aggiunge la Mazzucco - non ha mai corrotto nessuno. Il compito di un romanzo è anche quello di far riflettere sul mondo che ci circonda. A meno che non si voglia mettere in discussione il diritto di considerare i ragazzi delle persone capaci di intendere e di volere, e di formarsi delle opinioni. Dare loro gli strumenti per capire il mondo e se stessi - anche con un libro: è proprio questo che significa svolgere correttamente il proprio mestiere di insegnanti''.

Nei giorni scorsi anche l'associazione Giuristi per la Vita e l'associazione Pro Vita Onlus avevano presentato in procura un esposto perché alcuni passi del libro "rivelano, in realtà, un chiaro contenuto pornografico". Alcuni professori della scuola che ha appena compiuto 80 anni erano stati così denunciati per "divulgazione di materiale osceno". Sotto accusa è infatti finito un brano che narra del tema del sesso tra gay. Ma l'aspra critica colpisce anche l'Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale (Unar) per un documento dal titolo "Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere (2013-2015) che per i querelanti "contiene in realtà misure volte al rafforzamento dei gruppi Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender) all'interno del vivere sociale ed alla diffusione delle pratiche omosessuali in ogni ambiente".

"E' inaccettabile - affermano invece i ragazzi di Ls nel comunicato di 'rivendicazione' dell'azione - che al giorno d'oggi, con la crisi che impera e con la disoccupazione a livelli record, vengano presentati ai giovani studenti modelli di vita deviati e perversi come se fossero la normalità o rappresentassero una priorità".
Il responsabile dell'organizzazione Andrea Di Cosimo va oltre: si augura addirittura che "episodi di questo tipo non avvengano più e che romanzi del genere vengano eliminati definitivamente dalla scuola pubblica". Una vera e propria messa all'indice, una sorta di rogo virtuale e omofobo di libri.

Per Maria Rita del Moige, l'episodio rappresenterebbe perfino "una gravissima violazione del patto di corresponsaiblita' tra genitori e scuola''.

La scuola difende invece la scelta e respinge le posizioni dei contestatori: "La lettura integrale del libro in due quinte ginnasio rientrava in un percorso più ampio di sostegno alla lettura su temi di attualità - spiega la preside del liceo Micaela Ricciardi - La storia narrata dalla Mazzucco è molto delicata, anche nella scrittura e nel linguaggio, non sono certo quelle due frasi sotto accusa a poter riportare il senso di un romanzo che io credo sia adatto all'età degli alunni visto che la protagonista ha appena 11 anni".

Anche i docenti bollano come "strumentale e offensiva" la polemica. "Il romanzo non è affatto porno, è stato letto nell'ambito di un progetto che prevedeva la lettura di 21 testi su varie tematiche, una cosa molto seria svolta con grande professionalità" spiega un docente all'Adnkronos. "Sono stati i ragazzi a chiedere di parlare di queste tematiche, discusse per tre ore con l'insegnante. Nessuno di loro si è sentito toccato dal libro". "Il brano che è stato estrapolato - dice un'altra docente - e di cui si è discusso, è un periodo di 10 righe da un libro di oltre 200 pagine in cui c'è una poesia nella narrazione dove emergono i sentimenti di una ragazza figlia di due persone omosessuali che hanno fatto ricorso all'utero in affitto per averla. E' una riflessione delicatissima che è stata seguita dai docenti. Noi professori - sottolinea - compresa la preside, siamo sconvolti".

Le associazioni. Il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli ha espresso piena solidarietà e vicinanza agli insegnanti e agli studenti del Giulio Cesare per la "gravissima azione di violenza politica e intimidazione dal sapore dichiaratamente fascista, a pochi giorni dal 25 aprile" giudicando "addirittura surreale, poi, l'iniziativa di alcuni genitori che hanno denunciato i docenti in questione". "Chi pretende di affermare le proprie posizioni limitando la libertà e i diritti altrui e, ancor peggio, censurando la cultura e l'educazione è un rischio grave per la democrazia" dichiara Andrea Maccarrone presidente del Circolo. "La nostra storia - conclude - ha già visto le pagine oscure dell'indice e il rogo dei libri proibiti, dello stato etico e delle minacce intimidatorie alle minoranze, speriamo che gli anticorpi democratici sappiano riconoscere in tempo questi germi e che le istituzioni comprendano che combattere contro omofobia e transfobia significa difendere i valori della democrazia e della libertà per tutte e tutti".

"Inaccettabili i manifesti omofobi e discriminatori esposti questa mattina davanti al Giulio Cesare" per il presidente del Gay Center, Fabrizio Marrazzo che bolla l'episodio come una "ridicola provocazione portata avanti da chi non vuole che la scuola
sia un luogo aperto e inclusivo, oltre che palestra di senso civico".

La Regione. Condanna dura anche del governatore del Lazio Nicola Zingaretti: "La scuola deve essere un luogo aperto e inclusivo. Chi voleva proibire la lettura di un libro contro l'omofobia oggi è uscito sconfitto".

Per Massimiliano Smeriglio, vice presidente della Regione Lazio, quanto avvenuto è "veramente inconcepibile. Manifestazioni platealmente omofobe e discriminatorie, oltretutto contro la lettura di un libro, ci riportano a periodi bui della storia italiana. La Regione Lazio, come già fatto con il bando Fuoriclasse e con il recente bando proprio contro l'omofobia, continuerà a combattere ogni tipo di discriminazione proprio a partire dalle scuole" ha detto.

Il Campidoglio. Anche dal Campidoglio arriva le netta presa di posizione sul blitz omofobo. "Le constazioni di oggi al Giulio Cesare non sono solo ridicole, sono espressione di un'arretratezza culturale prossima all'analfabetismo. Bisogna investire sempre più risorse in programmi culturali nelle scuole per contrastare ogni forma di omofobia" ha detto il vicesindaco di Roma Luigi Nieri. Mentr l'assessore alla Scuola e alle Pari Opportunità ha parlato di "un inaccettabile atto di minaccia e di censura omofoba".

Gli studenti. Compatta anche la Federazione degli studenti che sostiene "la scelta dei professori del liceo Giulio Cesare del libro di testo" e condanna la manifestazione di stamani davanti all'istituto giudicandola "un atto retrogrado e vile che dimostra l'incapacità di una parte della società a progredire".

"Nella nostra città non pochi sono gli episodi anche drammatici connessi all'omofobia: contrastare chi discrimina e propaganda messaggi omofobi è per noi una priorità sistematica, dovrebbe diventarlo anche per le istituzioni scolastiche tutte" dichiara anche Adriano Nardo dell'Unione degli studenti di Roma.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04 ... lia/966927

Liceo Giulio Cesare, leggere un romanzo gay in aula non si può: omofobia o omofollia?
di Matteo Winkler | 29 aprile 2014Commenti (406)

Più informazioni su: Forza Nuova, Gay, Omofobia, Omosessualità, Roma.

Il romanzo di Melania Mazzucco, Sei come sei, è uno splendido ritratto dell’omogenitorialità, nel suo disgregarsi a causa della morte di uno dei genitori. E’ infatti la storia di due genitori dello stesso sesso che hanno una figlia, e il destino fa sì che muoia proprio il padre biologico, rendendo la bambina di fatto orfana. Sola in un mondo freddo e ostile, la piccola va alla ricerca di suo padre, dell’altro padre, che poi la riporta a casa dagli zii affidatari.

Non è, si badi, una storia superficiale, ma la descrizione, a tinte forti e con molta partecipazione e sentimento, di famiglie che già esistono anche nel nostro Paese e che, al contrario di altre nazioni anche a noi molto vicine, patiscono tutta la sofferenza di un vuoto normativo e di un’ostilità da parte di una certa compagine politica, mentre l’altra compagine, che invece dovrebbe occuparsene, deliberatamente le ignora.

Ora, è proprio alla luce di queste considerazioni che va letta la vicenda del liceo classico Giulio Cesare di Roma, dove gli insegnanti hanno proposto agli studenti del ginnasio proprio la lettura del libro della Mazzucco.

È arrivata così la reazione di alcuni studenti di movimenti vicini a Forza Nuova, che hanno gridato allo scandalo parlando di “emergenza omofollia” o deplorando il fatto che “vengano presentati ai giovani studenti modelli di vita deviati e perversi come se fossero la normalità o rappresentassero una priorità“.

Sono frasi talmente assurde da non meritare di essere prese in considerazione in un genuino dibattito sull’omogenitorialità, semmai la nostra classe politica sia in grado di accoglierne uno. Si tratta di un episodio di omofobia pura che danneggia la scuola, gli studenti omosessuali e tutti gli sforzi che le famiglie omogenitoriali stanno compiendo ogni giorno per ottenere un riconoscimento che è costituzionalmente – e soprattutto moralmente, se non altro per la condizione dei loro figli – doveroso.

Trovo pure ridicolo l’esposto presentato dalle associazioni Giuristi per la vita e Pro vita Onlus, che accusano gli insegnanti del Giulio Cesare di divulgazione di materiale dichiaratamente osceno. Che dire allora di certe immagini della mitologia classica o di taluni versi di Catullo che, mi pare di ricordare, si fanno solitamente studiare al liceo classico: Pedicabo ego vos et irrumabo, scriveva.

Dichiaratamente oscena è, piuttosto, l’idea che sta emergendo sullo sfondo di questa e di altre simili vicende di censura selvaggia, cioé che gli studenti italiani non siano in grado di elaborare nozioni o che la sessualità debba rimanere al di fuori delle scuole. Questo, sì, è una follia, in un Paese come il nostro, dove non si può parlare di bullismo perché altrimenti si viola il diritto dei genitori ad educare i loro figli, mentre nulla si dice sul diritto degli studenti di vivere una scuola senza bullismo, discriminazione o prevaricazione.

Come certe persone riescano in piena coscienza a coniugare difesa della vita e complicità nel bullismo, ancora non l’ho capito.
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Re: Coki, cokeria e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mer giu 25, 2014 3:35 pm

Reati sessuali e concussione: arrestato il presidente della Caritas di Trapani

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/C ... 2547.shtml

Il presidente della Caritas di Trapani, don Sergio Librizzi è stato arrestato dalla sezione pg della forestale presso la procura con l'accusa di concussione e reati sessuali.
Don Sergio Librizzi è stato fermato nella canonica della parrocchia di San Pietro a Trapani di cui è titolare. La sua abitazione è stata perquisita e sarebbero stati prelevati dei pc. Secondo indiscrezioni l'arresto del direttore della Caritas trapanese sarebbe legato alla gestione dei migranti che vengono trasferiti in vari centri dopo essere stati soccorsi sui barconi nel canale di Sicilia.


Trapani, favori sessuali in cambio di permessi: arrestato il direttore Caritas
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 31073.html

Don Sergio Librizzi, direttore della Caritas diocesana di Trapani, è stato arrestato questa mattina dalla sezione di polizia giudiziaria della Forestale di Trapani su disposizione della Procura.

Al sacerdote sarebbero contestati le ipotesi di concussione e reati sessuali. Il prete è stato fermato poco prima delle 11 di questa mattina nella canonica della chiesa di San Pietro, di cui è parroco. Al momento il parroco è stato sollevato "in attesa che la magistratura faccia il suo corso, per prudenza, da tutti gli incarichi pastorali", ha comunicato la curia vescovile di Trapani che esprime "dolore e amarezza in seguito all'ordinanza di custodia cautelare che ha raggiunto questa mattina il reverendo don Librizzi".

"Confidando nell'operato della magistratura a cui assicuriamo il massimo della collaborazione - osserva la nota - per l'accertamento della verità, chiediamo alla comunità ecclesiale d'intensificare la preghiera coscienti dalle parole del Vangelo che solo la verità rende liberi". Sono almeno una decina gli episodi di abuso sessuale contestati al presidente della Caritas. "I reati a sfondo sessuale - dice all'Adnkronos il procuratore di Trapani Marcello Viola - riguardano diversi soggetti, minorenni e maggiorenni, tutti extracomunitari con cui il sacerdote aveva contatti per via della sua posizione all'interno della Caritas".
Don Librizzi avrebbe utilizzato i suoi "poteri" per estorcere favori sessuali in cambio, ad esempio, del rilascio di documenti.
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Re: Coki, cokeria e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mer giu 25, 2014 3:36 pm

PER RAI2 GESU' E' GAY: PARTE LA DENUNCIA DI PROVITA E GIURISTI PER LA VITA
L'immagine di Gesù oltraggiata e piegata all'ideologia GLBT a tal punto che per Rai2 Gesù è gay. Così ProVita e i Giuristi per la Vita denunciano

http://www.notizieprovita.it/notizie-da ... er-la-vita

l 30 maggio 2014 nel corso della trasmissione “LOL” in onda su Rai2, dopo il telegiornale delle 20.30, veniva presentato uno sketch “comico” il quale mostrava Gesù Cristo, gli apostoli ed una donna riuniti in un allegro e spensierato banchetto. A mano a mano che l’inquadramento della scena si allargava, diventava sempre più chiaro che il contesto fosse quello dell’Ultima Cena. Le note della celebre aria di Mendelssohn trasmesse in sottofondo alludevano evidentemente ad una scena di matrimonio, e parevano riferirsi alle nozze tra Gesù e la donna che gli sedeva accanto. L’equivoco viene subito chiarito quando nella scena lo stesso Gesù bacia sulla bocca uno degli apostoli, verosimilmente Simon Pietro, con evidente e chiara allusione al matrimonio omosessuale.

I nostri media continuano la loro propaganda omosessualista per promuovere i matrimoni e le adozioni gay, usando anche insulti blasfemi contro il sentimento religioso della maggioranza di popolo Italiano. L’immagine di Gesù viene così oltraggiata e piegata all’ideologia GLBT a tal punto che per Rai2 Gesù è gay.

È importante battersi e denunciare questa strategia che tende a capovolgere tutti i parametri antropologici sui quali si è sviluppata la società umana dal suo inizio. Come ha recentemente denunciato S.E. Il Cardinale Bagnasco, sussiste una “Dittatura gender. Si vuole trasformare la scuola in ‘campi di rieducazione’. I genitori non si facciano intimidire”.

La forte reazione dei Giuristi per la Vita, della Bussola Quotidiana, di Tempi, di Pro Vita Onlus ed altre Associazioni e media ha permesso di bloccare la distribuzione dei libretti dell’ UNAR e più recentemente grazie alle nostre denunce ed alle azioni dell’AGESC (Associazione Genitori delle Scuole Cattoliche) il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha detto che entro settembre verranno aggiornate le Linee guida predisposte dal suo predecessore Giuseppe Fioroni ed ha affermato che le nuove Linee guida saranno stabilite attraverso il confronto con i genitori dei bambini (le cui associazioni erano state totalmente ignorate dall’Unar che, invece, si era affidato alle sole consulenze di 29 associazioni Lgtb).
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Re: Coki-cokeria, veła e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mer lug 02, 2014 6:53 pm

A San Valentin, fa na bona roba, deventa coki!

https://www.facebook.com/photo.php?v=48 ... 474&type=3
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Re: Coki-cokeria, veła e altre stranbarie

Messaggioda Berto » mar set 23, 2014 7:55 pm

Sentenza choc in Olanda sulla pedofilia Via libera al club che la promuove
Secondo la Corte d’appello non va vietata la fondazione che propone la liberalizzazione del sesso coi minori

http://www.lastampa.it/2013/04/03/ester ... agina.html

La pedofilia è «un comportamento aberrante». Ma non può essere negato il diritto di fare campagne per promuoverla. È il senso della sentenza shock di una corte d’appello olandese che ieri, ribaltando la decisione di primo grado, ha stabilito come non debba essere vietata l’attività di una fondazione che da oltre trenta anni promuove la pedofilia.
Lo scorso anno il tribunale civile di Assen aveva ingiunto lo scioglimento del gruppo `Sticthing Martijn´ rilevando che le sue proposte per legalizzare i contatti sessuali tra adulti e bambini erano contrarie alle norme ed ai valori della società olandese.

Ieri la corte d’appello di Leeuwarden ha affermato che i testi e le foto presenti sul sito web della fondazione non contravvenivano la legge. Aggiungendo che il fatto stesso che alcuni dei suoi membri siano stati condannati per reati sessuali, non andava connesso al lavoro della fondazione stessa.
La Corte d’appello ha anche rilevato che le proposte per la liberalizzazione della pedofilia sono «una seria contravvenzione di alcuni principi del sistema penale olandese», in particolare per quanto concerne la minimizzazione dei «pericoli dei contatti sessuali con giovani». Ma i giudici hanno sentenziato che la società olandese è sufficientemente «resistente» per affrontare «le dichiarazioni indesiderabili ed il comportamento aberrante» promosso dal gruppo fondato nel 1982 e sciolto lo scorso anno in seguito alla sentenza di primo grado. Un suo ex presidente, Martijn Uittenbogaard, ha affermato che i 60 soci non si riuniranno per decidere i prossimi passi, mentre l’ufficio del procuratore sta valutando l’ipotesi di un ricorso in terzo grado. Una portavoce della pubblica accusa ha definito la sentenza «deludente».

Nel corso degli anni l’attività della lobby pro-pedofilia è stata al centro di una serie di proteste. Ma il colpo più duro lo subì nel 2007, dopo aver pubblicato sul suo sito le foto della principessa Amalia, figlia del principe ereditario Guglielmo Alessandro (che il prossimo 30 aprile sarà incoronato re al posto della madre, la regine Beatrice). Il futuro re fece causa, chiedendo la rimozione immediata delle foto ed il pagamento di una multa. Richieste accolte dal tribunale.

Tre anni dopo l’abitazione del presidente dell’epoca, Ad van den Berg, fu perquisita, portando alla scoperta di ingenti quantità di materiale pedopornografico e all’arresto dello stesso van den Berg. Ma l’associazione ha continuato il suo «lavoro», forte del parere emesso dal ministero per la sicurezza e la giustizia che nel giugno 2011 aveva stabilito che per la legge olandese la sua attività non era illegale. Ciò nonostante il 27 giugno 2012 il tribunale di Assen ne aveva decretato la chiusura. Annullata oggi nel nome della libertà di associazione.
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